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Autore: Titto91    08/05/2016    2 recensioni
Alexander Tarot è un orfano che per sopravvivere legge i tarocchi come ambulante. Complice il suo bell'aspetto è riuscito a racimolare un bel giro di clientela, soprattutto parecchie ragazze che lo interpellano spesso solo per sentirsi dire di avere qualche possibilità con lui. Un giorno però, proprio quando sta per smontare la tenda ed andarsene, arriva una ragazza diversa dalle altre: fiera, orgogliosa, lo tratta con sufficienza mentre gli chiede di leggere le carte per lei, e non aspetta neanche la fine del consulto. Quando gira l'ultima carta infatti Alexander si rende conto che la ragazza illustrata sulla carta si trovava di fronte a lui poco prima. E da quel giorno la sua vita verrà sconvolta per sempre...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ENORME PREMESSA

E' passato moltissimo tempo dall'ultima volta che ho scritto un capitolo. Questo perché per l'ennesima volta la vita si è accanita contro di me e il mio portatile si è fuso con tutti i dati -.-"
Tuttavia la sorte ha deciso di graziarmi perché pur dopo oltre un mese sono riuscito a recuperare pc e dati, compresi i capitoli già scritti!
Per farmi scusare questo capitolo è decisamente più lungo degli altri, anche perché ci stiamo piano piano inoltrando sempre più a fondo nella trama.
Buona lettura!!



Capitolo 9


 

“Cosa sai tu dei miei genitori?”

“So cosa è successo. Ogni cosa è collegata, Alexander. Solo che ancora non riesci a comprenderlo”

Non sapeva se crederle o meno. Non aveva mai creduto che i suoi genitori fossero morti in un semplice incendio. Il volto di sua madre... E il fatto di non riuscirla a sentire. Sapeva che c'era qualcosa di poco chiaro in ciò che era accaduto.

“Resterò. Ma dovrai spiegarmi ogni cosa riguardo a quella sera”

Selene annuì silenziosamente. Aspettò che si rimise seduto di fronte a lei prima di riprendere.

“Per comprendere ogni cosa, dobbiamo tornare indietro, nel Rinascimento. Gli Estensi erano una famiglia nobile, signori di Ferrara. Sotto Ercole I D'Este la cultura della città divenne fiorente, tanto da far invidia alle altre corti d'Europa. Poeti, pittori, compositori, ogni genere di arte e di intrattenimento trovava la sua locazione ideale nei palazzi della famiglia. Tra questi vi erano anche i Tarocchi. La famiglia degli Estensi si era invaghita particolarmente di questo gioco, molto di moda all'epoca, ed avevano un personalissimo gruppo di maghi, alchimisti e ovviamente cartomanti di corte. Tra questi c'era anche un tuo antenato”

“Aspetta, non hai detto che sarei discendente degli Estensi?”

“Un passo per volta. Il tuo antenato era bravo, e proprio come te, si distingueva dagli altri che molto spesso erano semplici imbroglioni. Gli Estensi ne erano affascinati, in particolare Beatrice, la figlia più piccola del Duca Ercole. I due avevano più o meno la stessa età, e sembravano andare molto d'accordo. La giovane nobile fece anche in modo che il padre regalasse al Cartomante di Corte uno dei pochissimi mazzi completi dei Tarocchi Dorati degli Estensi, creati appositamente per la famiglia qualche anno prima ed andati perduti. Beh, quasi tutti almeno”

Alexander ripensò a ciò che Selene aveva detto prima. Davvero il suo mazzo era così prezioso ed antico? Eppure le carte sembravano ancora nuove...

“Ma Beatrice ingannava il suo cuore. Il padre infatti l'aveva promessa in sposa quando aveva solamente 5 anni. La sua condizione sociale infatti le imponeva di sposare un nobile, e non avrebbe mai potuto tradire le aspettative del Duca. Si sposò a soli 16 anni con Ludovico Sforza, futuro Duca di Milano, dove si trasferì poco dopo. Ottenne tuttavia che il Cartomante di Corte la seguisse nella sua nuova residenza. Il tuo avo sapeva che si sarebbe cacciato nei guai, ma era davvero innamorato di Beatrice”

Gli occhi di Selene brillavano mentre parlava. Sembrava davvero coinvolta in quello che raccontava.

