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Autore: saitou catcher    29/05/2016    3 recensioni
Con la vittoria alla Cava, i Ribelli hanni inferto un primo, vero colpo decisivo al sistema degli Aldermen. Ma basterà questo a fermare Hostel? Per Deine e i suoi amici si rivela sempre più dura la battaglia contro chi detiene il potere assoluto...
Seguito della storia "La Saga del Cristallo-L'inizio della rivolta"
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Saga del Cristallo'
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Quando una delle aeronavi che trasportavano i Ribelli era calata sul tetto dell'Armeria, e questi ne erano usciti per riversarsi all'interno dell'edificio, nella confusione generale, nessuno aveva notato la presenza di Deine tra loro. Così la ragazza si era unita immediatamente alla battaglia, falciando soldati su soldati nel tentativo di raggiungere la porta, quando questa esplose.

La violenza dello scoppiò scagliò alleati e nemici a una cinquantina di metri di distanza, sfoderando una potenza tale da far vibrare il terreno. Il corpo di Deine impattò con violenza contro il suolo, e per qualche istante la ragazza perse conoscenza. Quando riaprì gli occhi, la ferita al fianco che pulsava da impazzire, lo scontro si era riacceso in tutta la sua violenza di fronte alla soglia. Deine si tirò in piedi con una smorfia, cercando di ignorare le fitte persistenti sotto il bendaggio, e si scagliò nella mischia, menando colpi alla cieca mentre frugava la massa con lo sguardo.

Poi lo vide: Daywine era in piedi sul carrello che aveva usato per raggiungere l'ingresso, intento a lottare contro tre soldati insieme. Il fucile era caduto a pochi metri da lui, e il ragazzo era in ginocchio, lottando per liberarsi dalle mani che gli serravano la gola. Un colpo lo raggiunse alla testa, e lui cadde.

-Daywine!

Deine si liberò da un altro soldato e sfrecciò nella sua direzione. Rapida come una biscia, afferrò il soldato che stava per accoltellarlo alla caviglia e con uno strattone lo attirò giù dal carrello... dritto contro i suoi artigli. Senza perdere tempo, Deine si liberò del cadavere e tirò Daywine via dal veicolo, annaspando per portarlo fuori dalla mischia.

Fuori, era il caos più totale: urla, spari, corpi intrecciati nella frenesia della lotta. Stringendo i denti per via del dolore al fianco, Deine trasportò il ragazzo in punto isolato e lo appoggiò con la schiena alla parete, scuotendolo con violenza.

-Daywine, svegliati!

Il ragazzo sussultò e aprì gli occhi, battendo convulsamente le palpebre. Per qualche istante non sembrò rendersi conto di dove si trovasse, poi i suoi occhi misero a fuoco Deine, e in essi brillò un lampo di sconcerto.

-Deine! Che diavolo ci fai qui?- con una smorfia, si tirò in piedi, massaggiandosi la spalla- Avrei dovuto immaginarlo, è impossibile tenerti lontana da una battaglia...

-Così com'è impossibile tenere te lontano dai guai, sembrerebbe- ribatté Deine. Lo afferrò per un braccio, lanciandosi un rapido sguardo alle spalle. -Forza, dobbiamo sbrigarci.

-Sbrigarci a fare cosa?- ribatté il ragazzo.

-I soldati continuano ad arrivare, qui non resisteremo ancora per molto. Se vogliamo arrivare alla fine di questa battaglia, dobbiamo colpirli direttamente alla fonte.

Daywine ci mise qualche istante a comprendere appieno quelle parole, e nel momento in cui lo fece, ogni traccia di colore abbandonò il suo viso. -Non starai pensando seriamente...

-Eccone una!- gridò la ragazza in quel momento.

L'altro seguì il suo sguardo, e vide una jeep che proprio in quel momento irrompeva tra le fila dei Ribelli, carica di soldati che in quello stesso istante iniziarono a fare fuoco. Deine scattò in avanti e si gettò nella mischia, il suo obbiettivo un fucile al Cristallo che era stato abbandonato lì poco prima. Quando le sue mani si furono chiuse su di esso, la giovane si voltò e lo scaricò nelle mani di Daywine, che l'aveva seguita a ruota.

-Tu hai una mira migliore della mia- gli disse sbrigativamente- Ferma quella macchina.

Daywine le lanciò uno sguardo dubbioso. -Sei assolutamente sicura di sapere quello che stai facendo?

-Muoviti!- sbottò Deine- Non abbiamo molto tempo! Ferma quel veicolo, ma cerca di non danneggiarlo, ci serve.

Daywine annuì, quindi prese la mira. Un fascio di energia azzurrina attraversò l'aria ed esplose a pochi centimetri dalle ruote della maccchina. La jeep sbandò pericolosamente, ma non si femò. Daywine sparò di nuovo, e questa volta il conducente sembrò perdere il controllo: il veicolo barcollò a destra e a sinistra, avvolto in una nube di fumo, quindi si arrestò.

Deine e Daywine scattarono nello stesso istante. I soldati a bordo dell'auto li videro sbucare dalla coltre di fumo, e non ebbero il tempo di reagire. Un colpo di pistola centrò il conducente alla fronte, mentre gli artigli di Deine falciavano la gola del'altro. In pochi istanti, il piccolo drappello venne annientato.

