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Autore: Enrico    20/08/2003    1 recensioni
Un nuovo grande torneo per i personaggi di Toshinden.
Genere: Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CLASH OF THE TITANS

Autore: Enrico

I personaggi, la trama e le mosse di Toshinden sono di proprietà di Takara e Tamsoft.
Tutti i diritti riservati.

TRADUZIONI

Moshi moshi - Pronto?
Mata ne! - Ci vediamo!
Ikimasu! - Andiamo!

CAPITOLO 1 - IL TORNEO ALLE PORTE

Aeroporto di Tokyo, 1 aprile 1995, ore 17.

Era appena arrivato un volo dall'Europa, e i passeggeri in uscita stavano affollando il terminal, che già normalmente era occupato da una folla non indifferente, trattandosi del più grande aeroporto del Giappone.

Un ragazzo cercò di farsi strada tra la folla che premeva e spingeva, facendo del proprio meglio per arrivare al nastro trasportatore da cui avrebbe preso la sua valigia. Con un po' di difficoltà, riuscì ad aprirsi un varco tra la ressa generale.

Il giovane aveva i capelli castani pettinati all'insù in maniera piuttosto disordinata, con una fascia bianca sulla fronte che impediva loro di ricadergli sugli occhi. Gli occhi del ragazzo erano di un inusuale colore scarlatto, ma anziché inquietare, essi sembravano dare l'idea di uno spirito combattivo e di un animo nobile. Indossava una t-shirt nera a mezze maniche, blue-jeans e scarpe marroni chiare, e il suo fisico era piuttosto robusto, nonostante la sua relativamente bassa statura. Teneva appesa alla cintura una spada katana chiusa in un fodero nero. Evidentemente era questo fatto che sembrava tenere la gente in un certo stato di soggezione.

Ora, ad uno spettatore esterno, sarebbe sembrato un qualsiasi ragazzo giapponese, un po' palestrato, apparte la spada, ma questo non era affatto uno qualsiasi. Di altri non si trattava che di Eiji Shinjo, discendente di una famiglia di samurai e spadaccini. Come tutti i discendenti della famiglia Shinjo, era stato allenato fin da bambino nell'arte del Bushido, e ne conosceva tutti i segreti. Dopo aver terminato le scuole superiori, aveva intrapreso un viaggio per il mondo alla ricerca di altri guerrieri con cui misurarsi, e ora stava tornando in Giappone, per rispondere ad un invito.

Eiji ripercorse mentalmente quegli anni, ricordandosi tutto come se fosse avvenuto solo il giorno prima. Lui e suo fratello maggiore Sho avevano perso i genitori in un tragico incidente stradale, avvenuto quattordici anni prima, e da allora era stato Sho a prendersi cura di Eiji e ad allenarlo nell' onorata tecnica di scherma della famiglia Shinjo. Non molto tempo dopo, Sho accettò un nuovo studente, un ragazzino scozzese di nome Kayin Amoh, figlio di un amico di famiglia. Eiji e Kayin divennero subito rivali, e ogni volta che si allenavano tra loro, rischiava di degenerare in una rissa. Sho ebbe il suo bel da fare a controllare i suoi indisciplinati allievi. Fu solo in seguito che Eiji e Kayin fecero amicizia, con grande sollievo del maggiore dei fratelli Shinjo.

Quando Eiji e Kayin compirono, rispettivamente, diciotto e diciannove anni, il loro periodo d'allenamento finì, e ognuno di loro prese strade diverse: mentre Eiji iniziò a viaggiare per il mondo in cerca di avversari abili con cui misurare la sua abilità, Kayin ritornò in Scozia, per seguire le orme di suo padre e diventare un cacciatore di taglie. Per quanto riguarda Sho, era rimasto al villaggio natio di Aizu-Wakamatsu, ma qualche tempo dopo, con grande preoccupazione di Eiji, se ne persero le tracce.

