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Autore: Hikari_F    15/02/2016    2 recensioni
Sono ormai tre anni che Kotaru ha accantonato la speranza di trovare qualcuno che gli stia accanto senza prendersi gioco di lui o picchiarlo, pagando cara la scelta infelice di essersi dichiarato gay pubblicamente il primo anno di liceo. Sembra impossibile che, un giorno, qualcuno possa guardare oltre il pregiudizio ed imparare ad amare il piccolo ed imbranato ragazzino per ciò che è davvero. Eppure un giorno, quasi come fosse un disegno divino, Kotaru si ritrova a fare la conoscenza di Ryota, suo affascinante e taciturno senpai. E se il filo rosso del destino volesse condurlo proprio da lui?
Un racconto introspettivo, a tratti malinconico, scritto in prima persona dallo stesso Kotaru.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
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Dieci anni dopo


Non c'era un tempo così bello da settimane...passeggiare è piacevole e il ronzio degli insetti e gli sgargianti colori dei fiori sono la prova tangibile che, finalmente, è arrivata la primavera.

-Tsubaki, che ne dici di un gelato?- Cantilena Shin, prendendomi per mano e accompagnandomi fino alla gelateria; accetto volentieri e ci sediamo a tavolino, tuffandoci rispettivamente in un cono allo yogurt e uno al cioccolato.

Sono successe talmente tante cose negli ultimi anni! Ho assistito alla caduta di mio fratello nella più cupa disperazione finché non è riuscito a riemergere, forte e felice come mai è stato in vita sua. Ha passato momenti difficili...tutti li abbiamo passati, ma ciò che è accaduto lo ha reso la persona che è oggi e lo ha portato a vivere accanto alla persona che ama; è per questo che sono sicura che, potendo tornare indietro, riviverebbe tutto dall'inizio alla fine senza cambiare neanche una virgola.

Ha trovato anche la sua vocazione, oltre al vero amore. Dopo essere entrato con successo all'accademia di fumetto, ha da poco pubblicato il suo primo manga!

-Mi accompagni in fumetteria?- Chiedo al mio compagno, passando un dito sulle sue labbra per togliere una piccola macchia di cioccolato.

-Tutto ciò che vuoi, tesoro.- Replica, sporgendosi a baciarmi a stampo in risposta alla mia premura.

Arrossisco; quando abbiamo iniziato a frequentarci Shin era la timidezza in persona ed è ancora un po' strano vederlo disinvolto e affascinante. Stiamo insieme da tantissimo tempo, ormai siamo un ragazzo e una ragazza di ventisei anni ma ogni giorno vivo le stesse emozioni di quando eravamo fidanzatini adolescenti.

-Bene.- Mormoro in risposta -Vorrei comprare un fumetto.-

-Intendi “Heart of fire?”- Dice, con un largo sorriso -Ryota ha detto che è uscito il primo volume questa settimana. Anche se ho già visto qualche bozza, non vedo l'ora di leggere l'opera finita.-

-Lo stesso vale per me. Allora finiamo qui e poi andiamo.-

Sfogliare quel volume rappresenta una gioia immensa per me. La storia si preannuncia interessante: uno shonen ambientato in un medioevo alternativo, con sfumature fantasy. Ryota e Kotaru, che ha fatto a suo modo da aiuto sceneggiatore, ci hanno veramente messo l'anima...e sono certa che, ai loro occhi, la storia ha un significato particolare che va ben oltre ciò che noi lettori vedremo. Spero con tutto il cuore che abbia un notevole successo.

-Ci pensi che un giorno Ryo potrebbe diventare il nuovo Akira Toriyama? E noi potremo vantarci di averlo seguito dagli esordi!- Ride, comprando una copia anche per sé.

-Potremo vantarci di essere suoi parenti.- Dico, sorridendo imbarazzata.

-Be'...- Arrossisce, forse ha colto ciò che sto per dire prima ancora che le mie labbra formulino la frase -Oddio, Tsu.- Spalanca gli occhi e si siede su una panchina -Vuoi forse dire che...-

-Potremo essere suoi parenti se...se mi accetterai come tua moglie.-

Non dice niente. Ha la bocca spalancata e le mani gli sono rimaste ferme a mezz'aria, in un modo talmente comico che involontariamente scoppio in una fragorosa risata.

-Perché ridi...? Stavi forse scherzan...-

-Assolutamente no.- Mi affretto a dire -Io ero...sono seria. Serissima.-

-Dai, Tsu...è una cosa che avrei dovuto chiedere io.- Balbetta, non appena si riprende dallo shock iniziale -Invece tu...noi...-

-Non mi andava di invecchiare aspettando che ti facessi avanti.- Dico, mostrandomi determinata -Vuoi sposarmi, Shin?-

-Sì.- Risponde, senza esitazione...e, con una sola sillaba, ha trasformato un giorno qualsiasi nel più bello di tutta la mia vita.

