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Autore: Nuel    26/11/2015    6 recensioni
Davvero il tempo delle straordinarie avventure di “Brian&Mickey” è concluso? Si può arginare quello che ha stabilito il destino o, forse, si può solo rimandare?
Michael ha sempre amato Brian in silenzio, relegato al ruolo di migliore amico, ha sposato un altro uomo, un altro amore, ma quel sentimento è sempre rimasto lì, in attesa che Brian superasse il confine sottile tra amicizia e amore.
[Brian x Michael]
♣ Questa fanfiction si è classificata seconda al contest “Manga cliché” indetto da Sango_79 sul forum di EFP per conto del forum “Disegni e Parole”.
Genere: Erotico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ben Bruckner, Brian Kinney, Michael Charles Novotny-Bruckner
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo
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La mela perfetta


Le promesse vanno mantenute, altrimenti non hanno nessun valore. Non tutti, però, possono mantenere la parola data, non è solo questione di volontà o di impegno, a volte è anche questione di fortuna.
Le promesse sono per pochi, ma quando si incontra qualcuno che mantiene ciò che ha detto, ecco, si può essere sicuri di essere davanti ad un vero uomo… o ad una vera donna. Non ha importanza, poi, con chi va a letto, quelli sono solo affari suoi.
 
«Sono una merda!», dichiarò Michael, quella sera, mentre mangiavano spaghetti seduti sul tappeto, davanti al televisore, nel loft di Brian, che avrebbe ucciso chiunque avesse macchiato di sugo il suo divano. «Pensavo che sarei stato molto peggio di così, insomma… non sto male, non come dovrei, almeno!».
    Brian rise. «Aspetta domani e vedrai».
    «Cosa?».
    «Il contraccolpo emotivo. Adesso sei ancora scioccato. Domani ti renderai conto di aver davvero lasciato tuo marito e ti sentirai di merda».
    «Cazzo!», sbottò Michael, accigliandosi. «A questo non avevo pensato!».
    Brian scoppiò a ridere. «Dall'alto della mia esperienza…».
    «Quale esperienza? Tu non hai mai lasciato qualcuno che amavi sul serio!»
    «Ho rotto con Justin, ricordi?».
    «Lui ti ha lasciato…», precisò Michael, parlando con la bocca piena, «più di una volta aggiungerei, e tu te lo sei sempre ripreso!».
    «E quindi, dall'alto della mia esperienza sulle relazioni che finiscono…», gli parlò sopra, Brian, «dico che domani starai peggio di oggi e dopodomani starai peggio ancora e il giorno dopo…».
    «Ho capito, okay, ho capito!», lo interruppe Michael, un sorriso sulle labbra, nonostante tutto.
    «Ma non ti devi preoccupare, Mickey, perché ho già la soluzione pronta», disse Brian alzandosi e spolverandosi le mani prima di prendere la giacca in pelle che aveva lasciato sul divano e affondare la mano in una tasca, traendone una bustina trasparente con, all'interno, una dozzina di pillole colorate. «La pozione magica del dottor Kinney!».
    Michael si accigliò. «Che roba è quella?».
    «Nulla di pericoloso, sta' tranquillo e lasciati andare, per una volta». Brian si sedette di nuovo e aprì la bustina, traendone un paio di pasticche, ma Michael allungo le braccia verso di lui, togliendogli dalle mani bustina e pastiglie.
    «No!», disse risoluto.
    «Sei noioso, Michael. Forse dovresti tornare dal professore. Secondo me ti riprende», sbuffò  appoggiando la schiena al divano, ma Michael, gettata a terra la bustina col suo contenuto chimico, gattonò vicino a Brian.
    «Non voglio tornare da Ben».
    «Non vuoi drogarti, non vuoi scopare, non vuoi tornare da tuo marito… cos'è che vuoi? Lo sai, almeno?».
    «Voglio che il mio migliore amico mi dia una spalla su cui piangere, domani, quando mi renderò conto di aver perso Ben e voglio che…», incespicò, imbarazzato, «che mi ricordi perché ho gettato alle ortiche il mio matrimonio».
    «Perché sei un coglione?», gli chiese Brian, serio, facendolo ridere.
    «Anche per quello, certo… e perché ti amo».
    Brian sospirò platealmente. «Cazzo!», esclamò guardando il soffitto. «Se ti trasformi in una lesbica, giuro che non ti faccio dormire nel mio letto!».
    Michael ricominciò a ridere, forse un po' istericamente: il tracollo emotivo stava cominciando e aveva lasciato Ben solo da mezza giornata. Si accoccolò vicino a Brian, ridendo, incapace di controllarsi, anche quando Brian gli avvolse le spalle con un braccio e appoggiò la testa alla sua, i loro volti simili a due maschere teatrali: la malinconia di Brian e l'allegria di Michael. Erano di nuovo ragazzi, erano di nuovo soli contro un mondo di etero del cazzo pronti a ferirli e, quella notte, si strinsero insieme, nel letto di Brian, sotto il piumone che li avvolgeva come un bozzolo, fino a quando la risata di Michael si sciolse in lacrime e la tristezza di Brian trovò la propria cura nei baci che toglievano il fiato e nelle lunghe carezze che portarono entrambi al piacere.

