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Autore: babyluna    19/09/2016    1 recensioni
"Dammi un solo motivo per cui, ora, non dovrei essere qui.
Solo uno, e giuro che ti lascerò sola, se è quello che vuoi.
Ma se non hai motivo, allora sappi che resterò qui e non me ne andrò mai più."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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NOT ABOVE LOVE

 

 

*

 

 

And I know you're thinking the worst of me

but I hope one day you'lle see

I'm not above love, I just run out of it”

 

                               Not above love, Alunageorge

.

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“Ron, copri meglio l'anello di destra” urlò Harry da un lato del campo.

 

Ron si spostò goffamente verso la porta completamente esposta al tiro della sorella. Ginny sfrecciò verso di lui scartando Serena Wilkins ed evitando un Bolide scagliato da Coote, avvicinandosi pericolosamente all'anello. Rallentò qualche secondo, giusto il tempo di prendere la mira, e lanciò la Pluffa.

La grossa palla rossa volò dritta verso la faccia di Ron, che si era gettato per difendere la porta, e la colpì in pieno. Ron si portò le mani al naso con un'imprecazione.

 

“Miseriaccia, Ginny! Va bene segnare, ma la prossima volta magari cerca di non uccidermi!”

La sorella sbuffò e fece una brusca frenata a mezz'aria.

 

“Non è colpa mia se pari con la faccia, Ron. Per tua informazione, di solito i portieri parano con le mani”.

 

Ron aprì la bocca, pronto a replicare, ma fu interrotto dall'arrivo di Harry, che si interpose fra i due.

 

“Piantatela, è inutile bisticciare. Ginny, sei andata bene, ma smettila di punzecchiare tuo fratello. E lo stesso vale per te, Ron”

 

disse, trasformando lo sguardo compiaciuto dell'amico in un'espressione imbronciata. Ginny alzò gli occhi al cielo e senza aggiungere altro volò a terra, per poi entrare spedita nello spogliatoio.

 

“Al resto della squadra, bravi, avete volato bene. Buggins, accompagna Serena in infermeria, con quel Bolide le hai quasi rotto il naso”

 

Il ragazzino del terzo anno si diresse imbarazzato verso la Cacciatrice, che si allontanò da lui con un “Faccio da sola, grazie”.

 

Harry guardò la squadra avviarsi verso gli spogliatoi, poi scrutò il cielo, accigliato. Non erano andati bene per niente, pensò, ma era essenziale mantenere alto il morale della squadra. Non potevano abbattersi proprio adesso che mancava solo una settimana all'incontro con Serpeverde.

 

Una goccia cadde sui suoi occhiali; grosse nuvole si stavano ammucchiando proprio sopra il castello. Il tempo di novembre sicuramente non aiutava: era da due settimane ormai che pioveva quasi ininterrottamente, interrompendosi ogni tanto solo per illudere gli studenti più ottimisti.

 

Sconsolato, scese a terra, mentre sul campo cominciavano a cadere grosse gocce di pioggia. In spogliatoio, i ragazzi si stavano cambiando in silenzio, ostentando tutti un'espressione delusa.

 

“Potevi evitare di difendere Ginny”

 

gli disse Ron, cercando di sfilarsi la maglia da Portiere.

 

“Non l'ho difesa, e lo sai benissimo”

 

rispose Harry tranquillo, riponendo Pluffa, Bolidi e Boccino nella cassa di legno. Aspettò che tutti uscissero dallo spogliatoio, poi si rivolse nuovamente a Ron.

 

“Abbiamo una partita fra una settimana, e il clima in squadra non potrebbe essere peggiore. Serena sempre arrabbiata, Buggins che si incanta a guardare le nuvole, Marlena che ha litigato con Coote, ora ci mancate solo tu e Ginny che ricominciate a punzecchiarvi e vinceremo sicuramente”

 

Ron sembrò sgonfiarsi, avvilito.

 

“Sì, forse hai ragione.”