 

**
 

-Buongiorno, amore mio.-

Le labbra soffici di Ryota si posano sulla mia fronte, risvegliandomi da un lungo e tranquillo sonno. Sono trascorsi dieci anni da quella brutta avventura in cui ho quasi rischiato di perdere per sempre l'uomo della mia vita, e ancora adesso ogni mattino ringrazio una divinità in cui non credo per essermi risvegliato accanto a lui.

-Buongiorno.- Rispondo, per poi sollevare il viso in modo da ricambiare il suo bacio.

-Non dirmi che anche oggi hai lezione.- Sbuffa.

Mi guarda uscire dal letto e frugare nell'armadio in cerca di vestiti anziché restare con lui a lasciarmi coccolare, cosa che faccio solo quando devo andare al lavoro. Da circa due anni sono professore universitario di storia; adoro l'atmosfera dell'università, dove gli studenti sono adulti e interessati alle lezioni, contrariamente a quelli delle scuole superiori. Inoltre sono così giovane che mi separano pochi anni dai miei allievi e spesso mi diverto a conversare con loro tra una spiegazione e l'altra. Anche se sanno che ho un compagno, sono comunque rispettosi e gentili con me.

-Sì, ma solo per due ore.- Lo rassicuro. Mi guardo allo specchio mentre mi vesto e sorrido nel constatare di non essere cresciuto molto in altezza, anzi. Nonostante avrò preso due o tre centimetri nell'ultima fase dell'adolescenza, resto sempre molto più basso della media.

-Poi torna da me. Da quando ho finito il primo volume l'editore mi ha dato un po' di tregua e sarei felice di passare una giornata tranquilla con te e Haku, come ai vecchi tempi.-

-Sarà fatto. Dirò agli studenti che finiamo un po' prima, non credo che gli dispiaccia.-

Gli brillano gli occhi nel sentire le mie parole e le sue labbra si curvano in un sorriso. Sono entusiasta di vederlo sorridere così spesso da quando stiamo insieme.

La lezione è piacevole ed interessante e, come avevo previsto, nessuno si lamenta quando la sospendo prima del dovuto. Scambio due parole con gli alunni e torno di corsa da Ryota, per mantenere la mia promessa; la casa in cui viviamo adesso è un appartamento indipendente che abbiamo acquistato soltanto con i nostri risparmi, nonostante i miei genitori abbiano più volte insistito per aiutarmi. Anche se dopo tanto tempo le nostre divergenze si sono appianate e sono stati ben felici di avermi nuovamente come loro erede, né il mio compagno né io ci tenevamo ad avere debiti con nessuno. Diventare adulti significa anche questo, in fin dei conti.

Sono contento anche che Ryota si sia riappacificato, per quanto possibile, con la famiglia di Tsubaki. Adesso si comporta in modo molto sereno anche in presenza di suo padre ed è sempre gentile e rispettoso con la madre di Tsu, pur non riuscendo a provare completamente affetto per loro. Devo dire che un grande contributo è stato dato anche dall'aggressione che ha subito dieci anni fa: rischiare di perdere il figlio deve aver aperto gli occhi a quell'uomo, che ha cercato finalmente di limare un po' il proprio caratteraccio.

-Cosa sono quelle?- Chiedo, indicando due buste poggiate sul tavolino del soggiorno.

-Lettere, pare. Indirizzate a entrambi.- Solleva le spalle -Ho aspettato te per aprirle. Una è da parte di Tsubaki, un'altra è senza mittente.-

-Tsu? E perché mai ci dovrebbe mandare una lettera? La vediamo praticamente un giorno sì e un giorno no.-

-Non ne ho la più pallida idea, adesso mi hai incuriosito. Dai, apriamole.-

-Un attimo, il tempo di togliermi la giacca.- Dico, facendo seguire l'azione alle parole. Ci sediamo sul divano, su cui dorme un Haku ormai anzianotto e pigro. Apriamo per prima la lettera senza mittente.

