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Autore: Sux Fans    22/09/2015    1 recensioni
[...]Jillian tirò giù le maniche della felpa e Brian rivide in lei gli stessi gesti di anni prima. Non era una sconosciuta, non era una donna diversa da quella che abitava i suoi ricordi.
-No.. ma io voglio sapere perché. - Brian s'interruppe per un attimo. -Vuoi saperlo? - lei annuì. -Jillian è tornata ad Huntington.-
-Non ti permetterò di trattarla così mai più, semmai succedesse ti ammazzerei con le mie stesse mani. Mark, ti giuro, cazzo, che ti ammazzo..- [...]
Jillian ritorna otto anni dopo al suo paese d'origine e poco è il tempo che impedisce ai suoi vecchi amici di liceo, Brian e gli altri di riunirsi di nuovo nonostante ora non siano più dei ragazzini, ma piuttosto degli adulti con un traguardo lavorativo già raggiunto e vite già avviate. Solo gli amori di un tempo appassiti sembrano essere tornati a punzecchiare qualche nervo scoperto ma anche troppi anni sembrano separare quelle che sarebbero potute essere le facili scelte adesso intrappolate solo in qualche ricordo. Purtroppo non saranno solo questi tormenti astratti il vero problema, ma più concreti legami a frenare i desideri.
Tema dedicato in modo leggero alla violenza sulle donne. 25 Novembre
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Synyster Gates
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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16.

-Brian è stato arrestato? State scherzando spero! Q-questo non è possibile! - Valary si contorse dall'angoscia, portandosi seduta e con una mano a cingersi i fianchi osservando un punto impreciso della sala di registrazione. Tutti i restanti del gruppo si erano radunati alla telefonata tempestiva di Matthew, che stava ormai da più di dieci minuti in silenzio a guardare il notiziario trasmesso alla tv riguardando il loro primo chitarrista. Zachary e Johnny rimasero a tranquillizzarla, con le mani incrociare al busto senza riuscire a nascondere le loro sensazioni di sfiducia: possibile che la situazione si fosse ridotta a questo? Avevano sperato in un pò di discrezione da parte degli avvocati ed invece sembrava che il virus mediatico avesse già preso ampio campo sulla faccenda.

-Non è stato arrestato, è solo in stato di fermo. - Iniziò Zacky, alla quale si allacciò subito dopo il bassista.

-Già. Serve ad evitare che uno se la squagli dopo il fattaccio. È capitato già centinaia di volte: Jimbo era dentro quasi ogni anno. -

-Stai parlando dei tempi del collage. Non abbiamo l'età e non passiamo neanche più tanto inosservati.. Brian ha fatto una tremenda puttanata.- La donna si asciugò le lacrime che le coprivano gli occhi per poi sbottare su di giri, ringhiando contro Zachary a pugni stretti.

-Di che puttanata stai parlando? Dite tutto quello che sapete sulla faccenda! Tanto lo so che state cercando di coprirlo!- un tremendo frastuono improvviso scosse i tre, tanto che sull'attenti si voltarono verso il leader che aveva scaraventato via gli oggetti dal ripiano di fianco lo schermo da parete. Matt era furibondo, non aveva pronunciato una parola e il suo fiato si era fatto improvvisamente affannoso. L'aria in sala si fece torbida, arida e i ragazzi dovettero deglutire a fatica per ritornare a parlare. Attesero qualche secondo di comune accordo poi si spostarono verso l'amico portandogli una mano sulla spalla e stringendola con convinzione.

-Vedrai che sarà fuori in un batter d'occhio. -

-Siamo invasi dalla stampa.- dalle vetrate ampie del secondo piano una massa informe e brulicante di giornalisti aveva invaso le strade parallele alla sala.

