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Autore: Rebecca04    14/08/2016    5 recensioni
[Scritta a quattro mani con MissisMalfoy (dentro trovate scritto _Alexa_ perchè ha fatto richiesta per cambiare nome)]
Merlin giovane universitario è stato costretto da ormai un anno ad abbandonare gli studi per cercare lavoro.
Trovato un annuncio per un lavoro ben remunerato come babysitter si presenterà alla casa dell’ombroso Arthur Pendragon per badare alla piccola Morgana.
Nessuno dei tre potrà immaginare quanto la loro vita cambierà da questo incontro.
(Revisione in corso)
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Morgana, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ciao a tutti! Ben ritrovati!
Preciso che questa storia è scritta a quattro mani con _Alexa_.
Lo so che non aggiorniamo da mesi, ma purtroppo abbiamo avuto diversi inghippi. Non posso neanche assicurarvi che il prossimo aggiornamento arriverà presto, perché saremo nuovamente impegnate entrambe… ma non vogliamo lasciare questa storia incompiuta! E mancano pochissimi capitoli alla fine.
Detto ciò, buona lettura :)



Un amore di babysitter


Natale e novità
Morgana si appiccicò alla vetrina del negozio di bricolage: in quel periodo dell'anno la boutique si riempiva di addobbi e gli occhi della piccina non sapevano dove guardare.
- Merlin! Entriamo qui!
Il moro si avvicinò e osservò le varie palle natalizie e oggettini in feltro.
- Direi che è giusto quello che stiamo cercando... che dici, Arthur?
Il biondo sospirò e guardò le diverse cose in vendita. - Sono proprio necessari?
- Lo sai che non ne ho trovate in soffitta. Non abbiamo niente da mettere sull'albero - continuò Merlin, riprendendo a scrutare le decorazioni. - Guarda quella stella! Sarebbe perfetta in cima.
- Sì, è vero! - replicò Morgana, saltando sul posto.
Arthur sospirò, infilando le mani nelle tasche. - Va bene, prendiamo anche la stella.
- Sì! - Morghi afferrò la mano di Merlin e lo tirò nel negozio.
- Arthur prendi il cestino - sbiascicò il moro, mentre la bambina cercava fra le corsie quella degli addobbi.
Il biondo prese un piccolo cestino nero e seguì il duo all'interno del negozio, guardando le diverse decorazioni; ve ne erano a miliardi.
C'erano renne colorate, pupazzetti, babbi natale, palline colorate e tante ghirlande piene di agrifoglio e brillantini.
Sarebbe stato un Natale davvero faticoso, senza contare le diverse file di luci da esposizione.
- Queste mi piacciono! - Morghi prese delle palline trasparenti da uno dei cesti.
- Uh, ma sono quelle dove ci si può inserire le proprie foto. C'è anche il tre per due - disse entusiasta Merlin.
- Voglio mettere quelle dell'acquario! E di Halloween!
Arthur guardò gli articoli e sgranò gli occhi. - Non vorrete appenderle all'albero!
- Sì, fratellone! - La bambina infilò le mani nella cesta, pescandone due per mano e dirigendosi verso Arthur subito dopo. - In cima! Così le vedono tutti.
- Che? - replicò il biondo guardandola. - Ma...
- Saranno bellissime, vero, Merlin?
Il babysitter annuì. - Un albero pieno di ricordi.
- Oh, mamma... - mormorò Arthur sospirando.
La piccina gettò nel cestino le palline, ritornando poi verso le decorazioni.
- Prendine altre due Morghi.
La bambina ubbidì, ma mentre si spostava i suoi occhietti si focalizzarono su delle renne in feltro.
- Guardate lì! - Indicò gli animaletti.
Arthur fissò le renne e gli venne il mal di pancia.
Un Natale molto faticoso.
- Sono stupende! Non saprei che colore prendere. - Merlin iniziò a spulciare tra le decorazioni in feltro. - Quale volete? - Si voltò verso i fratelli, tenendo in mano una renna bianca, una marrone e una nera.
- Devo scegliere per forza? - chiese il biondo, mordendosi le labbra.
Il moro stava per mettere il broncio, ma sentì uno strano squittio da parte di Morghi.
La bambina si sfregò gli occhietti con le manine e poi si girò dall'altra parte.
- Morghi, tutto bene? - domandò il babysitter.
Arthur fissò la bambina e si piegò al suo livello. - Ehi, che succede?
- Tu non ti impegni - pigolò, rimanendo girata. - Poi Babbo Natale lo viene a sapere!
Arthur batté le ciglia un paio di volte e poi guardò il corvino, sospirando e alzandosi. - Mi piace quella bianca. A te va bene?
La bambina annuì.
- E prendiamo anche la marrone, ok? - Il moro si accostò ai due e abbracciò Morgana. - Non voglio vedere lacrime però.
Morghi si girò piano, appoggiando la testolina sul babysitter. - Anche la nera?
- Ok... - Il moro si rialzò prendendola in braccio. - Mettile tu nel carrello.
La piccina le prese dalla mano dell’altro e le spostò nel cestino. - Prendiamo la stella ora?
- Sì, va bene. - Merlin si spostò verso le stelle e Morgana scalciò per essere messa giù.
Il moro l'accontentò subito e la piccina cominciò a frugare tre le stelle di vari colori e dimensioni, mentre lui si accostava ad Arthur, sempre tenendo un occhio su Morghi. - Che dici?
- Di cosa?
- Lacrime vere o di coccodrillo?
- Morgana non piange mai, secondo me erano vere.
- Ma, non lo so. Quando non volevi fare il pomeriggio in pigiama ha finto bene.
Arthur guardò la sorella, socchiudendo gli occhi. - Piccola strega...
- Molto dolce però. Hai già pensato a cosa far portare da Babbo Natale?
- Avevo pensato alla casa accessoriata di Barbie o alla tenuta di campagna.
- Che bravo fratellone. - Merlin gli sorrise.
Arthur lo guardò di traverso. - Casa o campagna?
- Casa. - Il moro notò la bambina riavvicinarsi a loro, con in una mano una stella dorata.
- Ho scelto!
- Bellissima - sorrise Arthur, abbassando il cestino verso la bambina.
Morghi lasciò cadere l'addobbo nel cestino. - Prendiamo le palline? Dobbiamo prenderne tante!
- Certo. - Merlin le afferrò la manina. - E poi i festoni e le luci.
Il biondo osservò i due avviarsi fra le corsie contenenti miliardi di palline colorate e sbuffò seguendoli.
Un Natale davvero, davvero faticoso.
