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Autore: L o t t i e    11/11/2015    1 recensioni
«Sei una cretina», iniziò lui accomodandosi sul letto ad una piazza e mezza: aveva ancora la giacca. «Puoi accusarlo di tutto, tranne che non ti voglia bene... a modo suo.»
Ah, ecco.
William sottolineò, a mente, «a modo suo» un paio di volte, in rosso. Ripassandolo più volte.
Quelle semplici frasi stesero un velo scuro sul viso di porcellana della vampira, la quale preferì stare in piedi; se si aspettava la comprensione faceva prima a gettarsi dalla finestra, l'umano. Non dopo aver parlato al cellulare con una fanatica, non dopo aver ricevuto un bacio dal suo creatore ubriaco e con chissà quali sensi di colpa venuti a galla.
«Non ti permetto di parlarmi così», si impose pacatezza, danzando verso l'armadio per prelevare dei vestiti più leggeri. Vide il ragazzo schiudere le labbra, forse per parlare ancora, protestare. Fu più veloce.
[Da revisionare!]
Genere: Fantasy, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Vampire - the series.'
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Epilogo.










MISTERIOSO INCENDIO DEVASTA PARTE DEL BOSCO” era il titolo che coronava le prime pagine dei quotidiani solo il giorno dopo; “[...] oltre che gran parte della vegetazione, le fiamme hanno raso al suolo anche una villa disabitata la quale si trovava proprio al centro del bosco. «L'incendio ha avuto origine proprio lì», hanno confermato i vigili del fuoco” proseguiva l'articolo. Una settimana dopo e già tutti a commentare quanto poi insolito fosse il ritrovamento dei resti di un cadavere secolare. La TV locale, i telegiornali, i programmi che solitamente trattavano di tragedie sembravano impazziti: giravano attorno l'argomento con grottesco interesse.
Tutto era diventato frenetico, non bastava, non c'era tempo per soffermarsi un attimo―guardarsi attorno, chiedersi dove fosse finita lei: la protagonista di questa storia. Perché poi, con le vacanze primaverili alle porte, farlo. E dopo? Beh, tanto a quel punto tutti se n'erano già dimenticati o... non proprio, contando i pettegolezzi che si erano venuti a creare a scuola.
E chi era più adatto a rispondere a quegli interrogativi fluttuanti, se non Samantha? Era un pensiero più che logico.
Se solo quelle domande non la opprimessero, rispondere con cortesia e calma non sarebbe stato difficile invece di vomitare addosso agli altri la sua rabbia. E non a parole; così tornando ad essere la solita manesca―che se non fosse stato per il controllo esercitato su di lei da Elijah, per la sua calma e pazienza, avrebbe rischiato l'espulsione prima del diploma, perdendo l'anno.
Il suo professore di inglese si era rivelato essere il tanto discusso principe norvegese ed i primi tempi non si fece neanche vedere a scuola, nonostante la consapevolezza di non poter realmente cambiare identità solamente trasferendosi in un altro paese. La reazione di Nicole a quel “nuovo” pettegolezzo non fu nella sua normalità: parve quasi dispiaciuta del boom di notizie e fu proprio lei a proporre alla classe di andare a trovare Elijah in casa per convincerlo a tornare. Ovviamente mascherò la sua preoccupazione, celando le sue vere intenzioni con un «non voglio certo diplomarmi senza un'adeguata formazione in inglese!» davvero teatrale e forzato: tutti sapevano che se Elijah se ne fosse andato avrebbero certamente trovato un altro insegnante d'inglese.







