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La mattina dopo, le vacanze
estive di Alexia potevano dirsi già terminate.
Svegliata
anzitempo dalle cameriere, venne lavata, vestita ed
introdotta ad una colazione frugale, oltretutto senza l’usuale compagnia della
nonna, e prima ancora di poter capire qualcosa la bambina si ritrovò nell’ampio
cerchio di pietra al limitare dei giardini, dove ad attenderla trovò Husky come
non ricordava di averla mai vista.
Avvolta
dalla veste nera e rosa da insegnante, con la tiara alata a cingerle il capo e
la lunga livrea bordata d’argento, sembrava uscita dal quadro affisso nella
sala da lettura principale, che raffigurava la contessa negli anni d’oro della
sua massima bellezza e abilità.
«Husky,
ma che cosa succede?» domandò spaesata mentre un’inserviente le metteva in mano
un bastone da incantesimi
prima di scomparire, lasciandole sole
«Ordini di
vostra nonna, signorina. A partire da oggi, e per
tutta la durata delle vacanze, vi eserciterete nella magia, sotto la mia
supervisione.»
«La tua…
supervisione?»
«La contessa
mi ha affidato la vostra formazione. Ora siete ufficialmente un’apprendista. La
mia apprendista. E io la vostra insegnante.»
«Per quale
motivo devo studiare la magia? Adesso? Me la insegneranno a scuola.»
«L’insegnamento
che riceverete a scuola non sarà mai come quello che potrete apprendere dalla
vostra famiglia. Le conoscenze che vi impartirò io non
le riceverete né vedrete da nessun’altra parte. Saranno solo vostre.»
Di
fronte allo smarrimento della sua giovane allieva Husky si inginocchiò
davanti a lei, carezzandole la guancia con un sorriso gentile.
«Voi non
siete come tutti gli altri, Signorina. C'è qualcosa di speciale in voi.»
«Qualcosa
di speciale?» ripeté Alexia incredula.
«Una
scintilla.» rispose Husky toccandole con un dito il centro del petto. «Proprio qui. E' qualcosa di antico, che risale agli albori
della vostra specie, e che vi rende unica. E' il vostro più grande tesoro. La
vostra eredità. Quell'eredità che un giorno trasmetterete
ai vostri figli, che a loro volta la passeranno ai loro figli, da qui alla fine
del tempo.
Il mio
compito è far sì che questa scintilla ancora opaca si accenda completamente, e
che voi impariate a comprendervela. Sarà questo il mio insegnamento. Un insegnamento
che porterete con voi per tutta la vita.»
Alexia
sembrava stranita, e seguitò per alcuni secondi a fissare Husky con quei suoi
grandi occhi blu così pieni, allo stesso tempo, di vita e di meraviglia, per
qualcosa che andava al di là della sua comprensione ma
che un giorno, forse, avrebbe insegnato ai propri figli.
«Cominciamo
con qualcosa di facile. Saprebbe dirmi, signorina, cos’è la magia?»
«Che
cos’è la magia?» ripeté Alexia guardando in aria, per poi, dopo qualche secondo
di riflessione, far comparire un piccolo globo di luce sul palmo della mano con
una semplicità sconcertante. «È questo, giusto?»
«Non
parlavo di quello che può fare la magia» rispose sorridendo Husky. «Ma di cosa
sia realmente.
Lo sapete?»
E
stavolta, la bambina rimase muta, fissando il suolo come imbarazzata.
«La magia è
tutto quello che vi circonda. È l’aria che respirate. L’acqua che bevete. Il
cibo che mangiate. La magia siete voi, sono io. È tutto.
È un
fiume. Un fiume che proviene dal cuore del mondo, e che pervade ogni cosa, carico di energia. Questa energia scorre in ogni cosa, ed e grazie ad essa che tutto esiste.»
«La
magia… è dentro di noi?»
«Esatto.
Dentro di noi. Grazie al DNA. Sapete cos’è il DNA, vero?»
«È dove ci sono tutte le informazioni su quello che siamo.»
«Esattamente.
Ma c’è un pezzetto, piccolo ma importantissimo del
nostro DNA, che è molto speciale. Lo chiamiamo M-Code. È il punto di contatto,
il filo che unisce il mondo ai suoi figli, e grazie ad
esso quell’energia scorre in ognuno di noi.»
«Anche
tu ce l’hai?»
«Certamente.
Ogni forma di vita, dal filo d’erba all’enorme balena, possiedono
l’M-Code. Senza di esso, non potremmo vivere.»
«Quindi possiamo tutti usare la magia?»
«Purtroppo
no, signorina. Come ogni cosa, anche l’M-code è
diverso per ogni persona. Tutti lo possediamo, ma la forza che può sprigionare
non è mai uguale per tutti. La maggior parte degli esseri viventi possiede un
M-Code piccolo e debole, sufficiente a mantenerli in vita. Ma ci sono persone
che invece ne possiedono uno più forte, abbastanza da permettergli di
controllare quell’energia, piegandola alla propria volontà.»
«Ma come si fa a controllare l’energia?»
«Chi meglio
di voi conosce la risposta? Non è forse quello che fate ogni giorno, in modo
del tutto istintivo, quasi fosse per voi una cosa normale? Come ci riuscite?»
Alexia
la guardò stranita.
«Io… io non
lo so. Semplicemente, penso di volerlo fare. E succede.»
A quel
punto Husky raccolse un rametto, porgendolo ad Alexia dopo averlo ripulito
della polvere.
«Provate
a romperlo.»
Basita,
ma fiduciosa della propria nutrice, Alexia ubbidì, riuscendo senza troppo
sforzo a spezzare in due quel piccolo pezzo di legno malgrado
il fisico minuto e le braccia sottili.
