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Autore: edoardo811    26/03/2016    4 recensioni
Il mondo è finito. Come reagiresti se sentissi tu queste parole? Come reagiresti se potessi accertarti con i tuoi stessi occhi che queste parole sono vere?
Questo è ciò con cui Rachel è costretta a convivere ogni giorno. Quando vede la gente morire di fame per strada, quando vede l'ennesima banda di tagliagole generare il caos, quando è costretta a combattere fino allo stremo per la propria vita e per quella delle poche persone care che le sono rimaste.
Per quanto tempo può la volontà di una persona riuscire a resistere alle crudeltà che la vita riserva?
Si dice che l'ultima candela sia sempre quella che impiega più tempo a spegnersi, ma cosa potrebbe accadere quando anche la speranza cessa di esistere?
Rachel con i suoi poteri potrebbe distruggere l'intero creato. Che cosa se ne farà?
Li userà per aiutare il mondo... o per aiutare semplicemente sé stessa?
Genere: Angst, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Raven, Red X, Robin, Slade
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'InFAMOUS: The Series'
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Capitolo 11: UDG

 

Rachel si precipitò con il cuore in gola verso il fondo del magazzino. Si maledisse per essere così sfortunata. Com’era possibile che avevano appena trovato quel posto e già stava succedendo qualcos’altro?

Non doveva fidarsi di quel Kevin, ora l’aveva capito. E probabilmente Amalia stava pensando la stessa cosa, mentre correva con la pistola in mano accanto a lei.

Ma non appena raggiunsero il luogo da cui era provenuto il tonfo, Corvina realizzò che tutti quei problemi mentali che si era fatta erano infondati. Tara e Ryan erano là, in piedi, illesi e sereni in volto. Ai loro piedi si trovava un materasso, ancora avvolto nell’imballaggio.

«Ti avevo detto di fare attenzione» lo rimbrottò la bionda, mentre il rosso si grattò dietro alla testa, imbarazzato.

«Lo so, ma è scivolato...»

Non appena udì le loro voci, Rachel sentì i propri nervi sciogliersi. Non erano stati rapiti, non erano in pericolo di vita, nessun malintenzionato era entrato nel magazzino... insomma, non tutti i rumori ambigui rappresentavano necessariamente il male assoluto.

«Ragazzi!» esclamò Amalia, che a differenza di Rachel parve piuttosto infastidita. «Che cosa diavolo state combinando?! Abbiamo sentito un rumore provenire da qui!»

I due si voltarono verso di loro, sorpresi. Non sembravano averle notate fino a quel momento.

«Beh, abbiamo trovato un materasso ancora imballato e volevamo spostarlo, ma Ryan l’ha fatto cadere» spiegò Tara.

«Non l’ho fatto apposta!» protestò ancora il ragazzino.

«Quindi... nessuno stava cercando di uccidervi?» domandò ancora Komand’r, cauta.

«Ehm... credo di no...» rispose la bionda, guardandola perplessa.

«Oh... ok...» Amalia sembrò riuscire a respirare regolarmente solo dopo aver udito quelle parole.

«Ehi, l’avete vista l’area relax dei dipendenti?» chiese ancora Ryan, illuminandosi all’improvviso.

«No.»

«Allora venite, forza!»

Il ragazzino le guidò verso una porta sul fondo del magazzino. Non appena la aprì rivelò al suo interno un’ampia stanza, con dei divanetti, qualche tavolo, un televisore fissato contro un angolo in alto e un piccolo ripiano con un forno a microonde e un frigorifero.

«Cavolo...» commentò Rachel. Certo che lì i dipendenti un tempo avevano dovuto trattarsi piuttosto bene.

 «Vedete? Qui c’è praticamente tutto quello che ci serve!» esclamò Ryan, muovendosi dentro la stanza ed allargando le braccia.

«Che ci serve per cosa?» lo interrogò Amalia, apparendo piuttosto scettica.

Fu Tara a rispondere al posto del rosso, ma prima di farlo, ovviamente, si scostò una ciocca di capelli dalla fronte. «Nel caso in cui dovessimo fermarci qui per più del dovuto. Meglio prevenire che curare, no?»

«Non staremo affatto qui più del dovuto. Ne stavamo giusto parlando prima io e Roth. Ce ne andremo da Sub City al più presto. Non voglio avere nulla a che fare con la gente di questo posto un solo istante ancora.»

«Ma... Dreamer aveva detto che lasciare la città non è molto semplice...»