-Quando avrà chiarito la sua posizione se ne andranno.-

-Rimane il fatto che lo ha pestato a sangue! Questo ci vorrà tempo prima che qualcuno se ne dimentichi!-

-Di cosa diavolo state parlando? - Valary intervenne su di giri, ma i ragazzi accerchiati erano troppo presi dalla situazione sfuggita di mano.

-Dovrò andare a depositare per lui.- Matt si voltò dileguandosi verso l'ingresso dopo aver afferrato la giacca al volo, ma i ragazzi lo raggiunsero in un batter d'occhio.

-Sei impazzito? Centinaia di testimoni sanno che sei intervenuto dopo, finiresti nei guai anche tu!-

-E allora cosa diavolo possiamo fare? Non posso lasciarlo così! - Zachary affondò lo sguardo negli occhi del leader, le sue pupille continuavano a cerchiarsi e dilatarsi come sotto l'effetto di una droga, non lo aveva mai visto così. Sicuro fosse lo stesso Matt di sempre? Quei due giorni avevano mandato tutti ad impazzire, si era perso lo scorrere del tempo ed i loro neuroni stavano andando completamente a farsi fottere.

-Tu non puoi. - intervenne Johnny richiamando l'attenzione vagante di tutti. -Ma abbiamo chi può farlo.-

***


Jillian riaprì gli occhi attendendo qualche secondo per riuscire a rendere nitida la veduta di ciò che la circondava: la sala era immersa nel silenzio, poteva udire il suo respiro come mai prima d'ora, come se si trovasse in un sogno distorto. Si tirò seduta aiutandosi con le braccia, mugugnando per la scomoda posizione in cui aveva giaciuto per chissà quanto tempo in attesa che Brian tornasse, ma così non era stato a quanto pareva. Non seppe bene che ora fosse, in quello spazio di legno e corde di rame sembrava che il tempo non potesse penetrare o imporre limiti, era tutto innaturale. Diede un'occhiata al display del suo smartphone sorprendendosi di quanto tempo fosse passato, chiedendosi quale fosse davvero la cosa migliore da fare. Aveva accantonato per un attimo ciò che era successo quella mattina stessa, con Brian, abbracciati a fare l'amore sul pavimento della sua stanza dello spirito e del tempo. Jillian rise al pensiero, poi però smise riflettendo sul motivo del perché ora lui non fosse più lì. Pensò bene di raccattare le sue cose e fare in modo di dileguarsi il prima possibile: sentiva la testa pesante per lo stato brillo delle ore precedenti e ora si sentiva anche stupida di aver causato alla vita coniugale di Brian una falla grande quanto il suo ego. Brian era sposato e ora che ci rifletteva a mente lucida tutto stava riprendendo pian piano forma. Una forma mostruosa e diabolica ma pur sempre una risposta alle sue domande. Affondata di nuovo dalle sue iniziative che prima o poi l'avrebbero lasciata sola, in qualche angolo dell'America, senza più speranza. Prese un gran respiro prima di alzare la botola impiantata al pavimento, incapace di evitare di far cigolare il legno e costretta ad una smorfia di sforzo e terrore. Si sentiva una ladra e la cosa le immobilizzò il cuore in gola per qualche tempo, finché non riuscì a rendersi conto che la casa era completamente deserta e che vi fosse solo lei ormai. Dovette sbrigarsi ad allontanarsi verso l'altra parte della strada, dove ormai vigilavano insieme ad un brusio sconnesso un'orda di giornalisti e affini, cercando di confordersi tra loro una volta alzati al viso i grandi occhiali specchiati. Come se la sua esistenza venisse cancellata solo grazie a quello.


***


-Davvero sei della tv?- Brian continuò ad accerchiare con la punta dell'indice il legno del tavolo della sala d'attesa, stralunato, stanco delle continue domande della guardia ingorda che continuava a sputacchiargli addosso pezzetti di donut alla nutella.

