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Autore: coux    11/02/2009    7 recensioni
cosa succederà dopo? che fine faranno i nostri personaggi dopo Beaking down? e Renesmee? mi sono sbizzarrita con la fantasia... p.s: la trama mi ha aiutato a scriverla la mia amica Giulia, quindi un grazie enorme per il suo splendido aiuto!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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tocca me

1° libro: Bella

Tocca a me

<< Sbrigati Renesmee, o faremo tardi! >>urlavo dall’ingresso. Alice stava cominciando sul serio ad avere una cattiva influenza su mia figlia. Sapevo fin dall’inizio che non era bene fidarmi degli occhioni dolci che mi aveva fatto per convincermi a lasciare Renesmee in mano sua due pomeriggi la settimana. Avrei dovuto interrompere quelle visite subito, già da quando era tornata a casa truccata e vestita come una Barbie. Il culmine delle disgrazie strava per essere raggiunto proprio in quel momento. Se avessi saputo quanto ci avrebbe messo a fare la sua valigia, l’avrei avvertita qualche settimana prima di cominciare. Cominciavo a perdere la pazienza e mi diressi immediatamente in camera sua. Quello che mi si parò davanti era l’inferno. Anzi, peggio. L’inferno era il paradiso in confronto a quel pandemonio. Un uragano, in settimane di duro lavoro, non sarebbe riuscito a creare lo stesso casino che aveva creato lei nel giro di poche ore.

<< Cos’è successo qui dentro >>ringhiai, fissando torva il piccolo essere con i capelli lunghi fino alle anche che mi si parava davanti, con un sorriso da orecchio a orecchio.

<< oh! Non ti preoccupare, quando torneremo metterò tutto a posto. Te lo prometto, mamma. >>disse lei, sempre sorridendo. Sentivo intanto dei passi che arrivavano dall’ingresso. Era Edward.

<< se fossi in te, mi preparerei mentalmente, prima di entrare qui dentro >> sibilai a mio marito.

<< ho passato decenni in casa con Alice. Non credo che Nessie possa averla battuta tanto… >>ma si bloccò, quando vide la stessa cosa che avevo notato io entrando. La camera da letto di Renesmme era seminata di vestiti, ovunque. Sul pavimento, sul letto, sulla scrivania, sulla sedia e sulla poltroncina: ovunque, meno che nell’armadio. Mi ci vollero pochi secondi per scorgere anche le sei valigie e i due beauty-case, ai piedi del letto.

<< non avrai intenzione di portarti tutta questa roba, vero? >>

<< mamma!non è il momento di scherzare. Queste sono solo le valigie con l’intimo e le magliette. Ora mi manca da scegliere il resto, anche se mi concentrerò bene sui pantaloni. E avrei anche bisogno di una valigia per mettere le scarpe. Papà, ci pensi tu? >>

Edward non rispose subito, ma dopo qualche secondo di pausa –dove probabilmente stava valutando se stare calmo e procurargli un’altra valigia o andare a staccare la testa a morsi a Alice- si destò al rumore di qualcuno che si avvicinava alla nostra proprietà. Distinsi subito la corsa leggera e fluida di Jasper, contrastata dall’andatura pesante, ma non meno fluida, di Emmett. Mi precipitai subito fuori. Dovevo assolutamente parlare a quattr’occhi con Jasper. Era ridicolo il modo con qui avevamo legato negli ultimi tempi. Forse era il suo modo di fare gentile e sereno, forse era il suo potere di farmi sentire sempre tranquilla. Chi lo sa? Alice si era addirittura offesa per il legame che ci univa. Il bello era che si era offesa –come al solito- perché pensava che non fossimo più amiche, non perché avevo legato bene con il suo compagno di vita.

Lo aspettai a un paio di metri di distanza dalla porta d’ingresso. Mi si avvicinò con grazia e sentendomi sconvolta e frustrata mi inondò di tranquillità. Mi  sorrise, come solo lui sapeva fare. Per un momento dimenticai tutta la rabbia contro i vestiti e Alice. Mi superò ed entrò in casa, seguito da Emmett.

