Fanfic su attori > Orlando Bloom
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Autore: NiNieL82    02/11/2015    2 recensioni
Edith ha lasciato Kendal per tornare a Londra. Lo ha fatto per Ella e Dave, suoi figli; lo ha fatto perché ha capito di non poter scappare per sempre dalla decisione più importante della sua vita: decidere se stare con Orlando Bloom, padre dei suoi figli e fresco di divorzio da Miranda Kerr, oppure tornare ad essere la moglie di Jude Law, che ha sposato un anno prima.
In un susseguirsi di vicende e di emozioni, la vita e la via che Edith deve seguire si spiana lentamente davanti ai suoi piedi, mettendola come sempre alla prova, alle volte confondendola.
Chi sceglierà Edith? A chi darà il suo cuore?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie ' I was born to love you.'
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Capitolo 12: Bentornati.


C'è qualche cosa di tranquillizzante nell'alba. Forse il silenzio che segue la notte, lo stiracchiarsi sonnacchioso di ogni finestra che si sveglia per vivere un nuovo giorno.

Quell'alba, per Edith, segnava l'inizio di una nuova giornata, difficile, ma comunque un nuovo giorno ancora da vivere con sua madre.

Camminando per le strade silenziose, Edith, teneva il bavero della giacca, mentre una silenziosa Liverpool Street cominciava a riempirsi di pendolari, uomini d'affari e gente di ogni tipo che si apprestava ad iniziare una nuova giornata lavorativa. Entrò in uno dei tanti coffee shop che stavano aprendo e prese un caffè nero bollente. Si mise a sedere su di un tavolo e si guardò intorno con aria persa, pensando a tutto e non pensando realmente a niente.

Quella notte era stata lunghissima. Sua madre era stata molto male e i dottori erano stati altrettanto realistici: non le rimaneva molto da vivere. Alternandosi al suo capezzale, tutti e tre figli e il marito avevano vegliato su di lei, che ignara dormiva beata. E nei momenti di silenzio, quando Edith rimase a guardare la madre, sciupata, coperta dal lenzuolo bianco sentì dentro di sé aprirsi un baratro che la stava separando dal resto del mondo e che aveva creato un muro invisibile che la divideva anche da quelle persone che consumavano allegre la loro colazione in quel momento che era lontana dal reparto di oncologia dove sua madre era ricoverata.

Si stava guardando attorno, chiedendosi se fosse il caso di chiamare o no Rachel quando la sua attenzione venne attirata da una rivista patinata, con sopra una foto di Orlando che stava stretto ad una ragazza slavata, che sembrava una piccola Barbie Malibù. Ci volle qualche secondo perché riuscisse a capire quello che gli occhi le stavano proponendo. La sua testa cercò di formulare pensieri riguardanti il fatto che fossero appena le sette del mattino, che lei non avesse dormito abbastanza, che la stanchezza le stesse giocando brutti scherzi, prima che la rabbia prendesse il sopravvento, ma fu inutile: l'immagine rimase dov'era e la rabbia stava cominciando a salire lentamente, strisciante come una serpe.

Guardò, cercando di non essere troppo invadente, il giornale dell'avventore sconosciuto e dovette arrendersi all'evidenza: Orlando stava con un'altra. Un'altra molto alta, molto bella e molto simile a Kate, tra l'altro, molto più di quanto lo erano state lei e Miranda.

Sentì l'aria mancarle, la testa girare e le mani tremare.

Cosa le stava succedendo?

Boccheggiando si sollevò in piedi, di scatto -facendo voltare alcuni avventori che le riservarono uno sguardo risentito- e uscì dal locale a passo svelto, tenendo tra le mani il suo caffè che inerte non poteva far altro che sciaguattare contro le pareti della tazza di plastica ad ogni passo della sua incauta padrona.

Non sapeva cosa fare. Sapeva che i suoi piedi la stavano guidando contro la sua volontà e la sua testa stava frullando pensieri non proprio carini su Orlando e sulla sua nuova compagna. Si sentiva tradita, senza capire perché.

Si sentiva ferita. E questo la spaventava.

Entrò nel primo off licence disponibile senza nemmeno sapere come ci fosse arrivata e si tuffò tra i giornali, cercando la conferma di quello che aveva visto solo qualche istante prima. Ci volle poco perché si rendesse conto, con suo grande stupore, che un po' tutti avevano in prima pagina quella dannatissima foto.

Ne agguantò un paio e si mise a sfogliarli con forza, cercando gli articoli. Voleva sapere il nome di quella donna. Voleva sapere come e perché Orlando si fosse dimenticato di avvisarla di questo piccolo dettaglio.