 

I due ragazzi uscirono dallo spogliatoio, le scope in spalla.

 

“E' che ultimamente... Non so, questa pioggia mi sta buttando giù. Poi tutti i compiti che abbiamo, e siamo solo a novembre. E Hermione...”

 

Ecco, pensò Harry, ci erano arrivati. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare l'argomento con Ron.

 

“...Hermione sembra non volermi parlare. Non mi saluta, non dice mai nulla.”

 

Harry aspettò che aggiungesse qualcos'altro, ma non lo fece.

 

“Beh, Ron, vedi...”

 

Non sapeva come dire ciò che voleva dire senza ferirlo. Eppure, come poteva? Doveva pesare le parole.

 

“Ultimamente ho notato che tu... le stai molto appiccicato. Troppo, intendo. Credo che ogni tanto, Hermione avrebbe bisogno di stare un po' da sola”.

 

Ron non rispose. Stava guardando a terra.

 

“Non so... Forse dovresti provare a parlarle. Lasciala stare per un po', oppure parlale. Ma non penso che tu facendo così la stia aiutando tanto”.

 

Il ragazzo rispose dopo qualche secondo.

 

“Ah, e così sarei io che non la sto aiutando?” la sua voce era stranamente trattenuta.

 

“Eppure, non mi sembra che neanche tu stia facendo chissà cosa per aiutarla.”

 

Intorno a loro risuonò un tuono; la pioggia stava cominciando a cadere più fitta.

 

“Ron, io non intendevo...” “No, aspetta” Ron si girò di scatto verso di lui.

 

“E poi, aiutarla in... cosa? Sempre con quello sguardo perso, con quel tremare non appena la tocco, io...” fece una pausa e trasse un lungo respiro.

 

“Tu non sai com'è stare con lei. Non sai com'è, abbracciarla e sentirti respinto.” La sua testa scattò, come per scacciare un pensiero fastidioso.

 

“E tu credi che a me questo non importi?” esclamò Harry, seccato.

 

“Mi importa esattamente quanto a te, se non di più. Ed è esattamente per questo che ti sto dicendo...”

 

“No, Harry!” Ron si fermò, la pioggia che gli scorreva sulla fronte.

 

“Io... io non ne posso più. Tu non puoi capire, non...” Il ragazzo sembrò trattenere le lacrime.

 

“Lascia stare.”

 

E detto questo, si mise a correre, ignorando il richiamo dell'amico. Harry rimase lì, con la pioggia che gli scorreva sui capelli e dentro la maglietta, chiedendosi come avrebbe fatto a riaggiustare tutto.

 

*

“Harry!”

 

Hermione gli andava incontro con un sorriso dolce; si fermò ad aspettarlo sulle scale davanti al portone. Harry non seppe se sentirsi felice o seccato della sua comparsa.

 

“Hermione... credevo stessi studiando”

 

Si affiancò a lei, con la scopa e i vestiti gocciolanti sul tappeto dell'ingresso.

 

“No, veramente... Avevo voglia di vederti, e sapevo che avevate gli allenamenti, così...”

 

La ragazza si interruppe e si appoggiò per un attimo a una delle colonne di marmo. Harry notò che aveva il respiro affannoso. D'un tratto, la realtà gli piovve addosso come l'acqua gelata che ancora scrosciava fuori.

 

“Hermione, tu non stai bene” le sollevò il mento con le dita, costringendola a mostrargli il viso.

 

Osservandola sotto la luce, si spaventò. Aveva occhiaie profonde, la sua pelle aveva assunto una sfumatura pallida e le guance erano molto più magre del solito.

 

“Harry, cosa dici...” Hermione gli spostò velocemente le dita dal mento. La sua pelle arrossì leggermente.

 

“Hermione..”

 

“Smettila” disse lei, d'un tratto decisa. “Sto benissimo. Non sono venuta da te per farmi fare un'analisi dettagliata, grazie”

 

Harry si ritrasse leggermente, sollevato nel vedere che si era ripresa abbastanza da rimettersi dritta.