“Beatrice viveva in un'illusione. Si sposò ed ebbe 2 figli da suo marito nell'arco di pochi anni, ma vedeva ogni giorno il suo vero amore, e questo non fece altro che acuire l'amore che provava per lui. Ben presto i due caddero in tentazione, e Beatrice rimase incinta. Il Duca non era uno stupido, ed aveva iniziato a sospettare del tradimento di sua moglie, ma fece buon viso a cattivo gioco, per mantenere i possedimenti che Beatrice aveva portato in dote con sé. Fece però allontanare da corte il Cartomante, perché esso non potesse vantare alcuna pretesa”

Selene aveva assunto un'espressione triste. Piccole lacrime cominciarono a raggrupparsi intorno alle iridi azzurre della ragazza. Si asciugò velocemente gli occhi per non farsi vedere.

“Beatrice piangeva tutti i giorni nella sua stanza. Il marito era spesso lontano per impegni politici, e senza il suo vero amore a consolarla cadde presto in depressione. Partorì mentre il Duca era assente, e purtroppo... Non sopravvisse”

Questa volta una lacrima le scivolò lungo la guancia sinistra. Alexander sentiva che quella che stava raccontando era più di un semplice avvenimento storico.

“Il bambino... Per le ultime volontà di sua madre, fu preso dalle sue serve e nascosto. Raccontarono al padre che era nato morto, e Ludovico non approfondì la questione. La servitù ancora devota a Beatrice riuscì a rintracciare il tuo avo, il vero padre, e glielo affidò, raccontandogli ciò che era successo. Fu un duro colpo per lui sapere della morte della sua amata, ma fu contento di poter almeno crescere il frutto del loro amore. E così iniziò la discendenza da cui sei nato tu”

Notò che Selene stava ancora piangendo. Si alzò e le si mise seduto accanto, circondandola con un braccio e portandola a sé. La ragazza appoggiò il volto sul suo petto mormorando un “Grazie” tra i singhiozzi. Alexander le accarezzò i lunghi capelli biondi per tranquillizzarla.

 “È una storia davvero bella... Anche se triste. Ma non comprendo come mai ti tocchi tanto”
Ripensò al rapporto che si era instaurato tra loro due, ai baci che si erano scambiati, agli abbracci che li avevano scaldati durante la notte... E all'improvviso una terribile possibilità gli balenò in mente.

“Non dirmi che siamo... Parenti?!”

Selene scattò in piedi inorridita. “Ma cosa ti viene in mente?!”

Si asciugò le lacrime con una risata. “Solo tu potevi uscirtene con una cosa del genere! Il fatto è... Che io conoscevo Beatrice”

Alexander sgranò gli occhi. Beatrice morì alla fine del XV secolo. Questo voleva dire che... “Tu avresti più di 500 anni?!”

“Si e no. Esiste da molto, moltissimo tempo prima. Ma si può dire che io sia nata proprio grazie al tuo antenato”

La fissò con un'espressione perplessa. “Perdonami, ma ormai ho rinunciato a capire”

“Il tuo avo... Non era solo un Cartomante esperto. Egli era un autentico mago, e su richiesta del Duca Ercole infuse la propria magia nei mazzi creati appositamente per gli Estensi. Grazie ad essi il potere e il prestigio della famiglia crebbe ogni giorno di più”

“Si, ma in che modo un mazzo di Tarocchi magici avrebbe garantito potere agli Estensi? Erano forse infallibili?”

“Non solo. Oltre alla certezza delle loro previsioni, i Tarocchi potevano invocare gli Arcani. Io, Micaela, ma anche tutti gli altri prestavamo il nostro potere alla famiglia. Grazie a noi, non c'era battaglia che non potessero vincere, né alleati che non potessero soggiogare al loro volere. Ma il tuo antenato non era uno stolto. Fece in modo di essere l'unico a poterli utilizzare. Sperava che in questo modo sarebbe stato richiamato a corte, prima o poi. Invece con la morte di Beatrice dovette andarsene, e i Tarocchi Dorati rimasero inutilizzati fino a cadere nel dimenticatoio. Un mazzo è conservato a Parigi, incompleto. Un altro è arrivato fino a te, di generazione in generazione. Credo ce ne fosse un terzo, ma se ne sono perse le tracce”

Alexander si portò una mano all'altezza del cuore, dove in una tasca interna portava sempre le carte lasciategli da sua madre. Improvvisamente sembravano pesare come un macigno.

