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Autore: _Lady di inchiostro_    01/06/2016    2 recensioni
Dieci prompt, dieci storie.
I protagonisti sono sempre gli stessi. Un cinico chirurgo e un pirata tutto sorrisi.
Lasciate che vi racconti come la loro alleanza si sia trasformata presto in una relazione! ~ ♥
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Day One: Meeting/First Impressions [Completa ]
Day Two: Freedom/Savior [Completa]
Day Three: Friendship/Family (Nakama) [Completa]
Day Four: Alliance/Trust/Honor [Completa]
Day Five: Memory [Completa]
Day Six: Loss/Change [Completa]
Day Seven: Will of D [Completa]
Day Eight: Alternate Universe [Completa]
Day Nine: A Promise Kept/A Battle Fought [Completa]
Day Ten: Thank You [Thanks to be here with me: “«Ci sono un sacco di cose per cui devo ringraziarti, Law. A cominciare dal fatto che ci sei...»” ]
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[Storia partecipante all’evento indetto su Tumblr: “Ten Days of LawLu”]
[Enjoy ♥]
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Monkey D. Rufy, Trafalgar Law
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Ten Days of LawLu
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Remembering



 
 
Day Five: Memory







Non tutti hanno il coraggio di ricordare. 
Ricordare non porta sempre belle sensazioni, non è per forza un fluire di pensieri positivi, inconsistenti, cristallini come la rugiada sui boccioli.
No, al contrario, capita più spesso che ricordare implichi delle sensazioni brutte che vengono a galla come un calderone di acido bollente, o come delle anime dannate che ti stringono il cuore in una morsa troppo forte. Non sono inconsistenti questi ricordi, al contrario sono carichi, come una matita nera sul foglio bianco, carichi di male e densi di veleno. 
Per questa ragione, Trafalgar Law era una di quelle persone che non voleva ricordare. Odiava quelle sensazioni, con tutto se stesso. Bastavano gli incubi assillanti e onnipresenti a richiamare alla mente tutto ciò che aveva vissuto, non c'era bisogno che lo facesse anche quando era sveglio. La sua mente aveva bisogno di altro, affamata com'era di sapere, aveva bisogno di tenere lontano i ricordi, le emozioni, i sentimenti, come fa uno scacciapensieri. 
Law non riusciva davvero a ricordare. L'idea di dover mostrare i suoi incubi anche alla luce del sole, in un certo senso, lo spaventava. Avrebbe voluto che la vita fosse fatta soltanto di conoscenza, vero nutrimento per la mente, ma si rese conto che questo non era possibile. E se ne rese conto proprio stando accanto a Rufy, una persona che trovava sempre un pretesto, anche minimo, per ricordare qualsiasi cosa. Passava dal narrare qualche aneddoto con la sua ciurma, a raccontare la prima volta che aveva catturato uno scarabeo. 
Rufy era così: inconsistente come le nuvole e i ricordi belli, che brillavano, e lui lasciava che quella luce fosse tanto accecante da sgretolare quella linea netta e buia che tentava di attraversarlo. 
Ogni tanto, però, quella linea riusciva a passare, forse lievemente, ma lasciava comunque Rufy in uno stato di serietà innaturale, di calma. Non c'era disperazione, era una sorta di aura da un colorito non ben precisato, e si avvertiva sui peli della pelle una sensazione di rassegnazione, tristezza, un pizzico di rabbia, o forse odio. Law non riusciva mai a definirla, perché era diversa dalla sua che si poteva subito avvertire da come trasaliva svegliandosi, sembrava quasi che non la potessi raggiungere.
Come quando Law avvertì la stessa medesima sensazione non appena passò vicino alla polena della nave – molto somigliante alla testa di Rufy –, e lo trovò lì, "seduto" su quello che doveva essere la rappresentazione del suo cappello. All'apparenza tutto sembrava normale, eppure Law continuava ad avere un presentimento strano, fastidioso, ed era tentato o meno di oltrepassare quel confine delicato come un castello di carte.
Alla fine lo fece, con un passo che sembrò quasi un soffio, e il castello rimase ancora in piedi, traballante. Forse sarebbe caduto non appena Law avrebbe raggiunto Rufy, scalando quella polena bizzarra e al quanto ridicola a suo avviso, spezzando completamente il momento delicato in cui il giovane si trovava.
Non successe. Law salì sulla polena e calò il silenzio, come prima, come se il castello di carte avesse riacquistato miracolosamente il suo equilibrio; o come se non l'avesse mai perso. Law poté studiarlo per benino, il naso rivolto al cielo, la bocca lievemente piegata all'ingiù, gli occhi chiusi, la mano sul cuore, sulla cicatrice che si stagliava sul petto in un tenero colorito roseo. Rimase così, immobile, per chissà quanto tempo, e sembrava che avesse persino dimenticato di respirare. Finché non inspirò profondamente e buttò fuori tutta l’aria, e fu in quel momento che aprì gli occhi e cominciò a parlare.
«Stavo pensando ad Ace...» Non si era girato, ma sapeva che accanto a lui c'era Torao, nessuno si muoveva tanto silenziosamente. E nessuno aveva il suo buon odore... 
«Come mai?»
«Siamo passati vicino a un'isola autunnale, ricordi?» Era successo pochi minuti prima: un'isola piuttosto tranquilla per gli standard del Nuovo Mondo, a parte per il forte vento che rischiava di mandarli indietro e di spezzare l'albero maestro.
«Vedere gli alberi di quei colori... Mi ha fatto pensare che io, Ace e Sabo facevamo sempre le lotte con le foglie, in autunno…»
Law non disse niente, permettendo così a Rufy di continuare.
«Era un sacco divertente, anche se ero sempre io quello a essere sommerso di foglie!» Mise il broncio e poi sorrise.
«Cosa c'è di diverso, allora?»
«Come?»
«Di solito, ricordi queste cose con una naturalezza disarmante, ma oggi hai deciso di startene qui da solo, e non è la prima volta che succede...»
