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Autore: Mikoru    05/03/2016    0 recensioni
Le storie narrano che in tempi di sventura, quando tutto sembra perduto, nasce sempre un eroe per riportare la speranza alla gente. Le storie sbagliano, poiché gli eroi non nascono, bensì vengono plasmati dagli eventi. E affinché ciò avvenga, devono prima essere designati e spinti lungo il giusto percorso.
Un grazie di cuore a Shainareth per il betaggio e l'incoraggiamento, e a chiunque di voi leggerà e (spero) apprezzerà questa storia.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Custode, Zevran Arainai
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 14

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Luniel, appoggiata allo stipite della porta, distolse gli occhi dall'ambiente semibuio su cui quella si affacciava – una sala suddivisa in più spazi da una serie di brevi colonnati con elaborate inferriate – e guardò verso il deposito, dove si trovava la maggior parte dei suoi compagni. Con l'esclusione di Sten, il quale non aveva interesse in eventuali oggetti magici, e di Medraut, che era seduto di guardia accanto a lei, gli altri stavano finendo di setacciare i vari manufatti in cerca di qualcos'altro di utile. Potendo contare sull'autorizzazione di Wynne in qualità di Incantatrice Anziana, Nevan aveva proposto di equipaggiarsi a dovere – con l'ovvia promessa di restituire tutto in seguito – in vista degli scontri che senza dubbio li attendevano nel resto della torre.

E così ora Luniel si ritrovava con un girocollo in pelle fornito di rune di protezione dagli elementi, con un paio di anelli dotati della stessa funzione e con una cintura intessuta d'incanti che le garantivano una maggior agilità; che cosa ci facesse in una torre di maghi era un quesito rimasto insoluto. Elementi protettivi erano stati forniti a tutti e i maghi si erano equipaggiati con alcuni pezzi d'abbigliamento utili a potenziare i loro incantesimi o la loro riserva di mana.

La dalish sbuffò piano, mettendosi a giocherellare con il ciondolo-ampollina che conteneva il sangue corrotto usato per la sua Unione. Nei suoi giorni neri dopo le rivelazioni di Alistair l'aveva tolto, furiosa com'era, ed era stato praticamente un miracolo che non l'avesse scagliato ad infrangersi contro qualche roccia, ma solo ficcato nella scarsella. Poi, spinta dall'ennesimo impulso inspiegabile, se l'era rimesso; quando gliel'aveva rivisto al collo, l'altro Custode aveva sorriso rinfrancato e questo, di rimando, aveva provocato in lei un incomprensibile sollievo.

L'elfa abbassò lo sguardo su Medraut, che in quel momento si stava dedicando ad una vigorosa grattata dietro l'orecchio, e fece un sorrisetto. Si tese a dargli una carezza sulla testa – per fortuna non aveva il caratteraccio insopportabile della sua padrona – e gli disse: «Chissà per quanto ne avranno, ancora. Io mi sto annoiando, ad aspettare, e tu?»

Il mabari alzò il testone e le rivolse un lieve abbaio, quasi di conferma; il che non era da escludere, vista l'incredibile intelligenza di quella razza. Subito dopo, tuttavia, drizzò le orecchie e puntò lo sguardo oltre la porta, emettendo un sordo e basso ringhio.

Luniel aguzzò l'udito e sentì delle voci. Voci concitate. Di almeno tre persone, che avanzavano a passo svelto; parevano indossare semplici scarpe leggere, non stivali e nemmeno armature. Erano ancora abbastanza distanti, ma nel silenzio che regnava incontrastato poté distinguere le loro parole.

«Datevi una mossa, dannazione!» esortò uno di loro, in tono autoritario.

«Non ce la faremo mai, non abbiamo speranze!» ribatté un altro, con voce querula e tremante.

«Io l'avevo detto che era tutto un errore!» piagnucolò una donna.

«Oh, state zitti!» sbottò il primo. «E tu non sembravi così in disaccordo, l'altro giorno.»

La dalish si scostò dall'uscio, facendo arretrare Medraut con sé, ed emise un sibilo. «Arriva qualcuno!» avvisò senza alzare troppo la voce. «Sono almeno tre. Maghi, credo.»

«Noi siamo in maggioranza» sentì dire da Rhianan.

«Il che non ci garantisce la vittoria, se non stiamo attenti» ammonì Wynne.

Mentre i compagni si organizzavano rapidamente, Luniel tornò verso la porta. I passi erano sempre più vicini, ma ad un tratto lo stridore di una lama che veniva estratta riecheggiò nel silenzio della sala del deposito. I passi rallentarono fino a fermarsi e il presunto capo disse: «Avete sentito? Occhi aperti e state pronti…»

A quell'avvertimento seguirono dei gemiti di paura.

Il primo pensiero di Luniel fu che, con dei rivali spaventati, avrebbero avuto gioco facile; poi, però, si rammentò di una fiera impaurita che aveva cacciato con i suoi compagni di clan e che, messa alle strette, aveva dato loro parecchio filo da torcere. Sottovalutarla era stato un grosso errore, e Junar ne portava i segni ancora oggi. Meglio far tesoro di quel ricordo, ragionò la ragazza.

