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Autore: Carme93    15/05/2016    2 recensioni
Anno 2020.
L'ombra sta nuovamente calando sulla comunità magica inglese (o forse europea) ed ancora una volta toccherà ad un gruppo di ragazzi fare in modo che la pace, con tanta fatica raggiunta, non venga meno.
Tra difficoltà, amicizie, primi amori e litigi i figli dei Salvatori del Mondo Magico ed i loro amici saranno coinvolti anche nel secolare Torneo Tremaghi, che verrà disputato per la prima volta dal 1994 presso la Scuola di Magia e stregoneria di Hogwarts.
Questo è il sequel de "L'ombra del passato" (l'aver letto quest'ultimo non è indispensabile, ma consigliato per comprendere a pieno gli inevitabili riferimenti a quanto accaduto precedentemente).
Genere: Avventura, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Un po' tutti | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo settimo.

In viaggio

«Ragazzi, mi raccomando: studiate e comportatevi bene! Guai a voi se mi arrivano delle lettere da Hogwarts! Parlo soprattutto con voi due» disse Ginny Potter osservando con severità i figli e soffermandosi su James e Lily.
«Su, mamma… quest’anno le faccio io le regole! Sono Prefetto!» celiò James prima di cogliere l’espressione minacciosa della madre. «Ok, ok niente lettere e niente guai».
«James, hai i G.U.F.O. quest’anno! Harry, per Morgana, dì loro qualcosa!».
Harry, che fino a quel momento aveva osservato Jack parlottare con il Caposcuola di Tassorosso, si voltò verso la moglie. «Lily smetti di ridere» richiamò la figlia. «Tua mamma è seria! In un solo anno sei riuscita a farci esasperare più di James in tre!».
«E dai papà! Non facciamo niente di male!».
Harry vide la moglie sul punto di esplodere e disse deciso: «La prima lettera che ci arriva e ci segnala che ne hai combinata una delle tue, ti tagliamo la paghetta, chiaro?».
Ginny lo osservò come a dire alleluia! E Lily, a bocca aperta, mise in scena uno dei suoi migliori capricci.
Albus si guardò intorno mentre i genitori litigavano con la sorellina, scorse Frank e famiglia avvicinarsi e li andò incontro felice.
«Anche i tuoi hanno iniziato con le raccomandazioni?» chiese il ragazzino.
«Sì, peccato che si siano persi con Lily».
«Non lo dire a me… e da quando siamo partiti da casa che mamma e papà battibeccano con Alice».
«Sempre al solito, insomma…».
«Già».
«Ah, ho una cosa per te».
Albus tirò fuori lo specchietto in tinta rosso-oro e gli spiegò tutto quello che aveva detto zio George.
«Wow fantastico! Di questo passo entrerà nella storia! Come Marconi nella storia babbana!» disse Frank per poi spiegargli chi fosse Guglielmo Marconi.
«Sì, sì me l’ero dimenticato» replicò imbarazzato Al, «meno male che non mi ha sentito Finch-Fletchley, se non mi avrebbe abbassato il voto…».
Frank ridacchiò con lui.
«Voi due, venite a salutare» li chiamò Hannah.
Erano arrivati anche gli altri Weasley e zia Luna con i gemelli, Lorcan e Lysander, che avrebbero iniziato quell’anno.
I due ragazzi si avvicinarono e salutarono, poi arrivò anche il loro turno per le raccomandazioni. Albus non vedeva Lily ed Alice da nessuna parte, segno che dovevano essere scappate sul treno chissà quanto arrabbiate. «Al, mi raccomando almeno tu… usa giudizio!».
«Sì, mamma stai tranquilla».
«Al» lo chiamò suo padre, facendogli segno di allontanarsi un po’ dagli altri. «Ho riflettuto su quello che mi ha chiesto e sì, puoi raccontare della profezia a chi credi ti possa aiutare ma ti devi fidare al cento per cento».
Albus annuì: «Solo Frank ed il solito gruppo».
«Bene, appena sai qualcosa di importante avvertimi, ma non usare la posta via gufo… usa Smile… le fenici hanno poteri fantastici, ok?».
«Certo. Ma papà se mi servono libri del reparto proibito?».
«Cerca di ottenerli in modo lecito… in caso calmo io la mamma… ma mi raccomando non fare nulla di testa tua, se non spulciare libri».
«Va bene, va bene».
La locomotiva scarlatta fischiò.
«Harry, è quasi ora!» lo chiamò Ginny.
Gli altri erano già saliti tutti. Al abbracciò rapidamente i genitori e salutò gli altri.
Appena la porta si chiuse alle sue spalle il treno partì.  Era iniziato un nuovo anno. Una nuova avventura.