Stava cercando su di un articolo il nome della bionda quando una zaffata di curry e di chissà Dio cos'altro la investì e chiudendo gli occhi disgustata si voltò e guardò un uomo che divertito la guardava masticando solo lui sapeva cosa.

Tu legge, tu compra!”

Edith sollevò un sopracciglio e l'uomo, pensando che non l'avesse capita, ripeté più lentamente:

Tu legge mie giornali. Tu compra mie giornali!”

Edith si trattenne dal gridare a quel perfetto sconosciuto quanto fosse idiota e prendendo un grosso respiro disse, porgendole i giornali:

Li prendo tutti” e dirigendosi alla cassa prese il borsellino e pagò l'importo chiedendo una busta dove infilare tutte quelle riviste.

Quando uscì dall'off licence, Edith si sentì un'idiota.

Erano anni, secoli che non comprava una rivista patinata. L'ultima l'aveva comperata per vedere la faccia di Joanna Kelly, la ragazza di Mark Owen dei Take That. E dopo aver notato che non era butterata e che non presentava niente di terribile ed al contrario era bella e sembrava pure simpatica, Edith buttò sconsolata nella spazzatura la rivista assieme al suo sogno di diventare la signora Owen.

Comperare quindi una di quelle riviste e cercare la foto dell'uomo che non solo aveva condiviso con lei il letto, la casa e la vita per tanto tempo, ma era anche il padre dei suoi figli la faceva sentire una perfetta deficiente, oltre che una pazza stalker senza speranze che spiava il suo idolo tra una pagina e l'altra di qualche rotocalco.

Camminò a passo spedito verso l'ospedale. Entrò e prese quasi subito l'ascensore. Il caffè dentro la sua tazza di plastica si era ormai raffreddato, ma ad Edith non importava. Voleva solo ed esclusivamente vedere quelle dannatissime foto.

Lasciò che le porte si aprissero davanti a lei. Saltò fuori dall'ascensore senza nemmeno guardare chi della sua famiglia, preoccupato nel vederla in quelle condizioni, si era avvicinato a lei chiedendole perché fosse così sconvolta, Edith si mise a sedere in un angolo e lesse l'articolo della prima rivista che le era capitata tra le mani.


ORLANDO BLOOM E LA SUA NUOVA FIDANZATA NELLA BELLISSIMA ESTATE NEWYORKESE.

NEW YORK: A quanto pare Orlando ci ha messo davvero poco a mettere in archivio il suo divorzio con Miranda Kerr e i continui rifiuti della sua ex Edith Norton. E lo fa alla luce del sole di una calda estate newyorkese.

L'attore, che sta lavorando nella Grande Mela alla preparazione dello spettacolo di Broadway che lo vede vestire i panni di Romeo nell'adattamento teatrale della celebre opera di Shakespeare, a quanto pare non ha perso tempo per mettersi il cuore in pace. E lo ha fatto con una ragazza di cui ancora non si conosce il nome.

Il tutto alla luce del sole e di molti riflettori.

Orlando ha sofferto molto. Prima la separazione con Edith. Poi quella con Miranda. Penso che abbia davvero bisogno di un po' di tranquillità!” dice una persona molto vicina all'attore di Canterbury.

Con lei Orlando sta trovando la pace che merita. Spero davvero che questa sia la donna giusta!”

A quanto pare Orlando pensa lo stesso visto che ha deciso di non nascondersi più...


Edith sbuffò infastidita. Era una giornalista e sapeva quando un articolo era montato ad arte su delle foto compromettenti. Non era successo lo stesso quando Brian e Felton avevano messo su un teatrino mica male inventandosi chissà quale storia di tradimenti e di sesso quando lei e Orlando erano usciti assieme solo come amici?

Sentendosi ancora di più una stupida, Edith prese un'altra rivista e non notò alcuna differenza con la precedente, a parte qualche riquadro dove era ritrattata lei che camminava da sola e sotto qualche didascalia di cattivo gusto che la dava triste ed affranta per la nuova relazione di Orlando.

Ma il peggio lo si toccò con l'ultima rivista che oltre quella incriminata aveva deciso di mettere in campo un po' tutte le foto che avevano costellato gli ultimi mesi di vita di Edith e di Orlando, annessi e concessi tutti gli altri protagonisti consapevoli e no di quel rondò.


I LOVE YOU YES. I LOVE YOU NOT. TUTTI GLI AMORI DI EDITH NORTON.

