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Autore: NiNieL82    27/12/2015    2 recensioni
Edith ha lasciato Kendal per tornare a Londra. Lo ha fatto per Ella e Dave, suoi figli; lo ha fatto perché ha capito di non poter scappare per sempre dalla decisione più importante della sua vita: decidere se stare con Orlando Bloom, padre dei suoi figli e fresco di divorzio da Miranda Kerr, oppure tornare ad essere la moglie di Jude Law, che ha sposato un anno prima.
In un susseguirsi di vicende e di emozioni, la vita e la via che Edith deve seguire si spiana lentamente davanti ai suoi piedi, mettendola come sempre alla prova, alle volte confondendola.
Chi sceglierà Edith? A chi darà il suo cuore?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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- Questa storia fa parte della serie ' I was born to love you.'
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Capitolo 13:Cambiamenti di rotta.



Niente.

Per quanto avesse atteso quel momento non sentiva niente.

Né un brivido, né una scossa.

Niente.

Le farfalle avevano appena solleticato le pareti dello stomaco e poi erano morte soffocate dai succhi gastrici.

Aveva atteso quel bacio. Aveva vissuto in funzione di quel momento e adesso che stava succedendo quel senso di apatia la stava facendo quasi imbestialire.

Forse era per quello che stava passando. Forse era tutto il dolore che aveva provato nelle ultime ventiquattro ore, tutti i tumulti che aveva dovuto affrontare che la facevano stare ferma immobile sulla porta che dal purgatorio l'avrebbe portata al paradiso. Ferma senza la volontà di fare un solo passo avanti.

Lo baciò per quella che sembrò un'eternità, pur sapendo che erano pochi secondi, stretta in quella lotta silenziosa tra la sua e la lingua di Gerard.

Si stava chiedendo a cosa avrebbe portato quel bacio quando le mani di lui si poggiarono sui suoi fianchi e la scostarono.

Gli occhi di Gerard la guardarono stupiti.

In quel momento Edith capì di aver sbagliato.

Lo vedeva dallo sguardo stupito e -possibile che lo stesse solo immaginando?- risentito di Gerard. Che le aveva detto la testa? Perché lo aveva baciato?

Edith! Che ti prende?”

Edith guardò qualche secondo negli occhi l'amico e poi, chinando la testa riuscì solo a mormorare:

Scusami. Non volevo!”

Gerard annuì e rimase a fissarla per qualche secondo. Edith non seppe mai se lo avesse fatto con rimprovero o con comprensione perché rimase per quell'interminabile frazione di tempo con la testa china, troppo interessata a guardare la punta delle sue scarpe per puntare gli occhi su quelli dell'amico.

Posso rimanere senza rischiare di essere violentato?”

Edith sollevò lo sguardo. C'era una nota divertita nella voce di Gerard. Non era arrabbiato. E questo bastò per far tornare un po' di buon umore alla giovane giornalista che abbracciando Gerard disse:

Non so come scusarmi!”

Gerard la strinse forte e disse:

So quello che è successo. E so come ci si sente. Quando le cose non vanno come dovrebbero avere una reazione come la tua è il minimo, credimi!”

Edith annuì e indicando la casa disse:

Se vuoi sederti? Posso offrirti qualche cosa da bere?”

Gerard si mise a sedere sul divano e guardandosi intorno disse:

Dimmi che hai dello scotch e giuro che stavolta sarò io a baciarti!”

Edith rise e si rese conto che se lo avesse detto prima che avesse l'avventata idea di baciare Gerard, molto probabilmente si sarebbe sentita svenire per l'eccitazione.

Ho dello scotch...” e indicando la cucina chiese: “Con ghiaccio o senza?”

Gerard parve pensarci qualche secondo e rispose:

Con ghiaccio, grazie!”

Edith si allontanò un attimo in cucina. Le serviva mettere qualche metro tra lei e Gerard. Anche se lui aveva riso di quello che era successo sapeva che quella sera stessa o, al più tardi, il mattino dopo avrebbero dovuto parlarne.

Sistemò i capelli con una mano e attivò il display mettendo un piccolo contenitore sotto il dispenser ad incastro del frigo ultra moderno. Il rumore del ghiaccio che sbatteva contro la plastica le fece pensare che quello che stava succedendo era davvero strano.