<< siamo venuti ad aiutarvi a portare le valigie da noi. Alice ha previsto che ne avreste avuto bisogno… >>cominciò Emmett. Questo non doveva dirlo!

<< Alice!!! >> ringhiai, raggiungendo Emmett.<< Alice ha previsto che avremmo avuto bisogno di un’aiutino con le valigie? >>altra ondata di tranquillità.

Sospirai e aspettai che rinascesse la furia in me. Guardai torva Jasper. Questa era una cosa che odiavo in lui: non mi lasciava mai sfogare o infuriare con qualcuno. Era frustrante. Percepivo quelle situazioni in modo irreale, come se lui fosse il mio angelo custode, pronto a rasserenarmi in ogni momento. Eppure all’inizio i rapporti tra noi erano stati distaccati, se non assenti. Nei miei vaghi ricordi umani, lui era presente, ma silenzioso e immobile. È vero, mi portò in salvo con Alice da James, ma durante il soggiorno in hotel, era stato quasi inesistente. Per tutto il periodo che Edward mi aveva lasciata non l’avevo più rivisto. In quel periodo, però, non mi è mai passato per l’anticamera del cervello che fosse lui la causa dell’allontanamento di Edward da me. Mai, neanche per la penosa festa in onore del mio diciottesimo compleanno. Avevo nutrito sempre una certa simpatia per lui, anche se non me ne ero mai accorta. Forse era dovuto al fatto che era il compagno di Alice, forse perché mi faceva un po’ pena la sua condizione di anello debole della famiglia Cullen, forse semplicemente perché non era tanto insensibile come Emmett. Emmett… tornai con i piedi per terra, dopo l’ondata di tranquillità e di ricordi immersi negli occhi dorati di Jasper.

Cercai di dare un tono diplomatico e tranquillo al mio tono di voce.<< dite a Alice che le sue previsioni sul nostro bisogno di aiuto sono direttamente proporzionali ai lavaggi del cervello che fa a mia figlia. L’ha trasformata in un mostro e… >>

<< io l’ho sempre detto che quel mostriciattolo ci porterà alla rovina >> disse tranquillo Edward, mentre disfava una valigia rossa e nel frattempo teneva lontana Renesmee, che recuperava i vestiti e provava a rinfilarli in valigia.

<< non ti do torto, Edward. >>disse Jasper, divertito. Mi voltai verso di lui, sorpresa dalle sue parole. Ero convinta che avrebbe difeso la sua compagna, rimproverando Edward. Forse pensava che il fratello stesse scherzando, ma non ne ero sicura.

Guardai l’orologio del soggiorno: erano le tre di pomeriggio. << Renesmee, ti do 10 minuti per scegliere cosa portare >>

<< ma io ho gia scelto! Se papà la smette di togliere le cose, ci metto dieci minuti- come hai detto tu, per finire le altre valigie >>

<< cosa?! >>esclamai. Mi rimangiai le parole di poco prima. Alice non l’aveva trasformata in un mostro, ma in un cataclisma, in un pericolo pubblico.<< forse non sono stata abbastanza chiara, signorina, ti do 10 minuti per riempire con lo stretto necessario le valigie. E tra tutte quelle che hai intenzione di portare, ti concedo di riempirne 2, non una di più, ma possibilmente una di meno. >>

<< ma… >>

<< ma un bel niente.! >>la interruppi.

<< ma... >>ci riprovò.

La fulminai per qualche secondo. La stanza era silenziosa; mi sentivo gli occhi di tutti addosso. Speravo con tutta me stessa che Edward mi stesse appoggiando mentalmente e moralmente, al contrario delle risa mentali che probabilmente affollavano la mente di Emmett.

Quando fui completamente convinta che Renesmee non avrebbe ribattuto mi voltai. Errore irreparabile.

