Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Barbara Baumgarten    17/05/2016    1 recensioni
I capitoli che seguono si sono aggiudicati il primo posto nella prova del Labirinto, portandomi a vincere il Torneo Tremaghi!
Storia scritta a otto mani (oddio fa senso) e partecipante al contest Torneo Tre Maghi sul forum. E' decisamente difficle offrire una trama perché nessuno la conosce. Ognuna delle quattro autrici farà due capitoli e solo alla fine vedremo cosa ne sarà venuto fuori. Posso solo dire che la protagonista è Valerie, Corvonero e che la storia è ambientata durante il Torneo Tre Maghi.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
HTML Editor - Full Version

Capitolo 3:  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3416380

Capitolo 4:  http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3417362

 

Nulla è per sempre

 

 

“Cedric Diggory!”. Un boato accolse il nome del Campione di casa. La festa per il Torneo era appena cominciata e i ragazzi delle tre scuole battevano le mani ai tre maghi che si sarebbero scontrati per l’onore della scuola di appartenenza. Tutti gli studenti di Hogwarts acclamarono Cedric… tutti eccetto due. Valerie non aveva smesso di cercare Etienne con lo sguardo da quando era arrivata nella grande Sala del Calice e riuscì a vederlo un istante prima che Silente leggesse l’ultimo nome del Torneo. Lo vide allontanarsi, furioso e lo seguì. Il ragazzo correva su per le scale, diretto chissà dove, e Valerie faticava a stargli dietro. Si teneva la divisa con la mano per non inciampare mentre con l’altra si aggrappava al corrimano.

“Etienne!”, provò a chiamarlo. Nulla. Il ragazzo correva senza voltarsi, senza dar peso a quella voce che lo richiamava. Lo vide imboccare il corridoio che, ormai aveva capito, l’avrebbe portato nella Stanza delle Necessità e si sforzò di andare più veloce. Se fosse arrivata in ritardo, la porta si sarebbe richiusa e non avrebbe più potuto seguirlo. Aveva il fiato corto per la fatica, boccheggiava per poter prendere l’aria che sembrava mancare ad ogni respiro ma con un ultimo sforzo si lanciò oltre la porta che stava scomparendo. Valerie si trovò con la faccia a terra, ansimante e i muscoli che dolevano per la corsa. Alzò la testa aspettandosi di trovare Etienne ma non lo vide. Attorno a lei la stanza era ricolma di libri e di ricordi. Nonostante tutto, nonostante il tempo, Etienne aveva avuto bisogno del loro nido d’amore. Forse significava qualcosa…

Valerie si rimise in piedi, ordinandosi una ciocca dietro l’orecchio e pulendosi la tunica per quanto potesse. Si guardò attorno: tutto era esattamente come lo ricordava, perfino l’odore di quella stanza era lo stesso.

“Etienne?”, lo chiamò timorosa. La sua voce echeggiò per qualche istante fra le librerie stracolme, giungendo fino alle orecchie del ragazzo che trasalì. Non si aspettava di trovarsi Valerie, aveva sperato fino all’ultimo di essersela lasciata alle spalle.

“Etienne”. Questa volta non era una richiesta d’ascolto. Valerie sapeva che poteva sentirla e sussurrò appena quel nome mettendoci tutto l’affetto che provava.

“Vattene via!”. Il ringhio di Etienne le arrivò come uno schiaffo. Valerie cercò di capire da quale direzione provenisse la risposta e s’incamminò, trovandosi, senza nemmeno troppa sorpresa, davanti quel letto che aveva rappresentato tutto per lei. Etienne era seduto, gobbo, e teneva le mani attorno al volto.

“Etienne”, lo chiamò ancora una volta. Lui alzò lo sguardo verso di lei: occhi furiosi e il volto contrito dalla rabbia. Valerie non l’aveva mai visto così e si spaventò.

“Cosa vuoi da me?!”, tuonò il ragazzo. Lei non sapeva cosa rispondere… Perché l’aveva seguito? Era stata spinta da qualcosa di forte ma non avrebbe saputo dire cosa. Amore? Forse. Compassione? E perché mai?

“Non lo so”, rispose mesta. “Non so perché ti ho voluto seguire”. Valerie avrebbe voluto dar voce alla tempesta che provava ma non ci riusciva. Era arrabbiata, spaventata, curiosa… tante cose, troppe, e tutte assieme.

“Immagino sia per deridermi”, disse Etienne. “Per ridere del fatto che il Calice non mi ha ritenuto degno di rappresentare la scuola. Oppure per dirmi che non valgo nulla, che non avrò mai la possibilità di dimostrare al mondo il mio valore perché, in fondo, non ce l’ho”. Vi era tanto disprezzo in quelle parole che Valerie avvertì la nausea.

“È questo che credi? Pensi davvero che riderei di te?”. La ragazza non capiva perché Etienne dicesse quelle cose. Lei lo aveva sempre appoggiato e incoraggiato! Se c’era una sola persona al mondo che sapesse quanto lui valeva quella era lei.