 

“Io... Oh, va bene” sollevò le mani in un gesto di resa, rispondendo allo sguardo arrabbiato di Hermione. Anche quando era arrabbiata, osservò, si vedeva quanto fosse stanca.

 

Salirono le scale senza dire una parola, Hermione a testa alta, ostentando energia; Harry di fianco a lei, mille pensieri che gli vorticavano nella mente.

 

*

 

Neve.

 

Neve, a novembre. Quanto odiava la neve.

 

Fredda, bianca, perfetta. Come lei.

 

Come la figura sinuosa che dormiva profondamente nel suo letto, avvolta in coperte candide.

 

Si passò una mano fra i capelli, che gli ricaddero sulla fronte. Non ci fece caso.

 

La sua mano si posò sul vetro freddo, appannandolo istantaneamente. Quando se ne accorse, la ritrasse, e osservò l'impronta lasciata. Una mano grande, perfetta da stringere e perfetta per accarezzare.

 

Dietro di lui, la ragazza che fino a poco prima stava dormendo nel suo letto gli si avvicinò con passo felpato. Avvertì le sue dita fredde e sottili posarsi sulla sua spalla nuda, facendolo rabbrividire.

 

Era solo un brivido di freddo, si disse. Ed era vero.

 

Le labbra della ragazza si posarono sulla sua schiena.

 

Evidentemente, Astoria non stava dormendo così profondamente.

 

“Astoria” mormorò soltanto, rivolto più a sé stesso che a lei. Vide la propria espressione confusa riflessa sul vetro.

 

Sentì le labbra della ragazza incresparsi in un sorriso gelido sulla sua pelle.

 

Si girò, dando le spalle alla finestra; la bocca di Astoria era più vicina di quanto si aspettasse.

 

La baciò furiosamente, senza pensare a cosa stesse facendo, implorando la ragazza di stare al suo gioco.

 

Astoria fu spostata leggermente dall'impeto del suo corpo, ma rispose ricambiando timidamente.

 

Draco la spinse verso il letto, appoggiandola sulle coperte e sovrastandola con il torace.

 

Non c'era modo migliore di quello per evitare di pensare, ne era sicuro.

 

Erano solo le cinque di mattina. Aveva ancora tre ore per perdersi di nuovo fra le coperte, pensò fra sé e sé, senza rivolgere nemmeno un pensiero alla ragazza che stava baciando.

 

Voleva perdersi nuovamente, e ancora, e ancora, perdersi e non ritrovarsi.

 

E poi svegliarsi come da un lungo sonno, ma voleva essere da solo.

 

Avrebbe voluto, quella mattina, guardare fuori dalla finestra senza la consapevolezza di qualcun'altro nel suo letto.

 

E invece era stato proprio lui a trascinare Astoria nella sua camera, e non sapeva nemmeno il motivo.

 

Sapeva solo che a lei andava bene, e bastava quello.

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Ehi :3 Sono di nuovo io, giah.

Ci terrei a fare due precisazioni: come avete appena letto, questa è la prima parte della storia in cui compare Draco. E qualcuno potrebbe chiedersi: ma cosa cavolo c'entra tutto questo con la storia fra lui e Hermione? Portate pazienza, cari. Tutto a tempo debito. Fidatevi di me ^^

Seconda precisazione: ho cambiato i titoli dei capitoli, come forse avrete notato.

Dato che mentre scrivo io ascolto sempre la musica, credevo che fosse un'idea carina mettere come titolo del capitolo la canzone che ho ascoltato mentre lo scrivevo, così se volete potete ascoltarla leggendo e capirete le sensazioni che ho provato io :3

La canzone di questo capitolo è, appunto, “Not above love” di Alunageorge. Quella del primo è “Everglow” dei Coldplay; del secondo, “The greatest” di Sia.

A presto! Babyluna

 

 

 

 

   
 
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