Rhianan e Alistair, rivolgendo loro dei cenni, fecero disporre i componenti del gruppo intorno all'uscio, ma in modo da non essere subito visibili; non aveva senso andare incontro a possibili nemici, era meglio aspettarli stando pronti a tutto e contando su un minimo di effetto sorpresa. Luniel fu fatta arretrare per fare da supporto a distanza insieme ai maghi, mentre i guerrieri e il mabari si portavano in prima fila.

Passarono due o tre minuti che parvero eterni, interminabili, e il senso d'ansia che qualcuno di loro già provava aumentò. La dalish vide Alistair deglutire e corrugare ulteriormente le sopracciglia, tutto teso a concentrarsi sull'imminente scontro; vide Rhianan scrollare le spalle, come per sciogliere la tensione, ed Elyria stringere con forza il proprio bastone contraendo più volte le pallide dita sottili. Sten era assolutamente impassibile, pareva una statua; Nevan mostrava una certa tranquillità, smentita solo da uno sguardo serio assai poco usuale per lui, e Wynne, a sua volta, non tradiva alcuna paura, fiera ed eretta malgrado l'età e la fatica di quei tre giorni. Spostò lo sguardo su Morrigan e Leliana: la Strega era calma e fredda, i ferini occhi gialli puntati sulla porta, e la sacerdotessa non era meno flemmatica. Ancora una volta, Luniel non poté fare a meno di domandarsi quale passato avesse quella shemlen…

Scosse la testa, per scacciare quei pensieri inutili, e prese una freccia. Inserì la cocca sulla corda e iniziò a tirare, e aprì bene le orecchie per captare i passi cauti dei maghi in avvicinamento; un leggero scalpiccio, le suole di cuoio sul pavimento che mandavano echi sommessi. Ad un certo punto si fermarono di nuovo, e Luniel credette che ci sarebbe stata una condizione di stallo: loro da una parte, i presunti maleficar dall'altra, ad aspettarsi vicendevolmente. Poi, però, da oltre la porta la lenta avanzata riprese, velocizzandosi nelle ultime iarde, quasi i maghi misteriosi avessero deciso di mettere al bando le esitazioni e affrontare di petto la situazione.

Tre figure in lunghe vesti si stagliarono oltre la porta, i bastoni ben stretti in pugno: due uomini – il capo doveva essere il tizio barbuto dall'aria decisa, non certo l'omuncolo tremebondo dagli occhi spiritati – e una donna. Quest'ultima, giovane e dall'aspetto anonimo, con corti capelli bruni ad incorniciare un volto dai tratti regolari, spalancò gli occhi marroni.

«Evelina?!» esclamò Nevan.

Il capo maleficar fece una smorfia. «Ci mancava soltanto il bimbo prodigio!» quasi sputò. «Evi, vedi di non farti incantare di nuovo dai suoi occhioni!»

«Io…»

Qualunque cosa stesse per dire la maga, fu sovrastata dall'urlo guerresco di Rhianan, la quale si era appena lanciata avanti con la spada alzata pronta per un fendente; l'imprecazione di Nevan si perse nella baraonda che seguì. Qualcosa che sembrava un compatto mucchio di pietre si abbatté sullo sterno della Cousland, scaraventandola indietro di diversi passi. Alistair e Sten, che a loro volta si erano scagliati verso i maleficar ad armi spianate per dar supporto alla giovane, furono respinti da una forza invisibile che li gettò a terra con violenza.

Luniel, la corda tesa, esitò vedendo quella scena, temendo che la sua freccia facesse la stessa fine col rischio di rimbalzare contro di lei o contro qualcuno dei suoi compagni. Con la coda dell'occhio scorse Elyria sollevare le braccia ed evocare uno dei suoi scudi magici, riparando tutti loro da un getto di fiamme, poi sentì qualcosa colarle dal naso. Vi portò le dita e le ritrasse sporche di sangue. «Ma cosa…? Urgh!» Un dolore improvviso, sordo e pulsante, la colse al capo partendo dalle tempie. Perse la presa sull'arco e, di nuovo, portandosi le mani a stringersi la testa sentì qualcosa di caldo e vischioso fuoriuscire dalle orecchie. Sgomenta, si fissò i palmi e le dita imbrattate di rosso; le gambe le tremarono, cedettero e lei cadde ginocchioni a terra, spaventata. I rumori intorno le giungevano ovattati, non riusciva a capire cosa stesse succedendo, e la paura la riempiva man mano che il sangue continuava a fluire. Iniziò a tremare, il respiro affannato.

Sentì Morrigan imprecare con furia, Elyria emettere uno squittio impaurito e Wynne esortare la maga elfa a rimanere concentrata.

