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Autore: SofyTrancy    25/07/2016    5 recensioni
Ciao a tutti! Insieme all'altra mia storia in questo fandom, ho deciso di inziare anche questa AU! OwO
Spero vi piaccia.
La storia è ambientata in un mondo di ispirazione medievale, Marinette è una contadina che vive nel bosco vicino alla capitale, continuamente vessata e stressata dalle tasse che impongono alla sua famiglia.
Peccato che il principe di questo regno metta gli occhi su di lei... e la voglia in tutti i modi come sposa!
In più la nostra protagonista farà uno strano incontro voluto dal destino...si ritroverà davanti a Chat Noir! il mostro che tutto il regno sta cercando...
Le farà del male? Come evolverà il loro rapporto?
La storia di due fuggitivi in cerca di una sola cosa: la libertà.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Adrien

Patetico
 

Entrai nella stanza, portando subito lo sguardo sulla figura distesa sul letto.

«Marinette...!»

Mi avvicinai, mentre la preoccupazione iniziava a farsi sempre più strada dentro di me.

La ragazza indossava uno splendido vestito rosso, con ornamenti a forma di rosa dello stesso colore intorno al collo.

Il mio cuore ebbe un sussulto, quando il mio sguardo si posò sul suo volto, pieno di tagli e cerotti.

Continuai a osservarla e, ad ogni movimento dei miei occhi, notavo sempre più fasciature e medicazioni che avvolgevano il suo esile corpo.

Ma quando notai come era ridotta la sua gamba destra, mi sentii quasi morire dentro. Nonostante avesse infatti la fasciatura più grande e spessa di tutte le altre ferite, continuava a macchiare la garza di sangue e si riusciva quasi a vedere il grande taglio che l'aveva squarciata.

Mi inginocchiai accanto al letto, mentre la rabbia e la tristezza iniziavano a prendere il sopravvento.

Non ero stato capace di salvarla, anzi, l'avevo spaventata e ferita a causa della mia completa trasformazione...

«I punti più critici sono stati la gamba e il braccio.– la voce di Alya interruppe i miei pensieri, facendomi voltare verso al porta –Il braccio era pieno di tagli, ma sono riuscita comunque a fermare l'emorragia. La gamba invece...»

«Ci penso io.» sussurrai, iniziando a togliere la fasciatura.

«Come... ci pensi tu?»

«Posso curarlo, non è difficile. Però...– rabbrividii, osservando l'immensità della ferita –Potrebbe farle male...»

Sentii le lacrime pungermi gli occhi.

«Non iniziare a piangere adesso, sii uomo.» mi disse Nino, comparendo dietro alla moglie.

Mi voltai verso di lui, quasi ringhiando.

«Cosa c'è? Mi trovi patetico?»

«Sì.» rispose lui, secco.

Digrignai i denti, mostrando le zanne.

«Lo so. E' patetico il fatto che il grande e potente mostro Chat Noir pianga per una ragazzina umana.» ringhiai, tornando a osservare l'unica persona che mi avesse mai capito da quando mia madre se ne era andata.

«No, trovo patetico che tu da uomo pianga invece di aiutarla.– mi spiegò lui, posandomi una mano sulla testa –Non ti ho mai considerato il mostro che tutti dicono che sei, puoi stare tranquillo.»

Alzai lo sguardo, incredulo.

Il moro mi sorrise.

«Su, adesso fa il tuo dovere.» mi incitò, indicando Marinette.

Sorrisi leggermente a mia volta, mordendomi con forza il braccio e affondandoci le zanne.

«E-ehi! Che fai?!»

Lo ignorai, facendo cadere il sangue che mi usciva dalla ferita sullo squarcio della gamba della mora.

La ragazza digrignò i denti, stringendo le lenzuola del letto tra le dita.

Cercai di ignorare il fatto che le stessi facendo male, continuando a versare il mio sangue, finché dello squarcio rimase solo una quasi invisibile cicatrice.

Mi pulii il braccio insanguinato, mentre anche la mia ferita auto-inferta si rimarginava sotto lo sguardo incredulo di Alya e Nino.

«C-come...?» cercò di dire la rossa, posando lo sguardo prima su Marinette e poi su di me.

«E' tutto merito del mio sangue.– risposi, fasciando alzandomi a passando una mano sulla guancia di Marinette –Spero manterrete il segreto, non vorrei mi utilizzassero per creare medicinali.» aggiunsi poi, ridacchiando leggermente.

I due si scambiarono uno sguardo, scuotendo poi la testa.

«Sta tranquillo, non lo diremo a nessuno.» ridacchiò Nino.

«Adesso vieni a mangiare qualcosa, avrai fame.» mi disse Alya, sorridendo.

Annuii, portando un'ultima volta lo sguardo sulla ragazza distesa sul letto.

Qui siamo davvero al sicuro.” pensai, per poi seguire i due verso la cucina.

 

Altri tre giorni passarono tranquilli, mentre io e Marinette venivamo ospitati da quella gentile coppia.

Più restavo lì e più scoprivo cose interessanti sulla vita dei due: Nino faceva il cacciatore nei boschi dove cercava e raccoglieva anche erbe medicinali, funghi e frutta; Alya invece si occupava del negozio sotto casa, dove vendeva tutto ciò che le portava il marito insieme a dolci e succhi che cucinava sempre con gli ingredienti recuperati da Nino.

Attendendo il risveglio di Marinette, aiutavo Alya pensando alla casa e cucinando con lei quando possibile (senza ovviamente farmi mai vedere dai clienti).

Poi, passavo il resto del mio tempo nella stanza della mora, attendendo che aprisse gli occhi.

Da quel che diceva Alya, era più che normale che la ragazza continuasse a dormire così a lungo, visto tutte le ferite che le avevano inferto e i momenti difficili che aveva attraversato; ma io non riuscivo a capacitarmene, anzi, ogni giorno l'ansia aumentava e la paura di non vedere più i suoi bellissimi occhi azzurri si stava impossessando di me.

Così passavo quelle giornate, tra la noia e la preoccupazione che si faceva sempre più sentire.

Fino al sesto giorno dal nostro arrivo.

Era un fresco pomeriggio come tutti gli altri e io ero in cucina a macinare la carne cacciata di Nino (ovviamente a mani nude, avevo già rischiato troppe volte di farmi male con gli attrezzi che utilizzava Alya), quando la rossa entrò velocemente nella stanza.

«Oggi devi assolutamente restare qui.» mi disse, seria.

La guardai con fare sospettoso, continuando a giocare (perché sì, era alquanto divertente) con la carne.

«Perché?» domandai.

Alya si morse il labbro incerta sul fatto di dirmi o no cosa stesse succedendo.

«Alya.»

«E' arrivata la figlia del sindaco.– rispose lei, guardandomi preoccupata –Vi stanno cercando.»

Mi fermai, le mani ancora all'interno della carne.

«C-cosa?»

«Tu resta qui.– mi rassicurò la rossa –Non ti troveranno.»

«M-ma Marinette...»

«Starà bene. L'ho chiusa in camera.– cercò di calmarmi Alya, posando i suoi occhi su di me –Non fiatare, giuro che non vi succederà nulla.»

E poi uscì dalla stanza, correndo da Nino, lasciandomi completamente solo.

   
 
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