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Autore: garakame    13/04/2009    6 recensioni
L'ambientazione della storia è dopo il ritorno di Fersen e subito dopo il Cavaliere nero. Oscar è convinta di quello che fa per un motivo ben preciso, leggete e lo scoprirete. Come sempre voglio ricordarvi che i pomodori o le uova marce me le tirerete solo quando avrete letto tutto quanto.. recensite grazie
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Axel von Fersen, Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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le rose bianche 1 Come sempre è doveroso fare una premessa, ricordando che i personaggi di Versailles no Bara non mi appartengono, sono di Riyoko Ikeda. L’ambientazione della storia dopo il ritorno di Fersen e subito dopo la comparsa del Cavaliere Nero. Oscar è convinta di quello che fa per un motivo ben preciso, leggete e lo scoprirete.  Vi prego di leggere anche E non è finita qui, per capire meglio come ho fatto a creare la storia. Come sempre voglio ricordarvi che i pomodori o le uova marce me le tirerete solo quando avrete letto tutto quanto.


Rose Bianche


Aveva aperto gli occhi stava guardando il soffitto, ma non lo vedeva, la mente annebbiata dal sogno.
Cercava di ricordare il sogno che aveva fatto, cercava di non  dimenticarlo,  ma era tutto inutile, lo sapeva bene.
La cosa che le era rimasta impressa erano le rose e il loro profumo dolce. Tante rose bianche.
Si mise a  sedere  sul letto si toccò la fronte sudata.
Un altro sogno così strano.
Di solito non ricordava mai i sogni che faceva, ma da un po’ di tempo aveva sempre la stessa visione.
Si ricordava solo il particolare del profumo e che si trovava in un giardino fiorito. “Che  cavolo  di sogno vado a fare”, pensò.
Era vero che la primavera era ancora lontana ed era presto per la fioritura delle rose; e poi quel giardino non l'aveva mai  visto, non erano i giardini di Versailles e non era il giardino di palazzo. 
Si alzò dal letto, avvicinandosi alla brocca d'acqua fredda.
Era ora di prepararsi il sole stava sorgendo.
Mentre finiva di vestirsi, guardò la divisa rossa sul manichino, sospirò.
Si era svegliata male quella mattina, a causa di quello che non riusciva a ricordare, a causa di una sensazione di insoddisfazione verso la sua vita.
Era da un po’ di tempo che si sentiva inquieta, erano tante le ragioni: la vita monotona, l’ambiente corrotto di Versailles, Fersen e tutto quello che era successo tra loro.
Si chiedeva se l’avesse ancora visto quale sarebbe stata la sua reazione dopo quel maledetto ballo.
Il suo viso e il suo sorriso caldo non le lasciavano tregua.
Negli ultimi tempi però un altro fatto le aveva fatto scordare il conte; La presenza di un ladro che rubava nelle case dei nobili, non si sapeva nulla di lui, a parte il fatto che fosse vestito completamente di nero, che portasse una maschera che si facesse chiamare Cavaliere Nero.
Tutta Versailles ne parlava, i nobili impauriti e spaventati da questa figura misteriosa non sapevano più come fare per difendersi dai suoi attacchi.
Oscar era inquieta a causa di  Andrè.
Non capiva il suo comportamento, ultimamente le sembrava strano, distante.
Uscì dalla stanza e si diresse verso la stalla.
Si aspettava di trovarselo davanti, come le capitava spesso negli anni precedenti.
