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Autore: Hilary94100    16/11/2015    4 recensioni
Sheldon e Amy si sono finalmente uniti in matrimonio, ma entrambi sono ancora vergini. Cosa succederà una volta varcata la soglia della loro camera? Ci sarà finalmente un'intimità fisica e non solo mentale tra i due scienziati? E se si, come cambieranno le loro vite?
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Farrah Fowler, Sheldon Cooper, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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EPILOGO

Toc.

Toc.

 << Sheldon, posso entrare? >>

Amy rimase sorpresa non sentendo nessuno rispondere, nonostante sentisse dei rumori, anche se attutiti, provenire dalla camera da letto.

Così decise cautamente di aprire la porta e non poté far a meno di sorridere quando vide la scena davanti a sé.

Suo marito seduto sul pavimento con la schiena posata sul bordo del letto tutto intento ad illustrare ai gemelli il funzionamento del Trenino Thomas.

Lei e Sheldon l’avevano comprato per i bambini, per il loro primo compleanno.

E, a quanto pareva, sembrava piacer loro molto.

E non solo.

Tutti e tre indossavano un berretto da capostazione ma, mentre a Luke e Leila gli stava a pennello, a Sheldon, che in quel momento indossava giacca e cravatta, come ad ogni appuntamento romantico, stonava totalmente.

Erano così presi dal trenino che si muoveva lungo i binari che non si accorsero della sua presenza.

Fu Leila la prima a vederla.

Istintivamente si alzò in piedi per incamminarsi verso di lei, ma dopo appena due passi cadde a terra.

Tuttavia, nonostante ciò, si rialzò prontamente, per andare incontro alla sua mamma.

<< Ehi, dove stai andand… >>

Al fisico teorico, improvvisamente, gli mancarono le parole, non appena i suoi occhi incontrarono la figura Amy.

Indossava un vestito nero con il corpino dalla forma a cuore, leggermente attillato, che le nascondeva i difetti e metteva in risalto i suoi fianchi, il quale scendeva morbido fino al ginocchio.

Le gambe erano coperte da calze velate mentre i piedi da delle semplici décolleté.

Entrambi dello stesso colore del vestito.

Il trucco era appena evidente, ma quel poco bastava per illuminarle il volto.

I suoi capelli lisci, infine, le ricadevano perfettamente lungo la schiena, coperta da un coprispalle color argento.

Agli occhi di Sheldon, sua moglie, in quel momento, era semplicemente stupenda.

Tanto da togliergli il fiato.

Tanto da renderlo incapace di elaborare dei pensieri razionali.

Tanto da non riuscire a concentrarsi su nessun’altra cosa presente in quella stanza se non lei.

<< Sheldon, dobbiamo andare. Mi hai detto tu di chiamarti a quest’ora >> disse Amy, imbarazzata, sentendosi profondamente osservata, mentre prendeva in braccio sua figlia, distogliendo lo sguardo da suo marito.

<< Cosa?! No, dai, altri cinque minuti! >> la supplicò, dopo essersi conto della sua richiesta.

La neurobiologa alzò gli occhi al cielo.

<< Ti prometto che potrai giocare tutto il tempo che vorrai con i trenini quando torneremo >>

Il volto di Sheldon si rallegrò.

<< Dici davvero? Potrò giocare anche con la locomotiva misura N, grande metà dell’ H0? >> domandò, speranzoso.

Amy sospirò.

<< Basta che non te lo metti in bocca! >>

<< Uffa! E va bene! >> dichiarò, mentre prendeva prudentemente in braccio Luke che, come sua sorella, si era addormentato.

Solo perché una volta stava rischiando di morire soffocato, non significava di certo che sarebbe successo di nuovo, giusto?

**********

Una volta entrati nella camera dei gemelli, Sheldon e Amy appoggiarono con attenzione i bambini nelle loro culle.

<< Che schifo! Luke mi ha sbavato addosso! Toglimi quest’ammasso di saliva! Toglimelo! Toglimelo! >> urlò Sheldon, incapace di restare fermo, non appena si accorse di una macchia umida sulla sua spalla destra.

<< Abbassa la voce o finirai col svegliare i bambini! >> lo rimproverò, incenerendolo con lo sguardo, mentre prendeva una salviettina umidificante per pulirgli la giacca.

Tuttavia Amy non riuscì a rimanere arrabbiata a lungo con suo marito e si ritrovò, senza sapere come, a sorridere.

<< Trovi per caso divertente il fatto che nostro figlio mi abbia emesso della saliva addosso contenente una quantità infinita di germi? >> le domandò, vedendola ridere.

<< No… cioè… si, è divertente, ma non stavo pensando a questo >>

<< E a cosa allora? >>

Amy si voltò verso i suoi figli che dormivano dolcemente avvolti nelle loro copertine degli Avengers.

Sarebbe stata ore ad osservarli.

Erano così fragili, piccoli e innocenti.

Ancora non erano al corrente delle cattiverie del mondo.

Ma sapeva che, prima o poi, avrebbero fatto la loro conoscenza.

Ma di una cosa ne era certa.

Anche da adulti, avrebbero mantenuto la loro semplicità e la loro purezza.

Come Sheldon.

<< Ci credi che i gemelli hanno già un anno? >> domandò, gli occhi fissi ancora sui bambini.

Il fisico teorico sorrise.

<< E tu ci credi che siamo sposati da due anni? >>

Amy si voltò verso suo marito.

<< Lo so >>

Rimasero a contemplarsi per pochi secondi, ma per loro sembrò un eternità, come se il tempo si fosse improvvisamente fermato, finchè Sheldon, appoggiò la mano sinistra sul suo fianco, invitandola ad avvicinarsi a lui.

Quando furono abbastanza vicini, con la mano destra le spostò i capelli dietro l’orecchio e si chinò per poggiare delicatamente le labbra sulla sua guancia.

Amy, sentendo la bocca di Sheldon a contatto con la sua pelle, chiuse gli occhi e sospirò, per concentrarsi totalmente su quel bacio, al suo cuore che iniziò improvvisamente a battere troppo veloce, alle sue gambe diventate improvvisamente molli come gelatina.

Dovette mantenersi a lui per non cadere a terra.

<< Mi baci sulla guancia perché ho il lucidalabbra? >> sussurrò contro il suo orecchio, anche se sapeva già la risposta.

<< Si. E poi i bambini potevano vederci >>

Amy si girò verso le culle.

<< Ma se stanno dormendo! >>

<< E se si fossero svegliati mentre ti baciavo? Sarebbero rimasti traumatizzati a vita! >>

La neurobiologa alzò gli occhi al cielo, esasperata.

Non gli sarebbe mai passata la fobia di essere scoperti dai bambini mentre si scambiavano dei baci innocenti.

<< Va bene. Andiamo ora. Gli altri ci staranno aspettando in soggiorno >> disse, togliendogli il berretto da capostazione, facendolo imbronciare,  uscendo dalla camera e chiudendo la porta dietro di loro lentamente, per non far rumore.

**********

<< Cavolo, Amy! Sei uno schianto con quel vestito! >> esclamò Penny, non appena vide la sua amica.

<< Raj, hai fatto proprio un ottimo lavoro! >> disse, poi, rivolta all’astrofisico.

<< Grazie, Penny! Per fortuna c’ero io! Amy non capisce proprio niente di moda! >> rispose, senza minimamente preoccuparsi di abbassare la voce.

<< Ehi! >> disse, indignata.

Non era vero che non ci capiva niente di moda.

Aveva solo dei gusti particolari.

<< Mi raccomando, però. Quando stanotte tu e Sheldon farete sesso, fai in modo che non distrugga il vestito! >> le raccomandò l’indiano, generando una risata collettiva.

Amy si portò una mano sulla fronte, rassegnata.

Ormai tutti sapevano la brutta fine che facevano i suoi cardigan, le sue camicette, le sue gonne e i suoi collant in mano a suo marito.

Non sapeva nemmeno lei quanti bottoni aveva perso e quante cerniere dovette aggiustare.

E di quante calze dovette liberarsi perché tutte stracciate!

Tutte le volte che accadeva cercava di fargli una predica.

Ma, non appena veniva baciata, non appena i loro corpi nudi erano vicini, non appena si sfioravano, tutto prendeva un’altra piega.

Le parole venivano sostituite da sospiri e gemiti, prima di rassegnazione e poi di piacere.

Sheldon ormai aveva capito come non farsi sgridare e averla vinta!

Lo guardò con la coda dell’occhio notando che era concentratissimo sul suo computer.

Molto probabilmente era racchiuso nella sua “bolla” e quindi non stava minimamente ascoltando quella conversazione.

Per fortuna!

<< Beh, almeno io e Sheldon ci daremo da fare per tutta la notte! Tu, invece, come hai programmato la serata? >> sbottò sarcastica, ben consapevole del fatto che Emily si trovasse fuori città per lavoro.

Raj smise improvvisamente di ridere, non appena la sua amica le fece quella domanda.

<< Io e Cannella ce ne staremo a casa a guardare Tutti insieme appassionatamente, mi sembra ovvio! >> rispose tranquillamente.

Amy si rilassò, quando vide che ora i ragazzi non stavano ridendo più per lei e Sheldon ma per l’astrofisico, per l’insensata risposta che aveva appena dato.

<< Rajesh, allora posso contare su di te per i gemelli? >> gli domandò.

<< Vorresti lasciare i bambini con Raj?! >> domandò improvvisamente Sheldon, nello sconvolgimento totale.

<< Perché no? La serata la trascorrerà solo come un cane! >>

<< Con un cane >> la corresse l’indiano.

<< Amy, l’ultima volta che sono andato a prenderli da Koothrappali stavano vedendo Babylon5! >> spiegò, ignorando totalmente le parole dell’amico.

<< Lo so che trovi la serie assolutamente patetica ma i gemelli non smettevano di piangere, così ho acceso la tv e appena è partita la sigla si sono calmati. Loro non la odiano come te! >> cercò di giustificarsi.

<< Ma certo che odiano Babylon5! Stai parlando dei miei figli. E’ ovvio che mi appoggino in tutto quello che faccio, dico o penso! >>

<< Va bene, basta così! Mi state facendo venire il mal di testa tutti e due! >> disse Amy, cercando porre fine a quella discussione assurda.

<< Posso contare su te e Leonard? >> chiese, poi, fiduciosa, alla sua amichetta del cuore.

<< Vorresti lasciare Luke e Leila in mano a loro due?! >> le gridò nuovamente suo marito, prima ancora che la coppia potesse rispondere.

<< E adesso mi dici qual è il problema? >> domandò, alzando gli occhi al cielo, cercando di mantenere la calma.

<< L’ultima volta li abbiamo trovati addormentati sul divano mentre i gemelli gironzolavano liberi per l’appartamento! >>

<< Ehi! Ti ricordo che erano le dieci di sera. Era tardi! >> si difese Leonard.

<< Ok. Allora li guarderanno Howard e Bernadette! >> proclamò Amy.

<< Cooosa?! Ma neanche per sogno! >> gridò la microbiologa.

<< Li veniamo a prendere domani mattina. Buonanotte a tutti! >> concluse, spingendo suo marito fuori dalla porta prima che potesse fare qualche altra polemica, senza tener conto delle parole di Bernadette.

**********

<< Dai Bernie, non ricordi come ci siamo divertiti l’ultima volta? >> domandò Howard.

<< Forse tu ti sarai divertito, visto che hai passato tutto il tempo a giocare con l’ Xbox mentre io gli ho dovuto pulire i nasi pieni di muco e sempre io gli ho dovuto cambiare i pannolini sporchi di cacca! >> urlò la microbiologa, tanto da far piangere i gemelli.

<< I bambini ti reclamano >> le fece notare suo marito, tranquillamente, mentre si divertiva con la PlayStation 4.

<< Allora non ci siamo capiti! >> disse, buttandogli a terra il joystick, per farsi notare.

<< Ehi! >>

<< Tu adesso li farai smettere di piangere e ti occuperai di loro per tutta la serata mentre io mi rilasserò sul divano a guardare un bel film. Se non farai quello che ti ho detto, stanotte andrai in bianco! >> lo minacciò, furiosa più che mai.

