Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: starmars    21/07/2016    2 recensioni
Sono passati dieci anni da quando Arya Stark è entrata nella casa del bianco e del nero. Dopo aver imparato a combattere e ad uccidere, deciderà di tornare nel continente occidentale per ottenere vendetta.
“Perchè il Nord non dimentica, e di certo non l'avrebbe fatto lei.”
Non sarà la sola a compiere questa scelta. Anche i Targaryen stanno tornando e i regni del Westeros, dopo una pace durata anni, ricadranno in un periodo di tumulti e di guerre.
**La fanfic prende in considerazione le vicende delle prime quattro stagioni della serie Tv, alcune nozioni aggiuntive sono state prese dai libri della saga. Non c'è alcun riferimento alla quinta stagione.**
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Daenerys Targaryen, Nuovo personaggio, Tyrion Lannister
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Neve, ancora neve.

La regina argentea scrutava con il suo sguardo viola la cascata bianca, fuori dalla finestra opaca della fortezza. Le mura nere di Harrenhal sciolte dal fuoco dei draghi, macchiate da quel candore, si stagliavano per centinaia di metri.

Aveva sentito parlare di quel posto da bambina, un castello enorme, con stanze capaci di accogliere al loro interno più di mille uomini tutti in una volta. La maestosa sala dei cento focolai, così come la cucina grande quanto una piazza da mercato, le stalle che potevano ospitare più di un migliaio di cavalli. Nella sua immaginazione quel luogo era un posto vivo, un centro nevralgico in piena attività, un punto di riferimento importante per tutto il Westeros.

Per Daenerys fu una totale delusione appurare quanto di quella sua idea fosse sbagliato. Harrenhal non era affatto viva, era invece un posto nefasto, silenzioso e cupo, tristemente noto come il rifugio degli spiriti e dei fantasmi.

Un luogo che le metteva i brividi e non solo per il freddo che, nonostante le stanze fossero ben riscaldate dai camini e dalle stufe, si continuava a percepire dai mille spifferi delle pareti crepate.

Arriverò a rimpiangere la desolazione rossa se questo gelo non smetterà di tormentarmi. Si strinse forte alla cappa rinforzata di pelliccia di orso cercando di richiamare a sé tutto il caldo che il suo corpo riusciva ad assorbire.

Era rimasta sola in quella stanza, Aegon stava discutendo con i suoi generali sulle prossime battaglie nella sala al piano di sotto. Lo vedeva, era più nervoso e più supponente del solito, non aveva potuto nemmeno parlargli quella mattina che si era congedato in fretta e malamente da lei. Potrò mai amarlo? Forse un giorno, avrebbe capito quell'uomo così forte e di bell'aspetto, ma con un carattere troppo superbo e viziato. Non era come Khal Drogo, non era la fierezza dell'uomo selvaggio, ricco dei suoi più antichi valori, non sarebbe mai potuto essere come lui.

Si allontanò pensierosa dalla finestra avvicinandosi al loro letto. Giaceva tutte le notti con lui, ma ancora non aveva potuto dargli un figlio. Finchè il sole non sorgerà ad ovest, e non tramonterà ad est. La sua maledizione non glielo avrebbe più permesso, e i Targaryen non avrebbero mai più avuto una discendenza pura come Aegon desiderava. Lei glielo aveva detto, pochi giorni prima di quell'incursione sopra Drogon.

Erano lì stretti, nella branda della loro tenda. Il re era stato preso da uno dei suoi rari momenti di amore nei suoi confronti e lo osservava accarezzarle la nuda pelle al chiarore della candela. “Nostro figlio si chiamerà Maegor come il re crudele, avrà i tuoi capelli argentanti e sarà il sovrano più spietato che il mondo abbia mai conosciuto. Nessuno oserà opporsi a lui, e alla nostra dinastia. Mai più.” Il suo sguardo viola e fiero nel dire quelle parole, avevano toccato Daenerys come una punta di ago in piena pancia. Avrebbe voluto vederlo anche lei un figlio forte così, ma non sarebbe potuto accadere.

