Capitolo
7
È
il lunedì più bello della mia vita. Non vedo
l’ora di andare a scuola per
vederlo e per parlare con le mie amiche degli eventi degli ultimi
giorni. Questa mattina mi accompagna mio padre, così esco
prima del previsto e arrivo a scuola prima di Marcus. Ci
vediamo di sfuggita all’entrata e ci scambiamo uno sguardo
veloce. A scuola non
possiamo permetterci errori. Anche durante la sua lezione evito di
fissarmi
troppo su di lui, così mi ritrovo a fissare con aria assorta
il libro di
storia. Tanto da destare la preoccupazione di Gonzalo.
È
successo qualcosa? Ti vedo strana…
Non
me la sento di raccontargli di me e di Marcus. Mi dispiace non
confidarmi con lui, dopotutto sono
stata l'unica a cui ha parlato della sua omosessualità, ma
preferisco che la voce non gir più del dovuto.
Tranquillo,
visto che ultimamente il prof
sembra avermi preso di mira preferisco non dare troppo
nell’occhio ;)
Dai
oggi sembra di buon umore, magari ieri sera
ci ha dato dentro. Mi dispiace solo che non sia stato io il fortunato.
Ahahaha
Mi
scappa da ridere e mi mordo una guancia per evitare di farlo.
«Martinez
vai a farti un giro,
visto che la mia spiegazione non ti interessa» tuona Marcus.
Alzo gli occhi su di lui sbalordita, ha il viso contratto in una
smorfia severa. In classe si alza un mormorio curioso, non si
è mai comportato
così, mai. Gonzalo si alza stranito e se ne va dalla classe
senza dire una
parola. Come niente fosse Marcus riprende la sua lezione, non mi prima
di avermi
lanciato un occhiata di traverso. La lezione prosegue nel gelo
più totale e
al suo termine Marcus lascia la classe senza neanche salutare. Io e le
mie amiche ci alziamo silenziose e raggiungiamo Gonzalo agli
armadietti.
«Comincia
a darmi sui nervi con i
suo sbalzi d’umore» afferma Gonzalo non appena lo
avviciniamo.
«Deve
essergli successo qualcosa,
non si è mai comportato così» gli
risponde Dana con tono conciliante.
«Non
mi interessa cosa gli sia
successo, ma non è possibile fare lezione con quel
clima». Non posso fare a
meno di concordare con lui, non capisco proprio cosa gli prenda. La
scorsa
settimana sembrava avercela con me, adesso il suo capo espiatorio
è Gonzalo. Mi
blocco nel bel mezzo del corridoio, ricordando la nostra discussione di
venerdì. Nella quale mi accusava di flirtare con lui durante
la sua lezione.
Non so se essere più lusingata o più adirata, si
comporta così perché è geloso!
Passo le successive ore meditando sul da farsi, non posso raccontargli
la
verità, sono cose che riguardano solo Gonzalo.
D’altro canto non posso nemmeno
permettergli di fraintendere il nostro rapporto. Devo riuscire a
trovare un modo per rassicurare Marcus senza tradire la fiducia del mo
amico.
Alla pausa pranzo decido di parlare con le mie amiche, non abbiamo mai avuto segreti e non voglio cominciare proprio ora. Non è facile aprirmi con loro e mi incaglio più volte durante il racconto. Tralascio molte cose, dettagli che custodisco gelosamente e che voglio che restino solo miei e di Marcus. Ma racconta quanto basta da lasciarle senza parole.
«Cosa? » «Non
ci posso credere, dimmi che siete andati
a letto » Dana e Emily mi guardano con un misto di sorpresa e
curiosità.
«No,
non ci sono andata a letto
Emily. Non ancora almeno» rispondo
arrossendo.
«Quindi
intendi andarci?» mi
chiede Dana guardandomi maliziosa.
«Non
lo so… cioè vorrei, però è
tutto così complicato. Non so come dovrei
comportarmi.» ammetto con un sospiro.
«
È normale che sia così, lui è
il tuo professore e per di più tra di voi ci corrono
più di dieci anni. Mettici
pure che ha divorziato da poco e vive davanti a casa tua. Nessuno si orienterebbe al
posto tuo. Vivila
così come viene» mi rincuora Dana. «E
vacci a letto, comunque vada tra voi non
poi perderti quest’occasione» mi strizza
l’occhio Emily, strappandomi un sorriso. Il resto della pausa
lo passiamo chiacchierando del più e del meno, mi conoscono
e sanno quando è il momento di smetterla
con le domande.