LONDRA: La giornalista stroncacarriere, Edith Norton, ora direttrice del Guardian UK, non se la passa affatto bene. A quanto pare Orlando Bloom (foto 1,4,6), ex della Norton, nonostante abbia divorziato da pochissimo con Miranda Kerr (foto 6 e 9), rivale della bionda ed eterea giornalista, non ha esitato a rimpiazzare la giovane giornalista con una donna più giovane e decisamente più hot.

Orlando ama molto Cheryl. Si sono conosciuti quando lui è arrivato a New York qualche tempo fa e d'allora fanno coppia fissa!” dice una persona molto amica della coppia.

Ma le cose per la Norton sembrano peggiorare sempre più. Jude Law (foto 2,5,7) ha chiesto il divorzio dalla giornalista e non sembra averla presa poi tanto male. Al contrario si sta dando alla bella vita: esce ogni sera e frequenta una donna differente almeno ogni settimana. Chi lo conosce dice di non averlo mai visto più felice e tranquillo in vita sua.

Edith ha ferito parecchio Jude. È stata molto meschina nei suoi confronti. E il motivo lo sapete tutti!” dice un grande amico dell'attore.

Il motivo di sicuro è da ricongiungere alla nascita di David Bloom (foto 10, assieme alla sorella Ella Bloom, anche lei figlia dell'attore Orlando Bloom), già Law, che l'attore aveva riconosciuto come suo nonostante fosse figlio del suo rivale Orlando.

Una storia degna da romanzo di appendice visto che a complicare le cose si è messo il terzo incomodo: Gerard Butler (foto 3,8). Gerard, che ha lavorato con Edith prima che lei decidesse di tornare a Londra per seguire meglio la redazione del Guardian, a detta di molti è diventato un grandissimo amico di Edith. Talmente tanto che si pensa siano diventati qualcosa di più che semplici amici.

Ma a quanto pare, anche l'amore con Butler sembra destinato a risolversi in un nulla di fatto. Infatti, la gelosissima e bellissima fidanzata dell'attore scozzese, Madalina Ghenea, ha deciso di raggiungere il bel Gerard sul set e come attestano le foto del prossimo articolo, sono innamorati più che mai.

C'è chi parla addirittura di matrimonio imminente!


Stanca di leggere altro, Edith chiuse il giornale e poggiò la testa al muro, sospirando e chiudendo gli occhi. Si sentiva stanca e frustrata: non bastava quello che stava succedendo a sua madre, ci voleva anche quella dannatissima foto.

Orlando, Jude e Gerard avevano tutto il diritto di vivere la loro vita come e con chi volevano, ma i giornali non potevano stravolgere la sua. Bastava quello che faceva lei da autodidatta a renderla più dura di quello che doveva essere.

Sentì qualcuno sedersi vicino a lei e aprendo gli occhi vide suo padre.

Era stanco e sotto gli occhi aveva due profonde occhiaie scure. Edith non lo aveva mai visto così.

Sei entrata come una furia poco fa, che è successo?”

Edith sospirò e indicò con lo sguardo le riviste che stavano sulle sue gambe. Il padre ne prese una e osservandola con attenzione, disse:

Ti ho sempre detto che non dovevi lasciare Jude. Quello è un bravo ragazzo!”

Edith sorrise sarcastica e sistemandosi nella sedia, disse:

Credi? Apri a pagina 4!”

Il padre fece come ordinato e guardò in silenzio le foto. E ridando il giornale alla figlia disse:

Ma per quale motivo non ti sei sposata con Martin McFly?”

Edith si voltò verso il padre e sollevando un sopracciglio rispose:

A parte che il suo nome mi ricordava il protagonista di 'Ritorno al Futuro'...”

Ma tu lo adoravi!” intervenne il padre.

Il film, indubbiamente!” precisò Edith. “Ma non amavo la faccia del tuo prediletto. Sembrava un quadro di Picasso, papà!”

I due risero. E Patrick, sistemandosi nella sedia, guardò la figlia e le domandò:

Cosa ti ha ferita?”

Edith sollevò le sopracciglia ripetendosi mentalmente quella stessa domanda.

Cosa l'aveva ferita?

Le foto di Jude che viveva la sua vita come se lei e la loro storia non fossero mai esistite?

No.

Le foto di Gerard che abbracciava Madalina mostrando al mondo il suo amore?

No.

Le foto di Orlando che aveva trovato un'altra donna?

Uno strano fastidio alla bocca dello stomaco fece salire alla bocca una strana sensazione di amaro e improvvisamente gli occhi cominciarono a prudere pericolosamente ai lati.

Sì! Le dava fastidio quello.

Se ami Orlando... O Jude... O qualcun altro... Ti do un consiglio. Poi vedi tu se seguirlo o no. Ok?” disse Patrick bloccando il flusso di pensieri della giornalista.

