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Autore: queenjane    04/11/2015    6 recensioni
Una storia di amicizia, amori, avventure sullo sfondo suntuoso e tormentato del regno dell'ultimo zar di tutte le Russie, di una principessa coraggiosa, dotata di un indomito orgoglio, sopravvissuta, piena di antiche paure e nuovi ardimenti, la sua vita e di chi ha vissuto con lei.. Nata lo stesso giorno di Mozart, principessa di un antico casato, potente e maestoso, amica delle figlie dello zar, ecco Catherine dagli occhi di miele, amata immortale, regina dell'altrove, che si muove sul rumore dei ricordi..
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
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Quando ebbi il consenso dello zar, il tempo parve compiere un balzo in avanti, per approdare al giugno 1913, quando pronunciai i voti matrimoniali, a Peter Hof, la dimora estiva degli zar.
Ero una visione in bianco, mentre si svolgevano i riti, così che sua altezza reale, la principessa Catherine Raulov, diventò Madame la Contessa de Saint-Evit.
La sera ero una ragazza, la mattina dopo una donna.
Mio marito Luois era nato nel 1888, da una coppia appassionata e litigiosa, il primo di tre fratelli, rimasti presto orfani.
La sua innata ironia lo salvò dal clima di tragedia, pure se divenne più chiuso e freddo.
La sua famiglia risaliva al re francese Luigi XII, erano sopravissuti alla Rivoluzione e a Napoleone, con vaste rendite e proprietà.
Dotato di una bellezza disarmante, il mio futuro marito fece l’accademia militare a Saint-Cyr, dimostrando una innata propensione per le lingue.
Scelse la via diplomatica e dal 1909 in avanti fu membro dell’ambasciata francese a San Pietroburgo.
Aveva tutte le carte in regola per colpire una ragazza, come io per far girare la testa  a un uomo, lui fu il mio primo e vero amore, sposato prima dello scoppio della Grande Guerra, era il 1913, ultimo anno di pace, in quei mesi ogni giro di ballo poteva essere l’ultimo, i bicchieri di vino vorticavano.
Intanto, in via ufficiosa girava voce che Olga poteva sposare il principe ereditario di Romania, Carol, paese visitato da lei e dai suoi nella tarda primavera del 1914, ma non se ne fece di nulla, lei non voleva lasciare la Russia e lo zar le aveva promesso che non la avrebbe obbligata a nulla contro la sua volontà.
Il 28 giugno 1914 venne ucciso l’arciduca Ferdinando d’Austria a Sarajevo, la scusa che diede il via al massacro.
A luglio il presidente francese Poincarè visitò la Russia, i coniugi Saint-Evit con lui, tra i partecipanti.
Dissi chiaramente a mia madre che sarebbe stata la guerra, ove l’impero russo avesse dichiarato di voler proteggere la Serbia,mobilitando le truppe,  vi sarebbe stato un effetto a catena, mio marito era un diplomatico, sarei stata stupida e ignorante a non occuparmi di quelle faccende.
Vienna aveva mandato richieste e ispettori in Serbia.
Mio marito era anche un soldato, oltretutto, Russia, Francia e Inghilterra erano tra loro alleate, come tra loro Germania e Austria, la mossa di una avrebbe implicato quella delle altre, bisognava restare uniti, rifletteva lo zar.
Il 28 luglio 1914, la Serbia ricevette la dichiarazione di guerra dell’Austria e il primo agosto lo zar ordinò di mobilitare le truppe.
Non si trattava di scaramucce contro la Germania, la Turchia o il Giappone, era contro il mondo, tutti contro tutti, già parte della storia.
La Germania dichiarò guerra alla Russia il primo agosto, a metà del mese mio marito, Pietr Raulov e mio zio partirono per gli acquitrini della Prussia orientale, assieme alle truppe.
Rimasi ancora, aiutando mia madre nell’organizzare ospedali militari nei nostri palazzi  e nelle nostre tenute, la principessa Ella faceva parte del comitato della Croce rossa presieduto dalla zarina madre.
.. a settembre, pagai il mio dazio alla divinità bellica.
Intanto, la zarina Alessandra aveva organizzato un ospedale militare a Carskoe Selo, decidendo di frequentare con le due figlie maggiori un corso per infermiere.
A Tannenberg, in Prussia, i russi rimasero schiacciati tra i prussiani e le sabbie mobili,con perdite ingenti.
Fu allora che iniziò a dirsi che se il conflitto andava male era colpa della Nemka, la tedesca, la zarina Alessandra.