 

 
Merlin e Morgana erano seduti in salotto, occhi fissi sulle foto che il babysitter aveva messo sul tavolo: avevano sei palline trasparenti, quindi sei foto da scegliere.
Arthur aveva appena portato l'albero giù dalla soffitta e stava sistemando le luci prima di aprire i rami su cui attaccarci le palline.
- Allora? Me la date una mano? - chiese, girando la testa verso i due.
Gli altri lo ignorarono completamente, indaffarati a ritagliare le foto.
La prima a essere stata scelta era quella dell'acquario e a seguire una scattata da Gwaine quando erano al circo.
Arthur si rigirò due diversi fili nelle mani e tentò di attaccarli all'albero, muovendocisi intorno fino a legarsi un piede con le luci.
- Grandioso - mormorò stizzito, alzando la gamba per potersi liberare.
- Arthur, preferisci la foto al compleanno di Morgana o quella di Halloween? Siamo indecisi - domandò Merlin, senza voltarsi.
Il biondo si liberò dalla prima fila di luci, finendo con il viso contro l'albero, sbuffando e pulendosi la bocca dagli aghetti finti.
- Che ne dici di venire a darmi una mano, invece?
- Dirigi una compagnia e non sai mettere due luci? - Il moro si voltò, e quando vide qualche ago di pino nei capelli di Arthur iniziò a ridere.
Il biondo lo guardò con furia e alzò ancora la gamba, cercando di togliersi il secondo filo.
- Molto divertente, Merlin, davvero - brontolò, zampettando su un piede solo fino a toccare il muro con il sedere, riuscendo finalmente a bilanciarsi.
Arthur borbottò ancora, liberandosi e tornando all'albero, sistemando le luci fino alla punta.
- Sono pronte. Se spegnete la luce vediamo come lo ho messe.
Il moro si alzò e spense la luce, ammirando le lucine bianche fisse sull'albero.
- Sono bellissime, Arthur. - Si affiancò al biondo, stringendogli la mano, mentre Morghi camminava verso l'abete.
Le lampadine colorate si accendevano a intermittenza, dando ancora più risalto a quelle bianche fisse.
- Mi piace! - urlò Morgana, sedendosi e cominciando a frugare tra le borse delle compere.
Arthur sorrise, accarezzando il dorso della mano dell'altro, indietreggiando verso la porta per riaccendere l’illuminazione, mentre Morghi si rialzava, sistemando le palline rosse alla base dell'albero.
- Ci andiamo a cantare per le case?
Arthur sgranò gli occhi, guardando la piccina.
Ricordava i tempi in cui la piccola e sua madre uscivano a cantare le canzoncine di Natale, insieme a qualche loro amico; lui di certo non l'aveva mai fatto e non sapeva neanche cantare.
Si girò verso Merlin, speranzoso di un aiuto.
- Forse il prossimo anno Morghi. Puoi chiedere a zia Morgause se ti porta, ne sarebbe felicissima per me.
- Sì! La chiamiamo??
Il moro annuì, andando in corridoio per prendere il cordless.
Quando tornò si avvicinò alla piccola e le allungò l'apparecchio. - Sta già chiamando.
Morgana lo sistemò all'orecchio, gridando un poderoso "zia" quando la donna rispose.
- Mi devi un favorone, Arthur Pendragon - sussurrò il babysitter, mentre Morgana si era diretta in cucina, parlando delle canzoni natalizie.
Arthur sorrise e si avvicinò al moretto, baciandogli le labbra.
- Va bene così?
- Non penso basterà - rispose Merlin.
Arthur sbuffò e annuì sconfitto.
- Va bene, come vuoi tu - mormorò, guardando Morgana in cucina per poi tirare il moro a sedersi sul divano.
- ... Devo parlarti di una cosa.
- Qualcosa non va? - domandò preoccupato l'altro.
- Ecco... - iniziò il biondo - Tu... vuoi... bambini?
Merlin lo fissò per un lungo istante; la domanda l'aveva completamente spiazzato.
- Lo sai che a me piacciono molto Arthur, ma abbiamo Morgana con noi.
- Ecco... - Arthur si morse un labbro, non sapendo come chiederlo. - Intendevo - riprese, - se ne vuoi di tuoi.
- Oh. - Merlin gli strinse la mano. - Dipende, tu ne vorresti?
- Io non posso darteli - rispose un po’ fiacco Arthur. - Questo è il problema.
- Arthur, non capisco. Perché non potresti?
Il biondo alzò un sopracciglio.
- Merlin, siamo due maschi. Eppure dovresti averlo studiato il corpo umano...
- Ehm, tu lo sa che esiste una cosa chiamata adozione, vero? - replicò con uno sguardo divertito il moro.
Il biondo si morse il labbro.
- Merlin, intendo bambini tuoi. Non adottati - enfatizzò.
- Io voglio un bambino nostro - concluse Merlin.
Arthur arrossì leggermente.
Non era un grande amante dei bambini e Morgana gli bastava, ma per Merlin avrebbe fatto questo e altro.
- Va bene. - Gli sorrise, avvicinandosi e baciandogli le labbra. - Ne adotteremo.
Il moro ricambiò il bacio, appoggiandosi contro il corpo del biondo. - Non bruciamo le tappe. Occupiamoci di un monello alla volta.
Arthur se ne sentì sollevato. - Come vuoi tu. È che... Perci ha detto che sei bravo con i bambini e quindi... ci ho pensato - commentò, grattandosi la testa.
Merlin lo fissò, era davvero adorabile quando non sapeva che dire, ma non glielo avrebbe mai confessato.
- Non vedo l'ora di stare di nuovo da soli.
- E tu vuoi adottare un bambino - ridacchiò Arthur, accarezzandogli una guancia.
- Prima ci divertiremo un po' - chiarì il moro, avvicinandosi e mordicchiandogli le labbra.
- Merlin! - Morgana era apparsa davanti a loro senza preavviso. - Zia Morgause dice che va bene, abbiamo già deciso le canzoni.
- Oh, va bene. - Il moro si spostò da Arthur alla velocità della luce.
La piccina sorrise e si sedette davanti a loro, riprendendo a scegliere le foto per le palline trasparenti, mentre Merlin fissava il biondo confuso: si sarebbe aspettato una reazione da Morghi.
Arthur fece spallucce e guardò le palline, pensando a un modo per nasconderle agli occhi di tutti.
Il babysitter sospirò, potevano anche bisticciare tutto il giorno ma i Pendragon erano praticamente identici.
- Voglio la foto dove io e Arthur siamo sulla ciambella in piscina.