«Tutte idiozie.» Amalia indicò fuori dalla porta, accigliata. «Hai visto posti di blocco o roba simile mentre venivamo qui? Io no. Ci serve solo una macchina e poi...» Abbassò il braccio, un sorriso soddisfatto apparve sul suo volto. «Liberi, di nuovo.»

«Se fosse così facile perché i Visionari ci avrebbero rapiti?» le domandò ancora Tara. «Perché avrebbero voluto così disperatamente l’aiuto di Rachel?»

«Quei tizi sono fuori di testa, ecco perché.»

«Dreamer ha detto che saremmo tornati a chiedere il suo aiuto...»

«Nei suoi sogni, magari.»

«Tara ha ragione, Komi» si intromise Ryan, portandosi accanto alla bionda. «Meglio non prendere le cose sottogamba. Potrebbe finire male.»

Amalia roteò gli occhi, quasi esasperata. «Dio, quante stronzate che mi tocca sentire. Mi sembrate quasi quel paranoico di Rosso...»

Rachel fece una smorfia. Poco prima Komand’r aveva creduto che suo fratello fosse in pericolo di vita solo perché aveva sentito un rumore, e ora lei dava a Lucas del paranoico?

Certo, forse Ryan e Tara stavano esagerando, ma una parte di lei le suggeriva che forse avrebbe dovuto dare loro ragione. Il coprifuoco, Dreamer, i Visionari, Kevin, gli Underdog e Wilson, chiunque essi fossero. Sub City... aveva decisamente qualcosa che non quadrava. Era meglio non abbassare la guardia.

«Un momento, ma Rosso dove diavolo è finito?»

La corvina sgranò gli occhi sentendo quella domanda. Si voltò verso di Amalia, la quale sembrava spaesata tanto quanto lei. Aveva detto che sarebbe uscito solo per controllare il cortile, ma ora era già da un po’ che non tornava...

Si voltò verso la porta. Cercò di mantenere la calma, considerando anche che giusto un attimo prima si era preoccupata nonostante non ci fosse stato assolutamente nulla di cui preoccuparsi. Uscì dalla stanza, con passo moderato, senza dire una parola.

«Roth, ma dove...» Amalia la chiamò, ma ormai la corvina era già lontana.

La conduit attraversò l’intero magazzino, lottando con ogni fibra del suo essere per tentare di non mettersi a correre, poi uscì. Camminò nel cortile, guardandosi intorno per cercare tracce del suo amico. Fece per chiamarlo, ma poi frenò la lingua. Meglio non mettersi ad urlare lì, in quel momento.

Cercò in ogni direzione con lo sguardo, ma di Lucas nessuna traccia.

Ecco, ora posso preoccuparmi.

«Ehi, Roth! Che diavolo stai...»

Rachel si voltò, zittendo Amalia con un cenno. «Lucas non c’è.»

Komand’r storse la bocca in un’espressione preoccupata. «Cosa? E dove sarebbe andato?»

«Non lo so. Aveva detto che sarebbe uscito un attimo, ma qui non lo vedo da nessuna parte» disse, cercando di mantenere il controllo.

«Non può essere lontano» disse Tara cauta, tirando fuori il cellulare e pigiandoci sopra le dita. «Provo a chiamarlo.»

Corvina fece di tutto per non cominciare a mangiarsi le unghie per la tensione, mentre la bionda si portava l’apparecchio all’orecchio. Se l’era sentito dentro che c’era qualcosa che non quadrava, poco prima, ma non avrebbe mai pensato che quella cosa riguardasse proprio Lucas. Eppure... si era comportato in maniera troppo strana, poco prima. Che fosse scappato? Il solo pensiero fece venire i brividi alla corvina. No, non poteva averlo fatto davvero. Non poteva averla abbandonata in quel modo. Era impossibile.

«Pronto? Lucas?» domandò Tara all’improvviso, dopo quelle che parvero eternità. L’attenzione di tutti i presenti si focalizzò su di lei all’improvviso. «Dove sei? ... Che cosa?! Ehi, no, non riattacc...»

 La bionda rimase con lo strumento premuto sull’orecchio per qualche istante, come in trance, poi lo abbassò. «Mi ha chiuso il telefono in faccia...»

«Ma che ti ha detto?» interrogò Rachel, ansiosa della risposta.

Tara sospirò. «Che non poteva parlare e che avrebbe richiamato lui... e che quindi dobbiamo aspettare qui e non andarcene per nessuna ragione...»