Rapido, Daywine si accomodò al posto di guida e passò il fucile al Cristallo nelle mani di Deine. -Lo sai che quello che stiamo per fare è da pazzi, vero?- urlò, mentre metteva in moto.

Deine annuì, gli occhi scintillanti e decisi. -Dirigiti verso la città, e non guardarti indietro. Tu pensa solo a guidare, dei nemici mi occupo io.

Il ragazzo strinse i denti. -Facile a dirsi- borbottò, quindi, con una decisa torsione del volante, indietreggiò, ruotò su se stesso, e poi mise in moto, percorrendo la strada sterrata a tutta velocità.

Un'immensa nube di polvere si sollevò intorno a loro, e presto i rumori della battaglia sembrarono attenuarsi. Oltre la coltre sabbiosa che li avvolgeva, i due ragazzi riuscirono per un istantea distinguere l'immensa sagoma di Tenia, ad appena pochi chilometri dalla loro posizione.

Poi, la nube si diradò, e una decina di veicoli armati si parò di fronte a loro.

-Deine- chiamò Daywine, gli occhi ardenti di concentrazioni.

Deine annuì, e si sporse oltre il bordo della portiera. Il primo colpo mancò di poco uno dei veicoli, ma il secondo lo centrò in pieno, mandandolo a rotolare sul bordo della strada in un bozzolo di fuoco e lamiere contorte. Un ordine venne gridato da qualche parte dello schieramento, e i soldati iniziarono a rispondere al fuoco, in un inferno di polvere e proiettili che bucavano l'aria.

Nella cappa di sabbia che li avvolgeva da ogni parte e che feriva gli occhi, Daywine non vide arrivare il colpo. Il terreno attorno a lui esplose, e improvvisamente il veicolo si stava ribaltando in avanti, le ruote che stridevano e grattavano sul terreno sassoso. Per un istante di puro panico, pensò che si sarebbero capovolti, ma poi l'impatto col terreno gli vibrò fin nelle ossa con un sinistro scricchiolio.

-Passagli in mezzo, Daywine- ordinò Deine. Un altro colpo, e uno dei mezzi nemici sparì di nuovo in una nube di fuoco.

-Passargli in mezzo?- il ragazzo le lanciò uno sguardo stupefatto. -La fai facile, tu!

-Fallo e basta, Daywine!

E Daywine lo fece.

Premette il piede sull'acceleratore, e la macchina schizzò in avanti con tanto impeto da tenerli schiacciati contro il sedile. Nessuno dei due, in seguito, avrebbe saputo spiegare come ne fossero usciti. In quei lunghi, terribili istanti, tutto quello di cui furono coscienti fu solo il sapore acre della polvere che li avvolgeva, il calore bruciante delle esplosioni, il sibilo dei proiettili, e l'angoscia che sembrava cristallizzare quei secondi in una sola, eterna istantanea. E poi, improvvisamente com'erano entrati, ne furono fuori.

Deine lasciò andare un lungo respiro, stupefatta, e si voltò a guardare indietro, lì tra le carcasse fumanti degli inseguitori. -Ce l'abbiamo fatta, Daywine!- esalò, stupefatta.

-Per ora- Daywine non aveva distolto gli occhi dalla strada.

La città adesso si parava dritta davanti ai loro occhi, uno scintillante agglomerato di torri slanciate. Dalle porte intervallate lungo le mura continuavano a fuoriscire militari nemici e mezzi di trasporto, ognuno dotato di massiccie armi di fuoco.

-Se continuano così, all'Armeria non avranno scampo- Deine strinse i denti- Dobbiamo sbrigarci.

Si sporse oltre la portiera e gettò un rapido sguardo alla città poco distante, valutando con occhi concentrati il rapido accumularsi dei nemici, quindi si rimise a sedere e si scostò una ciocca di capelli dal volto, le labbra serrate in una linea sottile. -Vale e gli altri sono entrati grazie all'unico ingresso non sorvegliato. Dovremo passare da lì.

-È dall'altra parte delle mura- ribatté Daywine- Se anche avessi ragione, non sarà affatto facile arrivarci.- strinse la mascella, e improvvisamente la sua mano si abbassò sulla leva del cambio. -Reggiti forte.

Prima che Deine avesse modo di chiedere precisazione, la macchina schizzò in avanti.

La potenza dell'accelerazione la gettò all'indietro con la violenza di un pugno, schiacciandole la schiena contro il sedile, e poi la ragazza poté solo reggersi al meglio delle sue possibilità, mentre il veicolo sfrecciava a una velocità quasi impossibile a pochi metri dalle colonne nemiche, riempendole le orecchie del minaccioso cigolio del motore, mentre ad ogni scossa e a ogni imperfezione del terreno sassoso il suo stomaco si contorceva pericolosamente.

-Daywine, rallenta!- urlò, una mano disperatamente serrata attorno alla spalla del ragazzo, l'altra intenta con tutte le sue forze a non perdere la presa sul fucile.

-Non ci penso proprio!- gridò lui- Tu, piuttosto, levami quegli altri di torno!

