Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: killer_joe    16/09/2015    5 recensioni
In una città in cui le formalità valgono più dei sentimenti, cinque ragazzi, amici da sempre, prenderanno strade diverse lasciandosi alle spalle i precedenti legami e, per qualcuno, l'amore.
Pochi anni dopo, una notizia lascerà le loro coscienze in subbuglio, invadendoli di dubbi. "La Fazione prima del sangue" è quello che è stato loro insegnato. Ma può essere una Fazione più importante della loro amicizia?
-..-..-..-
La storia è un cross-over tra One Piece e Divergent, ma si sviluppa in modo completamente diverso da entrambe le opere. Per chi non avesse letto Divergent non c'è pericolo, basta l'introduzione inizale per capire la storia.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Franky/Nico Robin, Nami/Zoro
Note: AU, Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cap. 3


Anno 14015 - Fazione Intrepidi

Zoro si alzò dalla sua branda, stiracchiandosi. Il sole era appena spuntato e lui si sentiva rincoglionito come non mai, ma sapeva che era il momento di svegliarsi. Quello era un giorno importante.
Era arrivato il Giorno della Scelta per i tre amici che aveva lasciato tra gli Abneganti. Da quel giorno non li aveva più visti… Tra gli allenamenti massacranti a cui gli iniziati erano stati sottoposti e i compiti ingrati che venivano lasciati ai novizi, il primo anno di Zoro e Sanji tra gli Intrepidi era volato. D’altronde, era noto che la loro Fazione era la più selettiva in quanto a nuovi arrivati… I due ragazzi avevano visto moltissimi degli iniziati che erano con loro quel giorno fare una gran brutta fine: chi per esaurimento nervoso, chi per debolezza erano finiti tra gli Esclusi. Qualcuno, pur di non fare quella fine, aveva preferito il suicidio. Ma Zoro, in perfetta linea con il pensiero della Fazione, non provava pena per i deboli. Almeno, non più. Si diresse ai bagni, deciso a darsi una rinfrescata, quando inciampò e caracollò sul pavimento, sbattendo la schiena con forza.
“Ma che cazz…”. Non fece in tempo a finire la frase che si rese conto su cosa era inciampato: un piede… e non un piede qualunque.
“Dovresti vedere la tua faccia…” la risata canzonatoria di Sanji risuonò in tutto il dormitorio. Così come il ringhio sommesso di Zoro.
“Brutto stronzo… Preparati a morire perché questa volta ti strangolo!”
La sceneggiata mattutina era ormai diventata un’abitudine per tutti i ragazzi della Fazione, che quasi quasi si sarebbero dispiaciuti se, per uno strano caso ben lontano dall’avverarsi, quei due fossero riusciti a non rompersi vicendevolmente i cosiddetti da inizio giornata. In realtà a tutti era chiaro quanto quelle liti fossero un modo per esprimere il profondo legame che univa i due ragazzi. Così forte che quando era diventato capo-fazione Zoro, senza avere