*

Dominique Weasley ascoltava annoiata Klaus Moritz, Caposcuola di Tassorosso, ma le ricordava tanto zio Percy.
«…quindi vi ricordo che voi non siete semplici studenti! Voi siete Prefetti e perciò avete il dovere di distinguervi in condotta e profitto!».
«Moritz, pensi di entrare in politica l’anno prossimo vero?».
Il ragazzo guardò malissimo Dominique e riprese imperterrito: «Vi presento gli altri Caposcuola di quest’anno: la spiritosissima Dominique Weasley per Grifondoro…».
Dominique si profuse in un finto inchino, facendo ridacchiare parecchi.
«Samantha Tylerson per Serpeverde e Matthew Fergusson per Corvonero. Ora se volete dire qualcosa e poi prima di sciogliere la riunione appronteremo gli orari delle ronde di questa settimana… Ah, la prima riunione sarà domani sera alle otto».
«Io credo che dovremmo fare delle innovazioni! Hogwarts è troppo conservativa. Noi dobbiamo essere la voce degli studenti! Non avete mai pensato a qualche attività in più? Di cambiare qualcosa?».
«Dominique, noi non abbiamo alcun potere» intervenne Moritz ammonendola.
«Moritz, noi abbiamo il diritto di chiedere e gli insegnanti il dovere di ascoltarci».
«Klaus, sono sicuro, che se ci poniamo in modo educato, la Preside non mancherà di ascoltarci» disse Matthew Fergusson.
«Fergusson, adesso dai ragione alla Weasley? Per le mutande di Merlino, non inizierete a fare i piccioncini?».
«Ho detto solo quello che penso, Parker!» si irritò Matthew.
«E poi non usare certe espressioni! Dobbiamo dare l’esempio!» sibilò Moritz, senza che qualcuno lo ascoltasse realmente.
«Parker, cerca di non fare la persona infantile e gelosa» rincarò Samantha Tylerson.
Edmund Parker arrossì violentemente per l’ira e l’imbarazzo: pochi mesi prima, Dominique lo aveva lasciato davanti a tutti i Grifondoro in Sala Comune, umiliandolo profondamente.
«Allora avete qualche proposta?» chiese Dominique incurante, o facendo finta, che Matthew ed Edmund non volessero sbranarsi.
«Io» disse il Prefetto di Corvonero.
«Dimmi pure… Come ti chiami?».
«Gabriel Corner. Pensavo che sarebbe più proficuo per l’orientamento professionale invitare per esempio degli Auror, dei membri delle Accademie o del Ministero».
«In effetti questo sarebbe utile anche a noi del settimo» approvò Klaus Moritz e Dominique sorrise trionfante nel costatare il suo evidente cedimento di fronte alle sue teorie.
«Io proporrei più balli».
A parlare era stata Hannah Zabini, Prefetto Serpeverde del sesto anno.
«Sì, così la Preside ci caccia direttamente dal suo ufficio» replicò Samantha Tylerson. Zabini assunse un’aria infastidita.
«Sarebbe bello se ci fosse un Club degli Scacchi» disse una ragazzina di Tassorosso.
«Tu sei?» chiese Dominique.
«C-Camilla Smith» rispose l’altra imbarazzata.
«Pensavo che queste idiozie le facessero solo i Corvonero» disse un ragazzo di Serpeverde.
«Roockwood, attento a ciò che dici» lo minacciò Beatrix Calliance, Prefetto Corvonero.
Entrambi erano del sesto anno e si conoscevano da lungo tempo. In effetti da più di quanto avrebbero potuto sopportare.
«Non litigate» li richiamò Moritz. «E Roockwood evita i commenti stupidi!».
«Non sapete nulla di quello che succederà quest’anno, vero?» domandò superbo quest’ultimo. «Eppure molte delle vostre famiglie lavorano al Ministero…».
Dominique rimase perplessa alle sue parole e cercò lo sguardo di Matthew. C’era anche lui quella mattina quando il padre le aveva detto: Domi, non ti vieteremo di seguire il tuo istinto, anche se vorremmo. Tanto non ci daresti ascolto. Siamo preoccupati, ma ti sosterremo. Non le aveva dato nessuna spiegazione, se non che avrebbe compreso una volta giunta ad Hogwarts.
«E tu non ce lo dirai, vero?» chiese sarcastica.
«E dove sarebbe il divertimento, se no?» assentì Roockwood.
«La riunione è finita. Se avete altri idee rivolgetevi alla Caposcuola Weasley. Mi raccomando, dovete pattugliare i corridoi».