Sentendo l’ultima frase, l’ingegnere si alzò di scatto dal divano.

<< Vado io! Tu non ti preoccupare! >> disse, dirigendosi il più velocemente possibile nell’ex-camera di Leonard, facendo ridere tutti di gusto.

**********

<< No, aspetta! >> disse Sheldon ad Amy, la quale era intenta ad aprire la portiera della sua automobile , per sedersi dal lato del guidatore.

La ragazza lo guardò curiosa.

<< Dammi le chiavi. Stasera guido io! >> proclamò, orgoglioso, porgendole il palmo della mano aperta.

La neurobiologa sgranò gli occhi per quello che aveva sentito.

Suo marito che voleva guidare di sua spontanea volontà?

Era assurdo!

<< Ho… ho capito bene? >> chiese, per essere sicura.

Sheldon alzò gli occhi al cielo.

Voleva semplicemente che per una volta sua moglie fosse sorpresa.

Ricevendo sempre in anticipo il luogo e l’indirizzo del loro appuntamento, visto che era lei a guidare, non era mai successo.

Ma, certamente, non l’avrebbe mai dichiarato apertamente.

<< Si, hai capito bene. E niente più domande! >> rispose, deciso, strappandole le chiavi di mano e accomodandosi al posto di guida.

La ragazza sospirò, rassegnata, mentre si sedeva al lato passeggero, sperando che i suoi figli non diventassero dei poveri orfani.

**********

Amy guardava distrattamente dal finestrino l’infinità di macchine sorpassarli a causa del terrore di suo marito per il guidare che lo portava a non superare i 30 km/h, facendo innervosire non poco gli altri guidatori.

Ora capiva perché Sheldon aveva insistito tanto nell’uscire di casa alle sei nonostante avesse prenotato il tavolo al ristorante per le otto di sera!

Quando si fermò ad un semaforo rosso, l’immagine che vide riflessa nel finestrino, la fece imbarazzare parecchio.

Però non le dispiaceva affatto, dopotutto.

<< Sheldon, smettila di guardarmi le gambe! >> disse, con un tono da falso rimprovero.

<< Scusa. Non volevo >> mormorò, vergognandosi di quello che aveva appena fatto e guardando altrove.

Davvero non era sua intenzione soffermarsi troppo a lungo sulle sue gambe ma, non sapeva per quale ragione, ne rimase stranamente affascinato.

Forse perché le calze che indossava, le facevano sembrare snelle e lunghe.

O forse perché…

<< Stavo scherzando! Puoi guardarmi le gambe quando vuoi, non solo in camera da letto. E poi sei mio marito, non ce nulla di male! >> lo tranquillizzò, girandosi verso di lui.

<< E ora vai, che è verde! >>

Quando Sheldon provò a ripartire, con la leva del cambio in folle, Amy non poté fare a meno di ridere.

<< Se tu avessi una macchina con il cambio automatico, sarebbe tutto più facile! >> cercò di giustificarsi, ingranando la prima, visto che il motivo per cui si era distratto, in verità, era che stava pensando ancora alle sue gambe.

**********

<< Sheldon, posso farti una domanda? >>

<< No, perché sto guidando e il solo pensando alla risposta da darti mi farebbe deconcentrare finendo schiantati contro un albero! >>

Amy alzò gli occhi al cielo.

<< Ti prego! >> lo supplicò.

Era davvero da diversi anni che aveva intenzione di porgli quella domanda.

<< E va bene >> sospirò Sheldon, arrendendosi.

<< Quando hai capito di amarmi? >>

Il fisico teorico rimase spiazzato da quella domanda, nonostante sapesse rispondere perfettamente.

Stranamente aveva paura.

Non ne capiva il motivo.

E odiava quando non sapeva qualcosa.

<< Sheldon, non devi per forza dirmelo >> lo rassicurò, vedendolo in difficoltà.

<< Quando ti ho baciato sul treno a San Valentino >> dichiarò prontamente, gli occhi fissi ancora sulla strada.

Si.

Amy si meritava una risposta.

<< Davvero? >> domandò, con stupore.

Non avrebbe mai immaginato che glielo avrebbe mai rivelato.

<< Beh, se devo essere sincero, quella sera iniziai a pensare che un parassita si fosse appropriato del mio cervello. Insomma, appena appoggiato le labbra sulle tue mi sarei dovuto staccare subito da te e correre in bagno a sciacquarmi la bocca con il collutorio >>

<< Invece? >>

Sheldon alzò un sopracciglio.

<< Lo sai quello che è successo dopo. Perché dovrei continuare? >>

 << Beh, tu non lasci mai una storia a metà! >> rispose con ovvietà.

Sheldon dovette ammettere che aveva ragione.

Per lui tutto doveva avere una conclusione.

Ma sapeva che, continuando quel discorso, avrebbe esposto fin troppo i suoi sentimenti.

Accidenti!

Sua moglie era capace di rendergli le cose ogni volta sempre più impossibili!

<< Invece, complice il fatto che le tue labbra sapevano di brownies e che quindi erano buone, ho continuato a baciarti. Inoltre, per la prima volta, in quel momento mi sentivo attratto da te anche fisicamente. Ti volevo vicino a me il più possibile e in quei pochi secondi ho avvertito il cuore battere più velocemente, il respiro affannoso e le guance calde. Ad essere sinceri, credevo che fosse giunta la mia ora!  >> terminò, dando una rapida occhiata ad Amy.

La vide sorridere dolcemente.

E, ogni volta che accadeva, lui si sentiva in pace con sé stesso.

<< Mi sono reso conto che si trattava di amore soltanto quando sono fuggito da Pasadena senza dirti niente. Mi dispiace >> mormorò debolmente , mentre iniziò a posteggiare nel parcheggio del ristorante.

Già.

All’epoca non ci aveva fatto caso, ma dopo molti giorni senza vederla si rese conto di quanto avesse bisogno di lei al suo fianco.

Talmente tanto da trasformare la semplice stima che provava verso di lei in un sentimento molto più forte.

L’amore, appunto.

La ragazza lo guardò con estremo stupore.

Difficilmente esprimeva i suoi sentimenti con le parole.

Ma, quando accadeva, si innamorava ogni volta di lui.

<< Non fa niente, Sheldon. L’importante è che mi ami >> gli disse, abbracciandolo più forte che poté, appoggiando la testa sul suo petto.

<< Il conto lo paghiamo a metà, vero? >> le domandò, quasi senza fiato, sperando di essersela cavato con quella che poteva definirsi una dichiarazione d’amore.

Quando sua moglie l’abbracciava gli pareva sempre di stare in una stretta di un boa constrictor!

<< No, il conto lo paghi tu. Però… >> rispose, staccandosi da lui per poi avvicinarsi al suo orecchio.

<< … stanotte puoi farmi tutto quello che vuoi in camera da letto >> concluse, con un tono malizioso nella voce.

**********

<< Sai, Amy, ora che ci penso, credo che ero interessato a te non più come amica già prima di quando uscisti con Stuart >> proclamò Sheldon, dopo aver terminato di mangiare i medaglioni di coda di rospo, in attesa del dessert.

<< Veramente? Quando? >> domandò, curiosa.

<< Ti ricordi quando andasti con Leonard al matrimonio di due tuoi colleghi? >>

Amy annuì.

<< Beh, quando Leonard tornò a casa, quella sera, gli chiesi come era andata e mi rispose che si era divertito con te più di quanto si aspettasse perché sapevi davvero come far rilassare e divertire un ragazzo >>

<< E allora? >>

<< Ad un certo punto, però, disse anche che aveva l’inguine decisamente a pezzi. Pensai che avevate praticato un coito e così gli diedi un colpo secco al collo dicendogli che non saresti mai stata sua >>

La ragazza non potè far a meno di sorridere pensando invece al fatto che quella stessa sera pensava di aver fatto innamorare Leonard di lei.

Che cosa assurda!

Ma non era solo questo.

Sheldon aveva ammesso che era interessato a lei già da molto tempo prima che uscisse con Stuart.

Sinceramente, non l’avrebbe mai immaginato.

Ma riflettendoci, quella fu anche la prima volta che definì, proprio davanti a Leonard, Sheldon non un suo amico ma il suo ragazzo.

Forse, dentro di sé, già sapeva che lo vedeva sotto una luce diversa.

<< Allora è per questo che mi hai sposato, così che potessi essere tua per sempre! >> gli disse, prendendolo in giro, sventolandogli la mano sinistra in faccia per mostrargli la fede e l’anello di fidanzamento.

<< No, non è per questo >> rispose, prendendo la mano tra le sue per appoggiarla sul tavolo.

<< Io non sono il tuo padrone. Non si può possedere una persona, per lo meno non più dal… >>

Amy capì che suo marito voleva che fosse lei a continuare la frase.

Voleva costatare che non fosse ubriaca, visto che toccava a lei guidare stavolta.

Se Sheldon avesse guidato anche al ritorno, sarebbero arrivati a casa direttamente il mattino seguente!

<< … 1863, l’anno in cui il presidente Lincoln liberò gli schiavi >> concluse, al posto di Sheldon.

<< I miei complimenti! Credevo che le due bottiglie di vino ti avrebbero fatto dire un enorme quantità di scemenze. Comunque, se proprio lo vuoi sapere, ti ho sposato perché il matrimonio, semplicemente, ha senso logico >>

<< Senso logico? >> ripeté Amy, non capendo la sua affermazione.

<< Beh, dire “mia moglie” è più corto rispetto a dire “la mia fidanzata” >>

<< Non sono bravo a leggere gli indizi facciali, ma credo che tu sia più che soddisfatta del responso che ti ho appeno dato, vero? >> aggiunse poi, scrutandola.

Amy aveva le braccia incrociate al petto, scuoteva la testa rassegnata,  mentre i suoi occhi sembravano quasi che bruciassero dalla rabbia.

Tutti in quel ristorante avrebbero detto che fosse furiosa più che mai, per l’assurda risposta ricevuta.

Tutti tranne Sheldon, ovviamente.

<< Prova di nuovo o giuro che ti lascio qui >> lo minacciò, cercando di mantenere un tono calmo.

Si trovavano pur sempre in un ristorante pieno di gente!

<< Va bene >> disse sbuffando il fisico teorico, alzando le mani in aria e appoggiando la schiena alla sedia.

Pensò per diversi minuti, cercando di trovare la risposta che avrebbe fatto felice sua moglie.

Perché si.

L’amava così tanto che farebbe di tutto per vederla sorridere.

E anche perché non voleva ritornare a casa con l’autobus!

<< Ti ho sposata per avere l’occasione di impegnarmi con qualcuno che mi accettasse per quello che sono >> ammise sinceramente, alla fine.

Per Amy, lui ormai era diventato come un libro aperto.

Sapeva quando mentiva.

Quando diceva la verità.

Quando era triste.

Quando era felice.

Ma, cosa più importante, sua moglie era l’unica persona che fin da subito aveva accettato il suo “insolito” carattere.

Certo, con gli anni aveva richiesto qualche cambiamento da parte sua.

Ma non gli aveva mai messo fretta o troppa pressione.

E, alla fine, lui a poco a poco aveva ceduto, pur di non perderla.

L’aveva baciata sulle labbra.

Le aveva confessato il suo amore.

L’aveva sposata.

Avevano fatto insieme due bambini.

E mai e poi mai si sarebbe pentito di queste sue azioni.

<< Quanto vorrei strapparti  i vestiti e farti mio qui sul tavolo! >> dichiarò la neurobiologa, mentre un’ondata di calore improvviso stava prendendo piede dentro di sé.

<< Giuro che se lo fai mi metto a gridare! >> la avvertì.

<< Stavo scherzando >> disse, bevendo dell’acqua.

Il vino, di certo, avrebbe aumentato notevolmente la sua eccitazione.

Perché ovviamente era seria!

Quando accidenti sarebbe arrivato il dolce?