Anche oggi
mi aspetta la piscina
vuota. Mi restano ancora una quindicina di giorni prima di dover
prendere una
decisione e non riesco a vedere la luce infondo al tunnel. Indosso il
costume e mi siedo su bordo piscina, nelle cuffiette
risuona Magic dei Coldplay, mi abbandono alla musica e cerco di
allontanare i brutti pensieri. Per molti questa potrebbe
essere una bella canzone d’amore, ma fin dalla prima volta
che l’ho ascoltata
l’ho sempre associata al mare, al nuoto, alla sensazione di
volare tra le onde.
Così, accompagnata
dalla musica, allungo
lentamente i piedi nell’acqua, un brivido mi percuote tutto
il corpo. E resto
immobile, le gambe tese e il respiro lento. Chiudo gli occhi e tiro via
i piedi,
come se mi fossi scottata. Tolgo le cuffiette e sento una lacrima
rigarmi il
viso. Poi un’altra e un’altra ancora, fino ad avere
il corpo scosso da
singhiozzi. Piango, piango
per tutto. Per le persone che non sono riuscita a salvare, per quelle
che abbiamo
tirato fuori morte. Piango per l’estate passata a fuggire,
per le delusioni
date a mio padre. Piango perché ho paura di non credere
più nella magia, paura
di non riuscire mai più a lasciarmi andare. Per la prima
volta ho paura di non
riuscire più a nuotare. Quando riesco a tornare in me mi
alzo, do un ultimo
sguardo alla piscina e lascio che i ricordi delle gare, degli
allenamenti,
delle ore passate in acqua vasca dopo vasca si facciano avanti. Resto
ancora un po' li da sola, buttare tutto fuori mi ha fatto
bene, mi sento più leggera. Il percorso è ancora
lungo ma per quanto il mare mi abbia tolto non posso dimenticare quanto
mi ha dato in tutti questi anni. Quando eravamo solo io e il nuoto,
quando tra una bracciata e un'altra riuscivo ad affrontare qualsiasi
cosa.
«And
if you were to ask me / After all that we've been through / Still
believe in
magic?/ Yes,
I do»
canticchio prima di tornare negli spogliatoi. Domani andrà
meglio. Domani.
Una
volta a casa controllo il cellulare, trovo un messaggio di Marcus che
mi chiede
di passare da lui dopo il lavoro. Anche se tutto ciò che
vorrei è dormire
accetto la sua proposta. Dopotutto voglio vederci chiaro sul suo
comportamento.
Studio
un po’, con scarsi risultati, prima di prepararmi per andare
a lavoro. Presto cominceranno i vari corsi e spero proprio di
riuscire a fare tutto. Il lavoro non lo posso lasciare ma non posso
neanche permettermi di rimanere indietro con lo studio.
Sopratutto se non riuscirò a fare progressi in
piscina, senza la borsa di studio per lo sport dovrò contare
solo sui miei voti accademici. Sono talmente immersa nei miei pensieri
che non mi accorgo dell'arrivo di mia madre.
«Tesoro,
ti vedo stanca. Sicura di voler andare? Posso chiamare Tom e spiegargli
che non
te la senti» mi chiede mia madre scrutandomi con attenzione.
«Tranquilla, è stata solo una lunga giornata» mi sforzo di sorriderle. «Qualcosa non va con la scuola o con il tuo amico?» scuoto la testa. «No mamma, nessun problema. Dopo pranzo sono stata in piscina…e…» sbuffo «e niente, ho bagnato giusto un po’ i piedi ma…» mi madre si avvicina e mi abbraccia. Mi stringo a lei senza dire niente. «Oh piccolina mia, vedrai che supereremo anche questo. Già che stai cominciando ad aprirti sono passi da gigante.» la stringo ancora di più. «Adesso vado, non mi va di saltare il lavoro e non voglio preoccupare Tom e Susan» le dico. Lei annuisce comprensiva e dopo avermi lasciato un bacio sulla testa scioglie l’abbraccio lasciandomi andare. «Ah mamma, ti dispiace se dopo il lavoro vado da Dana? » «Fai pure, ti farà bene distrarti un po’ oggi. Ma che non diventi un’abitudine uscire dopo cena durante la settimana». «Tranquilla è solo per oggi». Le dico, ma non ci crediamo nessuna delle due.
