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Autore: ilaperla    23/07/2015    4 recensioni
Il destino. Questa parola così comune, ma di difficile significato. Cosa celerà dietro una vita tormentata?
Alyssa, passato e presente difficili. Ha paura di combattere, di uscirne perdente. Perchè sa, che qualsiasi cosa farà soccomberà in ogni caso.
Il destino ha completato il suo corso con lei? O uno scontro può dare inizio a qualcosa di diverso?
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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A tutti voi lettori che ci avete creduto fino alla fine.
Perché Alyssa vivrà sempre dentro di voi.
Non mollate mai, qualsiasi cosa accada.
 


Il prato del parco era verde rigoglioso e fresco di gocce di rugiada. Se si respirata a pieni polmoni si poteva sentire l’odore di fresco, un odore rilassante e quasi selvatico.
Gli uccellini sui rami dei pini cantavano le loro melodie allegre e i turisti passeggiavano sui viali, alcuni gettavano delle molliche di pane nel laghetto per far felici anatre e cigni.
Un piccolo arcobaleno era apparso alle spalle del boschetto sulla destra del parco, opaco ma colorato, proprio come accadeva dopo un temporale primaverile.
La vita era in piena attività in quel momento e si aveva voglia di far parte di quel quadro fresco, con tanta voglia di vivere.
Un ragazzo era seduto su di una panchina, che ammirava tutto ciò.
Fumava una sigaretta placidamente, senza pensare a quello che avrebbe dovuto fare quella sera.
Un nuovo concerto lo aspettava, una nuova folla da far gridare, da far ridere.
Era abituato a tutto quello stress. Non era abituato a sentire quel peso sul cuore davanti a tanta gente.
Un mese era passato, un mese fatto di grida, d’incubi e di terrore.
Un mese in cui Liam non usciva dalla camera, un mese di attese. Tanto aveva sperato di rivederla varcare quella porta, vederla sorridere e vederla avvicinarsi per dargli un bacio timida, per poi nascondere il viso nell’incavo del suo collo.
Era rimasto lì giorno e notte, in silenzio, ascoltando i passi che si susseguivano pesanti fuori la sua porta. Ma di passi leggeri e delicati, di sorrisi accennati, di baci timidi, non aveva visto nulla.
Ogni notte prendeva il telefono, componeva un numero ormai imparato a memoria e avviava la chiamata. Quando rispondeva la voce della segreteria, un fastidiosissimo messaggio registrato da una voce robotica, aspettava in linea fin quando la chiamata terminava.
Non aveva voglia di parlare con nessuno, litigava in continuazione con Zayn e aveva deciso da giorni di non affrontare quel palcoscenico.
Non lo faceva con cattiveria, non lo faceva per fare un dispetto a tutti quei fan. Lo faceva per se stesso, non voleva crollare in lacrime davanti a tutta quella folla.
Quel giorno si sarebbe riaperto il tour dopo una vacanza di due mesi, vacanza. Quasi si metteva a ridere sguaiatamente.
Aveva passato tutto il tempo chiuso in se stesso, volendo parlare solo con una persona. Ma quella persona non c’era più.
Liam, con un ridicolo cappellino con la visiera e occhiali da sole calati sugli occhi, lasciò che la sigaretta si consumasse da sola tra indice e medio.
Guardava quella vita passare accanto a lui, rimpiangendo quella di una ragazza troppo giovane per aver conosciuto il dolore.
“Hei” una voce accanto a lui lo fece distrarre dai suoi pensieri. Nemmeno si era accorto che qualcuno si era seduto accanto a lui.
Niall aveva i gomiti sulle ginocchia ed era chinato in avanti, guardandolo accanto.