«Al!» chiamò Nevan con urgenza. «Abbiamo bisogno di–»

«Lo so! Lo so!» Alistair saltò sulla voce dell'amico con un tono furioso che non gli era affatto congeniale.

Luniel sollevò la testa, stringendo i denti, e vide il Custode biondo di nuovo, ancor più accigliato e concentrato. Non capì bene cosa stesse succedendo, ma pochi attimi dopo sentì il maleficar barbuto esclamare sgomento: «Un templare?!»

Si accorse che il sangue aveva smesso di scorrere, e stava svanendo anche il senso di frastornamento che aveva accompagnato quell'allarmante emorragia; Alistair doveva aver fatto ricorso a qualche potere templare per annullare la magia dei loro avversari. Recuperati arco e freccia, si rialzò in tempo per vedere una doppia scarica di fulmini raggiungere il capo maleficar, scuoterlo dalla testa ai piedi e farlo cadere sulle ginocchia, bruciacchiato in più punti. Sten gli fu appresso in un attimo, con una rapidità difficile da immaginare in una creatura della sua stazza, e lo decapitò con raggelante precisione.

Lo strillo terrorizzato della maga di nome Evelina fece eco al tonfo del corpo menomato.

Il maleficar tremebondo, dopo un istante di sconvolgimento, agitò frenetico le mani e mosse le labbra, probabilmente per evocare qualche incantesimo.

«Te lo puoi scordare» bofonchiò la dalish, incoccando la freccia e tendendo la corda in un unico rapido movimento, la debolezza per il sangue perso tenuta a bada dalla collera che provava. Il tempo di puntare in direzione del mago, invocando mentalmente la benedizione di Andruil, poi Luniel rilasciò il dardo, che raggiunse l'obiettivo insieme ad un soffio gelido. Trafitto ad un polmone e ricoperto di brina, il maleficar non poté far altro che guardare impotente lo spadone insanguinato del qunari abbattersi su di lui; la lama, spinta dalla possente forza di Sten, penetrò nella clavicola sinistra con uno schiocco di ossa infrante e si fece strada diagonalmente nel costato dell'uomo, quasi tranciandolo in due.

Il gigante alzò un piede e lo posò contro il ventre dell'ormai cadavere, spinse e liberò la propria arma, causando un rumore disgustoso simile ad un risucchio, poi si voltò verso la maga rimasta; il sangue scivolava lungo la lama e gocciolava sul pavimento, in un lento stillicidio che sembrava scandire i secondi mentre tutti iniziavano ad avvicinarsi a quell'ultima nemica tremante.

Evelina crollò al suolo e strisciò all'indietro fino a fermarsi contro il basamento di un porticato, il viso sbiancato rivolto verso il qunari. Quando questi mosse un passo verso di lei, la maga cacciò un altro strillo. «Vi prego… non uccidetemi!» supplicò. «Vi prego, vi prego, vi prego…»

Rhianan emise un verso di disprezzo, avanzando a sua volta e superando Sten. «Neanche la gente che avete ucciso voleva morire» commentò con durezza, puntando la spada. «Che il Creatore abbia pietà di te, maleficar, poiché qui non ne riceverai alcuna!»

«No, vi supplico!» strepitò l'altra, chiudendo gli occhi e incrociando le braccia davanti al viso.

Nevan tese un braccio a fermare la Cousland, la quale lo fissò allibita. Il mago non disse alcunché, teneva lo sguardo incupito puntato sulla maleficar.

Quando si rese conto che nessuna lama l'aveva colpita, Evelina osò abbassare un poco le braccia. Incrociò lo sguardo di Nevan e singhiozzò disperata, coprendosi il volto con le mani. «Io… non ho alcun diritto a implorare pietà, lo so… però, vi giuro, non volevo causare tutta questa morte e distruzione.»

Alistair emise un leggero sbuffo. «Tu pensa se avesse voluto…» borbottò.

«Noi volevamo soltanto ottenere la libertà» continuò la maga, fra un singhiozzo e l'altro. Rialzò la testa. «Uldred ci aveva promesso che Loghain ci avrebbe aiutati a essere liberi dal controllo della Chiesa, in cambio dell'appoggio del Circolo, e noi… allora…» Si portò le mani al volto, sfregando via alcune delle lacrime che scorrevano copiose.

«Vi siete ribellati» completò Leliana per lei.

Morrigan scosse la testa; anche lei aveva tracce di sangue sotto il naso e le orecchie. «Usando il sistema più stupido possibile» commentò con asprezza.

«Non pensavamo che…» Evelina spostò le mani sulla bocca e si morse una nocca, sempre più agitata. «Noi… io… volevo soltanto il potere necessario a combattere per ciò in cui credevo. Ci siamo fidati di Uldred, abbiamo pensato…» Si torse le dita. «La magia del sangue era solo un mezzo per raggiungere il nostro scopo, non abbiamo mai voluto… non…» L'ennesimo singhiozzo le spezzò la frase, scuotendole il corpo.

