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Autore: Hitchhiked    22/07/2016    1 recensioni
Ripensando alla mia vita riesco a suddividerla in piccoli spezzoni, che rappresentano i momenti più importanti da me vissuti.
Amo chiamare Trailer questi momenti di pazzia random, nei quali la mia vita sembra un film.
Con la differenza che non è un film ma la mia vita, o almeno lo era.
In questa storia vi narrerò di come ho conosciuto i miei migliori amici.
Nata come idea di un racconto a sei mani, ma a causa degli eventi successivi non è mai successo nulla di simile.
Quindi, si.
Dedico questo racconto a Dan.
Dedico questo racconto ad Elia.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di continuare con Elia, permettemi di chiarire le cose con Dan.
Egli è un essere umano proprio come voi o me, non un pazzo che si aggira in quartieri malfamati poche ore prima di Natale.
Ok, lasciatemi correggere. Non è solamente un pazzo che si aggira in quartieri malfamati poche ore prima di Natale.
È infatti primogenito di una qualche importante famiglia, trasferitasi in Australia ad inizio del secolo scorso.
Quindi, Dan è australiano.
Almeno, è nato in Australia e quindi è australiano quanto basta: difatti la mia amicizia con lui potrebbe essere considerata solamente un altro modo di manifestare il feticcio che ho da anni con l'Australia.
Un altro modo per renderlo palese (il feticcio, intendo) è probabilmente andarci come meta fissa.
Comunque, i genitori di Dan sono, come la maggior parte dei genitori, adulti decenti.
Ma credo che debba fare qualche precisazione in più.
Madre alta e padre ironico con il quale ho parlato solo via Skype.
Piacciono molto queste precisazioni, in genere.
Il padre credo si chiami Michael, che non è un brutto nome per un padre.
A causa di Michael, lo chiama per nome non papà o cosa simili, Dan è stato sballottato in lungo e in largo per l'Australia.
Ha una cartina, in camera sua, di quell' isola che è anche un continente, ed ha tracciato i suoi spostamenti con un filo di lana rosso, fermato da delle puntine da disegno.
La distanza percorsa è circa il doppio del perimetro del continente, e il filo passa più volte per le stesse città.
Si ferma, il filo intendo, come una musica stroncata, abbandonato a muoversi con la brezza che entra dalla finestra che è lasciata sempre aperta, con una data, che ha più volte cercato di staccare da quella parete, ma che ritorna sempre in quel punto, in un modo o nell' altro; è troppo affezionato.
Quella data segna il giorno nel quale sua madre si è stufata e ha preso figlio, cane e gatto e si è trasferita in Italia, fato volle, nella mia stessa città con poco più di 200.000 anime.
Nonostante non sia quello che si dice un dio greco- ha il naso grosso e la mascella pronunciata del genere poliziotto mentone in un telefilm anni 80- è doveroso dire che ha un bel fisico.
Ha praticato per anni surf. Intendiamoci, ci sono molte cose da fare in Australia, ma nulla è come il surf.
L'unico (non per forza l'unico, ma avete capito) inconveniente è che la tavola da surf porta via il suo spazio.
Starei ore a descrivervi perché la tavola, nonostante il suo ingombro, sia la cosa più bella, perfetta in ogni suo millimetro, che io abbia in casa, ma dubito che vi interessi; qui stiamo parlando di Dan, dopotutto.
-Se non lo aveste notato, il surf è un altro mio feticcio-
Dicevamo, quando Dan si era stufato di fare scatti in avanti e all' indietro e passare ore a mollo in acqua -e soprattutto, sua madre si era stufata di portare sul tetto del pick-up una tavola che stava a malapena sul retro del suddetto- è passato alla boxe.
Perché intendiamoci, i guantoni sono più facili da trasportare di una tavola.
Quindi come fisico è ben messo. Ha dei capelli biondi, che gli arrivano alle spalle, e trovo orrendamente simili al Chase di Dr House, dio, paragone davvero orribile; se mai riuscirò a capire come si caricano le foto, capirete perché.
Ha occhi azzurri, ma non di quel genere di azzurro sono-molto-figo-e-ti-guardo-nel-cuore-e-riconosci-la-mia-figaggine etc etc... Ma piuttosto il blu che puoi vedere in uno sguardo inquisitore, del tipo so-che-hai-fatto-qualcosa-di-male-nella-tua-vita, che non è il genere di colore che cerchi negli occhi della tua spalla su cui piangere. Sanno essere immensi, due buchi neri.
Alle volte, quando dormiamo assieme (perché si, dormiamo assieme, ma come fratelli eh. Nel senso che mi ritrovo i suoi piedi in faccia), mi sveglio e vedo che mi fissa.
Faccio finta di niente e mi giro dall altra parte. Non so come, ma i suoi occhi si vedono anche al buio, e ti fanno cagare in mano.
Comunque, di Dan si può parlare ore senza dire realmente nulla di importante.
Ci stai bene assieme, se riesci a piacergli come amico, ma è una persona strana.
È come quando cacci: passi ore a guardare le prede, ma quando ti notano e cominciano ad avvicinarsi devi sparargli, un colpo secco che tranci la giugulare e sono a terra. Ok, questa della caccia è una metafora un tantino macabra, ma spero di aver reso l'idea.
Se non avete ancora capito, non so come altro descriverlo.
Ha una serie di cicatrici sul corpo, Dan, sulle quali storia non indugerò in questo racconto-rischio di non mangiare a pranzo-tranne per quella sul retro del collo; a detta sua è di pallottola.
È una storia buffa in realtà, che ha come protagonisti, lui, un travestito, un ragazzo con una sola gamba, degli stronzi che non mantengono la parola e avete presente quei grandi banchi frigo dentro i quali i bar tengono i gelati? Come tutte le storie decenti conntiene una buona dose di alcool e di spazi vuoti riempiti con fandonie.
Ripensandoci rimarrà nella memoria collettiva di una storia non raccontata. Ho come l' impressione che sia tutta una bufala, e che se la sia fatta cadendo da qualche parte. Ma Dan è così bravo ad amalgamare le storie con la finzione.
Quindi dicevamo: Dan lancia coltelli, così, trovo che sia qualcosa di estremamente figo.
Dan era come una di quelle persone che incontri alla fermata del bus tra le 12 e le 4 del mattino, non sai bene cosa ci fanno lì, ma in fondo non lo sanno nemmeno loro.
Ti guarda, e non fa altro. A volte scrocca le sigarette alle persone che gli stanno antipatiche, a volte schiocca le dita, forte.
È un povero diavolo.
È stato lui a regalarmi Pantofola, che è tuttora il mio gatto.
Aveva già un solo occhio quando è arrivato in una scatola di cartone rosso, con fiocco e tutto; Dio solo sa dove l'abbia trovato quel micio, ma è il regalo più bello che qualcuno mi abbia mai fatto.






Le recensioni fanno girare il mio piccolo mondo. Sarebbe fantastico se scriveste anche solo "ciao", ma ancora di più se fosse una vera recensione, con critiche e tutto, intendo
   
 
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