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Autore: Looking at the Rainbow    04/09/2016    0 recensioni
La voce di Eleonor ci porta per mano nel castello; ci sono i Malandrini, c'è l'amicizia e la lealtà che forse, per qualcuno, è venuta meno.
Dal testo: "Oggi ho deciso di lasciare che la mente di una vecchia signora si abbandoni docilmente alla corrente dei ricordi.
E prima che questo avvenga, lascio le ultime righe per te, Harry Potter.
Se mai leggerai ciò che sto scrivendo sappi che, un po’ lontano da casa tua, c’è qualcuno che non ti conosce, ma che conosce la tua storia.
Una storia che meriti di sentire, finalmente."
Genere: Avventura, Commedia, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emmeline Vance, I Malandrini, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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               C'era una volta il nostro mondo

Quel primo anno.
Oh, Harry, saprai meglio di me cosa significa il primo anno a Hogwarts.
Una continua scoperta, un perpetuo guardarsi intorno a bocca aperta, l’incredulità sul volto di chi si chiede: “Possibile che proprio io abbia avuto questa fortuna?”
Anche oggi, a distanza di così tanto tempo, lo ricordo perfettamente. Ricordo persino l’accozzaglia di emozioni che mi attanagliavano il petto di fronte ad ogni cosa nuova.
Eccitazione, paura di sbagliare, curiosità, gioia.
C’era tutto.
E oggi, parlandoti di quel periodo, voglio farti spuntare un sorriso sulle labbra.
Perché probabilmente sarai venuto a conoscenza di diversi momenti della vita di tuo padre; i suoi ultimi istanti, il tentativo di salvare te e tua madre.
Eppure sono quasi certa che nessuno abbia mai pensato, nel clima di guerra che fino a qualche anno fa soffocava il Mondo Magico, di raccontarti, ad esempio, come fu la prima lezione di volo di James Potter.
Sono venuta a sapere, dai numerosi articoli su di te, che sei stato Cercatore nella squadra della tua Casa e Capitano, da un certo momento in poi.
Forse saprai, o forse no, che tuo padre adorava il Quidditch con tutto se stesso e che per molti versi hai seguito le sue orme o meglio la scia della sua scopa.
Fu probabilmente un amore sbocciato a otto anni quando volò per la prima volta.
Non ricordo di aver mai visto qualcuno altrettanto entusiasta per qualcosa.
A chi glielo chiedeva, James ha sempre ripetuto: “Mi piace volare perché lì le regole della vita non valgono”.
E anche se Lily sosteneva che fosse un modo come tanti per sfuggire alle norme scolastiche, io sono certa che dietro alle sue parole ci fosse molto altro.
Si sentiva libero, lassù, e non doveva fare i conti con i problemi che, prima o poi, tutti dobbiamo affrontare nella vita.
Era il suo modo per staccare la spina, per pensare, per sfogarsi.
C’è chi piange, chi corre e chi cucina; James volava.
Comunque prima di perdermi in altri discorsi, avevo promesso di raccontarti una storia divertente e così sarà.
La nostra prima lezione di volo si svolse una settimana dopo l’arrivo a Hogwarts, in una mattina tersa e fresca.
Io e James scendemmo a colazione emozionati e impazienti.
Conoscevamo il piacere che si prova stando su una scopa e riuscivamo a farlo discretamente, tanto bastava, nelle nostre menti di undicenni, per farci camminare a testa alta, incuranti delle preoccupazioni altrui.
Tu che sei cresciuto tra i Babbani, Harry, forse puoi capire lo sgomento di chi si trova catapultato nel Mondo Magico, senza averne mai sospettato l’esistenza.
Per me, ma anche per tuo padre, era molto, molto più difficile da comprendere.
Tua madre ad esempio quella mattina, era terrorizzata all’idea di ciò che stava per succedere e continuava a ripetere, adocchiando le scope, che lei, con quelle cose, poteva al massimo pulirci per terra.
Nelle stesse condizioni erano parecchi altri Babbani di nascita e, a dir la verità, l’unica che ricordo perfettamente a suo agio era Mary.
Nel 1971 l’insegnante di volo era una donna rotondetta e un po’ attempata che decise di sottrarsi alle ansie del mestiere quando noi eravamo al terzo anno.
