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Autore: Goten    25/04/2009    32 recensioni
I miei sensi si allertarono improvvisamente.
<< Che cosa è questo odore?! >> Esclamai voltandomi verso i miei fratelli, mentre un lampo illuminava a giorno l'intera radura.
Tutti quanti stavano annusando l'aria, vedevo chiaramente nei loro pensieri lo stupore per quello strano aroma. L'odore arrivava da li, ma di chi era quella sciarpa?
<< Un'umana è stata qui?! >> Sibilò a bassissima voce Rosalie, stupita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sinceramente... WOW! Non pensavo che vi piacesse così tanto!! Sono FELICISSIMA!!! ^_________^ Sono quì che gongolo dalla gioia!! Oltre al fatto che ci sono un sacco di persone nuove che mi seguono e che le saluto, ci sono anche tantissime di voi che hanno commentato le altre mie storie ç__ç Sigh... ragazze, vi voglio beneeeee!!!!! Adesso però, vi lascio alla lettura, il prossimo capitolo sarà per lunedì. Un bacione!!! Ciao Goten

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Capitolo 2


Esme aveva portato l'umana nella sua camera da letto ed era rimasta con lei. Mi sembrava di essere in tribunale, c'ero io e davanti a me il resto della mia famiglia.

<< Edward, come hai potuto! >> Cominciò Rosalie, era allibita dal mio comportamento.

Ma io cosa dovevo fare?! Avevo sentito il suono del mio pianoforte, odiavo chiunque osasse anche solo sfiorarlo! E sapere che quella piccola, insulsa umana non solo l'aveva sfiorato, ma usato, mi mandava la rabbia a mille! << Sai benissimo come la penso, Rosalie! >> Sibilai incattivito.

<< E' cieca! Come hai potuto! >> La voce di Alice si aggiunse a quella di Rosalie.

<< Non lo sapevo. >> Sibilai anche qui in risposta.

<< Ma potevi e dovevi controllarti, Edward. Non è una di noi, è una fragile umana. >> Il tono di rimprovero di Carlisle mi fece sbollire un po.

Il suo corpo, tremante di paura era marchiato a fuoco nei miei ricordi.

Sicuramente non sarebbe più tornata, non dopo quello che avevo combinato.

Bene, un pensiero in meno!

E tanto dolore per Esme, accidenti! Sapevo che ci teneva in maniera impressionante...

Osservai Jasper salire le scale. << Dove vai? >> Ringhiai forse eccessivamente.

Lo sguardo glaciale di mio fratello mi fece rimanere di sasso. << Vado da lei. E' terrorizzata! >> Riprese a salire le scale, non degnandomi di altro.

Terrorizzata! Potevo essere fiero di me, la mia natura di vampiro aveva terrorizzato una indifesa, cieca, umana... potevo farmi ancora più schifo di così?!

Sbuffai fra l'infastidito e l'arrabbiato, i singhiozzi della ragazza giungevano attutiti dalle pareti, ma giungevano ancora.

Lo sguardo accusatore dei miei fratelli e di mio padre, non mi abbandonava mai.

<< La volete smettere per favore! >> Sbottai con un tono di voce basso.

Non stiamo facendo nulla, Edward. Mi rimproverò mio padre. Ma io sapevo che ero arrabbiato solo con me stesso.

Qualche minuto dopo, avvertimmo dei passi, troppo marcati per essere solo quelli di Esme e Jasper. Ed infatti, la prima a comparire fu mia madre, seguita dall'umana e Jasper chiudeva il loro piccolo trio.

<< Bella, tutto bene? >> Le andò incontro Carlisle.

I suoi occhi erano chiusi, il suo corpo tremolava ancora, scosso da qualche singhiozzo, ma sembrava che si fosse calmata. << Si... scusatemi, mi dispiace. >> Sussurrò piano.

Lei si scusava?!

La mano di mio padre andò con calma a prendere la sua, non mi accorsi di emettere un ringhio basso minaccioso.

Bella indietreggiò spaventata, finendo addosso a Jasper. << Adesso basta, Edward! >> Esclamò quest'ultimo. << La stai terrorizzando a morte! >>

Anche io sentii, come tutti gli alti, una calma innaturale avvolgermi. Jasper stava usando a pieno regime il suo potere. Funzionò. Mi sentii calmo e molto più tranquillo.

Non riuscivo a ragionare con Bella li vicino, il suo profumo sembrava mi schiaffeggiasse.

<< Scusate. >> Riuscì solamente a bisbigliare, uscendo come un fulmine.