Liam fece un cenno del capo e tornò a guardare il laghetto, mentre due cigni litigavano per un pezzo di pane.
“Non ti trovavamo più a casa e non hai preso il telefono con te” spiegò il biondo, guardando anche lui il lago, percorrendo il tragitto visivo del suo amico.
Liam rimase in silenzio, non facendo caso nemmeno al vocio attorno a loro. Era nella sua bolla personale e non aveva nessuna intenzione di far scoppiare quella situazione.
Perché avrebbe dovuto? Era così a suo agio in quella finta consapevolezza.
“Lee…” lo richiamò Niall, stanco del silenzio protratto da quasi un mese del suo amico “perché non ci parli più?” Chiese tremendamente serio e preoccupato.
Capiva benissimo quello che stava provando Liam Payne, perché era così simile a quello che provava lui ma sapeva che il dolore di Liam era malsano, accentuato, voluto e ottenuto.
Niente di buono.
Sapeva che lo avrebbe portato allo sfacelo e sapeva anche che se il ragazzo non si fosse deciso a combattere, si sarebbe lasciato affogare in quel mare di disperazione.
Liam rimase in silenzio, come ormai accadeva da giorni. Si alzò in piedi dalla panchina, e buttò il mozzicone della sigaretta in uno dei cestini ai lati delle aiuole. Prese a camminare verso casa loro, che distava tre quartieri da lì.
Non volle sapere se Niall lo stesse seguendo, ma ne era certo.
Non sopportava che gli venisse fatta la paternale, l’ultima volta che avevo aperto bocca era proprio per far lite con Zayn, aveva provato delle sensazioni forti. Voleva colpire dritto il suo amico alla mascella, e le parole lo aizzavano contro. Ma lui non era così, lui non era violento e mai lo sarebbe stato.
Sapeva che la rabbia era scaturita dalle parole, dalla sofferenza e allora aveva deciso di non parlare più. Se avesse parlato, sarebbe scattato e avrebbe fatto male a chi non se lo meritava.
“Liam!” Lo richiamò Niall, affrettando il passo e accostandosi accanto.
“Liam per l’amor del cielo, non puoi mandare a puttane tutto” imprecò il biondo, affondando le mani nelle tasche dei jeans.
Liam guardava dritto davanti a se, facendo finta di non ascoltare. Ma questo era, semplicemente una finta.
“Manca anche a me Liam, ma non per questo mi lascio andare. Bisogna reagire, andare avanti. Lo avrebbe voluto anche lei”.
Liam si arrestò di botto e lentamente andò a posare lo sguardo su Niall che si era fermato due passi davanti a lui.
“Tu non sai niente” disse a bassa voce, quasi ringhiando.
Niall negò con la testa e abbassò il capo.
“Io lo so che l’amavi” tornò a parlare Liam, puntandogli un dito al petto “ma non osare farmi la predica. Non ne hai nessun diritto Niall. E se decido di non spiccicare una fottuta parola, lo faccio consapevolmente. Sono cazzi miei. E quando ve lo metterete in quella cazzo di testa tutti quanti, solo allora io potrò iniziare nuovamente a vivere”.
Niall lo guardava, cercava i suoi occhi al di là delle lenti degli occhiali nere.
Ma non c’era bisogno di scommettere di che colore fossero quelle iridi. E non si trattava del colore naturale, ma del rossore attorno alle pupille, delle occhiaie sotto gli occhi e della sofferenza scritta dento.
Rimase in silenzio perché, dopotutto, Liam aveva ragione.
Niall non sapeva il dolore, l’affetto e il legame tra Liam e Alyssa, e non l’avrebbe mai potuto sapere. Ormai Alyssa non c’era più.
Chinò la testa e dopo pochi attimi sentì i passi di Liam allontanarsi da lì.
Alyssa Miller mancava a tutti.
Alyssa Miller mancava tremendamente a Liam Payne.
 