Rufy non aveva guardato ancora Law in faccia, perciò non si accorse del brivido che percosse la colonna vertebrale del chirurgo. Eccola, l'aura era tornata, e Law ci si sentiva dentro come in un palloncino. O come le sue vittime nella sua Room. E adesso comprendeva il loro sguardo di panico puro stampato in faccia – anche se il suo sapeva più di disagio in quel momento. Non era piacevole. 
«Perché ho pensato che, appena rivedrò Sabo, gli proporrò di fare questa gara ancora, anche per Ace... Anche se non sarà lo stesso senza di lui...»
Finalmente si girò verso Torao e, inclinando la testa, abbozzò un sorriso. «Da qui ho cominciato a ripensare al resto...»
Law lo fissò per un po’, prima di spostare lo sguardo sul mare colorato di arancione dal tramonto, come una spruzzata di acquerello su un dipinto. 
Rufy era così, ricordava e sorrideva, moriva dentro e non lo dava a vedere, aveva gli incubi durante il sonno e automaticamente cercava la sua mano, uno dei pochi con cui sentiva che, diamine, c'era sintonia tra i loro sentimenti, le loro paure. Questo era Rufy. 
«Come fai?»
«A far cosa?»
«A ricordare senza soffrire...»
Attimo di silenzio. «Non è vero che non ci sto male...»
«E allora perché lo fai?»
«Perché voglio ricordare!» Rufy sorrise, raggiante, una mano sempre a tenersi il cappello. «Voglio ricordare le cose belle e combattere quelle brutte.» S'interruppe un attimo, prima di continuare, come se un pensiero gli fosse passato per la mente e stesse cercando di formularlo. «Ace non credo voglia che io pensi alle cose successe durante la guerra. A volte mi succede, ma ci sono sempre i bei momenti a farmi da supporto! E con Ace ne ho tanti!»
Il sorriso di Rufy era sempre lì, non se ne andava, e Law sbatté le palpebre sempre più incredulo. 
Incredulo, perché lui non ci riusciva. Per quanto cercasse di ricordare lo splendore di Flevance, i sorrisi dei suoi cari, Corazon che lo faceva ridere, puntualmente tornava l'orrore, il vuoto, il sangue a divorarlo vivo. Per quanto cercasse di trovare degli aspetti positivi nel suo passato – perché la vita no, quella era preziosa e un senso ce l'aveva – Law non ne trovava. Non li aveva trovavi, o forse non li aveva mai cercati a dovere. 
Rufy, d'altro canto, li trovava in ogni minima cosa, anche stupida, con questi combatteva i suoi demoni, e vinceva ogni giorno, perché anche la sua vita aveva un senso. I sacrifici di una vita per una vita hanno sempre un senso. 
Nessuno degli artefici avrebbe voluto essere la causa di tanto dolore, ma erano pur certi che ce l'avrebbero fatta da soli, ognuno a modo loro. 
Senza rendersene conto, Law aveva cominciato a ricordare: il festival, il sorriso di sua sorella che gli offre il gelato, un sorriso genuino e puro come quello di Rufy, che automaticamente si trasformava in una macchia rosso fuoco, trapassata da schegge di legno e vetro.
Distolse lo sguardo ed era sul punto di togliere il disturbo, quando Rufy gli disse: «Siediti dietro di me.»
Law alzò un sopracciglio. «Perché?»
«T’insegno come si fa!»
«Mugiwara-ya, io...» Stava per dirgli che non ci riusciva, che i suoi incubi erano troppo radicati dentro di lui, come un germe che crea il suo nido nello stomaco, come quando la morte si porta via l'anima: era il vuoto. 
Ma il sorriso affabile che gli rivolse Rufy, lo convinse a restare, non senza un'alzata d'occhi al cielo. 
Si mise alle sue spalle, in modo che Rufy potesse distendersi su di lui, potesse sentire la sua pelle calda, il suo profumo inebriante. Sorrise lievemente, ed era bello lasciarsi cullare dal battito del suo cuore, poter avvertire i suoi muscoli rilassarsi.
A Rufy bastava questo, bastava la presenza di Torao, il suo profumo per stare bene. E lo stesso sembrava per Law, che a un tratto si ritrovò a combattere tra il desiderio di stringere quel corpicino ancora di più a sé o di lasciar perdere.
Poi, Rufy gli spiattellò le mani sugli occhi e lui si concentrò su altro. 
«Mugiwara-ya, cosa diavolo...»
«Prendi un bel respiro e prova a ricordare, su!»
«Rufy, non credo proprio...»
«LAW!»
Quest'ultimo alzò ancora gli occhi al cielo, pronunciando un "okay", per poi prendere un bel respiro.
E all'improvviso apparve. Il sorriso di sua sorella Lamy che gli chiedeva di giocare con lui, un sorriso che credeva di non rivedere mai più. Un sorriso che avrebbe voluto trovare tutte le mattine non appena si alzava da una bella dormita. Un sorriso che trovava ogni giorno in Rufy, e per un attimo se li immaginò insieme, complici, in un tacito accordo che riguardava lui.
Law, di stella custode, non ne aveva una, ma tre, ed era buffo come una di queste fosse tanto piccola eppure la più interessata a proteggere il suo fratellone.
Non è detto che debbano essere sempre i fratelli maggiori a proteggere i più piccoli, no?
Ci sono volte in cui i minori lo fanno per loro, e non se ne accorgono, nessuno delle due parti. Entrambi danno tutto ciò che possono e non è mai abbastanza. E i fratelli maggiori non si sentono mai all'altezza. 
Law, automaticamente, volendolo o non volendolo, strinse quel corpicino a sé, mentre Rufy alzava il capo per guardarlo meglio. Aveva la bocca semi spalancata, quasi incredula.
«Ci sei riuscito?»
Non rispose subito, ebbro adesso di quell'aura che era diventata inconsistente – o consistente, dipende da chi riesce a coglierla – come le nuvole. 
Ed era stato Rufy a permetterglielo, dopo anni.
La stessa fonte che aveva già rotto le catene delle restrizioni, delle privazioni. Solo una persona al mondo è in grado di riuscirci – e in questo caso, solo una persona al mondo è in grado di ridare a Law i suoi sentimenti e le sue emozioni –  e quella persona è quella giusta. 
Law prese un bel respiro, le mani di Rufy morbide e candide sul suo viso ispido.
«Rufy… Ti ho mai parlato di mia sorella?»





