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Autore: BreakingMind    15/12/2015    3 recensioni
Vampiri. Creature affascinanti e pericolose che saranno il fulcro di questa storia. Erika Lamberti è una giovane liceale insicura e riservata che, a causa di un particolare avvenimento, è costretta a trasferirsi in una misteriosa città circondata dai boschi. Inizialmente, credeva di poter ricominciare da capo, ma si troverà, suo malgrado, coinvolta in una lotta fra delle creature che mai avrebbe immaginato reali, e che sembrano in qualche modo legate al suo passato.
Spero che quesa intro vi abbia incuriositi. Invito tutti quelli che leggerano a recensire per dirmi che cosa ne pensa. Grazie a tutti e buona lettura!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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CAPITOLO 2

OCCHI ROSSI

                                               
                                              


Quando Erika varcò la soglia dell’aula, i suoi compagni di classe la accolsero nel solito modo: ridacchiando e bisbigliando fra di loro insulti e prese in giro. Facendo del suo meglio per ignorarli, scrutò l’ambiente, alla ricerca di un banco vuoto dove sedersi; ce n’era uno in un angolino in fondo alla classe, isolato dagli altri. Insomma, il posto perfetto per lei, che tutto voleva fuorché attirare l’attenzione. Attraversò velocemente l’aula, lo sguardo basso per evitare di incrociare quello dei compagni, e si sedette nel posto scelto.
 Stava per tirare fuori l’astuccio dallo zaino, quando Elisabeth Fox comparve davanti a lei, seguita dal solito gruppo di ragazze che, ormai, erano praticamente sue serve; era molto alta e slanciata, i capelli castani e lisci come seta incorniciavano un viso dai lineamenti delicati, addobbato da due meravigliosi occhi verdi. Era perfetta! E la sua bellezza magnetica era fonte di un’ incredibile ammirazione; non solo da parte di ogni suo compagno di classe, ma anche da Erika, che avrebbe dato tutto ciò che aveva per essere bella la metà di quanto lo era lei. In conclusione, era la ragazza che tutti volevano avere o che volevano essere. Peccato che il suo carattere non rendeva per niente omaggio al suo aspetto.
≪Di un po’, Erika≫ disse con voce vellutata ≪hai sentito di quello che succede ultimamente intorno al bosco?≫.
Erika rimase non poco sorpresa da quella domanda; di solito, ogni volta che la “regina della classe” Elisabeth Fox si degnava di rivolgerle la parola era per prenderla in giro. Ma questa volta, sulla sua bocca impregna di rossetto, non c’era il sorriso perfido che per lei era ormai sinonimo di angoscia.
≪Sì, ho sentito. È terribile, vero? Un altro omicidio≫.
≪Già, terribile≫ ribatté Elisabeth, fingendo dispiacere. ≪Direi che è pane per i tuoi denti, no? Qualche giorno fa, se non sbaglio, hai detto che non pensi sia opera di un essere umano?≫. Il gruppo di ragazze dietro di lei ridacchiò, guardando Erika con aria divertita.
≪Sì, l’ho detto! Il modo in cui sono state uccise quelle persone è troppo strano. Perché dissanguarle? Non ha senso!≫.
≪Ieri, hai detto che credi sia stato un...≫.
≪Un vampiro!≫ concluse Erika con decisione. E l’intera classe proruppe in una fragorosa risata, guardando Erika come fosse un clown. Elisabeth fu l’unica che non rise, anche se dal suo labbro tremolante era facile intuire che le costava un notevole sforzo.
≪Un vampiro...≫ ripeté Elisabeth, puntando gli occhi verso l’alto, la voce ambigua e enigmatica. ≪Qui non siamo in un film, Erika, ma nella vita reale≫.
≪So che sembra assurdo, ma credo che non sia un’ipotesi da scartare≫ esclamò Erika, con una convinzione fin troppo grande per degli argomenti del genere. ≪Ho fatto delle ricerche≫ proseguì, sempre più entusiasta ≪e credo che siano stati proprio dei vampiri a ucciderli. Ne sono sicura! Il morso sui colli delle vittime e il fatto che siano state dissanguate lo provano! Può darsi che non siano solo leggende e invenzioni. Forse, esistono davvero, e si aggirano fra di noi cercando di mantenere l’anonimato. Credo che...≫
≪Ok, ho capito!≫ la interruppe Elisabeth, alzando una mano, le labbra piegate in un sorriso beffardo.
≪Hai capito cosa?≫. Erika era piuttosto eccitata. Finalmente, ne stava parlando con qualcuno. Finalmente, poteva sfogarsi e tirare fuori tutti quei pensieri tormentati che le impedivano di dormire la notte.
≪Ho capito...che facciamo bene a chiamarti “pazza brufolosa!”≫ sbottò Elisabeth, lasciandosi andare ad una grande risata che coinvolse tutta la classe. Erika sentì l’entusiasmo morirle nel petto, mentre lacrime di amarezza minacciavano di uscire dai suoi occhi sconcertati. Ora, le era chiaro perché Elisabeth Fox si era avvicinata. Dopotutto, quale altro motivo poteva avere se non quello di deriderla.
Quando finalmente si stancò di ridere, Elisabeth lanciò una rapida occhiata ad Elena, la quale si limitava a tenere lo sguardo basso senza emettere un fiato. Ciò le diede un immenso piacere; si sentiva così potente, così autoritaria ogni volta che faceva sentire gli altri inferiori. Era qualcosa che la eccitava in una maniera oscura e perversa. Si passò una mano sui capelli castani, sistemandoli con grazia, poi si allontanò seguita dal gruppo di ragazze.
Lasciarono Erika da sola, abbattuta e furiosa. Le sue mani, strette l’una nell’altra, tremavano per il nervoso. Non era la prima volta che Elisabeth la scherniva, ma mai come questa aveva provato una simile rabbia; i denti erano stretti in una morsa furiosa e il suo viso era molto arrossato. Chiuse gli occhi e respirò profondamente, tentando di sedare il rancore. Ci riuscì, con grande fatica, solo quando il professore fece il suo ingresso nell’aula e intimò a tutti di sedersi. La lezione stava per cominciare, ma a lei importava ben poco; la scuola e tutto quello che la riguardava non erano argomenti di suo interesse. Quindi estrasse dallo zaino un piccolo romanzo d’avventura, si sistemò in modo che le teste dei compagni la coprissero alla vista del professore e iniziò a sfogliarlo con aria annoiata.