Rachel dischiuse le labbra. Si posò una mano sulla fronte e diede le spalle a tutti loro. Non credeva alle proprie orecchie.

Ciò che disse Amalia riassunse perfettamente la situazione: «È incredibile!» Il tono a metà tra l’incredulo e lo scocciato cascava alla perfezione. «Ma che diavolo ha in testa quell’idiota?! Bah, spero che non torni più!»

Se ne ritornò nel magazzino con passo pesante e la mascella serrata.

Gli altri tre la seguirono con lo sguardo, fino a quando non svanì dalla vista. A quel punto, Ryan domandò: «Lucas tornerà, giusto?»

«Lo spero per lui» replicò Rachel, altrettanto infuriata con il moro. «Perché se non lo fa, lo vado a prendere io.»

E detto quello, seguì la mora dentro all’edificio.

Lucas, giuro che se scappi o ti metti nei guai ti ucciderò io con le mie mani. Non è una minaccia, è una promessa.

 

***

 

Cominciarono quasi a perdere le speranze. Anzi, più che altro fu Rachel a fare ciò.

Sei di sera. Di Lucas, ancora nessuna traccia. Tara aveva provato a richiamarlo più volte, sempre senza successo. Gli aveva scritto, intasato la segreteria di messaggi vocali, ma nessun risultato.

Il buio ormai era sceso. L’atmosfera nelle strade attorno al magazzino si era fatta ancora più tetra. Come se non bastasse, avevano finito le scorte di cibo a pranzo.

Era ormai certo che avrebbero passato la notte lì. Avevano trovato diversi materassi ancora imballati, e c’erano anche i divanetti nell’area relax, ma senza coperte non se ne facevano nulla, visto che il riscaldamento non funzionava.

Se non altro, almeno c’era l’elettricità, ma solo dopo che Ryan aveva smanettato con il quadro elettrico. Per fortuna il ragazzino aveva fatto l’istituto tecnico, prima di trasferirsi in America. E per fortuna c’era ancora l’allaccio, o sarebbero rimasti al buio anche lì.

Rachel non aveva smesso di lanciare occhiate alla finestra, preoccupata. E più passavano i minuti, più si accorgeva dell’oscurità che scendeva inesorabile, più il conflitto con sé stessa si faceva intenso. Era combattuta tra il desiderio di andare a cercarlo e la fiducia che il telefono di Tara potesse squillare da un momento all’altro.

Aveva ormai spazzolato via metà delle sue unghie quando quella maledetta suoneria trillò all’impazzata, facendoli trasalire tutti. In quel silenzio carico di tensione che si era formato nell’area relax, quella musichetta era sembrata una cannonata.

«È lui!» esclamò Tara osservando il display, per poi rispondere in fretta e furia. «Lucas! Che sta succedendo?!»

Qualunque cosa rispose, doveva essere qualcosa di grosso, perché la bionda rimase a bocca semiaperta. Allontanò il telefono dall’orecchio, per poi spostare lo sguardo sui suoi amici.

«Che diavolo ti ha detto?!» domandò Amalia, alzandosi dal divano di scatto.

«Che dobbiamo raggiungerlo nel cortile di una fabbrica a qualche isolato da qui.»

«Quale fabbrica? Qui ce ne sono un casino!»

«Ha detto che ci sono due alte ciminiere e che è impossibile sbagliare, e che...» Tara esitò per un attimo, poi aggiunse: «... che non ha molto tempo. E, beh, dal tono che aveva non sembrava che stesse mentendo.»

Amalia rimase interdetta. Spostò lo sguardo su Rachel, probabilmente in cerca di una sua reazione. Reazione che non giunse, perché la corvina era senza parole proprio come lei. Una sola domanda affiorava nella sua testa, ovvero che cosa diavolo avesse combinato quell’idiota.

«Dobbiamo andare a vedere» decise alla fine Komand’r, prima di perdere ulteriore tempo.

«E se fosse pericoloso?» domandò Tara. «Insomma, perché avrebbe dovuto...»

«Andiamo solo io e Roth» la interruppe la mora, estraendo la sua pistola dalla tasca del cappotto. Smontò il caricatore e controllò che fossero presenti dei proiettili, poi annuì e lo richiuse. Si voltò verso di Rachel. «Andiamo.»

La conduit annuì. In effetti non c’erano molte strade da prendere, a quel punto. «Sì, va bene.»