Deine voltò appena la testa e si accorse in quel momento di tre veicoli che erano riusciti a distaccarsi dall'assemblamento nemico e stavano rapidamente guadagnando terreno, distanti ormai pochi metri da loro.

Cercando con tutte le sue forze di ignorare l'impulso di vomitare, Deine si voltò e si mise in ginocchio sul sedile, in modo da avere i nemici esattamente nel suo raggio d'azione. Sotto di lei, la macchina sbandò e sussultò all'improvviso, e la ragazza quasi si ritrovò catapultata fuori dalla macchina, mentre Daywine costringeva il mezzo ad accellereare fino allo spasimo sul suolo accidentato, e solo la sua prontezza nell'aggrapparsi al sedile la salvarono dalla caduta.

-Vuoi stare attento a quello che fai??- ruggì, voltandosi inferocita verso Daywine.

-Non ho il tempo di starti a sentire!- urlò lui per tutta risposta- Toglici quei tre dalle calcagna, forza!

Deine annuì, quindi voltò la testa e imbracciò il fucile. Il primo colpo centrò in pieno il veicolo più vicino, e l'esplosione avvolse anche il mezzo che lo seguiva, mandandolo a schiantarsi in un bozzolo di lamiere fumanti sul ciglio della strada. Il terzo, approfittando della distruzione dei suoi compagni, riuscì a portarsi a pochi metri di distanza da loro, e in quel momento i soldati a bordo aprirono il fuoco.

Deine si abbassò rapida, avvertendo un proiettile sfiorarle i capelli, quindi si raddrizzò di scatto, il tempo di sparare un altro colpo e poi di gettarsi di nuovo dietro il sedile. Il fragore dello scoppio risuonò pochi secondi dopo, e l'aria calda dell'esplosione li colpì in pieno, insieme al puzzo del metallo fuso e della carne bruciata.

-Fatto- dichiarò, riaccomodandosi sul sedile.

-Perfetto- fu la risposta- Ecco la porta.

Come avevano previsto, la porta era aperta, e nessun soldato era intento a sorvegliarla. Deine e Daywine stavano già per tirare un sospiro di sollievo, quando il terreno a pochi metri da loro esplose, e altri veicoli spuntarono improvvisamente dalla nube di fumo, ovviamente carichi di soldati.

-Daywine- Deine impallidì- Ne stanno arrivando altri!

-Lo vedo!- ruggì l'altro- Ma da dove cazzo spuntano, si può sapere?!

Questa volta, i nemici non aspettarono nemmeno di essersi avvicinati prima di aprire il fuoco. Rapida, Deine si drizzò di nuovo sul sedile, ma nello stesso momento Daywine premette nuovamente l'accelleratore e scattò verso la porta. Senza smettere di sparare, i nemici scattarono subito all'inseguimento, preparandosi a quella che evidentemente sarebbe diventata una manovra di accerchiamento.

Non ebbbero il tempo tuttavia di attuarla, perché in quel momento il veicolo dei due Ribelli schizzò oltre l'ingresso, ed entrò nella città.

La luce del sole li colpì con la violenza di una pugnalata, mentre intorno a loro l'aria si riempiva improvvisamente dei rumori della città, del suono secco di ordini gridati da una strada all'altra. Per un istante, Deine e Daywine rimasero immobili, storditi, i volti atteggiati a espressioni di stolida incredulità come quelle degli abitanti di Tenia, tutti fermi a contemplare il caos circostante, poi il rombare minaccioso dei veicoli nemici li riportò alla realtà.

L'inseguimento riprese, ma questa volta tra vicoli stretti e tortuosi che rendevano difficile ai militari approfittare del vantaggio numerico. Ma comunque, dovunque i due ragazzi si dirigessero, la sagoma del Palazzo dell'Alderman si stagliava imponente sull'insieme degli edici, minacciosa e scintillante nella luce del sole, e loro vi si diressero con ostinazione, fino a quando, improvvisamente, la stradina che stavano percorrendo non sboccò in una piazza, e l'edificio si stagliò di fronte a loro.

A quel punto, Daywine avrebbe voluto a chiedere a Deine come sarebbe proseguito il piano, ma non ne ebbe il tempo; perché i quattro veicoli nemici erano già diretti verso di loro, e questa volta non sarebbero stati ostacolati dall'ampiezza delle stradine.

Rapida, Deine si raddrizzò sul sedile e di nuovo prese la mira; ma quando premette il grilletto, a risponderle fu solo un debole clic. La ragazza ebbe solo un momento per osservarlo, allibita, poi un proiettile vagante le sfiorò il braccio. Ricadde a sedere, stringendosi l'arto ferito, e gettò il fucile accanto a lei, quindi, improvvisamente, i suoi occhi assunsero uno scintillio metallico.

-Io vado- dichiarò, sfilandosi una pistola dalla cintura- Tu tienili occupati, ok?

-Io...cosa?- Daywine la fissò stupefatto- Dove diavolo stai andando?

-Dentro- Deine si assicurò meglio il guanto artigliato alla mano, quindi si sporse all'indietro e sparò a un soldato nemico.