<< E tu? Perché mi hai sposato? >> si sentì improvvisamente domandare da suo marito.

<< Perché non volevo perdere la cosa più bella che mi sia successa nella vita >> gli rispose dolcemente, guardandolo negli occhi, senza pensarci due volte.

Non stava mentendo.

Prima di incontrare Sheldon passava le sue giornate in totale solitudine.

Aveva soltanto una madre fin troppo protettiva nei suoi confronti.

Adesso invece aveva degli amici su cui contare e un marito con il quale aveva creato una famiglia.

Era talmente impressa nei suoi pensieri che non si accorse che il cameriere finalmente aveva servito loro il soufflé, un morbido tortino leggermente depresso al centro, che stillava lacrime di cioccolato.

Amy aveva già preso in mano il cucchiaino per affondarlo in quel dolce dall’aspetto delizioso, quando Sheldon la fermò.

<< Che c’è? Non dirmi che non lo dovrei mangiare perché altrimenti ingrasserei! >> sbottò, ancora con la posata a mezz’aria.

<< Non è per questo >>

<< Allora perché? >>

Per tutta risposta, il fisico teorico estrasse dalla tasca dei pantaloni una candelina che appoggiò al centro del dolce.

<< Sheldon, non credo ai miei occhi! >> mormorò Amy, incredula, davanti a quel piccolo gesto che per lei era la manifestazione del vero amore.

<< Perché ti meravigli? Guardo i film, so cosa va fatto >> dichiarò, mentre prendeva anche un accendino, provando ad accenderla.

<< Ahi! >> urlò improvvisamente, poiché si era scottato con la piccola fiamma.

Almeno però la candelina era accesa!

<< Ti fa ridere il fatto che mi sia ustionato? >> aggiunse poi, vedendola ridere di gusto, mentre si soffiava il dorso della mano destra.

La ragazza scosse la testa, cercando di smetterla di ridere ma invano.

<< Dai, esprimi un desiderio >> la incitò, sospirando.

Non credeva di certo a tali sciocchezze, però le convenzioni sociali richiedevano questo.

Amy chiuse gli occhi.

Sapeva perfettamente cosa desiderava.

E da molto tempo.

E sapeva anche che non poteva dirlo ad alta voce, altrimenti non si sarebbe avverato.

Ma, nel suo caso, c’era un eccezione.

Si.

Lo avrebbe detto a Sheldon.

Ma quello non era di certo il luogo adatto.

Non appena soffiò sulla candelina, il fisico teorico tossì, invaso dal fumo prodotto da quest’ultima.

<< Ti prego, adesso mangia quel tortino così ce ne andiamo! >> dichiarò, sentendo anche gli occhi lacrimargli.

Fortuna che ne era una sola, altrimenti sarebbe già morto intossicato!

**********

<< Bernie, so che fai finta di leggere quella rivista. Ammettilo: Luke e Leila questa sera sono proprio tranquilli, rispetto a quando ce ne siamo occupati l’ultima volta >> disse Howard, intento a giocare con i bambini.

<< Non è vero! >> squittì la microbiologa.

Ok, aveva ragione suo marito.

La verità era che voleva ignorare totalmente i gemelli, facendo fare tutto a suo marito.

Ma quella sera non ci riuscì proprio.

Erano così calmi e silenziosi.

Forse perché erano cresciuti.

Forse perché erano i figli di Sheldon e Amy.

Neanche lei sapeva spiegare il motivo.

Poi si illuminò.

La ragione per cui erano così sereni era Howard.

Stranamente sapeva come prenderli e come farli stare al proprio posto.

E, senza alcun motivo, si immaginò con lui, ad accudire un bambino che non fosse di qualcun altro.

<< E se smettessimo di fare i baby sitter e facessimo un figlio tutto nostro? >> gli domandò, di colpo.

Forse era stato il suo orologio biologico ad imporle di fargli quella domanda.

L’ingegnere smise di giocare con i gemelli, bloccandosi di colpo.

<< Stai… stai dicendo sul serio? >> le domandò, per essere sicuro di quello che aveva appena sentito, sedendosi sul divano accanto a lei.

La microbiologa fece un respiro profondo.

Poteva ancora cambiare idea.

Ma non lo fece.

Non voleva.

<< Si, Howie. Voglio un figlio tutto nostro. Ad una condizione, però! >> l’avvertì.

<< Qualunque cosa >>

<< Beh, visto che indubbiamente guadagno molti più soldi di te, io continuerò a lavorare, parlando con persone della mia età, godendomi una vita piena e felice, mentre tu starai con il bambino. Guarderai con lui i cartoni, gli tirerai i fagioli fuori dal naso e lo porterai dagli amichetti >>

Howard ci pensò su.

Quel discorso gliel’aveva già fatto diversi anni prima, quando avevano appena deciso di sposarsi.

Sua moglie non aveva tutti i torti, dopotutto.

Il vero stipendio lo portava a casa lei.

E poi, stando con il bambino tutto il giorno, sarebbe stato sempre presente nella sua vita, soprattutto nei momenti più importanti.

No come suo padre.

In cuor suo sapeva che Bernadette, alla fine, gli aveva fatto quella proposta per cedimento.

Ma sapeva anche un'altra cosa.

Nel momento esatto in cui il bambino l’avrebbe chiamata mamma per la prima volta, l’avrebbe sorriso e abbracciata, non si sarebbe mai pentita della sua scelta.

Perché, dopotutto, diventare genitori, è la cosa più bella del mondo.

<< Va bene. Facciamo un bambino! Stanotte! >> dichiarò, baciandola, prima lentamente poi con una passione sempre più intensa.

In men che non si dica, la fece stendere sul divano, mentre le sue mani vagavano sotto il vestito, intente a sbottonarle il reggiseno.

<< Howie, non pensi che prima dovresti mettere i gemelli a letto? >> domandò, interrompendolo, vedendo i gemelli osservarli con curiosità.

Fin troppa.

<< Andiamo! Sono i figli degli Shamy! Sicuramente faranno sesso verso i trent’anni.  Facciamogli vedere quello che sappiamo fare! >> sbottò, sperando che cambiasse idea.

Bernadette non ci pensò due volte.

<< Hai ragione! >> rispose maliziosa, iniziando a togliergli la maglia, gettandola sul pavimento, vicinissimo ai bambini.

 

**********

<< Saranno anche stupende, ma queste scarpe fanno un male tremendo! >> sentenziò Amy, togliendosele e buttandole con un calcio dentro il ripostiglio dell’appartamento 4A insieme al suo coprispalla.

<< E allora perché te le metti? >> domandò Sheldon, riponendo la sua giacca.

<< Perché sono una donna >> rispose semplicemente.

Il fisico teorico sbuffò, per l’illogica risposta che aveva ricevuto.

Improvvisamente la ragazza gli si avvicinò, incrociando le braccia dietro la sua testa.

<< Mi fanno male i piedi >>

<< E questo lo hai già detto >> replicò, non capendo dove volesse andare a parare.

<< Non riesco a camminare. Mi porti in braccio in camera? >>

A quella domanda, Sheldon sgranò gli occhi.

<< Hai per caso sbattuto la testa? >> le domandò, cercando di essere il più gentile e calmo possibile.

<< Dai, la tradizione vuole che la prima notte di nozze lo sposo prenda in braccio la sposa quando entra per la prima volta nella casa coniugale come moglie >> lo supplicò, ignorandolo totalmente.

<< Ecco, appunto, la prima notte di nozze, non il giorno dell’anniversar… >>

Non finì di terminare la frase che Amy si avvinghiò a lui, incrociando le gambe attorno alla sua vita.

Sembrava un koala che si aggrappa ad un albero di eucalipto.

Sheldon non sapeva come comportarsi, così istintivamente provò a mantenerla come faceva con i gemelli.

Ma, ovviamente, sua moglie era diversa.

Era troppo pesante!

<< Non prendertela con me se cadrai a terra! >> riuscì solo a dire, avvertendola, mentre si incamminava, in modo goffo, verso la loro stanza.

Sheldon aveva sempre rimproverato Amy ogni qualvolta dimenticasse aperta la porta.

Ma, quella sera, invece, la ringraziò mentalmente, così potè subito scaraventarla sul letto senza neanche un minimo di grazia, visto che le aveva provocato il fiatone e un formicolio che man mano si stava distribuendo su entrambe le braccia.

Dopo aver chiuso la porta, si sedette accanto a lei, cercando di non pensare anche al dolore che stava iniziando ad avvertire nelle gambe.

Amy, vedendolo in quello stato, gli fece una tenerezza assurda.

Doveva farsi perdonare per avergli fatto fare dell’ “esercizio fisico”.

Facendogliene fare dell’altro.

In cui, però, era coinvolta anche lei.

Molto coinvolta.

Così, lentamente, gli si avvicinò per baciargli la guancia, ancora fresca di rasatura.

<< Che stai facendo? >> chiese Sheldon, perplesso.

<< Visto che portarmi in braccio ti ha stancato parecchio, volevo farmi perdonare >> rispose, continuando a baciarlo lungo il collo.

<< Se proprio vuoi farti perdonare, potresti prendermi un anti-dolorifico. Per colpa tua sono pieno di acciacchi >>

Se pensava di cavarsela con del sesso, si sbagliava di grosso.

Forse poteva funzionare per Leonard, Koothrappali, Wolowitz e per tutti gli uomini presenti sulla Terra.

Ma lui non si sarebbe fatto abbindolare tanto facilmente.

Lui era diverso.

Amy, per tutta risposta, gli poggiò le mani sulle spalle, avvicinando le labbra alle sue.

<< Lo sai, vero, che il sesso funge anche da anti-dolorifico naturale? >> sussurrò maliziosamente.

Sheldon alzò gli occhi al cielo, sospirando.

Certo che lo sapeva.

Sapeva anche che l’intrattenere coiti frequenti migliorava la pressione sanguigna e la salute del cuore, rafforzava le difese immunitarie e diminuiva la probabilità di tumori.

La prima volta che lesse queste notizie su internet, poco prima delle nozze, le considerò totalmente ridicole.

Tanto da aver riso fino alle lacrime davanti allo schermo del pc.

In seguito, però, dopo aver fatto un check-up completo appena un mese dopo essere sposato, dovette ricredersi.

I risultati ottenuti erano più che buoni rispetto a quelli degli anni addietro.

Incuriosito, chiese al suo medico di fiducia da cosa dipendesse questo improvviso cambiamento, anche se positivo.

Vedendo che indossava una fede al dito, sorrise, dicendogli semplicemente: il sesso allunga la vita!

Il sesso allunga la vita.

Quella frase balenò nella testa del fisico per diverso tempo.

Iniziò seriamente a pensare che sarebbe stato il primo a morire tra i suoi amici, solamente perché aveva iniziato ad avere rapporti sessuali a trent’anni anziché durante la pubertà.

<< Perché hai sempre tu l’ultima parola? >> mormorò, portando le labbra a contatto con le sue.

Ovviamente era una domanda retorica.

La verità era che sua moglie avrebbe sempre avuto l’ultima parola semplicemente perché era lei.

Ed era l’unica che riusciva a far rimanere il Dottor Sheldon Cooper senza parole.

Tuttavia, mentre la baciava, la sentiva tesa.

Come se non fosse coinvolta totalmente.

<< Che c’è? >> le domandò.

<< E non dire che non so baciare perché tanto non ci credo! >>

Amy scosse la testa, sorridendo.

<< No. Tu baci perfettamente >>

<< E allora cos’hai? >>

<< N…Niente >> rispose nervosamente, abbassando lo sguardo e iniziando a togliersi le calze, per prendere tempo.

<< Ho capito! Sei incinta e sei vittima degli sbalzi ormonali! Ecco perché negli ultimi tempi eri più strana del solito! >> esclamò Sheldon, di colpo.

La neurobiologa, sentendo quell’affermazione, fu presa alla sprovvista e finì col stracciare i collant, ma poco se ne importò.

Aveva pagato tutto Raj.

<< No, non sono incinta ma… >> rispose, mordendosi il labbro, se possibile, con più nervosismo di prima.