-Non sono della tv.-

-Ma sei uscito nel notiziario, non posso crederci! Finalmente qualcosa di interessante anche da queste parti. Che cosa fai allora?- Non alzò lo sguardo, si limitò ad aspettare il suo avvocato sbirciando la porta d'entrata con la coda dell'occhio, grugnendo infastidito quando si accorgeva che rimaneva ancora ottusamente serrata.

-Eddai, puoi parlarne con me! Quì la vita non è semplice: scartoffie, ronde di routine, altre scartoffie. Secondo me tu sei un ragazzo a posto, ne ho viste di facce da galera e a parte quella matita sotto l'occhio non hanno nulla a che fare con te. Nel minore dei casi spacciano qualche merda ai ragazzi di quartiere fino a sparare alle vecchiette per le loro pensioncine da quattro soldi. Che sudicio mondo. - mormorò, tornando a cibarsi quasi come per allontanare la collera fremente. Brian si voltò a guardarlo sorpreso dalle sue parole, quasi annuiva per la rabbia che aveva sentito dalla sua voce e non potè evitare un'espressione amareggiata. L'attenzione dei due si spostò però fugacemente al rumore della porta che si apriva, mostrando una guardia che irruppe col capo quasi come evasivo.

-Hai una visita: dice di essere tua moglie. - Brian si alzò in piedi fulmineo e annuì, notando la figura snella di Michelle nascosta dietro due grandi occhiali a specchio.

-'chelle.- pronunciò quando gli si sedette di fronte, sempre sotto l'occhio attento dei due agenti in divisa. La donna non parlò, armeggiò con la borsa finché non riuscì a trovare la posizione adatta per contenere leggermente la sua impazienza.

-Dimmi che c'è stato un errore e che non è possibile che tu sia quì, adesso.-

-Come hai fatto a..-

-Brian! Maledizione, dillo! Che accuse hanno contro di te per tenerti quì? - La donna si spazientì, strinse i pugni contro il bancone ed i suoi occhi specchiati non ammettevano nessun contatto con quello dell'uomo. Brian attese qualche secondo poi umettò le labbra con un gesto veloce cercando le parole giuste da usare, semmai ce ne fossero state.

-È una situazione passeggera..-

-Sono otto mesi di reclusione, questo ti sembra passeggero?- la voce della donna si fece disarmante ma nessuno trovò il modo giusto di aiutarla a calmarsi.

-I miei avvocati devono ancora deporre, non è nulla di effettivo! Stiamo aspettando che riescono ad ottenere tutto l'occorrente per ribattere. Lo sai che non so come funzionano queste cose..-

-Perché?-

-Perché pago loro per farlo.-

-Intendevo, perché ti hanno arrestato. Voglio la verità Brian, non credi di aver già mentito abbastanza? Quanto credi che io possa reggere queste umiliazioni da parte tua?- I due agenti restarono impalati ad assistere, costretti per motivi interni agli ordini, ma Brian non se ne curò, era come se nella sua testa fosse tutto vuoto ed il solo motivo per uscirne era scomparire. Peccato fosse impossibile.

-C'è stata solo una stupida rissa.. - mormorò con un filo di voce, che gli uscì appena mentre stringeva forte i pugni fino a far sbiancare le nocche.

-Una rissa? Cristo, ma sei impazzito? Con chi? - Strinse le labbra mentre gli moriva il nome sulla punta della lingua: solo ricordare quel momento gli faceva scorrere la rabbia fin dentro le vene delle braccia.

-Mark..-

-Mark?-

-Johnson. Mark Johnson.- Michelle spalancò gli occhi ma il gesto si materializzò solo nella testa dell'uomo che immaginava ognuna delle sua reazioni alla scoperta di quel nome. Mark, Mark Johnson, terza classe del college; numero otto nella squadra di football della scuola; chitarrista a tempo perso, grande amico ai tempi della loro vita da adolescenti; fidanzato di Jillian con la quale si trasferì fuori la California pochi anni dopo il diploma. Il tutto tornava a ricollegarsi a lei, a Jillian, e Michelle non potè che stringere i denti alla notizia.