Fortunatamente Bella era cieca, o avrei dovuto spiegarle il perché della mia velocità, anche se forse, qualcuno di noi, avrebbe dovuto dare una spiegazione per i miei ringhi.

Fuori in giardino, la mia mente sembrò tornare normale. Realizzai solo in quel momento l'enorme danno che avevo fatto.

Dio mio! Avevo aggredito un essere umano, indifesa per di più. E cieca! Cosa era quella rabbia che mi aveva colto all'ultimo momento?!

Non lo sapevo e non volevo saperlo! Ma ero conscio che tutto questo era stato scatenato da lei; Bella.

Decisi di rimanere li fuori, finché lei fosse stata li dentro, sapevo che per me era più sicuro non rientrare.

Presi un respiro profondo e passeggiai distratto, tanto per stare tranquillo, ogni tanto sondavo le menti dei miei familiari, potevo vedere quello che stava succedendo attraverso di loro, ed ad un certo punto, rimasi impietrito.

Bella, non puoi dire sul serio!? Esclamò Alice stupita e leggermente arrabbiata.

Certo che posso. E' stata colpa mia. Esme mi ha detto quanto, Edward, tenga al suo pianoforte. Non mi sarei mai dovuta permettere di toccarlo. Sono così dispiaciuta. Il volto afflitto di Bella, era qualcosa che mi stava sconvolgendo nel profondo.

Scherzava o diceva sul serio?!

Provai a sondare nella sua mente, dovevo sapere... Provai e riprovai; nulla. La sua mente era impenetrabile.

Forse ero troppo distante? Non avendo mai provato ad entrare nella sua mente, probabilmente dovevo essere più vicino.

Se non avessi respirato in sua presenza, avrei avuto più possibilità di non aggredirla, potevo provare. Se fosse andata male, sicuramente ci avrebbero pensato i miei fratelli a bloccarmi.

Ok, era deciso.

Presi un bel respiro profondo, l'aria entrava con tutti i suoi profumi dentro ai miei polmoni, riempiendoli.

Bloccai il respiro e con decisione varcai silenzioso la porta di casa. Tutti si voltarono a guardarmi, solo lei non si era resa conto della mia presenza, stava ancora parlando con Esme.

<< Bella, dico davvero. A tutti noi, fa molto piacere che tu venga qui a tenermi compagnia. Per favore, ci tengo molto a te. >> Le stava dicendo mia madre con voce gentile.

Fu in quel momento che provai di nuovo a sondare la sua mente. Non c'era niente da fare, non riuscivo.

Che diavolo stai facendo?! Sbottò Rosalie nei miei pensieri.

La guardai male, ma sapevo di essere nel torto. Mi picchiettai sulla tempia e scossi la testa negativamente.

Non riesci a leggere nella sua mente?

Scossi ancora la testa.

<< Va bene, Esme. >> Si arrese Bella, regalandole nonostante tutto un lieve sorriso.

Quello di mia madre invece fu abbagliante. << Bene! Sono così felice! >> L'abbracciò entusiasta. << Adesso vieni. Ti avevo preparato un dolce. >> Le prese la mano con delicatezza e la condusse in cucina.

Notai che il mio ragionamento funzionava, trattenendo il respiro il suo profumo non mi stordiva più, adesso avevo la mente libera.

Seguii gli altri in cucina, rimanendo sempre silenzioso. Fu strano anche per me, vedere la mia famiglia seduta a tavola, noi, che non mangiavamo mai e che usavamo quella stanza solo per le nostre riunioni.

Rimasi in piedi vicino alla porta. La stavo osservando, studiando. Era piccola, minuta, i suoi movimenti erano aggraziati, solo un po titubanti, ma forse era dovuto al fatto di essere in un ambiente sconosciuto per lei.

Esme le stava tagliando una fetta di torta, sembrava deliziosa dall'aspetto, ma sicuramente non mi sarei mai offerto di assaggiarla.

<< Avete tutti un buonissimo profumo. >> La voce bassa di Bella ci sorprese tutti.

Notai gli sguardi confusi degli altri.

<< Cosa intendi? >> Domandò curiosa Alice.

Bella, voltò il viso verso di lei. Seguiva il suono della sua voce, nonostante i suoi occhi rimanessero chiusi. Un delizioso rossore le imporporò le guance pallide. << Tu. >> Si avvicinò lievemente ad Alice. In quel momento, tutti noi eravamo tesi, poteva succedere qualunque cosa.

<< Tranquilli, è tutto ok. >> Ci rassicurò mia sorella parlando velocissima e con un tono di voce talmente basso da non poter essere udito.