Era arrivato da più di un’ora a casa, era seduto sul divano guardando dritto davanti a se il televisore spento.
Il silenzio lo inondava. Stringeva i pugni sulle ginocchia, prendendo il tessuto dei jeans tra le dita. Stringeva così tanto che un piccolo strattone avrebbe potuto strappare quel pantalone in brandelli.
Quella sensazione, quella rabbia che gli scorreva nelle vene ne era certo, non se ne sarebbe più andata.
Era nervoso, tremendamente instabile e forse Niall aveva ragione, forse doveva parlare con qualcuno, aprirsi. Ma era stupido se l’unica persona con cui voleva parlare non c’era più?
Liam sbuffò esasperato e si prese la testa tra le mani, il silenzio lo opprimeva anche se da un mese era diventato il suo confidente e il suo migliore amico.
I ragazzi sicuramente erano allo stadio per le prove e molto probabilmente non sarebbero tornati a casa prima delle tre di notte.
Il nuovo cd ormai era tra gli scaffali di tutto il mondo, era stato un successo senza eguali e con sé era arrivato il giro del mondo negli stati più famosi del mondo. Diciotto tracce quasi tutte scritte da loro, parecchie erano proprio di quel ragazzo che ancora non aveva trovato il coraggio di ascoltare quel cd.
C’era una traccia, che gli diceva che Alyssa non era stata solo un dolce e amaro sogno. C’era la sua voce lì e se l’avesse ascoltata, non avrebbe retto a tutto ciò.
Il campanello gli fece scattare la testa in alto e volgerla verso la porta.
Non aveva nessuna intenzione di aprire, maggiormente se era qualche giornalista o fan. Rimase seduto lì in attesa di sentire il rumore del cancello chiudersi.
Ma ciò non avvenne. Il campanello suonò per la terza volta e Liam si alzò in piedi per raggiungere la porta d’ingresso. Guardò nell’occhiello e quello che vide lo fece tremare.
Una piccola ragazza, stretta nel suo maglione verde, si guardava attorno circospetta.
Eloise.
Liam fece scattare la serratura e aprì la porta guardando la migliore amica di Alyssa, un po' come se la vedesse per la prima volta.
“Ciao” lo salutò lei, stringendo la borsa sul braccio.
“Ciao El” ricambiò il saluto Liam.
“Posso… posso entrare?” Chiese la ragazza, sbirciando sopra la spalla di Liam.
“Hem, certo” si fece di lato e lasciò entrare quella piccola figura in casa.
Eloise quasi non si riusciva a vedere, piccola com’era, in quell’ambiente. Si disperdeva e Liam si rese conto che gli occhi della ragazza erano spenti e smarriti, proprio come i suoi.
“Non sei insieme agli altri?” Chiese lei, avvicinandosi al divano nel salotto.
Liam rimase in silenzio, sorpassandola e fermandosi pochi passi da lei, incrociando le braccia sul petto.
“No” rispose solamente.
Eloise fece un cenno del capo e si guardò attorno, sperando di trovare qualcosa di familiare.
“Tutto ok?” Chiese Liam guardandola.
Eloise fece un piccolo sorriso e gli si avvicinò.
“Me la cavo e tu Liam?”
Il silenzio che piombò nella stanza era nauseabondo, a nessuno dei due presenti piaceva ma non potevano fare altrimenti, perché tra loro ormai non c’era più quella ragazza che li faceva sorridere e divertire.
“Me la cavo” rispose lui, riprendendo le parole della ragazza.
“Me lo aspettavo” sorrise lei, avvicinandosi al pianoforte nel salotto. Ne sfiorò i tasti scoperti e si voltò a guardare Liam che era rimasto con lo sguardo per terra.
Non gli piaceva guardare quello strumento, non era pronto a suonarlo e non se la sentiva di farsene una ragione. Non ancora.
“Oggi mi è capitata una cosa strana” iniziò Eloise a bassa voce.
“Ero a casa e stavo svolgendo un compito per il college, quando ad un tratto hanno suonato alla porta e un postino mi dava queste” aprì la borsa e ne uscì due buste gialle imbottite.
Si fece avanti e trovò Liam a guardare quegli oggetti.
“Inizialmenteo non avevo capito cosa fossero, c’era il mio e il tuo nome su ogni busta” girò le buste e il ragazzo si rese conto che realmente su di ogni sfondo giallo c’era scritto in corsivo i loro nomi con una penna nera.
“Poi semplicemente ho capito” concluse, allungando la busta di Liam.
Il ragazzo in silenzio la prese e la tastò, era pesante per essere solo una busta delle lettere e se la rigirò tra le mani.
Guardò la sua amica ed Eloise gli sorrise.
“Sai Liam, alle volte la rabbia non basta ad andare avanti. Ci deve essere determinazione e volontà. In questi anni con Alyssa ho capito cosa fosse la caparbietà, cerca di essere quella persona che lei amava, sii come lei”.
Liam rimase in silenzio assorbendo quelle parole, guardò il pianoforte e si rese conto di essere un vigliacco, un inetto e completamente perso.
Eloise gli diede una pacca sulla spalla e si allontanò per andare via.
“El!” La richiamò lui, facendola voltare.
“Cosa avrebbe fatto lei? Cosa avrebbe fatto per non lasciarsi andare?”
La ragazza, la migliore amica di sempre e che sarebbe continuata ad essere per sempre, di Alyssa gli sorrise e guardò la busta gialla.
“Avrebbe vissuto”.
 