“Aegon, una strega mi ha maledetto, non potrò mai avere un figlio.” le parole le erano sgorgate fuori senza che la sua mente avesse potuto mettere un freno alle sue labbra. In un attimo aveva visto l'incertezza del suo re affiorare sul suo volto. Lo aveva visto alzarsi per allontanarsi da lei. Aveva preso silenziosamente la sua solita tunica, color rosso e nero e aveva continuato titubante a fissarla. “Sono solo le sciocchezze da ignorante Dothraki che ti fanno parlare così. Non esistono le maledizioni.” Aveva poi pronunciato, ma con quella sua voce ormai non più tanto sicura di quello che stava dicendo. Daenerys aveva scosso la testa, molto cauta. “Purtroppo non lo sono.”

 

Pensava avesse preso quelle sue parole poco seriamente. Infatti dapprima non le aveva creduto, e le giornate scorrevano come sempre senza che lei notasse qualcosa di diverso in quel suo carattere già difficile. Poi una mattina lo vide sparire insieme al drago, che come aveva fatto a convincerlo a farsi cavalcare lei non lo aveva ancora scoperto, ma sta di fatto che quello che fece dopo quella volta la turbò più di ogni altra cosa.

Aveva bruciato e sterminato non solo Lannister e loro alleati, ma anche Dorniani e uomini del Nord. Aveva cominciato a pensare che fosse stata solo colpa sua e di quella notizia, alla quale Aegon alla fine aveva ceduto nel credere.

Guardò la tunica rossa e nera, abbandonata sopra ad una sedia, gli sfiorò le maniche sempre pensando a quella sera e al nome di un suo figlio mai nato Maegor, quando dal risvolto di tessuto cadde in terra qualcosa di metallico che fece dei piccoli rumori acuti rimbalzando.

Si abbassò per vedere da vicino cosa fosse quell'oggetto tondo e lucente che teneva il re così vicino a lui ed eccola lì, una moneta Braavosiana. I suoi occhi viola si spalancarono dallo stupore, per un attimo confusa, le ritornò in mente cosa fosse esattamente e quale fosse il suo significato. Ora ricordava, ora le fu tutto chiaro. La strinse forte tra le dita e senza altro ormai a cui pensare, uscì dalla sua stanza con un solo obiettivo in mente. Devo trovare Arya Stark.

 

 

Alle armerie tutti si voltarono a guardarla. Era una presenza strana lì in mezzo a tanti uomini intenti ad affilare le proprie armi o ad addestrarsi tra loro. Gli occhi che si posarono su di lei erano impreziositi da piccoli bisbigli e impercettibili inchini al suo passaggio, questo perché lì, la maggior parte dei soldati indaffarati erano uomini del Nord. Così stringendosi sempre più al suo mantello folto e con la testa alta, camminò all'interno di quell'imponente struttura, in cui l'unico rumore che si poteva sentire era il clangore dell'acciaio delle spade, e i colpi di martello. Ancora sguardi diffidenti, altri di apprezzamento, privi di rispetto nei riguardi della sua persona, tutti la osservarono passare. Tutti, tranne lei.

Arya Stark se ne stava seduta in uno sgabello traballate con in mano quella lunga spada di acciaio di Valyria che tanto Aegon le invidiava. Anche lei come gli altri uomini la stava curando come se avesse in mano un gioiello prezioso e sacro. Concentrata com'era con la testa piegata a fissarne la lucentezza e a pulirla da qualsiasi macchia maniacalmente, non la degnò di uno solo sguardo. Daenerys dovette attirare la sua attenzione, schiarendosi la gola fintamente.

Fu a quel punto che la vide alzare leggermente la testa e fissarla con quei suoi occhi stranamente inquietanti. Lei non aveva il colore viola dei Targaryen, né un azzurrino pallido che potesse caratterizzarle lo sguardo, ma da quando era intervenuta dentro la sua tenda per convincerla alla tregua, non poteva fare altro che pensare che quel grigio metallico delle sue iridi fosse più che sufficiente per darle un aspetto particolare.