dubbi, aveva scelto Sanji come suo secondo, accompagnando la sua scelta con un’amorevole “sarà davvero gratificante darti ordini”, a cui Sanji aveva risposto “non aspettarti di venire eseguito, marimo di merda”, effusioni che esprimevano meravigliosamente il loro rapporto. Alzando gli occhi al cielo, i rappresentanti più anziani avevano dato l’avvallo alla scelta di Zoro, essendo ben consci di come i due ragazzi combattessero bene in combinata. Erano tanto affiatati da essere diventati in pochissimo tempo una delle sotto-fazioni degli Intrepidi tra le più temute, allo stesso livello delle coppie Marco-Ace e Kidd-Killer. E avevano tutta l’intenzione di migliorare.
La lite tra i due venne interrotta da un sonoro fischio, accompagnato da una pesante nuvola di fumo che fece tossire l’intero dormitorio tranne Sanji, assuefatto alle sigarette. Entrò uno dei rappresentanti della Fazione, Smoker.
“Razza di inutili idioti, muovete il culo! Siete già in ritardo stratosferico!” ringhiò, tirando un sonoro calcio alla branda più vicina alla porta su cui giaceva Kidd, ancora nel mondo dei sogni. Il rosso quella mattina ebbe un traumatico risveglio, sobbalzando per lo spavento e cadendo dal letto. Stava per lanciare i peggiori insulti, accompagnati magari da qualche pugno spezza-ossa, all’autore di quella poco gradita sveglia, ma venne interrotto nel suo proposito da Killer che, tappandogli la bocca all’ultimo istante, gli mostrò gentilmente contro chi stava per inveire. Kidd si rimangiò gli insulti. Tutti sapevano che mettersi contro Smoker non era una grande idea, a meno di non avere tendenze suicide. Il rappresentante degli Intrepidi tirò fuori un foglio, sbuffando rumorosamente.
“Allora… quest’anno il compito di educare gli iniziati dei figli di Intrepidi è di… Ma sono impazziti? Eustass Kidd, l’incaricato sei tu” Smoker guardò il rosso, ancora steso a terra, con aria scettica.
“Ma se a momenti manco ricordi il regolamento della Fazione… Valli a capire, i piani alti” commentò ad alta voce, suscitando le risatine sommesse del dormitorio, bruscamente interrotte dallo sguardo di fuoco che Kidd lanciò in direzione dei compagni. Smoker continuò.
“Invece, educare gli iniziati trans-fazione tocca a… Però, di bene in meglio! Roronoa Zoro…” Smoker guardò dubbioso verso l’altro ragazzo, che era impallidito al solo sentire la notizia.
“Bene, pare che quest’anno i rappresentanti generali vogliano fare il record di iniziati scaricati agli Esclusi, se hanno scelto voi due… Probabilmente non ci sono più posti letto…” considerò Smoker, questa volta facendo ridere di gusto tutti i presenti. Tranne i chiamati in causa, ovviamente.
“Beh, che fate lì impalati? Datevi una mossa!” ciò detto, Smoker se ne andò come era arrivato, lasciando un dormitorio in preda ad un attacco di ridarella e due capo-fazione affranti.