Arthur annuì, alzandosi e dirigendosi all'albero.
- Apro i rami così puoi cominciare ad addobbare l'albero, okay?
- Sì! - urlò Morghi. - Le palline trasparenti in cima!
Il biondo fece un rumorino di disapprovazione e cominciò ad aprire i rami borbottando.
La bambina e Merlin ricominciarono a scegliere le foto e alla fine tutte e sei furono pronte: foto di loro tre all'acquario, ad Halloween e alla cena di gala, lei e Arthur al parco giochi e in piscina e lei e Merlin al centro commerciale.
Morghi afferrò le palle e il moro la prese in spalla.
- Tutte in alto - disse il babysitter, accostandosi all'abete con la piccina.
Morgana annui e cominciò a sistemarle.
Arthur fissò i due darsi da fare e iniziò a pensare a come abbassare le palline verso la fine dell'albero senza farsi notare.
Doveva solo aspettare che il magico duo non guardasse.
- Bene. - Merlin mise a terra Morgana una volta finito. - E ora tutto il resto! - Iniziò a frugare nelle borse degli acquisti.
- Arthur, dacci una mano - brontolò Morghi, prendendo in mano le renne in feltro.
- Certo...- mormorò il biondo, spostando un pallina con le foto in basso mentre i due non guardavano.
Merlin lo notò trafficare e si voltò verso di lui sospirando.
- Rimettila a posto, Arthur Pendragon.
Il biondo riacchiappò la pallina e la rimise al suo posto borbottando.
- Perché non le vuoi in cima? Sono tanto belle.
- Stupende - brontolò ancora il biondo, prendendo un paio di palline e sistemandole.
- Non sei orgoglioso del tempo che passi con noi? - domandò confuso Merlin.
- Certo - rispose Arthur.
- Allora perché non farlo vedere a tutti? - Gli sorrise.
- Come darti torto. - Gli rifilò il biondo di rimando.
- Sai, mi ricordi tanto Brontolo dei sette nani.
Si sentì la risata di Morgana dall'altra parte dell'albero e anche Merlin rise, per poi afferrare una pallina di loro tre all'acquario e spostarla più in basso, tra quelle colorate.
Arthur decise di non rispondere e attaccò le palline, cercando il modo di abbassare quelle con le foto.
Merlin prese la pallina con la foto di loro tre alla cena di gala e gliela allungò. - Su, mettila dove vuoi.
Il biondo lo guardò, prese la pallina e la mise in fondo all'albero.
- Puoi spostare anche le altre, ma non nasconderle tutte, mi raccomando.
- Va bene - borbottò in risposta Arthur, continuando ad attaccare le decorazioni.
Morghi si spostò dal lato del fratello, fissandolo con i suoi occhi da cucciolo.
Arthur la guardò avvicinarsi e alzò un sopracciglio. - Sì?
- Merlin ha detto che ha trovato delle renne tanto belle da mettere in giardino su in soffitta. E anche i ghiacciolini con le lucine...
Arthur guardò il moro e sospirò.
- Le vado a prendere.
Merlin si spostò dall'altra parte dell'abete per resistere alla voglia di baciarlo. - Stasera ti cucinerò l'arrosto che ti piace tanto.
Il biondo sorrise e si avviò verso le scale. - Grazie.
 

 
Arthur aveva deciso, dopo vari giorni di continui ripensamenti, di affidare a Merlin una delle auto della sua azienda. Non aveva ancora trovato il modo di dirglielo, ma prima voleva testare le sue abilità alla guida.
La fantomatica lezione per Merlin era arrivata: Arthur aveva portato, insieme al babysitter, Morgana a scuola e poi si era diretto con il corvino nello spiazzo del parcheggio del Pendragon Industries.
Come da copione il biondo era sceso dalla macchina, aveva dato un bacio alla Mercedes e pregato tutti i Dei conosciuti o meno che l'automobile tornasse intera sotto il suo sedere.
- Bene, Merlin - mormorò una volta di fianco al finestrino dell’altro. - È il tuo turno di guidare. La prima cosa che devi fare è sederti al posto di guida.
Il moro, che l'aveva guardato senza capire che stesse facendo, alzò un sopracciglio. - Cosa?
- Beh, pensi di guidare da lì?  - chiese il biondo, indicando il posto del passeggero.
- Guidare? - domandò confuso Merlin, per poi iniziare a impaurirsi. - Stai scherzando, vero?
- Dovrai rimparare prima o poi, no? Forza, forza. - Lo incitò Arthur.
- Praticamente non ho più guidato da quando ho preso la patente... Non credo sia una buona idea. E poi tu non mi sembri l'istruttore ideale.
- Vedrai che è facile.  - Si rassicurò il biondo. - E poi nessuno è meglio di me.
Il moro aprì la portiera titubante e girò attorno all'auto, sistemandosi sul sedile del guidatore. - E se rovino la macchina?
- Te la metterò sul conto. - Sorrise Arthur.
Merlin deglutì, mentre regolava il sedile e allacciava la cintura. - La accendo?
- Pensi di guidarla spenta? - domandò il biondo.
Merlin sbuffò, girando la chiave per accenderla, tenendo premuto freno e frizione.
Il motore si accese e il babysitter spostò il piede sull'acceleratore.
Sfortunatamente si scordò di togliere il freno a mano e l’auto emise uno strano cigolio.
- Ops - sbiasciò imbarazzato, abbassando il freno.
Arthur alzò un sopracciglio, ma fece di niente. - Andiamo.
Il moro rischiacciò l’acceleratore, ma non diede abbastanza gas e l'auto dopo un breve saltello in avanti si spense.
Merlin si mordicchiò nervosamente il labbro, voltandosi piano verso Arthur, ma l’altro ridacchiò.
- Riprova - mormorò.
Merlin rispense il motore e riaccese. Accelerò al massimo, ma non avendo inserito la marcia l'auto non accennava a muoversi.
- ... Merlin. - Lo chiamò Arthur - La marcia.
- Oddio, è vero. - Il moro schiacciò la frizione e la inserì, spingendo poi l'acceleratore ma la macchina si spense.
Il biondo sospirò.
- Spegni la macchina. Premi la frizione. Metti la prima. Accendi la macchina tenendo premuta la frizione - ordinò.
Il moro ubbidì, fermandosi con la prima inserita, piede sulla frizione. - Ora?
- Ora... - rispose con calma Arthur, - solleva il piede dalla frizione e nello stesso tempo abbassi il piede sull'acceleratore.
Merlin accelerò e l'auto finalmente iniziò a muoversi alla velocità di una lumaca. - Dove devo andare?