Edith non disse niente e Patrick continuò:

Se ami qualcuno diglielo. Non aspettare. Non fare il mio stesso errore che mi trovo fuori da una stanza di ospedale aspettando che tua madre mi dica di entrare. Aspettando che quel poco che le rimane da vivere lei lo voglia vivere con me... Se ami un uomo faglielo capire. Bacialo quando meno se lo aspetta. Fagli capire che per te è la cosa più importante!”

E se quella persona mi dovesse respingere?” domandò Edith seria.

Se ti ama davvero non lo farà. Chi ti respinge non ti ama o non prova il tuo stesso sentimento! Quando succederà saprai che è arrivato il momento di andare avanti!”rispose Patrick con dolcezza.

Edith sospirò e pensò a tutto quello che era successo. Aveva voglia di chiudersi in casa e piangere. Tanto. Abbandonata nel divano buttare fuori tutto quel dolore, quel disprezzo, quella rabbia che sentiva contro il mondo, contro Orlando, contro Jude e contro se stessa.

Se poi la persona che ti respinge lo fa per altri motivi... Lotta. Come sto lottando io con tua madre!”

Edith sorrise e abbracciò il padre.

Aveva gli occhi pericolosamente lucidi, ma in quel momento sapeva che l'unica cosa che davvero voleva era stare tra le braccia dell'unico uomo che per tutta la sua infanzia l'aveva protetta. E anche se alle volte non si erano capiti, si erano gridati contro, alla fine si erano sempre ritrovati e suo padre era tornato ad essere l'unico capace di capirla come mai nessuno era riuscito a fare.

E dentro quell'abbraccio, per la prima volta da tanto tempo, Edith si sentì finalmente protetta.

A casa.


Robin sbuffò infastidita guardando Orlando torva.

Quando volevi dirmi che tu e questa gallina senza cervello state assieme?”

Orlando sbuffò passando una mano tra i capelli e rispose, stringendosi nelle spalle:

Non ti ho detto niente perché io e quella gallina senza cervello non stiamo assieme, ecco tutto!”

Robin annuì e mostrando il giornale che aveva tra le mani, disse:

E questo? Cos'è?”

Orlando guardò la foto che c'era sul giornale e disse:

Ti farai venire un'emorragia nasale se continui così!”

Gli occhi di Robin si dilatarono e sollevando il giornale per mostrare meglio la foto, disse:

Tu lo sai che non mi frega un cazzo di chi usi o chi non usi per svuotarti le palle, Orlando. Quello che io devo fare è proteggere la tua immagine e se fai cazzate simili io non posso far altro che prenderne atto e dirti che se lo rifai il nostro rapporto lavorativo si conclude così!”

Orlando la guardò e lo fece con uno sguardo speranzoso. Sapeva che se Robin non ci fosse stata nella sua vita molti dei casini che si erano venuti a creare non si sarebbero presentati. Robin aveva la capacità di mettere in discussione ogni sua decisione e di scombinare ogni suo lavoro. Era stata lei quella che aveva architettato tutto quel teatrino sul matrimonio ai Caraibi, segreto e senza foto. Perfino John, il suo migliore amico, si era davvero arrabbiato quando aveva scoperto quello che aveva fatto.

Ma si trattenne perché lavorare ad Hollywood senza un agente era davvero una pazzia.

Robin... Non dire cazzate!” replicò fingendosi risentito Orlando.

Allora fammi il grosso piacere di non farne tu di stronzate, OB! Sono stanca di correre da una parte all'altra mettendo a posto i casini che combini!” sentenziò Robin seria.

Orlando guardò da un'altra parte. Se si voleva parlare di casini, Orlando stava cercando disperatamente di mettere a posto quelli che aveva fatto lei.

OB! Io capisco che stai passando un brutto periodo!” continuò Robin con fare materno, anche se Orlando non poteva pensare che fosse sempre più simile ad un rapace: “Io voglio davvero che tu sia felice, ma non puoi esserlo se continui a comportarti così!”

Orlando la guardò sollevando entrambe le sopracciglia e Robin continuò:

So cosa è stato per te la separazione con Miranda. E so cosa vuol dire per te avere tre figli e non poterne crescere nemmeno uno. Ma sai quanto potresti guadagnarci da questa storia?”

Robin ti ho detto mille volte di tenere fuori miei figli dai tuoi piani!” replicò Orlando con la voce talmente bassa e minacciosa che lui stesso si chiese come Robin non stesse scappando a gambe levate.