«Se non vuoi darmi il culo, stanotte dormi sul divano», esordì Brian, la mattina dopo, mentre faceva colazione e il telefono di Michael prendeva a squillare.
    Michael uscì rapidamente dal bagno, con lo spazzolino da denti in mano, i pantaloni ancora sbottonati, ed uno dei maglioni neri di Brian, troppo grande per lui, a coprirgli il torace, ma la chiamata terminò prima che riuscisse a raggiungere il cellulare. «Cazzo!» imprecò controllando tra le chiamate perse e impallidendo non appena il numero comparve sul display. «Brian…», pigolò.
    «“Brian” un cazzo, Mickey. Se pensi che io resti in astinenza mentre tu e il tuo pisello fate pace, ti sbagli di grosso…», si lamentò Brian, scoccandogli un'occhiata minacciosa.
    «Era mia madre!», disse Michael, e, come se fosse stata evocata, il telefono ricominciò a suonare ed il numero di Debbie ricomparve sullo schermo illuminato. «Che devo fare?».
    «Rispondile, no?», disse Brian, mentre si infilava la giacca su un altro maglione nero, che a lui stava decisamente meglio.
    «Ma se ha saputo…?».
    Brian coprì la distanza che lo divideva da Michael in pochi, lunghi passi, gli tolse il cellulare di mano e rispose.
    «Piccolo stronzo ingrato!», tuonò la voce di Debbie, «Che cazzo significa che tu e Ben vi siete lasciati? E perché ho dovuto saperlo da Hunter?».
    «Ciao, mamma», rispose Brian con nonchalance, mentre Michael, lo spazzolino ancora in mano, sgranava gli occhi, incredulo, «sono felice anche io di sentire che stai bene. Anche Michael sta bene e ora dovrei accompagnarlo a lavoro», guardò con occhio critico i suoi pantaloni ancora aperti, «appena finisce di vestirsi, intendo, e poi andrei a lavorare anche io, se non hai nulla in contrario».
    Michael lo fissava col terrore negli occhi; riusciva a sentire ogni parola della madre e non poteva credere al modo in cui Brian le stava parlando.
    «Brutto stronzo! Passami mio figlio, Brian. Con te farò i conti dopo!», sbraitò la donna. La sua voce era così acuta che perforava i timpani e Michael avrebbe voluto avere una sedia a portata di sedere, ma in sua mancanza, si aggrappò al braccio di Brian.
    «Sei ingiusta, Debbie, lo sai che ti amo come se fossi mia madre! Ora ti passo Michael», rispose lui, sogghignando alla reazione dell'amico.
    «No! No! No!», supplicava Michael, cercando una via di fuga, ma Brian gli accostò il telefono all'orecchio e i suoi borbottii si trasformarono in un tremolante «Ciao, mamma».
    «Michael, ma che cazzo ti passa per la testa? Lasciare Ben! Hai dato di matto, per caso?».
    «No, mamma… io… sto vedendo un'altra persona, adesso», le disse, un po' incerto, guardando negli occhi Brian, cercando di capire se quelle parole potessero andare bene o se avrebbe avuto da ridire.
    «Un'altra persona? Che persona? Michael?».
    Lo sguardo di Brian era sereno, le sue belle labbra si erano stese in un piccolo sorriso e Michael trovò un po' di coraggio. «Sai già chi è, mamma. Lo sai da sempre».
    «Cosa?», chiese Debbie e, per qualche memorabile momento restò in silenzio. Michael riuscì ad immaginarla che si portava una mano al petto. «Cristo! Michael, non stai dicendo quello che penso, vero?».
    «Sì, mamma», le rispose lui e sentì le labbra allargarsi in un grande sorriso. «Lo amo, mamma». Rise alla smorfia che Brian fece e si alzò sulle punte dei piedi per baciarlo, senza badare alla predica che Debbie continuava a fare.
    Brian lo strinse, baciandolo fino a togliergli il fiato, continuando a reggere il telefono nella mano libera e, quando si staccò da Michael, se lo portò all'orecchio mentre Debbie continuava a protestare. «Debbie, sono di nuovo Brian. Forse spezzerò il cuore a tuo figlio, ma Michael e io vogliamo provarci, e ti prometto che farò del mio meglio perché non succeda, perché, alla fine, ho capito che è inutile opporsi al destino e che, se quello che ci lega è durato per tanto tempo non finirà così facilmente. Non so se è quello che la gente definisce amore, ma per me lo è», le disse con tono serio, mentre accarezzava col dorso delle dita la linea ruvida di barba della mascella di Michael che non riusciva a credere ai propri orecchi. «Ora, se vuoi scusarci, credo che Michael e io non andremo a lavorare, oggi. Spegneremo i cellulari e non risponderemo al citofono se qualcuno avesse la pessima idea di venire a romperci le palle. Magari, una di queste sere verremo a cena da te e potrai dirci quanto siamo incoscienti e pazzi e tutto quello che vuoi, ma ora abbiamo un impegno improrogabile. A presto». Spense il cellulare e attirò di nuovo Michael a sé, baciandolo fino a fargli cedere le ginocchia.
