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Autore: Talia94    23/03/2016    3 recensioni
Una ragazza si è svegliata senza ricordi e identità. Lei è l'ultima della sua stirpe, l'unico Elfo rimasto in vita, l'unico che è riuscito a sopravvivere alla spietata furia di un Esiliato, che non ha avuto remore nel sterminare la sua stessa specie. Nonostante non ricordi nulla la giovane sa di essere braccata, sa di essere in costante pericolo perchè lei è l'unica che separa l'Esiliata dalla sua vendetta. Si affiderà al suo istinto e ad una giovane Mezz'elfa per ritrovare se stessa.
Dal primo capitolo:
- Devi sopravvivere! Questo ti terrà nascosta per qualche tempo, ma ricorda che ti cercherà fino in capo al mondo e per sempre... - continuò la voce che mi fece subito venire le lacrime agli occhi. Quella era una persona a cui volevo molto bene. Quella era una persona che non volevo lasciarmi indietro. Sapevo che senza di lui sarei stata il nulla, sarei stata vuota. Sapevo che si stava sacrificando per me, ma sapevo che io avrei fatto lo stesso.
- Ti raggiungerò prima o poi! Tu sei importante, sei più importante di me, non deve trovarti, devi rimanere in vita e vivi...fallo per noi. Ora vai! Scappa! Corri, Corri! -
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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<< Cominciano ad accorgersi che sparisco e che porto via provviste >> mormorò Aisha dopo una settimana e mezzo che mi portava acqua e cibo. Addentai con forza il pezzo di carne salata che mi aveva portato. Avevo scoperto i diversi gusti del cibo e avevo cominciato a riconoscerli e ad avere preferenze. Aisha non poteva di certo portarmi chissà quanto cibo, ma avevo cominciato a mangiare qualche bacca che cresceva spontanea nella foresta. Con la giovane mezzelfo non sempre c’era molto dialogo e tanto dipendeva anche dall’umore di quest’ultima. Nel villaggio stavano cominciando a farle numerose domande sul dove finisse per tutto il pomeriggio e, mi aveva detto, che si era accorta che qualche volta avevano provato addirittura a seguirla. I mezzelfi erano diventati sospettosi di natura e non vedevo di buon occhio le altre razze o anche i semplici nomadi che chiedevano asilo per la notte. Asiha mi aveva raccontato che all’inizio non era così. Inizialmente i mezzelfi erano visti come creature strane, ma dopo qualche tempo, e vista la velocità della loro crescita, erano stati riconosciuti dagli stessi Elfi e così tante famiglie erano state ricostruite. Ormai i mezzelfi c’erano da duecento anni o poco meno, quindi tutti si erano abituati a vederli e alcuni avevano deciso di vivere a stretto contatto con gli Elfi stessi, mentre altri avevano creato villaggi a parte e altri ancora erano andati a vivere con gli Umani. Erano un misto tra umani ed Elfi, non erano leggiadri come gli ultimi e non sentivano il profondo attaccamento con la natura, né possedevano la magia, come ora i mezzelfi la chiamavano, ma si dissociavano dagli umani per la loro vita decisamente più lunga e per il loro aspetto quasi algido.

<< Quando il massacro degli Elfi è cominciato essi hanno cercato rifugio dentro i villaggi di mezzelfi soprattutto. Dopotutto siamo parenti, o comunque legati. Tutti gli abitanti dei villaggi che li ospitavano sono stati ammazzati e non c’è distinzione tra uomo, donna o bambino. Nessun villaggio è rimasto in piedi, per questo ora si è molto sospettosi >> disse Aisha, mangiando con gusto delle bacche dal colore viola scuro. La giovane aveva cercato di raccontare tutte le storie che conosceva per cercare di farmi tornare la memoria e, alle volte, c’era riuscita. Avevo cominciato a ricordare da dove provenivo, riconoscevo qualche volto anche, ma sembrava che ci fosse una nebbia incredibilmente densa quando cercavo di ricordarmi di me…Cosa facevo prima dell’attacco di quell’Elfa? Più volte mi era venuto mal di testa talmente mi concentravo per ricordavo.