-A Ryota e Kotaru, le mie più sentite congratulazioni.- Legge Ryo a mezza voce -Ho visto per caso il meraviglioso manga che hai pubblicato, Ryota. Ho avuto modo di leggere il primo volume ed apprezzarlo, nonostante non sia mai stato un appassionato. Attendo con ansia il continuo. Durante questi anni anche io ho avuto la fortuna di trovare un editore per le mie poesie e so come ci si sente a realizzare un passo verso il proprio sogno. So che le cose fra noi non sono mai state facili e che per un periodo siamo praticamente stati nemici, ma sono sicuro che dopo tutto questo tempo nemmeno voi sarete più capaci di nutrire risentimento per ciò che abbiamo fatto e detto quando non eravamo che ragazzini. Nella speranza che quanto dico corrisponda alla verità, spero accetterete l'invito alla presentazione del mio libro. Ci sarà anche il mio compagno e sarebbe bellissimo potervi incontrare insieme a lui, per stringerci la mano e dichiarare finalmente chiuse le incomprensioni del passato.- Mentre leggeva la sua espressione era imperturbabile, ma sono riuscito a leggere nei suoi occhi e capire che, proprio come me, anche lui ha spento ogni scintilla di rancore nei confronti di Masashi. La lettera si conclude con la sua firma ed un recapito telefonico, nel caso in cui volessimo partecipare alla cerimonia a cui siamo stati invitati.

-Allora?- Sospiro, in attesa.

-Allora, allora...be', sono felice che abbia messo a posto la sua vita. E, detto tra noi, incontrarlo e chiarire una volta per tutte le cose toglierebbe un peso anche a me. Alla fine mi ha salvato la vita...quando io ho praticamente tentato di ammazzarlo.-

Annuisco e prendo la lettera di Tsubaki. Strappo la busta e sfilo un bigliettino fatto a mano, nello stile di quelli che si fanno alle elementari. Non trattengo un sorriso.

-Ai miei amatissimi Kota e Ryo.- Leggo -Ehi, ha messo il mio nome per primo!- Lo punzecchio, per poi riprendere la lettura -Siete ufficialmente invitati ad una piccola festa. Mangeremo tantissimo e ci divertiremo da morire, ma vi avviso: ho invitato anche le nostre famiglie.- Corrugo la fronte leggendo la data e l'indirizzo del ristorante -Durante la festa farò un annuncio molto importante. Non mancate e vestitevi come si deve!-

-Questa è proprio da Tsubaki.- Ride -Quella matta. Chissà che cos'ha in mente.-

-Me lo sto chiedendo anche io, dici che dovremmo chiamarla per ulteriori spiegazioni?-

-No, stiamo al gioco.- Dice, sogghignando -Voglio proprio vedere che intenzioni ha!-

-D'accordo.- Rispondo, rendendomi conto improvvisamente di avere ancora addosso il mio completo “da professore”, rigido ma indispensabile per non sfigurare tra i miei colleghi, tutti più adulti e raffinati di me.

-Faccio una telefonata.- Dice Ryota mentre vado in camera ad indossare qualcosa di più comodo, adatto alla passeggiata con Haku che abbiamo programmato stamattina.

-Ok.- Mi infilo una maglietta di Totoro e un paio di pantaloni della tuta -Che telefonata?-

-Chiamo il recapito che ci ha lasciato Masashi. Voglio sapere quando intende incontrarci.-

-Bene.- Resto seduto accanto a lui ad ascoltare la telefonata; parlano tra loro come se fossero due vecchi amici e non posso trattenere un sorriso nell'ammirare quanto il mio compagno sia cresciuto e maturato sotto questo aspetto. Ci accordiamo di assistere alla conferenza che si terrà la prossima settimana, appena un paio di giorni prima della misteriosa festa di Tsubaki; saluto anche io Masashi e mi sembra di sentire una voce maschile in sottofondo poco prima che chiuda la telefonata...suppongo si tratti del suo compagno.

-Kota.- Sospira Ryo, non appena lo schermo del display si scurisce -Non credevo di potercela fare, invece è stato più semplice di quanto pensassi.-

-Siamo adulti ormai.- Osservo.

Mi rivolge un'occhiata perplessa e mi pizzica la guancia -Non venire a fare l'uomo vissuto con quella maglietta di Totoro, non sei credibile.-

Arrossisco ma sorrido, osservando le sue labbra curve verso l'alto. Un istante dopo sto baciando ed assaporando quelle labbra che tanto amo e le mani forti di Ryo, ancora leggermente macchiate di china, si insinuano sotto il cespuglio dei miei capelli, attirando il mio viso sempre più vicino al suo.

-Ma che fai?- Mormoro, stupito nel percepire le mani sotto la maglietta -Non volevi uscire? Potevamo portare Haku in quel nuovo parco che...-

Mi zittisce posandomi un dito sulle labbra -Ci andiamo dopo.- Mi rassicura -Ma con tutti gli impegni lavorativi ho avuto così poco tempo per stare con te! Davvero non possiamo far aspettare un po' la passeggiata?-

Il suo sguardo è molto eloquente e in fin dei conti so anche io di non poter mettere piede fuori casa in queste condizioni. Ho i capelli sconvolti, il viso in fiamme, per non parlare di quel calore crescente al basso ventre che lascia ben intuire come andrà a finire questa chiacchierata.