-..-..-..-..-..-..-

Fazione Abneganti:

Nami si guardò allo specchio. Una sola volta, rapidamente, in modo da controllare che tutto fosse in ordine. Si lisciò la gonna con le mani e sistemò il maglione sul collo. Cercò, senza successo, di trovare una posizione al ciuffo ribelle che usciva dal basso chignon. Poi, velocemente, richiuse lo specchio nell’armadio.
Quello era un giorno importante. Ormai aveva compiuto anche lei i sedici anni ed era in procinto di scegliere cosa fare della sua vita. Le sfuggì una lacrima, che scese a rigarle la guancia. Nonostante fossero passati due lunghi anni, lei ancora non aveva superato il fatto di averlo perso. Il ragazzo dai capelli verdi, quel maledetto, idiota e buzzurro… popolava ancora i suoi sogni, i suoi pensieri e i suoi desideri. Non l’avrebbe mai dimenticato, era impossibile. È impossibile dimenticare un gusto che non si è mai assaggiato. La voglia rimarrà per tutta la vita.
La rossa uscì dalla stanza ed entrò nel salotto. Suo padre Genzo, il primo rappresentante della Fazione e capo del governo, la aspettava seduto sul divano, in mano una tazza di caffè. Le sorrise paternamente.
“Buongiorno, Raggio di sole! Sei pronta?”
Nami annuì, la gola improvvisamente secca. Genzo si alzò dal divano e bussò con forza sulla porta del bagno.
“Fior di loto, è ora di andare!”. Nami alzò gli occhi al cielo per le moine di suo padre. Dal bagno sentì sua sorella urlare.
“Arrivo subito! Datemi ancora un secondo…”
Nojiko era bellissima ed attraente. Simpatica ed estroversa. Semplice e sincera. Era il modello per Nami, la persona che sarebbe voluta diventare. Nojiko avrebbe voluto essere una Candida. E avrebbe voluto amare per sempre Portugese D. Ace. Loro erano fidanzati, anche se a sedici anni può non sembrare una cosa seria, e Nojiko era andata incontro alla sua scelta con una sola certezza: che sarebbe stata per sempre sua.
Mai sicurezza fu cancellata in modo così palese e doloroso.
Per Nojiko la decisione di rimanere tra gli Abneganti era stata una scelta obbligata, così come lo era per Nami. Loro erano le figlie del primo rappresentante della Fazione… dovevano comportarsi come tali, rimanendo accanto al loro padre. Non potevano rischiare, con una scelta diversa, di mettere in discussione la sua moralità come incaricato al governo né, peggio ancora, il suo valore come padre e uomo. Nojiko e Nami sapevano come sarebbe stata la loro vita. Dove sarebbero rimaste per sempre.
Nojiko credeva che Ace non l’avrebbe mai lasciata. Lei, di cognome Cocoyashi, aveva scelto la Fazione prima di lui. Quando Ace aveva giurato sulla coppa degli Intrepidi, dentro di lei si spezzò qualcosa. Ora sorrideva sempre, ma mai come prima. Chiacchierava del più e del meno, solare ed allegra, ma mai come quando c’era lui. Assolveva i suoi compiti con cura e precisione ma non era felice. Nami lo sapeva, lei leggeva sua sorella come un libro aperto. E non voleva passare la sua vita così, per lei non era ancora tutto compiuto, avrebbe potuto… La rossa scosse il capo, sorridendo ironicamente al suo stesso pensiero. In quei due anni, pieni di dubbi e scoramenti, aveva spesso immaginato se stessa scegliere la Fazione degli Intrepidi. Si era vista avanzare con coraggio, tagliarsi la mano e, testa alta e sguardo sfrontato, lasciar cadere il suo sangue sui tizzoni ardenti. Ardenti come lo sguardo di Zoro, ardenti come le sue braccia che la stringevano, ardenti come le loro labbra che si univano… Era un sogno meraviglioso. Ma solo un sogno, un desiderio senza possibilità di realizzazione. Se anche avesse fatto una pazzia del genere, il loro momento di riconciliazione non sarebbe durato a lungo. Termine un anno, o forse meno, lei sarebbe finita tra gli Esclusi, senza passare dal via. Non avrebbe retto, fisicamente e psicologicamente, lo stress dell’iniziazione degli Intrepidi. In fondo, sapeva di non essere un’intrepida, il test attitudinale parlava chiaro.
La voce di Nojiko la distolse dai suoi pensieri.
“Andiamo, ‘raggio di sole’…” la prese in giro. Nami le fece una linguaccia.

La rossa si unì ai suoi amici. Usopp camminava a testa bassa, perso tra i suoi pensieri. Rufy era stranamente silenzioso, sul volto dai tratti bambineschi un’espressione lievemente corrucciata. Nami non l’aveva mai visto così. Gli si avvicinò.
“Rufy… so che è un momento difficile” gli sussurrò all’orecchio, “ma ce la caveremo. Come sempre”. Rufy alzò lo sguardo sul viso di lei, serio.
“Nami… noi ci vorremo bene per sempre, vero?”
La ragazza sussultò. La domanda, posta con una serietà che nessuno si sarebbe aspettato da Rufy, ebbe il potere di risvegliare anche Usopp. Il ricciolo alzò la testa, quasi indignato.
“Ovvio che ci vorremo bene per sempre! Siamo amici!”
Nami spostò lo sguardo prima su uno e poi sull’altro, non riuscendo a trattenere un sorriso. Alla reazione di lei, anche Rufy sorrise felice.
“Lo sapevo, su di voi potrò sempre contare! Come con Zoro e Sanji! E con Ace…” il moretto annuì raggiante, seguendo un pensiero che non formulò. Nami, leggermente più rinfrancata, riuscì a calmare un po’ i suoi pensieri. Che, a solo sentirne il nome, erano volati verso di lui.