<< … se provassimo ad avere un altro bambino? >> sussurrò debolmente, per paura della risposta che avrebbe ricevuto, riuscendo finalmente a guardarlo negli occhi.

Vedendolo tranquillo, fin troppo per l’argomento trattato, Amy decise ugualmente di iniziare il discorso che aveva già pronto nella sua testa da diversi mesi ma che aveva sempre avuto paura di pronunciare ad alta voce.

<< Sai, Sheldon, fin da quando ero bambina sognavo una famiglia numerosa, ancora di più quando, ne La casa nella prateria, Charles e Caroline annunciano a Mary e Laura che aspettano un altro bambino. Grazie a te, questo sogno è diventato realtà e sai quanto ami i gemelli ma, negli ultimi tempi ho visto persone della nostra età che hanno dei figli che vanno già alle elementari mentre Luke e Leila hanno appena un anno. Ho fatto tutti i pro e i contro e quest’ultimi non ce ne sono perché abbiamo ancora tutto ciò che ci serve e non ci saranno grandi spese. Mi sono resa conto che la vita è troppo breve e… >>

Si bloccò, non appena avvertì la mano di Sheldon accarezzarle la guancia calda.

Lo fece in un modo così rassicurante tanto da farle perdere le parole.

<< Qualunque decisione tu prenda, sappi che non dovrai pensare a tutto tu come la prima volta. Ti prometto che, se vuoi, gli darò da mangiare, gli cambierò i pannolini-dopo aver indossato una tuta anticontaminazione, ovviamente-lo laverò… Qualunque cosa e lo farò >>

Ad Amy per poco non venne da piangere.

Non aveva mai visto suo marito tanto premuroso e disponibile nei confronti di un’altra persona.

Ma aveva sbagliato una cosa.

Così, prese la mano con cui la stava ancora sfiorando, tra le sue, e l’appoggiò sul letto.

<< Sheldon, questa non è una mia decisione. E’ una nostra decisione. Non riuscirei a guardare nostro figlio in faccia sapendo che è nato soltanto per rendere felice me. Io voglio guardarlo pensando che abbia fatto felice entrambi >>

Di certo lei non era una donna che si faceva mettere incinta senza parlarne con il partner, uscendosene poi che si era “dimenticata” di prendere la pillola o che non era stata attenta.

<< So cosa risponderti, ma me lo devi richiedere cambiando verbo >> le disse.

<< Fare o non fare. Non c’è provare >> continuò, imitando il Gran Maestro del Consiglio Jedi, vedendo Amy non capire.

<< Che?! >>

<< E’ una citazione di Yoda. L’impero colpisce ancora. Ti ricorda qualcosa? >> ribadì, cercando di non pensare al fatto che sua moglie non ne avesse alcuna memoria.

<< O certo! Yoda. Ora ricordo! >> disse, di colpo.

Ok, non se lo ricordava perfettamente.

Ricordava solo che facesse parte dell’universo di Star Wars.

Però aveva capito cosa volesse dire suo marito, pronunciando una delle sue citazioni.

<< Abbiamo entrambi quasi quarant’anni. E’ difficile che rimanga incinta al primo colpo >>

Forse era anche per questo che aveva pensato ad un altro figlio dopo appena un anno dalla nascita dei gemelli.

Se avesse aspettato di più, lei e Sheldon sarebbero diventati ancora più vecchi.

E poi era ancora abituata ad avere per casa pannolini, biberon e pappine.

Più in là, sarebbe stato anche più difficile riabituarcisi.

<< Beh, magari io faccio parte di una nuova specie che vivrà centinaia di anni e perciò, sostanzialmente, la concentrazione dei miei spermatozoi all’interno dello sperma e la loro mobilità potrebbero essere uguali a quelli di un ragazzino appena entrato nella pubertà >> sussurrò Sheldon al suo orecchio, iniziando ad accarezzarle dolcemente una coscia.

Istintivamente Amy chiuse gli occhi, sorridendo, per concentrarsi meglio sulla sua voce ingenua e determinata allo stesso tempo.

Da come stava parlando, sembrava davvero che volesse anche lui un altro figlio.

Ma, appunto.

Sembrava.

Con Sheldon non si poteva mai andare ad intuito.

Doveva riformulargli la domanda, come aveva chiesto.

Al più presto.

<< Sheldon, vuoi… >>

<< Se credi di chiedermelo così, ti sbagli di grosso! >> sbottò improvvisamente.

La ragazza, con gli occhi ancora chiusi, li aprì di colpo, improvvisamente più lucida.

<< Come dovrei chiedertelo, scusa? >> domandò.

<< Quando io ti ho chiesto di sposarmi, mi sono dovuto inginocchiare davanti a te, le gambe mi facevano male, avevo un anello e un discorso preparato… >>

<< Fammi capire. Tu vuoi che io ti faccia la domanda come se fosse una proposta di matrimonio?! >> chiese incredula, sperando che si sbagliasse.

<< Si! Devi provare quello che ho provato io! Credevo di aspettare chissà quanti altri anni per assistere a questo momento! >> affermò, esultando.

<< Va bene, hai vinto >> dichiarò, alzandosi di colpo dal letto e aggiustandosi capelli e vestito velocemente, mettendosi davanti a lui.

A quanto pare, aveva capito benissimo.

<< Te lo domanderò secondo le tue esigenze, contento? >>

Sheldon, per tutta risposta, si sistemo per bene.

<< Sono tutt’orecchie! >>

Amy, leggermente esitante, si inginocchiò.

Fece un respiro profondo, cercando di trovare le parole adatte.

Cercando di lasciarsi guidare dal cuore.

Cercando di lasciarsi guidare dalla spontaneità.

Improvvisamente, però,  pensò all’eventualità di ricevere un responso negativo e si rattristò.

Cosa avrebbe dovuto fare se fosse successo?

Ovviamente avrebbe dovuto accettare la sua decisione e farsene una ragione.

Non avrebbe mai avuto il coraggio di ingannarlo.

Però, se aveva interpretato bene tutti i segnali in quella manciata di minuti, la sua risposta sarebbe stata affermativa.

C’era solo un modo per saperlo.

<< Sheldon Lee Cooper, vuoi fare un bambino con me, stanotte? >>

Sheldon non era bravo a leggere le espressioni facciali, lo aveva ammesso più di una volta.

Ma, in quel momento, era sicurissimo che Amy fosse più che agitata.

Lo sapeva perché aveva la sua stessa espressione di quando le aveva chiesto di sposarlo.

Ricordava la gioia che aveva provato quando aveva deciso di farle la proposta.

E anche la paura di un suo rifiuto.

Sua moglie stava provando le stesse emozioni che aveva provato lui quel 14 febbraio 2015.

Sorrise, vedendola così vulnerabile.

Come era davvero.

Le prese la mano, costringendola ad alzarsi, per farla accomodare sulle sue gambe, nonostante le facessero ancora male.

Era una cosa che non aveva mai fatto perché lo trovava fin troppo romantico per i suoi gusti.

Ma quella sera fu costretto anche a portarla in braccio.

Ormai era compromesso.

<< Dammi una risposta, Sheldon. Devo sapere >> mormorò Amy, debolmente, iniziando a torturare il suo braccialetto che, proprio come i gemelli, compiva un anno.

Il fisico teorico, allora, le sfilò gli occhiali, appoggiandoli sul comodino, costringendola a guardarlo.

<< Certo che voglio fare un altro figlio con te >> rispose, dolcemente.

La neurobiologa non aveva bisogno di sapere nient’altro.

La sua espressione in quel momento era sincera, pura e seria.

No.

Non la stava prendendo in giro.

Né, tantomeno, voleva farle un favore.

Senza pensare più a niente, gli si avvicinò lentamente, finché i loro volti non si toccarono.

Aspettò ancora qualche istante prima di portare le labbra ad unirsi con le sue.

Quella notte sarebbe stata diversa, ne erano consapevoli entrambi.

Quella notte sarebbe stata meravigliosa.

Come la loro prima notte di nozze.

Come la notte in cui furono concepiti i gemelli.

Istintivamente, Sheldon le appoggiò le mani sui fianchi, mentre le labbra erano ancora chiuse e giocavano con le sue.

Ma sapeva che sua moglie voleva di più.

Lo capiva dal suo corpo caldo e sussultante.

Così schiuse leggermente la bocca, iniziando adesso a giocare con la sua lingua, con molta morbidezza.

Amy, sentendosi così voluta, iniziò a sbottonargli la camicia, armeggiando con i bottoni, senza smettere di ricambiare i suoi baci.

Quando gliela sfilò, gli toccò il torace, sentendolo contrarsi sotto la sua mano.

<< Nostro figlio sarà anche lui un genio e anche bellissimo, te lo prometto >> sussurrò Amy, ansimante, ora che Sheldon le stava baciando il collo.

Il fisico teorico, a quelle parole, impulsivamente la fece stendere, questa volta delicatamente, sul materasso, mettendosi sopra di lei.

<< Promettimi anche che avrà lo stesso colore dei miei occhi >> disse, dopo aver appoggiato la fronte alla sua.

La neurobiologa rise.

La genetica insegnava che se i genitori avevano gli occhi azzurri e verdi, la tonalità con cui sarebbe nato il bambino sarebbe stato del tutto casuale.

Infatti i colori verde e azzurro se la giocavano con un cinquanta e cinquanta.

Luke e Leila avevano gli occhi verdi come i suoi.

<< Tutto ciò che vuoi >> rispose, sorridendo, baciandolo nuovamente, iniziando a far scorrere le dita dei polpastrelli lungo la sua schiena possente, per poi passare alle braccia muscolose.

Appoggiò nuovamente entrambe le mani sul suo ampio petto.

Ma questa volta le fece scendere fin lungo la addome scolpito.

Quando provò a sbottonargli i pantaloni, Sheldon iniziò a baciarla appena sotto l’orecchio, scendendo lungo il collo, con movimenti alternati di bocca e lingua, lenti ma decisi, portando la ragazza a non rispondere più delle sue azioni.

<< Aspetta, faccio io o finisci col rompermi la zip >> la avvertì, leggermente divertito, mentre, in men che non si dica si liberò sia della cintura che dell’indumento che gli creava intralcio.

<< Così avresti capito cosa provo quando sei tu a romperle a me >> borbottò, inarcando la schiena per cercare di abbassarsi da sola la lampo del vestito.

Quando ci riuscì, cacciò un sospiro di sollievo.

Quell’abito era di una taglia in meno e a stento riusciva a respirare, ma visto che era l’ultimo rimasto, Raj aveva deciso di comprarglielo ugualmente anziché fargliene provare di altri, visto che, almeno per lui, su di lei era perfetto.

E anche perché, essendo appunto stretto, le faceva risaltare il seno.

Sheldon, vedendola così corrucciata e accaldata, tutta in disordine, anziché rimproverarla, le sorrise dolcemente.

E sapeva, ormai da tanto tempo,  da che cosa fosse dovuto quel sorriso.

Semplicemente dall’amore.

E sentiva il bisogno di dirglielo ancora una volta.

Soprattutto quella notte.

<< Ti amo >> sussurrò al suo orecchio, prima di iniziare a tempestarla di baci.

<< Lo so >>

Il fisico teorico, a quella semplice risposta, l’unica citazione di Star Wars che sua moglie conoscesse, iniziò ,compiaciuto, a sfiorarle gentilmente, con solo la punta delle dita, le gambe, sollevandole la gonna del vestito.

La ragazza alzò le braccia sopra la testa per aiutarlo a sfilarle l’indumento, mentre dei brividi di desiderio iniziarono a farsi strada lungo il corpo.

Quando Sheldon aderì il proprio corpo al suo, avvertì tutto il suo calore e il suo profumo.

E le gambe iniziarono a tremarle.

Si meravigliava ogni volta che accadeva perché dimostrava il nervosismo che aveva ogni volta che si trovava in intimità con lui.

Erano passati due anni ormai, eppure per lei sembrava sempre di rivivere la sua prima volta.

Ma, dopotutto, Sheldon, lo sarebbe sempre stato.