Mi sembra incredibile che un tempo Ryota fosse terrorizzato all'idea di fare l'amore, soprattutto se penso alla naturalezza e la spontaneità con cui adesso ci spogliamo, ci tocchiamo, ci assaporiamo. Siamo una coppia da così tanto tempo che ormai dovremmo conoscere i nostri corpi alla perfezione, eppure ogni volta riusciamo a scovare nuove sensazioni ed emozioni nel diventare tutt'uno e nello scoprirci. Forse tutto questo è amplificato proprio perché la nostra unione è stata tormentata e a lungo desiderata.

Per un tempo che mi sembra interminabile la stanza si riempie soltanto dei nostri respiri e gemiti; facciamo l'amore come se non lo facessimo da anni e restiamo accoccolati a baciarci e stringerci, persi in quell'attimo di totale estraniamento.

Facciamo la doccia insieme senza smettere di coccolarci e quando usciamo per la passeggiata siamo così allegri che la gente, guardandoci, potrebbe pensare che siamo sotto l'effetto di chissà quale droga; anche Haku sembra più felice del solito mentre corre ed insegue gli altri cani del parco, nei limiti che il suo corpo anziano e debole gli impone.

-Non si rende conto di essere un vecchietto.- Dico, indicandolo mentre dà la caccia a una farfalla -In fondo, anche per me resta lo stesso cucciolo con cui giocavo da ragazzino.-

-Ha preso da te.- Risponde Ryota con fare serio -Un professore universitario che guarda ancora i film d'animazione e legge fumetti. Praticamente hai la sindrome di Peter Pan.-

-Smettila!- Esclamo, mettendo il muso -Tu li disegni i fumetti!-

Ride sonoramente e poi sospira, un sospiro di felicità. Probabilmente non cambieremo mai. Per quanto il tempo possa scorrere e per quanto possiamo crescere, resteremo per sempre quei due ragazzi che si sono incontrati parlando di musica e medioevo, collegati dal filo delle mie cuffiette da coniglio...e da quello del destino.

 

**

 

Non mi aspettavo che un tipo come Masashi potesse diventare uno scrittore di successo, ma tutto sommato mi ha fatto piacere vederlo sistemato. Ha un compagno, un tipo bassino e con i capelli lunghi e scompigliati, un po' impacciato e...sì, insomma, se l'è scelto maledettamente simile a Kotaru, anche se dai loro sguardi e dal modo in cui si parlavano è evidente che si amano sul serio e che non potrebbero mai rinunciare l'uno all'altro.

Dopo la conferenza mi sono ritrovato anche a fare il mio primo autografo con dedica su un volume di “Heart of fire”: chi avrebbe detto che sarebbe stato fatto per colui che un tempo era la mia spina nel fianco? Ho ricambiato acquistando una copia delle sue poesie e facendomele autografare. In questo modo ci siamo salutati da pari a pari e abbiamo definitivamente chiuso il capitolo della nostra rivalità.

-Sto bene così?- Mormora Kota, distraendomi dai miei pensieri -Tsubaki ha scritto di vestirci come si deve. Lo so che si riferiva a me.-

-Sembri un pinguino, dove hai trovato questo completo da funerale?- Osservo, ed è vero: il gessato nero in cui si è seppellito il mio compagno stonano in modo eccessivo col rosso acceso dei suoi capelli e non è adatto alla sua minuta corporatura.

-Ma...- Abbassa lo sguardo e sospira, deluso -Non sono un esperto in questo genere di cose. Volevo mettere uno dei completi che uso a lezione, ma sono tutti sdruciti e allora ho comprato questo in un negozio di abiti da cerimonie. Tu invece stai benissimo con qualsiasi cosa!- Esclama, indicando i pantaloni e la giacca beige che ho indossato senza stare troppo a pensarci su. In effetti ha ragione, un ragazzo alto e slanciato come me non ha gli stessi problemi che ha uno scriccioletto come lui nel valorizzarsi con l'abbigliamento.

-Facciamo così.- Gli sfilo la giacca e tolgo la cravatta, lasciandolo con una camicia bianca e passandogli un paio di pantaloni blu -Infila la camicia nei pantaloni e prova anche questa cintura, è più nel tuo stile.-

-Grazie.- Dice, sorridendo nel guardarsi allo specchio. Sta benissimo e mi chino a baciargli l'angolo delle labbra per confermare che, per quanto mi riguarda, è stato promosso a pieni voti. Ci avviamo fuori, affidando Haku ad un'anziana vicina di casa che passa sempre volentieri del tempo insieme a lui.