*

Frank corse tentando di evitare gli studenti che stazionavano, solo Merlino sapeva perché, nei corridoi. Evitò per un pelo un baule lasciato incustodito. Si voltò un attimo per vedere a che distanza fossero Calliance e compagni. Troppo vicini. L’attimo di distrazione, però, fu fatale. Non riuscì a frenarsi in tempo ed andò a sbattere contro una ragazzina, che doveva avere all’incirca la sua età; ma non l’aveva mai vista. Le rovinò addosso buttandole anche il baule.
«Razza di cretino! Qui in Inghilterra non guardate dove andate!?!?» strillò quella spingendolo di lato con veemenza.
Frank sospirò con una tipetta così, che ora lo scrutava furiosa già in piedi e lo sovrastava minacciandolo con un dito, non sarebbero bastate delle semplici scuse.
«Te ne farò pentire!» continuò a strillare la ragazzina.
Calliance, Hans e Granbell li avevano raggiunti e ridevano felici della scena.
«In Inghilterra non siamo tutti così incapaci!» dissi Granbell e porse la mano alla ragazzina. «Molto piacere, io sono Alcyone Granbell. Purosangue».
Quella lo osservò interdetta per un attimo e poi scoppiò a ridere: «Hai un nome da femmina! Alcyone è una delle Pleiadi!».
Granbell sembrava aver appena ricevuto uno schiaffo, molto solidali Hans e Calliance ridevano ancora più forte. Frank, per conto suo si rialzò e scrutò preoccupato la nuova arrivata. Era lunatica.
«Come osi?!» tuonò allora il ragazzino, «Mio padre è uno dei Consiglieri della Scuola! Farò in modo che tu nemmeno metta piede ad Hogwarts! Tu sei l’americana, vero? Noi non vogliamo yankee!».
«E chi ci vuole andare in una Scuola con gente come te? Non vorrei che il mio cervello diventasse grande quanto una nocciolina!».
Granbell estrasse la bacchetta, ma con sorpresa di tutti l’altra fu così veloce da puntagliela alla gola prima che lui potesse fare alcunché.
«Basta, Alcyone» lo richiamò Hans.
«Sta arrivando qualcuno. Paciock, a Scuola faremo i conti» aggiunse Calliance.
I tre corsero verso la coda del treno da cui erano venuti. Frank rimase in silenzio, mentre un gruppo di Tassorosso chiassosi li superava diretto alla testa del treno.
«Mi chiamo Frank e non l’ho fatta apposta a travolgerti… loro mi inseguivano…».
La ragazzina lo squadrò per un attimo, poi rispose: «Piacere, io sono Amy Mitchell. Sono tutti così scemi nella vostra Scuola?».
«No, stai tranquilla».
«Ho la divisa diversa dalla tua» costatò Amy dopo averlo squadrato per qualche secondo. Gli toccò eloquentemente la cravatta rosso-oro ed il leone rampante che spiccava sul suo petto.
«È normale: tu non sei stata ancora smistata. Dopo stasera avrai anche tu i colori e lo stemma della tua Casa».
«Ehm di che stai parlando?».
«Non conosci la storia di Hogwarts?», la ragazzina scosse il capo e Frank continuò, «Per farla breve Hogwarts secoli e secoli fa è stata fondata dai quattro maghi più potenti dell’epoca: Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso, Priscilla Corvonero e Salazar Serpeverde. I quattro prediligevano negli allievi delle determinate qualità, così ben presto cominciarono a scegliere i loro prediletti, da qui poi, dopo la loro morte, sono nate le Case, tra le quali gli studenti vengono divisi il primo giorno di Scuola. Naturalmente le Case prendono il nome da ciascun fondatore».
«Che qualità?».
«Grifondoro il coraggio e la lealtà, Tassorosso la bontà ed il duro lavoro, Corvonero l’acuta intelligenza e Serpeverde la furbizia, l’ambizione e la purezza di sangue».
«Mmm non mi ci vedo tra i Tassorosso» commentò la ragazzina.
«E dove ti vedi?» chiese con un sorriso Frank.
«I Serpeverde non sembrano male. Io sono furba, anche ambiziosa e provengo da una famiglia Purosangue. Tu che sei?».
«Grifondoro… anche se non credo di essere molto coraggioso».
«Non mi sorprende visto come correvi prima… Se fossi stata al tuo posto li avrei affatturati».
«È contro le regole della Scuola».
«Se lo dici tu… Quanto ci vuole ad arrivare? Mia madre non me l’ha detto».
«Arriveremo verso sera… Ti va di venire nel mio scompartimento?».