Se lo trovava sdraiato sul fieno addormentato e lei si divertiva a svegliarlo in malo modo e a prenderlo in giro:
“Non sei un cavallo, Andrè. Ti pare questo il posto per dormire? Hai un letto e una stanza.”
A volte il tono che usava era severo, ma poi finivano sempre per scherzare.
Sperava di trovarlo lì ma sapeva che non l'avrebbe incontrato.
Nella stalla non c’era nessuno, solo i cavalli.
Cesar quando la sentì arrivare le si avvicinò, lei accarezzò il muso del cavallo e gli sorrise.
Gli parlò in modo dolce, sottovoce per non spaventarlo.
Poi decise che era arrivato il momento di partire, si sellò il cavallo e corse verso Versailles.
Era davvero preoccupata per il suo amico, ma da persona discreta quale era, non se la sentiva di fargli un terzo grado.
Partì da sola verso la reggia, mentre il sole dall’orizzonte si affacciava su una nuova splendida giornata di primavera.
Due ore dopo.
"Nonna, è già uscita Oscar?" La governante guardò il nipote con il mestolo in mano, stava cucinando e si trattenne dal tirarglielo in testa.
"È partita presto questa mattina e tu?"
Si avvicinò all'uomo minacciosa.
Andrè si toccò la testa con una mano, scusa nonna ieri sono tornato tardi.
Vide la donna avvicinarsi minacciosa, indietreggiò fino a raggiungere la porta e con un
"Ciao Nonna ci vediamo sta sera, corro a Versailles" se la svignò prima di ricevere una vera mestolata.
"Chissà che cosa mi sta combinando quel benedetto ragazzo", pensava Marie mentre preparava il pranzo.
Quando arrivò nel cortile della caserma, Andrè vide Oscar gridare contro un soldato che non aveva eseguito bene un passo di marcia.
Era furiosa, il motivo era futile.
Erano anni che allenava i soldati della guardia reale, era raro che perdesse la pazienza.
Andrè la conosceva bene, Oscar sapeva insegnare e dare ordini in modo impeccabile, sapeva come prendere i soldati e farsi ascoltare.
Capitava di rado che si arrabbiasse o che perdesse la pazienza.  Si capiva benissimo che c'era qualche cosa che non andava, per lo meno lo capiva molto bene lui; gli venne in mente che poteva essere preoccupata per il conte di Fersen, visto che dopo quella sera al ballo le cose non erano andate come lei sperava.
Il pensiero lo rese triste, ormai non riusciva a provare che tristezza per la sua condizione. All'inizio rabbia e gelosia, nel vederla innamorata di un'altro, poi solo malinconia.
Si sentiva impotente, non poteva certo obbligarla ad amarlo, non si può amare a comando una persona, lui sapeva di essere solo il suo migliore amico.
Non il suo grande amore; ma gli andava bene così, tutto pur di starti vicino, Oscar, era il suo pensiero ricorrente.
Finita la sfuriata, dopo gli allenamenti, Oscar vide la spalla di Andrè dietro una colonna.
"Ben svegliato, bell'addormentato nel bosco." in tono sarcastico.
"È l'ora di presentarsi?"
lui si voltò verso di lei scusandosi.
"Ho fatto tardi ieri sera, sono andato..."
Oscar lo zittì alzando la mano destra; "Non mi interessa quello che fai, dove vai, con chi stai. Ma la mattina ti voglio pronto e ben sveglio. Che non capiti più."
Se ne andò, passandogli accanto
Andrè aveva notato che non lo aveva guardato negli occhi come faceva sempre, quando gli doveva parlare.
Le sembrava un po’ triste.
Si, di sicuro era colpa del conte di Fersen.
Maledetto il giorno in cui l’aveva incontrato, pensò arrabbiato.

