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Autore: piccolo_uragano_    22/10/2015    4 recensioni
Il ragazzo sorrise, e a Felpato sembrò di guardarsi attraverso un specchio che lo ringiovaniva di vent'anni.
Sirius guardò suo figlio, e gli sembrò già troppo grande. "Ma non lo vedi, Robert? La neve se ne frega."
---
Spin-off sulla vita del primogenito della nuova generazione Black, Robert Sirius. Perché forse esistono dei Black che non sanno mentire.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Weasley, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio, Sirius Black, Un po' tutti | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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Ed era tipo 'che ci importa di domani', 
stringimi le mani.
Ma i baci non risolvono i problemi,
ora non ci sei, domani è già arrivato.
E brucia dentro, sai? 
(Domani - articolo 31)

 
Alex, improvvisamente, sentì come se un terribile mostro stesse giocando a strizzare il suo utero – ed il suo bambino.
Si contorse, cadendo dalla poltrona blu su cui stava,in Sala Comune, senza riuscire a respirare.
No.  Riuscì solo a pensare. Non adesso.
Era l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Pasqua: come d’accordo, lei e Robert stavano vivendo il legame che li univa come se avessero avuto a disposizione tutto il tempo del mondo, ma senza fare progetti. Vivevano ogni momento, ogni sguardo, ogni sorriso. Svariate volte, lei era anche rimasta a dormire abbracciata a lui, alla Torre Grifondoro. Ma mai un bacio, mai una carezza, mai niente che implicasse un futuro. Mai niente che mostrasse per loro un ‘domani’, perché appartenevano a due mondi opposti, e lo sapevano bene. Erano come due pianeti che erano rimasti a guardarsi per qualche secondo, ma, in poco tempo, ciascuno avrebbe ripreso a roteare attorno alla sua orbita, ciao ciao e grazie tante.
Mentre cercava di rimettersi in piedi, un paio di ragazze del quinto anno corsero verso di lei.
“Tutto bene?” domandò la prima.
Alex, istintivamente, le afferrò il braccio, stringendolo fino a farle male, perché si sentiva soffocare e non riusciva a parlare.
Senza volerlo, pensò a sua madre. Sua madre era morta. Era morta  quando lei era piccola, sua madre era solo un ricordo, sua madre non sarebbe mai tornata: allora, perché pensò a lei?
Sua madre era bionda, pensò di un biondo puro, genuino, come lo era lei. Sua madre rideva un po’ come ridono i bambini, per ogni piccola cosa, sua madre rideva con lei, sua madre un giorno era uscita e non era più tornata.
Cosa più importante, sua madre le aveva sempre detto che l’amore è ciò che fa girare il mondo. Le aveva augurato di innamorarsi, di svegliarsi accanto alla persona giusta per il resto della vita, di non pentirsi mai delle scelte fatte per amore.
Però, sua madre era morta.
La ragazza a cui aveva stretto il braccio, lentamente, la aiutò a rimettersi seduta.
Sua madre era innamorata di suo padre.
Ma suo padre si era risposato, aveva avuto altri bambini, aveva una nuova persona che si svegliava accanto a lui, la mattina.
La verità, era che a suo padre era stata portata via sua moglie, il suo grande amore. Non si erano lasciati, non avevano cessato di amarsi: semplicemente, anche, loro, erano due pianeti ben diversi, destinati a rimanere l’uno accanto all’altro solo per un breve periodo.
Esattamente come lei e Robert.
Immediatamente, sentì una fitta e si contorse, urlando, trattenendo la pancia tra le mani.
“Ehi, ehi, va tutto bene, tutto bene!” le sussurrò la ragazzina, facendola stendere.
“Ora ti portiamo in Infermeria, okay?” domandò l’altra.
Alex scosse la testa, come se avesse appena detto una cosa gravissima. “Due … ‘mane … ancora!” ansimò.
“Okay, ma non possiamo lasciarti qui.” Le rispose la prima ragazzina.
“Black.” Sussurrò Alex. “Chiama Robert Black.”
E le sembrò di vedere una luce, davanti a sé. Serrò gli occhi, e smise di sentire dolore.

“Robert Black!” strillò la giovane Corvonero, catapultandosi nella Sala Comune di Grifondoro, una volta ingannata la Signora Grassa.
Trovò Robert seduto sul divano rosso, con Harry Potter e Hermione Granger, a ridere di gusto.
Il giovane Black mosse leggermente la testa, sorridendo alla nuova arrivata. “Ciao.” Le disse, con tono gentile. “Sembri sconvolta. C’è qualcosa che possiamo fare per te?” 