<< Ho chiesto al vecchio del villaggio di quell’Elfo, quello dei tuoi sogni. Ha avuto una reazione strana…sembrava quasi impaurito ed ho dovuto insistere molto per riuscire a farmi dire quello che sapeva. Mi ha detto che tutti la conoscono come l’Esiliato. Quella che tu hai visto doveva essere l’Elfo eletto. Alcuni dicono che gli Elfi la elessero per proteggere il vero Eletto dalla minaccia dell’Ombra, altri dicono che gli Elfi veramente pensassero che lei era quella giusta, ma nel momento di dimostrarlo si rivelò solamente un fiasco e così la abbandonarono tutti >> raccontò Aisha, attirando immediatamente la mia attenzione. Sognavo quell’Elfo quasi tutte le notti; a volte mi parlava, a volte mi raccontava di quello che aveva fatto e perché e aveva una voce così suadente da farmi credere che ciò che dicesse era vero, ma poi ricordavo la mia casa in fiamme e l’urlo della donna, talmente forte che riusciva a svegliarmi. Ricordavo perfettamente i suoi occhi rossi come il fuoco che bruciava dietro di lei, ricordavo i riflessi rossi sui suoi capelli neri come la pece e quel sorriso compiaciuto e soddisfatto su quel volto terribilmente bello e perfetto.

<< Ti ha detto perché è stata esiliata? >> domandai alla giovane, giocando con i fili d’erba sotto di me. Avevo paura di quella donna perché già dal sogno potevo capire quanto potente fosse e l’idea che fosse stata lei sola ad aver sterminato l’intera specie degli Elfi mi faceva tremare. Un essere così non aveva scrupoli nè pietà e cosa potevo io contro una persona del genere? Come potevo io avere ragione dove un intero popolo aveva avuto torto?

<< Mi ha solamente detto che quando ha scoperto che non era lei l’Eletta ha ucciso tutti i sacerdoti del tempio e coloro che cercassero di fermarla. Alcuni dicono che è stata posseduta dall’Ombra, altri pensano che sia semplicemente impazzita. È stata Esiliata dopo che aveva ucciso centinaia di Elfi >> mormorò la giovane guardandomi dritto negli occhi. Speravo che qualcosa si rivelasse, speravo che quelle parole facessero scattare qualcosa nella mia mente, ma io non vedevo altro che il suo sorriso che non faceva altro che farmi tremare.

<< Te eri in un villaggio di…. Sta arrivando qualcuno >> dissi scattando. Con un balzo agile mi nascosi dietro le sterpaglie, a qualche metro dalla mezzelfo. Il mio abbigliamento riusciva a rendermi quasi invisibile. Dopo due minuti un giovane uscì dall’intreccio di rami, diventando visibile. Si trattava di un mezzelfo dalla costituzione robusta e le spalle larghe, i capelli dello stesso colore di quelli di Aisha e grandi occhi tondi, tipici di quella razza e degli Umani, azzurri. I suoi passi producevano talmente tanto rumore che ero riuscito a sentirlo in tempo, ma stava diventando pericoloso stare là, eppure non riuscivo e non volevo allontanarmi da Aisha. Lei mi regalava un po' di calore e di compagnia e, ora, ne avevo disperato bisogno.

<< Cosa ci fai qui da sola? >> domandò il giovane guardandosi attorno. Aveva un arco intorno alla spalla e, alla cintola, aveva uno spadone a due mani all’apparenza pesante, ma ben poco pericoloso. Aisha subito si alzò, rossa in viso. Si sistemò i capelli più volte, andando a toccarli in maniera nervosa, pettinandoli con le lunghe dita

<< Io…amo stare da sola in mezzo alla natura, dopotutto discendiamo dagli Elfi e tutti sanno che loro traevano i loro poteri dalla natura stessa >> balbettò la giovane seguendo gli spostamenti del giovane. Sembrava ammaliata da quella figura alta e spallata, ogni volta che lui si girava a guardarla Aisha arrossiva e quasi nascondeva il volto alla sua vista, quasi si vergognasse.

