Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: BloodyCandy    21/09/2015    2 recensioni
[Ereri, Jearmin (ship secondaria) | Reincarnation AU]
Eren Jaeger è cosciente di ciò che accadde più di mille anni fa. L'incubo dei titani, le urla disperate dei suoi compagni di squadra e il ricordo vivido della sua morte continuano a tormentarlo anche ora che la sua vita si può definire normale.
Un giorno, però, fa un incontro che non si aspettava di fare: Levi, l'uomo per cui provava qualcosa, è lì, davanti a lui. Levi sembra riconoscerlo, o forse no, forse sta cercando di nascondere qualcosa, o semplicemente non vuole che il suo passato influenzi il suo presente.
Fatto sta che quell'incontro, in un modo o nell'altro, sconvolgerà la vita di entrambi.
Cosa succederebbe se questa tempesta finisse? E se invece fosse solo iniziata?
Genere: Drammatico, Erotico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Armin, Arlart, Eren, Jaeger, Irvin, Smith, Jean, Kirshtein
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

 

~ 850 ~
 

Sapeva che non avrebbe mai dimenticato il sibilo dei Dispositivi di manovra 3D tra le foglie, le direttive urlate al vento, il rumore sordo di corpi schiantati al suolo accompagnato dallo scricchiolio agghiacciante delle ossa rotte, l'odore della foresta mescolato a quello del sangue che gli dava un leggero senso di nausea, e di nuovo le urla, questa volta di dolore. Si sarebbe ricordato per sempre la facilità con cui i suoi compagni di squadra erano stati uccisi, come farfalle nelle mani di un bambino.
― Heichou... ― Un sussurro che risuonava come un urlo disperato, la mano della ragazza protesa verso di lui a chiedere aiuto. Un rivolo di sangue le colorò le labbra ma, prima che il Caporale potesse prestarle soccorso, il corpo di Petra era già sparito sotto il peso del titano, scricchiolando come una fragile foglia autunnale.
― Levi, attento!
La voce di Erwin lo fece tornare in sé, appena in tempo per schivare l'ennesimo colpo del gigante.
― Dannazione, Levi, non c'è altro tempo da perdere!
― Tch, lo so.
Il Caporale saltò giù dal ramo su cui aveva trovato riparo pochi attimi prima e tornò sul campo di battaglia, dove il gigante non dava alcun segno di volersi fermare.
Sotto di lui i corpi dei suoi compagni giacevano immobili, alcuni ridotti a masse informi di carne, sangue e ossa. Se solo avessero eseguito gli ordini, pensò, tutto questo non sarebbe successo.
Gli sarebbero bastate poche manovre ben calcolate per raggiungere il punto debole del mostro, dove gli altri non erano riusciti nemmeno ad avvicinarsi.
Levi si preparò a colpire, le lame pronte a dilaniare la collottola del gigante, che si trovava nella posizione perfetta per essere colpito. Anche il vento sembrava essere dalla sua parte e con l'aiuto di Erwin sarebbe stato un gioco da ragazzi.
Ma fu in quel momento, a pochi metri dall'obiettivo, che Levi incrociò il suo sguardo, quello sguardo che avrebbe potuto riconoscere tra mille. Gli occhi verdi che sembravano brillare di luce propria, le mille emozioni che celavano e che lui aveva imparato a decifrare, una ad una. Rabbia, paura, confusione, tutte concentrate in quelle grandi iridi color smeraldo che appartenevano a quello che era diventato l'assassino dei suoi compagni, e che ora, più che mai, gli ricordavano che nel punto in cui stava per colpire si trovava Eren.
Un attimo di incertezza, in cui pensò di mancare alla promessa che aveva fatto, lo fece vacillare, ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro. Le lame affondarono nella carne creando un solco profondo, del vapore bollente uscì dalla ferita, investendolo e impedendogli di vedere al di là di pochi centimetri dal suo naso. Imprecò, e un colpo forte e inaspettato lo colpì da un lato, facendolo schiantare contro il tronco di un albero . Un dolore atroce lo attanagliò, mozzandogli il fiato per secondi che sembrarono un'eternità. Si era rotto qualcosa, lo sentiva. Il “crack” che aveva sentito non era sicuramente di qualche ramo spezzato o chissà cos'altro, altrimenti perché continuava a rimbombargli nelle orecchie? Qualche vertebra, sicuramente, perché il suo corpo non rispondeva più a nessun comando. O forse qualche costola, o anche la testa non era da escludere.
Quando raggiunse il suolo il dolore si aggiunse al dolore, poi, lentamente, andò a scemare, fino a sparire del tutto. Vide il cielo farsi sempre più lontano, la luce del sole sparire lentamente, un fischio assordante perforargli i timpani, le parole congelarsi in bocca. Era come se stesse entrando in un'altra dimensione, come se il suo corpo fosse stato avvolto da una bolla sospesa a mezz'aria.
Che ne sarebbe stato di lui ora?
Sentì le palpebre farsi pesanti, una voglia pazzesca di dormire. Ma se avesse chiuso gli occhi poi sarebbe riuscito a riaprirli?
Rivolse un ultimo sguardo al corpo di Eren che lentamente si accasciava al suolo, circondato da sbuffi di vapore.
In qualche modo era riuscito a mantenere quella promessa. Ma era davvero la cosa giusta?
Il suo campo visivo venne occupato dal viso preoccupato di Erwin, le labbra che si muovevano velocemente, probabilmente ordinandogli di non chiudere gli occhi, o qualcosa del genere. Tentò di allungare una mano verso di lui, ma il suo corpo si ostinava a non rispondere. Provò a dire qualcosa, ma dalla sua bocca non uscì nessun suono. Anche pensare era diventato faticoso, era come se ogni suo pensiero si disperdesse come fumo nell'aria.
A quel punto si rassegnò, non c'era nient'altro da fare se non chiudere gli occhi e aspettare, perché qualunque altra cosa sarebbe stata inutile. Ormai era arrivato al capolinea, e anche se Erwin l'avesse tenuto stretto tra le sue braccia non avrebbe potuto impedirgli di andarsene.
Sentì il suo corpo diventare sempre più freddo, poi qualcosa di caldo, forse una lacrima, rigargli una guancia.
Infine chiuse gli occhi, e il buio lo assalì.