Mentre le distribuiva sensibili e delicati baci lungo il collo, gli accarezzò i capelli con le mani, invitandolo a continuare.

Stava per chiudere gli occhi per concentrarsi totalmente sulla sensazione piacevole e invitante che stava provando, quando vide l’orologio sul comodino indicare un orario che la fece sorridere, pensando a cosa fosse successo in quel preciso istante, ma di ben un anno fa.

<< Sono le 23:50 >> dichiarò.

<< E allora? >> domandò Sheldon, non capendo.

<< E’ l’orario di nascita di Luke >> disse, colmando così la sua curiosità.

<< Perché non me sono ricordato? >>

Lui aveva una memoria eidetica.

Come aveva fatto a cancellare quell’orario dalla sua mente geniale?

<< Perché eri svenuto sul pavimento >> gli rispose, ridendo.

<< Invece Leila è nata alle 23:59. Se nasceva un minuto dopo, avremmo dovuto fare due feste di compleanno >>

Sheldon fece una smorfia di disgusto.

Odiava le feste di compleanno.

Già Amy lo aveva obbligato a organizzarne una per i gemelli.

L’unica cosa positiva era stata la torta che aveva preparato Raj.

<< Ti va di fare una pazzia ? >> le domandò, allungandole le braccia al di sopra della testa per intrecciare le mani con le sue.

Amy sorrise, pensando a quando e, soprattutto, dove, fu lei a fargli quella domanda.

<< Non ci sono le stelle >>

<< Certo che ci sono! >>

La ragazza dovette dargli ragione, in fin dei conti.

Sopra le loro teste c’erano decine e decine di stelle adesive attaccate alla parete del soffitto.

Ma, in quel momento, nella semi oscurità della stanza, brillavano così tanto che sembravano vere.

<< E poi abbiamo anche la trapunta di Star Wars >> aggiunse lei.

Cavolo, quella stanza sembrava quella di un bambino anziché di due sposi!

<< Allora? >> la spronò Sheldon, sorridendo appena, poggiando la fronte alla sua.

La risposta di Amy fu immediata.

<< Si, lo voglio >> sussurrò, chiudendo gli occhi e abbandonandosi felice più che mai sul letto, sapendo cosa sarebbe successo di lì a poco.

Avrebbero commesso una follia.

Un incantevole follia.

Per la seconda volta.

Non appena lo sentì dentro di lei, muoversi lentamente e dolcemente, il corpo iniziò a fremere di eccitazione.

Gli strinse dolcemente le mani, costringendosi a guardarlo.

Era leggermente sudato, respirava faticosamente e, ne era più che certa, il cuore gli batteva incessantemente, tanto da fargli male il petto.

E, nonostante tutto, era perfetto.

<< Sei così perfetto >> gli disse, così, gemendo.

<< Ma certo che lo sono >> rispose con ovvietà, ansante, sentendo improvvisamente la necessità di approfondire i suoi movimenti.

Passionali, ma anche-e soprattutto- premurosi.

<< Lo sai invece tu cosa sei? Sei una perfetta alchimia di intelletto e femminilità. Sei una donna da ammirare, Amy, in tutto il tuo modo di proporti. E’ così che mi sei apparsa il giorno in cui ti ho incontrato per la prima volta >>

La neurobiologa rimase davvero colpita da quella dichiarazione.

A quei tempi le interessava soltanto essere intelligente e non credeva affatto di avere femminilità.

Quest’ultima l’aveva scoperta con gli anni, in particolare quando era diventata la ragazza di Sheldon.

Ripensò a cosa gli disse il giorno del loro primo incontro.

… e, comunque, prima di andare avanti, ti informo che preferisco evitare accuratamente qualsiasi forma di contatto, coito compreso.

Pensare a quella frase, mentre stavano provando-pardon, facendo-un fratellino o una sorellina per i gemelli, la faceva sentire proprio ridicola.

Ma quella era un’altra Amy.

E doveva lasciarsela alle spalle.

Doveva pensare a quella che era adesso e, soprattutto, a quella che sarebbe diventata in futuro.

Guardò di nuovo suo marito, ma questa volta si soffermò sugli occhi, per capire se stesse provando le sue stesse sensazioni in quel momento.

Aveva uno sguardo perduto per il piacere.

Quel semplice sguardo rappresentava tutto l’essere umano che lo componeva e che cercava di nascondere nella quotidianità, per paura di essere giudicato tale.

Lo baciò dolcemente sulle labbra calde e buone, che sapevano ancora del tortino al cioccolato che avevano mangiato per dolce quella sera.

Non appena Sheldon ricambiò con partecipazione, lo avvicinò ancora di più a lei, aumentando il ritmo e concentrandosi totalmente su di lui.

Quando l’eccitazione raggiunse il culmine per entrambi, si ritrovarono improvvisamente in una condizione di incontrollato piacere, tra l’estasi e la frenesia, fatto di brividi e calore.

Di ansimi, sospiri, gemiti e suppliche di non fermarsi e di continuare.

Un esplosione improvvisa di energia ed emozioni, seppur sottili e sinuose.

Un incontro di intimità, di corpo e di spirito.

E non esisteva nulla al mondo che riuscisse ad unire due persone allo stesso modo.

Poi ci fu quell’istante, perfetto ed intenso, della durata di pochi secondi, in cui le promesse che si erano scambiati a voce solo poco prima, divennero reali, assumendo la forma di un bambino prodigio, bellissimo e dagli occhi azzurri.

Perché, in quell’istante, sarebbero dovuti stare attenti.

Ma, ovviamente, non lo furono.

 

**********

Amy osservava, incantata, Sheldon che dormiva con aria appagata accanto a lei.

Sapeva che non doveva farlo ma decise ugualmente di accarezzargli il corpo.

La tensione muscolare ormai era del tutto diminuita.

Così come la respirazione e il battito cardiaco stavano tornando ai suoi valori originali.

<< Dimmi che mi hai svegliato solo perché hai fatto il test di gravidanza ed è risultato positivo >> borbottò Sheldon, tenendo ancora gli occhi chiusi.

La ragazza rise.

Non ne avrebbe mai avuto abbastanza della sua ingenuità.

<< Per avere un risultato attendibile devo aspettare il primo giorno di ritardo delle mestruazioni >>

<< Basta solo che non ti accorgi di aspettare un bambino dopo quattro mesi >>

Amy alzò gli occhi al cielo.

Ok, la prima volta aveva scambiato i sintomi della gravidanza per quelli causati da stress sul lavoro.

Ma adesso che li conosceva, non avrebbe commesso lo stesso errore.

Se ne sarebbe accorta subito qualora fosse stata gravida.

Giusto?

<< Se è maschio, possiamo chiamarlo Seth? >> domandò Sheldon, improvvisamente, aprendo gli occhi.

<< Come la tartaruga che volevamo prendere? >> gli chiese a sua volta, con aria divertita.

<< Perché no? E’ un bel nome e poi sono sicuro che piacerà moltissimo anche a mia madre >>

<< Come fai ad esserne così sicuro? >>

<< Beh, Seth era il terzo figlio di Adamo ed Eva che venne dato loro in sostituzione di Abele. E’ descritto nel libro della Genesi >>

Amy sorrise.

Sheldon non lo avrebbe mai ammesso apertamente, ma sapeva che era molto legato alla madre.

Certo, ne contestava la mentalità troppo religiosa, visto che lui era un uomo di scienza.

Ciononostante, lo faceva sempre in modo rispettoso e bonario.

<< E se è femmina, come la vuoi chiamare? >> le domandò, distogliendola dai suoi pensieri.

La ragazza fu sorpresa da quella domanda, poiché la prima volta fu suo marito a scegliere entrambi i nomi dei bambini.

Tuttavia, c’era sempre stato un nome che le piaceva fin da piccola.

Sicuramente Sheldon lo avrebbe trovato troppo sdolcinato per i suoi gusti.

Ma a lei, in quel momento, non importava affatto.

<< Melody >>

Al fisico teorico gli brillarono gli occhi.

<< E’ un nome perfetto, visto che abbiamo concepito a bordo del TARDIS, come Rory ed Amy! Finalmente stai capendo qualcosa su Doctor Who! >> esclamò.

<< Doctor Who… certo… >> farfugliò Amy, distrattamente.

A dirla tutta, il nome le piaceva perché significava melodia e, inconsciamente, lo aveva sempre associato al suono dell’arpa, strumento che aveva sempre amato suonare.

Di certo non aveva pensato al fatto che la porta della camera da letto era quella del TARDIS che prima si trovava nel suo vecchio appartamento.

Ma Sheldon l’aveva obbligata a montarla nella sua stanza, una volta sposati, trasformandola in una sorta di macchina del tempo e astronave.

All’inizio , quando la vide nella sua vecchia abitazione, iniziò a giocarci.

Lui impersonava il ruolo del Dottore mentre lei la sua compagna, vivendo ogni volta un’avventura diversa.

Ma lei voleva di più.

E, alla fine, in un modo o nell’altro, l’aveva ottenuto.

<< Ho una cosa per te >> disse Sheldon

<< Davvero? Che cosa!? >> domandò Amy, improvvisamente, euforica più che mai, tanto da alzarsi di scatto e appoggiandosi sulla testiera del letto.

<< Te la darò solo se ti darai una sistemata e ti metterai qualcosa addosso >>

<< Va bene. Ora vado >> sospirò, rassegnata.

Pur di ricevere un regalo da suo marito, avrebbe accettato di tutto.

<< Non riuscirai mai a vedermi nuda senza che prima ti faccia perdere il controllo delle tue azioni, vero? >> gli domandò, retorica, poi, vedendolo coprirsi gli occhi con le mani mentre si dirigeva in bagno.

**********

Dopo quindici minuti, ritornò da suo marito, ora anche lui in pigiama, che sedeva a gambe incrociate al centro del letto.

<< Mi sono lavata, pettinata e la camicia da notte che indosso è la più profumata che ho trovato! >> dichiarò, mettendosi nella sua stessa posizione davanti a lui.

Sheldon la squadrò per bene.

<< Ok, mi hai convinto. Apri le mani >> le ordinò, mentre prendeva il regalo nella tasca destra dei pantaloni.

Non appena si ritrovò tra le dita un medaglione a forma di cuore, rimase a bocca aperta per quanto fosse bello.

Era simile a quello che Leonard regalò a Penny quando partì per la spedizione nei mari del Nord.

Ma il suo era leggermente diverso.

Era certamente vintage, bronzo antico spazzolato rame.

Sul davanti era incisa una frase.

Anche Sheldon Cooper ha un cuore.

Nonostante fosse una citazione del film Iron Man, non poteva essere più vera.

Sheldon le aveva dimostrato di avere un cuore ricco di emozioni in più di un occasione.

In particolare, quando partorì.

Ricordò la sua faccia preoccupata, pensando che sarebbe potuto succedere qualcosa di brutto.

A lei o ai gemelli.

<< E’ magnifico >> riuscì solo a dire, ancora incredula.

<< Aprilo >> la incitò.

Quando lo aprì, gli occhi di Amy, possibilmente, brillarono ancora di più.

All’interno c’era una foto che li ritraeva nel giorno del loro matrimonio.

Entrambi avevano un’aria buffa e gli occhi chiusi, con lei che lo teneva stretto a sé, come quella che Raj scattò loro il giorno del ballo.

In entrambi i casi, tuttavia, erano felici.

Davvero, davvero tanto.

<< Non saremo mai fotogenici >> costatò, chiudendo il ciondolo e porgendolo a suo marito.

<<  Perché me lo stai ridando? Non ti piace, per caso? Eppure prima avevi detto che era magnifico… >> balbettò Sheldon, tentando di giustificare il gesto di sua moglie.

<< Mi piace, anzi lo adoro. Voglio solo che tu me lo metta >> lo rassicurò.

<< E non te lo sai mettere da sola, scusa? Hai due mani! >>

<< Perché è questo che fanno i mariti nei film >> rispose, dandogli le spalle e alzandosi i capelli, scoprendo il collo.