Nel primo pomeriggio Oscar si era recata dalla Regina senza Andrè, poiché la donna aveva espressamente voluto un’udienza privata.
Mentre passava per i corridoi di Versailles sentì due dame chiacchierare fitto.
Non riuscì a capire bene il loro dialogo ma sapeva già di cosa stessero parlando.
Il cavaliere nero era diventato un problema di pubblico dominio, per tutti i nobili.
Molti sospettavano che dietro le gesta di questo fantomatico ladro, si nascondesse un servo, un valletto; Oscar fece un sospiro profondo.
Ripensò al comportamento di Andrè; la settimana prima le aveva dato una collana di perle, dicendo che l’ aveva trovate sulla strada, mentre tornava a casa; lei l’ aveva presa e gli aveva garantito che l’ avrebbe portata a Versailles per fare un controllo e informarsi se per caso c’erano stati dei furti.
Dopo che se n’era andato, Oscar si sedette su una sedia, non riusciva a stare in piedi, le tremavano le gambe.
Non poteva e non voleva credere che fosse lui il ladro.
Conosceva da una vita André, era il suo migliore amico.
Un uomo onesto e tranquillo.
Ma lo conosceva poi così bene? Il dubbio le era nato proprio in quel periodo.
Sapeva che usciva tutte le sere e rientrava a notte fonda.
Si era alzata di scatto dalla sedia e si era detta che non erano fatti suoi, se si comportava in quel modo.
Se se ne andava in giro a puttane o a ubriacarsi nelle bettole, non era affar suo.
Ma a ripensarci bene, si sentiva strana, quando pensava a lui con una donna.
Era veramente preoccupata per lui, anche se come sempre nascondeva molto bene i suoi sentimenti.
Arrivata davanti agli appartamenti della regina, bussò e attese risposta.
“Madamigella Oscar, finalmente. Scusate se vi ho fatto venire d’urgenza, so che siete molto impegnata con i vostri compiti, ma ultimamente c’è un problema che sta diventando sempre più grave.”
Oscar, una volta fatto l’inchino, guardò la splendida donna che le stava di fronte.
Il vestito di fine broccato color avorio metteva in risalto la carnagione di porcellana e i capelli biondi.
La collana di perle le illuminava il viso e gli occhi azzurri, grandi e leggermente miopi.
“Ma certo, Maestà ditemi pure.”
La regina si sedette su una poltrona in stile Luigi XIV° imbottita di velluto rosso.
Oscar era in piedi di fronte a lei e ascoltava attenta.
“Come ben saprete, in questi ultimi mesi molte case di nobili sono state attaccate da un ladro. Il Cavaliere Nero. È stato sua Maestà a chiedermi di intervenire, ma vi starete chiedendo come mai non vi abbia ricevuto in un’udienza pubblica.”
Oscar assentì, in effetti era strano che sua Maestà il Re non avesse già ufficialmente redatto un ordine di cattura per quel ladro.
La regina continuò:
“Vedete, in giro si vocifera che sia un semplice ladro, un giustiziere che ruba ai ricchi per donare ai poveri. Il re invece pensa che ci sia qualche cosa di più grave sotto. Ha dei sospetti su suo cugino, pensa che il Duca D’ Orleans si stia circondando di gente contraria alla monarchia.
È un uomo dalle idee molto libere, un rivoluzionario sovversivo.
Farebbe di tutto pur di rubare il trono a Luigi e per creare una rivolta servono molti soldi e armi.”
La donna si passò una mano sugli occhi, si vedeva che era preoccupata.
“Vi chiedo di indagare con discrezione su questa storia. Non abbiamo prove sul Duca e sui suoi complotti.
Io sono molto preoccupata, per il re e per i miei figli.”
Chinò il capo.
Oscar la guardò e le sorrise.
“Non temete Maestà, farò del mio meglio per scoprire chi è il Cavaliere Nero e che cosa vuole.”
La regina le sorrise a sua volta.
“Sapevo che potevo contare su di voi.”
Oscar si congedò ed uscì dalla stanza.
Ripercorse i corridoi ricchi d’oro e di sfarzo, i suoi passi sul pavimento di legno lustro come uno specchio rimbombavano con cadenza precisa.
Stava tornando verso la caserma e nel frattempo ripensava alle parole della regina.
Come posso scoprire chi è quell’uomo, devo trovare il modo di andare a tutti i balli che si tengono presso le famiglie nobili.
Siii, sai che palla.
Ho sempre odiato quelle stupide feste.
Oltretutto ci devo andare da sola, anche perché se…
Sospirò anche nei suoi pensieri non voleva ammettere che Andrè fosse il Cavaliere Nero.
Lui non dovrà sapere nulla, e si, ma se vado come Oscar De Jarjayes lo saprà comunque.
Pensò un momento a cosa fare, gli occhi le brillarono, si fermò di colpo, cambiò direzione.
Invece di ritornare negli uffici si diresse verso le scuderie, anche se era pomeriggio presto doveva tornare a casa, doveva convincere la governante ad aiutarla, ma ci voleva molta discrezione.

Che cosa ha in mente Oscar? Lo scoprirete nel prossimo capitolo le Rose bianche 2.

   
 
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