«Ecco
qui la nostra bambina, Tom non credi
che oggi sia ancora più carina del solito?»
«Fatti
dare un’occhiata … sì direi proprio
di sì, oggi sei decisamente più carina!
»
Non
posso fare a meno di sorridere
entrando nel locale. Non c’è pensiero che non
riescano a scacciare via con la
loro dolcezza.
«Allora
bambolina come è andato il rientro a scuola? Ti vedo un
po’ sciupata.» chiede
Susan scrutandomi dalla testa ai piedi. «La scuola va bene,
sono solo un
po’stanca, non ho dormito molto ieri notte»
«Oh l’importante è che i brutti
pensieri se ne siano andati, prima di andare via ricordami di darti un
infuso
di cinque fiori. Vedrai che con quello riuscirai ad addormentarti come
un sasso»
mi rispondere sorridente.
«Ma
lasciala stare, non ascoltare bambina e soprattutto non bere i suoi
intrugli»
si raccomanda Tom, alzandosi dalla cassa per avvicinarsi a noi.
«Ma
che ne vuoi sapere tu, vecchio brontolone. Non starlo a sentire
bambolina, che
vuoi che ne sappia lui. In tanti ani che lo conosco non ha mai perso
un’ora di
sonno».
Continuano
a battibeccare per tutta la serata, facendo divertire i clienti e
personale.
Prima di andare via Susan mi infila nella tasca il suo infuso e Tom mi
strilla
dietro di buttarlo al primo cassonetto. Sto ancora ridendo quando
girato
l’angolo noto un volto famigliare fissarmi
dall’altra parte della strada. Che
ci fa qui Marcus?
«Ei,
che ci fai qui?» gli chiedo avvicinandomi. «Sono
passato a prenderti, ho
pensato che fossi stanca e non mi andava di farti prendere
l’autobus. E prima
che tu lo dica, mi fa piacere farlo e non è di nessun
disturbo» «Allora grazie,
accetto volentieri». Rispondo salendo in macchina.
«Cos’è che ti faceva ridere
così tanto?» mi chiede mettendo in moto.
«Tom e Susan, i proprietari del locale»
gli spiego raccontandogli il simpatico siparietto che hanno messo su
durante la
serata.
«Devo chiederti una cosa» comincia entrando in casa sua. Mi siedo sul divano e aspetto, so già dove vuole andare a parare. «Ho bisogno di sapere cosa c’è tra te e Gonzalo. Perché se tra di voi c’è qualcosa lo capirei, d’altronde ha la tua stessa età e con lui le cose sarebbero molto più facili e..» mi acciglio e lo interrompo. «Pensi davvero che se ci fosse qualcosa con Gonzalo mi sarei fatta baciare da te e sarei qui in questo momento?» gli chiedo tradendo una certa irritazione. «Tra me e lui non c’è e non ci sarà mai niente, la nostra e solo una gran bella amicizia. Devi credermi, non posso darti garanzie ma sappi che Gonzalo ed’io viaggiamo su pianeti opposti. Quindi puoi smetterla di comportarti da folle in classe e riprendere ad essere il professore di sempre». Non gli parlerò dell’omosessualità di Gonzalo, è una cosa che riguarda solo lui, e fra le altre cose non voglio stare con un altro Paul, non lo sopporterei. «Va bene. Hai ragione, ho fatto lo stronzo oggi in classe e non deve verificarsi mai più. Adesso ti prego vieni qui, è tutto il giorno che ti penso». Sorrido prima di buttarmi tra le sue braccia.
I
giorni trascorrono veloci e in un modo o nell’altro riesco a
trovare un
equilibrio fra scuola, lavoro, amici e Marcus. Un’altra
settimana è volata via,
siamo già al 25 settembre. Ho ancora cinque giorni prima di
comunicare la mia
scelta al coach. La sua “terapia d’urto”
comincia a funzionare, nei giorni
scorsi sono riuscita a scendere in acqua, restando sempre attaccata
alla
scaletta. Purtroppo però non riesco a starci più
di qualche secondo senza
rischiare di andare in iperventilazione. In mare, invece, non ho fatto
progressi. A dirla tutta non ci ho neanche provato.