Sheldon, non avendo scelta, dovette mettergliela.

<< Mi dispiace non averti regalato niente >> mormorò Amy, mentre suo marito stava ancora cercando di chiuderle la collana.

<< Un regalo per me ce l’hai, invece >> le disse, appoggiando le mani sulla sua pancia e premendo il corpo contro la sua schiena.

<< Però, per riceverlo, devo aspettare nove mesi >> continuò, appoggiando la testa sulla sua spalla.

<< Come fai ad essere così sicuro che sia rimasta incinta ? >> domandò, divertita, guardandolo con la coda dell’occhio.

Si erano scambiati tante promesse in quelle ore.

Sarebbe stato davvero magico se si sarebbero avverate tutte in quella notte.

Ma, appunto.

Magico.

La magia esisteva solo nelle favole.

Lei viveva nel mondo reale.

Doveva farsene una ragione.

<< Se io sono un genio, lo sono certamente anche i miei spermatozoi >>

Amy scosse la testa.

Ogni argomento era buono per affermare il suo egocentrismo.

<< Lo sai, vero, che lo spermatozoo che riesce a fecondare l’ovulo non è quello più “bello” o quello più “intelligente” ma quello che sicuramente si è trovato al posto giusto nel momento giusto? >>

<< E tu sai perfettamente che non credo nelle coincidenze >>

<< E poi non sei stata tu a dire che nostro figlio sarà bellissimo e intelligente? >> le fece notare, poi.

La ragazza aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse subito, non sapendo come controbattere, visto che aveva ragione.

Ecco cosa succedeva quando Sheldon la baciava!

<< Stai parlando soltanto del tuo apparato genitale, ne ho uno anche io. I figli si fanno in due! >> disse, stizzita,  per placare il suo essere egocentrico.

<< Va bene. Stai calma! >>

A quanto pare, già stava iniziando ad avere degli sbalzi d’umore!

<< La tua ultima mestruazione risale al 30 aprile. Considerando che tra un ciclo ed un altro passano 28 giorni… >>

Si fermò giusto il tempo per fare tutti i calcoli.

<< … domani-anzi, diciamo pure oggi, visto che è passata la mezzanotte da ore ormai-ci sarà l’ovulazione, quindi… >>

<< … quindi, i giorni che vanno dal 12 al 16 maggio sono quelli più fertili anche perché, quando sta per avvicinarsi l’ovulazione, la cervice uterina produce un muco che favorisce la sopravvivenza degli spermatozoi >> concluse la ragazza, al suo posto, sorridente.

<< Le probabilità sono dalla nostra parte >> le sussurrò Sheldon all’orecchio.

Già.

Forse nella realtà la magia non esisteva.

Ma la biologia non sbagliava mai.

Si.

Aspettava un bambino.

Ci credeva.

<< E poi… >>

La fece girare per poterla avere davanti a sé.

<< … sei incinta di sicuro. Si capisce dai tuoi occhi >>

Amy scoppiò a ridere.

<< Che cos’hanno di diverso? >>

<< Hanno una luminosità diversa, così come l’apertura delle palpebre e anche le pupille sono cambiate. Sono identici a quando abbiamo concepito i gemelli. Li ho notati quando hai detto a mia madre che avevamo fatto tardi ed eravamo sporchi di terra ed erba perché ci eravamo messi a giocare >>

<< Certo! Abbiamo proprio “giocato” quella notte >>

La cosa che la faceva più ridere era che sua suocera, all’epoca, ci aveva pure creduto.

E ricevettero anche una grossa sgridata prima di essere mandati in bagno per lavarsi.

Uno per volta, ovviamente!

L’osservava mentre assumeva un’aria pensierosa per via del suo doppio senso che non aveva capito.

E quel semplice sguardo le fece ricordare che gli aveva promesso un’altra cosa prima di uscire.

<< Ti va di giocare con i trenini? >> gli domandò, già sapendo cosa le avrebbe risposto.

Anzi, cosa avrebbe fatto.

Infatti, neanche il tempo di porre fine alla domanda, che subito Sheldon si alzò di scatto dal letto per prendere la confezione che li conteneva.

Dieci minuti dopo si trovavano a terra a giocare con la locomotiva misura N.

Piuttosto era Sheldon che giocava.

Amy aveva la testa appoggiata sulla sua spalla, piena di sonno.

<< Grazie per avermi permesso di salire a bordo del TARDIS >> gli disse, tra uno sbadiglio ed un altro.

Quando il fisico teorico distolse lo sguardo dalla locomotiva per guardarla, ormai si era già addormentata.

Ma, nonostante ciò, le rispose ugualmente.

<< Grazie a te per essere diventata la mia compagna di viaggi >>

Improvvisamente sentì il suo cellulare vibrare.

Ma chi poteva essere alle sei del mattino?

<< Pronto? >>

<< Rettore Siebert >> disse, dopo aver appreso chi fosse all’altro capo del telefono.

Sheldon iniziò ad ascoltare distrattamente il suo interlocutore, annuendo di tanto in tanto, mentre era intento ad appoggiare con la sola mano sinistra la testa di sua moglie sul materasso, facendo una faccia di disgusto quando si accorse di avere della saliva sulla sua spalla.

Ora capiva da chi avessero preso i gemelli!

<< Ho… ho sentito bene? >> domandò, improvvisamente, alzandosi di scatto da terra.

Lo fece in modo talmente brusco da far svegliare Amy.

Quest’ultima, ancora con gli occhi mezzi chiusi, vedeva suo marito parlare al telefono in modo strano e agitato.

Più del solito.

Quando interruppe la chiamata, si sedette sul bordo del letto, possibilmente più scosso di prima.

<< Chi era al telefono? >> gli domandò, alzandosi da terra, sedendosi accanto a lui.

<< Il Rettore Siebert >> mormorò, abbassando lo sguardo.

<< E cosa voleva dirti a quest’ora? >> chiese, preoccupata, appoggiandogli una mano sulla guancia, costringendolo a guardarla.

Per chiamare a quell’ora, di sicuro era successo qualcosa.

Forse voleva licenziarlo.

Ma subito cancellò questo pensiero dalla sua mente.

Sapeva che nutriva per lui pochissima stima umana.

Ma moltissima dal punto di vista professionale.

Quindi il licenziamento era del tutto fuori discussione.

<< Ho… ho vinto il Premio Nobel >> rispose, dopo interminabili secondi, ancora sotto shock.

Vincerlo era il suo sogno da sempre.

Anche se credeva che lo avrebbe conseguito per i suoi studi sulla teoria delle stringhe e no per quelli sula materia oscura.

<< Sheldon, ma è sbalorditivo! >> riuscì solo a dire Amy, mentre lo abbracciava, orgogliosa di suo marito.

<< A dir la verità, il termine più adatto sarebbe inevitabile, ma non è questo il punto >> precisò, liberandosi da quell’abbraccio che ogni volta diventava sempre più soffocante.

<< Qual è il problema? >>

<< Il Rettore vuole che pronunci un discorso alla premiazione >>

<< E allora? >> domandò la ragazza, non capendo.

Suo marito pronunciava dei discorsi ogni volta che parlava.

<< Amy, l’ultima volta che ho fatto un discorso, non in presenza di pochi intimi ma di molte persone-che io intendo un numero sufficiente da calpestarmi a morte, ossia trentasei adulti o  settanta bambini-ero ubriaco, talmente tanto che il mattino seguente mi svegliai senza alcun ricordo e senza pantaloni. Quando chiesi a Leonard e Penny dove fossero finiti mi fecero vedere un video su youtube. A quanto pareva, me li ero tolti sul palco. E anche le mutande, facendo vedere a tutti il mio sedere >>

<< Perché non ho mai visto questo video?! >>

<< Davvero?! E’ tutto ciò che hai da dire?! >> domandò a sua volta, con uno sguardo torvo.

<< Non posso permettere che accada di nuovo, non davanti all’Accademia reale svedese delle scienze >>

<< Infatti non accadrà >> lo rassicurò.

<< Come fai ad esserne certa? >>

<< Perché questa volta saremo anche io e i bambini a sostenerti >>

Sheldon, sentendo quelle parole, si sentì improvvisamente più rilassato.

Già, Amy e i gemelli lo avrebbero di sicuro aiutato.

No come gli altri, che non avevano fatto altro che aumentare la sua ansia.

Ed era colpa di Penny se si era ritrovato ubriaco!

<< Lo sai? Hai ragione! E sai adesso cosa faccio? Andrò ad informare Leonard del fatto che io abbia vinto il Nobel prima di lui, poi chiamerò mia madre, Koothrappali, Wolowitz… >> decise, ritornando alla carica.

Si bloccò, non appena si ritrovò la bocca di Amy sulla sua.

Sheldon ricambiò quel bacio, premendo semplicemente le labbra contro le sue.

Ma bastò un attimo per fargli aprire leggermente la bocca, quel tanto che bastava per esplorare le labbra con la punta della lingua.

In men che non si dica si ritrovarono coinvolti in un bacio passionale, in cui le lingue, una volta incontrate, iniziarono a danzare tra loro.

<< Perché mi hai baciato? >> mormorò Sheldon, senza fiato.

<< I vincitori ottengono sempre un bacio >>

<< Ma tu hai vinto il Premio Nobel, quindi ti meriti di più >> continuò, maliziosa, mettendosi a cavalcioni  sulle sue gambe.

<< E cosa di preciso? >> domandò, non capendo.

Per tutta risposta, Amy iniziò a sbottonarsi lentamente la camicia da notte, continuando a guardarlo negli occhi.

<< O no, non possiamo! >> l’avvertì, capendo dove volesse andare a parare, bloccandole le mani.

La ragazza alzò gli occhi al cielo.

<< Perché sono incinta e allora hai paura di fare qualcosa di osceno che disturbi il bambino? >> domandò, retorica.

<< Ovvio! E’ così che vuoi educare nostro figlio?! >>

Amy sospirò, iniziando a massaggiandosi le tempie.

Doveva fargli cambiare idea.

Non voleva ritrovarsi nuovamente in astinenza sessuale, come quando nacquero i gemelli.

Sapeva che il bimbo era ben “ammortizzato” e protetto all’interno del sacco amniotico e che era accuratamente isolato da un tappo mucoso, perciò, in nessun modo, poteva essere disturbato durante il rapporto.

Inoltre, era anche venuta a conoscenza, leggendo alcuni articoli al riguardo, che il bambino gradiva molto la sensazione di benessere che provava la mamma, dovuta al rilascio di endorfine che entravano subito in circolo.

Durante il rapporto, infatti, il battito cardiaco rallentava e i suoi movimenti diventavano meno vivaci, come se rimanesse in attesa di qualcosa.

Subito dopo, riprendeva a muoversi con più vigore di prima.  

Ma ne era certa.

Sheldon avrebbe trovato tutto ciò assolutamente ridicolo.

Improvvisamente ebbe un’illuminazione.

Si.

Sapeva come avrebbe convinto suo marito a fare sesso durante la gravidanza.

Tutti e nove mesi.

E tutti gli anni avvenire.

<< E se ti facessi cambiare opinione al riguardo? >> gli domandò, con aria innocente.

<< Accetto la sfida! >>

<< D’accordo… >> disse, appoggiando le mani sulle sue spalle.

<< La prima volta che sono rimasta incinta, me ne sono accorta quattro mesi dopo il concepimento >>

<< Si. E allora io ti ho detto che avremmo smesso di indulgere al coito >>

Amy scosse la testa.

Poteva anche essere un genio ma a fare dei semplici ragionamenti era proprio negato.

<< Ecco. Non abbiamo più avuto rapporti sessuali a partire dal quarto mese di gravidanza >>

Ed era meglio non sottolineare dopo quanto tempo li avessero ripresi.

Amy, vedendolo non capire ancora, decise di dirglielo chiaro e tondo.

<< Però abbiamo avuto dei rapporti sessuali completi due volte alla settimana per i primi tre mesi di gestazione >> sbottò.

Era meglio non dirgli, tuttavia, che, durante quel periodo, aveva bevuto anche dell’alcol.