<< ma mamma! >>esclamò. Poi partì a raffica con il solito discorso che dimostrava il nostro torto e la nostra non-comprensione nei suoi confronti, che Alice pareva possedere.<< zia Alice dice che se non ci si porta tutto quello che si ha in vacanza potrebbe succedere una disgrazia. Già voi potreste essere una causa di questa possibile tragedia, visto quelle tre cose che avete intenzione di portarvi appresso…per questo vi ho fatto altre due valigie a testa. >>

Non ribattei a quella notizia, me la stavo aspettando già dall’inizio del suo improvviso discorso. Lasciai che continuasse, prima di dargli il colpo di grazia con la conferma del mio ordine precedente. E lei ignorava il fatto che il tempo aveva già cominciato a correre.

<< pensa solo al fatto che magari quando arriviamo lì, scoppia un temporale e le temperature vanno sotto lo zero. Bisogna prevenire questo imprevisto. Quindi bisogna portarsi tutti gli indumenti invernali che si hanno. So che mi state prendendo per matta: dopotutto voi che ne sapete del freddo? Io lo sento, meno degli umani, ma lo sento. >>

<< ma non ti basterebbero al massimo due abiti invernali? >>chiese Emmett, improvvisamente attratto dal discorso di Renesmee.

<< assolutamente No. Tu che vivi in casa con zia Alice dovresti saperle certe cose, zio Emmett! Ora comincio a capire zia, quando si sente delusa dalla vostra superficialità nel modo di comprendere la moda…comunque, visto che siete dei dilettanti, comincerò a spiegarvi il concetto in modo semplice, chiaro e veloce. Mettiamo il caso che io metta in valigia solo due abiti invernali, e che mi si sporchino nel giro di mezzora la felpa di uno e i pantaloni dell’altra. Mettiamo il caso che il primo completo sia marrone e l’altro nero. Sicuramente non posso rimanere per casa in mutande, quindi mi toccherà mettere i pantaloni marroni e la felpa nera. Immaginatevi la scena: orribile…il nero e il marrone assieme, uguale, a che ne so… i figli della luna e Caius. Non vanno mica d’amore e d’accordo. Un’ esempio più esaudente: zia Rose e Jake. Provate a lasciali in una stessa stanza per due ore e immaginate cosa potrebbe succedere. La stessa cosa è per quei due colori, come per molti altri. Quindi, riprendendo l’esempio, ci toccherebbe andare a fare shopping a terra, perché io non mi metterò mai qualche cosa di marrone con il nero, o nero con blu, o >>rabbrividì all’idea << viola e verde >> disse con ribrezzo, scollandosi le spalle come volesse fuggire da un brutto pensiero. Attesi fino a che non fui sicura che avesse terminato il discorso senza senso, ma degno di Alice, per alzare gli occhi al cielo e rivolgermi a Edward: << tutto questo bel discorsetto ha bisogno di una bella risposta unanime, eh? >>. Contammo mentalmente fino a tre, poi in coro:

<< cinque minuti! >>

Renesmee sbuffò, sapendo che non poteva fare nient’altro. Si diresse a orecchie basse verso camera sua. Edward la seguì.

Mi girai verso Emmett e Jasper e nel tono più cordiale possibile, anche se con una nota di malignità, dissi:<< non siete più utili qui, ma potreste sempre farmi un favore… >>

<< Quale? >>chiesero all’unisono.

<< dite ad Alice che quando arriviamo a Isola Esme, dovrà fare i conti con me, >>dissi con disprezzo << e per l’occasione, sarò molto, molto arrabbiata…intesi? >>e guardai specialmente Jasper, sapendo che non mi avrebbe deluso, al contrario di Emmett, che si stava scompisciando dalle risate, e che si sarebbe precipitato da Rosalie a raccontarle parola per parola della scenata di Renesmee, elogiandola come una piccola mente diabolica.

<< non verrete dunque con il nostro stesso aereo? >>chiese Jasper, ignorando la mia richiesta.

<< Spero di si, ma dubito che riusciremo a finire in tempo… con le valigie. >>dissi sprezzante, lanciando un’occhiataccia verso la camera di Renesmee.

<< d’accordo. Se è ci vediamo all’isola >> disse Emmett, e con un cenno si allontanò correndo, seguito silenziosamente da Jasper.