Liam aprì la busta gialla e lasciò cadere sul divano bianco il contenuto.
Si sedette accanto e non poteva credere ai suoi occhi.
Due oggetti inanimati lo fissavano.
Uno era un dvd con scritto “1- guardami” e l’altro era un oggetto che conosceva molto bene “2- aprimi”, sentiva il nodo in gola stringersi e il cuore palpitare.
Con mani tramanti inserì il dvd nel televisore e attese che si avviasse.
Il filmato si apriva con l’inquadratura nella sala della musica, le pareti erano come al solito rosse con le scritte nere ed ebbe un tuffo al cuore, ma tutto si aggravò o si calmò quando vide la chioma castana e il sorriso di quella persona.
Credeva di averlo dimenticato, credeva che non lo avrebbe mai più rivisto. Invece lei era lì.
Alyssa si sedette per terra, incrociando le gambe e sorrise alla telecamera.
“Ciao Payne!” Sventolò le mani in direzione dell’obiettivo.
“Come stai? E non dirmi male, perché non accetto questa risposta!”
Liam ridacchiò molto probabilmente per la prima volta dopo tanto tempo ormai. Si portò il palmo della mano sulle labbra tremanti e si perse a guardare quella ragazza che avrebbe voluto stringere ancora una volta, avrebbe voluto sentirne il profumo e avrebbe voluto accarezzare quei capelli ordinati.
Alyssa prese un respiro e giocherellò con le sue dita sottili sorridendo.
“Se stai vedendo questo video, significa che qualcosa è accaduto” riprese alzando lo sguardo all’obiettivo.
“Dio” si coprì il volto con le mani e scosse il capo facendo muovere i capelli “mi sento tanto in imbarazzo” ammise, rialzando la testa ma il sorriso prese il posto ad una espressione seria.
“Ma non importa come mi sento, oggi devo pensare a te tesoro”.
Liam si morse il labbro e per un attimo staccò lo sguardo dalla tv per fissare il muro dietro.
“E’ passato un mese Liam. E probabilmente so come ti senti” continuò portandosi le mani in grembo e allungando le gambe. Non riusciva mai a stare ferma quando si sentiva in imbarazzo.
“Ti sentirai stanco, vero? Non mentirmi” lo accusò sorridendo, puntando un dito alla telecamera.
“Liam, vorrei che le mie parole ti servissero ad andare avanti. Io spero fin da ora che tu possa essere forte e reagire, che tu possa tornare a sorridere presto, e non aspettare così tanto tempo.”
Liam scosse la testa e abbassò lo sguardo colpevole sul tappeto della grande sala.
“Ricordi quando eravamo nella tua stanza ad ascoltare il vostro cd?”
il ragazzo assecondò con la testa, come se lei fosse stata lì davvero.
Lo ricordava, lo ricordava davvero bene. Quel momento in cui il cuore di Alyssa si era aperto per la prima volta.
“Ricordi la mia promessa?”
Gli occhi di Liam si riempirono di lacrime e trattenne il labbro tra i denti per non urlare di disperazione.
Perché gli faceva quello?
Perché lo lasciava ricordare delle cose che mai più avrebbe potuto assaporare?
“Io sarò sempre con te tesoro. Qualsiasi cosa succeda, anche lì con te a un mese di distanza. Mi riesci a vedere Liam?”
Liam scosse la testa, lasciando che le lacrime gli bagnassero le guance.
“Io ci sono Liam. Ci sono nel vento, ci sono nel profumo delle margherite al parco, ci sono nell’arcobaleno nel cielo. Sono accanto a te quando meno ci spererai”.
La voce rotta di Alyssa fece piangere ancora di più Liam che ormai guardava il video sfocato.
Alyssa guardò al soffitto sorridendo e cacciando via quelle lacrime dagli occhi.
“Quanto sono patetica?” Chiese divertita.
“Dovrei rasserenare te e piango io” scosse la testa ma poi tornò a guardare la telecamera sorridendo.
“Non chiuderti in te stesso amore mio, sii forte. Sii caparbio, sii quello che io sarei con te al mio fianco. Non chiuderti in te stesso, non respingere i ragazzi. Anche loro stanno soffrendo, ne sono sicura. Sii quell’ancora di salvezza che sei stato per me.”
Liam sentì il cuore rompersi, capendo di non essere stato tutte quelle cose. Capendo di essere stato l’esatto opposto.
“Me lo prometti?” Domandò Alyssa sorridendo.
“Insieme a questo video ci sarà la mia agenda rossa. La ricordi? I miei desideri.”
Liam abbassò lo sguardo e prese tra le mani quel libricino rosso, rigirandoselo per ammirarlo in ogni angolazione.
“Aprilo, leggi l’ultimo desiderio”.
Liam fece come quella ragazza gli chiedeva e lesse lentamente, come se non volesse credere ai suoi occhi, quella frase.
 