*

«Al, per la miseria, la smetti con quel coso babbano?».
Albus distolse gli occhi dal paesaggio, che aveva fissato intensamente da quando erano partiti. Sbuffò e spense il lettore mp4, che i genitori gli avevano regalato quell’estate.
«Sembri nonna Molly».
Rose arrossì. «Come osi? Dobbiamo parlare di cose importanti e tu ci ignori ascoltando la musica!».
«A te non capita mai di voler stare sola o magari in un posto silenzioso?».
A porre la domanda era stato Alastor Schacklebolt, migliore amico di Rose ed Albus da quando avevano iniziato a parlare e camminare. Tutti lo fissarono sorpresi. Il suo tono era stato duro, non aveva nulla della sua consueta timidezza. Anche lui era stato silenzioso fino a quel momento ed aveva ignorato le chiacchiere chiassose di Rose, Cassy, Scorpius, Elphias, Isobel, Jonathan e Dorcas.
«Sta un po’ calmino, eh! Ma che avete tutti e due stamattina?».
Alastor non rispose e tornò a guardare fuori dal finestrino.
«Ascoltatemi» disse Albus, distogliendo così l’attenzione di Rose dall’amico, che non sembrava in vena di sopportare un terzo grado. Quando si era voltato aveva visto i suoi occhi inumidirsi. «C’è una Profezia, che ha pronunciato più di un secolo fa Cassandra Cooman».
Rose intervenne e lesse la Profezia, che aveva ricopiato dopo quel primo incontro nell’ufficio di suo zio.
«Cavoli! Certo che avete avuto un’estate movimentata!» commentò Elphias.
«E non è tutto… Io sono una Veggente. Ho ereditato il potere della mia ava» confessò Cassy. Ci aveva messo ben due anni, ma finalmente si era confidata con i suoi amici.
I compagni la osservarono a bocca aperta, anche Alastor era tornato a porre attenzione alle loro parole.
«Cassy ha avuto una visione in cui ha visto me prendere la Profezia. È così che l’abbiamo ascoltata» aggiunse Albus. Poi Rose e Cassy raccontarono del loro tentativo di penetrare di nascosto nella casa di Sibilla Cooman. Lo sguardo ammirato di Scorpius ed Elphias e quello sconcertato degli altri fu fonte di orgoglio per le due ragazze.
«Ho una novità. Gli Auror mi hanno restituito i tarocchi, le rune ed il taccuino» annunciò Cassy. I vari oggetti passarono dalle mani di tutti.
«Ma a che servono?» domandò Scorpius.
«Beh i tarocchi e le rune sono usati dai Veggenti» replicò Elphias.
«Esatto, ma in questo caso c’è qualcosa che non mi torna» disse Cassy.
«Cosa?» chiese Rose.
«Le rune quante sono?» domandò a sua volta Cassy.
«Il fuþark è composto da ventiquattro rune» rispose prontamente Albus, non capendo dove l’amica andasse a parare.
«Qui però ce ne sono solo undici» disse Cassy, svuotando il sacchetto sul libro, che Dorcas teneva in grembo.
«Undici?! Quasi come le virtù di Aristotele!» esclamò stupito Albus.
«I Neomangiamorte hanno strappato il taccuino, ma credo che la mia ava abbia cercato di interpretare la Profezia».
«Quindi non pensi che le abbia semplicemente perse?» chiese Scorpius.
«No. Undici rune. Manca la dodicesima. Una per ogni possessore delle virtù».
«Allora una è di Al, ma quale?» domandò Jonathan meditabondo.
«Non lo so. Se lo capissimo, però, potremmo già escludere ben due virtù».
«Prova a toccarle, magari si illuminano» suggerì Scorpius. Albus, non particolarmente fiducioso, fece come gli era stato detto. Non accadde nulla.
«Deve esserci un modo!» sbuffò Jonathan.
«Perché? Basta capire chi possiede una virtù e via!» commentò Rose.
«No! L’animo umano è molto complesso! E queste sono virtù che chiunque di noi qui dentro possiede almeno in piccola parte, per farti un esempio. E così se ci allarghiamo a tutta la Scuola o peggio a tutta la comunità inglese!» s’infervorò Jonathan.
«E quindi?».
«Magari le rune riconoscono davvero la virtù preponderante, ma non sono state ancora attivate».
«E come le attivi? Mica hanno un bottone on/off come gli aggeggi babbani» lo irrise Scorpius. Rose e Cassy ridacchiarono.
«Ignoranti. Intendevo attivarle con la magia» disse il ragazzo con sufficienza.
«Aritmanzia?» chiese seria Isobel, che aveva ascoltato con attenzione ogni singola parola.
«Già. Dobbiamo cercare in biblioteca» concordò Jonathan.
«Facciamo che cercate voi secchioni» bofonchiò Rose.