Mi voltai e raggiunsi Edward nell’altra stanza. Lo scenario era nettamente cambiato: la camera era in perfetto ordine, i vestiti non erano più in giro, le valigie si erano ridotte a tre, e dall’espressione soddisfatta di Edward, non mancava nulla. Mi rimangiai immediatamente quello che avevo detto a Jasper e ad Emmett. In tutta quella perfezione felice, c’era una sola cosa che stonava: Renesmee seduta sul suo letto, le gambe e le braccia incrociate e un broncio che le dipingeva il bel viso fanciullesco. Erano passati poco più di sei anni dalla sua nascita, e lei dimostrava già sedici anni. Questo per quanto riguardava l’aspetto fisico. La sua mente, i suoi interessi, i suoi modi di fare… bè, quelli appartenevano a una ragazza di almeno vent’anni. Aveva passato da un pezzo la fase “infanzia”, e con quella, il suo particolare modo di comunicare con il pensiero e le immagini. Non che non ne fosse più capace, ma era come se appartenesse appunto, alla sua infanzia. Ora che era, per così dire, cresciuta, aveva lasciato quel buffo modo di comunicare, per fare spazio alle parole. Ogni tanto, però avrei preferito che avesse continuato a comunicare specialmente con le immagini, che con il suo chiacchiericcio infermabile. Mi avvicinai, facendo segno a Edward di uscire, che senza ribattere, obbedì.

<< ti sei offesa per le valigie? >> chiesi. Che domande! Ma certo che si era offesa per le valigie!

<< Anche >> rispose, senza muovere un muscolo e continuando a fissare il vuoto delle tende.

<< per cos’altro? >>

<< zia Alice se la prenderà molto, io non voglio deluderla. Questo per quanto riguarda le valigie… >>

<< e? >>la incitai.

<< perché voi tutti avete un compagno- compagna e io no? Perchè voi avete qualcuno da amare e io no? >>chiese sbottando, irritata per avergli strappato una simile domanda.

<< ma tu vuoi bene a me, a papà, a Charlie, a Carlisle e Esme, a zia Rose e Emmett, a zia Alice e Jasper, a Jacob… >>cominciai ad elencare.

<< Appunto! >>m’interrupe, lasciando a mezz’aria il mio elenco.<< Seth l’altro giorno mi ha spiegato una cosa buffissima: l’imprinting, o qualcosa del genere. Dice che Jacob l’ha avuto su di me, quando sono nata. Sam l’ha avuto su Emily, Quil sulla nipote di Emily…il fatto è che Emily retribuisce l’amore di Sam, Quil per il momento non si può aspettare molto da una bambina, ma io? Jacob rimarrà solo tutta la vita solo perché io non contraccambio? Perché l’imprinting non ha un effetto reciproco? Perché non ne sono vittima anch’io? >>chiese tutto d’un fiato.

Prima di rispondere, cercai di segnarmi a mente che avrei picchiato a sangue Seth, nonostante gli volessi un mondo di bene. Ma che gli era passato per la testa?

Cercai di rispondere logicamente, anche se in quel discorso non c’era nessuna logica.

<< prima di tutto, jacob non deve per forza essere il tuo ragazzo. Forse Seth non te l’ha spiegato, ma l’imprinting è una cosa molto strana. Guarda Quil, per esempio: lui non è mica il fidanzato con la nipote di Emily, eppure anche in questo caso l’imprinting è del tutto attivo >>. Guardai la faccia di Renesmee: non aveva capito un tubo. Forse mi ero espressa male.<< facciamo un esempio più pratico, sempre con Quil. Come ti sembra il rapporto che ha con quella bambina? Ti sembra che dimostri un certo interesse da fidanzato nei suoi confronti? >>

<< bè, non mi sembra. Si comporta quasi fosse il suo fratello maggiore. Quando lei ha bisogno di giocare, lui la fa giocare; quando vuole riposare, la fa riposare, quando ha bisogno di cure mediche, a momenti diventa lui stesso medico! >> sorrise. << non le fa mancare nulla. Come Jacob a me. Il punto è un altro. Io sono cresciuta, sono più grande di quella bambina. E jacob comincia a essere più amoroso, sembra che mi faccia la corte! >> dichiarò, imbarazzata.

Si sentì un ringhio arrivare dalla cucina.