<< Aisha non devi parlare di loro! Molti stanno cominciando a farsi domande giù al villaggio…sparisci per ore intere, chiedi di quegli antichi racconti, spaventi i bambini! Tutti sanno che fine hanno fatto, tutti sanno anche che fine hanno fatto coloro che hanno anche solo provato ad aiutarli! Ti prego, smettila di comportarti così…cerca di capirci >> sussurrò il ragazzo avvicinandosi alla mezzelfo, posandole il dito indice sotto il mento, alzandolo leggermente in modo che lei fosse obbligata a guardarlo. Aisha aveva una cotta per quel ragazzo, lei provava qualcosa per lui, era talmente palese che cominciai a pensare che lui lo facesse solamente per avere favori da parte sua.

<< Va bene Orion >> rispose la giovane diventando sempre più rossa man mano che lui avvicinava il suo volto. Mi nascosi dietro gli arbusti, imbarazzata per quello che stavo vedendo. Doveva essere un momento decisamente intimo, un momento tra loro due e invece io lo stavo guardando senza averne il minimo diritto. Sentii le lacrime pungermi gli occhi. Non c’era un vero motivo, non c’era un motivo per cui le lacrime cominciarono a bagnarmi le guance fino a cadere sul terriccio sotto i miei piedi. Lentamente scivolai fino a terra, andando a sedermi sulla terra bagnata

<< Di cosa hai paura? >> mormorò una voce profonda e scura che proveniva solamente dalla mia testa. Era la stessa voce che mi aveva fatto tremare quando mi ero risvegliata. Era calda ed avvolgente, decisamente più tranquilla e pacata rispetto all’altra volta. Era incredibile come quella voce mi faceva risvegliare dolci ricordi che però non avevano un volto.


<< Ho paura di soffrire… ancora…>> avevo sussurrato tempo addietro. Potevo ricordare che mi trovavo dentro una distesa immensa di acqua, le gambe si muovevano in maniera frenetica per riuscire a tenermi a galla. C’era una figura misteriosa davanti a me, completamente nascosta e oscurata. Potevo ricordarmi la sua pelle bagnata dall’acqua e le sue spalle incredibilmente larghe, il petto scolpito e ampio.


<< Non sono come lui… >> disse con rabbia l’uomo davanti a me. In quel momento un ulteriore ricordo mi investì come un masso. Potevo ancora sentire la pelle tagliarsi lentamente e gli schiaffi che mi riservava l’uomo che avevo pensato di amare. Era stato violento fin quasi l’inizio della nostra relazione e solamente grazie a colui che mi aveva salvata ero riuscita a liberarmi definitivamente di lui.


<< Lo so, ma…ricordo ancora tutto alla perfezione…ricordo quelle che dovevano essere carezze ed invece erano schiaffi e pugni, ricordo con esattezza il suo sorriso mentre incideva la mia pelle senza motivo e io continuavo a convincermi che mi voleva bene e che sarebbe passato, che lui non era così…>> avevo mormorato, nascondendomi alla vista del giovane, girandomi di spalle. Era stato un amore violento che mi aveva travolto e lasciato completamente a pezzi. Solamente lui era riuscito a rimettere insieme i cocci e farmi tornare quella di prima.


<< Io non potrei mai e poi mai farti del male…non posso far del male alla persona che amo… >>

 

<< Ophelia…Ophelia! >> urlò una voce vicino a me, talmente vicina da farmi sussultare. Tornai cosciente dopo che Aisha mi scosse per diverse volte. Velocemente mi trovai nuovamente seduta sulla terra bagnata e i grandi occhi scuri della mezzelfa mi guardavano con indecisione e spavento.