*

«Ciao, ragazzi».
«Ciao, Domi» risposero in coro i gemelli Scamander e Valentin.
Louis si limitò ad alzare lo sguardo dal libro che stava leggendo e farle un lieve sorriso.
«Loro sono Christine Bell e Anastasia Johnson» disse Lorcan, indicandole due ragazzine sedute di fronte a lui.
«Molto piacere. Io sono Dominique Weasley e sono la Caposcuola di Grifondoro. Se avete qualche attività da proporre per questo nuovo anno scolastico sono tutt’orecchi».
«Davvero possiamo?» chiese Lysander con gli occhi che gli brillavano.
«Merlino, ora comincia… Perché Domi? Perché?» si lamentò Lorcan.
«Ma chi ti ha interpellato?» s’infervorò subito Lysander.
«Dateci un taglio, ho da fare. Lys, puoi dire tutto quello che vuoi» intervenne Domi, troncando la lite sul nascere.
«Sarebbe fantastico se ci fosse un giornale scritto dagli studenti».
«No, no, no, no, come nonno Xeno… Ti prego, Merlino…».
«Chiudi la bocca, ignoranza ambulante!».
«Ma come parli? Ma ti senti? Razza di secchione».
Dominique sospirò. «È un’ottima idea, se ne avete altre me lo direte più tardi. Ciao».
«Siete riusciti a far scappare Domi!» disse Valentin rotolandosi dalle risate, dopo che la cugina aveva lasciato lo scompartimento. «Più ti conosco Lorcan, più penso che siamo fatti l’uno per l’altro».
«Ci puoi scommettere» sghignazzò Lorcan.
«Qualcosa dal carrello?».
L’attenzione dei sei ragazzini fu attratta da una signora anziana con un carrello pieno di dolci. Lorcan fu il primo a rispondere e prese un po’ di tutto con la scusa che Chris ed Anastasia erano Nate Babbane e non potevano non conoscere i dolci magici!
«Queste sono gelatine Tutti i Gusti+1» disse facendo girare il pacchetto, «E dico proprio tutti».
«Sei peggio di un venditore porta a porta!» lo redarguì Lysander.
«Chi ti ha chiesto niente razza di…».
«In che senso tutti i gusti?» chiese Anastasia interrompendolo.
«Prova».
«Bleah, che schifo sembra… sembra cavolo bollito» disse con una smorfia terribile che fece ridere tutti.
«Lo è. Questo significa tutti» disse soddisfatto Lorcan, come se le avesse inventate lui.
«Questa sa di broccoli» boccheggiò Valentin, suscitando nuove risate.
«Allora iniziamo con il toto Case?» disse Lorcan con gli occhi fuori dalle orbite.
«Io sarò un Corvonero» disse sicuro Lysander.
«Ed io un Grifondoro» aggiunse Lorcan.
«Anche io e Louis» disse altrettanto sicuro Valentin. Il cugino non aprì bocca e tornò al suo libro; il sorriso, appena apparso, si congelò sul suo volto e scomparve rapidamente: non si sentiva molto Grifondoro.
Le ragazze dissero di non sapere niente sulle Case di Hogwarts e Lorcan e Valentin trascorsero gran parte del pomeriggio a tessere le lodi di Grifondoro.