«Voglio venire anch...» Ryan cercò di alzarsi dal divano, ma la sorella lo liquidò di netto con un gesto secco della mano. «Tu non farai un bel niente.»

«Ma...»

«Niente ma! Resta qui e fine della discussione!»

Il rosso la osservò con un’espressione mista tra l’incredulità e l’esasperazione, poi si risedette pesantemente sul divano. «È incredibile...» mugugnò contrariato, venendo tuttavia ignorato dalla maggiore.

Amalia uscì dalla stanza, passando accanto a Rachel. «Forza, diamoci una mossa. E tu...» fece ancora, voltandosi verso di Tara ed indicandole il ragazzino sul divano. «... tienilo d’occhio.»

«Vorrai scherzare!» esclamò ancora il rosso, venendo ignorato una seconda volta.

Corvina si sforzò di ignorare l’espressione corrucciata di Ryan, quella più perplessa di Tara e la discussione appena avvenuta tra il rosso e la sorella. Si limitò semplicemente a seguire la mora fuori dalla stanza.

 

***

 

Per tutto il tratto di strada che percorse correndo accanto ad Amalia, Rachel non smise di domandarsi perché diavolo stesse facendo tutto quello. Cosa cavolo era preso a Lucas, perché era sparito in quel modo e perché ora le stava facendo uscire allo scoperto in quel modo in quella città che nemmeno conoscevano, dopo tutti gli avvertimenti ricevuti da chiunque avessero incontrato?

Era forse impazzito? Rachel sperò di no, ma una parte di lei lo temeva almeno un po’.

«Ecco, le due ciminiere» disse Amalia all’improvviso, indicando verso l’alto le due alte torri nere e sottili, le quale svettavano al di sopra di quella landa desolata formata da grosse fabbriche grigie abbandonate.

Rachel si era quasi dimenticata della presenza della mora. Fino a quel momento non aveva più detto una parola, ma le fu di conforto sapere che ci fosse anche Komand’r insieme a lei.

Raggiunsero l’ingresso della fabbrica. Il grosso cancello sembrava essere stato aperto con la forza bruta, ma a giudicare dalle sue pessime condizioni era chiaro che ciò fosse accaduto molto tempo prima del loro arrivo a Sub CIty.

Entrarono nel perimetro della struttura, mettendo piede nel fantomatico cortile dove avrebbero dovuto incontrare il ragazzo. Una fitta rete di tubature e passerelle sopraelevate passava sopra le loro teste, diramandosi in tutte le direzioni e coprendo praticamente tutta l’area, per poi smarrirsi all’interno dei grossi edifici grigi.

Procedettero rallentando il passo, guardandosi attorno con la massima attenzione, fino a quando non udirono una voce molto familiare chiamarle: «Ehi! Amalia, Rachel!»

Le due ragazze si voltarono verso la medesima direzione e videro sbucare fuori dall’ombra la figura di una persona che riconobbero all’istante.

«Lucas!»

«Rosso!»

Corvina si sentì parecchio sollevata quando lo vide. Certo, era ancora infuriata per come se n’era andato senza dire nulla a nessuno, però se non altro sembrava stare bene.

Amalia invece non sembrava dello stesso avviso. «Rosso!» esclamò ancora, portandosi le mani sui fianchi, accigliata. «Ma che cosa diavolo ci facciamo qui?! E dove sei stato per tutto questo...»

«Sentite, non ho molto tempo» la interruppe lui, zittendola. «Dovete seguirmi e sbrigar... ma ci siete solo voi due? E Tara e Ryan?»

«Ti aspettavi che li avremmo fatti venire con noi in questo posto, dopo il tuo strano comportamento?» domandò Komand’r incrociando le braccia, fredda.

Il ragazzo dischiuse le labbra. Sembrò che stesse per replicare qualcosa, poi liquidò la faccenda con un gesto secco della mano. «Ah, al diavolo. Forza, seguitemi.»

Cominciò a correre, diretto verso una delle tante stradine che conducevano verso i meandri della fabbrica. Amalia e Rachel lo seguirono con lo sguardo, per poi guardarsi tra loro perplesse. Una voce nella testa della corvina le suggerì che qualunque cosa Lucas stesse tramando, era tremendamente stupida.  Ma aveva altre scelte?

Con un sospiro, partì all’inseguimento del partner. E anche Amalia le venne dietro senza dire una parola.