Invece servirebbe. Un bel serivizio fotografico con Ella, Flynn e David, mettendo in risalto la storia del secondo figlio che hai avuto con la Norton. Sai come ne guadagnerebbe la tua immagine? Tradito dalle donne che ami! Con un figlio che ancora fatichi a sentire tuo...”

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Orlando puntò un dito contro Robin e alzando la voce, facendosi pericolosamente vicino, disse:

Non ti permetterai mai, mai e ripeto, mai, di mettere mio figlio David o gli altri due su di una copertina di un giornale per farmi e farti pubblicità. Loro non c'entrano niente e non voglio, davvero che tu li metta in mezzo. Ho già problemi a guardarmi allo specchio la mattina per quello che mi hai costretto a fare, non penso che ci voglia anche questa a peggiorare la situazione!”

Robin guardò Orlando stupita. Ma lo stupore durò solo qualche secondo. Sorrise spostando i capelli dietro l'orecchio e seria disse:

Cerco di toglierti dalle scatole quella gallinella bionda!” e allontanandosi aggiunse: “E mi raccomando. Cerca di non fare casini mentre io non ci sono!” e lasciò Orlando che ancora tremava di rabbia guardandola allontanarsi.


Edith stava seduta nella corsia dell'ospedale.

Si era fatto molto tardi e Paul, Emma e suo padre erano andati a casa: chi per passare un po' di tempo con i propri figli, chi perché troppo stanco.

Da quello che avevano detto i dottori, Eloise doveva stare sotto osservazione ancora per tutta la notte e poi l'avrebbero rimandata a casa il giorno dopo.

Si sentiva stanca.

Dentro di sé qualche cosa si era irrimediabilmente spezzato e la malattia della madre era la causa principale di quella rottura.

Da quella mattina le foto di Orlando che si baciava con un'altra si erano come ridimensionate e la rabbia era diventata un fastidio persistente piazzato come una spina nel cuore, ma non doloroso come vedere sua madre sdraiata su di un letto, inerme, piccola e bianca, più magra e sciupata di quanto la ricordava.

In quel momento si rese conto che sua madre era la cosa più importante in quel momento. Lei e il tempo da vivere con lei.

Seduta su di una sedia nel corridoio, con la testa poggiata contro il muro, Edith stava guardando una luce a neon che lampeggiava con un leggero ronzio, quando sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla. Si voltò e vide sua zia Maggie che la guardava con un sorriso dolce.

Sei distrutta!” le disse piano.

Edith annuì passò una mano sul viso e Maggie le chiese:

Non pensi che sia ora di andare a casa?”

Volevo stare ancora un po' con la mamma!” replicò Edith con un sospiro.

Maggie annuì e disse:

Lo so che adesso il tuo corpo è pronto ad affrontare qualsiasi cosa e immagino che tu voglia passare con tua madre tutto il tempo che puoi. Ma ti devo dare un consiglio. Non esagerare. Perché quando sarà il momento in cui la tua presenza sarà essenziale dovrai davvero essere in forma. E se vuoi esserlo non devi fiaccarti già da adesso!”

Edith guardò la zia e sentì un moto di gratitudine nei confronti della donna. L'abbracciò grata e prima di alzarsi, sistemando la borsetta, disse:

Mi chiamerai se ci sarà bisogno?”

Certo!” disse Maggie con un sorriso dolce.

Edith annuì.

Solo in quel momento si rese conto che aveva davvero bisogno di casa sua, di una doccia, di qualcosa di caldo e forte e del suo letto. E in quell'ordine. E aveva un disperato bisogno di piangere e liberarsi dal peso di quella giornata.

Grazie!” sussurrò prima di andare.

Maggie sorrise e indicando la camera replicò:

Vai a salutare tua madre, corri!”


C'è un silenzio raccolto in alcune corsie.

In silenzio che sembra quasi il preambolo di quello che deve accadere.

Edith sentiva piombarle addosso troppe cose in quella corsia d'ospedale: l'odore della malattia che si mischiava ai medicinali e quel silenzio che le faceva ronzare le orecchie, le faceva scoppiare il cuore.

Entrò nella stanza di sua madre in un silenzio raccolto, socchiudendo appena la porta e intrufolandosi come un ospite che inatteso arriva all'ultimo momento e cerca di non far rumore per non disturbare.

Eloise, che sveglia guardava fuori dalla finestra si voltò e puntò gli occhi dentro quelli della figlia. Lo stesso colore contro lo stesso colore. La stessa forma contro la stessa forma.

Edith sentì il cuore perdere un battito guardando la madre stesa sul letto.

