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Autore: FueMarmalade    27/08/2016    1 recensioni
Haruka ½ , continuo dell'omonima serie Ranma ½, racconta le vicende del giovane Haruka Saotome: un ragazzo dai capelli scarlatti che si porta dentro sé un orribile segreto, la sua metà bionda e dalle forme a dir poco prosperose.
Figlio di Akane Tendou e Ranma Saotome, un bel giorno farà uno strano incontro e da allora la sua vita, già di per sé un inferno, diverrà totalmente sconvolta all'apice.
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Haruka ½

Haruka stava stringendo a sé quel corpo minuto ed esile, il ché non gli piacque per niente: non fu il fatto d'aver aiutato una persona che era chiaramente in difficoltà a causargli tale sensazione, ma bensì la chiara evidenza che il suddetto individuo fosse una ragazza.

Haruka Saotome odiava le ragazze. Le odiava tremendamente, non riusciva davvero a sopportarle, chiunque loro fossero per lui non faceva la differenza. Non le sopportava e basta.

Nagisa strinse le palpebre e sussultò per l'inaspettato gesto che il ragazzo dai capelli vermigli aveva compiuto nei suoi confronti. D'improvviso, ella avvampò, percependo il calore corporeo e il battito cardiaco altrui.

Erano fin troppo vicini. Non era mai stata così vicina ad una persona prima di allora, nemmeno coi suoi genitori o il suo fratellino più piccolo era mai stata talmente appiccicata, figuriamoci con un ragazzo; per non parlare d'un ragazzo atletico e promettente come il nostro caro Haruka.

Si stava agitando, il viso era divenuto completamente paonazzo; le labbra spalancate e leggermente tremule, gli affilati canini che s'andavano a conficcare sulla carne inferiore d'esse, con una lieve pressione.

«Merda,» il ragazzo ringhiò tra i denti «Se l'è svignata, quel maledetto».

Nagisa alzò piano il volto, finché non ebbe sulla propria visuale il bel delineato viso del giovane Saotome, il quale andò successivamente a lanciarle un'occhiata gelida e diretta.

«Stai bene?» le aveva domandato, mettendosi in piedi e issando senza alcun consenso l'altra. Una volta accertato che i piedi d'ella la reggessero in equilibrio sull'asfalto, Haruka si voltò in direzione del Liceo Superiore ch'egli frequentava, ficcando la mano destra all'interno della medesima tasca della felpa blu chiaro.

La fanciulla sussurrò un flebile «Sì», il viso chino sulle scarpe bianche ginniche a lei appartenenti, le mani che si torturavano l'un l'altra quasi con timore. Un occhio curioso, poi, sbirciò il ragazzo incamminarsi, notando i quattro piercing per tutta la lunghezza dell'orecchio destro: era davvero molto moderno, quel ragazzo. Non indossava nemmeno l'uniforme scolastica; questo stava a significare che lui era... era uno di quei tipi che venivano etichettati come -ribelli-?

Probabilmente”, pensò Nagisa Sarà davvero popolare, tra le ragazze”.

«E-ehi!» lei si guardò intorno velocemente e poi corse dietro al rosso, sfiorandogli accidentalmente un braccio. Lui girò il volto in sua direzione, cominciando a sentire l'irritazione sulle tempie.

La castana inghiottì il groppo ch'aveva in gola, «Vo-volevo ringraziarti, per prima!»

Haruka si fece di qualche passo lontano, l'espressione che non accennava a volersi mutare «Oh,» fece, fissandola «Nessun problema».

Quell'espressione e quella serietà mettevano la timida Nagisa davvero in soggezione: sembrava sul serio che lo stesse distraendo da qualcosa di davvero importante.

«Beh, devo andare» si liquidò immediatamente Haruka, il quale non voleva di certo arrivare in ritardo il primo giorno di scuola.