Wynne emise un pesante sospiro. «Combattere per ciò in cui si crede è encomiabile, ma il fine non giustifica sempre i mezzi» sentenziò, in tono severo.

Quelle parole scatenarono una scintilla di rabbia nella maga ribelle, che alzò il capo, lo sguardo duro, e ribatté con voce più sicura: «Oh, per favore! Nemmeno Andraste riuscì a cambiare le cose in modo pacifico. Ella mosse guerra all'Impero, Wynne, non si limitò a scrivere una lettera dal tono aggressivo! In molti dovettero morire affinché Ella portasse avanti la sua rivolta!» Quel moto di fiera protesta si spense in un sospiro. «Pensavamo che qualcuno dovesse pur compiere un primo passo… e provocare un cambiamento, a qualunque costo.»

«Sei davvero stata così stupida?» esclamò improvvisamente Nevan. Aveva una mano contratta intorno al bastone, l'altra stretta a pugno al punto da far sbiancare le nocche. «Hai davvero pensato che la Magia del Sangue potesse essere una soluzione?!»

Luniel sbatté le palpebre, sorpresa nel vederlo così alterato. Notò gli sguardi estremamente seri di Elyria, Wynne e Alistair convergere su di lui, con aria consapevole, e comprese che doveva esserci qualcosa dietro.

«Io… noi pensavamo che…» Evelina scosse il capo. «Ci è sembrata l'unica soluzione!» tornò a piangere. «Tu lo sai com'era vivere qui, sotto gli occhi dei templari che ci seguivano ovunque. Noi volevamo solo conquistare la nostra libertà» ribadì, con voce fievole.

«Me lo ricordo, certo che me lo ricordo» rispose Nevan, quasi a denti stretti. «Nemmeno a me piaceva, ma non ho mai, mai, pensato di ricorrere alla magia proibita per farlo.» Serrò ancor più forte i pugni. «Non io…» mormorò.

Elyria si accigliò ulteriormente, guardando l'amico, poi si morse un labbro mentre sul suo viso si dipingeva un'espressione sofferta. Luniel si scoprì curiosa di sapere cosa fosse accaduto e ciò la stupì; da quando nutriva interesse per le faccende di uno shemlen?

Rhianan sbuffò irritata. «Nulla di ciò che affermate giustifica la follia che avete commesso e ciò che avete fatto a questa torre e a chi la abita.» Scrutò Nevan, corrucciata. «Non possiamo permettere che dei maghi del sangue vivano…» quasi sibilò.

Lui le rivolse un'occhiata cupa e non ribatté, volgendo lo sguardo pensieroso verso il pavimento imbrattato e ignorando il pressante richiamo della nobile.

Evelina rialzò il viso rigato di lacrime. «Io… io lo so che meriterei di morire per mano vostra, che state cercando di riparare ai nostri torti, ma…» Deglutì. «Io vorrei avere la possibilità di espiare le mie colpe. Vi prego, se mi risparmierete, io… non lo so, forse potrei scontare i miei peccati nella Chiesa?»

Alistair emise un verso di scetticismo. «Non vi accetteranno mai» le disse. «Sono molto severi nell'accoglimento dei loro membri, sapete? Prostitute e assassini, sì… Maleficarum? Oh, no…»

L'idiozia di quel ragazzo era quasi confortante nel bel mezzo di quella disastrosa situazione.

«Tutti si meritano una seconda possibilità» intervenne a sorpresa Leliana.

Morrigan si voltò a scrutarla. «Inclusa te stessa?» le domandò. Decisamente anche la Strega doveva nutrire la sua bella dose di dubbi circa la sacerdotessa.

Quest'ultima si mordicchiò il labbro, ma si riprese in fretta da quell'attimo di tentennamento e ribatté con fervore: «Agli occhi del Creatore tutti meritano una possibilità di redimersi, se nutrono un sincero pentimento. Chi siamo noi per impedire tale possibilità a questa donna?»

«È una maleficar!» reagì furiosamente Rhianan, mentre Alistair già mostrava segni di incertezza dopo quella breve ma appassionata apologia di Leliana.

La quale, puntando lo sguardo limpido e fermo sulla giovane Cousland, replicò: «Rammentatevi di Hessarian. Egli commise il più grave dei peccati, mandando a morte Andraste, e tuttavia si pentì e in seguito le sue azioni furono unicamente per il bene della Chiesa.»

Colta alla sprovvista, Rhianan non trovò il modo di controbattere e restò zitta, contraendo la mascella con aria di riprovazione.

Nevan sospirò. «Le porte al pianterreno sono bloccate dai templari, Evi. Non potrai uscire da qui. Non ora, quantomeno. O pensi di ricorrere nuovamente alla magia del sangue?»

Lei scosse più volte il capo. «Troverò un altro modo, quando tutto questo sarà finito.» Lo guardò dritto negli occhi. «Farò qualcosa di buono della mia vita, lo giuro.»

Nevan si chinò e tese una mano ad Evelina, aiutandola a rimettersi in piedi. «Non farmi rimpiangere questa decisione» le disse.