Quello che era successo le era caduto addosso con la pesantezza di un macigno già ore prima. Ormai si stava lentamente arrendendo all'inevitabile ma nonostante questo la consapevolezza non era meno dolorosa. Dentro di lei qualche meccanismo si era rotto e perdeva riempendole il cuore di una tristezza che non aveva mai provato: una tristezza fatta di rassegnazione e di incapacità, quella di reagire. Sapeva che stava perdendo sua madre, sapeva di non poter far niente, che doveva rassegnarsi in qualche modo a quello che stava succedendo, prepararsi al peggio insomma, proprio come aveva detto sua zia Maggie, ma non ci riusciva. Quella tristezza, come il cancro che aveva colpito Eloise, si stava diffondendo silenziosamente e non lasciava una sola fibra del suo corpo libera.

Ciao” sussurrò Eloise con un sorriso tirato.

Edith trattenne a stento le lacrime e sorridendo con voce rotta rispose:

Ciao guerriera!”

Eloise sorrise ancora. Edith sapeva che anche quello per lei era un sforzo immane e voleva gridarle di non farlo, ma sapeva che se lo avesse detto Eloise avrebbe cominciato a spegnersi lentamente e nello stesso modo se ne sarebbe andata via, con il solo dolore come compagno.

Eloise sospirò e scuotendo la testa, con quel debole stiracchiato sorriso stampato sulle labbra, disse:

Edith Isabel Norton... Ti conosco da quando sei nata e so che stai cercando di fare la donna forte. Lo hai sempre fatto...” e battendo la mano sul letto con la voce ridotta ad un soffio aggiunse: “Vieni qua. Vicino alla mamma” e fece un po' di spazio.

Edith fece come ordinato e si mise nel letto con lei.

Le due si abbracciarono. E in un attimo la mente di Edith volò e mille ricordi la pervasero: quante volte aveva fatto lo stesso nel grande letto king size di casa Norton? Quante volte la mamma l'aveva rassicurata quando il buio sembrava solo un covo pieno di mostri assassini?

Lente e silenziose le lacrime cominciarono a scendere uno dopo l'altra, scivolando come biglie senza l'anima colorata sul viso di Edith, andando a morire sul cuscino bianco e privo di consistenza dell'ospedale.

Eloise allungò la mano dove avevano messo l'ago cannula e accarezzò i capelli della figlia. Sospirò appena e disse:

Ti ricordi quando eri piccola e mi chiamavi in camera tua perché avevi fatto un brutto sogno?”

Edith tirò su col naso e annuì senza aggiungere altro ed Eloise continuò:

Ricordi che mi chiedevi sempre di cantarti la tua ninna nanna!”

Edith annuì trattenendo un grido di dolore che si era piantato tra lo sterno e la gola.

Eloise fece finta di non rendersi conto delle lacrime di Edith che scendevano più veloci. Cercò di non pensare alla paura, al dolore e sospirando di nuovo, dolcemente intonò:

Twinkle, twinkle, little star

twinkle, twinkle, little star,

how I wonder what you are!”

Edith sentì il cuore spezzarsi sotto il peso di quelle parole. Poteva la stessa ninna nanna che cantava ai suoi due figli farle così male?

Up above the world so high,

like a diamond in the sky.

Twinkle, twinkle, little star,

how I wonder what you are!”

Eppure era ferma lì, le membra come la pietra che non riuscivano a muoversi, la gola chiusa, serrata da quel grido di dolore, le mani che tremavano impercettibilmente. E la voce roca di sua madre, ma così dolorosamente dolce, che continuava a canticchiare.

When the blazing sun is gone,

when he nothing shines upon,

then you show your little light,

twinkle, twinkle, all the night.

Twinkle, twinkle, little star,

how I wonder what you are!”

Gli occhi di Edith si riempirono di lacrime e senza sapere perché cantò il resto della canzone con la madre, stringendola forte:

Then the traveler in the dark

thanks you for your tiny spark;

he could not see which way to go,

if you did not twinkle so.

Twinkle, twinkle, little star,

how I wonder what you are!

In the dark blue sky you keep,

and often through my curtains peep,

for you never shut your eye

till the sun is in the sky.

Twinkle, twinkle, little star,

how I wonder what you are!

As your bright and tiny spark

lights the traveler in the dark,

though I know not what you are,

twinkle, twinkle, little star.

Twinkle, twinkle, little star,

how I wonder what you are!”

In quel momento tutto divenne doloroso, come quando dopo la pioggia si apre il cielo dietro le nuvole e uno spicchio di sole invade le strade, riscalda le piante che ancora gocciolano fradice e fa male agli occhi, così quel dolore la lasciò attonita e stringendosi forte alla madre, come quando era bambina e succedeva qualche cosa che la faceva soffrire, Edith pianse forte, ripetendo in quello che prima era un sussurro e poi divenne una grido soffocato:

Mamma!”