I tre ragazzi si sedettero nel cerchio esterno, uno vicino all’altro. Usopp aveva salutato sua madre un po’ troppo a lungo e con un po’ troppe lacrime per poter credere che sarebbe rimasto tra gli Abneganti. Rufy si guardava attorno estasiato, stupendosi per ogni stupidaggine. Nami aveva salutato la sua famiglia, una cerimonia di rito, ma negli occhi del padre e della sorella aveva letto la certezza che sarebbero tornati a casa assieme. Certo, le era stato spiegato da quando aveva undici anni che il suo posto era tra gli Abneganti, talmente tante volte e con così tanta convinzione che aveva cominciato a crederci anche lei. Con un sospiro, Nami si appoggiò allo schienale della sedia, volando con il pensiero all’unica cosa importante che avrebbe perso per sempre se avesse deciso di assecondare la sua famiglia. Zoro.
L’aveva rivisto solo una volta dopo che se n’era andato. Stava distribuendo cibo agli Esclusi, assieme a Nojiko, quando aveva sentito il tipico rumore che preannunciava l’arrivo degli Intrepidi.
Rumore di corpi in movimento, risate di puro divertimento, grida di semplice adrenalina. E poi era arrivata l’onda nera e gli Intrepidi si erano riversati nella via, saltando sui tetti, arrampicandosi sulle balaustre e correndo per le strade, ogni singolo passo all’insegna della più vivida follia. Nami aveva alzato lo sguardo immediatamente, cercando disperatamente con gli occhi il suo intrepido. E l’aveva visto.
Aveva raggiunto la cima per primo, scalando un sostegno di metallo con agilità senza pari, e un istante dopo si era già lanciato nel vuoto per cadere, con eleganza, sul tetto di fronte. Nami lo guardava ammirata. Desiderava con tutta se stessa che anche lui la notasse, che la cercasse come lei l’aveva cercato, che le facesse almeno un cenno da lontano. Che le permettesse di guardare il suo sorriso sghembo rivolto a lei, e solo a lei, per un’ultima volta… Stava per chiamarlo, il braccio già alto e le parole in gola, quando Nojiko la fermò. Sua sorella le aveva preso la mano e l’aveva strattonata con forza, costringendola a voltarsi verso di lei. Nei suoi occhi aveva letto rabbia e frustrazione.
“No, Nami. La Fazione prima di tutto”.
Le veniva da piangere. Lei… lei non aveva ancora scelto, la sua Fazione, ancora non aveva deciso di rinunciare a lui per sempre. Ma lo sguardo duro di Nojiko la fece desistere anche dal contestare. Nami sapeva benissimo quante volte Nojiko aveva alzato lo sguardo sugli Intrepidi solo per cercare Ace. Sapeva quante volte aveva pianto per questo. Semplicemente non voleva che anche la sorella provasse lo stesso dolore.
Persa nei suoi pensieri, Nami aveva perso la concezione del tempo. Sobbalzò sulla sedia e alzò lo sguardo tremante. Il banditore aveva appena chiamato il suo nome.
 
Zoro, annoiato, cercava di non addormentarsi. Quell’anno la cerimonia la presiedevano gli Intrepidi e non sarebbe stato gentile da parte sua dimostrare tutto il suo fastidio in modo così palese. Si liberò dall’intorpidimento solo quando il banditore lesse il nome più importante della giornata.
“Cocoyashi Nami”
Il ragazzo la seguì con lo sguardo. La vide avanzare tremante, rallentando sempre di più. Era cresciuta, i capelli le si erano allungati un po’. Era ancora più bella di come la ricordasse.
Per un secondo, gli venne un pensiero egoista. Desiderò con tutto se stesso che Nami scegliesse gli Intrepidi. Così sarebbero potuti stare insieme per sempre… lui l’avrebbe aiutata a superare ogni prova, l’avrebbe protetta e sorretta, l’avrebbe guidata durante tutta l’iniziazione. Avrebbero vissuto insieme, per tutta la vita. Sospirò, beandosi del suo stesso sogno. Perché sì, lo sapeva, era un sogno… che poteva diventare realtà se lui non l’avesse buttato alle ortiche due anni prima. Sì, sarebbero potuti stare assieme per sempre, ma non tra gli Intrepidi. E se ora poteva solo guardarla da lontano non doveva che maledire se stesso.
Nami si trovava davanti alle coppe, il coltello nella mano, gli occhi color caramello che, pieni di dubbi, si spostavano frenetici da un recipiente all’altro. Guardavano ora gli Abneganti, ora gli Eruditi, ora gli Intrepidi… Aspetta un attimo! Gli Intrepidi? Zoro si alzò dalla sedia per osservare meglio; no, non si stava sbagliando. Gli occhi di Nami ora erano fissi sulla coppa colma di tizzoni scoppiettanti. La rossa si fece un taglio leggero, lo sguardo ancora ancorato allo stesso vaso. Zoro trattenne il fiato.
Poi, in un secondo, una lacrima le rigò il viso e lei volto la testa.