<< Sai di pere, cannella e giacinto. >> Sentenziò sicura.

Non poteva vederci, ma le nostre facce erano veramente sorprese, il che era tutto dire.

Mia sorella Rosalie si alzò e si avvicinò a Bella. << Riesci a sentire anche il mio odore? >> Domandò seriamente incuriosita.

Bella si sporse annusandola profondamente. << Tu sai di vaniglia, muschio e lavanda. >>

In breve, anche Jasper e Emmett si avvicinarono, il loro responso fu: cioccolato, vino e pane per Jas, acqua di mare, pino e mela per Emmett.

Erano esattamente gli odori che ci contraddistinguevano.

Ero sinceramente colpito, nessun umano aveva un olfatto così sviluppato, scossi la testa incredulo e mormorai a bassissima voce. << Assurdo. >>

Bella si raddrizzò improvvisamente. << E' qui! >> Mormorò terrorizzata.

Il silenzio calò sull'intera stanza.

E adesso, che diavolo le prendeva? Osservai mio padre, anche lui non riusciva a capire. << Bella, chi è qui? >> Le domandò con voce gentile.

Ma lei non lo stava ascoltando, la vedevo chiaramente, cercava di sentire qualcosa di diverso dalla voce di mio padre... ma cosa?

<< Edward... >> Sussurrò piano, gelandomi sul posto. << ... Edward mi dispiace, davvero. Non avevo intenzione di... >> Si bloccò, la sua voce aveva una nota di tremolio.

E' ancora impaurita. Mi spiegò Jasper, usando il suo potere per tranquillizzarla.

Fantastico! Lei mi temeva! Aveva il terrore di Edward Cullen! Sorrisi amareggiato. Gli occhi della mia famiglia erano puntati su di me... questi erano i momenti che mi irritavano di più, dove tutti si aspettavano qualcosa dal sottoscritto. Sbuffai infastidito e uscì dalla cucina.

Ancora non riuscivo a capacitarmi di come diavolo avesse fatto a sentire la mia presenza!

Il chiacchiericcio in cucina continuò, parlarono di cose banali, semplici, ogni tanto avvertivo i pensieri di Alice domandarmi di tornare e di unirmi a loro. Ma sapevo perfettamente che se l'avessi fatto, Isabella si sarebbe di nuovo spaventata. Per un attimo, mi sembrò di sentire l'amaro in bocca.

Quasi due ore dopo, l'ispettore Swan venne a riprendere sua figlia. Così scoprii che Bella era la figlia del capo della polizia di Forks.

<< Buona sera Capo Swan. >> Lo fece accomodare mio padre.

Io accennai ad un semplice saluto con la testa.

<< Salve a tutti. Allora, come è andata oggi Bells? >> Domandò tranquillo, osservando sua figlia mettersi il cappotto e prendere in mano la sua sciarpa.

Tutto bene non direi, avrei risposto io, ma non lei... << Oh si, tutto bene. Ho conosciuto tutta la famiglia di Esme e Carlisle. Sono molto simpatici e gentili. >> Sorrise.

Quel tutti, ovviamente escludeva me, ma a quanto pare Bella non aveva ancora finito di parlare... << Sai, ho scoperto che anche a Edward piace suonare il piano. >>

Il volto dell'ispettore tornò su di me. << Davvero? Bene... magari un giorno suonerete qualcosa assieme. >> Buttò li, sembrava un'idea malsana e quando vidi per un brevissimo attimo il viso di Bella farsi triste, la mia voce uscì senza che io me ne accorgessi.

<< Senz'altro. >>

Si voltò verso di me, come se potesse vedermi, l'avevo stupita e la cosa mi piacque, molto.

<< Bene, se sei pronta, possiamo andare. >> L'ispettore aprì la porta, pronto per andare, ma Bella sembrava avesse ancora una cosa da fare.

Sotto lo sguardo di tutti, avanzò leggermente insicura verso di me, allungò una mano e senza rendermene conto, io allungai la mia, afferrandola.

Quello che sentii non posso neppure descriverlo. Era un'emozione talmente viva e intensa da lasciarmi senza fiato. << Ti ringrazio. >> Sussurrò piano, quasi volesse che solo io potessi sentire le sue parole.

Allungò anche l'altra mano, dove teneva ben salda la sua sciarpa. << Questa è tua. >> Disse solamente, aspettando che l'afferrassi, e così feci.

La sentii prendere un respiro profondo e poi si allontanò, lasciandomi piacevolmente confuso.

   
 
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