Nuove lacrime fecero capolino fra le ciglia della maga e lei scosse nuovamente il capo, chinandolo come se non volesse mostrare il pianto. «Non lo farò, te lo giuro.» Gli strinse la mano con entrambe le proprie. «Grazie, Nevan! Grazie!»

Lui si schermì con una leggera scrollata di spalle. «Scendi giù nel salone. Ci sono alcuni dei nostri compagni, fra cui Petra e Kinnon, con i bambini. Rimani con loro per aiutarli se dovessero insorgere altri problemi.»

La maga sollevò il volto verso di lui, rivelando un'espressione di puro sollievo. «I bambini… i bambini sono vivi? Stanno bene? Tutti?» Quando l'altro mago annuì, Evelina scoppiò in un pianto dirotto, benedicendo a profusione la benevolenza del Creatore. Infine recuperò il proprio bastone e corse via; stava ancora ringraziandoli per la loro compassione – quella di Leliana e Nevan, più che altro – mentre scendeva le scale.

Quando tornò il silenzio, per qualche attimo nessuno si mosse. Poi Wynne sospirò e si accostò a Luniel, mormorando qualcosa in proposito al fatto di volerne controllare le condizioni.

«Eh?» La dalish, distratta ad osservare Rhianan che quasi ringhiava una critica a Nevan, si girò un attimo verso di lei e realizzò cosa le avesse detto. «Ah, sì, sì, va bene.»

L'anziana maga portò le mani vicino alla testa della ragazza e chiuse gli occhi, concentrandosi; poco dopo dai suoi palmi promanò una soffusa luce azzurrina.

Con la coda dell'occhio, Luniel continuò a guardare le reazioni dei suoi compagni di viaggio. Non che vedesse molto, a dire il vero; nel suo campo visivo erano rimasti soltanto Sten e Nevan. Da qualche parte, sentì Alistair rimproverare bonariamente Rhianan per la sua avventatezza e l'interessata rispondere con uno sbuffo stizzito.

Il gigante stava fissando il mago con… disapprovazione, forse? Difficile dirlo, vista l'immobilità facciale del qunari. Infine gli disse: «Una decisione sciocca. Essa tornerà a tormentarti.»

«Può darsi» rispose Nevan. «Tuttavia non rinnego questa mia scelta» aggiunse fermamente, «e ne sopporterò il peso delle conseguenze, se mai ci saranno.»

Il qunari rimase a fissarlo ancora per qualche attimo – quel lieve cenno di assenso c'era stato davvero o Luniel se l'era immaginato? – poi andò ad appoggiarsi contro una parete, assorto nei propri pensieri.

«È tutto a posto.»

La voce di Wynne la riscosse e la dalish voltò gli occhi verso di lei.

«Non avete danni di alcun genere, l'incantesimo di quel maleficar non è durato a sufficienza per provocarvene di gravi» concluse la maga.

«Oh. Che fortuna» commentò l'elfa, un po' scioccamente, ma non le venne in mente nulla di meglio. Cos'altro avrebbe potuto dire, dopo tutto?

Nevan si avvicinò a loro, accompagnato da Alistair; subito dietro stavano Leliana ed Elyria, mentre Morrigan era un po' più discosta, ma con lo sguardo rivolto a loro. «Stai bene?» domandò il giovane mago a Luniel. Lei annuì e ricevette in risposta il consueto gran sorriso.

Wynne, la fronte aggrottata, si voltò verso il ragazzo. «La vostra sta diventando una pessima abitudine» lo redarguì, in tono più stanco che irato.

Lui fece spallucce. «Cosa vi devo dire? Il lupo perde il pelo, ma non il vizio.»

Luniel scorse un lampo di curiosità negli occhi azzurri di Leliana.

L'anziana maga strinse le labbra, prima di rispondere un po' più seccamente: «Ebbene, dovreste perdere anche quest'ultimo.»

Nevan sospirò e rispose mitemente: «Mi impegnerò il più possibile.»

«Nemmeno io sono sicura che sia stata una buona idea» intervenne la maga elfa.

«Ely, ti prego, non anche tu» sospirò il giovane.

«È solo che… Insomma, dopo quello che è già successo l'anno scorso con–»

«Lo sai, vero» la interruppe lui in tono improvvisamente duro, «che sei l'ultima persona che dovrebbe tirare in ballo quella storia?»

Elyria sussultò come se l'altro l'avesse colpita fisicamente, poi scoppiò in lacrime e si allontanò, tornando nella sala del magazzino. Sospirando e portandosi una mano alla fronte, Nevan imprecò sotto voce e, dopo qualche istante di esitazione, la seguì. La raggiunse in pochi passi e gli altri lo videro farla girare verso di sé e stringersela contro, nonostante lei si divincolasse. Dopo qualche istante lei smise di agitarsi e rimase a singhiozzare fra le braccia del mago, che le accarezzava gentilmente il capo con una mano, cullandola e sussurrandole qualcosa a voce così bassa che solo Elyria poteva udirlo, mentre gli altri potevano soltanto vedere le sue labbra che si muovevano.