-Dentro? Stai scherzando?! Non puoi assolutamente andare là dentro da sola, Deine...!

Ma la ragazza era già saltata dalla macchina ed era scattata verso il Palazzo.

-DEINE!- Daywine si sporse nella sua direzione- Come diavolo faccio a trattenerli?

-Inventati qualcosa!- urlò lei, senza fermarsi.

Poi sparì. Daywine restò a fissare ancora per alcuni istanti il punto in cui era scomparsa, quindi si voltò verso i suoi nemici, che non si erano fermati, e ben presto lo avrebbero accerchiato.

Inventati qualcosa, gli aveva detto Deine. E Daywine, considerate le circostanze, inventò l'unica cosa che gli era possibile.

Entrò nel Palazzo.

 

Percorsero il corridoio per quello che gli sembrò un tempo infinito, avanzando in silenzio tra i cadaveri carbonizzati e le sottili volute di gas. Sotto la stretta di Vale, il corpo di Ariadne era scosso da tremiti convulsi, e di tanto in tanto la ragazza si lasciava sfuggire un gemito, ma il frammento di Cristallo sul suo petto rimase freddo ed inerte, mentre all'interno della nube anche gli scoppi di luce sembravano diminuire.

-Sei sicuro che la direzione sia quella giusta, Vale?- la voce di Lisbeth risuonò da qualche parte dietro di loro. La donna avanzava a passi lenti, una mano stretta attorno al fucile e l'altra serrata sulla spalla di Derrick. -Qui dentro non si vede un accidente.

-Meno male, non sono l'unico idiota- commentò l'uomo color cioccolato- Ti dispiacerebbe rallentare, bellezza? Mi stai staccando il braccio.

-Fate silenzio- sbottò Vale- Già non ho idea di dove sto andando, non ho bisogno di voi due che fate chiasso.

Avanzò cautamente, allungando un braccio verso la parete alla sua destra, e continuò a camminare rasente al muro, cercando di cogliere qualsiasi rumore sospetto. Strano ma vero, sembrava che con i soldati che avevano appena eliminato, la presenza nemica nel complesso si fosse esaurita.

-Se non mi sbaglio, Castor ha detto che gli alloggi di Connor dovrebbero trovarsi su questo piano- disse- Questo significa che potremo trovarci davanti dei nemici, o un passaggio, in ogni momento. Tenete gli occhi aperti.

-Sarà un piacere, capo- risuonò la voce di Derrick.

Vale sbuffò, quindi riprese ad avanzare, trascinandosi dietro Ariadne. Percorsero il corridoio per quelli che gli parvero un'altra decina di metri, quindi si trovarono improvvisamente di fronte a una porta in acciaio, occupata da quello che aveva tutta l'aria di essere un pannello di controllo.

Con cautela, Vale si avvicinò alla porta e rimase in attesa, ma nessun nemico spuntò dalle tenebre. L'uomo allungò quindi una mano e sfiorò il pannello, ma proprio in quel momento una voce metallica risuonò all'interno del corridoio:- Tentativo di accesso non valido. Siete pregati di procedere all'identificazione.

-Derrick-chiamò Vale- credo che questo sia il sistema di sicurezza.

-Sai capo, questo l'avevo arguito- il tecnico si portò verso di loro, sempre tenendosi rasente al muro, quindi si appoggiò alla spalla di Vale, allungando l'altra mano alla cieca verso il computer. -Descrivimi quello che vedi, il più dettagliatamente possibile.

L'uomo gettò uno sguardo al computer di fronte a lui, stringendo per individuare meglio le forme nel buio. -Ha tutta l'aria di essere un sistema d'identificazione dei più classici, con retina, riconoscimento vocale e tutto. A giudicare dal quadro comandi che vedo qui, probabilmente c'è anche un codice d'accesso.

-Uhm- Derrick accennò un passo in avanti, la fronte corrugata per la concentrazione, e allungò cautamente una mano verso il quadro comandi, sfiorando i tasti come avrebbe fatto se avesse potuto leggerli. -Posso provare a decriptare la password, ma per bypassare i sistemi d'identificazione avrò bisogno delle mani di qualcuno che ci vede. Pensi di potercela fare, capo, se segui le mie istruzioni?

-Non abbiamo molte altre alternative- ribatté cupo Vale. Spinse Ariadne al fianco di Lisbeth. -Voi due guardateci le spalle. Se qualsiasi cosa si avvicina mentre stiamo tentando di aprire la porta, uccidetela.

-Ricevuto- Lisbeth lanciò un'occhiata dubbiosa ad Ariadne, immobile al suo fianco con gli occhi sbarrati, ma lo stesso si portò al centro del corridoio ed imbracciò il fucile.

Le mani di Derrick scivolarono esitanti sulla tastiera, per poi procedere con sempre maggiore disinvoltura mano a mano che il tecnico acquistava confidenza. Dopo alcuni minuti di totale silenzio, un pigolio risuonò dallo schermo, e la voce metallica si sparse per il corridoio- Password corretta. Procedere all'identificazione.

-Ok, è il tuo turno, capo- disse Derrick- Esegui alla lettera quello che ti dirò. Per prima cosa, cerca di smontare il pannello del quadro comandi.