<< Scusa…io ho...ricordato una cosa >> mormorai portando le mani al volto, asciugando velocemente le lacrime che mi erano cadute lungo le guance. Aisha mi guardò stranita, come se non capisse cosa fosse successo. Aveva le labbra rosse e gli occhi quasi lucidi. Mi tirai su e spolverai i pantaloni ricoperti di terriccio prima di guardarmi attorno. Il mezzelfo se ne era andato, lasciando tutto come avevamo lasciato. Avevo avuto qualcuno che mi amava e che teneva a me e io neanche ricordavo il suo nome o il suo viso…non ricordavo niente di lui, non ricordavo il colore dei suoi occhi o il suo sorriso, non ricordavo neanche se ricambiavo quel sentimento così potente, ma ero sicura di sì. Potevo ancora sentire quella sensazione di calore mista a tristezza che mi attanagliava lo stomaco.

<< Dovremo trovare una soluzione Ophelia. Al villaggio si stanno insospettendo troppo… >> mormorò Aisha senza neanche guardarmi, cominciando a guardarsi in giro. Mi avrebbe abbandonato? Era una possibilità, dopotutto io ero non più di una sconosciuta trovata svenuta nella foresta. E poi portavo sfortuna e sventura, dovevo ricordarmelo. Eppure non volevo crederci che mi avrebbe abbandonato la, da sola e senza nessuno. Non avevo nessuno se non lei.

<< Fai quello che ritieni più giusto per te…non ti biasimo se mi vorrai lasciare >> sussurrai camminando lentamente, avvicinandomi ad un albero completamente ricoperto di muschio. Ero sicura quando avevo detto quelle parole, ci avevo creduto per qualche minuto, ma poi mi sentii sola e desolata. Senza Aisha io non sarei stata nessuna, non avrei avuto neanche un’identità, sarei stata soltanto una figura che si aggirava nel bosco sola e senza identità ne ricordi. Aisha si girò lentamente e potevo sentire il suo sguardo sulla mia schiena, persistente. Che lei fosse indecisa su cosa fare? Chissà, magari si era affezionata, oppure era semplicemente curiosa di sapere come fossi sopravvissuta allo sterminio della mia gente…le stesse cose che mi chiedevo io. Perché mi avevano salvato? Perché ero più importante rispetto a tutti gli altri? E come avevo fatto ad arrivare così lontano? Aisha mi aveva mostrato una cartina…avevo percorso migliaia di chilometri, avevo superato montagne e laghi e poi? Come mai avevo scelto quel posto? E perché non ricordavo nulla?

<< Potremmo…vederci di meno, magari una volta ogni due giorni in moda da non insospettire gli abitanti del villaggio >> propose Aisha venendo vicino fino ad un palmo dal mio naso. Un timido accenno di sorriso spuntò sul mio volto e mi sentii per qualche secondo come a casa. Sentivo come se fossi importante per qualcuno. Sorrisi dolcemente alla ragazza che, senza preavviso mi abbracciò. Per qualche secondo rimasi immobile, ferma, quasi non riuscivo a capire quello che era successo come se quel contatto fosse qualcosa di estraneo, qualcosa che non sentivo da molto tempo. Mi staccai da lei lentamente e continuai ad accennare un timido sorriso.

<< Grazie… >> bisbigliai coprendo il viso con i capelli ramati. Ero quasi imbarazzata, non mi aspettavo certamente un gesto del genere e Aisha sembrò capire la mia situazione, balbettò qualcosa di poco comprensibile prima di sparire nel bosco velocemente, senza nemmeno lasciarmi il tempo di dire altro o di scusarmi per quella freddezza che le avevo dimostrato. Non sapevo perché mi ero comportata così, in imbarazzo e senza un briciolo di calore nei suoi confronti…forse avevo paura; avevo paura che anche lei sparisse, che anche lei mi lasciasse come aveva fatto l’uomo dei miei sogni. Non volevo nuovamente affezionarmi, avevo paura che succedesse qualcosa di brutto alle persone vicino a me, era come una sensazione che non mi lasciava perdere, che non mi lasciava in pace, e mi rendeva immensamente triste.
 