«Visto? Ci
siete riuscita. Ma provate a
pensare come ciò sia stato possibile. Cosa avete
fatto?»
«Ecco…
ho spinto… e… il ramo si è spezzato.»
«Avete usato
la vostra forza. L’avete generata attraverso i muscoli, e grazie ad essa permettendovi di spezzare il ramo. Ma anche la forza è energia, e anche se non potete vederla,
è proprio lì, dentro di voi. Per la magia è uguale. Così come la forza è
generata dai muscoli, la magia è generata dal core.»
«Il…
core!?»
«La luce di
cui vi parlavo. Tutti i maghi ne sono dotati. È l’M-Code
a crearla, ed è ciò che ci differenzia dagli esseri umani. Senza un core, non è
possibile padroneggiare la magia.
Il mio
compito è insegnarvi a padroneggiare e manipolare a vostro piacimento l’energia
prodotta dal vostro core.»
«Padroneggiare
e manipolare?»
«In voi
risiedono migliaia di anni di insegnamento e studio
delle dottrine magiche. Per questo per voi il controllo della magia è
istintivo, oltre che così semplice» disse Husky, per
poi farsi molto più seria. «Però, la magia non va’ mai
usata per gioco, o senza conoscerla pienamente. Poiché, se usata nel modo
sbagliato, o senza la dovuta attenzione, può essere molto pericolosa, e perfino
distruttiva.
Per
questo è necessario che voi impariate a controllarla. Perché un domani possiate usare il vostro grande potere per il bene di
tutti.»
«Per il
bene di tutti!? Posso farlo davvero?»
«Dipende da
voi. Ma confido che vi riuscirete.
Allora,
cominciamo?»
Solo quando, su invito
della sua nuova maestra, Alexia si portò al centro della piazza, Alexia si
accorse che quelli che sembravano semplici simboli decorativi tracciati sul
selciato rappresentavano, in realtà, un complesso disegno geometrico, fatto di
cerchi, triangoli, lettere e strani ideogrammi.
E pensare
che, in tanto tempo passato a giocare lì attorno, non l’aveva mai notato.
«Così
come i muscoli permettono di controllare la forza fisica» disse Husky camminando
incessantemente tutto attorno a lei. «Anche la magia
può essere dominata attraverso qualcosa di tangibile e concreto.
I
bastoni e gli scettri, come quello che state tenendo in mano, amplificano il
vostro potere, aiutandovi a richiamarlo e successivamente
a concentrarlo verso l’oggetto dell’incantesimo che intendete lanciare. Ognuno di
questi bastoni è equipaggiato con un cristallo di memoria che registra e
archivia autonomamente tutte le formule e gli incantesimi già sperimentati, per
facilitarvi utilizzi successivi, anche se ovviamente nel vostro caso questo
chip è stato momentaneamente disinserito.
Tuttavia,
i bastoni sono solo il tramite. La vera magia necessita di
altri strumenti per essere evocata e utilizzata. Questi strumenti possono
essere simboli, come quello sopra cui ora vi trovate,
o parole particolari.
Entrambi
questi strumenti saranno tanto più efficaci quanto più sono complessi: un
simbolo ben strutturato o una formula dovutamente articolata vi permetteranno
di esercitare il controllo su di una grande quantità di energia.»
«Però, io non conosco né simboli né parole.» disse
innocentemente Alexia cercando di seguirla con lo sguardo.
«Per questo
esiste la pratica. Con il tempo, imparerete a padroneggiare un sempre maggiore
numero di incantesimi, e con essi aumenterà anche la
vostra capacità di controllare la magia. E poiché il vostro core non si è
ancora completamente sviluppato, sappiate fin da ora che quanto più vi
eserciterete oggi, tanto più le vostre abilità ne beneficeranno in futuro.»
Detto questo,
Husky si limitò a schioccare le dita, e l’anello più esterno del simbolo
tracciato sulla piazza si illuminò di una luce rosata,
assieme agli otto monoliti ovoidali disposti a uguale distanza lungo il suo
perimetro.
«Alla
base di ogni cosa c’è il cerchio» disse ancora l’insegnante mentre Alexia si
guardava attorno piena di meraviglia. «Esso rappresenta l’uroboros, in
altre parole l’infinito. È l’eterno ciclo della magia, che nasce dal mondo e ad esso ritorna per rinascere nuovamente.
Il
cerchio evocato in questo modo evoca il potere, rinchiudendolo nel contempo entro uno spazio chiuso. Se il cerchio si
rompesse, l’energia racchiusa al suo interno deflagrerebbe, provocando danni
anche seri. Perciò, prima ancora di imparare la magia, dovete imparare a contenerne la potenza.
Perciò…»
D’improvviso,
Alexia sì sentì travolgere da un peso opprimente, come se qualcuno le avesse
improvvisamente caricato un enorme zaino sulle spalle; il petto cominciò a
bruciarle, lì dove Husky l’aveva toccata, e allora la bambina, istintivamente,
provò a concentrarsi su quel potere che di solito le veniva così facile
utilizzare.
Qualcosa
accadde, perché in un primo tempo il peso sembrò affievolirsi, ma poi, proprio
quando Alexia cominciò a pensare di avercela fatta, quell’energia parve quasi
scivolarle via dalle mani, e mentre il cerchio si spegneva di colpo, provocando
anche un piccolo spostamento d’aria, la bambina si ritrovò a terra, esausta al
punto da fare fatica anche a respirare.
«Ne
abbiamo di strada da fare.» sospirò Husky passandosi una mano sulla fronte.