Vale riuscì nell'operazione dopo un paio di tentativi solo per trovarsi davanti un intreccio di circuiti e di cavi che gli facevano venire il male di testa solo a guardarli. Con poche, secche e precise parole descrisse all'altro uomo quello che vedeva.

Derrick restò in silenzio per qualche istante, evidentemente intento a riflettere. -C'è un cavo rosso, hai detto?

Vale annuì, prima di ricordarsi che l'altro non poteva vederlo. -Sì.

-Bene. Staccalo. Delicatamente, mi raccomando. E non toccare gli altri cavi.

Nel momento in cui accennò a farlo, scintille scoppiarono alla base del cavo, facendogli ritirare di scatto la mano. -Derrick, non sono sicuro che la soluzione sia questa...

-Prego, capo, non sapevo che anche tu fossi un tecnico informatico- fu l'acida risposta- Forse, se non ti approcciassi ad un computer di ultima generazione con la tua tipica grazia di un elefante in carica, riusciremmo ad entrare.

-Scusate?- la voce di Lisbeth, insolitamente soave, troncò sul nascere la replica di Vale- Posso suggerire una soluzione?

Entrambi gli uomini le rivolsero uno sguardo perplesso-o almeno ci provarono- poi Vale annuì appena e si scostò di lato, lasciando libero il pannello. Senza una parola, Lisbeth vi spianoò contro il fucile e poi fece fuoco.

Il pannello esplose in una nuvola di scintille. Nel silenzio attonito che seguì, i circuiti bruciatai continuarono a bruciare per ancora qualche minuti, lanciando secchio schiocchi e strepiti.

Poi, con un inquietante sibilo, la porta si aprì.

Con un sorriso soddisfatto, Lisbeth si sistemò il fucile sulla schiena ed avanzò a grandi passi, per poi fermarsi sulla soglia. -Voi non venite?- domandò.

Derrick era rimasto immobile con la bocca completamente spalancata, ma al suono della sua voce si riscosse:- La prossima volta che cerchi di ucciderci, abbi almeno la buona grazia di avvertire! Poteva esserci un sistema di sicurezza! Se ci fosse stato, a quest'ora noi saremmo a fare da arabeschi ai muri! Come ti è saltato in mente di...

-Ha funzionato, giusto?- lo interruppe Lisbeth. Si volse a Vale con un sopracciglio inarcato. -Entriamo?

L'uomo annuì e rinserrò la presa sulla spada, gli occhi improvvisamente freddi e concentrati. Senza altre parole superò la soglia e subito i suoi compagni gli furono dietro, Derrick di nuovo guidato da Lisbeth.

Entrarono, e l'oscurità li avvolse in una cappa pastosa in cui per alcuni istanti rimasero immobili, incapaci di distinguere quello che li circondava. La mano convulsamente stretta attorno all'elsa della spada, Vale avanzò nel silenzio più assoluto, i sensi tesi allo spasimo nel tentativo di cogliere qualsiasi rumore. Col trascorrere del tempo, i suoi occhi iniziarono ad abituarsi all'assenza di luce, e in breve fu in grado di discernere l'ambiente in cui si trovavano: si trattava di una specie di anticamera in cui ricevere gli ospiti, con un apio di poltrone accostate alle pareti e una gigantesca scrivania di mogano posta a occupare il centro della stanza. Una porta si apriva alla loro destra, lasciando intravedere l'ingresso ad un locale probabilmente più grande.

Vale si voltò verso i suoi e si pose un dito sulle labbra, quindi prese ad avanzare cautamente verso la porta. Arrivatovi, rimase completamente immobile per quelli che gli parvero secoli, la mano improvvisamente sudata stretta sulla maniglia, quindi prese un profondo respiro, e poi scattò dentro la stanza.

Si trovarono all'interno dell'ennesimo Laboratorio: nella penombra, i loro occhi riuscirono a distinguere le sagome dei lunghi tavoli ricoperte di provette e alambicchi e di quelli che avevano tutta l'aria di essere strumenti di tortura.

Vale si guardò intorno, e il suo cuore mancò un colpo nel momento in cui realizzò cosa c'era di sbagliato in quella scena.

-Non c'è- ringhiò- Connor non è qui.

-Non è possibile- sbiancò Lisbeth. -Era qui. Castor ci aveva detto che era qui...

-Castor si è sbagliato. Oppure ha mentito- Vale avanzò verso il tavolo. Prese in mano uno dei coltelli, lo sollevò. La polvere gli aderì subito alle dita. -Quello che è certo è che qui non ci abita nessuno. E da parecchio tempo, ormai.

La sua mano si strinse sulla lama, e poi, il suo bracciò scattò e spazzò via il contenuto del tavolo, rovesciando a terra boccette e alambicchi . -Siamo stati fregati un'altra volta!- ringhiò, sferrando un calcio al pavimento. Gettò il bisturi a terra e poi rimase immobile, il respiro reso affannoso dalla rabbia, mentre la frustrazione montava in lui come un'ondata rovente.