* * *









Settembre 2014, un anno dopo, domenica.
Nella capitale stava nuovamente per arrivare il freddo, si iniziavano ad indossare le prime maglie a maniche lunghe―le piogge improvvise, il nostalgico tempo grigio. Per alcuni era già iniziata la scuola, altri dopo una settimana lavorativa approfittavano del giorno di riposo per riposarsi, ovviamente. Samantha Walsh, ormai diciottenne, non avrebbe mai pensato che lavorare in erboristeria con il padre fosse così stancante! Avere a che fare con i marmocchi che accompagnavano le loro madri e rimproverarli per non far loro toccare le teiere e le varie erbe metteva a dura prova la sua già scarsa pazienza. Sbuffò, cambiando ancora canale in televisione per non incappare in un'altra pubblicità di qualche pentola antiaderente o leggings che ti appiattivano il sedere fermandosi su un documentario molto interessante incentrato sulle meduse.
Per l'ennesima volta, sospirò guardandosi intorno alla ricerca di qualche cosa da fare per debellare la noia; poi si ricordò che in camera sua, a prendere polvere c'era ancora un pacco arrivatole qualche giorno prima, che non aveva avuto tempo di aprire.
Rotolò giù dal divano, dimenticando si spegnere la televisione, si tirò su per poi camminare con frenesia attraverso il corridoio; spalancò la porta di camera sua, lasciando forse un bel segno sul muro. Non pensò fosse qualcosa di importante, se ricordava bene, su quel pacco non vi era neanche la scritta «FRAGILE». Si chiese se non fosse qualcosa arrivatole dall'Irlanda, da qualche suo parente... che si trattasse di qualcosa inviatole da William non le solleticò neanche l'anticamera del cervello―che poi, era ancora viva? Stava bene? Dov'era? Dopo un anno - o poco più - non si aspettava più nulla, dopo il diploma si era ripromessa di andare avanti e non lasciarsi turbare dagli avvenimenti precedenti, da vampiri o qualsiasi altra... stranezza. Si strinse nelle spalle: da quando aveva iniziato a pensarla in quel modo sulla sua migliore amica? A volte si convinceva che prima o poi l'albina sarebbe ritornata, che l'avrebbe rivista dormiente sul banco prima delle lezioni... prima della fine del liceo, per ricevere il Bac insieme a lei.
Ma tutto ciò non successe, William non si diplomò mai.
Sulla scrivania - negli ultimi tempi quasi inutilizzata -, vicino al barattolo delle penne, il pacco si era coperto di un sottile strato di polvere. Smemorata com'era, aveva dimenticato ciò che il postino aveva riferito a sua madre al momento della consegna. Guardò dentro il barattolo in cerca delle forbici o di un taglierino, ma non ne trovò e con le sue unghie pressoché inesistenti trovare il punto giusto dello scotch da grattare era impossibile.
Costretta, ma non certo di malavoglia, fece irruzione nella stanza accanto.
«Ricky, dov'è il taglierino?», punzecchiò il fratello sulla spalla.
L'altro con fare annoiato continuò ad osservare il televisore, ignorando la sorella. Sbadigliò.
«Erick!»
«Dove vuoi che lo tenga un taglierino, nel cassetto delle mutande?», domandò retorico, ravvivandosi i capelli rossicci come quelli della sorella, «Guarda nel cassetto della scrivania, no?»
Trovato l'oggetto interessato, tornò in camera propria, agguantando il pacco e posizionandosi sul letto. Tagliò lo scotch nel punto in cui il cartone si incontrava, quindi finalmente aprì quel tanto sudato pacco. Ciò che vide fu una busta bianca di una lettera su un qualcosa coperto da un cellophane; forse chiunque si sarebbe prima preoccupato di leggere la lettera, ma Samantha preferì metterla da parte e strappare brutalmente la pellicola per tirarne fuori il contenuto.
Si ritrovò tra le mani una salopette in tessuto, color salmone, con una toppa dal motivo floreale cucita all'altezza della coscia destra―non proprio adatta al clima che si stava avvicinando. La piegò come poté sul letto, un po' perplessa, poi prese la busta che aveva messo da parte; la aprì.
Oltre una pagina piegata con cura, dentro la busta vi trovò una scheda telefonica per chiamate internazionali. A sua volta, ad esso era attaccato un altro foglietto con su scritto un numero di cellulare e sotto di esso la frase «chiamami!».
Samantha spalancò gli occhi, trattenendo il respiro, fissando quel numero.
La tentazione era forte.
Tanto che vinse.


  
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