 

~ † ~

 

Quando aprì gli occhi il sole stava tramontando e il cielo si era colorato di un bel rosso vivo.
Si mise faticosamente a sedere e di fianco a sé vide Erwin seduto su una grossa pietra, gli occhi persi nel nulla, le spade conficcate nel terreno.
― Ti sei svegliato ― disse senza spostare lo sguardo dal punto imprecisato che stava fissando. E in quel momento Eren pensò che, sì, si era svegliato. Ma quando, di preciso, si era addormentato?
― Cos'è successo? ― chiese istintivamente, ancora confuso e intorpidito dal sonno.
Erwin si alzò lentamente ed estrasse le lame dal terreno, rivolgendo poi lo sguardo spento alle spalle del ragazzo.
― Perché non guardi tu stesso?
Solo in quel momento Eren notò le grosse chiazze di sangue sulla camicia bianca del Comandante, e un terribile presentimento gli invase la mente, stringendogli il cuore e riempiendogli la testa di domande. Dov'erano gli altri? Dov'era il Caporale Levi? Perché Erwin sembrava così freddo e distaccato? E perché era sporco di sangue? Aveva come l'impressione che da qualche parte, nascosto nel suo inconscio, avesse già la risposta a tutte quelle domande; comunque la verità si trovava proprio lì, dietro alle sue spalle. E forse era per questo che esitava a voltarsi.
― Voglio che guardi, Eren. ― La voce dell'uomo si era fatta dura, ed Eren trasalì quando la sentì. Era la prima volta che lo sentiva usare quel tono. ― È un ordine ― aggiunse, tornando a fissare negli occhi il ragazzo, che aveva preso a tremare vistosamente.
Quando provò ad alzarsi il corpo gli faceva male e ad ogni movimento si sentiva quasi svenire. Conosceva quella sensazione, ormai cos'era successo qualche ora prima gli era chiaro, anche se stentava ancora a crederci. Si mantenne in piedi reggendosi all'albero più vicino e lentamente trovò il coraggio di guardare davanti a sé.
Corpi dilaniati, ossa spezzate, sangue, il terrore impresso a fuoco sui volti di quelli che un volto ce l'avevano ancora. Fece fatica a riconoscere a chi appartenessero quei corpi senza vita, un po' per lo stato in cui si trovavano, un po' perché, nel momento stesso in cui quel quadro gli si era parato davanti, aveva perso la lucidità mentale per farlo. Non poté fare a meno di pensare alla disperazione dei genitori, dei coniugi e dei figli di quelle persone, quando sarebbero venuti a sapere che i loro cari erano morti.
E la causa di tutto quel dolore era opera sua.
Cosa avrebbero pensato di lui Mikasa, Armin e tutti gli altri, quando sarebbero venuti a saperlo? Come l'avrebbe guardato sua madre, se fosse stata ancora in vita?
Trattenne un conato di vomito e distolse lo sguardo, non poteva sopportare un secondo di più quella vista.
E fu quando riabbassò lo sguardo che si accorse del corpo che giaceva ai piedi dell'albero a cui era aggrappato. Le mani appoggiate sul ventre, la testa leggermente inclinata su una spalla, le labbra appena socchiuse; a differenza degli altri, il suo viso era rilassato, quasi sereno. Avrebbe detto che stesse solo dormendo e che stesse facendo il più dolce dei sogni, se non fosse stato per la quantità spropositata di sangue che lo ricopriva.
Gli ci volle qualche secondo per realizzare che quella che stava guardando era un'altra delle sue vittime e quando si rese conto di chi fosse le ginocchia gli cedettero facendolo cadere dolorosamente a terra, e a quel punto non provò nemmeno a trattenere le lacrime che iniziarono a scendere copiose. Si lasciò completamente andare, le mani strette intorno a quelle bianche e fredde dell'altro, il nome di Levi biascicato tra i singhiozzi, come se chiamarlo potesse riportarlo in vita.