Come promesso Aisha tornò dopo due giorni e quei giorni di solitudine erano passati incredibilmente lenti. Non avevo fatto altro che esplorare il bosco che mi circondava trovandolo incredibilmente, e assurdamente, silenzioso. Durante le mie camminate non avevo trovato nessun animale, nessun uccello, niente si muoveva tra i rami verdi. Eppure ricordavo perfettamente la vita che popolava un tempo i posti come quelli; ricordavo il canto incessante degli uccelli e il loro piumaggio vivace, ricordavo perfettamente la paura degli animali feroci, la paura che un lupo o qualche altro animale potesse attaccarti se solo provavi ad addentrarti nel cuore della foresta e poi c’erano conigli e lucertole, a volte si potevano anche vedere le marmotte e gli scoiattoli e la foresta si riempiva sempre di più di vita e di rumore. Ora, invece nulla. Non un singolo rumore ad accezione del leggero vento che a volte soffiava tra gli alberi. Una volta mi ero spinta talmente in là che avevo fatto non poca fatica a tornare indietro e ritrovare la via. La foresta era immensa, gli alberi erano talmente fitti che erano rari i raggi di luce che riuscivano a filtrare attraverso. Ed era tutta uguale. Un tetro incrociarsi di rami, nessun fiore e nessun colore che ravvivasse quel luogo.

<< Ti ho portato qualche scorta anche per domani, non puoi mangiare solo le bacche… >> disse Aisha posando la sacca marrone a terra, andando poi a posare le mani lungo i fianchi

<< Stai deperendo velocemente, anche se ancora mi chiedo come hai fatto a sopravvivere per questi due anni…Non puoi aver mangiato solo bacche >> continuò, cominciando a trafficare con la bisaccia, tirando fuori una forma di pane e un pezzo di formaggio che spezzò in due, porgendomeli lentamente. Quella era una domanda che spesso mi frullava in testa. Sapevo riconoscere istintivamente quale erano le bacche commestibili e sapevo anche che c’erano radici che potevo mangiare in quella foresta; era una cosa istintiva, ma Aisha aveva ragione, era impossibile sopravvivere a lungo con solo quello e non avevo potuto cacciare, non c’erano animali nella foresta, quindi come avevo fatto a sopravvivere? Istintivamente andai a tastare il corpetto di pelle verde andando a trovare, dentro una tasca semi nascosta, una piccola fialetta in vetro color ambra. Qualcosa mi scosse e subito ricordai.

<< Devi sopravvivere...ecco, questa ti terrà oscurata per qualche tempo, più tempo passerai in stato di quiete meglio è… >>
era stato il ragazzo a darmela. Non capivo però le sue parole. Come avrebbe fatto a tenermi nascosta all’Esiliata? E perché dovevo restare nascosta? Non sarebbe bastato scappare? Rigirai la fialetta nella mano per diversi minuti. Quella avrebbe potuto darmi diverse risposte, se solo sapessi cosa cercare! Un rumore mi fece scattare e una mano corse subito ad uno dei pugnali che avevo alla cintola

<< Qualcuno ti ha seguito? >> domandai guardando Aisha che però era seduta tranquilla su una radice. Il suo viso non era turbato o preoccupato anzi, era disteso e rilassato. Che fosse tutto uno scherzo della mia mente? Lentamente misi via la fialetta e cercai di rilassare i muscoli. Doveva essere per forza una allucinazione, non c’erano altre spiegazioni. Giocai qualche secondo con una ciocca di capelli prima di intrecciarli in una lunga treccia. Guardai di sott’ecchi Aisha che non smetteva un secondo di guardare le mie orecchie e i miei capelli. Sembrava quasi impressionata e affascinata, nonostante avesse ancora il timore di chiedermi qualcosa a riguardo.

<< Sono…tanto diverse dalle tue? >> domandai andando a toccarmi le orecchie che finivano con una punta lunga ed elegante. Me le ero sempre sognate sproporzionate, troppo grandi e ingombranti. Anche io ero affascinata dalle orecchie di Aisha, dalla loro forma leggermente allungata, ma facilmente nascondibile. Quando la ragazza veniva con i lunghi capelli sciolti le orecchie erano praticamente invisibili, si nascondevano alla perfezione sotto la cascata di capelli neri, mentre le mie continuavano a spuntare, la loro punta lunga e fine riusciva ad aprire un varco tra i capelli ramati e spuntavano fuori, rivelando la verità sulla mia identità.