“Erudita”

La Fazione degli uomini in blu applaudì con foga ma, al contempo, con compostezza. Nami, un sorriso leggero sul volto, si lasciò accompagnare alla prima fila accanto a chi, come lei, aveva cambiato bandiera. Zoro sospirò, lasciando andare il fiato che gli comprimeva i polmoni. Il risultato fu un forte sbuffo.
“Tutto ok?” Sanji lo squadrò, leggermente preoccupato.
“Tutto alla grande” rispose Zoro. Tra gli Eruditi, ne era certo, Nami sarebbe stata a casa.
 
Nami guardò verso suo padre e, con un misto di malinconia e senso di colpa, vide il suo sguardo affranto. Accanto a lui, Nojiko sembrava sotto shock. Nami sapeva di aver fatto un torto enorme ad entrambi. Era passata ad un’altra Fazione, cosa che sua sorella aveva evitato nonostante lo desiderasse ardentemente. Ed era passata agli Eruditi, la Fazione avversa agli Abneganti, mettendo a rischio suo padre e il suo incarico di Capo del Governo. Ma malgrado tutto lei aveva fatto la sua scelta, e l’aveva fatta con il cuore. Quella, nonostante tutto, era la sua, di vita. Cercò di rilassarsi quando sentì chiamato il suo amico.

Monkey D. Rufy”

Il moro scese baldanzoso dagli scalini, il suo adorato cappello di paglia ben calcato sulla testa. Rapidamente, prese il coltello e si praticò un taglio sulla mano. Gli bastò un attimo, giusto il tempo di individuare il calice giusto.

“Intrepido”

Dalla Fazione dei guerrieri partirono grida di gioia e urla di battaglia, mentre i capo-fazione si alzavano per accoglierlo. Nami vide Ace stringere il fratello tra la braccia, ricambiato nell’abbraccio. Vide poi avvicinarsi Zoro e Sanji, nei loro volti pura gioia di rincontrarsi. Tra pacche, strette e abbracci, Rufy venne fatto sedere tra gli iniziati. Nami lo guardò con un pizzico d’invidia. Lei era sola, lui invece…

“Snaper Usopp”

Il ricciolo scese dalla scalinata. Con lo sguardo triste guardò verso la scalinata degli Abneganti, probabilmente verso la madre. Poi si fece un taglio sul palmo e, veloce quasi quanto Rufy, fece la sua scelta.

“Pacifico”

Nami sorrise malinconica. Ora, tutti loro avevano fatto la propria scelta. Adesso erano divisi e la loro vita doveva cambiare. E sarebbe cambiata per sempre.


Angolo dell'autore:

Buonasera a tutti! Sono anni che non aggiorno questa fiction, e mi scuso con chi la sta seguendo. Le cose andranno un po' a rilento a causa di impegni vari e scarsa ispirazione, spero che comunque vogliate leggere e, magari, lasciarmi un commento, giusto per sapere se vi piace la piega che sta prendendo... Dal prossimo capitolo dovrebbe cominciare l'azione!

Per ora, un bacio

killer_joe

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: killer_joe