Ignorai Edward e proseguii: << e a te da fastidio? Insomma, Jacob sta diventando per così dire appiccicoso? >>

<< no! Assolutamente! Non hai capito. Mi fa sempre piacere vedere Jacob e stare in sua compagnia, è solo che lui vorrebbe di più. Non lo lascia a intendere, ma vedo che è così. E fino a qualche giorno fa non sapevo nemmeno il perché. Quando mi sono confidata con Seth, lui mi ha risolto molti dubbi, mi ha dato risposte. Il problema che io, quello che posso, l’ho già dato tutto a Jacob. Tutta la mia amicizia e l’amore fraterno. Di più non posso, so che non è lui quello a cui darò di più. >>

<< vuoi che ci parli io con Jake? >> chiesi, anche se sapevo già la risposta.

<< no >> rispose,<< tocca a me >>. Scese di scatto dal letto e si voltò, fissandomi per qualche momento negli occhi. La mia creatura, mia figlia. Quella che volevano uccidere per tenermi in vita: neanche mille di me valgono una sola molecola di lei. Lei è molto di più di Renesmee: è la mia Renesmee.

<< comunque te la vedi tu con zia Alice… >> disse poi sorridendomi e chiudendo una valigia e portandola in salotto.

Avremmo fatto in tempo a prendere l’aereo con gli altri.

Mi diressi in cucina, da Edward. Lo trovai seduto a tavola, il mio sorriso sghembo preferito sulle labbra.

<< che c’è da sorridere? >> chiesi divertita. Mi avvicinai, mettendomi alle sue spalle e poggiando le braccia sul suo petto.

<< gli sta bene >> disse maligno<< dovevo ancora vendicarmi con lui su questo punto, ma ha fatto tutto da sola Nessie… >>

Gli diedi una pacca sul capo: << povero! >> anche se nemmeno io l’avevo mai perdonato per quello. In un certo senso gli stava bene, anche se mi dispiaceva. Cosa succedeva se l’amore non era corrisposto all’imprinting? Jacob sarebbe rimasto solo in eterno, come temeva Renesmee?? Appoggiai le mani sulla fronte di Edward e rilasciai il mio scudo, lasciando che i miei pensieri fluissero nella sua mente.

Dopo pochi istanti ripresi il mio scudo, chiudendo la sua visione.

Lui si passò la mano tra i capelli, poi mi prese per i fianchi, facendomi sedere in braccio a lui.

<< non so cosa potrebbe succedere, è una novità anche per me. Qualsiasi cosa, però, non credo sarà pericolosa per alcuno di noi, tanto meno per Jacob e Nessie… >>

<< volete piantarla di chiamarla Nessie! Da fastidio pure a lei! >> sbottai. Erano tre anni che combattevo ininterrottamente contro quello stupido soprannome. Avevo vinto su Jasper e Carlisle, ma erano solo delle battaglie. Per quanto riguarda la guerra, ero in netto svantaggio numerico.

<<  le da fastidio? >> chiese sorpreso.

<<  non so, ma sicuramente non gli fa piacere essere chiamata come il mostro di Lock Ness. Le sottolineate in continuazione il fatto che è diversa… >>

<< non sarà facile farmi cambiare abitudine, e questo vale anche per gli altri: siamo troppo abituati. Comunque nei suoi pensieri non avverto nessuna ripugnanza verso questo soprannome… >>

<< avete l’eternità per cambiare abitudine! Cominciate da adesso! Prima è meglio è per tutti, soprattutto per voi: Carlisle e Jasper hanno iniziato da subito e ora non fanno alcuna fatica. Più aspettate più sarà difficile… >>erano le mie ultima parole.

Lui mi guardò pieno di ammirazione, come se avessi appena fatto un discorso mondiale contro la fame nel mondo e mi baciò. Erano giorni che non mi baciava con quella foga: poteva significare solo una cosa. Mi staccai a malincuore e dissi:

<< perdiamo l’aereo… >>un altro bacio.<< e poi…>>non finii la frase.

<< e poi ci sono io di qua! >> sentimmo Renesmee urlare dal salotto.<< allora? Andiamo? >>.

  
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