Si può desiderare così tanto una cosa e poi rendersi conto di non volerla affatto?

A te non piace. Tu non lo vuoi. Stai solo copiando l'immagine di Orlando su di lui perché non vuoi ammettere con nessuno che sei ancora innamorata di lui!

Le parole di Rachel risuonarono come un monito nella testa di Edith. L'amica glielo aveva detto chiaramente il giorno dopo che Mark era nato: lei non amava Gerard, amava il fatto che tutto era cominciato in maniera analoga alla sua storia con Orlando. Amava quello che le faceva provare Gerard mettendola in discussione, proprio come faceva Orlando all'inizio, quando le sputava in faccia quello che pensava di lei, del suo essere terribilmente antipatica, del suo essere terribilmente saccente.

-Tu non ami Gerard. Tu ami Orlando.-

La vocina dentro di lei tornò cattiva e sferzante, mentre cercava una pinza per prendere il ghiaccio dentro un cassetto nella grande e attrezzata cucina ultramoderna.

Che non amasse Gerard lo aveva appurato qualche secondo prima con quella che molto probabilmente era la peggior figura di tutta la sua vita.

Ma Orlando? Che cos'era Orlando per lei?

Scosse la testa e prendendo il secchiello tra le mani mise a tacere la vocina dentro di lei prima che rispondesse a quelle domande senza che nessuno glielo avesse chiesto, pensando che di lì a poco avrebbe dovuto affrontare argomenti ancora più spinosi.

Tipo sapere cosa avrebbe detto Gerard una volta che avrebbe cominciato a sorseggiare il suo scotch.

Quando uscì nel soggiorno Gerard era piegato in avanti e per quello che Edith poteva vedere era profondamente concentrato a guardare la punta delle sue dita.

La giornalista sapeva che avrebbe dovuto affrontare quello che era successo. Che non avrebbe potuto far cadere il tutto con un nulla di fatto. Preferì decidere lei come e quando parlarne. E lo fece porgendo lo scotch a Gerard che ricambiando con uno sguardo interrogativo a quello determinato di Edith domandò:

Per caso è successo qualche cosa?”

Edith sospirò e mettendosi a sedere vicino a lui sollevò un sopracciglio quasi per dire: fai tu!

Gerard sospirò e ridendo, scuotendo la testa replicò:

No. Non starai ancora pensando a quel bacio, spero?”

Edith sbarrò gli occhi stupita da quell'affermazione e rispose:

Certo che ci sto pensando!” e abbassando la voce aggiunse:

Mi sento una stupida. Non dovevo baciarti. E non voglio perdere la tua amicizia per quello che ho fatto. È che questo è un momentaccio per me. Mia mamma sta peggiorando e poi quel dannatissimo articolo...”

Ho visto qualche cosa quando ero in stazione!” disse Gerard serio.

Edith annuì e rispose:

Sono a terra e quando ti ho visto mi è venuto spontaneo baciarti. Non lo so nemmeno io. L'ho fatto rispondendo ad un impulso. E ho sbagliato... Perché non ho sentito niente e solo adesso mi rendo conto di quanto io possa essere stata ridicola...”

Gerard poggiò il bicchiere e strinse Edith, con un sospiro sollevato.

Tu non sai quanto mi rende felice sapere che per te questo bacio non ha significato nulla. Se fosse stato il contrario, giuro, avrei avuto qualche problema!”

Edith sospirò a sua volta. Sapere che Gerard non era arrabbiato con lei la faceva sentire più sollevata. Sapeva di aver sbagliato da quando aveva poggiato le labbra su quelle dell'amico e che aveva messo a repentaglio molto più di quello che pensava con un gesto così comune.

Gerard la guardò fisso negli occhi e le domandò:

A che stai pensando?”

Edith lo guardò e disse:

Mi vergogno talmente tanto!”

Gerard sorrise malizioso e disse:

Non dovresti! Non baci poi così male!”

Edith ci mise qualche secondo per registrare la risposta; poi sbarrò gli occhi e prendendo un cuscino, cominciò a tirarlo contro il suo amico che cercando di ripararsi come meglio poteva, disse, tra una cuscinata e l'altra:

Guarda che era un complimento! Ahi! Piantala Norton! Peso quasi un quintale e sono alto il doppio di te... Piantala Ahi!!”