“Alex Dixon sta male, ha perso i sensi, e …”
Robert scattò in piedi, catapultandosi davanti alla ragazzina. “Dov’è?” domandò, a pochi centimetri da lei.
“In Sala Comune, credo, dobbiamo …”
“Andiamo.” Disse subito. Afferrò il polso della ragazzina con la cravatta blu e gli occhi spaventati, e, rivolgendo a suo fratello Harry uno sguardo terrorizzato, uscì dalla Sala Comune.
Un passo di Robert, erano due passi della povera Corvonero: per questo, in pochi secondi lei si ritrovò a correre, mentre lui camminava velocemente senza il minimo sforzo.
Sua madre aveva passato dieci anni a ripetergli che lei e suo padre si amavano davvero. E lui aveva fatto del suo meglio per crederle: lui era lontano, e dire di amare qualcuno che non c’è da anni, sarebbe come aspettarsi che Piton si mettesse a ballare la macarena sul tavolo degli insegnanti.
Ma quando lui era tornato, quando Martha Black era riuscita a liberare suo marito, Robert aveva capito che sua madre aveva sempre detto il vero: quei due erano amore puro. Non c’era niente di più vero di loro due: si prendevano in giro, si dicevano le cose in faccia, ridevano, litigavano, urlavano, ma erano sempre pronti a mettere da parte l’orgoglio per potersi riappacificare con l’altro, erano sempre disposti a domandare ‘scusa’, a modo loro, per non dover fingere di tenere il broncio. Avevano affrontato una guerra, una gravidanza inaspettata, tanti cari morti e Martha si era ritrovata con un figlio da crescere e incinta di poche settimane. Nonostante questo, mai, mai aveva dubitato dell’amore che legava lei e Sirius.
Ed era così che Robert, in quel momento, si rese conto di amare Alex.
Certo, era diverso. Era tutto diverso, in ogni modo. Prima di tutto lui era più giovane, era inesperto in fatto di amore, era anche più giovane di lei e lei avrebbe presto dato alla luce il figlio di un altro: ma mai, mai Robert avrebbe dubitato del legame che univa lui e Alex.
Era perfettamente consapevole, però, che come Sirius e Martha si erano costruiti una vita, lui e Alex avrebbero dovuto dirsi presto addio.
Lei avrebbe cresciuto suo figlio, e lui avrebbe terminato gli studi, tirando avanti con la sua vita, cercando di dimenticarla e cercando di non pensare a come sarebbe stato se lei non avesse mai aspettato quel bambino, che ora, probabilmente, stava per nascere.
Anche lei, a modo suo, lo amava: ne era sicuro. Il sentimento che lo tormentava, era troppo forte per essere univoco. Lei non lo avrebbe mai ammesso, non lo avrebbe mai detto a nessuno, nemmeno a sé stessa, ma lei, in qualche modo, lo amava.
Neanche lei, però, lo amava come si amavano Sirius e Martha: lei lo amava senza saperlo, perché lei soffocava quel sentimento, in vista del momento in cui si sarebbero dovuti salutare per sempre, e riprendere le proprie strade per sempre.
Fu per questo che, quando Robert mise piede nella Sala Comune Corvonero, si inginocchiò ai piedi del divano sul quale lei era sdraiata, priva di sensi.
“Alex?” la chiamò.
Lei nemmeno si mosse.
Ma lui era un Black, e lasciarsi prendere dal panico era assolutamente fuori discussione. Lentamente, lasciò passare un braccio dietro alle sue ginocchia e uno dietro la sua schiena, e, memore di notti passate abbracciati, la sollevò. Aveva le lacrime agli occhi, ma fu bravissimo a nasconderlo.

Robert posò Alex su un letto dell’Infermeria, mentre Madama Chips iniziava a blaterale delle formule, chiedendo contemporaneamente alle due Corvonero cosa fosse successo. Loro le raccontarono la stessa storia che avevano raccontato a Robert mentre scendevano le scale: semplicemente, aveva iniziato a stare male ed era scivolata dal divano, poi aveva perso i sensi.
Madama Chips scosse la testa. “Oh, se solo mi avesse dato ascolto!” esclamò.
Robert si irrigidì. “Madama Chips, c’è … qualcosa che non va?”
“Oh, si, signor Black: la tua amica è davvero testarda!” rispose la donna, infilandosi dei guanti di gomma.
“C’è qualcosa che io non so, Poppy.”
