Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Ormhaxan    25/06/2016    9 recensioni
Scozia, XI secolo. Edith di Scozia è la prima figlia di Malcolm III e Margaret del Wessex; cresciuta secondo i precetti cattolici, a soli sei anni viene condotta, insieme a sua sorella minore Mary, presso il convento inglese di Romsay, dove sua zia materna, Christina, è badessa.
Henry di Normandia è il quartogenito di William il Conquistatore, un giovane uomo ambizioso che, pur di arrivare al trono lasciato vuoto dopo la prematura scomparsa di suo fratello William II, è disposto a tutto.
Quando la sua pretesa al trono d'Inghilterra vacillerà, sarà proprio Edith, discendente dei sovrani sassoni e del valoroso Alfredo il Grande, a salvaguardare la corona di Henry attraverso il sacro vincolo del matrimonio.
Genere: Angst, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Medioevo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

ImagesTime.com - Free Images Hosting







Scozia, 1086
 
 
 


Lo scalpitio di piccoli piedini infantili riecheggiò tra i corridoi del castello scozzese, accompagnato da spensierate e calorose risate capaci di riscaldare perfino le fredde mura di pietra secolare; capelli rossi e biondi racchiusi in nastri e preziose spille svolazzavano nell’aria fresca del primo pomeriggio, tuniche del colore della lavanda e del cielo terso primaverile frusciavano sfiorando il pavimento in pietra, le candidi pelli lattiginose.
Molti avrebbero trovato quella scena disdicevole per due principesse del sangue, paragonato le infanti a delle figlie del popolo, senza grazia o istruzione alcuna; eppure, presso la corte di Margaret e Malcolm, queste scene erano solite presentarsi puntualmente tra i corridoi delle sale private dei reali e dei loro figli.
Sin dalla nascita della più piccola delle due, battezzata Mary, la maggiore, Edith, aveva stretto con la prima un legame indissolubile, fatto del più puro e innocente dei sentimenti, di quell’affetto che solo due sorelle possono condividere.  
Mary era nata due anni dopo Edith, in una notte fredda e ostile di metà inverno, una di quelle in cui la neve cade copiosa mentre il vento, ululante, la spinge prepotente sui rami degli alberi solo in apparenza morti, sulle fronde dei sempreverdi, sui merli dei castelli e sulle mura sorvegliate da infreddoliti soldati.
Sarebbe stata l’ultima figlia della coppia reale, la penultima dei loro figli, poiché alla sua nascita seguì, due anni dopo, quella dell’ennesimo figlio maschio, battezzato con il nome di David, il quale sarebbe diventato sovrano di Scozia dopo i suoi fratelli. 

Per Edith quegli anni trascorsi accanto ai suoi fratelli e i suoi genitori erano stati meravigliosi, ricchi di storie narrate dai menestrelli e dagli emissari stranieri che, puntualmente, giungevano da paesi lontani e si riunivano presso la corte di suo padre; sua madre, nella sua immensa devozione cristiana, era stata una madre attenta e premurosa, severa quando le situazioni richiedevano, ma sempre presente per gli adorati figli che, nonostante l’età adulta sempre più vicina, continuavano a radunarsi attorno a lei e ascoltare in silenzio le sue letture con attenzione e curiosità. Persino suo padre, Malcolm III, soleva partecipare a quei particolari e riservatissimi momenti famigliari quando la politica e gli affari di stato non lo trattenevano lontano dai suoi figli e dalla sua amata moglie; lui, più di tutti, adorava ascoltare il suo melodioso della voce di Margaret, della donna che aveva sposato per dovere molti anni prima e che, con il tempo, aveva imparato ad amare incondizionatamente; lui, principe esule in tenera età dal suo paese natio, non aveva avuto la fortuna di crescere secondo i precetti tradizionali, con degli insegnanti degni del suo rango, e questo aveva influito sulla sua istruzione, rendendolo quasi del tutto analfabeta.1
Fu Edith a raggiungere per prima le stanze della madre, scalzando di svariati metri la sorella minore che, a causa della sua statura più piccola, aveva un andatura più lenta; nelle stanze, illuminate dalla tiepida luce del giorno e adornate riccamente secondo il gusto anglosassone che da sempre contraddistingueva la regina, le bambine trovarono una donna vestita con abiti monastici, dallo sguardo severo e i lineamenti del viso spigolosi: Edith non la riconobbe immediatamente, poiché molti anni erano trascorsi dall’ultima volta che la donna aveva presenziato alla corte dei suoi genitori, ma dopo un attento pensare riconobbe in quel volto capace di incutere timore sua zia materna, sorella minore di sua madre, Christina.