Orlando prese la valigia -tirando mentalmente un sospiro di sollievo- e lasciò la sala del ritiro bagagli per tuffarsi in mezzo alla ressa.

Non lo riconobbero in molti, solo qualcuno lo chiamò e lo salutò con la mano e una ragazzina con aria impaurita gli chiese di fare una foto assieme.

Stava per uscire dall'aeroporto quando il cellulare squillò:

Va bene che sei una superstar, ma non mi sembra il caso che non ti renda conto che tua sorella è venuta all'aeroporto a prenderti!”

Orlando sbarrò gli occhi e si voltò. Vide sua sorella sorridergli. I lunghi capelli neri avevano qualche piccola striatura di bianco ma era sempre la sua bella sorella maggiore.

Sam!” disse Orlando correndo verso la sorella e abbracciandola forte.

Samantha l'abbracciò a sua volta sorridendo dolcemente.

Dov'è quella peste di Flynn?”

Miranda me lo porta la prossima settimana. Non vedo l'ora di vederlo!” rispose Orlando cingendole le spalle con un braccio.

Ed Ella e David? Quando ce li porti a casa, a Canterbury?”

Orlando sospirò e rispose:

Penso che per i giorni che starò qua saremo anche stufi di vederli!”

Perché?” domandò confusa Samantha.

Non ti ho detto perché sono tornato a Londra perché riguarda una cosa molto privata della vita di Edith!” replicò Orlando serio.

Per caso è successo qualche cosa di grave?” chiese ancora Samantha, ormai preoccupata.

Orlando annuì e abbassando la voce disse:

Ricordi Eloise Norton, la madre di Edith?”

Samantha annuì e Orlando continuò:

Sta molto male!”

Che le è successo?” disse Samantha guardandolo preoccupata.

Ha il cancro. E sta molto male. A quanto pare le rimane molto poco da vivere!”

Samantha portò una mano alla bocca. Quel gesto bastò ad Orlando per fargli sentire ancora di più il peso di quella situazione. Da quando aveva saputo come stavano le cose non c'era stato un solo momento in cui non si era sentito in colpa: dover stare a New York per il primo vero lavoro dopo mesi gli costava molto di più di quello che aveva pensato, specialmente ora che sapeva quanto Edith avesse bisogno di lui a casa.

Anche se non tutti la pensavano così.

Leveaux era stato comprensivo e aveva accettato subito che Orlando partisse per l'Inghilterra anche perché in quel momento stavano solo provando e non ci sarebbero stati chissà quale danni.

Ricordava, invece, come aveva reagito Robin quando gli aveva detto che avrebbe dovuto lasciare per un po' le prove. Aveva gridato come una pazza, chiedendogli cosa gli stesse passando per la testa in quel momento.

Provò disgusto per Robin, con la quale i rapporti si stavano talmente lacerando in quel periodo che ancora si chiedeva quando avrebbe deciso una volta per tutte di mettere fine al loro rapporto lavorativo.

Samantha parve leggere nei suoi pensieri e gli domandò:

L'hai sentita?”

No!” rispose onesto. “Ho fatto tutto in fretta e adesso penso che andrò al Guardian per vedere se è lì!”

Samantha lo guardo perplessa. Mentre camminavano avevano raggiunto il posto doveva aveva parcheggiato la sua macchina. Aprì il bagagliaio e aiutando il fratello a sistemare la valigia disse, prima di entrare nel lato destro, al posto di guida:

Lo sai che quando hai fatto delle sorprese ad Edith non è mai finita bene, vero?”

Orlando non poté non pensare che la sorella avesse ragione.

Ogni volta che aveva provato a fare qualche sorpresa ad Edith era finita sempre male. L'esempio più eclatante non era forse quando avevano fatto il viaggio ai Caraibi e Violet aveva detto di aspettare un figlio da lui. Era finita che avevano mandato a monte il loro matrimonio e dopo poco si erano lasciati.

Appena arriviamo a casa la chiamo!” disse Orlando salendo in macchina.

Samantha si mise al posto di guida e allacciando la cintura, mettendo le chiavi nel quadro, disse:

Dovevi chiamare prima di partire da New York, OB, ma non sei mai stato ferrato in materia...”

Orlando fece finta di non aver sentito.

