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Autore: Najara    18/10/2015    4 recensioni
Dal testo: "La teiera sul fuoco sibilò richiamando la sua attenzione. Guerra scese dalle sue gambe con un salto andando ad infastidire Morte che dormiva sul piccolo divano. Eris Schmerz si alzò con una smorfia nel sentire le giunture scricchiolare: non era più una ragazzina."
Tra libri e gatti Eris nasconde un grande dono, perché ci sono mostri che nutriamo noi stessi e di cui sono lei può liberarci.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ultimo capitolo, spero che la storia vi sia piaciuta! Buona lettura.

 

 

 

Il dolore e la morte sono parte della vita.

Rifiutarli è rifiutare la vita stessa.
Havelock Ellis

 

 

Quinto capitolo


Tutto era stato predisposto. Aveva chiamato la banca e messo tutti i risparmi di una vita, una bella sommetta, in un fondo universitario a nome di Danny. Il ragazzo non avrebbe più dovuto preoccuparsi del denaro per lo studio. Aveva poi lasciato i suoi libri alla biblioteca della prigione e il negozio ad una associazione per gatti randagi. Dei suoi gatti non si era preoccupata, sapeva che Danny si sarebbe occupato di tutti e quattro. Finite le formalità era uscita e aveva fatto una passeggiata. Il sole era caldo quel giorno e lei rimase seduta sulla panchina davanti al negozio per molto tempo.

“Salve”, si voltò e incontrò gli occhi dolci della giovane prostituta.

“Buongiorno”, disse allora lei e la ragazza le si sedette accanto.

“Non l’ho mai vista seduta qua fuori”

“Non lo faccio mai”

“Ma oggi è un giorno speciale…”, concluse per lei la prostituta. Eris si voltò a guardarla, questa volta per davvero. Vi era del dolore in lei, ma anche forza. Aveva visto molte cose brutte ma non aveva permesso che scalfissero il suo animo. La vecchia donna sorrise alla giovane.

“Già, oggi è un giorno speciale”. Si alzò e con un altro sorriso la salutò per poi rientrare al negozio.

Poco dopo Danny arrivò.

Aveva la faccia tesa e stanca di qualcuno che non ha chiuso occhio tutta la notte ma non le disse niente, invece prese lo spolverino e cominciò a pulire le superfici degli scafali.

Non dovettero attendere molto. Elisabeth arrivò puntuale. Con lei c’era suo figlio John che tra le braccia teneva una bambina di tre anni.

Entrarono nel negozio e il padre della bambina guardò Eris con paura. La paura di essere deluso.

“Ciao”. Nel silenzio generale fu la bambina a parlare, aveva una bandana rosa che nascondeva la perdita dei capelli e al naso un tubicino le portava ossigeno.

“Ciao”, rispose allora Eris, la guardò con un sorriso ma dovette reprimere un brivido nel vedere l’orrore tenebroso che aveva nel corpo. Polmoni, fegato, reni, intestino, niente era libero da quel cancro nero. “Come ti chiami?”, chiese alla piccola.

Eris”. Elisabeth si trovò gli occhi della vecchia Eris piantati contro. “Lo ha scelto la nonna”, continuò la piccola, ignara dello scambio che stava avvenendo tra le due anziane donne.

“E’ un bel nome”, disse solo lei, poi guardò il padre. “Quando l’avrò preso prendete la bambina e uscite. Avete capito bene?”

“Sì”, rispose solo John. Non c’era bisogno di dire che la bambina non doveva essere presente mentre lei moriva.

“Danny…”

“No, io rimango”. Eris sospirò poi guardò Elisabeth che scosse la testa decisa, chiudendo la discussione prima che incominciasse.

“Papà? Nonna? Cosa succede?”, chiese la piccola, che cominciava a percepire la tensione presente nel negozio.

“Andrà tutto bene”, rispose allora la nonna. “Ti voglio bene piccola mia”, disse, poi si abbassò per darle un bacio sulla fronte.

Eris annuì, era il momento. Sorrise guardando la sua piccola omonima poi afferrò quel dolore. Non appena lo toccò iniziò a bruciarla ma lei non lo lasciò andare. Strinse i denti e tirò ancora. Poi lo ebbe e lo accolse dentro di lei.

“Vai”, mormorò mentre il dolore la sommergeva. Il padre afferrò la bambina e quando fu in piedi la guardò.

“Grazie”, disse poi si voltò e uscì rapido.