Quel ritrovamento al Laboratorio... non è stato casuale. Lo sapevano. Sapevano che saremmo andati a cercare Connor. Sapevano che avremmo attaccato all'Armeria. Hostel ci ha manipolato per tutto il tempo.

Strinse la mascella e sferrò un pugno alla parete, prima che la voce di Lisbeth lo riportasse alla realtà. Non poteva permettersi di perdere il controllo in quel frangente, i suoi uomini contavano su di lui, e da quel momento in poi il suo compito diventava riuscire a riportarli vivi fuori da quel palazzo infernale. Ci sarebbe stato tempo dopo per la frustrazione.

-Siamo stati ingannati- disse, voltandosi verso di loro. -La missione era una trappola. Adesso tutto quello che possiamo fare è avvertire i nostri compagni e uscire di qui. Non so cosa Hostel avesse in mente di ottenere con questo teatrino, ma faremo in modo di essere fuori di qui prima che possa attuarlo. Intesi?

Tutti e tre annuirono. Vale si allontanò verso il fondo della stanza e azionò la radio, sintonizzandola sulla frequenza di Redhent.

-Ethan?- la voce del compagno, carica di sollievo, rieccheggiò nelle sue orecchie attraverso il rumore secco degli spari. -State tutti bene? Ce l'avete fatta? Connor è con voi?

-Connor non è mai stato qui, Redhent- fu la risposta- Era una trappola. Hostel ci ha manipolato fin dall'inzio. Sapeva che saremmo arrivati.

Seguì un attimo di stupefatto silenzio. -Che cosa...? Che diavolo stai dicendo? Come avrebbe fatto Hostel a sapere...?

-Redhent, non c'è tempo!- sibilò Vale- Da' ordine a quelli dell'Armeria di ritirarsi, subito, prima di essere annientati!

-D'accordo. Voi, invece, state bene? Siete tutti vivi?

-Gary è morto- ribatté cupo Vale- E anche Castor. Derrick invece è rimasto cieco, e Ariadne senza Potenziale.

-Che cosa diavolo...

-Non c'è tempo per le spiegazioni. Fa sgombrare l'Armeria, noi intanto usciamo di qui.

-Veniamo a prendervi noi- ribatté subito Redhent- Fatevi trovare sul luogo dell'incontro tra mezz'ora, intesi?

Vale annuì. -Intesi. A dopo.

Chiuse la comunicazione e si voltò a fronteggiare i suoi compagni, gli freddi, duri e decisi.

-Dobbiamo ripercorrere la strada a ritroso- disse- Occhi aperti e pronti a qualunque evenienza. Se per caso ci dovessimo separare...

In quel momento, un boato scosse l'edificio fin nelle fondamenta.

Il suolo sotto i suoi piedi sussultò, e Vale perse l'equilibrio. Le sue mani scattarono ad aggrapparsi al bordo del tavolo, e poi un altro scossone lo gettò in ginocchio.

Stupefatto, alzò la testa, avvertendo ancora le vibrazione del suolo sotto di lui. Immediatamente gettò lo sguardo verso il resto del gruppo. Ariadne era in ginocchio a pochi metri da lui, le braccia avvolte attorno alle spalle di Derrick, che era rovinosamente crollato a terra.

-Che cosa è stato?- sussurrò la ragazza, il viso pallidissimo.

-Non ne ho idea- Vale si rialzò- Ma, qualsiasi cosa fosse, dobbiamo muoverci.

Percorsero la strada a ritroso come in un incubo, metà correndo e metà camminado, slittando tra i cadaveri carbonizzati in un silenzio carico di terrore. Quando le porte dell'ascensore si richiusero dietro di loro, Vale e Lisbeth ebbero immediatamente le armi in mano, sicuri che una volta giunti al piano superiore avrebbero dovuto aprirsi la strada col fuoco. Ma quando un piccolo scossone li informò di essere arrivati a destinazione, e i pannelli della soglia si separarono, alla loro vista si presentò un corridoio vuoto.

Perplessi, Vale e Lisbeth avanzarono per primi, pronti a scattare in qualsiasi momento. Derrick e Ariadne li seguirono a ruota, tenendosi per mano, ma nessun nemico accennò ad assaltarli.

Poi, Vale lo sentì.

Un rombo sottile, una vibrazione sotto i suoi piedi, all'inizio appena captabile, e poi sempre più forte, come il ruggito di un motore.

E si stava avvicinando.

-C'è qualcosa- sussurrò.

Il suono si fece ancora più forte, fino ad assumere un carattere riconoscibile.

-Capo- intervenne Derrick- sto avendo anche le allucinazioni, adesso, oppure questo è il rumore di una...

-Macchina!- urlò Lisbeth, sbiancando in viso.

E poi, un veicolo irruppe in quel momento nel corridoio , sbandando da una parte all'altra, subito seguita da un coro di spari.

-Ma che diavolo...-imprecò Vale.

-Daywine!- gridò Ariadne, riconoscendo l'identità del guidatore.

-Levatevi di mezzo!- ruggì il ragazzo, armeggiando con il volante.

Vale non se lo fece ripetere due volte: afferrò Derrick e Ariadne e si gettò contro una parete, mentre dall'altra parte Lisbeth faceva lo stesso. Con uno stridore di gomme, Daywine si fermò e poi ruotò su se stesso, in modo da fronteggiare di nuovo i nemici. Questi immediatamente si fermarono e imbracciarono le armi.