― Capisci, Eren? ― La mano di Erwin si appoggiò su una delle spalle del giovane stringendola più forte del dovuto. ― Capisci quanto sei pericoloso? Pensavo davvero che il tuo potere potesse aiutarci, invece... ― Lo sguardo del biondo si spostò sul campo di battaglia, diventando infinitamente malinconico alla vista dei corpi dei suoi subordinati. Poi chiuse gli occhi e sospirò, come a voler cancellare quell'immagine dalla mente. ― Ho sbagliato e pagheremo entrambi per questo. ― Si alzò, lasciando la presa dalla spalla di Eren, e recuperò la spada che aveva appoggiato sull'erba. ― A te avrebbe dovuto pensarci Levi, ma non credo che qualcuno abbia nulla in contrario se mi prendo questa responsabilità.
Quando realizzò a cosa si riferiva, Eren smise di singhiozzare e guardò atterrito il suo superiore, gli occhi arrossati dal pianto, lo sguardo di chi sa che la sua vita è quasi giunta al termine ma non vuole, diamine, non vuole morire.
― Hai qualcosa da dire?
Ci sarebbero state un sacco di cose che avrebbe voluto dire. Messaggi da portare ad Armin e Mikasa, le più sentite scuse ai cari delle persone che aveva ucciso, suppliche per non essere ammazzato, preghiere. Così tante cose che pensò che la miglior cosa da fare fosse abbassare silenziosamente la testa facendola oscillare stancamente a destra e a sinistra. In fin dei conti nessuno avrebbe ascoltato le sue preghiere, le sue scuse non sarebbero state accettate e nessun messaggio da portare a quei due avrebbe avuto senso se non fosse stato lui stesso a darglielo.
― Perfetto...
Tenne lo sguardo fisso a terra, sull'ombra esageratamente allungata di Erwin che si confondeva con quella degli alberi, le mani ancora strette intorno a quelle di Levi. Lo vide alzare le lame e prepararsi a colpire, trattenne il fiato e a quel punto chiuse gli occhi più forte che poteva. Sentì il suono delle spade fendere l'aria, poi solo la terribile sensazione di sentirsi strappare la vita di dosso.

 

 

Note dell'autrice:
Salve a tutti quelli che hanno iniziato a leggere questa storia e sono arrivati fin qui *-*
Questa è la prima volta che scrivo qualcosa su Shingeki, e probabilmente non sarà nemmeno l'ultima (ho in mente un sacco di idee e dovrei solo trovare la voglia/il tempo di scriverle).
Come avete potuto leggere non ho seguito gli eventi reali della storia e la squadra Levi, i rinforzi e Levi stesso sono stati uccisi da Eren che ha perso il controllo. Poi se quella era o no la cinquantasettesima spedizione fuori dalle mura lo lascio scegliere a voi. Per quanto mi riguarda non è essenziale ai fini della trama ù.u.
Pubblicare una nuova storia è sempre un salto nel vuoto e non ho la ben che minima idea di che primo impatto possa aver fatto questo capitolo >.>
Ditemi che ne pensate, accetto anche le critiche, purché costruttive. Correggete tutti gli errori che trovate (perché so che ci sono, lo so, quei maledetti si sanno nascondere bene) e se non vi è chiaro qualcosa chiedete pure, io proverò a darvi una spiegazione ù.u.
Se avete storto il naso leggendo “Jearmin” nell'introduzione, tranquilli, ce ne sarà davvero poco xD Se invece siete entrati proprio per quello, mi spiace dirvi che...ce ne sarà davvero poco D:
Spero che come primo capitolo vi sia piaciuto e che continuiate a seguire la mia ff c:
Ci vediamo tra una decina di giorni!

   
 
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