12- vivere
 
“Se non l’ho cancellato non significa che io non abbia vissuto, io ho vissuto più di quello che avrei sperato. Io ho vissuto te, Liam”.
Quest’ultimo sollevò la testa e guardò per l’ultima volta il più grande amore della sua vita che gli sorrideva.
Ne avevano passate troppe insieme, e come un flashback tornò al principio, rivivendo tutto in pochi attimi.
La caduta di Alyssa per averla urtata inconsapevolmente, l’audizione al pianoforte, il gelato sul ponte, il convincerla a collaborare con loro, la stesura della canzone, i desideri, il primo bacio, le litigate, i sorrisi, l’esibizione al pianoforte, sentirsi orgoglioso, l’ospedale, il parco, la verità, il dolore, l’amore, le sorprese, l’appartenersi, i desideri, il mare, loro, insieme.
“Ora tocca a te tracciare quella linea sul mio ultimo desiderio. Perché tu ne sei stato l’artefice Liam, perché mi hai fatto sentire la persona più completa di questo mondo e non semplicemente la malata terminale, mi hai amato e questo lo so. È la certezza che ti farà andare sempre avanti e la mia certezza sarà quella che ce la farai” fece una pausa per riprendere fiato “diventerai una persona magnifica Liam Payne, troverai la felicità e troverai la serenità, ma non sarà niente di cui ti pentirai. Non crucciarti sul mio ricordo, ricordami come una cosa felice, ricordami per l’amore che ci siamo promessi e lasciami andare”.
Il cuore di Liam si strinse al petto soffocato, come se avesse capito che presto avrebbe lasciato la sua forza.
“Prendi in mano la tua vita e vivi. Fai una buona vita amore mio. Un giorno ci troveremo di nuovo e io sarà lì ad aspettarti, alle porte della nostra vita”.
Alyssa sorrise alla telecamera, gli occhi lucidi, le guance rosse e la voglia di combattere.
Ad un tratto lo schermò diventò nero e Liam rimase per alcuni attimi lì a fissarlo.
Glielo doveva.
Doveva trovare la forza di alzarsi e di smetterla di piangere su se stesso. Alyssa non l’avrebbe fatto e lui doveva mantenere una promessa.
Si alzò dal divano, portò con se l’agendina e andò nella sua camera. Rovistò nel cassetto e ne uscì una penna rossa, diversa da quella nera che aveva usato per undici desideri Alyssa.
Deciso, come non mai, tracciò la linea sull’ultimo numero.
“Te lo prometto” sussurrò guardando quel filo rosso.
 