«Sei cresciuta dall’ultima volta che ti ho visto, Edith. – esordì la donna, di dieci anni più giovane della sorella, ma ugualmente segnata dalle vicissitudini della vita – Tu, invece, devi essere Mary.»
La voce di Christina era incolore, i suoi occhi erano di una tonalità di nocciola scuro, diversi da quelli chiari della loro adorata madre; sebbene le due donne avessero fisicamente molto in comune, nei modi e nei tratti della minore non c’era la delicatezza e la dolcezza che aveva permesso a Margaret di conquistarsi l’affetto di suo marito, dei suoi figli e, soprattutto, del suo popolo: gli abiti che indossava erano austeri, fatti di un tessuto umile lungo fino ai piedi, e neanche un ciuffo dei suoi capelli chiari tagliati corti era visibile sotto il pesante velo dai bordi bianchi o attraverso il candido soggolo2 che le incorniciava il viso.
«Lady Christina. – Edith fece una riverenza, mostrandosi composta ed elegante – Sono lieta di rivedervi in Scozia.»
Non aveva molti ricordi di quella donna, a dire il vero tutto ciò che ricordava erano vaghe immagini di lei e sua madre insieme, del suo viso sempre serio e della sua avversione per  i saltimbanco e gli artisti di strada che, durante le festività, allietavano le vaste sale del castello di Edimburgo, luogo che la famiglia reale prediligeva al più antico casello di Dunfermline, loro residenza ufficiale, per passare la Santa Pasqua.
«L’ultima volta che vi ho viste tu eri una bambina, mentre tu, Mary, eri ancora in fasce. – ricordò con un flebile sorriso – Sono lieta di vedere che le tue figlie stanno crescendo in salute, secondo i precetti cristiani e che ben presto saranno abbastanza grandi da prendere marito e generare figli sani e robusti.»
Margaret sorrise senza aggiungere altro e, rivolgendosi alla sue figlie, disse: «Sedete accanto a me, bambine, affinché io possa parlare con voi e informarvi di alcune importanti decisioni che sono state prese per voi e per il vostro futuro da me e da vostro padre.»
Le due sorelle si scambiarono uno sguardo guardingo, occhi verdi negli occhi verdi, e con timore crescente si sedettero accanto alla madre, esaudendo la sua richiesta.
Sarebbe stata una discussione rapida, Edith lo capì subito, poiché era breve il tempo che li separava dall’ora di cena e dalla successiva messa a letto; presto sua madre si sarebbe raccolta in preghiera insieme a sua sorella Christina, lasciando fuori da quelle stanze il mondo intero, ogni argomento di carattere politico e famigliare.