-Conoscendo Tsubaki ci sarà un sacco da mangiare.- Dico, fermando la mano di Kota che sta per rubare un paio di cioccolatini dal centrotavola -Non vorrai rovinarti l'appetito.-

Sbuffa e saltiamo in macchina, diretti al ristorante. Ci deliziamo con la musica celtica diffusa dall'autoradio e ci godiamo il tragitto.

-Che posto carino.- Dice Kotaru, ed ha ragione. Scendiamo dall'auto e ci ritroviamo in un ristorante all'aperto, con una serie di gazebo e piccoli tavoli in stile occidentale. Il profumo suggerisce che anche la cucina non sia propriamente tradizionale giapponese e sono sicuro che sia un locale francese o qualcosa di questo genere. Tsubaki adora la cucina europea ed ha contagiato anche Shin in questa sua fissazione.

-Benvenuti! Siete in ritardo!- Esclama mia sorella, indicandoci con la mano un lungo tavolo apparecchiato e con una marea di ornamenti floreali. Nostro padre, sua madre ed i genitori di Kota sono già accomodati; credo sia la seconda o la terza volta che ci ritroviamo tutti insieme. Con la coda dell'occhio mi accorgo che c'è anche mia madre: sembra sempre stanca e anziana nonostante sia leggermente truccata ed abbia i capelli sistemati dal parrucchiere. Anche se in questi anni l'abbiamo aiutata molto economicamente, il più delle volte ha rifiutato il nostro denaro; nella sua visione delle cose, non è giusto che una madre sia di peso alle finanze di suo figlio. Ma si sbaglia e sono contento che Tsu abbia organizzato questa riunione di famiglia; io e Kota le abbiamo preparato un bellissimo regalo di compleanno in anticipo e questa sarà l'occasione giusta per consegnarlo.

Dopo i saluti di rito (incredibilmente anche i genitori di Kotaru sembrano molto più affabili e alla mano, stavolta) ci accomodiamo e iniziamo a mangiare allegramente gli antipasti. A quanto pare si tratta di un ristorante italiano e non francese, almeno a giudicare dalle focaccine e gli affettati che ci hanno servito in tavola.

-A cosa dobbiamo questa magnifica riunione?- Dice mio padre, con un largo sorriso stampato in volto -Si tratta forse di una festa in onore del successo di Ryota?-

-Successo, che parola grossa.- Rispondo, cercando di sviare l'attenzione da me -Sono certo che stiamo festeggiando qualcos'altro. Vero, Tsubaki?-

Shin arrossisce come un peperone e rivolge a Tsu un'occhiata implorante. Lei annuisce e si alza in piedi, sollevando il suo calice di champagne.

-Vorrei proporre un brindisi a...tantissime cose.- Esordisce -Vorrei che brindassimo a Kota e Ryo ed al fumetto che ha visto la luce grazie ad entrambi...-

-Visto? Ha detto di nuovo il mio nome per primo.- Bisbiglia il mio compagno, tirandomi una piccola gomitata.

-...E alla crescente espansione dell'industria degli Oda...- Riprende Tsu, mentre i genitori di Kota si gonfiano di orgoglio e si godono il momento di celebrità, guardandosi fitto e tenendosi per mano. Sembra incredibile che persino due come loro siano cresciuti e migliorati; un grosso aiuto, probabilmente, è stato dato dal tracollo finanziario che hanno avuto anni fa e dal quale si sono ripresi molto lentamente. Da quel momento devono aver capito che le persone sono più importanti dei soldi, e hanno ricostruito la loro relazione e quella con il figlio. Il cambiamento di atteggiamento ha influito in bene anche sugli affari e adesso gli Oda sono tra i più ricchi del Giappone. Credo si chiami Karma.

-...Ma anche al resto della mia famiglia. A papà, mamma...e a te, Takara.- Conclude e allunga il bicchiere verso tutti noi, che iniziamo a brindare con lei. Nel sentire il suo nome mia madre ha sussultato ed ha sorriso, leggermente rossa in volto. Dopo tutto questo tempo, forse, non avrebbe mai sperato che Tsubaki la considerasse parte della sua famiglia.

-Vorrei brindare anche alle sorprese.- Aggiunge Tsubaki, sorridendo e mordicchiandosi il labbro -Ed oggi io e Shin ne abbiamo una bellissima per tutti.-

-Sei incinta?- Scherza la madre di Tsubaki -Non dirmi che sto già per diventare nonna, te ne prego!-

Sputo lo champagne che stavo bevendo nel sentire quelle parole. Non sono psicologicamente pronto ad accettare che la mia pura Tsubaki abbia...ah, non voglio nemmeno pensarci!