“Mi ricordo di voi.” le disse improvvisamente Dany, trattenendo lo sguardo violaceo sul suo. “Eravate a Braavos, insieme a Daario Naharis voi venivate a palazzo quasi tutti i giorni.”

Arya sorrise con le labbra serrate, quasi fosse infastidita dal ricordo di quel periodo. “Era l'ora.” pronunciò ironica.

“Eravate troppo impegnata a guardare il vostro scialbo amante, anziché pensare a chi avesse accanto.”

Daenerys aggrottò le sue sopracciglia, irritata dalle sue parole. “Ora so benissimo chi avesse accanto. Eravate un'assassina senza volto. Non è così?” Le si avvicinò decisa ed estrasse da sotto il mantello la moneta che aveva rubato dalla tunica di suo marito. Gliela teneva alta davanti ai suoi occhi ma Arya continuava indisturbata a fissare lei.

“Lo sono ancora, un'assassina, non si smette mai di essere ciò che si è imparato a essere per anni. Dove l'avete presa?” riferendosi al conio in metallo.

“Ce l'aveva Aegon, e sto incominciando a chiedermi perché. Credo abbia ricevuto delle minacce da parte vostra.” affermò sicura. Ci aveva rimuginato per tutto il tragitto dalla sua stanza a lì, fino a che non l'aveva trovata. Perché mai suo marito il re, doveva possedere quella moneta che sapeva potesse solo appartenere ad una persona e quella persona non l'avrebbe data a lui per un favore personale. No, di certo Arya Stark non era in combutta con Aegon per compiere qualche crimine.

“È solo un monito per tenere a freno le mosse azzardate del vostro stupido re.”

“Non vi permettete di insultare così Aegon.” Strinse i pugni con un il tono di voce incrinato dalla rabbia. La vide sbuffare, niente altro. Incredibile era come riuscisse a mantenere il controllo di fronte a lei.

Dopo poco la tensione che la teneva rigida e immobile in piedi davanti ad Arya si sciolse. “Valar Morghulis” le disse improvvisamente. La Regina di ghiaccio la guardò accigliata inizialmente ma poi sorrise, un sorriso così criptico ed ipnotico.

“Valar Dohaeris.”

Dany prese uno sgabello li vicino alla fonderia, lo mise accanto a lei, sedendosi, scrutandola di profilo.

“Voi chi state servendo Arya Stark?” le chiese parlando Valyriano. Voleva essere sicura, voleva capire.

Ma da parte sua non ci fu alcuna esitazione e come se le avesse parlato nella lingua comune, così lei fluentemente e con un Valyriano naturale alle sue orecchie le rispose. “Io servo il mio popolo, Daenerys nata dalla tempesta, a esso devo tutta la mia determinazione.”

La regina argentea ne rimase colpita, adesso sapeva che poteva parlarle tranquillamente senza che nessun altro potesse capire o sentire. Così sempre usando la sua lingua madre continuò a discutere con lei. “Anche io servo il mio popolo, un popolo fatto di figli e figlie che io non potrò mai avere.” abbassò lo sguardo impercettibilmente, vergognandosi un po' di quello che le stava confessando. Ma doveva farlo, doveva farle capire quali fossero sempre state le sue intenzioni.

“Non capisco cosa intendete con questo.” ripose la sua spada nel fodero e terminò così ogni sua azione concentrandosi totalmente su di lei. Intorno a loro, gli uomini del Nord tentarono di ignorarle per non mancare di rispetto alla loro sovrana, ma si vedeva come cercassero inevitabilmente di ascoltare e carpire le loro parole. Purtroppo per loro, nessuno riusciva a parlare perfettamente Valyriano o nessuno così bene da riuscire ad intendere anche le parole appena sussurrate dalle due regine, confuse in quel baccano di acciaio e schiamazzi delle armerie.