La chiamò per nome, in memoria di tutti i pomeriggi che da bambino aveva passato in attesa che lei gli sistemasse lividi, ossa rotte e slogature.
“Immagino di si, Robert.” Replicò la donna. “Immagino che la tua amica non ti abbia detto di avere la placenta previa, o no?”
“Io non so nemmeno che vuol dire.” Ammise il ragazzo.
“Beh, significa che Alex e la bambina rischiano grosso.”
Badando solo all’istinto, Robert si chinò sul capo di Alex.
Era un pensiero orribile, e se ne vergognò come un ladro, ma … se la bambina non ce l’avesse fatta, loro avrebbero avuto una possibilità. Certo, Alex difficilmente si sarebbe ripresa, difficilmente avrebbe superato la cosa, ma a loro sarebbe stata data la possibilità di coltivare quel qualcosa, di parlare di un domani.
Immediatamente, però Robert si rese conto che se Alex avesse perso la bambina ora, non sarebbe stata più lei. Si sarebbe spenta, perché si sarebbe sentita in colpa, per non essere riuscita a proteggere la sua creatura.
“Amore mio, ti prego … ti prego, sii forte. Siate forti.” Le sussurrò.
Alex, improvvisamente, mosse un poco la testa. “Robert?” domandò, ad occhi chiusi.
Lui le baciò una tempia. “Sono qui.” Sussurrò.
“Robert, non voglio che mi lasci andare.”
Poi, perse i sensi di nuovo.
Madama Chips la risvegliò rapidamente con una pozione, mentre borbottava che al San Mungo avrebbero potuto fare di meglio. “Alexandra, mi servi sveglia.” Le ordinò.
Lei aprì leggermente gli occhi. “Che cosa è successo?”
“Sei peggiorata.” Le comunicò Madama Chips con freddezza. “Come avevo previsto.”
“E quindi?”
“Quindi, mi avresti dovuto dare ascolto!”
Alex ignorò anche quella provocazione. “Adesso, cosa facciamo?”
“Un cesareo di fortuna.” Comunicò l’infermiera. “E ti proibisco di lamentarti.”
“Non mi sono mai lamentata in vita mia, Madama Chips, non inizierò ora.” Poi si voltò leggermente verso Robert. “Tu che cosa fai?”
“Io resto.” Rispose lui, in tutta sincerità. “Resto qui con te.”
“Non devi.” Gli disse lei, con voce flebile. “Non devi, non …”
Ma Robert, senza nemmeno pensarci, aveva approfittato della sua debolezza per sollevarle leggermente la schiena e sedersi alla base del suo letto, lasciando che lei appoggiasse le spalle e la schiena al suo petto. Si erano seduti moltissime volte così, ma mai lui le aveva afferrato le mani e baciato le tempie in quel modo. “Io resto, Alex.” Le sussurrò, mentre Madama Chips le addormentava le gambe.
“Perché lo fai?”
“Non è evidente, razza di sbadata?” scherzò lui.
“No. Non è mai evidente.” Rispose lei. “E forse ora ho bisogno che tu me lo dica.”
Perché? Aveva senso dirle che l’amava? Ad ogni modo, lei l’indomani se ne sarebbe andata. Avrebbe avuto quel futuro che si meritava, con la bambina che stava per nascere, dandole tutto l’amore di cui era capace. L’amore di Alex era anche un po’ l’amore di Robert: lui le aveva insegnato a credere di nuovo nel mondo e a stupirsi della vita come lei aveva smesso di fare da anni.
Ad ogni modo, loro non avevano il domani che lui sperava.
“No.” rispose lui. “Non è questo il momento.”
“Non lo dici per la storia del futuro, vero?”
“Non è il momento, Alexandra.” La riprese lui.
“Okay.” Disse  lei, mentre gli stringeva la mano. “Okay, allora lo dico io, cosa ne pensi?”
“No. Ora devi pensare alla bambina.”
Lei sembrò perplessa. “Come sai che è femmina?”
“Lo ha detto Poppy mentre eri svenuta.”
“Oh, dannatissimo Merlino! Doveva essere una sorpresa!”
Madama Chips la fulminò con lo sguardo, dopo la bestemmia. “Bene, iniziamo.” Annunciò, posizionandosi davanti a lei.
“No, no, aspetti!” la bloccò Alex. “Non … non gli ho detto che non importa del domani che non abbiamo, non importa. Sono i ricordi che abbiamo costruito in questo mese che contano, perché me li porterò dietro sempre e perché … perché ti amo, Robert, e …”
Lui le posò l’indice sulle labbra. “Sssh.” Le disse. “Non sforzarti.”