“Non mi hai ancora spiegato cosa tutto questo abbia a che fare con me e con la morte dei miei genitori...”

“Hai ragione, mi sono lasciata trasportare dai ricordi. Come ti stavo dicendo, il tuo avo fu costretto a lasciare la Corte con il bambino che Beatrice aveva dato alla luce. Prima di andarsene, però, liberò gli Arcani dalle carte in cui li aveva confinati, in modo che nessuno potesse più sfruttarne i poteri per i propri scopi. Li sigillò in posti lontani, nascosti agli uomini, affinché potessero riposare in pace. Sapeva anche che, con il passare dei secoli, il suo sigillo si sarebbe indebolito, permettendo agli Arcani di poter tornare ad essere delle entità, senza vincoli terreni. Invano gli Estensi cercarono questi luoghi segreti: senza l'aiuto degli Arcani la famiglia cadde lentamente in disgrazia. Il Cartomante fuggì e di lui non si seppe più nulla. Da lui ebbe origine una stirpe di Cartomanti che vive tuttora. In te”

“Perciò, secondo quanto hai detto, io discenderei dalla famiglia degli Estensi e da un potente mago?” chiese Alexander in tono sarcastico.

“Vedo che cominci a capire!” gli rispose lei con un ampio sorriso. Evidentemente quell'umorismo era passato inosservato. Con un sospiro si rassegnò ad assecondarla. Con la mano le fece segno di continuare il racconto, ma lei scosse la testa.

“Ti ho già raccontato molto. E sono davvero tante notizie da assimilare in una volta sola. Ed è già notte. Direi ci continuare domani, che ne dici?”.

Guardò l'orologio. Selene aveva parlato per oltre 2 ore. E sebbene la storia avesse incominciato a stuzzicare la sua curiosità, doveva ammettere che la stanchezza stava prendendo il sopravvento.

“D'accordo. Ma non significa che io ti creda: anzi penso ancora che tutto questo sia assurdo!”

Selene gli fece l'occhiolino. “Tranquillo, il problema più grande non sarà convincere te, ma quell'antipatica di Micaela!”.


 


 

* * *


 

Si addormentò quasi subito, spossato dagli avvenimenti di quella giornata.

Quando aprì gli occhi, non sapeva dire se fossero passati 5 minuti o tutta la notte. Intorno a sé vedeva solo buio.

“Selene?”
Nessuna risposta. Allungò una mano per cercarla, ma invece di toccare la morbidezza delle lenzuola, afferrò qualcosa di duro. Un senso di angoscia cominciò ad attanagliarlo. Nell'oscurità cominciò a distinguere un paesaggio in rovina.

“Selene?!”
Il panico cominciò a sopraffarlo. Abbassò lo sguardo sulle proprie mani. Tra le dita macchiate di sangue stringeva un braccio appartenente ad un corpo esanime adagiato accanto a lui. Il volto si deformò in un'espressione di orrore.

Lasciò andare l'arto con uno scatto mentre cercava di allontanarsi dal cadavere, scivolando nella polvere, incapace di coordinare lucidamente i movimenti. Voleva solo andarsene da lì, il prima possibile. Nel guardarsi intorno riconobbe lo stesso scenario di morte e distruzione che aveva già perseguitato i suoi sogni.

Alle sue spalle sentì un rumore indefinito che lo fece fermare. All'inizio sembrava un ronzio, ma crescendo assomigliava più ad un ringhio. Un brivido gli attraversò la schiena mentre lentamente si voltava per capire da dove venisse.

L'oscurità pareva addensarsi in una figura dalle fattezze umane, fatta esclusione per le grandi ali ripiegate dietro di essa. Mentre i suoi contorni si facevano via via più definiti, si rese conto di aver già incontrato quell'essere.

Il rumore si fece quasi assordante. L'ombra continuava a crescere. Sapeva di dover scappare, trovare un rifugio, ma era immobilizzato dal terrore.

Il demone, ormai completamente formato, si stagliava alto sopra le macerie. Continuava a ringhiare, minaccioso, e sebbene avesse ancora gli occhi chiusi, sapeva che era lui il suo bersaglio.