In quel momento non aveva voglia di beccarsi con sua sorella. Sentiva, invece, uno strano fastidio alla bocca dello stomaco e stava cominciando a pensare che sua sorella non avesse sbagliato a fargli notare questo piccolo dettaglio.


Edith aveva lasciato Gerard davanti ad un hotel super lusso vicino casa sua.

Si erano messi d'accordo che quella sera si sarebbero visti avrebbero cenato con i bambini a casa di Edith. Da quando lo aveva conosciuto, Edith aveva davvero desiderato presentarlo ad Ella e David. Specialmente ora che sapeva che lui sarebbe stato una presenza fissa, lontana da ogni altro coinvolgimento come invece era stato per Jude. E se proprio doveva essere sincera, Edith sapeva che Ella più di David aveva sofferto per la loro separazione.

Stava sistemando delle carte e delle bozze da correggere, quando il telefono prese a squillare.

Prendendo la cornetta, con il suo solito tono pratico, disse:

Che succede di tanto importante per rompermi le scatole mentre sto lavorando al numero di domani?”

Laura sghignazzò dall'altra parte e rispose:

Non ti avrei disturbata se non mi avesse chiamato il tuo avvocato!”

Edith aggrottò la fronte e domandò:

Come scusa?”

Il tuo avvocato, Norton!” rispose Laura divertita.

Edith rimase qualche secondo in silenzio. Poi tornando al suo tono deciso, disse:

Passamelo. Non ho tempo da perdere!”

Laura non disse nulla e lasciò che Edith se la sbrigasse con il suo avvocato.

Ed Edith, nei pochi secondi di attesa in cui la chiamata venisse agganciata alla sua linea, si chiese mentalmente il motivo per cui il suo avvocato la stesse chiamando.

Non ebbe il tempo di cercare la risposta che dall'altro capo qualcuno rispose:

Pronto, signora Norton! Sono Jason Donald. La stavo chiamando perché tra un paio di giorni ci sarà la sua sentenza di divorzio e noi non abbiamo ancora deciso la nostra linea difensiva. E visto la fine burrascosa del suo matrimonio non vorrei che ci trovassero impreparati!”

In un attimo Edith ebbe chiaro il motivo per cui il suo avvocato aveva deciso di chiamare. E una strana morsa allo stomaco la fece sentire a disagio.

Doveva andare in tribunale e rivedere suo marito. O meglio, quello che si apprestava a diventare tale.

Penso che non ci sia bisogno di nessuna tattica giudiziaria. Jude non mi farebbe mai una cosa simile... Lo conosco!” replicò Edith seccata.

Mi permetta di dissentire, Miss Norton. Tutti conoscono la sua storia e io conosco l'avvocato di suo marito e so che potrebbe usare questa storia contro di lei per guadagnarci qualche cosa!”

Edith si morse il labbro. Non aveva mai pensato che Jude potesse usare il loro passato per farle del male. Aveva sempre creduto ciecamente nel fatto che lui l'amasse troppo per poter anche solo pensare di farle del male. Ma per come la stava mettendo il suo avvocato il quadro era davvero molto chiaro. Jude era un uomo che era stato ferito. E lo aveva ferito lei.

E quando qualcuno è ferito tramuta il suo amore in odio.

Nonostante questo Edith non voleva a priori darla vinta al suo avvocato e rispose:

Penso che potremo usare il fatto che sia stato lui a lasciarmi e non io, ma solo nel caso in cui usi i nostri trascorsi per, come dice lei, guadagnarci qualche soldo!”

L'avvocato dall'altro capo rimase zitto. Edith sapeva che non era contento del fatto che Edith non stesse correndo ai ripari, ma non poté far altro che prendere atto di quello che la sua cliente le aveva detto e con voce impostata e con un tono untuoso rispose:

Va bene signora Law!” e il modo in cui disse il suo cognome da sposata fece sollevare gli occhi al cielo alla giornalista che non lo interruppe mentre senza lasciare il suo tono l'avvocato aggiunse, concludendo: “Ci vediamo il venti in aula, allora!” e salutando chiuse la comunicazione.

Edith si lasciò andare nella poltrona. Era stanca. Quel periodo la stava logorando lentamente. Rifare l'elenco di quello che le stava succedendo le poteva solo fare del male e per di più, ogni volta che lo faceva, sembrava quasi che il destino, il fato, il karma o chi per lui aggiungesse qualche cosa alla lunga lista delle cose che andavano male.