*

«James, credevo che fossi troppo occupato con i Prefetti» lo accolse freddamente Danny Baston.
«La riunione è finita ed io e Benedetta abbiamo pensato di raggiungervi».
Benedetta entrò nello scompartimento dietro di lui insieme a Robert e li salutò.
«Vai a rompere le pluffe a qualcuno altro, Potter. E meno male che tu eri il più leale dei Grifondoro!» continuò Danny.
«Forse è meglio se andiamo noi, Danny» disse Tylor Jordan alzandosi.
«Sì, lasciamo i cocchi della Preside a confabulare tra loro».
Robert trattenne James, che era furente.
«Come fai a stare tranquillo?» sbottò quando finalmente lo liberò dalla sua stretta d’acciaio.
«A me l’amicizia di quei due non interessa» replicò sedendosi accanto a Benedetta.
«Devo andare a cercare Demetra!» disse lei saltando su.
«Ti aspettiamo qui» le gridò dietro James.
«Amico, sei proprio cotto».
James arrossì violentemente a partire dalle orecchie, proprio come suo zio Ron. «Ma che dici?!».
«Inganna pure te stesso, ma non me».

*

«Alastor, che cosa ti preoccupa?» chiese Albus. Si erano allontanati entrambi dal loro scompartimento con la scusa di cercare Isobel ed Elphias, spariti da un bel pezzo.
«Mio padre».
«Perché ha dato le dimissioni?».
«Non sta bene. Ha un problema al cuore. I Guaritori francesi hanno dichiarato di essere perfettamente in grado di curarlo. I rischi, però, non mancano».
«Andrà tutto bene. Noi siamo con te. Dovresti saperlo».
«Sì, ma non mi va di raccontarlo a tutti per ora».
«Capisco. Stai tranquillo, io non dirò nulla senza il tuo consenso».
«Grazie. E comunque anche se dovesse andare tutto bene, i Guaritori hanno detto che deve vivere in modo più tranquillo. Niente più politica, niente più Auror».
«Come l’ha presa?».
«Non male, credo. Comunque con me non ne parlano, quindi non lo so. Forse sono egoista, ma un po’ sono contento: adesso starà a casa con noi. Da piccolo alle volte non lo vedevo per giorni a causa del suo lavoro».
«È normale. Anche mio padre è molto preso dal lavoro. Soprattutto ultimamente».
«Sì, ma mai quanto il mio. Lasciamo perdere, ok?».
Albus annuì. «Hai paura, vero?».
Alastor lo scrutò per un attimo e poi annuì. «Anche tu».
«Già. Ho paura di non essere all’altezza».
«Il peso della Profezia non lo devi portare da solo» gli ricordò l’amico.
«Hai ragione. Ci sosterremo a vicenda, come sempre» concordò Albus.

*
 
La stazione di Hogsmeade era molto piccola e ben presto la banchina si riempì di studenti urlanti, gufi che stridevano e gatti che miagolavano. Louis tentò di raggiungere Hagrid, che come sempre chiamava a raccolta gli studenti del primo anno, senza perdere di vista Valentin e gli altri, ma non era molto facile. Con il cuore in gola salutò Hagrid e iniziò a guardarsi intorno, mentre lo seguiva. Era molto emozionato ed aveva anche paura. Quello era un giorno importante per ogni mago, ma proprio non riusciva a stare tranquillo. Aveva paura che non sarebbe stato un Grifondoro come suo padre. Ascoltò a malapena le parole eccitate di Valentin. Sapeva benissimo che a suo padre non sarebbe interessato, ma Dominique quella mattina prima di partire l’aveva deriso, come sempre, perché l’aveva visto osservare una vecchia sciarpa di loro padre, guarda caso quella di Grifondoro e lei gli aveva detto chiaramente che se il Cappello l’avesse smistato nella Casa dei coraggiosi probabilmente sarebbe stato il momento di sostituirlo. La cosa brutta è che aveva ragione.
«Insomma che hai? Guarda il castello!» lo richiamò Valentin.
Louis alzò gli occhi che fino a quel momento aveva tenuto puntati a terra e la vista del castello di Hogwarts lo paralizzò: era davvero enorme e bellissimo con tutte quelle finestre che luccicavano a distanza. Era un castello molto antico e suscitava un forte senso di antichità e potenza. Era felice di essere lì, ma la sua Casa sarebbe stata un’altra, si voltò verso Valentin, mentre salivano su una barchetta con i gemelli.
«Non sarò mai un Grifondoro».
Valentin lo squadrò, il sussurro era stato diretto solo a lui e le sue parole furono portate via dalla brezza della sera, che increspava lievemente il Lago Nero.
 
   
 
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