Con passo tranquillo, un giovane si avvicinò e si fermò accanto a lui. Sebbene fosse ancora spaventato, si voltò per vedere chi fosse. Aveva i suoi stessi capelli biondo sporco, e lo stesso taglio degli occhi, ma quelli del nuovo arrivato erano di un azzurro intenso. Indossava delle vesti rinascimentali, ma a parte questo dettaglio, sembrava assomigliargli moltissimo. Ma il suo viso aveva un'espressione più matura, quasi austera.

“Sembra un bel problema” disse tranquillo rivolgendosi verso l'ombra in lontananza. Si chinò sulle ginocchia per portare i loro occhi sullo stesso livello. “Tutto questo è colpa mia. E mi dispiace che sia toccato a te porvi rimedio. Ma ora devi alzarti”
Gli tese la mano. Restò a fissarla, terrorizzato ed insicuro. Eppure per qualche motivo sentiva di potersi fidare. Quel ragazzo emanava un'aura di pace e serenità, quasi come fosse un vecchio amico.

Proprio mentre si era deciso ad accettare quell'aiuto insperato, il giovane lo afferrò per le spalle e lo tirò su. “Che diamine, un po' più di sicurezza!”. Rimase spiazzato da quei modi bruschi. Cercò di protestare, ma la figura fatta di oscurità di fronte a loro aveva aperto gli occhi e spalancato le ali, provocando uno spostamento d'aria. Lo sconosciuto gli girò intorno, e si mise dietro di lui, poggiandogli le mani sulle spalle.

“Ascoltami ora. Tu hai il potere di fermarlo. Lo so perché è il mio stesso potere. Credi in te. Credi nella tua discendenza!”

“Io... Io non so come fare... Non sono in grado di...”

L'ombra si levò alta nel cielo, pronta a colpire.

“Credi nelle tue capacità!”

Il cristallo che portava al collo cominciò a brillare. Un'abbagliante luce azzurra li avvolse completamente. L'oscurità si schiantò contro quel muro di luce, ma anziché colpirli si dissolse senza lasciare traccia.

“È... È finita?”

“Oh no, non è neanche cominciata. Ma ci sarà tempo. Dobbiamo separarci ora. Ma sono certo che saprai cavartela”

Si voltò, e cominciò ad incamminarsi, e man mano che si allontanava, la sua figura diventava sempre più indistinta, impalpabile.

“Aspetta! Dimmi... Dimmi almeno chi sei!”

Il ragazzo si fermò e lentamente si girò. Un ampio sorriso gli illuminava il viso.

“Possibile che tu non l'abbia ancora capito?! Eppure ci somigliamo parecchio!”
Scoppiò in una fragorosa risata. “Hai la stessa ingenuità di Beatrice...” aggiunse piano scuotendo la testa.

“Quindi tu sei...”

Tornò indietro, prese le sue mani e le strinse all'altezza del petto. “Mi chiamo Tiziano, e sono il tuo antenato. In te scorre il sangue del Cartomante di Corte della nobile famiglia degli Estensi, oltre a discendere da essa. Perciò non deludermi, va bene?”

Senza aspettare una risposta, si voltò e ricominciò ad andarsene, ad ogni passo più evanescente. Prima di scomparire del tutto, alzò una mano per salutarlo. “Sono sicuro che ce la farai!”


 


 

* * *


 

Quando si svegliò il sole era sorto da poco. La maggior parte della città dormiva ancora sonni profondi. Ma non Selene, che già vestita, lo fissava appoggiata alla porta della stanza.

“Buongiorno” disse con un sorriso timido. Alexander si guardò intorno, poi si passò una mano tra i capelli, notando quanto erano zuppi. “Io... Io devo aver fatto un incubo”

Selene si avvicinò e si mise seduta accanto a lui sospirando. Alzò una mano per scansargli una ciocca rimasta attaccata alla fronte.

“Credimi, vorrei tanto che fosse così... Mi piacerebbe dirti che quello che ti ho raccontato ieri potrebbe averti influenzato tanto da fare quell'incubo... Ma temo che non sia così”

Si alzò dal letto con espressione triste. “Vestiti ora. Abbiamo un appuntamento”

“Dove dobbiamo andare? Non dovevi andare avanti con le spiegazioni?”