Mia sorella ride di gusto -No, non sono incinta.- Dice, facendomi tirare un sospiro di sollievo -Ma...il motivo per cui io e Shin vi abbiamo invitati qui è che...-

-...oggi stiamo festeggiando il nostro matrimonio.- Conclude Shin per lei, e stavolta anziché sputare lo champagne rischio di soffocarmici.

-Cosa?!- Esclamiamo tutti quasi all'unisono, mentre i due si affrettano a darci spiegazioni.

-Ci siamo già sposati civilmente, ma non potevamo esimerci dal fare una cerimonia con tutti voi...e inoltre abbiamo preparato delle promesse da dirci. Vorrei che fossero Kota e Ryo a sposarci. Vi chiediamo scusa se non avevamo detto niente ma...volevamo sbrigare subito le pratiche burocratiche e poi...celebrare tutti insieme.-

Stavolta Kotaru non mi fa notare che Tsubaki ha detto nuovamente il suo nome per primo. Tutto ciò che possiamo fare e guardarli a bocca aperta, ancora sconvolti dall'incredibile portata della notizia.

Devo ammettere di essere felice che Tsu abbia trovato il vero amore e che abbia deciso di sposarsi; io e Kota celebriamo le loro nozze e ci commuoviamo un po' tutti nell'ascoltare le promesse che si dicono. Davanti allo scambio degli anelli, mia madre e quella di Tsubaki scoppiano addirittura in lacrime come due bambinette...ma poco dopo, in preda ai festeggiamenti, l'atmosfera diventa gioviale e tutti riprendiamo ad ingozzarci (di dolci, stavolta) e a bere spumanti e vini italiani, con Tsubaki che scatta fotografie a manetta. Non è una cerimonia lussuosa e tradizionale; non c'è stato alcun abito bianco e nessuna marcia nuziale, nessuno avrebbe potuto organizzare niente di più bello e spontaneo di così.

-Ragazzi.- Mormora Tsubaki, prendendoci da parte -C'è un piccolo regalo che vorrei farvi.-

-Non scherzare.- Balbetta Kota -Questo è il tuo matrimonio, siamo noi che dovremmo farne uno a te!-

Scuote la testa e sorride -Dire le mie promesse con la vostra benedizione è il miglior dono di nozze che potessi desiderare. Quindi...- Tira fuori una scatolina contenente due anelli -Vorrei che li prendeste...e che pronunciaste anche voi delle promesse. Senza pensarci troppo, le prime cose che vi vengono in mente.-

-Ma questi sono...- Mormoro, prendendo tra le dita l'anellino che Tsubaki mi ha depositato sul palmo.

-Sono anelli d'oro rosso. So quanto questo colore significhi per voi e soprattutto quanto sia grande l'amore che vi unisce. Per questo desidero che il giorno del mio matrimonio sia anche il vostro.-

-Non è una cerimonia ufficiale.- Osserva Kota, arrossendo -Non ha alcun valore legale...-

-Lo so.- Replica Tsubaki -Ma ha valore per voi, per me. Ed è questo che conta, non credete?-

Sento le lacrime bagnarmi copiosamente le guance; non credevo di potermi commuovere fino a questo punto, eppure è successo. Forse nemmeno lei si rende conto di quanto sia grande il dono che ci sta facendo, rendendoci una coppia di sposi.

-Allora, che ne pensate?-

-Voglio dire le mie promesse.- Dico, con voce tremula.

-Anche io.- Balbetta Kota, rigirando l'anello tra le dita, forse immaginando il momento in cui lo infilerà al mio anulare.

-Sono una persone di poche parole.- Esordisco, guardandolo negli occhi -Ma con te non ho alcun timore di parlare. So che possiamo dirci tutto e affrontare qualsiasi cosa insieme, come abbiamo fatto in questi anni e come ti prometto di continuare a fare per sempre. Quindi, Kotaru Oda...grazie di tutto. Grazie di avermi trasformato in un uomo migliore, nuovo, di essere cresciuto al mio fianco...e grazie di avermi reso vivo. Resterò accanto a te ogni giorno della mia vita, perché è tutto ciò che desidero. Quindi ti dono questo anello, il filo rosso del destino...affinché una parte di me possa essere sempre con te, qualsiasi cosa accada.- Concludo, prendendo delicatamente le sue dita piccole e delicate ed infilandogli l'anello.

Kota deglutisce e sospira -Anche se ci sono tantissime cose che potrei dire in questo momento, sono così emozionato da riuscire a stento a mettere insieme una frase. Non posso fare altro che promettere di essere per sempre il tuo migliore amico, il tuo compagno...ed il tuo sposo.- Anche lui inizia a piangere e continua a parlare tra i singhiozzi -Prometto di asciugare le tue lacrime, di gioire delle tue gioie...e di rendere completa la tua vita, come tu rendi completa la mia.- Anche lui mi mette l'anello al dito e prima che possa ritrarre le mani le afferro e scompaiono tra le mie. Mi sento come se per nulla al mondo volessi interrompere quel contatto.