 

In una sera di primavera quattro ragazzi cantavano su di un palco una canzone nel vento.
Il pubblico gridava e acclamava le loro attenzioni.
I quattro ragazzi salutavano e regalavano sorrisi ovunque, contenti di far contente delle altre persone, contenti di essere portatori di felicità e speranza.
In una sera di primavera un ragazzo correva sul palco in ritardo. Sperando di essere in tempo per la sua vita, per il suo perdono.
Liam correva per riprendere quella vita che deve essere vissuta, quella vita che vale la pena conoscere nonostante le difficoltà, nonostante gli ostacoli e nonostante il dolore.
Si bloccò sul palco e sorrise ai suoi amici, perché sapeva che nella vita bisogna avere degli alleati, delle persone che ti aiutano a superare la parte negativa, la parte peggiore. Perché alle volte solo appoggiandosi a qualcuno si può combattere.
Prese in mano il microfono e intonò la canzone ormai avviata.
Guardò su nel cielo di una sera primaverile. Le stelle brillavano sul manto scuro e la luna era compagna del viaggio.
Guardò il cielo e sorrise con le labbra e con il cuore.
Lei ci sarebbe sempre stata. Era una promessa.


 
-Fine-
 

Kumusta miei lettori.
Non ho mai pianto per le cose che scrivo, solitamente mi accade di commuovermi mentre scrivo con la musica adatta nelle orecchie ma poi quando rileggo quello che ho scritto non mi capita mai di piangere. Bhè, non sapevo di oggi.
A distanza di alcune settimane da quando ho finito l'epilogo, mi sono commossa.
Non pensavo che Alyssa mi avrebbe preso così tanto. Abbiamo avuto una relazione travagliata, mi sono resa conto troppo tardi di quanto intricati fossero gli animi dei protagonisti e di quanto difficile è scrivere in un fandom con persone con caratteri già pronti, e quanto lavoro c'è da fare per fargli assomigliare almeno un po' a quello che sono nella vita reale.
A chi mi chiede se avevo già impostato la fine, rispondo che si. Già sapevo che la vita di Alyssa era destinata ad essere questa e non per cattiveria ma perchè so cosa significa. 
Volevo farvi capire di quanto sia preziosa la vita e di quanto vale la pena combattere. Non lasciatevi andare per un non nulla perchè la vita è fatta di battaglie, di pianti ma anche di sorrisi. 
Siate sempre un po' come Alyssa, che si è lasciata andare per tanto tempo ma che alla fine ha deciso di combattere anche per quel piccolo anno che le rimaneva. 
La vita è breve, ma vale la pena di essere vissuta.

Tornando a voi, volevo ringraziarvi. Se potessi lo farei uno per uno ma mi è davvero impossibile. Però, lasciatemelo fare, voglio ringraziare due persone che probabilmente se non ci fossero state avrei abbandonato la barca da moltissimo tempo.
Grazie a Francesca, perchè c'è stata sempre. Ma proprio sempre.
E grazie ad Alessandra, che se non ci fosse stata probabilmente l'epilogo non ci sarebbe mai stato. 
Grazie a tutte quelle persone che hanno continuato a leggere la storia in silenzio ma visto che siamo alla fine, un commento è d'obbligo. Davvero, fatemi sapere tutto quello che ne pensate. Una vostra piccola firma a fine libro. MI fareste davvero super contenta.

E niente, Turn Back Time è ufficialemente finita e per chi voglia, ci rivediamo a settembre con altre storie. 
Buone vacanze e buona vita.

Sempre vostra
-Ilaperla

 
  
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