Eloise strinse forte la figlia. Non versò una lacrima, lasciò che la figlia si sfogasse e quando i singhiozzi cominciarono ad attenuarsi, con un sospiro disse:

Non lottare se non vuoi. Metti le armi a posto e aspetta di rimetterti in sesto prima di scendere di nuovo in campo. Anche la vita ci da delle tregue. E tu approfittane quando lo fa!” e sollevando il mento della figlia, asciugandole gli occhi aggiunse:

Non aver paura di essere quella che sei. Sei così cambiata da quando sei diventata mamma, Edith! Tu non lo vedi ma il tuo carattere si è così ammorbidito che persino io che conosco ogni tua sfumatura ne sono rimasta piacevolmente colpita...” e spostandole i capelli, baciandole la fronte concluse: “Non voglio che quando me ne andrò via, per colpa del dolore, tu rimetta su quella scorza dura e inespugnabile. Voglio che tu reagisca e che faccia la cosa che tu sai fare meglio di tutte. E non sto parlando del tuo lavoro o di suonare il piano. Sto parlando di essere mamma! Voglio che tu renda il dolore gioia. Voglio che tu possa superare questo momento con i tuoi due figli. Perché non c'è niente di meglio del sorriso di un bambino quando qualcuno che ami se ne va via per sempre...”

Edith guardò la madre negli occhi e si domandò silenziosamente come poteva chiederle una cosa simile. Come poteva pensare che avrebbe fatto finta di nulla quando sarebbe stato il momento? Come non poteva capire che solo l'idea di perderla la stava distruggendo già in quel momento?

E quando succederà... Voglio che tu vada nel nostro bar, nel nostro posto e con Ella continui a a fare quello che facevamo noi due, assieme. E parla con lei, tienila vicino fino a che potrai, fino a quando non sarà troppo grande per stare dentro il nido, fino a quando non deciderà di volare da sola nel cielo!”

Edith si strinse alla mamma e piangendo sussurrò tra le lacrime quella che era una preghiera, una richiesta che lei per prima sapeva essere stupida ma che in quel momento era l'unica cosa sensata che riusciva a dire:

Non te ne andare. Resta con me!”

Eloise sorrise e passando una mano sui capelli della figlia disse:

Non me ne sto ancora andando, piccola. Sono ancora qui con te. A guardare il tuo cammino fino a che potrò!” e baciandole la testa ancora una volta lasciò che Edith sfogasse quel dolore stringendola in un silente abbraccio.


John guardò l'orario mentre il cellulare squillava.

La tempestività della stampa aveva voluto che proprio quel giorno venisse pubblicato l'articolo di Orlando che seguiva il consiglio che lui stesso gli aveva dato e che ora gli sembrava solo una grande cavolata.

OB!” disse prendendo il giornale.

Ho fatto come mi hai detto. Da voi è già uscito qualche cosa?!” domandò Orlando dall'altro capo.

John si schiarì la voce e disse:

Non si parla d'altro”

Orlando rimase qualche secondo in silenzio e poi, incerto chiese:

Come mai questa voce da funerale? È successo qualche cosa che devo sapere?”

John guardò Rachel che allattava il piccolo Mark. Una morsa allo stomaco lo attanagliò un attimo sapendo la bomba che stava per sganciare.

Sì. In effetti tuo figli sono a casa nostra da ieri notte. Eloise sta morendo!”

Ci fu l'ennesimo secondo di silenzio. John attese la risposta che non tardò ad arrivare.


Edith aveva chiesto a Rachel il favore di tenere Ella e David ancora per quella notte. Le fu davvero grata di non aver fatto un solo riferimento a quello che era uscito nei giornali quel giorno e per averle chiesto solo come stava sua madre.

Era salita in macchina e aveva guidato. Le strade di Londra cominciavano a svuotarsi lentamente. Solo gli autobus coloravano le strade vicino a casa sua, qualcuno pronto ad andare in deposito, qualcuno invece, facendo l'ennesima fermata prima che la lunga notte finisse.

Nella testa risuonava come un monito quella ninna nanna che prima Eloise aveva intonato e ogni volta che un nuovo verso, una nuova strofa si aggiungeva nel mare dei ricordi Edith sentiva il cuore fare un'altra crepa, spezzarsi ancora un po' di più.

Parcheggiò la macchina vicino casa e chiuse mettendo l'antifurto che scattò facendo illuminare i fari e producendo quel simpatico suono metallico che fanno tutte le macchine quando le si chiude con la chiusura centralizzata.