Così Nagisa rimase immobile, fissando lo sconosciuto ragazzo dai capelli rossi andarsene via con aria indifferente alla faccenda – e a quanto pareva, per tutto ciò ch'egli aveva attorno –.

Ella portò l'attenzione verso Shirokuro, la canide stava facendo capolino da dietro un palo della luce e stava fissando la padroncina con intensità.

Nagisa le andò incontro e, posandole una mano sul capo, sospirò piano, come se qualcosa dentro sé l'avesse delusa.

«Su, bella. Torniamo a casa...»

Shirokuro abbaiò ed infine si mise di fianco alla giovane, pronta ad aiutare la fanciulla a ritrovare la strada per ritornare a casa.


* * *


«Pronto?», Nodoka aveva appena afferrato il telefono senza fili ed aveva accettato la chiamata «Oh, Kasumi! E' davvero bello risentirti, va tutto bene?» la donna rise, portando una mano vicino alle labbra «Sì, anche noi. Tuo padre come sta?»

Nodoka restò a parlare con Kasumi per qualche minuto circa, poi disse: «Beh, certo che ci saremo, mia cara.

A stasera!»

In quell'esatto istante Akane passò per il corridoio, asciugandosi le mani impastate sul grembiule a quadretti rosa e bianchi «Chi era?», domandò quindi, ella.

«Tua sorella Kasumi. Sai com'è apprensiva per certe cose riguardanti la famiglia» Nodoka portò poi una mano sulla guancia, «Cielo, Akane. Ti serve per caso una mano?» le domandò la suocera, mentre la donna dai capelli corvini arrossiva con leggerezza. Sul naso e sulle guance un pizzico di cenere che stava a significare solo una cosa:

La cucina messa a soqquadro.


* * *


«Sono a casa!», esclamò Haruka, rincasando e facendo per togliersi le scarpe rosse.

Akane gli urlò dalla cucina «Bentornato, tesoro!» e Haruka fece spallucce, per poi raggiungere la madre laddove ella era.

«Ciao, mà, nonna» salutò il ragazzo, puntando gli occhi azzurrini sulle due donne «Cosa state facendo?»

«Un dolce per tuo nonno Soun» disse Nodoka, accennando sulle labbra un piccolo sorriso «Te lo sei dimenticato? Oggi compie gli anni, quindi dobbiamo fargli una sorpresa».

Il giovane tacque, così Akane lo avvertì senza troppe cerimonie, «Ti conviene andarti a fare un bel bagno caldo prima di andare: tuo padre e tuo nonno Genma sono già belli che a mollo».

«Okay» fu la risposta secca di Haruka, prima di lasciare definitivamente quella stanza.

«Non trovi anche tu che Haruka sia un così bel tenebroso, Akane?» se ne uscì sognante la più anziana, emettendo un risolino «Così virile!»

La corvina fece cadere la frusta per montare la panna sul pavimento, non appena udì le parole di Nodoka. Akane sbatté le palpebre più e più volte, per poi ridacchiare con un po' d'imbarazzo.


* * *

«Fortunatamente siamo tornate sane e salve... Shirokuro, sei una grande!»

Aveva esclamato Nagisa, strusciando il viso su quello tutto pelo dell'animale, il quale non esitò a scodinzolare per la felicità.

Dopo qualche secondo, ecco che la porta di casa si spalancò, facendo udire alla giovane l'inconfondibile tintinnìo dei campanellini posizionati in alto alla porta, come decorazione.

«Ehi, Nagisa-bella di papà! Siamo tornati!» Ryoga aveva fatto la sua entrata in scena, ed insieme a lui vi erano anche sua moglie Akari, e Hiroshi, il fratellino della timida Nagisa. Quest'ultima s'alzò e andò incontro ai suoi famigliari, felice finalmente di poterli rivedere.