A quel punto, Vale scattò.

Corse verso la macchina e spiccò un balzo nel momento stesso in cui i fucili lasciavano partire i fasci di energia. Il suo piede si posò sul cofano, e poi la sua spada scintillò al suo fianco, intercettando un colpo, e poi un altro, e un altro ancora, fino a trasformarsi in una lama di luce pulsante. A quel punto, sferrò un fendente.

Un falce di pura energia attraversò rombando lo spazio del corridoio, e poi esplose.

Tutto l'edificio vibrò fin dentro le fondamente, e poi si fermò. Un silenzio assordante calò sui Ribelli. Lentamente, le nubi di fumo si diradarono, rivelando la strage.

La spada ancora vibrante di energia in mano, Vale si voltò e lanciò un lungo sguardo penetrante a Daywine.

-Questa ora me la devi spiegare- fu tutto quello che disse.

-A mia discolpa- ribatté subito il ragazzo- questa volta l'idea è stata di Deine.

Vale lo fissò, poi scosse la testa. -Non perderò nemmeno tempo a chiederti perché sia qui- disse, scendendo dal cofano. -Piuttosto, dov'è adesso?

-Credo sia andata ai piani superiori- fu la risposta- A cercare il quarto Alderman.

Lo sguardo di Vale si fece subito più serio. -Allora vado da lei. Tu porta tua sorella e gli altri fuori di qui. Vostro padre arriverà a prendervi, Lisbeth ti dirà dove.. Non ingaggiare battaglia se non è assolutamente necessario, intesi?

-Ricevuto- Daywine roteò gli occhi al cielo- Riportamela indietro tutta intera, o te la dovrai vedere con me, spero sia chiaro.

Vale trattenne un sorriso. -Muovetevi.

Non controllò che eseguissero gli ordini. La mano stretta sulla spada, si voltò e corse verso la scalinata, diretto verso gli alloggi del quarto Alderman.

 

Deine saliva a passo spedito la scalinata, il braccio ferito che non smetteva di sanguinare e la ferita al fianco che protestava ad ogni passo. Intorno a lei, tutto era immobile e silenzioso. Da che era entrata, era riuscita miracolosamente ad evitare i soldati, ma non sapeva per quanto ancora la sua fortuna sarebbe durata. Avrebbe dovuto affrettarsi, se voleva che il suo piano avesse successo.

Subito dopo essere entrata, percorsi alcuni metri di corridoi, si era imbattuta in una pattuglia diretta verso l'ascensore. Rapida come una biscia Deine si era sporta oltre il muro e aveva abbrancato l'ultimo della fila, trascinandolo nell'ombra con sé.

-Come si arriva agli alloggi dell'Alderman- aveva ringhiato, puntandogli gli artigli alla gola- Parla!

Quel soldato non era un granché: al primo accenno di minaccia aveva immediatamente spifferato tutto, e adesso Deine cercava disperatamente di radunare le sue informazioni. Sali la scalinata, poi gira a destra... o era a sinistra? No, no, era a destra... e poi prosegui dritta...

Ed eccola, finalmente: la porta dell'alloggio dell'Alderman, sorvegliata da due guardie dall'aria quantomai determinata.

Accovacciata all'angolo del muro, Deine prese un profondo respiro, quindi estrasse la pistola dalla cintura, si sporse, e freddò il primo. Quello si afflosciò a terra, e l'altro non ebbe il temp di reagire: rapida come una biscia, Deine gli schizzò adddosso e gli piantò gli artigli in gola, spegnendogne la voce in un gorgoglio.

Anche quello si accasciò ai suoi piedi. Deine prese un profondo respiro, cercando di rallentare i battiti impazziti del cuore. Le striscie di sangue che le ricoprivano il volto sembravano stranamente gelate a contatto con le sue guance roventi.

Non è il momento di sbagliare ora, si disse.

Spinse la porta, entrò. Alla luce del sole mattutino, i suoi occhi accolsero la vista di un ambiente, ordinato, raffinato nella sua opulenza. C'era una scrivania in fondo alla stanza, posta di fronte a una vetrata che permetteva una vista dell'intera città- e in piedi di fronte alla vetrata, le spalle rivolte verso di lei, c'era un uomo alto, avvolto in un'ampia tunica ricamata.

Deine prese un profondo respiro e avanzò, cercando di non fare rumore. Ci riuscì, almeno fino a quando non fu a pochi centimetri dall'Alderman.

-C'è qualche problema, Mathias?- disse, senza voltarsi.

Quando sentì degli artigli toccargli la base della schiena, s'irriggidì.

-Non ti consiglierei di fare mosse strane- ringhiò Deine- Posso ucciderti in qualsiasi momento.

-Chi sei?- domandò l'Alderman, un tremito sottile nella voce.

-Non ha importanza. Quello che ha importanza è chi sei tu- gli artigli affondarono leggermente nella schiena- e quello che potresti fare per me.