Nel silenzio della sua strada bene Edith si guardò intorno aspettandosi qualche paparazzo spuntare dal nulla, dopo l'articolo di quella mattina. Ma a quanto pareva anche per la stampa era mezzanotte e nessuno l'attendeva come l'ultima volta, quando Orlando aveva lasciato Miranda e aveva detto di essere ancora innamorato di lei.

Prese le chiavi dalla borsetta, sentendo solo il rumore dei suoi tacchi rimbombare per la strada, come unico compagno.

Quella era la prima volta che aveva davvero bisogno di qualcuno.

Avrebbe voluto chiudersi in casa, sedersi su di una poltrona, aspettare che qualcuno di sdraiasse accanto a lei e la stringesse, senza dire niente.

Arrivò all'ingresso di casa sua, salì i tre gradini e dopo aver fatto scattare la serratura, scivolò dentro il suo appartamento, accendendo la lampada vicino alla finestra e guardandosi intorno.

Quando qualcuno che ami si ammala, ed Edith questo lo aveva capito in quel momento, non vuoi il silenzio.

In un attimo si pentì di non aver lasciato l'ospedale prima e di non aver preso con sé Ella e David. Sapeva dentro di sé che se ci fossero stati loro in quel momento con lei avrebbe affrontato diversamente quel momento. E forse quel nodo alla gola che difficilmente voleva andare giù si sarebbe sciolto.

Invece, nel silenzio della casa, si lasciò cadere sulla poltrona e invece di avere qualcuno che stringesse lei, Edith si accucciò portando su le gambe e stringendo al petto il cuscino in tinta che le era costato un occhio delle testa dal tappezziere e che adesso stava inondando di lacrime.

Stava piangendo con tutta la forza che le rimaneva dopo quella giornata sfibrante quando il campanello suonò facendola trasalire.


Orlando sentì il terreno mancarle sotto i piedi.

Quando era morto suo padre putativo era troppo piccolo e davvero ricordava poco di quello che era successo. Ricordava solo un dolore sordo che grazie a Dio non aveva più provato.

Poteva solo immaginare, quindi, cosa potesse passare in quel momento Edith. E si sentì terribilmente in colpa per non essere lì con lei.

John! Dimmi che stai scherzando ti prego!” disse Orlando serio.

John schiarì di nuovo la voce e disse:

Non sto scherzando! È stata male ieri notte. E quei dannatissimi giornali sono usciti oggi...”

Per l'ennesima volta da quando aveva chiamato l'amico, Orlando sentì la terra mancargli da sotto i piedi. Solo in quel momento si rese conto dell'immensa cazzata che aveva fatto dando retta a John.

Lo so cosa stai pensando!” disse John quasi fosse riuscito a leggergli nella mente: “Lo so OB! È tutta colpa mia e se vuoi venire a Londra solo per prendermi a pugni, sappi che ti darei ragione io per primo!”

Orlando scosse la testa e serio disse:

Scusa Johnny boy ma questa è l'ultima cosa che sto pensando. Voglio tornare a Londra. Domani parlo con la produzione e chiedo qualche giorno. E non lo faccio per mettere a tacere la coscienza. Lo faccio per miei figli e per Edith. Hanno più bisogno di me a Londra che qui a New York dove non posso fare niente!”


Edith si voltò e guardò l'ora nel grande orologio appeso alla parete.

Era mezzanotte meno cinque.

Chi diavolo suonava a quell'ora.

Con il cuore in gola, pensando subito al peggio corse ad aprire la porta senza nemmeno chiedere chi fosse.

E quando vide chi c'era dall'altra parte sentì il cuore farsi leggero come una piuma.

Se ami un uomo faglielo capire. Bacialo quando meno se lo aspetta. Fagli capire che per te è la cosa più importante!

E senza pensarci saltò al collo del nuovo venuto senza nemmeno dirgli 'Bentornato'.

Lo abbracciò e infilando le dita tra i capelli, spingendolo dentro, chiuse la porta con un calcio e lo baciò. E lo fece con passione.

Perché lo voleva.

Perché in quel momento sentì che era la cosa e la persona giusta con cui farlo.

Perché da quando l'aveva conosciuto era l'unica cosa che aveva davvero desiderato.

Baciare il suo migliore amico.

Baciare Gerard Butler.



Ringrazio chiaretta, nonnina e Scarlett per le recensioni e per le persone che silenziosamente hanno letto la mia storia e non hanno lasciato un segno. La critica costruttiva è il modo per migliorarsi che tutti noi abbiamo.

Alla prossima. Un bacio.

   
 
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