-Mark Johnson.- iniziò con una smorfia annichilita. -Il fidanzato di Jillian.-

-Non è come pensi. L'aveva picchiata, il suo viso era completamente gonfio e tumefatto. Quel figlio di puttana era ubriaco e sballato di merda, mi rilasceranno per forza, è solo questione di ore.-

-Perché non me lo hai detto? Perché mi tratti come una stupida, come.. come una cosa inutile, un ripiego? - Brian disdì col capo per rinnegare le parole di lei, scaricate fuori con rabbia, come tante lingue di fuoco che lo schiaffeggiavano.

-Non è così! Avevo solo paura che non saresti venuta..-

-E avevi ragione. Almeno qualcosa di me lo conosci. - la donna si alzò in uno scatto veloce che lo immobilizzò per qualche istante, finché con un gesto immediato non le vide trascinarsi la borsa in spalla e voltarsi verso la porta.

-Michelle! Michelle, aspetta..- cercò di afferrarla ma il braccio esile le sfuggì dalla presa, mentre un agente lo fermava all'uscio per impedirgli di seguirla.

-Aspetta cazzo, devo parlare con mia moglie! - intimidò con uno strattone a lasciarlo ma non gli fu dato ascolto, guardandola mentre si allontanava lungo i corridoi del distretto locale accompagnata dai suoi richiami rauchi. -Michelle! Michelle, cazzo!-


***



Tirò su col naso ancora dolorante, gli tiravano tutti i punti di sutura che aveva sul collo della narice e con una smorfia contratta cercò di sopportarli con appena qualche rantolo. Erano due ore che aspettava in auto al buio, con accesa la radio, crogiolandosi della notizia che girava ormai da ore sull'arresto di Synyster Gates, chitarrista degli Avenged Sevenfold. Incredibile, non si sarebbe mai aspettato che finisse dentro con tanta velocità e la cosa non potè che farlo sorridere. Mark fece un altro tiro veloce di sigaretta: Jillian mancava dall'intera mattinata da casa e cercare di capire dove fosse stata non era difficile. Sicuramente quei maledetti dei suoi amici l'avevano tenuta dentro una campana di vetro finché uno dei loro componenti principali non è finito al fresco. Già se li immaginava piangenti e smarriti in mancanza dell'anello che concatenava tutti gli altri della band. Synyster Gates non era quello che conosceva di lui, ma Brian Haner sì. Ricordava ancora come fosse stato appena il giorno prima la sua faccia a vederlo andare via stretto a Jillian: come aveva fatto ad innamorarsi di lei? Era bella, sì. Ed era buffa, lentigginosa, scuoteva la testa come una bambina quando qualcosa non la convinceva. Forse per questo Brian Haner l'aveva amata? Non era una donna a quei tempi, non era neanche formosa, non era provocante, vestiva come una suora e leggeva tanti noiosi libri. Eppure anche lui l'amava, l'amava tanto. Lei era premurosa con lui, gli prestava attenzioni di cui aveva bisogno per colmare il vuoto costante intorno a sè. Non aveva famiglia, non aveva una casa, era un ragazzo strano e attivo che l'aveva stretta fra le braccia e le aveva fatto credere che fosse l'unica. Ma chi può davvero credere di essere unica in una popolazione così vasta come quella? Solo una sciocca. I fanali dell'auto restarono oscuri a mimetizzarsi nella sera, mentre passi svelti si erano apprestati a rincasare. La fiaccola aranciata della sigaretta si accese in quel buio assoluto, prima di morire lanciato via sull'asfalto. Jillian aveva varcato la soglia di casa e probabilmente avrebbe passato qualche secondo a rinsavire prima di mettersi a letto. Chissà se le era giunta la notizia: il suo Brian non sarebbe stato lì a prendersi cura di lei. Che peccato. Scese dall'auto con un tremolio alla gamba, gli faceva così male che la trascinò fino al pianerottolo dove sbirciò con la coda dell'occhio verso ogni angolo. Il cancello alto era ancora socchiuso, sapeva che la sua abitudine si prolungava finché non si sarebbe coricata, allora ne approfittò per sgusciare all'interno. Non era molto agile, gli ci volle un pò per salire i gradini ma poi si affiancò al portone poggiandovisi contro per ascoltare. Non c'era nulla, solo silenzio. Mark si accostò spingendo e cercando di girare la maniglia, ma era chiusa, avrebbe dovuto bussare? Oppure prendere il suo mazzo personale per farle una bella sorpresa?