Più seguiva il ragazzo, più Rachel si convinceva che quella fabbrica desolata e isolata dal resto dell’universo era proprio il luogo ideale per una rapina, uno stupro o una violenza ai danni di tutti loro, fino a quando non raggiunsero un parcheggio e si fermarono di fronte ad un furgone nero, spento. Sulla fiancata era verniciato un marchio giallo-arancione, costituito dalle lettere U, D e G incatenate tra loro.  Un’aquila del medesimo colore si stagliava alle loro spalle, distendendo le ali e le osservandole con il suo muso privo di tratti quasi come se stesse per agguantarle con i suoi artigli. Vide Lucas avvicinarsi ad esso e aprire le porte posteriori, per poi farle cenno di avvicinarsi.

«Lucas, ma cosa...» La corvina si avvicinò, seguita a ruota da Amalia, e non appena vide cosa il partner volesse mostrarle, sgranò gli occhi.

Il retro del veicolo... era straripante di dispenser pieni di provviste, acqua, coperte, fucili d’assalto e perfino delle casse di birra.

«Ok, Rosso...» cominciò Amalia, interdetta, senza staccare gli occhi da tutta quella roba. «... comincia a spiegare.»

«Dopo. Ora aiutatemi a scaricare tutta questa roba.» Lucas salì sul furgone e sollevò una cassa di birre, per poi voltarsi verso di loro, questa volta accigliato. «E datevi una mossa, visto che siamo solo in tre...»

 «Ma perché tanta fretta? E non potevi portare questo furgone fino al nostro magazzino?» insistette ancora la mora.

Lucas sbuffò esasperato, scendendo e posando la cassa. «Ma non potresti startene zitta per una volta e aiutare?!» domandò, mentre saliva una seconda volta e raccoglieva una cassa con dell’acqua dentro.

«Ha ragione, Lucas» si intromise Rachel, fermando Komi con un cenno della mano, prima che replicasse a tono. «Non puoi chiederci di aiutarti in questo modo dopo che sei sparito per tutto il giorno, è assurdo!»

«Ok, volete una spiegazione?» domandò lui a quel punto, cominciando ad alterarsi. Scese e posò pesantemente a terra la seconda cassa. «Ho rubato questo furgone a delle persone a cui non avrei mai dovuto rubarlo, è probabile che sopra ci sia piazzato un localizzatore ed è altrettanto probabile che in questo momento stiano triangolando la sua posizione, con noi qui vicino. Vi basta, o devo raccontarvi tutti i dettagli?»

Rachel sentì le proprie orecchie fischiare quando finì di udire quelle parole. Rimase a bocca semiaperta, non sapendo nemmeno da dove cominciare. Dovette di nuovo dare merito alla vocina nella sua testa. Ancora una volta ci aveva azzeccato.

«Tu cosa?!» lo interrogò Amalia con la voce più alta di un’ottava, atterrita.

«Te l’ho appena spiegato. E adesso forza, datemi una mano.»

Le due ragazze si guardarono tra loro, mentre Rosso ricominciava a scaricare la merce. «Non appena avremo finito farò sparire il furgone, cosicché non possano più risalire a noi. Semplice, no?»

Corvina sospirò. Non era più in vena di discutere. «Va bene, sbrighiamoci...»

Fece per salire sul furgone, quando diversi rumori provenienti dalle loro spalle la fecero trasalire. Sembrava il rombo di diverse automobili.

Si voltò. Una mezza dozzina di luci provenienti dalla strada dalla quale erano arrivati la abbagliarono. Dei fanali.

«Che sta succedendo?!»

La risposta che udì dal ragazzo non le piacque per niente. «Oh-oh...»

Cinque fuoristrada grigi scuri apparvero alla loro visuale. Viaggiavano talmente veloci che sembrava quasi che li volessero investire tutti, ma all’ultimo momento frenarono bruscamente, fermandosi ad una trentina di metri di distanza da loro tre. Sulle loro fiancate, Rachel notò un simbolo arancione che già aveva visto. Il suo cervello non ci mise molto a fare due più due.

Dai veicoli scesero una decina di uomini, tutti armati fino ai denti, con indosso un’uniforme mimetica grigia scura e giubbotti antiproiettile. La prima cosa che fecero una volta tutti radunati fu quella di dirigersi verso i tre ragazzi bracciando le armi. Alcuni di loro avevano i volti coperti da dei passamontagna, altri invece no, ma una cosa era certa: nessuno di loro sembrava avere buone intenzioni.

E quando Rachel notò le lettere UDG stampate sui loro petti, capì che erano finiti in un bel guaio.