<< Sono più lunghe…più appuntite. le mie hanno solo una vaga forma appuntita verso la fine, mentre le tue sono più sottili e hanno una vera punta…ma non è solo quello che ti differenzia da noi >> rispose Aisha facendomi per un attimo restare male. Ero diversa da loro. Certo, quello lo sapevo, ma sentirselo dire in quella maniera quasi brutale fu come ricevere un pugno in pieno stomaco, ma dopotutto cosa potevo aspettarmi? Era la verità, semplice e pura, brutale certo, ma quello era. Io non ero come loro e non mi sarei potuta nascondere nel loro villaggio, ne sperare di passare inosservata per diverso tempo.

<< Da noi nessuno ha i capelli di questo colore e i tuoi occhi, sono talmente particolari. Noi mezzelfi abbiamo degli occhi grandi, tondi, difficilmente sono dalla forma allungata. Già i miei sono anormali per la mia gente, ma i tuoi, i suoi sono ancora più felini >> continuò la ragazza guardandomi dritta negli occhi, scrutandomi con attenzione. Non mi ero mai vista. Non avevo mai visto la mia immagine riflessa quindi non riuscivo a capire cosa lei stava dicendo, non del tutto almeno. Sapevo e potevo vedere che i miei capelli fossero decisamente diversi da quelli della mezzelfa, più chiari e con quelle sfumature ramate che li rendevano diversi ad ogni raggio di sole; ma per quanto riguardava gli occhi non avevo idea di come potessero essere. Vedevo i suoi, erano grandi e allungati allo stesso tempo, profondi come pozzi oscuri da cui difficilmente potevi risalire.  Aisha si allontanò un attimo, andando a prendere qualcosa nella sua bisaccia. Per diversi secondi rimase immobile a guardare davanti a se, dandomi le spalle e reggendo in mano qualcosa. Feci qualche passo verso di lei, curiosa di vedere cosa avesse in mano.

<< Ce l’avevi vicino quando ti ho trovata per la prima volta. Non sapevo cosa fosse e, sinceramente, pensavo tu fossi morta quindi pensavo di rivenderla per guadagnare qualcosa…ma poi tu, ecco, sei viva quindi penso che ti spetti di diritto >> mormorò Aisha, girandosi lentamente. In mano aveva una specie di coroncina, una semplicissima striscia argentata con incastonate quattro piccole pietre dai colori sgargianti. Sapevo che mi apparteneva, ricordavo anche che era importante, un ricordo di famiglia che era appartenuto a mia madre prima di me. Era un segno di riconoscimento, sì, voleva attestare qualcosa al mondo intero, ma non ricordavo cosa e mi era stata donata poco prima di sfuggire, mi era stata data per ricordarmi chi fossi in verità. Mi stavo avvicinando alla giovane lentamente, ricordando piano piano quella notte, quell’attacco, l’ennesimo. Poi dolore. Non urlai. Subito portai una mano alla spalla, dove una freccia mi trapassava la carne da parte a parte.

<< Sapevamo che stavi mentendo! Sapevamo che ci stavi nascondendo qualcosa! È tradimento Aisha! Lei è un Elfo! >> urlò un uomo adulto, avvicinandosi alla giovane, che era rimasta paralizzata. Potevo vedere lo sguardo di odio dell’uomo, i suoi occhi castani sembravano volerla incenerire mentre camminava con la spada sguainata. Mi sembrava di muovermi al rallentatore. La spalla doleva, un dolore incessante e pungente. Presto mi trovai circondata, c’erano mezzelfi ovunque, tutti avevano le armi sguainate e subito trovai chi aveva scoccato la freccia; il ragazzo che solo qualche giorno prima aveva trovato Aisha. Sul viso aveva un sorriso soddisfatto che subito mi fece tornare indietro nel tempo e, per l’ennesima volta la vidi. Era magra, il viso perfetto e bellissimo ed era vicina, talmente vicina che potevo sentire l’odore della sua pelle. Aveva vinto. Aveva fatto in modo che anche io cadessi a lei e aveva vinto.