«Come mai ci avete messo così tanto?» la risposta la giovane già la sapeva, ma fare un po' di conversazione famigliare non avrebbe fatto loro di certo male. Ciononostante, doveva rimanere in silenzio riguardo l'uscita clandestina di quella mattina; altrimenti suo padre si sarebbe davvero arrabbiato con lei, e lui non ne avrebbe, di conseguenza, mai più avuto fiducia.

«Tuo padre diceva tanto di aver trovato una scorciatoia», aveva iniziato Akari, i capelli color pece raccolti in un ordinato chignon alto «... e alla fine siamo finiti ad Okinawa».

«E' stato molto divertente, sorellona!» esclamò Hiroshi, ridendo allegramente; il viso così simile a quando Ryoga era un bambino di soli sette anni. Due vere gocce d'acqua, sebbene il piccolo Hiroshi fosse certamente più vivace e spedito: quindi il suo opposto «Un granchio si era impigliato ai capelli di papà e non si scollava più! E' stato uno spasso!»

Ryoga testò se i suoi lunghi capelli fossero ancora intatti: v'era stato parecchio tempo per farli diventare così tanto lunghi, e quel granchio stava per rovinare tutta la sua preziosa fatica durata anni.

«Non ha più importanza, questo!» aveva esclamato l'ormai padre, volgendo il viso altrove per l'imbarazzo. Akari rise leggermente, «Oh, quasi dimenticavo!»
Disse la donna, alzando un indice verso l'alto «Prima mi ha chiamato la
signora Kasumi, ci ha tutti invitati alla festa di compleanno di suo padre. Dato che mi sembrava scortese rifiutare le ho detto che ci saremmo andati: sono sicura che non ci annoieremo, lì a casa dei Tendou!»

Quando ancora erano in macchina, Ryoga quasi non causò un incidente stradale non appena udì quel cognome: avrebbe rivisto Ranma e il suo primo amore Akane dopo tanto tempo, perciò non aveva idea di come avrebbe reagito una volta incontrati faccia a faccia.

Era a conoscenza, tuttavia, che i due avevano avuto un figlio: si chiamava Haruka. Lo sapeva perché l'ultima volta che s'erano visti era stato all'ospedale, quando Akane aveva dato alla luce il pargoletto. C'era anche da dire che quel maledetto di Ranma, quando era stata sua moglie a partorire la primogenita Nagisa, non s'era degnato nemmeno di inviare una semplice cartolina.

Ma nonostante Ryoga Hibiki fosse ormai sposato, quella fetta d'amarezza era stata sin troppo dura da digerire, e non faceva che tormentarsi e sentirsi in colpa per questo: amava Akari, davvero tanto, ed il suo amore era sincero, ma Akane non avrebbe mai potuto dimenticarla, perché egli non ne aveva il coraggio.

Il capo famiglia non disse niente, si limitò solamente a fare un lieve cenno col capo.

«Sono dei vostri amici?» aveva domandato Nagisa, osservando i genitori.

Ryoga le si avvicinò e le scompigliò i capelli con una mano, disegnando sul suo volto un sorrisino

«Una specie».

* * *


«Ecco, lo sapevo!» brontolò Akane «Adesso siamo in ritardo!»

Ranma fece un veloce cenno con la mano e poi disse «Macché ritardo, tu ti preoccupi per niente, te lo dico io!»

«Hai voglia di litigare, per caso?» aveva risposto con prontezza la moglie, tenendo stretto al petto il pacco regalo, mentre Ranma aveva sopra il palmo d'una mano il dolce impacchettato per il festeggiato.

Il codinato girò il capo offeso, borbottando qualcosa di poco carino nei confronti della consorte: Haruka lo udì, ma scelse di far finta di non aver sentito alcunché.

La corvina diede una veloce occhiata agli altri, successivamente fece per suonare il campanello di casa, ma qualcuno aprì l'enorme portone prima del previsto.

«Avvertenza immediata: ti conviene spendere solamente duemila e cinquanta yen, o per te, lo giuro, saranno guai seri».