Quei tizi non erano affatto come i Visionari di Dreamer, i Mietitori o gli Spazzini. Erano chiaramente ad un livello superiore. Non erano una banda di criminali qualsiasi, sembravano un’organizzazione paramilitare.

«Qualcuno è venuto a reclamare la sua roba...» mugugnò Amalia, prima osservando i nuovi arrivati, poi scoccando un’occhiata omicida a Lucas.

Il ragazzo serrò la mascella, poi notò la mora mentre alzava le mani in segno di resa. «Che diavolo fai?!» sussurrò.

«Aspetto che la Roth ci tiri fuori da questo casino...»

«Cosa?!» domandò la corvina, perfino più sorpresa di Red X.

«L’hai fatto con Dreamer, non vedo come tu non possa farlo anche con loro...»

«Lo so, ma...» Rachel si interruppe, poi sospirò. Per la milionesima volta fu costretta a porsi il solito quesito: aveva altra scelta? O faceva qualcosa, o si facevano tutti ammazzare. Dubitava che quei tizi li avrebbero dato una pacca sulle spalle e li avrebbero lasciati andare se riavessero consegnato loro il furgone.

Che ha rubato Lucas..., pensò, mentre una smorfia nasceva sul suo viso.

Inspirò, poi abbassò il capo e cominciò a prepararsi. Sentì i passi degli uomini farsi sempre più vicini. Una voce parlò: «Voi tre!» Il timbro era grave, sicuramente era uno degli individui di fronte a loro. «Siete in un’area vietata all’accesso, state infrangendo il coprifuoco e avete rubato uno dei nostri furgoni, arrendetevi immediatamente e...»

Non concluse la frase. Rachel sollevò la testa di scatto, gridando a pieni polmoni e allargando le braccia. La stessa esplosione nera che aveva usato contro i Visionari si attivò, scaraventando tutti gli uomini di fronte a lei a terra.

«È una Conduit!» gridò uno di loro, rialzandosi in piedi poco dopo e puntandole addosso il fucile. «Uccidiam...»

Un raggio nero lo centrò in pieno petto, mettendolo a tacere. E uno era sistemato. Restavano gli altri dieci.

Rachel cercò di sfruttare il vantaggio e di colpirli mentre erano ancora a terra, ma riuscì a metterne fuori gioco soltanto uno. Tutti gli altri riuscirono a rialzarsi e a correre ai ripari dietro ai loro fuoristrada, per poi rispondere al fuoco.

Una muraglia di pallottole si abbatté sui tre ragazzi. Lucas e Amalia si ripararono dietro al furgone, mentre Rachel si trasformò in rapace e si sollevò in aria, schivando la raffica mortale.

Cercò di aggirarli. I proiettili fischiavano accanto a lei, altri la colpivano perfino, ma per lei fu come ricevere una puntura di zanzara. Fastidiosa, anche un po’ dolorosa, ma non mortale. Certo, se l’avessero crivellata per dei minuti interi anche lei sarebbe morta, ma fino a quando avrebbe continuato a volare non avrebbe corso rischi troppo gravi.

Il buio della notte alimentava il suo potere, e il corpo da rapace era una garanzia contro le armi degli uomini.

Li aggirò e scese in picchiata su uno di loro. Quello gridò quando vide la figura nera precipitarsi su di lui. cercò di respingerla, ma la ragazza fu più veloce e lo colpì con quanta più forza possedesse, spedendolo contro la portiera di uno dei cinque veicoli e accartocciandola.

Concentrò poi la sua attenzione sugli altri, giusto un secondo prima che due di loro crollassero a terra all’improvviso. Rachel si voltò e notò con enorme sorpresa Amalia con un fucile d’assalto in mano, con la canna ancora fumante.

A quel punto, gli UDG rimasti non seppero più da che parte voltarsi.

Lucas piombò fuori dal nulla all’improvviso e ne atterrò altri due. Gli ultimi rimasti cercarono allora di sparargli, ma Rachel si avventò su di loro, colpendone alcuni o distraendoli e lasciandoli in piena balia di Red X e del fucile di Komand’r.

Non appena tutti gli uomini furono sistemati, un silenzio irreale si generò.

«E questi pagliacci chi credevano di spaventare?» domandò Amalia, avvicinandosi ad uno dei corpi e punzecchiandolo con la punta del piede. Ridacchiò. «Idioti...»

Rachel sospirò. Non se la sentì di dire alla compagna che se lei non fosse stata una conduit, probabilmente non sarebbero riusciti a scamparla. E inoltre, la situazione era molto più grave di quello che sembrava.

