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Autore: LysL    01/11/2015    2 recensioni
{Corazon}{Child!Law}
Dal testo:
«È una festa, Law! Devi divertiti!» continuò l’altro, abbassandosi alla sua altezza, accovacciato.
«Non mi piace questa festa, allora. E non vedo perché debba piacermi per forza.» [...]
«A tutti i bambini piace Halloween!» Esclamò scandalizzato Corazón.

La storia partecipa al One Piece Halloween Event indetto sul gruppo facebook EFP - Fandom One Piece
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Corazòn, Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nessuna festa è poi tanto male, se con te ci sono le persone giuste 
 
{Corazon}{Child!Law} «A tutti i bambini piace Halloween!», non ai Mostri Bianchi
 
 
Trafalgar Law non aveva mai amato le feste. Era una persona solitaria, e preferiva passare il tempo in compagnia di un bel libro scientifico, o a testare sul campo, dissezionando rane e qualunque altra cosa gli capitasse tra le mani; le feste erano rumorose, caotiche, il chiacchiericcio gli faceva ronzare le orecchie, e le lucine intermittenti delle bancarelle gli procuravano un mal di testa perforante.
Però c’era stato un tempo in cui Law ci andava comunque, se non per amore dell’atmosfera gioiosa e calda, allora per poter rendere felice sua sorella Lamy. Non sarebbe mai riuscito a sopportare di essere la causa di un broncio, amava troppo il sorriso della sua sorellina, anche se non l’avrebbe ammesso ad alta voce nemmeno se gliel’avessero chiesto.
Da tre anni a quella parte, tuttavia, non aveva più partecipato ad eventi del genere. Un po’ perché non ne aveva avuta l’occasione, ma soprattutto perché non aveva più trovato un motivo per cui valesse la pena farlo. Qualcuno per cui valesse la pena farlo.
E non capiva come si fosse ritrovato con la faccia impiastricciata dei trucchi di Cora-san, a camminare tra la folla chiassosa e pressante, con il suddetto adulto che gli trotterellava alle calcagna.
Masticò un’imprecazione, alla vista di Cora-san che si guardava in giro con gli occhi spalancati di un bambino, inciampando dappertutto, visto che si ostinava a tenere il naso puntato verso le lanternine a forma di pipistrello che pendevano tra una casa e l’altra. Era riuscito anche a darsi fuoco due volte, per osservare da vicino due grandi zucche spolpate e intagliate in modo da rappresentare una smorfia ghignante. Ovviamente, era toccato a Law il compito di spegnere il fuoco di cui l’altro non s’era affatto accorto.
In quel momento l’uomo, vestito per l’occasione da zombie (particolarmente credibile, nonostante l’onnipresente giacca di piume nere), con tanto di vestiti strappati e pelle cadente, si era fermato di fronte ad un negozietto di dolci, e stava pagando un paio di zucche-leccalecca, Law a pochi metri da lui, imbronciato come al solito nel suo vestito da vampiro, che comprendeva anche canini finti, rivolo di sangue sul mento e un mantello scuro che lo copriva dal collo ai piedi come una tenda.
Inutile dire che se avesse potuto, si sarebbe strappato di dosso quella roba e se ne sarebbe andato; anche se non è che avesse proprio un posto dove andare, considerato il tipo di vita che facevano lui e Cora-san, tuttavia ovunque sarebbe stato meglio di lì. C’era un’aria troppo festosa e troppi sorrisi.
«Non provarci nemmeno!»
Law stava quasi per togliersi i canini di gomma, che lo facevano sbavare e gli tenevano la mascella in una posizione innaturale, quando la voce alterata e offesa di Corazon lo raggiunse e lo fece paralizzare con la mano a mezz’aria e la lingua poggiata alla base di quella roba, pronto già a fare pressione e lasciarla cadere sul palmo aperto.
Alzò lo sguardo, lentamente, sull’uomo, solo per trovarlo con il labbro inferiore sporto all’infuori, in un’inconfondibile espressione corrucciata. Law fece una smorfia: gli faceva un po’ senso con la faccia tutta verde e con i pezzi di carta colorati di rosso appiccicati di sopra, come ferite aperte; era più strano del solito, ma restava lo stesso Cora-san di sempre, quindi, abbassando di nuovo gli occhi, sputò via la protesi gommosa, che gli atterrò sulla mano.
«Law!» lo sentì protestare.
«Mi danno fastidio.» Rispose allora, prima di cominciare a camminare verso una zona meno caotica. E non solo quelli gli davano fastidio. Gli dava fastidio la festa, quella roba appiccicosa che Cora-san gli aveva messo sul mento per ricreare il sangue, l’odore di zucchero, quello stupido mantello che non gli permetteva di muoversi bene e, ultimi ma non ultimi, i sorrisi di quelle persone. Non gli trasmettevano alcuna gioia, solo la violenta voglia di spaccare qualcosa.
La voce di Corazon gli giungeva ancora alle orecchie, mentre si fermava il un vicolo più stretto e buio degli altri, lontano dalla bolgia. Dei passi pesanti e il rumore di uno scivolone gli fecero capire che Cora-san gli era venuto dietro; non che si aspettasse qualcosa di diverso, quell’uomo poteva essere davvero insistente quando voleva.
«Andiamo, Law! Torniamo di là, altrimenti ci perdiamo tutto il divertimento.» Fu la prima sua argomentazione, seguita da uno sguardo implorante che Law aveva imparato a riconoscere.
«Umpf.» Fu invece la monosillabica riposta del ragazzo, ugualmente coordinata ad una delle sue solite occhiatacce.
«Ehi! Guarda, ho comprato anche dei leccalecca!» Glieli sventolò di fronte al naso, in un tentativo di provocargli una qualche reazione più entusiasta.
Law seguì con lo sguardo il movimento ondulatorio dei dolciumi. «È una festa, Law! Devi divertiti!» continuò l’altro, abbassandosi alla sua altezza, accovacciato.
«Non mi piace questa festa, allora. E non vedo perché debba piacermi per forza.» Senza osare alzare gli occhi, Law ribatté ancora, mentre un secondo fiotto di rabbia gli cresceva nel petto. Perché non riusciva semplicemente a capire e lasciarlo in pace almeno per una volta?
«A tutti i bambini piace Halloween!» Esclamò scandalizzato Corazon. Law strinse i pugni sotto il mantello, e digrignò i denti. Gli ci volle tutta la sua forza di volontà per non tirare un cazzotto in faccia a Cora-san. Lo sapeva, sapeva benissimo che lui voleva solo la sua felicità, e che voleva aiutarlo. Sapeva che persona buona fosse in realtà Donquijiote Rocinante, ma in quel momento non bastava. Lo stava trattando come un bambino capriccioso, non come individuo, non come sopravvissuto di Flevance.
Law alzò finalmente lo sguardo su Corazon. «Io non sono “tutti i bambini”. “Tutti i bambini” non hanno visto cadere la propria città sotto i loro occhi. “Tutti i bambini” non hanno dovuto far nascondere la propria sorella dentro un armadio per paura che la uccidessero, senza riuscire nemmeno a salvarla. “Tutti i bambini” non hanno visto la loro mamma e il loro papà in un lago di sangue, con i fori dei proiettili sulla schiena. Non sono stati emarginati, temuti, braccati, trattati come mostri.» non aveva urlato, non aveva pianto. Si era ripromesso di non farlo più, non ripensando a quello che era accaduto. Aveva pianto troppo e le lacrime non avevano risolto nulla.
Cora-san restava zitto, fissandolo negli occhi grigi e spenti. Law prese fiato. «Io non sono “tutti i bambini”, sono un Mostro Bianco, Cora-san, fattene una ragione.»
Rimasero a fissarsi, Law con il volto truccato di bianco, a simulare il pallore dei vampiri, sul quale tuttavia si intravedevano ancora le macchie di bianco causate dalla malattia; Corazon con le labbra strette in una linea, gli occhi ancora fissi in quelli del bambino.
Fu la seconda volta che Law vide Cora-san piangere. Lente e silenziose lacrime gli scorrevano sulle guance, sciogliendo il trucco verde.
Cora-san cadde sulle ginocchia e il momento dopo aveva chinato la testa, e gli stava chiedendo perdono. Ancora.
«Lo so. Lo so, Law…» Sussurrò, lo sguardo nuovamente alzato. «Io… Puoi perdonarmi?»
Le ultime parole furono quasi inudibili.
Law non sapeva niente di Corazon. Non sapeva quanto si fosse rivisto in quelle sue parole, non sapeva quanto avessero in comune, nonostante la differenza d’età, di provenienza, di esperienza; però quel pianto muto, disperato e triste, aveva sciolto il guscio di rabbia che gli stringeva il petto, e una piccola e pallida mano si posò sulle spalle coperte dalle piume, stringendo debolmente.
«Cora-san…» sussurrò, per far sì che l’adulto alzasse gli occhi. Corazon lo fece, frenando le lacrime, il labbro inferiore tremante stretto tra i denti.
«Ti perdono, Cora-san.» continuò, le dita che stringevano la presa sulla spalla.
La cosa successiva a quelle parole flebili, fu un abbraccio di piume nere che odorava di pianto e comprensione, un abbraccio al quale Law si abbandonò come non faceva da troppo tempo, permettendosi di essere fragile e lasciando che gli altri facessero gli adulti. Fu il ragazzino orfano, che aveva visto troppo dolore nella sua breve vita, per quei pochi minuti.
Poi Corazon si scostò, e gli sorrise, con tutto il trucco sciolto e pasticciato, ma gli sorrise, e Law si lasciò prendere la mano, finalmente in pace e pensando che forse quella strana e stupida festa di Halloween non doveva essere poi così male, se affrontata con la persona giusta al tuo fianco.
 