-Quindi, Ryota, vuoi accogliere Kotaru come tuo sposo?- Chiede Tsubaki, con gli occhi lucidi ed una mano sul cuore.

-Sì, lo voglio.- Rispondo subito, senza starci a pensare oltre.

-E tu, Kotaru, vuoi accogliere Ryota come tuo sposo?-

-Lo voglio. Non potrei volere nient'altro!- Esclama lui e, prima che Tsubaki possa concludere la cerimonia col canonico “Puoi baciare lo sposo”, Kota mi ha già gettato le braccia al collo ed io lo stringo a me, disegnando il suo profilo di piccoli baci indugiando sulle sue labbra.

-Congratulazioni vivissime.- Dice Tsubaki dopo che ci siamo staccati, tuffandosi su di noi e abbracciandoci fortissimo -E grazie di aver reso questo giorno il più bello della mia vita!-

Trascorriamo il resto della festa tenendoci per mano e osservando con la coda dell'occhio gli anelli che brillano di luce rossiccia. Se tutto questo fosse un sogno, allora vorrei la facoltà di poter dormire per sempre.

 

**

 

-Sono così felice per Tsubaki.- Cinguetta mia madre; è salita in macchina con noi credendo che l'avremmo accompagnata a prendere l'autobus. Non sa che stiamo per consegnarle il regalo che le abbiamo preparato negli ultimi mesi. -Mi sono commossa e ho pianto come una fontana. Non mi avrete mica vista, vero?-

-Tranquilla, mamma.- La rassicuro -I nostri occhi erano tutti per gli sposi.-

-Ryo, questa non è la strada per lo stazionamento degli autobus.- Balbetta lei, guardando fuori con aria di smarrimento.

-Lo sappiamo.-Dice Kota -Infatti ti stiamo accompagnando a casa.-

I suoi interrogativi ricevono una risposta nel momento in cui parcheggiamo davanti ad un grazioso e piccolo appartamento indipendente. Scendiamo e le porgiamo un mazzo di chiavi, accompagnandola davanti al portone.

-Ma questo è...- Mormora, infilando la chiave nella toppa con la mano che le trema per l'emozione.

-Non è altro che il ringraziamento per esserti occupata di me per tutto questo tempo.- Le spiego, mostrandole le varie stanze, arredate secondo i suoi gusti.

-Io non...non posso accettarlo. Davvero...è...è troppo.- Dice, nascondendosi il viso tra le mani e soffocando le lacrime -Io non so come...-

-Accettalo.- Sussurra Kota -Ci stiamo lavorando da mesi e credo che in tutto il Giappone non troveresti una casa più su misura per te di questa.-

-Ma...e come farò con il lavoro?-

-Ovviamente abbiamo pensato anche a questo.- Continua lui -A pochi passi da qui c'è una vecchia sarta che cerca aiuto. Le abbiamo parlato di te e non vede l'ora di conoscerti e di lavorare in compagnia.-

-E poi...- Aggiungo io -Noi viviamo nello stesso quartiere. Per qualsiasi cosa saremo sempre accanto a te.-

-Datemi un momento.- Dice, e per un lungo istante la osserviamo contemplare l'arredamento, le tende, i pavimenti...ed infine, con un sospiro e gli occhi lucidi, sentiamo pronunciare le parole che stavamo aspettando -Credo che i miei clienti dovranno trovare un'altra sarta.-

La soffochiamo in un abbraccio entusiasta e, mentre Kota va a riprendere Haku per una passeggiata, io e mia madre restiamo per un po' a parlare. Ascolto con piacere le sue parole allegre e mi accorgo che in quel momento sembra più bella e giovane di quanto non sia mi stata. Probabilmente avrò tanto tempo per parlarle del mio matrimonio con Kota e di come mi sento vivo...adesso, però, preferisco tacere ed ascoltarla.

-Non sono mai stata più felice di così, se non quando sei nato e ti ho stretto forte tra le braccia.- Sussurra d'improvviso -Rimpiango tutto della mia vita...tranne averti messo al mondo. E sapere che sei riuscito a trovare l'amore anche senza l'esempio di me e tuo padre...mi fa sentire come se la mia esistenza abbia finalmente un senso. Di tutto questo posso ringraziare solo la persona che ti ha insegnato cosa sia l'amore partendo dal nulla. Quel ragazzo...no, quell'uomo. Tu e Kotaru siete uomini, ormai. Lui è stato...la salvezza di tutti.-

-Sì...è così.- Mormoro, spiazzato da quanto ha detto. Senza nemmeno rendersene conto, mi ha appena dato la migliore delle benedizioni.