Mentre Wynne si poneva a braccia conserte, osservando i due giovani maghi con sguardo accigliato e di rimprovero, Alistair scosse la testa con una specie di mezzo sospiro. Ora che ci pensava, Luniel si rese conto che, a parte Wynne – palesemente al corrente dei fatti – e il sempre indifferente Sten, Alistair era l'unico a non aver mostrato segni di sorpresa o di curiosità per quello che stava accadendo. Anzi…

Anche Leliana se n'era accorta e gli si pose accanto. «Voi sapete cosa intendesse dire Nevan, vero? Sapete cos'è successo?» domandò, senza nemmeno provare a fingere discrezione.

L'altro la fissò con l'aria di qualcuno colto in fallo. «N-no, per niente» negò, in modo così poco convincente da ricevere uno sguardo quasi compassionevole da parte della sacerdotessa.

«Oh, non mentite» lo esortò lei, melliflua. «Diteci cos'è successo.»

Il giovane si osservò intorno come in cerca di aiuto, ma colse soltanto sguardi curiosi e apertamente in attesa di una spiegazione. Alle sue spalle, giunse il breve tossicchiare ammonitore di Wynne. Al che Alistair, agitando le mani davanti a sé, disse: «No, no, non è il caso.»

Leliana assunse un'espressione triste e piegò le labbra carnose in un piccolo broncio, mentre portava le mani al petto, l'una chiusa nell'altra. «Non fatevi pregare.»

«Sentite, io…» tentennò il Custode. Deglutì e arretrò di un passo. «Davvero, non… Sono cose personali di Nevan, non posso parlarvene io, non è corretto, non…» Da parte di Leliana vi fu uno sbattere di ciglia dall'aria più innocente del mondo e Luniel provò un po' di pena per Alistair, vedendolo sempre più in difficoltà nel mantenere alte le difese; Morrigan, dal canto suo, lo guardò con disgustata commiserazione. «Posso dirvi soltanto che… ecco, che è a causa di Elyria se Nevan è stato reclutato nei Custodi Grigi. Più o meno.»

Leliana, insoddisfatta da quella risposta, fece per tornare alla carica, ma in quel momento i due interessati stavano tornando e quindi rinunciò. L'occhiata e il sorrisetto che elargì ad Alistair, però, lasciavano intendere che non si sarebbe arresa tanto facilmente.

Con un sommesso fischio di sollievo nel vederla allontanarsi, lui raggiunse in fretta l'amico. «Tutto a posto?» gli domandò, con fare un po' serio. L'altro si limitò ad annuire. Al che Alistair aggiunse: «Toglimi una curiosità: cosa intendeva quel mago dicendo di non farsi incantare dai tuoi occhioni?»

Probabilmente, oltre alla curiosità che più o meno tutti stavano mostrando, c'era anche un tentativo, seppure un po' maldestro, di distogliere i pensieri da quanto appena accaduto fra Nevan ed Elyria.

Nevan assunse un'aria pensierosa, portandosi una mano al mento. «Per quale motivo "occhioni"? Mica sono un elfo o un bambino. D'accordo, sono belli, ma a me sembrano di dimensioni normali.» E si voltò verso Luniel come a chiedere conferma.

Lei reagì inarcando un sopracciglio, un'espressione che diceva chiaramente "Cosa vuoi da me?" Tuttavia, non poté negare a se stessa che in effetti avevano un bel colore.

«Ehi» lo richiamò Alistair. «Non scantonare dal punto della questione. Allora? Cosa intendeva?» insistette, e alle sue spalle, silenziosa e tutta orecchie, sopraggiunse Leliana.

Il mago rivolse all'amico uno sguardo assolutamente candido, sgranando gli occhi. «La curiosità uccise il gatto, non lo sapevi?»

«Smettila.» Poco mancò che il mancato templare mettesse il broncio.

L'altro ridacchiò. «Come vuoi» si arrese. «Dal momento che insisti tanto… ha detto così poiché Evi ed io abbiamo avuto i nostri piacevoli momenti, pertanto temeva che io potessi influenzarla in qualche modo.»

«Piacevoli… momenti?»

«Vuoi che sia più specifico? Ebbene, posso raccontarti di quella volta in cui riuscimmo ad appartarci nel magazzino e lì–»

Alistair arrossì quasi di colpo. «Argh! Basta così!» esclamò.

Di nuovo, Nevan gli rivolse uno sguardo che era la quintessenza dell'innocenza. «Ho appena iniziato, e poi l'hai chiesto tu.»

L'amico gli puntò contro un dito accusatorio. «Ti conosco, stavi per scendere nei dettagli! Non c'è bisogno di scendere nei dettagli!»

A giudicare dalle espressioni a vario grado di contrarietà sui visi di Wynne, Elyria e Rhianan, non era il solo ad avere quell'opinione. Di parere opposto era invece Leliana, vistasi privata di un altro succulento pettegolezzo.