“Ci penserà Micaela. Ha paura che io non ti racconti i fatti con la giusta imparzialità. Stiamo proprio andando da lei. Ora sbrigati: la Giustizia è piuttosto intransigente sugli orari”


 

* * *


 

Si incamminarono insieme in silenzio. Aveva moltissime domande, ma non sapeva se era il momento adatto per porle. Selene camminava poco avanti a lui, con passo spedito. Si fermò all'improvviso e per poco non si scontrò con lei.

“Capisco che possa essere difficile” disse senza voltarsi, “Ma sono sempre io. Mi conosci da molto tempo. Non lasciare che le tue perplessità ti facciano cambiare idea su di me”
Si girò con un ampio sorriso ed un'espressione dolce. “Ti prometto che dopo questa giornata tutto avrà un senso. Ma per ora non pensarci ok? Godiamoci la passeggiata insieme!”

Gli prese la mano e intrecciò le dita con le sue. Sebbene riluttante, non poté fare a meno che seguirla, anche se non sapeva ancora come comportarsi con lei.

Selene camminava tranquilla, chiacchierando del più e del meno. Alexander non le dava molta attenzione, rispondendo solamente ogni tanto con qualche monosillabo. Troppi pensieri gli turbinavano in testa, e davvero non riusciva a lasciar perdere tutto per passare del tempo con quella che si, era a tutti gli effetti la sua fidanzata, ma se ciò che gli aveva raccontato era vero, in realtà era un'entità centenaria che il suo avo aveva costretto sulla Terra secoli prima.

Si accorse che Selene si era fermata. Alzò lo sguardo e si ritrovò di fronte ad una imponente cancellata dietro cui si estendeva una villa ancora più imponente.

“Micaela abita qui?!” le chiese senza nascondere lo stupore. La ragazza estrasse il pezzo strappato di un foglio dalla borsa. “L'indirizzo è giusto... Non mi abituerò mai alle sue manie di grandezza...” rispose scuotendo la testa.

Suonarono al grande citofono placcato d'oro e rimasero in attesa.

“Chi è?” chiese Micaela con tono scocciato. Selene alzò gli occhi al cielo. “Ci hai dato appuntamento tu, ricordi?”

Micaela non rispose, ma l'ampio cancella si aprì lentamente. Si scambiarono un'occhiata d'intesa prima di varcarlo.

Attraversarono in silenzio l'enorme giardino, ammirando le piante e i fiori che lo ornavano. C'erano molte siepi di rose di vari colori, e il profumo si espandeva nell'aria.

Sotto l'elegante porticato che decorava il resto dell'edificio li aspettava Micaela. Portava una canottiera nero, dei leggins neri con dei piccoli fiori bianchi e degli stivaletti di pelle. Accanto a lei, sdraiato al sole, c'era un cane nero di piccola taglia. Sentendoli arrivare, il cane alzò il muso e cominciò a ringhiare. Alexander vide che si trattava di un bassotto.

Micaela alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo. “Cuccia, Nana, non c'è bisogno di sbranarli”

Scavallò le gambe e si alzò in piedi per andargli incontro. Il cane si alzò con lei, si stiracchiò e poi la seguì al suo fianco.

“Era ora. Avrei anche potuto finire il libro mentre vi aspettavo”.
Alexander controllò il suo orologio da polso. Le 11:05.

Micaela indicò un grande tavolo di legno sotto il porticato. “Sedetevi. Abbiamo un lungo discorso da affrontare. Allora, quanto gli hai raccontato?”

Selene si mise seduta accanto a lui, sistemandosi il vestito. “Quasi tutto. Speravo tu potessi raccontargli della Profezia”

“Ah, il mio momento preferito”.
Prese posto a capotavola, il bassotto seduto accanto a lei che scrutava attentamente Alexander.

“Come forse avrai intuito, tutti i discendenti del tuo avo sono stati cartomanti più o meno discreti. Ovviamente nessuno aveva lo stesso potere, altrimenti non staremmo qui a parlare. Tuttavia le loro predizioni erano abbastanza affidabili, tanto da comporre una profezia che è stata tramandata di generazione in generazione”

Chiuse gli occhi ed assunse un'espressione seria.

“Mentre le forze della natura si abbattono sul Mondo,

Mari di lacrime e tristezza, nessuno riconosce il mio valore.