- Prima metti la seconda. - Gli comunicò il biondo. - La prima serve solo per partire, non ricordi?
- Sì, giusto. - Il babysitter inserì la seconda, passando a una andatura da tartaruga.
- Fa il giro del parcheggio evitando le colonne - disse Arthur indicando il posto. - Così poi passiamo alla terza.
- No.
- No, cosa?
- Le colonne.
Arthur alzò un sopracciglio. - Merlin, ce la fai a fare un discorso sensato?
- Se prendo contro a una colonna mi ucciderai.
- Certo che lo farò - sorrise il biondo.
Merlin frenò di colpo, sobbalzando nel sedile. - Posso tornare a scuola guida e prendere qualche lezione lì, no?
- Perché dovresti quando hai me? - domandò Arthur.
- Non voglio farti arrabbiare... O perdere la pazienza. E sono sicuro che accadrà una delle due cose.
- Ma no - rispose il Pendragon - Non lo farei mai. Su, partiamo.
Merlin diede gas, ma il piede gli scivolò e l'auto si spense di nuovo.
Arthur guardò davanti a sé e sospirò.
- Riprova.
Merlin spense e riaccese per la terza volta ormai, ripartendo lungo il parcheggio. - Comunque questo non è un luogo appropriato. Potrebbe sbucare un pedone e io lo trancerei...
- Metti la seconda - rispose il biondo ignorando la domanda. - O dovrò ricomprare l'auto per il motore fuso.
Il moro inserì la seconda e arrivò ai trentacinque all'ora, girando in tondo lungo il piazzale. - E poi non ha senso ciò che stiamo facendo. Io non ho un auto.
- È sempre comodo saper guidare. Metti il caso che io mi senta male, faccio guidare Morgana? - enfatizzò Arthur. - Beh, probabilmente è più brava di te. - Si rispose da solo.
- Sei sempre di supporto, tu. Ma non hai davvero qualcosa, no? - Il moro inserì la terza, guardandolo con la coda dell'occhio.
- Certo che no - sospirò Arthur. - Gira lì, andiamo nell'altro parcheggio. Mettiti lì.
Merlin sterzò di getto, parcheggiando dove l'altro gli aveva indicato. - Abbiamo finito? - chiese entusiasta.
- Sì - rispose l'altro sorridendo. - Guarda cosa c'è accanto a te - proseguì, indicandogli di guardare fuori dal finestrino.
Merlin si voltò, trovando una vecchia Honda rossa, con tanto di pubblicità aziendale sul fianco. - Non dirmi che l'ho urtata.
- No - replicò Arthur. - È tua.
- Come?
- Certo! - affermò il biondo - È un mio regalo.
Merlin squadrò di nuovo la macchina: doveva essere un modello di qualche anno fa e i colori della scritta pubblicitaria era alquanto sbiaditi, per non parlare di alcune leggere ammaccature nella carrozzeria.
- È bellissima, Arthur, grazie di cuore. - Il babysitter si gettò al collo del biondo, stringendolo a sé.
Il biondo sorrise. - Sono contento ti piaccia.
- Moltissimo. - Merlin guardò l’altro sorridendo. - Ma non la guiderò fino a casa, sia ben chiaro.
- Ma come? Ma devi farlo!
- Non voglio morire sul mio regalo di Natale - chiarì, avvicinandosi al biondo e posandogli un bacio sul collo. - E poi se risparmiamo tempo possiamo stare un po' da soli, no?
Arthur arrossì di colpo e si trovò d'accordo con Merlin.
- Quando hai ragione... Hai ragione.
Merlin si sistemò sul sedile, felice della vittoria. - Uh, mi sono dimenticato di dirti che oggi io e Morghi usciamo.
- Uscite? - domandò di rimando il biondo, mettendo in moto la macchina. - E dove andate?
- Compere - disse risoluto il moro.
Arthur alzò poco convinto un sopracciglio e annuì. - Posso venire anche io?
- No - replicò deciso Merlin, sorridendo leggermente.
Arthur alzò ancora il sopracciglio. - Perché?
- Ti annoieresti e non faresti altro che sbuffare. E poi a Morghi piace molto Gwaine. - E come potrei prenderti un regalo se ci sei anche tu?
- Gwaine? Verrà anche lui? - Si stupì il biondo, uscendo dalla superstrada.
- Beh, qualcuno ci deve accompagnare. Poi voglio prendere qualche pensiero ai ragazzi e lui può consigliarmi.
- Se ti fidi di lui - borbottò Arthur, storcendo la bocca.
- Può anche essere un po' burlone ma vi conosce bene. - Merlin diede un leggero bacio sulla guancia del biondo. - Non essere geloso.
- Non lo sono - brontolò ancora Arthur, imboccando il garage. - Solo che volevo stare con te.
- Oh, beh... Stasera sicuramente Morgana sarà stanca e potremmo coccolarci un po'. - Merlin scese dall'auto e si diresse rapido di fianco all'altro. - In fondo, abbiamo qualche oretta per noi anche adesso.
Il biondo arrossì ancora e annuì girando lo sguardo. - Ti raggiungo dentro.
 

 
Il pomeriggio con Gwaine era stato un totale disastro: l’amico aveva combinato più pasticci di Morgana, ma almeno erano riusciti a comprare tutti i regali, visto che la festa di Capodanno con gli amici era alle porte; Arthur aveva spiegato al babysitter che era una tradizione seguita fin da ragazzi, ma ciò che spaventata di più Merlin durante quelle feste era la cena con gli zii del biondo. Per quanto la sera del ventiquattro sembrasse lontana, quella sera era arrivata.
La casa di Morgause e Agravaine era davvero magnifica, e più che casa era una fantastica villa a due piani.
Arthur si avvicinò al cancello e suonò il citofono. Dall’apparecchio si sentì un rumorino stridulo e poi una vocetta dolce.
 - Sì?
- Siamo noi - rispose Morgana, urlando dal sedile posteriore.
- Oh, cara! Entrate e parcheggiate nel garage, Agravaine ha lasciato un posto per voi.
Il biondo chiuse il finestrino ed entrò quando il cancello si aprì.
Gli occhi di Merlin sembrarono illuminarsi davanti a tutta la villa adornata: ogni angolo, ogni muro, era stato rivestito da fili colorati e un grazioso “Buon Natale” torreggiava sulla parte del tetto più alto.
- Quest’anno non hanno messo le renne nel giardino, me lo ricordo che le mettevano sempre!
- È vero - osservò Arthur.
- Le renne? - chiese Merlin, alzando un sopracciglio.