Il suono della campanella comunicò la tanto attesa fine delle lezioni, e tutti gli studenti si precipitarono in massa fuori dalla scuola. Erika tirò un lungo sospiro di sollievo, chiudendo gli occhi mentre una folata di vento le accarezzava dolcemente i capelli. Quella giornata le parve essere trascorsa ancora più lentamente del solito, e lei l’aveva passata a leggere o a guardare la pioggia che picchiettava sui vetri delle finestre.
Il cielo cupo e grigiastro era permeato da ancora più nuvole nere di quanto lo fosse in mattinata. Conscia che presto avrebbe ricominciato a piovere, Erika si affrettò a raggiungere lo stretto viale che conduceva alla zona vecchia di Red Shields. Mentre camminava, continue folate di vento freddo la investivano, facendola rabbrividire e smuovendo i mucchi di foglie gialle che ricoprivano il cemento delle strade come tante macchie colorate.
Dopo circa un quarto d’ora, raggiunse la strada che conduceva alla villa di suo zio. Ma proprio quando stava per imboccarla, si fermò all’improvviso, con il piede sospeso a mezz’aria, e puntò lo sguardo sul bosco che si estendeva in lontananza. Rimase a fissarlo per qualche istante, gli occhi assenti e vuoti, privi della loro solita luce. E sul viso scarno albergava un’espressione assorta e incantata. Era come ipnotizzata da qualcosa. Qualcosa che non riusciva bene a delineare. Qualcosa di potente... che la chiamava a se dalle profondità del bosco. Non poteva pensare né sentire, ma solo iniziare a camminare.
Raggiunto il confine della città, superò il grande cartello con su scritto “Red Shields”, e si avventurò nel bosco; era un luogo oscuro e inquietante, dove la luce argentea del cielo arrivava a malapena, bloccata dai rami degli alberi coperti da foglie secche. Tutt’intorno, si poteva intravedere giusto qualche cespuglio e qualche albero. Il resto era celato alla vista da una fitta oscurità.
Erika continuava a camminare, attratta come una falena verso la fiamma. Nelle sue orecchie, riecheggiava una voce; una voce che solo lei poteva sentire, e che la incitava proseguire. Camminò e camminò, mantenendo l’espressione assente e vuota, fino ad arrivare nei pressi di un’enorme quercia. E lì, appoggiata al robusto tronco, c’era una sagoma oscura. Sebbene non cosciente di ciò che stava accadendo, Erika non poté fare a meno di rabbrividire dinanzi alla minaccia che quella misteriosa figura emanava. E man mano che le si avvicinava, la sagoma nera iniziava ad assumere le sembianze di una persona. Quando finalmente giunse sotto i rami della quercia, nella poca luce che aveva a disposizione, riuscì a scorgere i lineamenti di un viso a lei familiare.
≪Elisabeth!≫ esclamò di colpo, balzando immediatamente all’indietro. ≪Dove sono?!≫ urlò terrorizzata. ≪Dove sono?! Elisabeth, che ci fai qui?! Come ho fatto ad arrivare qui?!≫. Parlava con la voce pervasa dalla paura, e si guardava attorno con aria confusa. Era come se si fosse appena svegliata da un sogno.
≪Elisabeth, che cosa ci facciamo qui?! Dove siamo?!≫ chiese ancora in preda all’angoscia, le gambe che le tremavano come gelatina. Elisabeth rimase in silenzio a fissarla, deliziandosi della sua paura, con le labbra rosse piegate in un sorriso diabolico. Fece un passo avanti ed Erika indietreggiò all’istante.≪Che cosa vuoi?≫ chiese mentre il cuore le batteva all’impazzata e il sangue le pulsava nelle vene.
≪Voglio soddisfare i tuoi bisogni...≫ rispose vaga Elisabeth. E quella risposta non fece altro che aumentare la confusione che albergava nella mente di Erika. ≪Sai≫ disse avanzando verso di lei con passo sicuro. ≪oggi, a scuola, il tuo discorsetto sui vampiri mi ha davvero colpito...≫
 Erika venne scossa da un brivido lungo la schiena, e nonostante la grande voglia di scappare, le gambe non accennavano a muoversi. Era completamente paralizzata, e ormai Elisabeth era a pochi centimetri da lei.
≪Che cosa vuoi fare?≫ domandò Erika, la voce ridotta a un sussurro.