Margaret guardò dolcemente le loro figlie, le bambine che, fino a pochi anni prima, aveva tenuto tra le braccia e fatto addormentare cantando canzoni della sua terra e pensò a quando il tempo fosse trascorso velocemente: Edith avrebbe compiuto a breve sei anni e Mary aveva da poco concluso il suo quarto anno di vita; le stanze del castello erano diventate troppo piccole per contenere tutti quei figli, i frutti maturi del suo ventre che Dio aveva concesso a lei e al suo sposo, e ora che anche David si era aggiunto alla dinastia dei Dunkeld3 era tempo per lei di separarsi da alcuni di loro.
«La mia adorata sorella, Christina, è stata nominata badessa dell’Abbazia di Romsay, nel sud dell’Inghilterra. – esordì con calma la regina – E’ un titolo che non tutti hanno la fortuna di ricevere, un compito ricco di impegni e fatica che lei ha accettato di buon cuore; è un’occasione preziosa non solo per lei, ma per tutti noi, poiché il convento è uno dei più prestigiosi di tutto il regno del Conquistatore, perfetto per due principesse del sangue per raffinare i propri studi ed essere educate secondo i precetti cattolici.»
«Io e vostra madre abbiamo parlato a lungo, - intervenne la badessa – e a sua volta lei ha conferito con vostro padre il re, decidendo che è nel vostro interesse di future spose di nobili principi continuare i vostri studi sotto la mia tutela, in una comunità così fiorente per le fanciulle della nobiltà come quella di Romsay.»
«Ci state mandando via. – appurò Edith – E’ per qualcosa che abbiamo fatto, Madre? Vi abbiamo in qualche modo fatto torto, disonorato voi o il nostro nobile padre?»
«Mia cara… - Margaret accarezzò il viso della maggiore con la punta delle dita affusolate – Questa non è una punizione, ma un importante regalo che vi è stato fatto; ora non riuscite a capirlo e non vi biasimo, ma vedrete che con il tempo riuscirete a comprendere. Inoltre, Christina si prenderà cura di voi, sarà i miei occhi e le mie orecchie, e tra le mura di Romsay sboccerete e diventerete le nobili fanciulle che siete destinate a diventare.»
«Non voglio lasciarvi… - piagnucolò Mary, stringendo la mano della sorella – Vi supplico, Madre, non mandatevi lontano da voi.»
«Non dovrete lasciare subito la corte e la Scozia, c’è ancora del tempo: prima dovranno passare le festività pasquali e solo quando la corte lascerà Edimburgo per ritornare a Dunfermline, voi inizierete il vostro viaggio verso sud.»
«L’abazia vi piacerà, vedrete: è un luogo di pace e di sapere, in cui ogni donna trova il suo ruolo in questo nostro difficile mondo, sia questo accanto ad un nobile uomo o come sposa di Nostro Signore. – Christina sorrise algida – Magari, sarà proprio una di voi a trovare la fede e l’amore di Dio nel suo cuore, accettare il convento come la sua dimora ultima.»