«Nabiki?!» fece Akane, sgranando di poco gli occhi. La sorella maggiore sbatté le palpebre e subito dopo si rivolse a chi aveva oltre la cornetta «Richiamami, quando hai finito» e dopodiché riattaccò, ficcando lo smartphone all'interno della giacca firmata di pelle nera «Oh, ciao, sorellina. Come va la tua vita da casalinga?»

Akane non poté che guardarla in malo modo, storcendo le labbra, ma assumendo tuttavia un atteggiamento altezzoso: «A gonfie vele, caro il mio avvocato».

Nabiki sorrise, in successione rivolse l'attenzione al ragazzo dal crine scarlatto «Sei davvero molto cresciuto dall'ultima volta che ci siamo visti, Haruka».

«Già», le rispose lui, che per l'occasione aveva indossato una semplice camicia nera e dei pantaloni del medesimo colore: questi eran strappati da davanti, molto moderni per la generazione d'oggigiorno, ma strani per quella che la precedeva.


* * *


«Vi ringrazio tutti di cuore!» Soun dovette trattenere le lacrime per la troppa commozione: Kasumi era stata davvero una brava organizzatrice.

«V-v-v-visto, K-K-K-Ka-Kasumi? E' a-a-a-andato tutto p-p-per il me-meglio...» balbettò Tofu, andando come sempre in brodo di giuggiole ogni volta che aveva di fronte la moglie.

La donna rise dolcemente, congiungendo le mani innanzi al viso.

«Sono così felice» ammise ella, osservando il padre emozionarsi di fronte a tutte quelle persone a lui care.

«Bravo, Soun! Continua così, sono davvero fiero di te! Ha-ha-ha!»

Ovviamente, poteva mancare all'appello il buono e caro vecchio Happosai? Il quale, per ovvi motivi, si era trasferito da Ranma e famiglia.

Soun, che prima era visibilmente allegro, divenne alquanto nervoso e agitato. L'uomo si avvicinò al vecchio e lo abbraccio fortemente: cos'erano quelle che aveva sulle gote? Ancora lacrime di gioia?

«Mi siete davvero mancato, Maestro!»

Erano lacrime di disperazione, a dire il vero.

Kasumi rise leggera «Sapevo che gli sarebbe piaciuto rincontrarlo!» affermò, poi parve sovrappensiero e subito dopo ella s'alzò da tavola «Sarà meglio andare a preparare del thé. Prevedo che la serata sarà un po' movimentata».

Canticchiando, ella sparì nei meandri della cucina.

Intanto, Haruka, che se ne stava seduto in un angolino dell'enorme giardino dell'abitazione, all'aperto, rimase a fissare le miliardi di stelle sconfinate là, in alto nel cielo. Nagisa se ne stava inginocchiata innanzi al laghetto, dove colorati pesci danzavano lenti e inesorabili. Hiroshi si divertiva un mondo ad infastidirli con l'ausilio d'un bastoncino di legno.

«Lo prendo! Lo prendo!» fece il bambino, sbattendo qua e là ciò ch'aveva in mano, facendo schizzare l'acqua un po' ovunque.

«Hiroshi, smettila!» si lamentò Nagisa, alzandosi e allontanandosi prima che il fratellino facesse qualcosa di davvero peggiore e si bagnasse interamente il corpo.

In quell'attimo, ella si strinse per le spalle, puntando lo sguardo sul ragazzo dai capelli rossi.

Certamente era rimasta a dir poco sorpresa nel rincontrare nuovamente quel ragazzo: Nagisa aveva pensato che non l'avrebbe più rivisto dopo quella mattina, e invece, la sorte aveva voluto farli incontrare ancora una volta.
Che strano, a volte,
il Destino.

Nagisa fece per rientrare dentro e sedersi di fianco alla madre, quando, di colpo, si sentì una chiarissima voce sbraitare con disappunto.

«Mi spieghi cosa diavolo significa questa, dannato di un Ranma?!»


   
 
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