“Una maegi mi inflisse un maleficio quando tentai di salvare il mio Khal.” cominciò stendendo la fronte guardandola con intenzione. “Era prima che divenissi regina di Meereen. Queste le sue parole: Quando il sole sorgerà ad Ovest e tramonterà ad Est, quando i mari si asciugheranno e le montagne voleranno via come foglie al vento. Quando il tuo ventre si muoverà ancora e tu porterai un figlio vivo. Allora egli tornerà, e non prima. Da allora io non ho mai potuto generare un figlio. Non sono destinata a diventare madre. Aegon non è destinato a diventare un padre.”

Silenzio. Arya Stark non pronunciò alcuna parola a quelle affermazioni ma la osservò socchiudere la bocca e spostare lo sguardo in un punto imprecisato davanti a lei. Si alzò poco dopo, ancora con quel suo lungo silenzio. Forse stava incominciando a capire quale fossero sempre state le sue intenzioni, fin dall'inizio di quella loro storia. Voltata com'era di spalle non potè più guardarla in volto ma la sentì parlare finalmente sempre in quel suo Valyriano innaturalmente senza alcun accento.

“Aegon non avrà eredi. Lui lo sa? Ma certo che sì.” scosse la testa convincendosi della sua idea, si voltò, la guardò spalancando gli occhi come se avesse avuto un'illuminazione. “Voi glielo avete detto prima che ci raggiungesse. Lo ha saputo e ha pensato bene di approfittare del trambusto dell'imboscata per attaccarci tutti indistintamente. Voleva uccidere Aerys, non ero io il suo obbiettivo. Anche se, già che c'era avrà pensato che qualche uomo del Nord in meno non sarebbe stato un male.”

Incredibile...lo ha capito. Sì lo aveva fatto, aveva visto fuoriuscire dalle labbra della ragazza Stark quella verità che non avrebbe potuto rivelarle apertamente. Ma non era tutto, a questo punto doveva riuscire ad ammettere tutto su quella sua profonda idea, una semplice idea che aveva preso piede fin da quando i suoi due nipoti si erano presentati a lei.

“Sì. Mi dispiace, io non pensavo potesse compiere un simile atto abominevole, non pensavo potesse arrivare a pensare di uccidere Aerys.” sospirò malinconica. “Ero sicura che Aegon non fosse un uomo adatto per diventare il re dei sette regni” continuò sempre sentendosi addosso quel macigno che l'aveva spinta a tenere nascosto tutto quello. “La discendenza gli dava quel diritto, però io potevo scegliere. Avevo almeno una scelta, Arya...”

“Quale?” ma appena quella domanda fu posta dalla Regina di ghiaccio, trovò risposta nel silenzio stranamente intimidito di Daenerys, così lei capì ancora, senza che lei spiegasse nulla. “Aerys, la sua discendenza. Avete lasciato che lui potesse continuare la stirpe dei Targaryen, mentre Aegon, un uomo, un re, che non stimate non avrebbe avuto questo diritto.”

A quelle parole, finalmente si sentì libera. Libera di non dover più tenere quel suo piano tutto per sé. Era folle, questo era vero, ma lei non avrebbe mai permesso che non si attuasse. Ora doveva arrivare la parte più difficile da confidarle, e ancora come se quel piccolo momento di sollievo fosse sparito di nuovo, una pressione le schiacciò la pancia.

“Geskr Aerys lotun tash, Arya.”* pronunciò sospirando nel suo Alto Valyriano.

La ragazza lupo rimase in un silenzio di marmo. Ma poté sentire come se dentro sé si stessero contorcendosele le budella. Qualcosa a cui Dany non aveva pensato, forse anche lei era già arrivata a quella conclusione prima di lei.

“Avete detto di servire il Nord, di desiderarlo libero e indipendente. Ma voi siete una regina e se volete che tutto questo possa accadere, dovrete stargli lontano.”