 

A metà della scalinata, Vale si fermò e si appoggiò alla parete, cercando di riprendere fiato. Stava decisamente cominciando a diventare troppo vecchio per queste cose.

Redhent morirebbe dal ridere, se mi vedesse, riuscì a pensare, prima di raddrizzarsi e accennare a proseguire.

Aveva appena fatto un gradino quando una voce si diffuse nell'aria, bloccandolo sul posto, una voce autorevole, solenne, resa metallica dagli altoparlanti che la stavano diffondendo per le strade di Tenia.

-A tutte le unità, attenzione. Qui è il quarto Alderman che vi parla. Sospendete le operazionie, ripeto: sospendete le operazioni. Ritiratevi immediatamente.

La voce s'interruppe, e Vale aveva a malapena avuto il tempo di metabolizzare quelle parole, prima che la sua radio si accendesse.

-Ethan?- la voce assolutamente allibita di Redhent lo raggiunse dall'altro capo del filo. -Hai sentito anche tu quello che ho sentito io?

-È stata Deine- rispose l'altro- in qualche modo, ha raggiunto l'ufficio dell'Alderman, e l'ha costretto a cessare il fuoco.

-Deine? Ma non le avevamo detto di...

-Non fare domande di cui non vuoi sapere la risposta- ribatté cupo Vale- Ad ogni modo, io adesso vado dal nostro Alderman. Forse può darci qualche informazione utile. Gli altri sono al sicuro?

-Li ho recuperati adesso. Ti raggiungo nell'ufficio dell'Alderman. Anch'io ho un po' di domande da porgli, anche se credo che alcune risposte non ci piaceranno.

 

Le milizie governativa stavano rientrando tra lo stupore degli abitanti di Tenia, immobili per le strade, quando la navicella di Redhent atterrò sulla piattaforma di atterraggio del Palazzo. L'uomo scese dalla navicella a passi rapidi, e Vale gli venne subito incontro

-Stai bene?- fu la prima cosa che Redhent disse.

-Sono a posto, non preoccuparti- rispose il compagno- Gli altri?

-In questo momento stanno portando Derrick dai medici per controllargli gli occhi. Ariadne è sotto shock. Dovrai spiegarmi dettagliatamente cosa le è successo, quando avremo tempo. Ma per il resto, il bilancio è pessimo- Redhent scosse la testa, avviandosi al fianco di Vale- Se l'Alderman non ci darà le risposte che cerchiamo, allora questa missione sarà stato un totale fallimento.

-Non preoccuparti- ribatté Vale, una luce cupa negli occhi- Farò in modo che ce le dia.

Scesero all'interno del Palazzo, attraversarono un corridoio, e poi si trovarono di fronte all'alloggio dell'Alderman.

Quando entrarono, lo trovarono seduto dietro la sua scrivania, il viso una maschera d'impassibilità. Deine era in piedi dietro di lui, gli artigli saldamente puntati alla base della sua schiena.

Quando Vale e Redhent fecero il loro ingresso, il quarto Alderman si voltò, e uno strano lampo brillò nei suoi occhi. Un sorriso beffardo sembrò spaccargli il volto, mentre si alzava lentamente.

-Ma quale onore- declamò, la voce solenne strascicata da una nota ironica- non mi sarei mai aspettato che, dopo anni di separazione, potessi mai ritornare a farmi visita, Jaywine Redhent. O forse dovrei dire- nel pronunciare queste parole, accennò un inchino- Secondo Alderman?

 

 

SORPRESA!!!

Non ve lo aspettavate, vero?

Ok, prima che mi uccidiate: so che alcune di voi ritenevano che Vale fosse stato un Alderman, ma rifletteteci: se avesse avuto il Potenziale, non avrebbe avuto bisogno della mitica spada, mentre invece di Redhent si è sempre detto che aveva un sacco di Potenziale prima dell'incidente...

Un momento, perché mi sto giustificando? Sono l'autrice, e posso mettere i colpi di scena che mi pare, o sbaglio?

Del resto, non preoccupatevi: anche Vale ha i suoi scheletri nell'armadio, e vi assicuro che sono belli scabrosi.

Comunque.

Vorrei scusarmi per (l'ennesimo) geologico ritardo. Purtroppo in questo caso non è dipeso da me, ho avuto veramente un anno incasinato, in cui sono anche successe delle cose poco simpatiche... come per esempio il fatto che, un mese fa, Zampa di Lupo (santa donna) mi abbia scritto, comunicandomi che un'ignota autrice stava pubblicando i capitoli della Saga del Cristallo su WatPad, spacciandoli per suoi con una faccia tosta degna di miglior causa. Fortunatamente, grazie al tempestivo intervento di mia sorella e della mia migliore amica (io ero fuori nei boschi, altrimenti a quest'ora dovreste portarmi le arance in galera) la situazione è rientrata nei binari. Per quanto riguarda l'ignota plagiatrice, sfortunatamente non ho avuto occasione di parlarci, ma mi auguro che in questo momento stia leggendo e rosicando come mai nella sua vita. Niente di personale, naturalmente: spero che le venga il colera, ma comunque.

Per il resto, il capitolo vi è piaciuto? Mi raccomando, sotto con le recensioni!

Un bacio,

Saitou

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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