E mio marito, il conte di Saint-Evit fu tra i primi a cadere, per coprire i suoi uomini si prese due pallottole in pieno petto, un eroe senza ritorno.
Fu allora che cominciò la mia lotta, entrando a pieno titolo nell’età adulta, dopo avere esaurito  tutte le mie lacrime.
Convinsi mio zio Aleksander, elaborando un piano di stratagemmi e sotterfugi, mi reclutò come agente segreto per la polizia segreta russa, la Ocharana, per il mondo sarei partita come infermiera volontaria sulla Marna.
Peripli e incastri, la polizia segreta russa collaborava con i servizi inglesi e francesi, ebbi degli incarichi, un nome in codice, Cassiopeia 130.
Appresi a stare da sola, conoscendo una solitudine che non avrei mai reputato possibile.
La Turchia si alleò con la Germania, l’Inghilterra diede il suo placet segreto alla Russia per il Bosforo, in cambio dell’Egitto.
Il sogno segreto dello zar, che  spesso lasciava la capitale, dedicandosi alle truppe e in sua voce governava la zarina, che voleva salvare il potere assoluto per l’eredità del figlio.
La primavera del 1915 fu un disastro di pioggia e per l’avanzare dei crucchi, mentre una giovane donna diventava dura e cinica, apprendendo che sapeva adattandosi a tutto e di più, travestendosi da ragazzo, tra trincee fangose, osterie e gemiti,   o amante appassionata di un bastardo.
Una breve relazione, en passant, con LP, bolscevico in esilio a Parigi dopo la rivoluzione del 1915, che tra un amplesso e l’altro mi fornì molte informazioni.
La Germania voleva minare il potere offrendo aiuti e finanziamenti capillari ai bolscevichi, una rete capillare e clandestina.
Stupido, comunque anonimi foni tedeschi finanziarono gli ospedali russi, LP, un idiota perso nel suo piacere, venne arrestato alla frontiera, così  confermando la fiducia che mi aveva accordato mio zio.
Anche io ero in guerra.
 
Se la guerra andava male, i più davano la colpa alla zarina e a Rasputin, il suo caprone lussurioso, mentre Alessandra sosteneva che la colpa fosse del granduca Nicola, il capo supremo delle truppe, che doveva levare le tende.
Se lo zar avesse preso il posto del granduca, perdendo una o più battaglie decisive, sarebbe stato un disastro in termini politici  e militari.
Per non tacere della possibilità che, lui lontano, avrebbero governato Alessandra e Rasputin, con esiti imprevedibili e disastrosi.
Varsavia cadde nell’agosto 1915, i tedeschi erano a 500 chilometri da San Pietroburgo, i soldati russi combattevano con i sassi e un bastone tra le mani, mancando le armi e  lo zar prese il comando supremo, stabilendo a Mogilev il quartier generale.
1916, un pericolo scampato, se uccidi per salvarti non è omicidio, Catherine, lo sai, solo legittima difesa, un altro pezzo di innocenza perduta.
Nell’autunno del 1916, tornai a palazzo Raulov, mia madre era al collasso come il governo e l’esercito dello zar.
Lei andò in Crimea, mentre erano sempre più pressanti le voci di allontanare Rasputin e il ministro suo protetto, Stjumer, accusati di peculato, corruzione e alto tradimento.
Per Natale ero a Livadia, in Crimea con mia madre, mancavo quando Rasputin venne assassinato, il popolo che impazzì di gioia, Alessandra di angoscia.
Il pericolo di una rivoluzione, come di pericolo per la stessa sicurezza fisica dello zar, esaurirono Ella, mia madre.
Appresi il segreto, di una breve relazione, la sicurezza sul padre che mi aveva generata, essendo in quelle settimane troppo ubriaco per compiere l’atto, mai l’aveva toccata, pur convinto del contrario e lei aveva concepito.
In fondo, realizzai lo avevo sempre saputo, un altro segreto non lo dirò.
Tonai nella capitale nel gennaio 1917 e in marzo vi furono disordini e scioperi.
Lo zar abdicò.
La capitale, l’11 marzo 1917, cadde in mano ai rivoltosi, il 12 arrivai a Carskoe Selo, mentre Nicola II era ancora alla Stavka, il quartier generale, tra la neve e una epidemia di morbillo dei granduchi imperiali.
Nicola II rinunciò al trono per sé ed il figlio, lo stesso fece il granduca Michele suo fratello.
Si formò un governo provvisorio, si parlò di indire elezioni e, per cautela, l’ex zar e la sua famiglia, furono tratti in arresto, insieme a chi non volle lasciare la loro dimora, il palazzo di Alessandro.
E io tra di loro.
   
 
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