“Donalo a me”. Danny entrò nel suo campo visivo e tese la mano.

“No”

“Sì, forza, sono un ragazzo forte, posso battere il cancro, lei era una bambina, non ne aveva la forza e tu sei vecchia ma io, io posso portarlo e vincerlo”. Danny la guadava con convinzione e Eris capì che aveva maturato quella decisione già la sera prima. Era un ragazzo dolce e gentile, un ragazzo forte ma troppo… morbido. Mentre lo capiva comprese anche che non avrebbe potuto dargli il suo dono. Tutti quei dolori lo avrebbero distrutto.

Si accasciò a terra e Danny la afferrò.

“Dammelo!”

“Danny, chiama un’ambulanza, per favore, non è così terribile come sembrava…”. Il ragazzo sgranò gli occhi e annuì poi corse a chiamare aiuto.

“E’ un bravo ragazzo…”, mormorò piano. Elisabeth si inginocchiò accanto a lei e le prese la mano.

“Gli hai mentito.”

“Sì, sto morendo, è troppo forte…”

“Dallo a me”

Elisabeth…”, disse solo lei poi alzò la mano accarezzando quel volto tanto amato.

“Non ho mai smesso di amarti, mai, nemmeno un secondo. Ho avuto la famiglia che volevo e c’era un vuoto in me. Se potessi tornare indietro non percorrerei la stessa strada”. Si abbassò su di lei e le depose un bacio sulle labbra. “Ora, ascoltami. E’ mia nipote ed è giusto che sia io a morire per lei, non tu. Avevo bisogno che lo facessi per salvarla ma ora ho bisogno che salvi me, dammi questo dolore. Non lasciarmi vivere con la colpa di aver ucciso la donna che amo”.

Era un bel discorso, Elisabeth era sempre stata dotata per i bei discorsi e questo doveva averlo preparato. Eris sorrise.

Elisabeth, non ho mai saputo impormi su di te…”. La donna sospirò di sollievo.

“Allora donami questo dannato cancro e tienimi tra le braccia mentre me ne vado”

“No”, disse lei. “Non sono più la donna che ti ha lasciato andare via senza fare nulla, sono vecchia e molto più saggia”. Ridacchiò ma fu presa da un attacco di tosse. Non appena riuscì a respirare di nuovo continuò: “Sei una brava nonna e una brava madre, hanno bisogno di te e io sono stanca. Permettimi di farti questo ultimo regalo, la vecchia Eris per la piccola Eris”.

Le lacrime scendevano lucenti dagli occhi di Elisabeth che scuoteva la testa senza però poter più dire niente.

“Sono qua!”. Danny entrò nel negozio assieme ad un medico e due barellieri.

Eris lasciò la mano di Elisabeth mentre veniva sollevata e messa sulla barella, il medico si affaccendava attorno a lei ma Eris vi badava appena, non vi era più dolore. Non c’era più nulla, le lacrime di Elisabeth, lacrime per lei, avevano lavato via ogni passata sofferenza.

Mentre usciva vide gli occhi sgranati dalla preoccupazione di Danny, gli occhi sofferenti e pieni di consapevolezza e di amore di Elisabeth, gli occhi curiosi della signorina Crowne e dei vicini attirati dalla sirena dall’ambulanza e poi vide i suoi: occhi pieni di compassione, occhi forti e dolci al contempo.

 

La bambina udì le urla e sobbalzò poi tornò a correre, lasciò la soffitta e corse in strada. Lei era lì, un gruppo di SS la stava trascinando contro il muro mentre uomini e donne urlavano e ridevano della stupida ebrea che credeva di potersi nascondere in una soffitta, sotto il loro naso.

Eris vide il plotone d’esecuzione formarsi, vide i fucili alzarsi e guardò la sua amica, Sarah, la giovane donna che le aveva insegnato il valore di un libro, che le aveva raccontato favole e sogni. Aveva occhi forti e dolci, occhi di compassione per lei che doveva assistere ad uno spettacolo simile. L’ebrea tese la mano verso di lei e in un gesto spontaneo lei tese la sua. I fucili fecero fuoco ed Eris non fu più una bambina.

 

Eris alzò la mano verso la giovane prostituta e sorrise, la ragazza alzò il braccio in un gesto spontaneo e lei le consegnò il suo dono, così come le era stato donato. Poi alzò gli occhi al cielo e sorrise.

 

  
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