«Domande non far, se risposte non vuoi» canticchiò il mago, palesemente sempre più divertito dall'imbarazzo dell'amico.

Alzando gli occhi al soffitto buio e trattenendo a stento uno sbuffo, Luniel si accostò al mabari, che fino a quel momento sembrava aver assistito con un atteggiamento di tranquilla rassegnazione nei confronti delle assurdità degli umani. Gli passò una carezza sul testone e Medraut emise un basso verso di apprezzamento, e lei un po' rimpianse la decisione di aver lasciato indietro Ascher.

«Ritengo non sia il caso di rimanere qui a perdere tempo» sentì dire da Rhianan.

Luniel voltò il capo verso il gruppo e vide Nevan annuire.

«Prima dobbiamo occuparci di loro» disse quest'ultimo, accennando ai due cadaveri.

Morrigan agitò una mano, come per liquidare l'apparente problema. «C'è una pira già bella che pronta di sotto, no?»

Alistair sospirò. «Qualcuno dovrà pur farlo, quindi facciamolo. E in fretta, possibilmente.»

Così, mentre i tre uomini si apprestavano a portar via i cadaveri, cercando di spargere meno sangue possibile, Luniel andò a sedersi in un punto un po' discosto, in una di quelle specie di salette delimitate dai colonnati, e si mise con la schiena contro la parete, presso uno scaffale ribaltato e un mucchio di libri e pergamene sparse sul pavimento. In quella stanza silenziosa e semibuia sentì nuovamente, ancora più forte, la mancanza di Ascher. Si rannicchiò con le ginocchia al petto, lo sguardo fisso a terra, sentendosi… strana. C'era qualcosa che la turbava, qualcosa che però non riusciva a definire. Si trovava come sospesa in un limbo… da una parte c'erano la rabbia, il dolore, il senso di solitudine che ancora covava nell'animo; dall'altra una pulsione a tornare a sorridere, a provare allegria e affetto verso qualcuno. Una lotta tra emozioni così opposte e contrastanti da annullarsi a vicenda, lasciandola in uno stato di stanchezza emotiva, quasi di indifferenza.

Dopo un poco l'elfa percepì un movimento e colse un'ombra al margine del suo campo visivo. Sollevò appena gli occhi su un paio di stivali neri e, poi, su una gonna di pelle e cinghie. Nel riverbero di luce proveniente dalla zona del combattimento – ora più illuminata, dato che Wynne aveva provveduto ad accendere un paio delle torce magiche che si trovavano lì – Morrigan avanzava verso di lei.

La Strega si sedette sullo scaffale caduto e stese le gambe, accavallando le caviglie. «Ora che abbiamo qualche minuto tranquillo, puoi rispondere ad una domanda.» La fissò con i suoi magnetici occhi da fiera. «Si può sapere cosa t'è saltato in testa?»

Luniel la guardò senza capire; non aveva fatto nulla di particolarmente stupido, ora come ora.

L'altra sbuffò. «Di seguire il templarucolo qui dentro.»

Ah, quello.

L'elfa si strinse nelle spalle, con aria impacciata, e poi ammise: «Non lo so.»

«Non lo sai?» Morrigan la scrutò intensamente, quasi indignata.

Luniel fece di nuovo spallucce, sempre sulla difensiva. «Ho agito d'istinto, senza riflettere.»

«Cos'è? Alistair è contagioso?» Non ricevette risposta e rimase qualche attimo in silenzio pure lei. «Istinto, eh?» bofonchiò poi, e scosse la testa con fare contrariato. «Bene, vedi di non lasciartene trascinare di nuovo, per favore.»

«Non assicuro nulla» ribatté la dalish, ricorrendo al sarcasmo per non dare a vedere quanto la scombussolasse aver ceduto a quell'impulso che non sapeva proprio spiegarsi. «Un mio amico sostiene che ho una capacità innata di cacciarmi nei guai.»

Morrigan la folgorò con un'occhiataccia. «Allora ho una soluzione: la prossima volta che avrai questo insano desiderio di farti ammazzare, vieni da me. Ci penserò io, a ucciderti, così ti eviterò di coinvolgere anche noi. Me, soprattutto!»

Nonostante la certezza che l'altra non stesse del tutto scherzando, a Luniel scappò una mezza risata. «Eh, grazie.»

«Umpf. Non c'è di che.» Morrigan si rimise in piedi, riassettando le strisce di cuoio della sua strana gonna. «Immagino che fra non molto quei tre torneranno, quindi vedi di non perderti in chissà quali pensieri e tieniti pronta a riprendere l'avanzata.»

«Agli ordini» sospirò l'elfa.

La giovane donna se ne andò, lasciandola di nuovo sola con se stessa e le proprie riflessioni. E un ricordo le tornò alla mente, portato dal dialogo di poco prima.