Quando, due anni dopo, Eiji tornò ad Aizu-Wakamatsu, lo attendevano delle brutte novità: Kayin aveva mandato una lettera dalla Scozia, in cui scriveva che suo padre era stato ucciso durante un combattimento che si era svolto nell'ambito di un torneo all'arma bianca chiamato Toshinden. Ora, Kayin aveva giurato vendetta contro l'assassino, ed era sicuro di trovarlo al torneo dell'anno successivo. Inoltre, Eiji trovò un invito: un invito a quello stesso torneo Toshinden a cui Kayin sosteneva di volersi recare. Ovviamente Eiji, un po' per solidarietà verso il suo amico, un po' per l'orgoglio personale di partecipare ad una vera competizione, decise di accettare l'invito. Rimase via ancora un anno per allenarsi meglio...

Ed ora eccomi qui... pensò Eiji, risvegliandosi dai suoi ricordi. Scorgendo la sua valigia arrivare lungo il nastro trasportatore, il giovane si piegò in avanti e la afferrò, per poi iniziare nuovamente a farsi strada attraverso la folla e dirigersi verso un telefono. Giunto lì, non perse tempo a tirar fuori la sua scheda telefonica e inserirla, componendo poi un numero e ponendosi in ascolto. Due squilli dopo, una voce femminile rispose:

"Moshi moshi? Qui parla Amy."

Eiji fece un piccolo sorriso tra sé, poi rispose: "Amy? Sono io, Eiji!"

"EIJI !!!" esclamò la ragazza all'altro lato del telefono "Ciao, finalmente ti fai sentire! Dove ti trovi?"

"Sono all'aeroporto, tra un po' prenderò un taxi e verrò a prenderti! Hai già fatto i bagagli?"

"Mi mancano ancora due cosette, e poi ho finito. Sai, sono ansiosa di vederti sul ring!"

"Heh, non voglio buttarti giù, ma ci saranno di sicuro un sacco di combattenti in gamba al torneo. Non sono quante possibilità ho di vincere!"

"Mph, con la tua forza stenderai tutti quanti, ne sono più che sicura!"

"Vabbè, se lo dici tu... allora aspettami, tra un po' sono da te!"

"D'accordo, Eiji, a tra poco!"

"Mata ne!". Con questo, la telefonata si concluse. Eiji si sentì molto rincuorato: Amy era la sua fidanzata, che lui aveva conosciuto durante gli ultimi anni di allenamento. In breve tempo i due erano diventati amici, e la scintilla era scoccata qualche anno dopo. Mentre Eiji era in viaggio, si teneva costantemente in contatto con Amy per telefono o per via epistolare. Pochi mesi prima, Amy gli aveva detto che avrebbe voluto partecipare come spettatrice al torneo Toshinden. Eiji non ne era molto convinto, pensando che un torneo all'arma bianca fosse un po' troppo violento per una ragazza sensibile come Amy, ma lei era più che decisa. E a quel punto, Eiji non vide motivo per negarle la possibilità di vederlo in azione.

Purtroppo, pensò Eiji, la situazione non è proprio delle più allegre: dovrò anche aiutare Kayin a trovare l'assassino di suo padre, e non voglio che Amy rimanga coinvolta in questa storia...
Distogliendo la sua mente da queste preoccupazioni, Eiji si incamminò verso l'uscita, la sua determinazione a vincere il torneo rinnovata.

Uscendo dall'aeroporto, con in mano la valigia che stava trascinando, Eiji chiamò un taxi e diede indicazioni per il villaggio di Aizu-Wakamatsu, che si trovava nelle campagne vicino a Tokyo. Mentre si sedette sul sedile posteriore della vettura, sentì il suo cuore accelerare: dopo un anno poteva rivedere la sua ragazza...