“I suoi nervi non avrebbero sopportato un’altra partita Serpeverde - Grifondoro”, furono queste le sue parole.
Si chiamava Madama Wright, soprannominata da tutti, poco elegantemente - devo ammetterlo - la Pluffa.
Quando arrivammo al campo, Madama Wright ci diede una scopa ciascuno e ci mostrò come farla sollevare da terra.
Quel primo passaggio non creò il minimo problema, né a me né a James.
Lily invece ci riuscì soltanto dopo essere giunta a supplicare il “maledetto aggeggio” di comportarsi bene.
Fatto ciò, con i dovuti inghippi, Madama Wright lasciò davanti a lei una sola scopa e ci mise in fila.
Uno alla volta, avremmo dovuto fare un breve giro in tondo ad un metro da terra per poi riatterrare dolcemente.
Il primo fu Frank Paciock, compagno di stanza di James insieme a Minus, Lupin e Black.
Svolse egregiamente il suo compito e si guadagnò un’occhiata compiaciuta dall’insegnante.
Poi fu il turno di Remus che traballò un po’, ma riuscì a rimanere in equilibrio e di Lily che fece tre quarti del giro ad occhi chiusi e toccò terra un po’ troppo rudemente.
Poi venne Minus, che cadde nell’erba appena dopo essersi sollevato e Black che affrontò la prova in maniera impeccabile, con un ghigno stampato sul volto.
Quando scese mi lanciò con molta poca grazia la scopa, e, credimi, fui veramente tentata di rompergliela in testa.
Conclusi il giro atterrando dolcemente sull’erba e facendo spuntare un sorriso sulle labbra di James.
Passai il mezzo a Mary che stupì tutti con una prova non molto lontana dalla mia che volavo da qualche anno, prova che fu accolta con un applauso da tutti i compagni.
Infine lei mise la scopa nelle mani James.
E fu la fine.
Devi sapere, Harry, che c’erano poche cose delle quali tuo padre andava fiero, e il Quidditch era decisamente una di quelle.
Ogni volta che si toccava l’argomento, finiva per vantarsi per la sua abilità, magari passandosi una mano tra i capelli e garantendosi un’occhiata di genuino odio da parte di Lily.
Quel giorno non fece eccezione.
Prese la scopa guardandosi intorno per catturare l’attenzione e quando fu certo che gli occhi ti tutti fossero puntati su di lui vi salì a cavalcioni.
Si librò in aria in maniera impeccabile.
Il primo mezzo giro fu perfetto.
E poi, semplicemente smise di guardare avanti per fissare lo sguardo su di noi - come a volerci mostrare la sua bravura.
Non si preoccupò minimamente del palo di uno degli anelli che era davanti a lui, ma se ne dovette preoccupare poco dopo Madama Chips, l’Infermiera, quando lo portammo da lei, svenuto e con la testa dolorante.
E così iniziò la carriera del grande James Potter, con un avvenimento che gli costò, negli anni, non poche prese in giro persino da suo padre.
Te lo saresti mai aspettato?
Probabilmente se fosse qui mi odierebbe perché ho appena rovinato la sua intoccabile reputazione, io spero invece di averti regalato un attimo della sua vita che non conoscevi.
E se questo lo mette in ridicolo, forse da una parte è meglio, perché ti sembrerà più reale, più come un genitore da ricordare con un sorriso che come un eroe da cercare di imitare.
E con questo non voglio dire che James non fu un grande.
Dimostrò di esserlo, lo dimostrò non sottraendosi mai ai combattimenti, lo dimostrò con la sua fedeltà per gli amici e con il suo amore per tua madre.
James fu un grande, soltanto non fu perfetto perché la perfezione, davvero, non è umana.
E tu, Harry, hai bisogno di prove concrete che ti dicano che i tuoi genitori erano persone normali, con i loro pregi e loro difetti.
Hai bisogno di sapere che non sei il figlio di due miti, semplicemente perché nei miti i protagonisti sono divinità e non uomini.
Ricordatelo sempre, James e Lily erano persone stupende, ma erano pur sempre persone.
Come te e come me.

 

NdA: Come sempre, grazie per essere arrivati fin qui, e grazie a chiunque abbia voglia di lasciarmi un parere, bello o brutto che sia <3

  
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