I giovani apprendisti, una decina tra maschi e femmine, erano seduti in semicerchio davanti a Vinell, uno degli anziani del clan ed ex cacciatore. Erano tutti protesi verso di lui, in silenzio e con i grandi occhi attenti, mentre lui parlava, durante una delle quotidiane lezioni che faceva loro.

«Voi un giorno sarete cacciatori, ragazzi» stava dicendo Vinell, «e in quanto tali dovrete imparare a fidarvi del vostro istinto, per lasciarvi guidare da esso. L'istinto è una cosa meravigliosa e fondamentale, come le radici di un albero, come la sorgente di un fiume. È la voce della natura e noi dobbiamo saper ascoltarla.»

«Ne sei proprio sicuro?» domandò Fenarel, a quel tempo un quindicenne magro e spigoloso. Aveva un'espressione parecchio dubbiosa, e dal suo tono non era chiaro se stesse scherzando oppure no. «Perché di solito l'istinto di Luniel è ficcarsi nei guai, e farci finire anche noi.»

Luniel, che a undici anni era la più piccola del gruppo e desiderava sopra ogni cosa essere considerata degna di diventare una cacciatrice, per poter in futuro difendere il proprio clan, gli lanciò un'occhiataccia gonfiando le guance già paffute. Era sempre stata piuttosto rotondetta rispetto agli altri bambini, almeno secondo gli standard della loro razza.

Gli altri risero di gusto, compreso Vinell. Soltanto Tamlen, protettivo come sempre quando si trattava di lei, rivolse anche un blando rimprovero all'amico, ma non poté negare l'evidenza: Luniel aveva davvero una naturale inclinazione a cacciarsi in qualche impiccio.

«Allora dovete imparare a capire se il vostro istinto sbaglia o no» rise ancora Vinell. Poi si fece più serio, pur sorridendo. «L'istinto non è infallibile, ma in situazioni nelle quali non sapete come agire è probabile che sarà esso a fornirvi una soluzione. Affidandovi all'istinto, prenderete le strade giuste… magari con qualche deviazione» scherzò, dando un'occhiata a Luniel e scatenando un altro coro di risate.

Fenarel emise un sospiro volutamente esagerato. «Se Lun guiderà mai qualcuno, in futuro… be', che Mythal li protegga.»

Radha, sua coetanea, si allungò a tirargli un disinvolto scappellotto sulla testa. «Smettila, Fen. Sei veramente antipatico.»

«Ahio» bofonchiò lui massaggiandosi la testa, mentre Luniel sorrideva per la difesa da parte della ragazza più grande.

Luniel sorrise anche ora. In effetti, stava per così dire guidando qualcuno e l'aveva cacciato in un bel guaio; quando l'avesse saputo, Fen l'avrebbe presa in giro fino allo sfinimento. La ragazza scosse la testa e si alzò in piedi. Bene, visto che adesso si sentiva tanto insicura e a quanto pareva era incapace di affidarsi alla razionalità, avrebbe dato ascolto agli insegnamenti di Vinell.

Avrebbe seguito il suo istinto.


L'angolo dell'autrice

Rieccomi qui. Incredibile, ma vero.

Le tempistiche continuano ad essere vergognose, lo so. D'altro canto la mia ispirazione continua ad essere più vagabonda di un clan dalish e più discontinua di una linea a zigzag. Certo che se continua così 'sta storia la finisco nel duemilaecredici.

Comunque.

Quei dannati Maleficar. Non sapevo come far funzionare la magia del sangue, da nessuna parte c'è uno straccio di descrizione approfondita… e ho inventato. Oh, ci si arrangia. E a proposito del nome della maga, se a qualcuno risultasse familiare è perché l'ho preso spudoratamente da Dragon Age II. Spulciando Santa Wikia, ho scoperto che tale Evelina (una delle maghe da aiutare in una qualche missione e che finisce invariabilmente trasformata in Abominio… Secondo me l'aria di Kirkwall fa male, dico io) era una maga del Circolo del Ferelden fuggita all'inizio del Flagello, suppongo quindi durante il casotto dovuto alla genialata di Uldred, e ho pensato di sovrapporla alla maleficar con cui si parla nella Torre e che si può risparmiare. Così, tanto per dar sfogo al mio pseudo-citazionismo, ché ho 'sta fissa di incastrare e collegare cose.

Ah, ovviamente la mia Evelina non è ancora uscita dalla Torre, perché mi devono spiegare come ci sarebbe potuta riuscire, con le porte sbarrate e i templari pronti ad ammazzare la prima formica che ne fosse venuta fuori. Che gente ipertesa.

Che altro? Saltano fuori un po' di ricordi e di accenni a faccenduole varie, si delineano alcuni rapporti interpersonali… spero che ne siate almeno un pochino incuriositi. :)

Ciaoooooo!







P.S. Ho guardato The Shannara Chronicles, la qual cosa mi ha molto provata. Non so se qualcuno qui l'abbia seguita, ma… spero di non offendere nessuno dicendo che l'ho trovata una porcata inenarrabile. °-°
  
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