- Morgause aveva questa fissa per il carro di Babbo Natale trasportato da delle renne piene di luci. Da qualche parte ho ancora la foto di Morgana con loro.
- È un peccato che non le abbiano messe anche quest’anno allora.
Arthur annuì, entrando nel garage e parcheggiando.
Merlin uscì dalla macchina e aprì la portiera posteriore, slacciando Morgana dal seggiolino per farla scendere.
- Dici che se glielo chiedo le mettono?
- Puoi provare - sorrise il corvino, aggiustando il vestitino della bambina.
Morgana sorrise e mano nella mano uscirono dal garage, passando sotto un portico ricco di luci, avvicinandosi all’entrata della villa.
Morgause era alla porta e sorrideva, fasciata da un bellissimo tubino color ghiaccio, con i capelli raccolti in una cipolla alta. - Benvenuti.
Morghi abbracciò la zia, entrando poi in casa con Merlin dietro.
- La ringrazio per questo invito.
Morgause sorrise e poi guardò il biondo.
- E tu, Arthur? Non mi saluti?
- Certo, certo… Buonasera, zia.
Un abbraccio timido prese vita tra i due ma poi divenne più caldo. Arthur la strinse un po’ di più e così fece Morgause. Non voleva ammetterlo ma gli era mancato tutto quello.
Il moro osservò la scena stupito: Morgause sembrava trasformarsi dal lavoro a casa; ricordava ancora lo sdegno con cui l’aveva trattato durante il suo tentativo da segretario, ma ora sembrava una perfetta zia vizia nipoti.
- Che bello l’albero zia! - urlò Morgana una volta intravisto l’albero nel salotto, saltellando sul posto, mentre Merlin annuiva.
- Grazie - sorrise Morgause, chiudendo la porta e prendendo i giacchetti degli ospiti.
- Allora siete arrivati - mormorò Agravaine, scendendo dalle scale e presentandosi in un perfetto smoking nero.
- Ciao, zio! - Morgana sorrise, avvicinandosi e salutando l’uomo.
Quella dolce villetta prese vita quando tutti i partecipanti si salutarono; Arthur si stava sciogliendo piano e Merlin ne era davvero contento.
La casa era grande e accogliente, e dei magnifici centrotavola fatti con stelle di Natale erano presenti quasi ovunque: al centro contenevano delle alte candele rosse e davano quel tocco natalizio in più.
Davvero una bella casa.
Si accomodarono in sala da pranzo e Merlin osservò le posate d'argento, aggiustandosi per la terza volta la cravatta nera; Morgause si era davvero addolcita, ma quella donna gli incuteva qualche timore.
- Come è andato il giro di ieri nel quartiere? - domandò Agravaine alla bambina.
Morgana si agitò sulla sedia, ma non riuscì a rispondere per via delle noccioline che aveva in bocca.
Morgause sorrise. - Perfetto, Morgana ha una voce bellissima. L'anno prossimo vogliamo anche tu e Arthur con noi, però.
Il biondo sgranò gli occhi e girò il viso, ovviamente contrario alla cosa.
- Mi ricordo quando Ygraine lo obbligò. Devo avere ancora la foto dove ha il cappello da Babbo Natale e la campanella. - Agravaine sorrise al flashback, ammirando il nipote. - Ma è stato tanti anni fa.
Merlin appoggiò la mano su quella di Arthur sotto il tavolo, preoccupato che il ragazzo si incupisse.
- Già...  - mormorò il biondo.
Fece la sua entrata la cameriera della villa, una ragazza minuta dai lunghi capelli rossi raccolti in una treccia ordinata.
- Bene, sono arrivati gli antipasti. - Agravaine sorrise, mentre la cameriera serviva il salmone con caviale e formaggio alle erbe.
Morghi osservò dubbiosa le uova nere, per poi assaggiarne una manciata.
- Bleah! - pronunciò, per poi pulirsi la lingua col tovagliolo.
- Morghi. - Merlin sgranò gli occhi. - Non si fa così.
La bambina si fermò con la lingua attaccata al tovagliolo, squadrandolo enigmatica.
- A quanto pare il caviale non è cibo per bambini - ridacchiò Agravaine.
- Mangia solo il salmone - mormorò Arthur.
Morgana annuì, inghiottendo un pezzo di pesce con un po’ di formaggio sopra, leccandosi poi i baffetti. - Questo è buono!
Il moro sorrise e le pulì il viso. - Fa’ bocconi piccoli, però.
- E tu, Merlin, come trovi la cena? - Morgause lo squadrò.
- Oh, è tutto ottimo - farfugliò, mentre Arthur sorrideva nel vederlo impacciato: lo trovava oltre modo delizioso in queste circostanze.
- Allora domani rimarrai di stucco al club, il buffet è ogni anno più ricco - aggiunse Morgause.
- Non vedo l’ora - mugugnò Merlin, mentendo palesemente; quel posto non gli piaceva molto.
- Non so se andremo - chiarì Arthur, vedendo l’indecisione dell’altro. - Morgana potrebbe annoiarsi.
- Potreste lasciarla da noi. Pensavamo di disertare e andare al ranch a controllare i cavalli.
- I cavalli! - esultò Morghi alle parole dello zia, come se la decisione fosse già ovvia.
- Tu sei il presidente del club, non puoi non presentarti - rimbeccò Agravaine, alzando un sopracciglio.
- Sarei comunque andato al discorso - sbuffò il biondo.
La cameriera riapparve dalla cucina, e dopo essersi accertata che tutti avessero finito con l’antipasto portò via i piatti, sfoderando sempre un lieve sorriso.
- Allora di sicuro andremo - continuò Arthur dopo l’interruzione. - Visto che Morgana ha già deciso per i cavalli.
Gli occhi della bambina si illuminarono, ma ebbe un attimo di esitazione a confermare la proposta del fratello. - Ma i regali?
- Stasera torneresti a casa con noi, quindi domani mattina avrai tutto il tempo per scartarli. Sempre che tu sia stata una brava bambina.
- Io sono stata bravissima - rispose lei orgogliosa col nasino all’insù, facendo ridere gli zii.
- Uh, il tacchino. - Agravaine si alzò e lasciò che Sefa posizionasse il piatto davanti a lui. Afferrò poi coltello e forchettone e iniziò a tagliare a dovere fette di egual misura. - Il ripieno è ai mirtilli - aggiunse, prima di servirlo agli altri.
Merlin ne addentò un piccolo pezzetto, prendendone poi subito un altro morso. - Dovete passarmi la ricetta - pronunciò entusiasta.