Ore 19:30

Eiji ed Amy stavano scendendo dal taxi che li aveva portati là dove il torneo Toshinden si sarebbe svolto: una sorta di enorme complesso al quale si accedeva tramite un doppio portone, sul quale erano stati scritti i kanji "Toh", "Shin" e "Den". Eiji e la sua ragazza erano ammutoliti davanti alla spettacolarità del luogo.

"Wow, il solo pensiero di entrare qui dentro mi fa un po' paura..." mormorò Amy, osservando il complesso con gli occhi spalancati. Amy era una ragazza molto carina, con folti e lunghi capelli neri che incorniciavano un viso dai lineamenti finemente cesellati. Il suo corpo era snello e ben proporzionato, e indossava una maglietta bianca a maniche corte con il simbolo della Nike disegnato sul davanti, blue-jeans e sandali. Sembrava avere più o meno diciotto o diciannove anni.

Eiji notò l'ombra di inquietudine nella voce di Amy: "Non vorrai mica dirmi che vuoi tirarti indietro dopo aver tanto insistito per assistere al torneo?" le chiese con tono di beffa innocente.

Amy si rivolse a lui con un sorriso di sicurezza sul viso. "Eiji, una cosa che dovresti sapere di me è che io non torno indietro una volta che ho deciso. Spero che lo stesso si possa dire di te!"

"C'è forse motivo di dubitarne?" rispose il giovane spadaccino. Nella sua mente, si stava preparando agli scontri che sarebbero iniziati tra due giorni, un tempo appena sufficiente a fare gli ultimi esercizi di allenamento.

Facendo un cenno con la testa, Eiji indicò il doppio portone. "Ikimasu, Amy! Andiamo a mettere giù le nostre cose e poi vediamoci qui. So che c'è un ristorante qui vicino dove potremo andare a cenare..."

"D'accordo!" rispose la ragazza "Ah, a proposito... il tuo amico, Kayin... quando dovrebbe arrivare?"

Eiji strinse gli occhi, come per pensare. "Più o meno alle dieci e mezza. Mi piacerebbe essere qui davanti per accoglierlo, sono tre anni che non lo vedo..."

Ore 22:00

Un altro taxi stava procedendo in direzione del complesso dove si sarebbe tenuto il grande torneo. Il suo passeggero, un ragazzo biondo e dal fisico robusto, con addosso una giacca rossa su una maglietta nera, lunghi blue-jeans e lucide scarpe nere, osservò con aria distratta il paesaggio che correva. I suoi occhi verde acqua si strinsero, concentrandosi su un pensiero: il torneo, quello in cui finalmente avrebbe visto giustizia fatta.


Aspetta e vedrai, schifoso ASSASSINO... pensò tra sé, mentre cupi desideri di vendetta ardevano come un incendio nella sua mente. Per lui, Kayin Amoh, il giovane cacciatore di taglie, figlio del guerriero chiamato Tempesta, il torneo era l'occasione per ritrovare l'uccisore di suo padre e fargliela pagare per tutto.

Kayin diede un'occhiata di striscio alla custodia per chitarra che aveva appoggiato a fianco, sul sedile. Era lì, infatti, che teneva nascosta la sua spada, Excalibur. Un modo come un altro per passare inosservati ai controlli doganali e far finta di essere normale. Poi, il giovane toccò, quasi senza accorgersene, la piccola croce d'argento che portava al collo. Non ti deluderò, padre...

Distogliendo la mente da quei cupi pensieri, Kayin cercò di mettersi comodo sul sedile. Tra mezz'ora sarò arrivato. E ci sarà anche Eiji... Dopo tre anni, sarà bello rivederlo...

Ma le sue riflessioni furono interrotte da un nuovo sospetto.

Un momento... Sho non aveva partecipato al torneo Toshinden dell'anno scorso? Quello in cui mio padre... no, è impossibile.

Ripetè tra sé e sé la parola, come ad autoconvincersi.

"Impossibile."

TOSHINDEN: CLASH OF THE TITANS - CONTINUA...

  
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