Con
Marcus procede tutto a gonfia vele, non vedo l’ora di
frequentare anche
quest’anno il suo corso di poesia, così da poterlo
vedere qualche ora in più. Nonostante
la nostra vicinanza non riusciamo a vederci molto spesso, o almeno non
tanto
come vorremmo. Non siamo ancora andati oltre qualche bacio e questo non
fa altro che
aumentare il mio desiderio. Mi ha chiesto di andare con lui nel
week-end, i
suoi genitori partono per qualche giorno e vorrebbe portarmi a casa sua
per
stare un po’ per conto nostro. Con Emily e Dana stiamo
escogitando un piano per
convincere i miei a lasciarmi andare. La scusa ufficiale è
un ritiro alle
terme. Dopo un tira e molla durato una settimana, finalmente i miei
accettano e
possono partire con Marcus.
Venerdì
sera ci mettiamo in macchina alla volta di Kennedy City. Sono
emozionata
all’idea di vedere il posto in cui è cresciuto, a
quanto mi ha detto la sua
casa si trova nella parte alta della città, una zona
residenziale con tante
villette a schiera circondate da prati all’inglese. Non
appena arrivati mi fa
fare un giro di esplorazione della casa, raccontandomi vari aneddoti.
La casa è
grande e
luminosa, elegante e vissuta al tempo stesso, famigliare e
accogliente.
Ma la cosa più sorprendente è il giardino
posteriore, circondato da grandi
abeti che lo nascondo a occhi esterni, nel bel mezzo di fiori e piante
varie si
trova la piscina, illuminata da tanti piccoli faretti.
«Hai
una casa bellissima» gli sorrido sinceramente ammirata, una
volta terminato il
giro. «Tu sei bellissima» mi risponde stringendomi
a lui e baciandomi. «Senti
ti dispiacerebbe arrangiare qualcosa per cena mentre salgo su a
sistemare i
bagagli?» chiede lasciandomi andare e salendo le scale senza
aspettare una mia
risposta. Resto interdetta per qualche secondo, per poi spostarmi in
cucina. Un
post-it sul frigo cattura la mia attenzione.
Marcus
grazie per esserti offerto di badare
alle nostre piante, in frigo trovi qualche pasto pronto per i prossimi
giorni.
Ti vogliamo bene, Mamma e Papà.
Senza
pensarci due volte apro il frigo e tiro
fuori uno dei contenitori colorati ordinatamente riposti sugli
scaffali. Sto
per metterlo nel
forno a microonde
quando la voce di Marcus mi chiama dal piano di sopra. Seguendo la sua
voce
arrivo davanti alla porta della sua vecchia camera, la apro e resto a
bocca
aperta. Tante piccole candele sono sparse qua e la nella stanza,
creando un
romantico gioco di luci e ombre. Marcus è in piedi al centro
della stanza con
una mano tesa verso di me. Senza il minimo dubbio mi avvicino a lui.
«Stavo
pensando che non ho poi così tanta fame» ammicca.
«Strano, d’improvviso anche a
me è passato l’appetito» gli rispondo
stando al gioco. «Beh, allora se siamo
d’accordo direi di passare subito al dolce» e
così dicendo mi bacia. Mi
abbandono a lui completamente, lascio che le sue mani scivolino lente
su di me,
mentre mi spoglia delicatamente. «Sei bellissima »
sussurra roco avvicinandomi
al letto. Mi spinge delicatamente sul materasso
ed’è subito su di me, a
baciarmi, a toccarmi come se fossi la cosa più preziosa del
mondo.
Delicatamente faccio scivolare le mani sui lembi della sua maglietta.
Non
voglio che ci sia niente tra i nostri corpi. Capendo la mia esigenza si
toglie
il resto e torna su di me. Ci baciamo, ci tocchiamo. Nel silenzio della
casa si
sentono solo i nostri sospiri e i nostri gemiti. Nessuno dei due parla,
ma ci
guardiamo nella penombra e in quegli occhi lasciamo uscire tutto.
Ed’è proprio
guardandomi negli occhi che entra dentro di me, delicato.
Ed’è così che ci amiamo,
occhi negli occhi. Attimi che sanno di eterno. È stato tutto
così intenso, così
nuovo, così bello che una lacrima solitaria scivola via
rotolando sul mio viso
accaldato. Quando entrambi raggiungiamo il culmine, la petit
mort, come dicono i francesi , restiamo occhi negli occhi.
Entrambi sorridenti , stanchi ma felici.