Nessuna ragione d'esistere, il vuoto più profondo,

Solo una scena di pazzia, tutti quei segni che ero troppo cieco per vedere.

Su spazi desolati, è giunta la fine del tempo.

Volti umani coperti, non riesco a dormire.

Come una forza della natura, il dolore mi riempie dentro.

Una scena di perdizione, non c'è risposta su cosa possa significare”.

Riaprì gli occhi. Alexander la guardava sconcertato. Per qualche motivo quella poesia gli ricordava la scena del suo sogno.

“Stai tranquillo, adesso arriva la parte bella”.
Si schiarì la voce e ricominciò.

“La mia casa è ovunque, mentre si distende l'oscurità.

L'aria è satura, il cielo dorato sta danzando.

Ma tu sei andata via, e mi hai lasciato qua.

Ci rivedremo in paradiso, i giorni sto contando.

Alla fine del tempo, alla fine di noi,

Alla fine di tutto ciò che abbiamo,

Solo la fede può aiutarti, solo la grazia può farlo,

Solo tu puoi sopportare il dolore.

Perché la fine della pace è la fine della vita,

E la fine di ogni felicità.

Solo l'amore può aiutarti, solo la fiducia può farlo,

Solo tu puoi sopportare il mio dolore”.

Rimasero in silenzio per un po'. “E questa dovrebbe essere la parte allegra?!”

“E tu dovresti essere un Cartomante?”

Alexander si girò. Non era stata Micaela a parlare. Ma quandò incrociò lo sguardo di Selene la vide sorpresa quanto lui.

“ È proprio tonto...”

Abbassò gli occhi. Il bassotto lo stava guardando con aria di sfida. “Beh, cos'hai da guardare?”

Alexander scattò in piedi incredulo. Miacela cominciò a ridere fino alle lacrime. “Ti spaventi per un semplice cane parlante?”

“No, ne vedo a bizzeffe tutti i giorni! Secondo te è normale?!”

La ragazza prese il cane in braccio e gli diede una grattatina dietro le orecchie. “Lei è Signum. È il mio famiglio. Ma potete chiamarla Nana”

“Non credo proprio. Per loro sono Signum e basta”

“Il tuo famiglio è un bassotto?”

“Ti creo qualche problema?”

Non aveva dubbi ora, era decisamente il suo famiglio. Micaela la accarezzò per tranquillizzarla. “I bassotti sono fieri, testardi e se ne fregano se gli altri sono più alti di loro. Sono perfetti” disse con un sorriso.

Per forza, sono come lei – pensò Alexander senza avere il coraggio di dirlo ad alta voce.

“Magari dovremmo tornare alla Profezia...” si intromise Selene timidamente.

“Si, certo. Dunque, cosa possiamo capire dalla Profezia? Innanzitutto prevede la fine del mondo, ad occhio e croce”

“Dovresti prenderla un po' più seriamente di così, non credi?”
Selene attaccò la ragazza che però rimase impassibile.

“L'ho presa anche più seriamente di te. Perché sono io quella che ha studiato la Profezia mentre tu facevi la balia al bel faccino!”

Era stufo di sentirsi chiamare in quel modo, ma non osò intromettersi tra le due ragazze che avevano ricominciato a discutere.

“Cosa avresti scoperto, sentiamo!”

“Ho scoperto che presto sarà la fine per tutti noi! Se non agiamo in fretta saremo spacciati!”

Selene ammutolì. Forse non si aspettava che la situazione fosse così tragica.

“Cosa... Cosa te lo fa pensare?”

Micaela tirò fuori una pergamena arrotolata e la svolse di fronte a sé.

“Ho letto e riletto la profezia per anni. Intere notti spese per interpretare i segni, per comprenderne il contenuto. E persino questo era scritto!”

Indicò una riga a metà del documento. “Tutti quei segni che ero troppo cieco per vedere” recitò a voce alta. “A quel punto ho capito. Non riuscivo a connettere i pezzi perché il momento non era ancora giunto. E poi c'è stato l'incendio”.

Si fermò, accarezzando il bassotto che aveva ancora in braccio. Fu Selene ad arrivarci per prima.

“Ma tu sei andata via, e mi hai lasciato qua...” ripeté con voce flebile.

“Esatto. Il Prescelto non doveva solo essere discendente degli Estensi e del Cartomante. Doveva anche essere orfano di madre”.