A quelle parole, la mascella di Sheldon crollò.

Perché sua moglie aveva ragione.

Lui stesso aveva deciso di non praticare alcun amplesso una volta saputo della gravidanza.

Ma, appunto.

Non l’aveva scoperto subito.

Quindi, alla fine, i gemelli avevano ugualmente visto e sentito tutto.

Che vergogna!

<< Dai, non è colpa tua >> gli disse, chiudendogli la mascella.

<< Infatti è tua. Perché pensi solo al sesso! >>

Amy alzò gli occhi al cielo.

Suo marito stava alzando la voce.

E non era un buon segno.

Era meglio raccontargli delle sue paure.

<< Sheldon… >> iniziò, accarezzandogli le braccia, per cercare di calmarlo.

<< … noi siamo genitori e, sapendo che lo diventeremo di nuovo, mi fa sentire ancora più felice e soddisfatta come non mai. Ma siamo anche una coppia, marito e moglie, e ho il timore che, una volta nato il bambino, ce ne dimenticheremo. Volevo semplicemente mantenere l’intimità anche in gravidanza, per essere più legato a te anche dopo il parto >>

Il fisico teorico provò a dire qualcosa, ma non ci riuscì.

Nella sua mente iniziarono ad affiorare le immagini di sua moglie dopo la nascita di Luke e Leila.

Era esausta, senza forze, soprattutto perché faceva tutto da sola.

Perché lui, in quel periodo, era uscito fuori di testa.

Ma questa volta sarebbe stato diverso, gliel’aveva anche detto.

Voleva rimediare ai suoi errori.

<< … ma non fa niente. Non posso obbligarti, non mi sembra giusto >> concluse la ragazza con un mormorio, alzandosi per abbottonandosi la camicia da notte.

La voce di Amy lo fece ritornare alla realtà.

<< Sei sicura che non farà male al bambino? >> le domandò.

Sul volto della ragazza apparve un grande sorriso.

<< Hai cambiato idea per caso? >> chiese, anche se sapeva già la risposta.

<< Rispondi alla mia domanda! >>

<< No, il bambino non corre alcun rischio >>

<< E… non sarà nemmeno testimone dei nostri coiti? >> domandò, cauto.

<< No, perché il feto è ben protetto, circondato dal liquido amniotico che lo separa completamente dal mondo esterno >> gli rispose, ridendo.

<< Va bene, allora. Sono disposto ad avere dei rapporti sessuali con te durante uno dei trimestri della gravidanza. Puoi deciderlo tu, in base, che so, alle tue esigenze >> dichiarò, fiero.

La ragazza si sedette accanto a lui, riflettendo su ciò che aveva detto.

A quanto pare, non avrebbero fatto l’amore per tutti e nove mesi.

In fin dei conti, ora che ci pensava, era giusto così.

Infatti Sheldon le aveva chiesto di scegliere un periodo in particolare, in base alle sue necessità.

E questo le fece venire in mente un articolo che lesse qualche tempo fa riguardo, appunto, la sfera sessuale in gravidanza.

Nel primo trimestre, per la donna, la libido, a quanto pare, passerebbe spesso in secondo piano, a causa della stanchezza, delle nausee e del maggiore bisogno di dormire

E il seno potrebbe far male poiché l'eccitazione comporterebbe una vaso-congestione all’altezza del petto.

Inizialmente Amy si chiese perché a lei quei problemi non fossero mai sorti.

Poi capì.

Lei, in quel periodo, non sapeva affatto di essere incinta.

E neanche pensava ad una possibile gravidanza.

Ma ora lo sapeva e quindi era meglio evitarlo.

Il terzo trimestre, poi, era del tutto fuori discussione.

Anche se si potevano avere ancora rapporti, c’era un “ostacolo” fisico.

Il pancione.

Ricordava la stanchezza provata in quegli ultimi mesi, anche a causa dei bambini che non smettevano di muoversi un secondo.

Invece, il secondo trimestre era il periodo più tranquillo e appagante.

Soprattutto dal punto di vista dell’affiatamento sessuale.

Infatti la libido e il piacere si duplicavano.

E ciò significava solo una cosa.

Orgasmi più intensi e frequenti!

<< Ho deciso. Scelgo il secondo trimestre! >> dichiarò euforica, così, a Sheldon,

<< C’è qualche motivo in particolare? >>

<< Si… >> rispose.

<< … ma lo scoprirai da solo, tra qualche mese >> sussurrò, con aria maliziosa, al suo orecchio.

<< Sai che odio le sorprese! >> borbottò.

<< Non sei invidiosa del fatto che io abbia vinto il Premio Nobel e tu no? >> le domandò, poi, mentre gli baciava il collo.

<< Guarda che anche io vincerò il Nobel per la fisiologia e userò i soldi per comprare il negozio di fumetti di Stuart, per poi chiuderlo per averti così tutto per me! >>

<< Dici sul serio? >>

<< No, tranquillo. La fumetteria starà sempre al suo posto. Però il Nobel lo vinco sicuro! >>

<< Sai che, oltre ad un diploma personalizzato e una medaglia d'oro recante l'effigie di Alfred Nobel stesso, mi daranno otto milioni di corone svedesi? Con tutti quei soldi possiamo comprare finalmente una casa tutta per noi >>

Amy smise di baciarlo per concentrarsi totalmente su di lui.

Era stata proprio lei a proporre a suo marito, qualche tempo fa, l’idea di iniziare a mettere da parte dei soldi per acquistare una casa.

E ci mise quasi un mese a convincerlo che sarebbe stata un ottima soluzione.

Ci sarebbe stato più spazio per tutti e, soprattutto, non ci sarebbe stato nessun ascensore rotto e nessuna faticosa rampa di scale.

Ma, ripensandoci, quel progetto per il futuro era solo suo.

Non era il loro progetto.

E improvvisamente non le importò affatto dell’ascensore, rotto ormai da dieci anni, o dei quattro piani che avrebbe dovuto fare a piedi o dello spazio insufficiente.

<< Non la voglio una casa, Sheldon. Il nostro futuro è qui, nell’appartamento 4A al 2311 North Los Robles Avenue di Pasadena >> disse, seria.

Il fisico teorico, la guardò, non capendo.

<< Ma come? Avevi detto… >>

<< Quest’appartamento ha troppi ricordi >> lo interruppe, prendendolo per mano e trascinandolo in soggiorno.

<< Qui è dove mi hai chiesto di sposarti e dove stavano per nascere i gemelli >> iniziò, indicando il divano.

<< Ecco, a proposito, questa volta cerca di non partorire in anticipo, visto che… >>

<< Ed è in corridoio che, per la prima volta, hai confessato di amarmi >> continuò, ignorandolo, questa volta con gli occhi leggermente più lucidi, ripensando a quella sera.

<< E poi c’è la cucina, dove mi hai sempre preparato una bevanda calda. E so che non smetterai mai di farlo >> proseguì, indicandola

<< Infine, è in questa stanza che incontriamo tutti i nostri amici, mangiamo cibo d’asporto mentre guardiamo uno dei tanti cosi di Star Wars Trek che voi ragazzi amate tanto >>

<< E’ qui che voglio che crescano i nostri figli e da nessuna altra parte >> concluse, avvicinandosi di più a lui, adesso prendendogli entrambe le mani.

Sheldon non sapeva che dire, talmente rimasto colpito da quelle confessioni.

Amy aveva deciso che avrebbero vissuto lì per il resto dei loro giorni.

Aveva rinunciato ad una vera casa per lui.

Sapeva che doveva ringraziarla in qualche modo.

Però non voleva dirglielo semplicemente a voce.

No.

Voleva farla sentire speciale.

Soprattutto ora che era incinta.

E poi si ricordò cosa la facesse sentire tale.

Ogni volta che la indossava.

<< Aspettami qui >> disse, prima di correre verso la camera da letto, sotto gli occhi incuriositi di sua moglie.

 

<< Oh, Sheldon >> mormorò Amy, troppo emozionata per dire altro, vedendolo ritornare con in mano il suo diadema.

L’ultima volta che lo aveva indossato risaliva al giorno del suo matrimonio.

<< Quando te lo regalai, per farmi perdonare per non essermi congratulato con te per essere diventata l’autrice di uno studio pubblicato successivamente su Neuron, eri da poco diventata la mia ragazza e, quando lo vedesti per la prima volta eri così felice e… >>

<<  …e io sono una principessa e questo e il mio diadema! >> urlò di gioia, mentre se lo metteva.

Solo in quell’istante, mentre si specchiava nella finestra del soggiorno, si accorse di un evento davvero incredibile.

Soprattutto in quella città.

<< Guarda, Sheldon. C’è la neve! A Pasadena, in primavera! Vieni a vedere! >> disse, ancora incredula.

Sheldon smise di bere, per avvicinarsi a lei e dirle che era impossibile una cosa del genere.

Ma non potette dirlo.

Perché Amy ci aveva visto bene, nonostante non portasse gli occhiali in quel momento.

Tutta la strada sotto di loro era ricoperta di neve, seppur non molta.

Molto probabilmente aveva nevicato la notte scorsa.

<< Amy, c’è la neve. Andiamo a vedere prima che si sciolga tutta! >> urlò Sheldon, come un bambino il giorno di Natale, dirigendosi verso la porta e scendendo le scale più in fretta che potè.

<< Aspetta! >> gli urlò.

Ma ormai era troppo tardi!

Così, dopo aver preso vestaglia e occhiali, decise di raggiungerlo.

Quando arrivò sul pianerottolo, trovo Leonard e Penny, assonnati e confusi.

<< Perché Sheldon urla tanto? >> borbottò la rappresentante farmaceutica, piena di sonno.

<< Ce la neve! >> disse, felice, mentre scendeva le rampe di scale.

<< Comunque… >> incominciò, ritornando sui suoi passi.

<< … io e Sheldon abbiamo fatto un altro bambino poche ore fa! Volevo che foste i primi a saperlo! >> dichiarò, riscendendo nuovamente i gradini, questa volta più velocemente.

<< COOOSA? >> urlarono Penny e Leonard contemporaneamente , sconvolti.

Così forte che le loro urla rimbombarono per tutto il condominio.

<< Che… che stai facendo? >> domandò il fisico sperimentale alla bionda, mentre prendeva il suo inalatore per l’asma, vedendola comporre un numero di telefono.

<< Chiamo la mamma di Sheldon, ovviamente! So che non dovrei essere io a dargli questa notizia ma non voglio che accada come la prima volta >> rispose, con ovvietà.

**********

Non appena Amy varcò il portone del palazzo, notò decine di persone, per lo più bambini, intenti a fotografare e toccare il nevischio, poiché era un occasione più unica che rara.

<< Bel diadema >> si sentì dire da una signora dai capelli castani, gli occhi azzurri e da un viso semplice e gentile.

La neurobiologa, istintivamente, portò una mano sull’oggetto in questione, ricordandosi solo in quell’istante che non se l’era ancora tolto.

<< Grazie >>

Amava vedere l’invidia nelle persone ogni volta che lo notavano!

<< E’ fatto di veri diamanti. Me lo regalò mio marito tanti anni fa, quando stavamo insieme da poco >>

<< Eccolo lì. Sta facendo un angelo di neve, a quanto pare >> le disse, indicandolo, una volta individuato.

Di quel passo si sarebbe preso una bella influenza, ne era certa.

Non indossava neanche la vestaglia, accidenti!

Fortuna, però, che non era l’unico.

<< Invece mio marito è furori città. Però ci sono i miei quattro figli che stanno scattando centinaia di fotografie della neve per il loro papà >> rispose, facendo un cenno della testa nella loro direzione.

Amy diede loro un occhiata.

Avevano all’incirca dieci anni, poco più o poco meno.

Assomigliavano molto alla loro mamma.

Però c’era qualcosa nei loro visi che non la convinceva.

Era come se ci fossero due bambini.

Ed entrambi avessero il loro clone.

<< La prima volta che sono rimasta incinta ho avuto Dylan e Duncan >> spiegò la donna, notando le sue perplessità.