Ora sì che l’avevano fatta grossa. Avevano appena eliminato quegli uomini, rubato uno dei loro furgoni e perfino fatta franca. Dubitava che le loro azioni sarebbero passate inosservate a persone di rango maggiore rispetto a quei tizi che aveva appena sconfitto.

«Tutto ok Rachel? Ti hanno colpita?» le domandò Lucas all’improvviso, facendole distogliere l’attenzione da quei pensieri.

La ragazza si voltò verso di lui, rivolgendogli un cenno del capo. «Sto bene, tranquillo.»

Il suo socio annuì, per poi sgranare gli occhi all’improvviso. «Attenta alle spalle!»

«Cos...» Rachel si voltò sorpresa, per poi essere colpita in pieno volto dal calcio di un fucile. Gridò di dolore e cadde a terra, coprendosi il naso con una mano.

Sollevò lo sguardo e vide la canna dell’arma puntata contro di lei, più lo sguardo infuriato dell’uomo che la teneva in mano. Lo vide avvicinare il dito al grilletto, ma Lucas piombò su di lui all’improvviso, disarcionandolo e sferrandogli un pugno.

Quello mugugnò di dolore e barcollò, il fucile gli cadde di mano, ma ci mise poco a riprendersi. Evitò un altro colpo di Rosso, poi afferrò il ragazzo per le spalle e lo scaraventò contro la portiera di uno dei fuoristrada, distruggendo un finestrino. Si fiondò su di lui e cominciò a riempirlo di pugni allo stomaco, facendogli emettere dei versi soffocati ad ogni colpo.

Lucas si liberò da quella situazione colpendolo con una testata sul naso. Si separarono dalla macchina e cominciarono a scambiarsi un colpo dietro l’altro.

Il ragazzo afferrò l’uomo per l’orlo del giubbotto e gli sferrò diversi pugni, ma quello estrasse fulmineo un coltello da una fondina legata al suo fianco e trafisse il braccio del ragazzo.

Red X gridò per la sorpresa ed indietreggiò, tenendosi il braccio martoriato. L’UDG sollevò il coltello macchiato di rosso in punta e fece per abbatterlo su di lui.

Rachel sgranò gli occhi e cercò di rimettersi in piedi per scongiurare la catastrofe imminente, quando una raffica di esplosioni detonò all’improvviso. Il coltello cadde a terra con un tintinnio e l’individuo stramazzò al suolo urlando di dolore e con diversi fori di proiettile sul braccio e sul fianco.

Corvina sentì il proprio cuore ricominciare a battere. Si voltò. Amalia abbassò il fucile in quello stesso istante, per poi osservare Lucas. «Dannazione Rosso, perché ti sei messo in mezzo? Non riuscivo a prendere la mira!» La sua voce sembrava scocciata, ma il suo sguardo invece sembrava sollevato.

«Fottiti» replicò il ragazzo, sopprimendo una smorfia di dolore mentre stringeva la presa attorno all’arto ferito. Fiotti di sangue vermiglio filtravano tra le dita della sua mano, mentre la teneva premuta sulla ferita. «Stava per sparare a Rachel, dovevo agire in fretta...»

«Non dovevo abbassare la guardia, è stata solo colpa mia...» si auto rimproverò la corvina, mentre si rimetteva in piedi e guariva la ferita del moro. Fu tuttavia bello sotto certi punti di vista sentire come il ragazzo si fosse preoccupato per lei.

«Non ci pensare» la rassicurò Lucas, una volta guarito, appoggiandosi contro un fuoristrada per poi osservare l’UDG che a terra si contorceva e mugugnava per il dolore. «È stata colpa di tutti. Abbiamo sottovalutato l’avversario.»

Rachel annuì, senza rispondere. Il ragazzo aveva ragione, dopotutto. Lei non si sarebbe mai aspettata che uno di quegli uomini si potesse rialzare così in fretta dopo essere stato colpito da uno dei suoi attacchi.

«Beh, ora l’avversario è a terra» disse Amalia avvicinandosi. «E noi invece...»

«Non la farete franca...» biasciò l’uomo all’improvviso, con voce roca.