Il mondo si rivestì di una patina trasparente mentre nei suoi occhi cominciavano ad accumularsi le lacrime. Una piccola, singola goccia scivolò lungo la guancia destra.

Aveva sempre pensato che i suoi genitori fossero morti in un tragico incidente. Il fatto che si fosse trattato di una fatalità, seppure in minima parte, era stato in qualche modo di consolazione quando crescendo era riuscito ad accettare la cosa. Ed ora quello stupido foglio di carta stava dicendo che era tutto parte di un piano?

“Stronzate...”

Entrambe le ragazze si voltarono a guardarlo.

“Stronzate!”

Si alzò di scatto sbattendo i pugni sul tavolo e si allontanò. Selene e Micaela si scambiarono sguardi perplessi. Micaela fece per alzarsi, ma Selene la fermò.

“Dagli un attimo. Sono sicura che tornerà tra poco”

La ragazza mora si rimise a sedere. Il piccolo cane però decise di scendere e seguirlo.

Lo trovò seduto poco lontano, le ginocchia raccolte contro il petto, le testa china mentre il corpo era scosso da fremiti e singhiozzi. Si avvicinò e si mise in piedi sulle zampe posteriori, poggiando quelle anteriori sulle sue gambe. Alexander sollevò il capo. Rimase interdetto nel vedere il cagnolino che lo fissava.

“Cosa vuoi?!”

“Innanzitutto ti calmi. Seconda cosa voglio parlare con te”.
Con un balzo l'animale gli saltò in grembo pur non invitato. Si mise seduto su di lui e riprese a parlare. “I tuoi genitori non sono morti a causa tua. Non sono morti perché tu sei speciale, ma tu sei speciale per ciò che è successo loro. La differenza è sottile, ma sostanziale. Sei un cartomante, dovresti sapere che il destino di ognuno di noi è già scritto”

Sapeva che aveva ragione. Eppure non poteva fare a meno di sentirsi responsabile. Doveva credere che i suoi genitori fossero morti perché lui potesse salvare il mondo? E i suoi genitori non meritavano forse di essere salvati?

Ripensò a quel giorno, alla scena che l'aveva tormentato per così tanti anni. Ripensò al volto di sua madre, così sereno nonostante le fiamme che la circondavano... Che sua madre sapesse? Se lei aveva accettato il suo destino, per quanto doloroso, chi era lui per rinnegare il suo?

Il bassotto spalancò le fauci interrompendo i suoi pensieri. Per un attimo ebbe paura che l'avrebbe morso. Ma invece l'animale tirò fuori la lunghissima lingua fin quasi a toccargli il naso e fece un grosso sbadiglio. Non poté fare a meno di scoppiare a ridere.

“Forza, scendi, torniamo dalle ragazze” disse mentre asciugava le lacrime con il dorso della mano.


 


 

Pensò di trovarle impegnate nell'ennesima discussione. Invece stavano chiacchierando amabilmente l'una con l'altra. Si fermarono entrambe quando lo videro tornare, e nessuna delle due gli chiese nulla.

“Io...”
Non sapeva se sarebbe riuscito ad esprimere a parole ciò che provava. Muoveva lo sguardo da Micaela, che lo fissava con la solita espressione saccente, a Selene, che sembrava decisamente in ansia, alla pergamena ancora srotolata sul tavolo. Signum, che era salita su una sedia dall'altro lato del tavolo, gli fece un cenno d'assenso.

“Non ho compreso ancora pienamente quale sia il mio ruolo in tutto questo. Ma sembra che sia importante. Perciò, anche se ci sono ancora molte cose che mi sfuggono... Resterò qui, e vi ascolterò fino alla fine, e accetterò il mio destino”

Un largo sorriso si formò sul volto di Micaela. “Bene, Cartomante. È giunta l'ora di fare sul serio”

Voltò la pergamena. Alexander vide che anche l'altro lato era scritto.

“Quando l'oscurità scende,

il dolore ci riempe.

L'angelo dell'oscurità arriverà

e io combatterò.

L'amore è perduto,

bellezza e luce

sono sparite

dal Giardino delle Delizie.

È svanito ogni sogno,

l'orologio ha battuto il segno,

l'oscurità è il nostro nuovo regno.