-Principessa? Finalmente a casa.- bofonchiò. Sapeva che il suo tono era troppo basso e ovattato per sperare in una risposta ma sogghignò, come se la cosa lo divertisse al quanto: essere un'ombra, un sospiro di vento. Il tintinnio metallico dell'anello di chiavi riecheggiò nel vialetto disabitato, era come il suono di catene che cozzavano, di spade, di una gabbia d'oro che stava per sigillare il suo portoncino ovale. Oro ma pur sempre una gabbia. Quando il chiavistello combaciò perfettamente ci fu un momento di pausa, qualche secondo per darsi il tempo di respirare a pieni polmoni l'aria della notte. Sapeva di bruciato, ma forse era solo un pensiero che gli affiorava la mente o la causa dei forti pugni al viso. Non ci pensò troppo, aveva solo pochi minuti. Il pomello iniziò a rigirare su se stesso e questo fu il chiaro segno che quella porta non li avrebbe divisi, non l'avrebbe tenuta lontana da lui come le volte precedenti. Solo allora Jillian sobbalzò; si chiedette più e più volte se fosse stato il vento a scuotere i cancelli o a graffiare fuori dalla porta, ma quel particolare le diede la conferma che forse non era sola. Quasi le gambe diventarono molli sotto il suo peso, dovette farsi forza in un ultimo estenuante tentativo prima di dileguarsi verso la stanza da letto e chiudere la porta alle spalle con un giro di mandata, come se bastasse a renderla immune. Jillian annaspò, il suo fiato si assottigliava sempre di più, divenne un alito che sembrava spirare da un momento all'altro minacciando di lasciarla senza ossigeno. Indietreggiò senza perdere d'occhio il legno inciso, inciampando contro il caos, gli angoli del letto, oggetti sparsi in giro. Ci fu un tonfo, il rumore di passi sconnessi e scoordinati, che il suo cuore, quasi come se volesse tuffarsi fuori dal petto, monitorò a suon di battiti forsennati.

-Ti prego... ti prego... - piagnucolò a voce bassa, stesa a terra come se riuscisse ad unirsi al pavimento per scomparire. -N-non.. no.. no.. - si asciugò le lacrime con la manica della maglia e camminò carponi verso l'angolo del letto per pararsi dall'aura pesante che la stava schiacciando come un macigno.

-Possibile che hai ancora voglia di giocare? - Jillian sobbalzò, la voce di Mark era atona, quasi cordiale, dovette prendere un lungo respiro per impedirsi di urlare. -Apri questa porta Jillian, sono stanco di perdere tempo. - sentì spingere da fuori e battere contro la maniglia serrata. -Coraggio, apri questa porta. Siamo persone adulte, perché non chiarire una volta e per tutte?- La donna batté velocemente le palpebre per liberare gli occhi dalle lacrime, che le rendevano la vista offuscata fino a rigarle le guance. -Apri questa cazzo di porta! - non riuscì a trattenere un urlo debole, spaventata dai rantoli e dai suoni dei palmi che si scagliavano sulla superficie. -Va bene.. va bene.. Troverò un modo altrenativo.- Il suono dei passi zoppi e innatuali si allontanò di poco per poi tornare iniziando a colpire forte con qualcosa di pesante, finché non avrebbe fatto cedere la sua unica protezione fra mille schegge appuntite. -Hai sentito la notizia? Oh, sì che l'hai sentita. Chi è che ormai in tutto il mondo non sa che Brian Haner è al fresco a pagare per i suoi crimini? Dio, quanto si è esposto per te! Un vero martire! - Il cuore della donna accellerò fino a scoppiare, mentre si portava una mano alla bocca per evitare di gemere ancora. Brian arrestato? Voleva vendicarsi di lui continuando a perseguitarla, ormai stretti in una morsa che mai l'avrebbe allontanata da Mark. Cosa poteva fare? Cosa avrebbe potuto evitare che entrasse in quella stanza? Cosa voleva da lei?