<< Non ti muovere, Elfo >> minacciò un uomo, venendomi vicino. Non fece in tempo a sfiorarmi che il mio corpo agì da solo. Uno dei miei pugnali andò a conficcarsi nella carne debole e flaccida dell’uomo che non poté far altro che afflosciarsi a terra. In quel momento avevo gli occhi di tutti addosso, anche quelli di Aisha, incredula. Lei mi aveva protetto e aveva rischiato per me e io stavo rovinando tutto. L’uomo che prima minacciava Aisha ora aveva occhi solo per me. Era un uomo prestante, dai muscoli definiti, ma che non era neanche più giovane. I capelli e gli occhi erano castani, una folta barba corniciava il suo viso spigoloso. Tutti erano immobili. Tutti non sapevano come comportarsi con me, una creatura che doveva essere semplicemente estinta. Potevo sentire il sangue scivolare lentamente lungo il braccio, rendendomi lentamente sempre più debole e stanca.

<< Hai visto?! È questo quello che fanno gli Elfi, portano solo morte e distruzione! >> urlò l’uomo guardando Aisha prima di attaccare. I suoi colpi erano precisi e potenti e potevo sentire il braccio tremare ad ogni colpo. Continuai ad indietreggiare, lasciando che lui attaccasse non avendo la forza di contro attaccare. Gli altri uomini cominciarono ad avvicinarsi mentre uno teneva Aisha immobile. Il volto della ragazza era una maschera di terrore e colpevolezza. All’ennesimo attacco mi ritrovai con un ginocchio a terra e il fiato corto. I colpi dell’uomo non mi avevano lasciato un secondo di respiro, erano stati precisi, potenti, con l’intento chiaro di ferire.

<< Lasciala! Non ha fatto niente Marcus! >> urlò Aisha, dibattendosi un poco. Potevo vederla dibattersi e cercare di liberarsi dalla stretta dell’uomo che la teneva. Sorrisi debolmente alla ragazza che aveva le lacrime agli occhi. Nessuno avrebbe pensato questo. Nessuno avrebbe mai pensato che sarebbe finita in quel modo. Avevo tradito la promessa. Non ero rimasta in vita, non abbastanza. Un mese di vita e avevo trascinato con me una persona innocente. Forse meritavamo veramente di estinguerci. Lasciai cadere il braccio, scoprendo completamente la mia guardia. L’uomo si voltò lentamente, guardandomi con i suoi grandi occhi tondi. Era perplesso. Sentii Aisha urlare qualcos’altro, ma ormai ben poco arrivava alle mie orecchie. Ero come svuotata e mi aggrappavo solamente a quel ricordo, a quella voce. Guardai l’uomo negli occhi e non smisi neanche per un secondo. Potevo vedere la sua certezza vacillare e la spada, alta sopra la mia testa, cominciò a tremare.

<< Cosa stai aspettando Marcus? >> domandò un uomo dietro di lui, sentendo anche lui la sua incertezza.
<< Ti rendo il compito più facile >> sussurrai chiudendo gli occhi, sentendo ora la chiara voce di Aisha chiamarmi. Era stata l’unica che era andata contro l’apparenza, aveva provato a conoscermi, aveva provato ad andare contro il pregiudizio della sua gente.

<< Ti prego….non farlo… >> supplicò la ragazza tra i singhiozzi. Non avrei voluto tutto ciò, non avrei voluto che lei soffrisse per me, non volevo che la punissero per avermi aiutato. Tenni gli occhi chiusi e potevo sentire tutto ciò che mi circondava, la quiete della natura e della foresta che era stata la mia casa per chissà quanto tempo…e poi qualcosa di diverso. Era lontano, un passo felpato e pesante allo stesso momento. Sorrisi e aprii gli occhi, guardando il mezzelfo davanti a me. Un ululato.

<< Non è possibile…>>
   
 
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