“No, no, lasciami finire.” Disse lei ansimando. “Non importa di ciò che non potremo mai avere, Robert, non importa, perché mi hai insegnato a vivere di nuovo e non ti ringrazierò mai abbastanza.” Poi esitò. “Okay. Ho finito, tocca … tocca a te.”
“Tocca a me?” Lei annuì. “Ti amo anche io, Alexandra.”
I loro sorrisi furono qualcosa di indescrivibile.
“Ma rimango dell’idea che questo non fosse il momento giusto.” Aggiunse lui.
Alex si rivolse a Madama Chips, facendole segno di procedere, mentre Robert si rendeva conto che quello, per loro, non era altro che l’inizio della fine.
E, nonostante tutto, sorrise. Strinse le mani di Alex, assaporando il momento come meglio poté, come gli aveva insegnato Remus, perché lui non faceva altro che ripetere a lui e a Kayla che gli unici momenti importanti nella vita di una persona, sono i momenti che ti tolgono il respiro.
Così, pensando a Remus e alle sue lezioni di vita, afferrò le mani di Alex e la strinse più forte che riuscì, mentre le baciava la tempia, e sentì chiaramente che lei stava tremando. “Va tutto bene.” Le sussurrò.
Lei, senza dire niente, gli afferrò anche l’altra mano, mentre Madama Chips sistemava quanto necessario per il cesareo urgente, la McGranitt faceva il suo ingresso e Alex iniziava a sudare freddo.
“Ho paura, Robert.” Sussurrò lei.
“E di cosa?”
“Di non essere all’altezza.”
Robert sorrise, con il volto posato sui capelli di lei. “Tu sei fortissima, Alex. Ti prego, non dubitarne mai.”
Madama Chips la anestetizzò con un veloce incantesimo non-verbale.
Alex strinse le mani di Robert, accovacciato sotto la sua schiena. Senza volerlo, pensò a tutto ciò che non sarebbero mai stati. All’amore che non sarebbe mai stati in grado di darsi reciprocamente, perché lei se ne sarebbe andata, con quella bambina, e lui era giovane, ingenuo, aveva una vita lì e non meritava di rovinarsela per lei.
Che ci importa di domani?” sussurrò lei.
Stringimi le mani.” Rispose lui, mentre lei, improvvisamente, si rese conto di averle lasciate.
Le riafferrò velocemente, mentre Madama Chips le tagliava la pancia con la punta della bacchetta a pochi centimetri dalla pelle, ma lei non poteva vedere, perché la pancia era troppo grande e il sangue la disgustava.
Robert sarebbe tornato a casa per le vacanze di Pasqua, mentre lei sarebbe andata a cercare il padre di quella bambina, in Germania, perché era così che doveva essere e loro due erano solo un errore. Un meraviglioso errore. Era la vita, la terribile e meravigliosa vita, ecco, avrebbe voluto dire a Robert che era colpa della vita, che avrebbe voluto davvero cercare di dargli ciò che meritava.
Quasi immediatamente, dal piccolo taglio inciso sulla pancia di Alex Madama Chips estrasse una testa piena di riccioli neri, e a seguire un corpicino, esile, tremante, nuovo.
Alex sentiva il suo cuore battere all’impazzata e rimbombare nella testa, e sotto di lei sentiva il cuore di Robert battere allo stesso modo.
La nuova arrivata spalancò la bocca e iniziò a piangere, riempiendosi i polmoni di quella vita nuova, di quell’aria di novità, e quando Madama Chips la avvolse in una salvietta e la mise in braccio a Alex, la neo mamma scoppiò a piangere, senza smettere di ridere.
“Oh, ma sei … sei bellissima, vita mia.”
In quel momento, Alex si rese conto che in quella bambina era racchiusa l’essenza stessa dell’essere, e mentre Robert le guardava, si rese conto che era appena nato un legame indissolubile, che la ragazza che amava era ormai diventata una donna, una mamma, ed era bella almeno quanto la bambina.
“Robert, guarda … guarda com’è bella.” Gli sussurrò.
Lui le accarezzò una manina. “Sei bellissima, piccola.”
“Conosci … conosci un nome che significhi vita?”
Lui aveva guardato mille volt il libro dei nomi di sua madre. “Zoe.” Rispose, sicuro. “Zoe significa vita.”