I ragazzi trasalirono, mentre quello si metteva faticosamente a sedere, premendosi una mano sul fianco. Si trovava esattamente in mezzo a tutti loro e faceva vagare lo sguardo su ciascuno dei tre, ad alternanza. Aveva il fiato grosso e stava perdendo parecchio sangue, era chiaro che non sarebbe durato ancora a lungo senza medicazioni. «Vi siete messi contro le persone sbagliate. Il nostro capo ve la farà pagare molto cara. Gli Underdog vi daranno la caccia. Non arriverete alla settimana prossima...»

«Un momento, sareste voi i famigerati Underdog?» domandò Amalia, quasi con tono divertito. «Vi dipingono come i tiranni della città e poi vi fate sconfiggere così da tre ragazzini?»

«Sì, ridi finché puoi...» la minacciò l’uomo, serrando la mascella. «Quando il nostro capo ti chiuderà nel suo laboratorio implorerai la nostra pietà! Vi farà rimpiangere di essere nati, ve lo posso garantir...»

«Sai che c’è?» lo interruppe Komand’r all’improvviso, chinandosi di fronte a lui. Lo colpì con forza su una tempia con il calcio del fucile, facendolo stramazzare al suolo e mettendolo a tacere con un gemito. «Mi hai rotto.»

Si rimise in piedi, dandosi una spolverata veloce ed una sistemata ai capelli, per poi guardare Lucas, il quale la osservava a bocca aperta a sua volta, imitato da Rachel.

«M’beh? Che avete da guardare?» domandò lei, sollevando le spalle.

«Niente, niente...» rispose Lucas, con tono quasi intontito. Si schiarì la voce, poi proseguì. «D’accordo, sarà meglio levarci dalle scatole prima che ne arrivino altri, forza, svuotiamo quel dannato furgone.»

Rachel annuì. Fece per muoversi, quando un guizzo di luce blu a malapena percepibile apparve nella periferia più remota del suo campo visivo. Si voltò di scatto, sussultando. Non vide nulla.

«Rachel, che succede?» le chiese Lucas, allarmandosi di nuovo. «Hai visto qualcosa?»

«Io...» La corvina esitò. Ne era sicura al cento percento, aveva visto quel bagliore blu, in lontananza tra i meandri della periferia industriale. Era stato un lampo, qualcosa di minuscolo, insignificante, qualcosa che nessun altro avrebbe mai notato, qualcosa che avrebbe fatto dubitare chiunque della sua veridicità. Ma lei lo aveva visto.

Rimase ferma, ad osservare quel punto, facendo vagare lo sguardo alla ricerca di eventuali, ulteriori, segnali, ma ancora non vide nulla.

Fu solo quando si accorse di essere osservata dagli altri due, che decise di lasciar perdere. Sospirò. «Niente. Non ho visto niente.»

 

 

 

 

 

 

Per la gioia di pochi, rieccoci all'angolo delle cose inutili che più inutili non si può!
Sì, perché se state pensando "ehi, ma quello è l'angolo dell'autore, di sicuro avrà qualcosa di importante da dire!", allora vi sbagliate di grosso.
Scrivo questa roba solamente per dire le solite cose, spero che il capitolo vi sia piaciuto e se trovate degli errori segnalatemeli, grazie.
Non so, personalmente non sono molto convinto del finale, ho paura di averlo fatto troppo affrettato. Ma non sapevo in che altro modo farlo, quindi... boh, non so. Ditemi voi.
Ultimamente questa fic è passata un po' in secondo piano per me, causa altri impegni (Psycho-Pass...) , ma spero che non si noti troppo e che sia comunque rimasta sugli stessi livelli dell'inizio. Spero di poter approfittare delle vacanze per dedicarmi di più alla storia.
E voglio anche fare un grande annuncio: HoS ha raggiunto 20 preferenze!!
Sono stra felice per questo traguardo e ringrazio queste 20 persone che hanno preferito quella storia, probabilmente la maggior parte di loro nemmeno leggerà queste righe, anzi, nemmeno leggerà questa storia, ma chissene, sono troppo felice comunque.
E' un grande traguardo per me, considerando anche i gusti dei lettori... è molto difficile trovare qualcuno concorde con me, perciò vedere quel "20" sotto la voce "preferiti" mi riempie di gioia.
Quindi grazie infinitamente, a loro e anche ai lettori di questa storia. Spero che anche Infamous possa raggiungere un successo simile, ma sì, lo so, "sogna Edo, sogna..."
E no, stranamente non ho nulla da precisare sulla trama di The Darkness's Daughter. Leggete e vedrete. Ancora qualche capitolo un po' più lento e poi la situazione degenererà completamente!

Alla prossima!
   
 
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