“Perché non dovresti?”, rispose acido. “In fondo, io ho riso di te”. Si alzò dal letto e le andò incontro guardandola con quei suoi occhi grigi carichi di odio. Non era possibile… Valerie non poteva credere a ciò che stava ascoltando. Perché? Per quale assurda ragione lui le voleva così male?

“Sai perché tutti ridevano quando passavi per i corridoi?”, le domandò serpentino. “Perché ho raccontato a tutti di noi. Ho detto a tutti quanto sia stato facile portarti a letto per i miei scopi!”. Rise a bocca aperta in un ghigno che Valerie non aveva mai visto in vita sua. Etienne si stava prendendo gioco dei suoi sentimenti.

“No”. La voce di Valerie era spezzata dal dolore e dal pianto che faticava a trattenere. “Tu non… non l’hai fatto”. Era un preghiera? Una speranza?

“Invece sì, l’ho fatto Valerie. Credevi che fossi innamorato di te? Credevi che tu valessi qualcosa? Mi servivi, Valerie, avevo bisogno delle tue pozioni, non del tuo amore. Povera sciocca illusa!”. Quelle parole a metà fra l’urlato e il disprezzo colpirono la ragazza allo stomaco come un pugno. Come poteva trattarla così?

“Mi hai usata? Hai fatto tutto per… una stupida pozione?!”. Etienne rise a quella domanda, umiliandola ancora di più.

“Eccezionale!”, disse ridendo. “Finalmente il tuo piccolo cervellino ci è arrivato”. C’era tanto di quell’odio in quella voce che nemmeno Etienne riusciva a crederci. Si era tenuto tutto dentro, per tutto quel tempo! La rabbia, la frustrazione, il rancore… Valerie aveva infranto la sua possibilità di valere qualcosa frantumando quella boccetta e lui non l’avrebbe mai perdonata.

“Non sono mai stato qualcuno nella mia famiglia, Valerie. Tutti hanno sempre dato più attenzioni a mio fratello Lance! Lance è bravo… Lance è quello intelligente… E io? Non sono forse anch’io bravo e intelligente? Avevo la possibilità di diventare il miglior Cercatore di tutti i tempi, Valerie, e rendere finalmente orgogliosa la mia famiglia. Ma tu hai rovinato tutto”

La ragazza ascoltava quella confessione con le lacrime agli occhi, incapace di distogliere lo sguardo da quello furioso di lui. Non lo riconosceva più o, forse, non l’aveva mai conosciuto davvero. Chi era quel ragazzo davanti a lei? Ero lo stesso di cui si era innamorata?

“Che c’è? Non dici nulla eh?”, la imbeccò acido. “Non hai niente da dire?!”, urlò.

Valerie scosse la testa.

“Allora continuo, tesoro. È stato… faticoso reprimere il bisogno di vomitare mentre ti stavo accanto. Tu e quel tuo puzzo babbano che ti si è attaccato il giorno della tua nascita. Quando ti baciavo pregavo che finisse presto”.

Valerie si sentiva svenire. Si portò una mano alla bocca per reprimere un conato e tutto le vorticava attorno. Quel ragazzo che aveva amato non c’era più, non era mai esistito. Era stata usata per i suoi scopi vili e gettata non appena aveva commesso l’errore di rompere quella boccetta. Etienne aveva un cuore di ghiaccio e un animo nero come la notte. Come aveva potuto essere così stupida da credere che un ragazzo potesse innamorarsi di lei?

Il dolore cominciò a trasformarsi in rabbia. Valerie poteva sentirlo crescere dentro di sé, strisciando sotto pelle. Lo avvertiva nelle mani, lo sentiva nello stomaco. Perfino i suoi occhi sembrarono cambiare colore sotto l’influsso della furia. Il suo respiro cominciò a farsi regolare, troppo, mentre con le mani scivolava sotto la veste, cercando la bacchetta.

William Shakespeare scrisse che non c’è furia dell’Inferno peggiore di una donna respinta, e aveva ragione. Valerie in quel momento comprese quanta forza avesse dentro di sé pronta a esplodere. Ogni cosa aveva perso di significato e nulla sarebbe mai tronato come prima. La ragazza dolce e dalla buone maniere aveva smesso di esistere nell’attimo stesso in cui Etienne le aveva urlato in faccia il suo disprezzo. Impugnò la bacchetta sfilandola dolcemente da sotto la veste e pensando al modo migliore per usarla.

Etienne rimase fermo sul posto osservando Valerie mentre gli puntava la bacchetta contro. Distese le mani lungo i fianchi, aspettando…

Alcuni piani sotto, gli studenti delle tre scuole di magia erano perplessi. Un altro nome era stato estratto dal Calice. Nessuno poteva crederci, nessuno osava fiatare mentre Silente raccoglieva quel pezzo di carta bruciacchiato che svolazzava leggero come una piuma. Il Preside dovette rileggere il nome un paio di volte prima di dar voce a ciò che tutti stavano aspettando.

“Harry Potter!”

 

 

N.d.A

pomt: "Eccezionale!"

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Barbara Baumgarten