“Ciao, Zoe Dixon.”sussurrò lei. “Benvenuta al mondo.” Sorrise, accarezzandole la guancia. “Sai, fa un po’ paura il mondo qui. Ci sono mille perché, ma quasi sempre la risposta è dentro di te. Avrai voglia di crescere in fretta, per provare che tutte quelle belle teorie non sono vere, che non sempre va tutto come vorremmo, e spesso il mondo gira al contrario. Crederai di esserti innamorata di un ragazzo che ha il cervello grande quanto una nocciolina, ma poi … poi arriverà l’amore, quello vero, con un paio di occhi grigi belli da fare spavento, l’anima limpida e valori da vero Grifondoro. Ti innamorerai di lui senza accorgertene, e ti auguro che la vita sia giusta con voi, piccola, perché con me e il mio amore non lo è stata.”
Robert la ascoltava, guardando la bambina e figurandosi la sua vita accanto ad Alex.
Lei si voltò verso di lui, spostando leggermente la schiena. “Vorrei che tu la prendessi in braccio.”
“Alex, è la tua bambina.”
“E tu fai parte di me.” Replicò lei secca.
Allora lui si alzò, e si rimise a sedere sulla sedia che stava accanto al letto. Alex, delicatamente, gli porse la bambina. Lui sentì la paura chiara di farle del male, di spezzarla. Era così piccola, così fragile, e lui si sentiva anche troppo debole ed in balia delle emozioni, in quel momento.
Prese la bambina tra le braccia, e Alex gli posò una mano sul viso. Lui alzò lo sguardo e lei, delicatamente, gli posò un bacio sulle labbra, al sapore di lacrime e vita nuova.
“Non dimenticarti mai di noi, okay? Tienici dentro.”
Lui annuì, tornando a guardare il piccolo miracolo che teneva tra le braccia. “E tu non ti dimenticare che ti ho amata, ti prego.”
“Oh, Robert.” Disse lei. “Non potrei mai, mai farlo.”
Mentre rimanevano a guardarsi, un’infermiera bionda del San Mungo entrò in Infermeria, annunciando a Madama Chips che avrebbero dovuto portare ‘la ragazza e la bambina’ al reparto maternità dell’ospedale, perché il parto andava registrato e le due sarebbero rimaste li qualche giorno.
Alex guardò Robert, passandogli una mano nei capelli, consapevole che quello era il momento dell’addio.
Madama Chips prese la bambina, e Robert si sedette sul letto di Alex, baciandola di nuovo, lasciando che una lacrima salata gli rigasse il volto.
Le prese il viso tra le mani e le premette sulle labbra un ultimo bacio. “Abbi cura di te, tesoro, okay?”
Lei annuì. “Non smettere mai di ridere, di scherzare, e di gioire. Non dimenticarti che qualsiasi cosa succeda, tu sei forte, e ti prego, ti prego, non lasciarti cadere. Fai strage di cuori ma ogni tanto, guarda le stelle e pensami, okay?”
Lui annuì. “Addio, Alex.”
Ma lei era già sparita, assieme al letto, alla bambina e all’infermiera.

Robert cercò con lo sguardo sua madre e suo padre, nella folla della stazione, assieme a Fred e George, che, senza dire niente a nessuno tranne i genitori di Robert, avevano promesso ad Alex che avrebbero cercato di farlo ridere il più possibile. Immediatamente, Martha Black aveva proposto ai gemelli di passare le vacanze di Pasqua da loro, e i due Weasley avevano accettato: non solo volevano molto bene a Robert, ma gradivano la compagnia della sua famiglia.
Il giovane Black era stato invitato a lasciare l’Infermeria, dopo la partenza di Alex, e mentre si allontanava, aveva notato per terra un braccialetto di stoffa di ogni colore: era il braccialetto della fortuna di Alex. Senza pensarci, se lo era rilegato al polso con un incantesimo di Adesione Permanente. Hermione gli aveva fatto notare, poche ore dopo, che certi incantesimi non andavano applicati agli esseri umani, ma lui non l’aveva ascoltata. Quel braccialetto era tutto ciò che gli rimaneva di Alex, insieme al libro della gabbianella e il gatto.
Ma, in quel momento, nella folla della stazione, notò una scritta rossa fuoco sul muro, che brillava sopra le teste delle persone.
Che ci importa di domani? Stringimi le mani.
 
A chi ha seguito questa storia, a chi segue solo la principale della serie, a chi legge e non lo dice, a chi ama e non può dirlo.
Grazie di tutto.

 
   
 
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