Guardò fuori dalla finestra. Sospirò pensando che qualche anno prima dentro quello stesso ufficio, quando ancora alla poltrona che lei occupava insieme a tutti i suoi problemi, c'era Tom, era svenuta davanti all'ineluttabile verità: non avrebbe potuto più lavorare in Inghilterra finché Brian non avrebbe deciso il contrario.

A quel tempo, quando nessuna redazione avrebbe aperto nemmeno la porta di uno stanzino per lei, le cose non erano così difficili. Tutto si stava sgretolando, in quel momento. E tutto sembrava impossibile, anche mettere due uova a friggere nello stesso tegamino.

Si allungò verso il ricevitore e prendendolo attese che Laura rispondesse:

Laura. Io sto uscendo un attimo. Se qualcuno ti chiede di me, almeno che non stia scoppiando la Terza Guerra Mondiale, dì che sono occupata nella correzione delle bozze per il prossimo numero!”

Laura non rispose e lasciò che Edith chiudesse la comunicazione senza aggiungere altro.

Edith si alzò dalla sedia e sistemando la giacca del suo completo uscì dall'ufficio con un plico di fianco. Stava davvero correggendo le bozze ma aveva bisogno di farlo fuori da quell'ufficio. Aveva bisogno che ci fosse qualche cosa più alto della volta bianca del suo ufficio. Aveva bisogno del cielo, quel giorno di un bel celeste, e dell'aria fresca che tirava leggera. Aveva bisogno di sentirsi libera e di lasciare un po' della sua zavorra sopra quella sedia.


Orlando prese il cellulare e compose il numero di Edith.

Ricordava che quando lavorava a Vanity, Edith all'ora di pranzo lasciava l'ufficio e si concedeva un po' di tranquillità e pranzava da sola in qualche parco o in qualche coffee shop.

Sperando che avesse tenuto queste abitudini, attese che il telefono squillasse e che Edith gli rispondesse.

Alla fine aveva ceduto. Aveva seguito il consiglio di sua sorella e aveva optato per chiamare Edith prima di andare a casa sua. Di una cosa era certo: se qualche cosa doveva andare male ci sarebbe stata una cornetta di mezzo.

Attese qualche secondo e il telefono cominciò a squillare: una volta, due volte, tre volte...

Fino a che il fischio che annunciava la fine della chiamata non mise fine all'attesa, Orlando non chiuse la comunicazione, lasciò che fosse il telefono a farlo automaticamente.

Poi guardò il suo Iphone con sguardo triste.

Tutto immaginava meno che Edith non rispondesse. Era troppo abituato a sentire la sua voce dall'altro capo ogni volta che la chiamava che il solo fatto che non lo avesse fatto, lo faceva entrare in paranoia.

Era successo qualche cosa?

Che quelle foto l'avessero talmente sconvolta da non volergli nemmeno rispondere?

Guardò in silenzio il cellulare dove ancora si vedeva la finestra con su scritto il nome e il numero di Edith. Voleva richiamare ma qualche cosa lo bloccava. Non sapeva nemmeno lui che cosa. Ma sentiva che se lo avesse fatto la situazione non sarebbe cambiata e lui sarebbe stato ancora con il patema. Sospirò e rimise il cellulare in tasca. Si guardò intorno e cercò di pensare a che cosa potesse fare. E vedendo la macchina nel vialetto agì d'impulso, come solo lui sapeva fare.

Salì sul veicolo e prima che Samantha potesse uscire fuori di casa e cercare di fermarlo, Orlando era già partito alla volta di Londra.

Anche se aveva paura e avrebbe davvero preferito affrontare la madre dei suoi figli prima per telefono, visto che piega stavano prendendo le cose, l'avrebbe raggiunta. E avrebbe cercato di sbrogliare quella situazione in cui si era trovato.


Edith dalla cucina stava preparando la cena, canticchiando una canzoncina per bambini, divertita come non era più da tanto tempo. Gerard, contro ogni aspettativa aveva deciso di farle una sorpresa e si era presentato alla redazione del Guardian e l'aveva portata via, dicendo che aveva anche lavorato abbastanza e che doveva assolutamente riposare un po' con i suoi due figli.