<< Ma io desideravo avere una figlia femmina, così, dopo appena due anni, abbiamo deciso di riprovarci e, alla fine, sono nati James e Simon >>    

<< Forse non avrò mai una figlia femmina, ma quelli che ho adesso sono la cosa più preziosa che ho al mondo >> concluse, emozionata, come ogni volta che raccontava quella storia, avendo gli occhi fissi sui bambini.

Amy li guardò a sua volta.

Quel racconto le aveva fatto aprire gli occhi.

Lei e Sheldon, fino a quel momento, stavano parlando sempre e solo di un unico bambino.

Ma poteva benissimo esserne rimasta incinta nuovamente di due.

Aveva appena saputo che non era impossibile!

La prima volta che scoprì di essere rimasta incinta di due gemelli ebbe paura.

Del parto e delle difficoltà che sarebbero nate crescendo due bambini della stessa età.

Ma questa volta, timore non ne aveva.

Sheldon le aveva promesso che questa volta l’avrebbe aiutata.

E sapeva benissimo che non si sarebbe mai rimangiato la parola.

E poi, Charles e Caroline, dopo Mary e Laura, avevano avuto Grace.

Ma, in seguito, avevano deciso di allargare ulteriormente la famiglia adottando Albert.

Aveva la possibilità di averne una come la loro.

Più felice di cosi?

<< Sei incinta, non è vero? >> le domandò la donna, distogliendola dai suoi pensieri.

<< Te lo si legge dagli occhi >> continuò, vedendola confusa.

La neurobiologa abbassò gli occhi sulla sua pancia.

Ma allora era davvero gravida di nuovo!

E doveva ringraziare solo Sheldon e i suoi spermatozoi!

<< Si, hai ragione! >> rispose, alzando lo sguardo.

<< Beh, congratulazioni, allora! >> disse, prima di correre verso i suoi figli, che, a quanto pareva, stavano litigando tra loro.

Amy, così, decise di raggiungere suo marito.

<< Sheldon, alzati o ti verrà una bronchite! >> gli ordinò, preoccupata, visto che si trovava ancora a terra su quella che ormai non poteva più essere definita neve ma semplicemente acqua.

<< Per la prima volta nella mia vita non mi interessa affatto! >> sentenziò.

<< Come mai? >>

<< Perché sono felice! >> rispose, alzandosi e avvicinandosi a lei, prendendo entrambe le mani tra le sue.

<< Sono contenta per te >>

<< E, sei tu, la chiave della mia felicità >> ammise Sheldon, subito dopo, in un sussurro.

Amy spalancò la bocca, sentendo quella frase.

Si, proprio quella.

Quella che aveva già sentito una volta uscire dalla bocca di suo marito, mentre stavano “consumando” il matrimonio.

E lei era troppo coinvolta, emotivamente e fisicamente, per chiedergli da dove sbucasse fuori.

Ma adesso era ancora nel pieno delle sue facoltà mentali.

<< Da dove l’hai presa? >> gli domandò.

<< Che cosa? >>

Amy alzò gli occhi al cielo.

<< La frase, Sheldon. E’ troppo bella per essere farina del tuo sacco! >>

<< Davvero pensi che non possa essere frutto della mia mente geniale? >>

Lo sguardo che gli ricambio sua moglie non ammetteva repliche.

Così decise di raccontargli tutto.

<< Va bene. Hai ragione >>

<< Ti ricordi di quando Penny mi costrinse ad andare da una veggente, dopo che tu e Bernadette ci avevate mentito, dicendo di essere impegnate, pur di non stare con noi, visto che non facevamo altro che lamentarci dei nostri problemi sul lavoro? >>

La ragazza annuì.

E come poteva dimenticarselo.

Per farsi perdonare, il giorno dopo, si presentò a casa sua nelle vesti di una scolaretta cattolica.

Ma, ovviamente, a quell’epoca, Sheldon non capì le sue intenzioni.

<< A quanto pare, i miei spiriti guida le stavano dicendo che c’era una donna nella mia vita con la quale avevo delle difficoltà, in particolare una con cui stavo intrattenendo una relazione sentimentale >>

<< Si, continua >> lo incitò.

Era davvero curiosa di sapere tutta la storia, visto che non gliel’aveva mai raccontata prima d’ora.

E poi era bello sapere che la protagonista era lei!

<< Beh, le stavano anche dicendo che avevo delle difficolta ad entrare in intimità con lei >> proseguì, cauto, sapendo di aver toccato un tasto delicato.

<< Cavolo, se l’avevi! >> sbottò Amy.

Certo, a quei tempi aveva iniziato da poco a baciarla sulle labbra.

Ma a stampo!

E nient’altro.

<< Scusa, va avanti! >> disse, dopo aver ricevuto un occhiataccia, per essere stato interrotto.

<< Anche Penny disse la stessa cosa, ma le domandò anche che cosa avrei dovuto fare >>

<< E… cosa ti ha risposto? >> chiese,  sempre più interessata.

Sheldon prese un bel respiro, prima di continuare.

<< Che avrei dovuto dedicarmi completamente a quella relazione e che, una volta fatto, tutte le mie domande avrebbero trovato una risposta. Sia nel lavoro che in ambito personale, ogni tassello sarebbe andato al proprio posto, se mi fossi impegnata con lei >>

Amy era troppo emozionata per parlare.

Non sapeva neanche cosa dirgli.

Così abbassò lo sguardo, notando solo in quel momento che non aveva lasciato neanche per un secondo le sue mani.

D’impulso, intrecciò le dita intorno alle sue.

<< Sei tu la donna della storia, se non te ne fossi resa conto >> le disse.

Amy rise, alzando lo sguardo.

Come se suo marito avesse avuto un'altra ragazza prima di lei!

<< Lo so. E solo che… >> iniziò, pensando a come continuare.

<< … tu hai sempre considerato coloro che ci vanno come idioti con degli sprazzi di imbecillità >>

<< Lo so. Infatti quella volta dissi alla veggente che erano tutte cazzabubbole. Ma adesso devo ammettere che aveva ragione! >> dichiarò.

<< Amy! La stessa notte che abbiamo deciso di fare un altro figlio, ho vinto il Nobel! Queste non sono coincidenze! >> la illuminò, poi, vedendola confusa.

La ragazza ci pensò su.

In effetti, non aveva tutti i torti.

Anche quando rimase incinta di Luke e Leila era un buon momento.

Per entrambi.

Ma soprattutto per Sheldon.

<< Allora, possiamo anche dedurre che i gemelli e il loro fratellino- o la loro sorellina- siano la chiave della nostra felicità ? >> domandò, mettendogli le braccia intorno al collo, avvicinandosi a lui, finchè i loro corpi non si toccarono.

<< Certo. Perché non dovremmo? >> disse, appoggiando le mani suoi fianchi, accarezzandoli dolcemente.

Rimase ad ammirare i suoi occhi verdi e splendenti per un tempo indefinito, per poi passare a tutto il resto.

Il suo viso era dolce e aveva le guance leggermente arrossate per il vento, leggero ma pungente, nonostante fosse maggio, che le scompigliava i capelli.

Era in vestaglia e in pantofole.

Dovette ammetterlo, però.

Il diadema le conferiva un aria da vera principessa, nonostante tutto.

Ed era così bella.

Così tanto che, senza pensarci, avvicinò lentamente il volto al suo.

<< Davvero, Sheldon? Il matrimonio ti ha cambiato talmente tanto da spingerti a baciarmi in pubblico? >> mormorò Amy, sorridendo appena, sentendo le labbra vicinissime alle sue.

<< Non sono cambiato con il matrimonio. E’ stato molto tempo prima >>

<< E quando, di preciso? >> gli sussurrò, con gli occhi ancora chiusi.

Non aveva bisogno di aprirli.

Non voleva aprirli.

<< Sabato 22 maggio 2010. Ore 16:30 >> rispose, sfiorando finalmente le labbra con le sue.

E fu lì, al 2311 North Los Robles Avenue di Pasadena, tra bambini e adulti ancora euforici per aver visto della neve, che si scambiarono un bacio semplice e dolce.

Ma memorabile.

Amy si sentì immensamente felice e la gioia che stava provando si diffuse in ogni angolo della sua mente.

Si sentiva piccola e indifesa ma, allo stesso tempo, protetta.

Non appena avvertì la lingua di Sheldon accarezzarle dolcemente le labbra, si alzò sulle punte, nonostante le gambe tremanti, spinta dal desiderio di volere di più.

Suo maritò capì le sue intenzioni, poiché la fece avvicinare ancora di più a sé mentre faceva scivolare piano la lingua nella sua bocca.

Fu una sensazione soddisfacente, decisa e spontanea per entrambi.

Non seppe per quanto si abbandonarono alla passione, accesasi nel momento in cui le loro lingue, una volta entrate in contatto tra loro, decisero di inseguirsi.

Per poi tornare nuovamente a sfiorarsi.

Ma ricordò il momento esatto in cui aprì gli occhi.

Sheldon era lì, davanti a lei, con un sorriso dolcissimo e i suoi occhi azzurri brillanti d’amore.

<< Dovresti ringraziare Howard e Raj per averti ricattato con un calzino sporco, allora >> mormorò tra le sue labbra, dopo aver appoggiato la fronte alla sua.

<< Se proprio devo, ringrazio anche te per esserti fatta ingannare da un abbominevole serie di calcoli matematici ideati al solo scopo di abbindolare gli ingenui >> le rispose, baciandola nuovamente.

~~~~~~~~~~

RINGRAZIAMENTI

Ringrazio infinitamente di cuore tutti coloro che hanno letto questa storia, dal primo all’ultimo capitolo.

Tutti coloro che l’hanno recensita e che l’hanno messa tra le preferite, ricordate e da seguire.

E anche coloro che l’hanno trovata per sbaglio su internet e che hanno avuto il coraggio di leggerla.

Spero che, nonostante il linguaggio semplice, la storia vi sia piaciuta.

Tutto è nato nella notte tra il 14 e il 15 febbraio 2015 e inizialmente doveva avere solo quattro capitoli ma poi la fantasia ha preso il sopravvento e così i capitoli si sono raddoppiati.

Riguardo quest’ultimo, spero che non sia troppo OOC.

Il fatto è che, il finale di stagione dell’ottava e le puntate della nona, hanno fatto prevalere in me la parte romantica che poche volte faccio uscire allo scoperto.

Volevo che ci fosse un lieto fine.

Gli Shamy se lo meritano davvero tanto.

Da come avrete notato, io li amo da morire, forse perché io sono la combinazione tra loro due.

Soprattutto per quanto riguarda Amy.

Io sono come lei e sogno che un giorno possa incontrare uno Sheldon tutto mio, che ami stare a casa a guardare serie tv, che sia intelligente e strano e che mi ami per quella che sono davvero, una ragazza strana che preferisce stare a casa a guardare serie tv, un film o a leggere un libro piuttosto che uscire di casa per andare a divertirsi in qualche locale assordante.

Una ragazza che non è bellissima e non ha alcun senso per la moda e che odia profondamente il trucco, lo shopping e le scarpe.

Volevo aggiungere poi che so che il primo incontro tra Sheldon e Amy è il 24 maggio ( giorno della messa in onda in America dell’episodio, un lunedì). Però, nella puntata, Sheldon incontra Amy di sabato e così, per essere più precisa, gli ho fatto dire che l’aveva incontrata il 22, spero che non vi dispiaccia.

 

Vi voglio lasciare con due canzoni.

Sei sempre stata mia (Gianluca Grignani)

Non so perché ma appena la sentì, subito mi vennero in mente gli Shamy.

https://www.youtube.com/watch?v=Jgn1-0DKmsM

Darlin’ ( The Beach Boys)

Non voglio dirvi il perché di questa canzone ma coloro che guardano la serie in contemporanea con gli USA lo scopriranno nel decimo episodio della nona stagione.

https://www.youtube.com/watch?v=-uAK0Ws6TwY

Grazie ancora di cuore.

Spero di tornare a scrivere nuovamente.

Baci.

  
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