Ci
coccoliamo, ridiamo come due bambini la
notte di Natale. Ci tocchiamo, ci baciamo mai stanchi l’uno
dell’altra e
danziamo ancora il ballo dell’amore fino a sfinirci. Fino a
consumarci, tanto
da cadere addormentati. La notte più bella della mia vita,
non avrei mai
pensato di poter provare certe cose.
È
stato tutto così magico che svegliandomi ho temuto fosse
stato solo un sogno,
ma il suo braccio stretto sotto il mio seno, il suo fiato sul mio collo
e le
nostre gambe annodate insieme mi rassicurano.
«Buongiorno » sbiascica stanco.
«Buongiorno a te» sorrido, ancora
intorpidita, un sogno non sarebbe mai potuto essere più
perfetto.
Ci
siamo svegliati tardi, così dopo esserci
lavati andiamo a mangiare fuori, in un localino appena fuori città.
Rientriamo a casa nel tardo
pomeriggio. «Che ne dici di un tuffo in piscina?»
mi chiede d’un tratto
lasciandomi confusa. Mi sono sempre rifiutata di affrontare
l’argomento in
queste settimane, ma so benissimo che il coach gli racconta tutti i
miei mezzi
progressi, saprà quindi
che non vado più
lontano della scaletta e che non appena sento l’acqua
arrivarmi al collo mi
sento mancare. «A
me non va, però se
vuoi fai pure» rispondo, non senza tradire un certo biasimo.
«Peccato, perché
avevo una mezza idea per aiutarti a superare la tua paura»
sbuffo scocciata,
possibile che non capisca? «Non ho bisogno del tuo aiuto, sto
già facendo dei
progressi da sola » «Calma, non mettere il muso
ora. Ho solo pensato che dato
che tu associ l’acqua a un evento negativo se avessi la
possibilità di
sostituirlo con uno positivo magari i progressi sarebbero
più rapidi»
«Sentiamo, quale sarebbe l’idea geniale?»
chiedo scocciata. «Fidati di me, e
prima che tu lo dica, non serve il costume. La piscina è
completamente al
sicuro da occhi estranei e possiamo fare il bagno in intimo. O anche
nudi se lo
preferisci». Non
so se è stato il suo fidati di me,
o il suo sorriso malizioso
ma mi ritrovo a bordo piscina con le gambe a penzolone
a guardarlo nuotare, con i muscoli che si
contraggono a ogni bracciata. «Allora ti va di entrare, ci
sono io qui con te»
dice raggiungendomi e allungando le braccia verso di me. Lo guardo
ancora
titubante, mi perdo nei suo occhi e mi lascio trascinare giù
con lui. Allaccio
le mie braccia intorno al suo collo e resto tesa. «Rilassati
» sussurra,
accompagnando le sue parole con un bacio a fior di labbra. Ci
appoggiamo alla
scaletta e approfondisce il suo bacio mentre con un braccio tiene la
scaletta e
con l’altra mano sfiora la mia intimità. In un
vortice di eccitazione
ed’emozione mi ritrovo a far l’amore con lui. I
nostri corpi accompagnati
dall’acqua si uniscono, si cercano, si stringono. Al culmine
del nostro amore
mi sussurra roco «Non potrai più entrare in una
piscina senza pensare a me».
Non so ancora dire bene come, cosa sia scattato in me in quel momento , fatto sta che mi sono ritrovata a nuotare al suo fianco. Ci siamo schizzati, ci siamo rincorsi, abbiamo giocato. Siamo usciti stanchi e infreddoliti ma ancora sorridenti. «Dottor Freud, a quanto pare aveva ragione» dico accoccolandomi vicino a lui sul divano. «Quando vuole un’altra seduta non ha che da dirlo». Qui tra le seu braccia tutto mi sembra così lontano, così piccolo. Con lui al mio fianco sento di poter affrontare qualsiasi cosa. So bene che è presto, che non dovrei essere già a questo punto ma non riesco a frenare questo amore che cresce ogni giorno, ogni attimo di più.
Note: Eccoci giunti a un nuovo capitolo. Voglio ringraziarvi per essere ancora qui con Marcus e Rebecca. Non sono molto convinta di questo capitolo e non eslcudo una futura revisione. Ci tenevo però a farvelo leggere per non far passare troppo tempo dal capitolo precende. Avere una vostra opinione su qeusto capitolo mi farebbe molto piacere e potrebbe aiutarmi per un eventuale revisione- Vi mando un bacio e vi aspetto mercoledì prossimo con un altro capitolo!
Emanuela