- Non penso che Sefa abbia problemi - comunicò Morgause sorridente. - Ti piace?
- È squisito, e poi Arthur adora la carne, potrei cucinarglielo per altre occasioni.
Il biondo alzò il viso dal piatto sentendosi nominare, facendo bella mostra della sua bocca piena. Deglutì. - Come?
Agravaine scoppiò a ridere. - Sembra che Merlin ti conosca da una vita, Arthur.
Il nipote arrossì e tossicchiò, mentre Merlin strofinava la sua mano sul ginocchio dell’altro.
- Arthur non ha gusti difficili - spiegò il babysitter, aggiungendo una buona porzione di patate ai piatti dei due Pendragon.
- Merlin ci obbliga a mangiare le verdure. - La piccina arricciò il nasino e le labbra al sol ricordo. - E le nasconde, così ci imbroglia.
- Non è vero. - Si difese subito lui.
- Morgana ha ragione - intervenne Arthur. - Tu bari - disse sorridente, mentre l’altro taceva imbarazzato. Non erano cose da dire davanti ad altri.
- Mi piacerebbe passare una giornata a casa vostra, sarebbe sicuramente divertente. - La zia ridacchiò fissando i tre.
- Potreste venire durante le feste - abbozzò il babysitter, rivolgendo uno sguardo interrogativo ad Arthur.
- Sì, l’azienda sarà chiusa ancora per qualche giorno - replicò il biondo.
- Ma niente verdure! - Morghi si imbronciò, mentre mangiava l’ultimo pezzo di tacchino, seguito da una patata. - Solo cose buone.
- Sono d’accordo. - Arthur sorrise vittorioso al moro.
- Va bene - sospirò Merlin sempre rosso.
- Siamo davvero felici che tutto stia andando nel verso giusto. - Agravaine appoggiò la mano sulla spalla del nipote, rassicurandolo con lo sguardo.
Il biondo lo squadrò perplesso; possibile che i suoi zii avessero captato qualcosa? Forse Agravaine si riferiva solo al fatto di vederlo finalmente godersi una famiglia.
- Grazie, zio - mormorò.
Rapidamente il tacchino lasciò posto al dolce, mentre la piccina raccontava dei vicini e delle canzoni.
- Posso avere la crema? - domandò, arrestando il racconto delle luci colorate della quarta casa del quartiere.
- Certo. - Merlin lasciò cadere una buona dose di crema sulla fetta di pudding della bambina, aggiungendone un po’ anche al suo piatto poi.
- Ne mangerei altre due porzioni - commentò, assaporando già la fetta del bis.
- Non ci vedo nulla di male, sei tanto magro. - Morgause gli riempì di nuovo il piatto, guadagnandosi un’occhiataccia dal nipote.
- Quando ho tentato di prenderne un’altra io mi hai bacchettato le mani - borbottò il biondo.
- Tu hai già abbastanza riserve per l’inverno - brontolò la zia, ma tagliò metà porzione e la passò ad Arthur. - E poi non dire che non ti vizio.
Merlin e Morgana risero, ma Arthur non ci fece caso, intento a rubare anche un po’ di crema.
- Quando hai finito dobbiamo parlare, Arthur - proferì Agravaine, e il biondo avvertì un blocco allo stomaco.
Finì il dolce e poi si rizzò in piedi, seguendo lo zio che si dirigeva verso l’ingresso della casa.
- Direi che noi possiamo spostarci in salotto - suggerì Morgause, mentre Sefa ricompariva per sparecchiare. - Abbiamo acceso il camino ed è stupendo.
Morgana saltò giù dalla sedia e si diresse accanto alla zia; Merlin, invece, osservava preoccupato Arthur che si defilava con Agravaine.
- Vieni, Merlin. Ti faccio assaggiare qualche altro dolcetto - pronunciò raggiante Morgause, stringendo la manina della piccola.
Il moro la assecondò, sperando che non ci fossero problemi in vista.
- È successo qualcosa, zio? - chiese nervoso Arthur.
Agravaine aveva aperto la porta del ripostiglio, cominciando a frugare tra i cappotti. - Hai le chiavi dell’auto qui, giusto?
- Sì, ma che… - Prima che potesse finire lo zio raggruppò tre pacchi davanti ai suoi occhi.
- Visto che Babbo Natale arriva questa notte non potevamo darteli adesso. Quella rosa è di Morgana, azzurro è tuo e giallo di Merlin - comunicò. - Li portiamo in macchina?
- Ok, meglio sbrigarsi. Morgana ha un ottimo fiuto per i regali - rise rallegrato.
Se non fosse stato per Merlin si sarebbe perso tutto questo.
 

 
Merlin spense la sveglia prima che iniziasse a suonare, dando poi un leggero pizzico alla spanda del biondo; lui era già qualche ora che era sveglio, in preda a preoccupazioni che da qualche giorno lo tormentavano.
Arthur sbuffò e si arrotolò nelle coperte, come se l’altro non l’avesse nemmeno toccato.
- Arthur, svegliati. - Gli sussurrò il moro nell’orecchio, mentre lo liberava dal piumone.
Il biondo aprì piano gli occhi, corrugando le labbra. - Che ore sono?
- Le sette.
- Le sette? - Quasi gridò. - Perché mi hai svegliato?
- Dobbiamo preparare i regali di Morghi - spiegò il moro, spostandosi quando l’altro tentò di abbracciarlo. - Su, alzati - disse, mentre si infilava le ciabatte e si dirigeva alla porta.
Arthur si tirò su sfoggiando un indiscutibile broncio, aggiustandosi la maglietta del pigiama. - Vediamo di sbrigarci.
Il babysitter rise e uscì, camminando piano verso le scale; scesero tutti e due e Merlin corse in cucina, intanto che il biondo recuperava i regali nascosti.
Il moro bevve in un sorso il latte lasciato sul davanzale, anche se ghiacciato, iniziando poi a mangiucchiare i biscotti.
- Ho messo i regali sul tavolino in salotto. - Arthur si fermò, osservando i baffetti di latte mischiati a briciole sulla bocca dell’altro; sorrise e si avvicinò.
- Che c’è? - domandò stranito Merlin.
Il biondo non gli rispose, ma gli morsicò il labbro, pulendolo nel frattempo.
- Avrei preferito un tovagliolo - sbiascicò il moro, posando un bacio sulla guancia del biondo.
- Non sarebbe stato divertente. - Arthur rise, ma mentre rideva il babysitter gli mise sotto al naso le carote che avevano lasciato per le renne.
- Addenta.