Delucidazioni:
La mia beta sostiene che questa sia una delle migliori storie che io abbia mai scritto. Nella mia testa doveva venire in un altro modo, ma mi fido del suo giudizio c': *le lancia biscotti*
Comunque, qui ho preso la palla al balzo per trattare il tema del ricordo, a me molto caro. Come ben sapete, mi piace molto lavorare sulla psiche dei vari personaggi, men che meno con One Piece, le cui critiche più efferate lo accusano di avere dei personaggi privi di spessore. 
Non la penso così, a mio avviso tali personaggi hanno una mente che una persona senza nulla da fare potrebbe benissimo analizzare. 
In questo caso, ho trattato di un Law che ha paura di ricordare, che ha paura di soffrire ancora, che si porta ancora il peso di un dolore troppo grande. E poi abbiamo Rufy, che invece riconosce che ricordare è importante, perché lui non vuole dimenticare nessuno, anche se sa che soffrirà parecchio.
(cose random: sono stata felice di sapere che non sono l'unica a pensarlo, Tumblr realizza i miei headcanon, WTF?! Per ulteriori informazioni, potete cercare la scena nel blog askluffyandlaw)
Mi piaceva l'idea di un Rufy che aiutava Law a ricordare, non solo le cose brutte, ma anche quelle belle. Ripeto, l'idea iniziale era diversa, spero abbiate apprezzato tutti! :33
Ancora grazie a tutti voi, prometto che risponderò a ogni singola recensione non appena potrò! <3
(*gli esami la risucchiano via*)
E un grazie particolare va a LysL_97, la mia beta, che mi odia perché inserisco Lamy senza alcun preavviso :') <3 
Alla prossima, miei prodi! *fa saluto militare*
_Lady di inchiostro_
  
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