Edith aveva accettato che l'amico si mettesse alla guida della sua macchina, che facesse amicizia con i suoi figli e che una volta arrivati a casa mettesse a soqquadro il soggiorno di casa sua giocando con Ella e David.

Gerry! Gerry!” gridò David che non riuscendo a dire bene Gerard aveva deciso di chiamare l'attore con quel nomignolo.

Edith sorrise sentendo Gerard fare un verso sfinito. Sapeva quanto energici potessero suoi figli e quanto potessero sfinirti solo parlando.

Dimmi piccolo!” disse Gerard.

Mi fai volare di nuovo?” domandò il più piccolo senza riuscire a nascondere l'eccitazione nella voce.

Anche a me! Anche a me!” gridò Ella.

Prima a me!” disse David con la vocina delusa.

Sentendo inevitabilmente la tragedia avvicinarsi e una sfuriata da parte dei due figli, Edith uscì fuori, portando un piatto con qualche cosa da mangiare mentre Gerard cercava di spiegare che non poteva prendere tutti e due assieme.

Basta ora!” disse con tono perentorio.

Sentendo la voce della mamma i due bambini si bloccarono e con il broncio dissero assieme:

Sì mamma!”

Mettetevi a sedere che mangiamo! E state attenti a non sporcarvi!” continuò con tono severo Edith poggiando sul tavolino il piatto da portata pieno di sandwich.

I bambini fecero come ordinato e attesero che la madre porgesse loro un panino, poi cominciarono a mangiare di gusto.

Gerard guardò divertito e quando Edith si voltò verso di lui scattò sull'attenti facendo ridere di gusto i due bambini.

Mi dica capitano!” fece con lo stesso tono di un militare che aspetta un ordine.

Edith scosse la testa e ridendo disse:

Come sei scemo!”

Giusto signor capitano!” continuò la sua pantomima Gerard.

Dietro Ella e David ridevano come due matti. Gerard, con il mento in alto, si tratteneva dal ridere a sua volta, mentre Edith, addentando un sandwich disse:

Hai smesso di fare il cretino?”

Gerard sorrise e abbassando il mento disse:

Se dai un sandwich anche a me la smetto con piacere!”

Edith scosse al testa e diede il panino all'amico che addentandolo fece un verso di piacere e mostrando il panino disse:

Una cena sana!” e si mise a sedere sul divano.

Taci Butler!” protestò Edith con un boccone ancora in bocca. “Non sono brava a cucinare! Se vuoi mangiare meglio c'è un ristorante qualche isolato più avanti!”

Gerard scosse la testa e rispose:

Non mi sto lamentando. Stavo solo notando che sei una mamma atipica!”

Ella annuì e rispose:

Certo! La mamma migliore del mondo!”

Edith sorrise e stava per rispondere quando qualcuno suonò il campanello. La giornalista e l'attore si guardarono aggrottando la fronte. Poi, veloce, Edith si alzò e andò alla porta.

E quando aprì vide Orlando, sorridente, che la guardava sorridendo dolcemente.

Rimasero in silenzio a guardarsi in silenzio. E lo fecero sicuramente a lungo perché Gerard dal salotto disse:

Edith? Tutto apposto?”

Bastò quella parola e il sorriso di Orlando si spense.

Ho provato a chiamarti! Ma non hai risposto!” cercò di dire Orlando con voce insicura.

Edith socchiuse gli occhi e si morse il labbro. Il cellulare lo aveva lasciato in ufficio e quando era arrivata non aveva avuto nemmeno il tempo di guardare chi l'avesse cercata che Gerard era piombato in ufficio e l'aveva portata via.

OB! Posso spiegarti tutto!”

Gli occhi di Orlando la fissarono con durezza. E in quel momento, Edith, sentì il cuore spezzarsi. In quel momento capì cosa aveva provato Orlando, tante volte, quando stava nella sua stessa condizione.

E non le piaceva per niente.




Prima di tutto, anche se in ritardo, auguri di Buon Natale.

E grazie a chiunque legge la mia storia. E soprattutto a chiaretta che continua a recensirmi.

Mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate. Una recensione costa poco.

Un bacio e alla prossima. Che spero sia molto prima. Un bacio a tutti.

   
 
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