Gli occhi di Arya si strinsero in una fessura, la mandibola le si irrigidì. “Non avreste dovuto avvertirmi. So benissimo da sola quale sia il mio compito.”

L'aveva offesa, ma d'altronde era stato inevitabile, come poteva non poterle dire liberamente quello che aveva sempre pensato e sospettato. Non riuscì più a pronunciare altro. Si alzò in piedi con il mento alto, fissandola negli occhi e poi sentendosi ancora addosso l'attenzioni di tutti gli uomini presenti se ne tornò all'esterno dell'armeria.

 

 

                                                                                                     **

 

 

 

A Yara Greyjoy,

Chiedo udienza immediata con voi. Raggiungetemi nel nostro avamposto ad Harrenhal il prima possibile.

Arya Stark, Regina e Protettrice del Nord.

 

Guardò quel pezzo di pergamena con la bocca spalancata nel mentre che il coppiere le versava del vino. D'improvviso, la fame le era svanita. Continuava silenziosa incredula, a fissare quelle parole, ignorando l'odore speziato e fumante della sua cena.

“Devi solo mettere la firma e il tuo sigillo.” intervenne Tyrion. Era seduto con Arya lì accanto nello stesso tavolo, e lui non sembrava affatto aver perso l'appetito dato che si stava gustando piacevolmente il pudding di montone da poco servito.

La ragazza non gli concesse nemmeno uno sguardo. “Sei impazzito per caso?”

Lo sentì masticare tranquillo il suo boccone e con lenta quiete si sciacquò poi la bocca con del vino. “No. Ma mi chiedo se sia tu quella ad essere impazzita ultimamente.”

Si voltò, trattenendosi nell'urlare qualche insulto spiacevole con rabbia e provò a stare al suo gioco. Mostrando la stessa finta calma. “Perchè? Cosa ho fatto per essere così disperata per chiedere aiuto ai Greyjoy, sentiamo!”

“Niente. Non hai fatto niente.”

Si guardarono in silenzio dopo la sua frase e Tyrion alzò le sopracciglia con supponenza. Arya non parlò. Serrò la bocca in un volto indurito.

“Non hai fatto niente quando i Lannister hanno massacrato i tuoi uomini e non hai mosso un dito quando anche i Targaryen lo hanno fatto.” Continuò tranquillo osservandola. “In più, da quando siamo arrivati qui ad Harrenhal da due settimane, oltre a chiedere aiuto a tuo cugino Robin Arryn non ti sei minimamente preoccupata di come poter affrontare un assedio alla capitale.”

A quel punto la rabbia le scivolò tra le dita e sbatté violentemente la mano nel tavolo schiacciando quella pergamena. Il coppiere li osservò titubante, incerto se poter ancora restare ad assistere o se congedarsi rispettosamente.

“Secondo te pianificare un assedio, organizzare le truppe, preparare le armi e la cavalleria è fare niente?” gli urlò addosso. “E la tua soluzione a tutti i miei problemi sarebbe inviare aiuto a quegli infami dei Greyjoy?”

Tyrion posò il suo bicchiere, chiamò il ragazzo coppiere con un gesto e si fece portare via il piatto della cena. Era come se stavolta volesse essere immune di fronte alla sua sua testardaggine. “Basta Arya.”

Lei spalancò la bocca e sgranò gli occhi. “Cosa?”

“Manderai quella lettera a Yara Greyjoy e la smetterai di fare l'orgogliosa ostinata.” alzò una mano zittendola dato che stava per replicare nuovamente. “Non è il momento di pensare alla vendetta e alla rabbia. È il momento di usare la testa. I Targaryen hanno una flotta mentre tu non hai niente. Ci ho pensato bene e uno dei modi per prendere Approdo del Re è poterla attaccare sia via terra che via mare. Ma Arya, non puoi permetterti di lasciare che metà dell'opera sia compiuta da Aegon e da Doran Martell. Quindi hai bisogno della flotta dei Greyjoy.”