    «Cosa vuoi fare?», gli chiese Michael appena si fu staccato dalle sue labbra per prendere fiato, la voce tremante, e gli occhi umidi di emozione.
    «Quello che ho detto a tua madre», gli rispose togliendogli lo spazzolino di mano e lanciandolo sulla penisola, prima di sfilarsi la giacca dalle spalle e trascinarlo in camera da letto.
    Michael era troppo euforico per replicare, ancora incredulo e troppo felice per quello che Brian aveva detto a sua madre, e si sentì arrossire come uno scolaretto mentre precipitava sul letto e Brian gli calava sopra, fermandogli i polsi al lato della testa, con un'espressione predatoria sul volto.
    «Oddio!», esclamò, col cuore in gola. «Stiamo per farlo veramente?».
    «Fai sempre tante domande, prima di scopare?», gli chiese Brian, più interessato ad arrivare al sodo della faccenda.
    «È che sono agitato», si giustificò Michael.
    «Dovrò fare di te un frocio degno di questo nome, Mickey!», gli disse, quasi fosse una minaccia e, prima che Michael potesse ribattere, calò su di lui, baciandolo con foga, cogliendolo impreparato all'assalto della sua lingua. Un sussulto improvviso fece inarcare Michael, ma il corpo solido di Brian lo premette di nuovo giù. Era un bacio affamato, con più saliva e più denti e più lingua di quanto ricordasse ce ne fossero mai stati. Improvvisamente, tutto quello che esisteva, intorno a sé, era Brian: le sue mani, il suo calore, la sua bocca, i suoi denti che gli graffiavano la gola. Persino la lana morbida del maglione che ancora lo avvolgeva era Brian e quel letto su cui, finalmente, sarebbero stati quello che erano destinati ad essere.
    Sentì l'incastro perfetto dei loro corpi, l'eccitazione di Brian che premeva contro il tessuto dei suoi pantaloni era solida e concreta contro la sua, e Michael si lasciò andare a quel desiderio represso per troppo tempo, sollevò le braccia perché Brian lo spogliasse e poi gli sollevò il maglione, accarezzandolo, come se l'avesse sempre fatto. La pelle di Brian era così calda che incendiava la sua e Michael non era mai stato tanto eccitato in tutta la sua vita. Brian strattonò verso il basso i suoi pantaloni e poi si liberò dei propri, tornando a chinarsi su di lui, a baciarlo e a scoprire, finalmente, ogni dettaglio del suo corpo. Questa volta i fumi dell'alcool non avrebbero ottenebrato il ricordo e quello sarebbe stato solo il primo di una lunga serie di momenti che avrebbero vissuto assieme.
    Quando Brian lo fece girare, baciandogli e mordendogli il collo, mentre lo preparava, e quando entrò in lui, spingendo con decisione e riguardo, facendo attenzione alle sue reazioni, Michael ebbe la sensazione di aver trovato il proprio posto nel mondo, di essere a casa per la prima volta, e quando Brian lo strinse, iniziando a muoversi con lui, dentro di lui, venendo col suo nome sulle labbra, Michael seppe che, finalmente, erano completi e che Brian avrebbe mantenuto la sua promessa.
        



Anche questa storia è finita.
Vi ringrazio tantissimo per averla letta e commentata, per avermi seguita anche se non amate Michael e non lo volete assieme a Brian, in particolare, ringrazio Ladyriddle, cristina qaf e skinpleas per aver commentato ogni capitolo e vi prometto che la prossima storia sarà una Britin… più o meno (no, niente Michael tra i piedi, solo le loro abitudini da coppia aperta).Ho scritto solo 6 capitoli e sto ancora considerando se lanciarmi nel mio primo crossover, quindi abbiate pazienza; spero di pubblicare questa nuova storia tra qualche mese, ma, per ora, a malincuore devo prendere una pausa da questo fandom: ho troppe storie in piedi e devo concluderne qualcuna.
Nel frattempo, vi e mi auguro di leggere tante nuove storie e di veder rifiorire questa sezione del sito.
Ricordo a tutte quelle che hanno un account Twitter il party del 6 Dicembre per chiedere la reunion della nostra serie preferita e vi do, come sempre, appuntamento su FB per aggiornamenti e chiacchiere.
   
 
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