≪Ti mostrerò chi è l’assassino che ha fatto fuori tutte quelle persone≫. Una volta data l’inquietante risposta, sul volto pallido di Elisabeth comparve un’espressione di pura malvagità, come se un demone ne avesse preso il controllo; poi chiuse gli occhi un’istante e, quando li riaprì, il loro colore verde era stato sostituito da un rosso accesso.
≪Oddio!≫ urlò Erika, e le sue gambe cedettero, facendola cadere sul terreno pieno di foglie.
≪Già! Sono stata io a uccidere quelle persone≫ ammise Elisabeth senza rimpianto. ≪Erano deliziose! Sai, ultimamente la fame mi sta tormentando sempre di più, quindi ho deciso di mangiare a sazietà finché non mi passa≫.
≪No!≫ bisbigliò Erika portandosi le mani alla testa, mentre iniziava a piangere disperatamente. ≪...ti prego...≫.
≪Pregarmi non ti salverà. Io ti ucciderò, perché ho fame! Non avrei mai voluto arrivare a tanto, ma la tua ossessione per la mia specie iniziava a darmi sui nervi≫. La voce di Elisabeth si fece vorace. ≪Ora, fammi il piacere di stare ferma mentre ti mangio≫.
Ma facendo appello a tutto il coraggio che aveva, Erika si sollevò in piedi e corse via il più velocemente possibile, inoltrandosi nella foresta buia. Elisabeth abbassò lo sguardo e sorrise con aria compiaciuta. ≪Adoro quando scappano≫
Erika correva alla cieca nell’oscurità, pregando di trovarsi dentro a un orribile incubo e di svegliarsi al più presto; i rami secchi degli alberi la colpivano ripetutamente sul viso, graffiandola e provandole che il tutto era reale. Continuando a correre, girò leggermente la testa per guardare dietro di se con la coda dell’occhio: non c’era niente a parte il buio. Per un misero istante, credette di essere salva ma, appena tornò a guardare davanti, si vide arrivare contro due occhi rossi. Urtò il corpo di Elisabeth, duro come il cemento, e cadde violentemente a terra.
≪Pensavi davvero di poter sfuggire a un vampiro affamato?≫ disse Elisabeth, piegandosi sulle ginocchia e afferrandola per il collo. Erika sentì l’aria venirle sempre meno sotto quella morsa micidiale. ≪Ora...ti insegnerò io che succede a chi non si fa gli affari suoi!≫ Tenendola per il collo, Elisabeth la sollevò da terra come se fosse un pezzo di polistirolo. Erika si ritrovò sospesa in aria, con le gambe non toccavano il suolo. Avrebbe voluto urlare, ma la pressione sulla trachea le impediva di ammettere un fiato.
Elisabeth la scosse violentemente, aumentando ancora di più la pressione sul collo, e gli occhiali da vista caddero dal volto pallido di Erika, rompendosi appena toccarono il suolo. Erika ormai era prossima a perdere i sensi, i polmoni che esigevano disperatamente una boccata d’aria. Ma proprio quando stava per svenire, Elisabeth allentò la presa e la trascinò a se. Le circondò la vita con un braccio per tenerla ferma, le tolse la mano dal collo e con la stessa le afferrò il mento; lo alzò lentamente, scoprendo il collo, e vi appoggiò sopra la punta del naso; poi inspirò a fondo, gemendo di piacere, inebriandosi dall’odore del sangue caldo che pulsava nelle vene. Tirò fuori la lingua violacea e la passò sul collo di Erika, assaporandolo e pregustando il momento in cui lo avrebbe azzannato. Non riusciva più a resistere; aprì lentamente la bocca, mostrando i canini lunghi e appuntiti come piccoli coltelli, e la richiuse sul collo della sua vittima.
Erika sentì i denti perforargli la carne, e il suo sangue iniziò a essere succhiato con disgustosa ingordigia. Provò un dolore intenso e penetrante, ma che poi scomparve gradualmente lasciando il posto a uno strano piacere.
Solo quando fu sazia, Elisabeth smise di bere, ansimando e leccando il sangue di cui la sua bocca era rimasta impregna. E infine, dopo aver rivolto un’ultima occhiata al volto pallido di Erika, la lasciò cadere a terra...priva di vita...

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ANGOLO DELL’AUTORE:

Ciao a tutti!
Dunque, che ne pensate di questo capitolo? Ciò che è successo nel finale non ve lo aspettavate, vero?
Ringrazio tutti quelli che lo hanno letto e gli invito a lasciare una recensione.
Alla prossima.

 
   
 
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