-Incredibile quanto quell'uomo non sia cambiato di una virgola! In tutti questi anni non ha ancora capito quanto sforzo gli sia costato stare con una come te, ma quanto si è fatto male adesso? Avrà imparato la lezione spero! Sei davvero un pericolo, principessa. Ci manderai tutti all'inferno! - il crepitio violento cominciava ad inarcare la soglia della porta fino a farle emettere un suono stridulo, come un urlo soffocato di sofferenza. Jillian si asciugò gli occhi e i lati della bocca, raggiungendo l'angoliera ai lati del letto per afferrare il suo smartphone: le dita le tremavano così tanto che quasi non riusciva ad usarlo, continuava a sbagliare e riprovare finché non si appiattì con le spalle al muro attendendo che qualcuno rispondesse alla sua chiamata di aiuto.

-Cristo, sono due ore che cerco di mettermi in cont..-

-È quì... è quì..- Jillian emesse un lungo lamento che scoppiò in pianto. Era stanca, sfinita, non avrebbe affrontato Mark con la forza debole che le appesantiva le braccia.

-Chi?-

-Aiutami Matt, ti prego.. ti supplico.. è quì.. non so cosa voglia! Sta buttando giù la porta! - i colpi alla porta furono udibili dal microfono tanto che Matt sussultò e si rizzò in piedi di scatto afferrando la giacca.

-Sto arrivando! Dove sei? -

-A casa.. a casa..- emesse in un soffio quando riuscì a smettere di piangere, raggelata dalla porta della stanza che si spalancava e dalla figura affannata e imperlata di sudore dell'uomo. Il buio della stanza dove risiedeva lasciò spazio alla luce soffusa che proveniva dalla cucina; era un alone ombrato, caldo, che aveva circondato il corpo snello e mal messo di lui, voltatosi a sogghignare contro di lei rannicchiata al buio in un angolo.

Il labbro di Jillian aveva preso a tremare forsennatamente fino ad impedirsi di fermarsi, mentre lo guardava avvicinarsi a lei con un passo lento imbracciando la mazza da baseball della squadra del paese.

-Resisti, sto arrivando! - lo smartphone cadde al pavimento in un tonfo sordo, mentre la voce di lei si affievoliva, le moriva in gola, stretta fra le sue dita.

-Jill.. Jillian! -



Angolo dell'Autrice:

A qualche settimana di distanza eccovi quello che sembrerebbe essere il penultimo capitolo. Ringrazio chi con tanto affetto mi ha seguito, recensito, chi silenziosamente ha apprezzato la mia storia. L'argomento che ho trattato mi è stato tanto a cuore e tutt'ora lo trovo decisivo per sensibilizzare sempre più persone a combattere contro la violenza sulle donne; in questo caso in particolare la fan fiction è raccontata in modo molto soft, soprattutto con i nostri idoli quindi è stata resa più leggera possibile.

Comunque, dato che i ringraziamenti e le risposte a possibile vostre domande saranno poste solo alla fine, vi ringrazio ancora per essere arrivate/i fin quì.

Un abbraccio e a presto!

   
 
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