Ormai comprendo,

le stelle stanno morendo,

l'oscurità in Paradiso sta scendendo.

Ma saremo forti

e insieme combatteremo

le creature della notte sconfiggeremo”

Arrotolò di nuovo la pergamena.

“Questo significa che c'è una speranza?” le chiese Selene col suo solito fare ottimista.

“Si e no. La Profezia teoricamente dovrebbe continuare, ma sarebbe toccato ai tuoi genitori andare avanti. Però purtroppo...”

“Non hanno potuto” concluse Alexander ponendo fine a quella pausa imbarazzante.

“Tuttavia, ritengo che siamo in possesso di abbastanza informazioni per poterci capire qualcosa”

Fece una pausa drammatica.

“Sappiamo che tutti gli Arcani sono stati sigillati dal tuo antenato. Questi sigilli si stanno indebolendo tanto che alcuni, come noi ma presumibilmente anche altri, sono riusciti a liberarsi. Nonostante questo, non sono ancora liberi di lasciare questo mondo. E penso sia proprio questo il problema”

“Cosa intendi con questo, Micaela? Io non sono intenzionata ad andarmene. Ho più di un motivo per... Per restare”, concluse Selene arrossendo mentre guardava Alexander.

“Lo sai che teoricamente sarebbe proibito. E comunque probabilmente saresti l'unica. Gli altri non vedono l'ora di potersene andare. Ma soprattutto, credo ci sia qualcuno che voglia vendicarsi”

Si girò verso Alexander, aspettandosi una qualche reazione. Il ragazzo non capiva cosa volesse dire.

“Vendicarsi con te”

“Con me?! E cosa c'entro io?”

“Sei il diretto discendente dell'uomo che li ha segregati per centinaia di anni. Anch'io sono infuriata. Ma prendersela con te non sarebbe... Beh, non sarebbe giusto”

Alexander ripensò al sogno della notte precedente. Se quello che aveva incontrato era veramente il suo antenato, non sembrava affatto una persona cattiva. Eppure, in un certo senso, poteva comprendere i sentimenti di Micaela. Essere trattenuti in un mondo che non ti appartiene per centinaia di anni non doveva essere un'esperienza piacevole.

Selene interruppe i suoi pensieri. “Ritieni che la Profezia parli di questo? E perché dovrebbe portare alla fine del mondo?”

“Perché, biondina, se gli Arcani dovessero allearsi niente gli impedirebbe di vendicarsi contro l'intera umanità”

La ragazza spalancò gli occhi turbata. “Pensi davvero che sarebbero in grado di fare una cosa del genere?”

“Probabilmente non tutti. Ma temo che alcuni potrebbero. Inoltre...”

Posò lo sguardo sulla pergamena di fronte a lei.

“Questa parte... L'Angelo dell'Oscurità... Non preannuncia nulla di buono. Per questo dobbiamo muoverci in fretta”

“Esattamente... Muoverci nel fare cosa?” le chiese Alexander senza staccare gli occhi dal foglio sul tavolo.

“Dobbiamo trovare gli altri Arcani. Dovrai liberarli dalla loro prigionia e sperare che siano grati per questo gesto. Altrimenti...”

“Altrimenti cosa?”

Entrambe le ragazze rimasero in silenzio. Fu Selene a rompere quel momento di calma.

“Vedi, se gli Arcani si dimostrassero... Poco collaborativi... Se non riuscissimo a convincerli a non cercare vendetta... Temo che dovremmo sigillarli di nuovo”

“Cosi che possano odiare la mia famiglia ancora di più?!”

“È la nostra unica soluzione...”

“Non se ne parla! Non lo farò!”

Micaela sbatté le mani sul tavolo alzandosi in piedi. “Non credere che noi ne saremmo felici! Ma se sarà necessario lo farai eccome!”

“Calmatevi ora!”

Selene cercò di stroncare la discussione sul nascere. “Sarà la nostra ultima spiaggia. Ma forse non sarai costretto a farlo. Tuttavia, dobbiamo essere pronti ad ogni evenienza. Inoltre, per prima cosa dobbiamo trovarli”

“Per quello non devi preoccuparti. Io so dove dobbiamo andare” disse Micaela con un sorriso soddisfatto.

“Preparate i bagagli! Vi porto tutti in gita a Villa D'Este!”

   
 
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