 
**



Quella sera, durante il banchetto, Edith non toccò cibo e fu stranamente taciturna. Neanche i saltimbanco, da sempre suo diletto, riuscirono a togliere dal suo viso l’espressione corrucciata che rendeva la sua fronte aggrottata o a distendere in un puerile sorriso le sue candide labbra lievemente arricciate.
La sua mente acuta continuava a ripensare all’annuncio che sua madre aveva fatto a lei e a sua sorella poco prima del calare del sole, alla decisione di mandarle lontano per essere cresciute nel sud di un paese straniero, sotto l’ala di una donna austera che la aveva sempre intimorita: avrebbe fatto anche lei la fine di suo fratello Æthelred, la cui indole pacata e non incline alla politica lo aveva destinato a vivere una vita di preghiera e celibato in un monastero benedettino?4 Anche il suo futuro era già stato segnato, la sua vita destinata ad essere trascorsa dietro le mura di un convento, priva dell’amore di un uomo e dell’affetto della famiglia? Dopo tutto, Christina aveva auspicato per una delle due molti anni trascorsi nella grazia di Dio, nei suoi desideri più segreti e inespressi pregava affinché una delle sue nipoti seguisse le sue orme.

«Perché quell’aria triste, sorella? – Edmund, secondo dei suoi fratelli maggiori, si sedette accanto a lei, occupando la sedia lignea rimasta momentaneamente vuota – Non è da te rimanere impassibile davanti ai saltimbanco e non hai nemmeno toccato il cibo.»
Edmund aveva notato quasi immediatamente l’atteggiamento della sorella minore, il suo sguardo sempre attento gli aveva fatto capire che c’era qualcosa che non andava, qualcosa che turbava il suo animo e si rispecchiava nel suo corpo.
«Si tratta di qualcosa che dovrei sapere?»
«Nostra madre mi ha detto che, al termine di queste festività pasquali, io e nostra sorella Mary lasceremo la corte e viaggeremo con Lady Christina5  verso il convento di Romsay, nel sud dell’Inghilterra, dove apprenderemo i precetti degni del nostro rango.»
«Romsay è un eccellente luogo di istruzione, ho sentito dire che le lady più importanti del regno hanno ricevuto là la loro istruzione; per voi dovrebbe essere un onore e non una punizione poter crescere sotto l’attenta tutela della sorella di nostra madre.»
«E’ così lontano… - sussurrò lei, continuando a tenere la fronte aggrottata e guardandosi la punta dei piedi fasciati nei calzari di pelle – Non vi rivedrò mai più.»
Edmund sorrise: «Non essere sciocca. Certo che ci rivedrai e prima di quanto tu possa immaginare; nostro padre sentirà moltissimo la mancanza delle sue figlie e non appena il momento sarà consono vi manderà a chiamare per riprendere la vostra posizione a corte o per passare con noi le feste.»
«E tu? – chiese, guardandolo con la coda dell’occhio – Mi scriverai ogni volta che potrai, verrai a trovarmi di tanto in tanto?»
Edmund l’abbracciò, concedendosi uno slancio di affetto pubblico non consono per il suo rango, un gesto che, in una situazione diversa, non avrebbe mai azzardato.
«Ogni volta che potrò. – rispose – Lo prometto.»

 

*



1. Nel suo libro, Queens Consort: England's Medieval Queens, Lisa Hilton scrive che Malcolm III era analfabeta ma che, nonostante tutto, si dilettava nell'ascoltare sua moglie leggere; in un altro libro di età contemporanea alle vicende narrate e dedicato alla vita di Santa Margaret del Wessex, sua consorte, viene descritta una scena in cui il sovrano sostiene amorevolmente un libro per sua moglie.
2. Soggolo: abbigliamento femminile tipico del medioevo e di parte del rinascimento che consisteva in una striscia di tela o di un velo che cinge il collo e fascia il viso. Il soggolo è sempre stato, inoltre, un indumento monastico caratteristico.
3. La dinastia dei Dunkeld regnò in Scozia tra il 1034 e il 1290. Il suo capostipite fu Duncan I, padre del padre di Edith, Malcolm III, mentre l'ultima discendente fu Margaret di Scozia, nipote dell'ultimo sovrano della dinastia, Alexander III. Margaret non fu mai incoronata regina e il suo regno non ebbe mai un inizio legittimo.
4. Si sa molto poco della figura di Æthelred. Le fonti sostengono che fosse di salute cagionevole, non adatto alla vita politica e per questo motivo fu scelta per lui una vita monastica. Fonti su di lui lo vedono come monaco benedettino presso l'abazia di Dunkeld, in Scozia, mentre la sua morte sarebbe avvenuta nel Somerset.
5. Essendo il concetto di parentela completamente diverso da quello che intendiamo oggi, ed essendo Christina un'estranea per la bambina e il fratello, ho ritenuto opportuno che Edith si riferisse a lei chiamandola con l'appellativo di lady piuttosto che con quello di zia.




Angolo autrice: Salve, gente! Secondo ma primo capitolo effettivo di questa storia. Ho voluto introdurre al meglio la corte scozzese in quel periodo, le abitudini e il modo in cui Edith e i suoi fratelli sono cresciuti; ovviamente, avendo Edith trascorso solo i primi sei anni insieme alla sua famiglia, ci sono davvero poche fonti riguardo la sua infanzia, ma tutte parlano di anni spensierati e una vita domestica - se così possiamo descriverla - felice.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, che non sia stato troppo noioso vista la scarsità dei dialoghi e di ricevere pareri.

Alla prossima,
V.
  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Ormhaxan