- Non sono una renna - brontolò lui.
- Ma sei un asino - replicò il moro sorridente.
Arthur stava per borbottare qualcosa, ma sentì dei passettini sospetti dall’androne. Prese velocemente le carote dalla mano dell’altro e diede un morso secco, mandando giù il più velocemente possibile, mentre le rimetteva nel piatto.
- Ho sentito un rumore! - Morgana si precipitò in salotto, notando i pacchetti sul tavolino. - È venuto!
Merlin sbucò dalla cucina con il piatto della sera prima in mano. - Sì, si sono mangiati quasi tutto. - Annuì alle sue parole, mentre Arthur lo raggiungeva.
- Perché non apri i regali? - mormorò il fratello, sedendosi poi sul divano. - Vediamo cosa ti ha portato Babbo Natale. - Sorrise, e anche Merlin prese posto accanto a lui.
- Oh, questi sono per voi, però! - Arthur afferrò il pacco azzurro e quello giallo. - Babbo Natale ha pensato anche a noi.
Merlin alzò un sopracciglio ma poi lesse il biglietto di Morgause e Agravaine sorridendo, cingendo con una mano la vita del biondo.
 

 
- Devo ricambiare in qualche modo, Arthur.
- Si offenderebbero.
- Mi hanno regalato un maglione in cashmere, chissà quanto l’avranno pagato.
- Vuol dire che stai loro simpatico. Comunque loro sono sempre stati generosi con i regali, a Morghi hanno preso la limousine di Barbie - sottolineò.
- Potrei almeno mandare un biglietto di ringraziamenti - mormorò il babysitter.
- Li hai già ringraziati questa mattina quando sono venuti a prendere Morgana.  
- Non mi sembra abbastanza.
- Cerca di non pensarci ora, ci aspetta la festa, e sarà dura. - Il biondo lo tirò a sé, schioccandogli un bacio sulle labbra.
Il moro si scostò sorridente, e fissò le mille decorazioni che adornavano la facciata del club, per non parlare dei valletti nel parcheggio, che si occupavano di parcheggiare le auto.
- Sono fuori posto qui - sussurrò a denti stretti, scrutando gli occhi celesti dell’altro.
Arthur tossicchiò. - Adesso come ti è venuta in mente questa idea?
- Ieri sera ho riflettuto sulla questione dei bambini e su tutto. Mi sono fatto prendere subito dall’entusiasmo, ma abbiamo ancora una marea di problemi da affrontare.
- Vedi, Merlin, ti fa male pensare… - Il biondo lo strinse di nuovo. - Pensa a mangiare e divertirti. - Raggiunse le altre auto in fila e aspettò il proprio turno, scrutando l’espressione titubante del moro. Che cosa gli fosse saltato in mente, ma…
Il valletto aprì lo sportello e Merlin scese, osservando il tappeto rosso che portava all’immenso edificio.
- Metti in pausa quella testaccia - soffiò Arthur, stringendo una manica del suo cappotto per tirarlo verso l’ingresso.
Il moro si sforzò di sorridere e seguì il biondo fino all’interno, dando poi il suo soprabito alla guardarobiera insieme ad Arthur.
- Il discorso è tra una mezz’oretta, intanto potremmo stare con i ragazzi, saranno sicuramente qui intorno.
Merlin annuì e si diresse verso il salone già pieno di gente, adocchiando una faccia famigliare al buffet.
Sorrise fra sé e sé e si accostò alla figura intenta a degustare alcune tartine, mentre Arthur era già stato fermato da alcuni invitati.
- Buon Natale.
- Ehi! - Il castano si girò. - Vuoi? - borbottò con la bocca piena.
- No, Gwaine, ma grazie. Per fortuna queste non sono di pongo.
L’altro si imbronciò, smettendo di masticare. - Hai detto che non l’avrebbe saputo nessuno…
- Infatti non ho spifferato, ma se ci ripenso mi metto ancora a ridere.
Gwaine, durante la visita al centro commerciale, aveva avuto la brillante idea di staccare dalla vetrina di un negozio un paio di caramelle che fungevano da decorazioni. Le aveva scartate velocemente e messe in bocca, senza neppure accorgersi che erano finte, ma appena ne sentì il sapore con la lingua le sputò, davanti gli occhi attoniti di Merlin e Morgana.
- Tu lo sapevi che non erano commestibili - brontolò, mandando giù l’ultimo boccone.
- Sì, ma sono sicuro che tu le avresti addentate lo stesso per accertartene - replicò, allungando un calice di champagne all’amico.
- Spero che tu mi abbia fatto un regalo memorabile per farti perdonare - commentò Gwaine.
Il babysitter sorrise. - Rimarrai a bocca aperta.
Il castano mandò giù lo champagne, tentando di conservare il broncio per far scena, ma fallendo miseramente. - Dov’è Arthur?
Merlin si voltò, scrutando tra la marea di vestiti firmati e smoking neri. - Stava parlando con qualcuno, però non lo vedo più.
- Fare il presidente non è semplice.
- Già, ma spero porterà qualche novità positiva qui dentro.
- Puoi starne certo, Arthur è in gamba.
- Chi è che è in gamba? - Lancelot si intromise tra i due sogghignando. - Non mi piace quando parlate di me alle spalle.
Merlin e Gwaine scoppiarono a ridere, mentre Lance afferrava un bicchiere di champagne. - Vi siete già rimpinzati?
- Io no. - Merlin alzò le mani in segno di resa, mentre Gwaine si impossessava di un voulevant.
Lance continuò a bere. - Mi aspetto lo stesso menù per la festa di Capodanno - chiarì verso il moro.
- Oh, sì. Dovrò cucinare tutto il giorno, allora.
- Io ho preso una marea di fuochi d’artificio! I bambini si divertiranno un mondo - esordì Gwaine.
- Solo i bambini? - Lo punzecchiò Lancelot.
- Con voi due è impossibile parlare - brontolò.
- Dai, andiamo al tavolo. Dobbiamo raggiungere Leon e Percival per cercare di convincere Gaius che non è Babbo Natale. Sta elencando tutte le marachelle che abbiamo fatto da piccoli minacciandoci di riempirci di carbone.
Merlin scoppiò di nuovo in una risata: quel vecchietto era terribile. - Andiamo.
Lancelot fece strada, mentre Merlin lo seguiva con a braccetto Gwaine, che non voleva spostarsi dalle tartine.
- Una volta hanno dipinto le renne del club. Hanno disegnato loro i baffi - enfatizzò scioccato Gaius guardando Merlin.