Si alzò improvvisamente da tavola e lei lo osservò con astio. “Non guardarmi così, non è colpa mia se siamo arrivati a questo punto. Non dimenticare che se Doran viene a sapere della tresca segreta di Aerys Targaryen potrebbe anche rinunciare a dargli la flotta.”

Arya spalancò gli occhi a quella frase. “Non c'è nessuna tresca. Ho chiuso con i sentimentalismi.” affermò sicura, ma Tyrion fece una smorfia. “Ne sei certa?” le passò una penna e visto che continuava a non volerla prendere in mano l'appoggiò accanto alla pergamena. “Dicono che Yara Greyjoy abbia un'inclinazione per le donne, chissà magari puoi provare anche con lei.” rise ironico.

“Non è affatto divertente.”

“No, non deve esserlo. Per questo ho deciso che se non cerchi di prendere la loro flotta, io me ne andrò.”

 

*Traduzione dal Valyriano: “Aerys prova qualcosa per voi, Arya.”

 

 

**Note dell'autrice: Eccoci qua, prima di quanto previsto. Sono riuscita a chiudere la sessione di luglio e a completare questo complesso capitolo.

Partiamo dall'inizio, Daenerys e il suo piano. Già vi avevo accennato al fatto che anche la nostra regina dei draghi avesse un piano, molto complesso ma fattibile. Lei ha un solo obiettivo in mente. Far continuare la dinastia ad Aerys perché se lo merita a differenza di Aegon, e a questo Dany aveva già pensato appena scoperto di non essere sola al mondo ma di avere due nipoti. Per questo sebbene più testardo e superbo lei aveva scelto il primogenito per il matrimonio, perché lei non potrà mai più avere figli.

Ora riguardo la serie o i libri, non so se questo potrà mai accadere ma qui è così. Aegon sa del suo destino, e allora vi chiederete come mai non la lasci o non sposi qualcun altro. Beh insomma stiamo parlando di Daenerys Targaryen, gli immacolati sono suoi, il drago è ancora suo fino a prova contraria, tutti gli uomini del suo esercito sono fedeli a lei. Nell'eventualità che Aegon provi a lasciarla per così dire, perderebbe non pochi alleati.

Aerys ancora non sa niente di tutto questo e non sa che quell'attacco con il drago compiuto da suo fratello era proprio per lui.

Se avete delle domande, dubbi o opinioni su questa parte non esitate a chiedere.

Altra cosa Dany si fida di Arya, sa che anche lei ha un ruolo importante per il suo popolo, per questo l'avverte. Pensate un po' a cosa potrebbe accadere se Aerys finisse seriamente con Arya, la lotta di indipendenza del Nord non avrebbe più senso e questo lei lo ha capito benissimo.

POV Arya. Tyrion come sempre cerca di metterle un po' di sale in zucca. Perché sì ok provare odio verso i Greyjoy ma le servono. Non può ragionare più come un'assassina vendicativa, deve pensare come una regina, avere delle strategie.

Quindi....ne vederemo delle belle.

Colgo l'occasione per dire che ad agosto non sarà facile scrivere, sono in vacanza e forse ci sarà un altro capitolo e poi una bella pausa fino a settembre :( mi dispiace. Ora comunque ci penso su. Anche perché i capitoli si fanno sempre più complessi e ho bisogno di testa e di tempo per poterli scrivere al meglio.

Ringraziamenti: grazie a blu_bea per avermi inserito tra le preferite e a Armidia per aver iniziato a seguire ^^

Ultima considerazione: a volte capita che qualcuno smetta di seguire. Ci sta è una long, che a volte può non rispecchiare le aspettative. Però sarebbe bello ricevere comunque un'opinione, una ragione per la quale si è deciso di smettere. Anche in messaggio privato, per capire cosa non va e cosa va. L'ho detto e ripetuto mille volte che sono aperta alle critiche e non mangio nessuno :D

Alla prossima gente!!!( ho scritto anche troppo) **

  
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