 

**

-Ho scoperto che la vicina ha fatto ingozzare Haku di biscotti all'avena.- Sbotta Kota, accogliendomi al mio ritorno dalla nuova casa di mia madre. Le ho dato una mano a sistemarsi come meglio poteva per la notte e le ho promesso di aiutarla col trasloco, domani pomeriggio -Allora ho preferito non dargli la cena e l'ho spedito a letto.-

Rido -Andiamo, cosa vuoi che siano due biscotti?-

-Non è più un cucciolo, sono preoccupato per la sua salute.- Sospira -Ma in fondo hai ragione, non è la fine del mondo.-

-Sei ancora vestito di tutto punto?-

-Non ho avuto tempo di spogliarmi.- Dice -Ho appena finito di mettere Haku a cuccia. Comunque, come sta Takara?-

-Benissimo, ha detto che deve ambientarsi. Domani pomeriggio le darò una mano a sistemare le sue cose.-

-Fantastico, ti va di mangiare qualcosa? C'è del riso al curry rimasto da ieri sera.-

-E poi parli di Haku! Hai mangiato come se non ci fosse un domani ed hai ancora appetito?- Lo schernisco -Non sei stanco? Per prima cosa andiamo a farci un bagno. E poi...- Arrossisco, stupendo me stesso per quello che sto per dire -Questa dovrebbe essere la nostra prima notte di nozze. Devi tenerti leggero se vuoi reggere al movimento che faremo, no?-

-Ry....Ryota!- Esclama, mentre un incendio gli scoppia sul viso -Dicevi sul serio...?- Chiede, dopo una breve pausa.

Annuisco e intreccio la mia mano con la sua, osservando gli anelli. Ripenso a me stesso prima di incontrarlo, quando la mia vita era semplice sopravvivenza all'insegna dell'odio. Odio verso mio padre, verso me stesso...chi avrebbe mai detto che avrei finito per condurre una vita all'insegna dell'amore. Io, Ryota, il ragazzino tormentato continuamente dai bulli e tra le mura domestiche, timoroso anche solo all'idea del contatto fisico...sembravano così lontani quei giorni, adesso. Come una minaccia ormai inoffensiva, da cui sono al sicuro dietro lo scudo delle braccia esili di Kota.

Facciamo l'amore dolcemente, senza fretta, una sola volta. Più che il sesso, il nostro desiderio più grande adesso è quello di addormentarci insieme, per la prima volta da sposati.

Il mattino seguente ci svegliamo ancora abbracciati; resto a contemplarlo nella penombra ed intanto ripenso a come siamo finiti in questo modo, a vivere insieme la nostra vita...ed è un tuffo in ricordi a tratti felici ed a tratti dolorosi. Molto spesso, Kota, mentre ti inseguivo...mi chiedevo se ne valesse davvero la pena. A cosa mi avrebbe portato tutta quella sofferenza? Avrei trovato la felicità al tuo fianco se un giorno avessi compreso finalmente i sentimenti che celavo sotto la mia apparenza di persona insensibile? Ho pianto per te. Ho pianto milioni di lacrime, eppure adesso posso finalmente dire che sì, ne valeva davvero la pena. Non ho mai creduto a niente di irrazionale, ma da quando ho capito di amarti ho sentito che quel sentimento bruciante era al di fuori del mio controllo, proprio come dice la leggenda del filo rosso del destino. Ognuno è arrivato nel momento esatto in cui l'altro sapeva di averne bisogno e mi è sembrato che fossimo stati creati apposta per incontrarci e completarci. Adesso so che questa non è soltanto una sensazione...ma è la pura e semplice verità.

-Ryo...- Kota si sveglia e si stropiccia gli occhi -Ma...mi stavi fissando?-

Non gli lascio dire niente e prendo a baciarlo teneramente, stringendolo a me e schiacciandogli la faccia contro il mio petto.

Non dire niente, Kota...resta in silenzio mentre ti tengo stretto sul mio cuore.

Resta in silenzio, mentre tengo tutto il mondo nelle mie braccia.


**Note: Ci ho provato. Ho rimandato a lungo il momento di affrontare la realtà, ma ebbene...Unmei no akai ito è finito (fa anche rima, lol) ç_ç Mi sono affezionata tantissimo a Kota e Ryo e vederli così cresciuti mi stringe il cuore. Inutile dire che scriverò tante belle rosse su loro due e magari anche su altre coppie della storia, chissà. Nei capitoli ho cercato di frenare la vena p0rn e lasciare spazio al sentimento ma...chissà, chissà. Restate in attesa <3 Vi voglio tanto bene e grazie di essere arrivati alla fine :D A presto *3*
Hikari Chan <3 **

 

   
 
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