- Proprio da carbone - rispose lui, mentre Arthur saliva sullo stesso palco che era stato allestito per la sua proclamazione.
- E lui era il più monello di tutti. - Gaius indicò il biondo sul palco e il babysitter si voltò a scrutarlo.
Arthur ticchettò un cucchiaino contro il suo calice per attirare l’attenzione, saltando poi i presenti e cominciando il discorso.
Non era nulla di complicato, un semplice ringraziamento e un augurio di buone feste a tutti, ma Merlin si focalizzò sulla sua presenza su quel palco; sembrava che fosse nato per quei panni, mentre lui non avrebbe voluto altro che correre via di lì.
- Qualcosa non va, Merlin? - domandò incuriosito Lancelot.
- No, tutto bene. Stavo ascoltando - farfugliò, bevendo poi un sorso d’acqua. - Voglio sapere di questi baffi prima che Arthur torni - riprese divertito, mentre i ragazzi lo fissavano perplessi.
 

 
Arthur salutò un’ultima volta e poi imboccò la porta che portava alla sala dove si tenevano le riunioni. Uscì di fretta, non vedendo l’ora di incontrare tutti.
- Carino il discorso. - Alined si spostò dalla colonna dietro cui si era riparato, notando Arthur percorrere il corridoio che ricongiungeva al salone.
- Se era qui non penso che abbia sentito. - Il biondo lo fulminò con lo sguardo. Voleva allontanarsi il più possibile da quel tizio, che altro non era che una doppia faccia.
- Non sarai ancora arrabbiato per quello che ho detto sul tuo babysitter? - rispose lui sorridente, mentre teneva saldamente una coppa di champagne.
- Io non denigro le persone - replicò Arthur, mantenendo a fatica la calma.
- Solo perché ho detto la verità… che quel suo babysitter te lo porti pure a letto. - Rise, lasciando il bicchiere sul davanzale di una delle finestre del corridoio per non farlo cadere.
Gli occhi dell’altro si accesero e avanzò di alcuni passi, vedendo l’ex presidente smettere di ridere e ricomporsi intimidito.
- Se solo osa parlare un’altra volta di qualcuno che mi è vicino la farò sbattere fuori da qui - sentenziò, dirigendosi via da lì in preda alla collera.
Era così arrabbiato che invece di imboccare l’entrata del salone uscì dall’edificio, nel parcheggio ormai deserto, a eccezione dei valletti.
Camminò verso il retro, ammirando il labirinto di siepi adornato da luci gialle, mentre si sedeva su una delle panchine in pietra presenti. C’era freddo, ma non gli importava; si sentiva bruciare.
Più pensava a come risolvere il problema più tutto si aggrovigliava… Per non aggiungere che le parole di Merlin continuavano a rimbombargli in testa.
Persino lui ammetteva di non appartenere a quel posto, ma il moro era migliore di molte delle persone che ora riempivano quel club: il punto è che gli altri non se ne accorgevano.
Se avesse voluto che Merlin fosse visto alla pari da chiunque altro in quel posto avrebbe dovuto fare qualcosa; voleva davvero un futuro insieme per loro due.
Tirò fuori il cellulare dalla tasca e scrisse un messaggio al compagno, alzandosi poi dalla panchina, visto che ormai iniziava a sentire l’aria gelida della serata.
Merlin sentì la coscia vibrare e afferrò il telefono dalla tasca, leggendo confuso il testo di Arthur.
- Qualche problema? - chiese Percival.
- È per Morgana? Hai detto che è con gli zii, giusto? - aggiunse Lancelot.
- Eh? - Il moro scosse il capo facendo ordine nei suoi pensieri. - È Arthur, ha bisogno. Torno subito. - Si alzò e si allontanò dal tavolo sorridendo, cambiando poi espressione quando diede le spalle agli amici.
Recuperò il suo cappotto e si accorse che quello del biondo era appeso accanto al suo. Chiese gentilmente alla guardarobiera di dargli anche quello, e poi corse sul retro, intravedendo l’altro camminare nel patio prima delle siepi.
- Arthur! - Gli corse incontro, spostandosi immediatamente alle sue spalle, per aiutarlo a infilarsi il soprabito. - Stai tentando di ammalarti? - domandò contrariato.
Il biondo non rispose, stringendo il tessuto attorno al suo petto.
- Di cosa devi parlarmi? - continuò il moro, facendo voltare l’altro verso di sé.
- Ho pensato a quello che hai detto e hai ragione - disse conciso Arthur. - Non voglio che tu ti senta più fuori posto qui. - Afferrò l’altro per un polso e lo trascinò nel labirinto dietro di loro, nascondendosi dietro il fogliamo sempreverde.
Merlin lo guardò perplesso, ma Arthur lo strinse a sé, lasciandogli una scia di baci sul viso, soffermandosi poi sulle labbra.
Il babysitter gli sorrise e gli fasciò le spalle con le sue braccia. - Era questo che dovevi dirmi?
Arthur scosse la testa. - Ci ho pensato e ho deciso. Sei licenziato.
- Come?! - urlò Merlin.
- Non voglio più che tu sia il babysitter di Morgana - rispose il biondo.
Il moro si distanziò subito senza parole; aprì la bocca più volte, ma non riusciva a pensare niente di sensato.
Arthur colse quella memorabile occasione per stringere le mani di Merlin, riavvicinandolo a sé. - Voglio che tu riprenda gli studi. Te li pagherò io, poi quando diventerai un medico eccellente mi ridarai tutto. E so che tu sarei eccellente.
Merlin continuava a guardarlo senza parlare, ma strinse leggermente le mani del biondo.
- Voglio che tutti vedano quanti vali e quanto sei speciale.
- Per riprendere gli studi dovrei allontanarmi da voi, e non per qualche giorno, ci hai pensato? - replicò l’altro ancora titubante.
- Sistemeremo tutto - replicò Arthur. - Ti fidi di me?
Il moro annuì.
- Mi ami? - domandò il biondo sorridente.
- Sì - rispose senza esitazione Merlin.
- Allora troveremo una soluzione, tutto si sistemerà. - Arthur lo baciò e Merlin ricambiò, appoggiandosi poi alla sua spalla.
- Per un attimo ho pensato che volessi sbarazzarti di me.
- Mai - pronunciò repentino Arthur, avvinghiando le mani ai fianchi dell’altro. - Ti amo.
Merlin si accoccolò contro il calore dell’altro a quelle parole, sperando che tutto andasse nel verso giusto. 

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Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto! Come avrete intuito Arthur e Merlin dovranno affrontare nuove difficoltà…
A presto e buone vacanze :)
  
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