 
 
Note dell’autrice:
Salve!
Perché ho scritto tutto ciò? Non lo so, e in realtà non credo di volerlo sapere. Halloween dovrebbe portare caramelle e gggioia e io invece scrivo queste cose. Bene.
Però il prompt era quello che era (Tu che hai inventato questo prompt, chiunque tu sia, io ti amo) e io dovevo scriverci qualcosa per forza, perché quando si tratta di parlare di un Law bambino io sono sempre in prima linea.
Ringrazio le ragazze ed il ragazzo (sì, ne abbiamo solo uno per ora) del gruppo facebook EFP – Fandom One Piece per aver ideato la challenge, aver contagiato tutti con il loro entusiasmo, e per essere così fantasticamente fantastici ogni singolo giorno.
Un grazie speciale va, come sempre, al mio tesoro, alla mia ancora e mia praticamente-beta Zaira, ossia _Lady di inchiostro_, che ha l’onore (lei dice, ma io credo sia più un fardello) di leggere le mie storie in anteprima, che sopporta i miei complessi e mi rimprovera e mi dà a ragione della stupida, ma che riesce sempre a trovare le parole giuste per tirarmi su ed aiutarmi. Non so come farei senza di lei <3
Detto questo, spero che questa storia sia piaciuta almeno un po’, e ringrazio chiunque abbia letto, e spero che vorrete farmi sapere cosa ne pensate (soprattutto riguardo la caratterizzazione dei personaggi, che sono incapace di giudicare quando riguarda qualcosa scritto da me). 
LysL

  
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