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Autore: S h a d o w h u n t e r _    22/09/2016    8 recensioni
AU // Malec //
Pazzo, ecco come si definiva, un folle.
Si guardò la mano sporca di sangue secco, emettendo quello che alle sue orecchie giunse come uno strano verso strozzato.
Quel sangue non era affatto il suo, lo sapeva bene, ma era proprio quello il problema.
[...]
Alec non era mai stato il tipo di persona che si faceva coinvolgere, soprattutto in quel genere di situazioni, ma di fronte a quegli occhi verdi, non aveva avuto alternative.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo #6

Russ ritirò le mani all’ennesima frustata, trattenendo a stento una smorfia di dolore: se avesse proferito anche solo una parola, Ezekiel avrebbe continuato ad accanirsi su di lui per tutta la notte.
Tutta colpa di quel dannato bamboccio tutto pompato, che da quando si era immischiato nei loro affari, non aveva fatto altro che portargli guai su guai.
Se solo si fosse comportato come un normale passante, facendosi i fatti suoi e lasciandolo svolgere il suo lavoro, non si sarebbe ritrovato di certo in quella dannata situazione.
Neanche a dirlo, quando erano tornati alla base circa mezz’ora prima, il capo li aveva guardati con una certa soddisfazione, credendo avessero finalmente fatto quanto aveva detto loro.
Inutile dire che quando aveva scoperto che erano stati malmenati per la seconda volta da quel ragazzino disarmato, si era infuriato al punto tale da punirli.
Non solo erano tornati feriti dallo scontro, ma erano anche stati presi a frustate per quello che poteva definirsi il quarto d’ora più lungo della loro vita.
Entrambi avevano la pelle lacerata in più punti, ma non avrebbero osato dire una sola parola per scagionarsi.
Ezekiel aveva tutti i diritti del mondo per arrabbiarsi con loro.
« Possibile che non riusciate a farne una giusta?! » urlò, sbattendo la frusta a terra e facendoli trasalire entrambi.
In quel momento sembrava irriconoscibile, tanto il suo viso era deformato da un’espressione di pura rabbia.
Gli occhi infossati e le numerose rughe d'espressione, lo rendevano ancora più minaccioso di quanto già non fosse solitamente, e le labbra strette in una linea sottile e i capelli incollati alla fronte per via del sudore, contribuivano ancora di più a dargli l'aspetto da folle.
Mai l’avevano visto così tanto arrabbiato.
Anche se non avrebbero saputo dire se fosse per il fatto che si erano fatti infinocchiare per la seconda volta dalla stessa persona, oppure semplicemente perché non aveva ancora tra le mani il suo tanto atteso bottino.
Probabilmente entrambe, pensò Russ, senza accennare a muoversi di un solo millimetro.
« Una cosa vi ho detto di fare, una. » continuò, rigirandosi l’arma tra le mani come fosse chissà quale tesoro inestimabile.
Il che poteva anche essere così per lui, dato che era una delle sue preferite oltre la sua amata pistola.
Aric si morse impercettibilmente il labbro inferiore, dando una leggera gomitata al fianco di Russ senza ovviamente farsi vedere.
Quest’ultimo gli lanciò un’occhiata penetrante, intimandogli con un semplice sguardo di tacere e di non interferire nel suo sproloquio.
« Dovevate uccidere un cazzo di ragazzino viziato, un lavoro semplice e veloce. - proferì sardonico, puntando un dito dall’uno all’altro - Invece, vi siete fatti massacrare come due femminucce. » continuò, riponendo la sua fedele frusta nel cassetto della scrivania.
Ezekiel si stava sforzando disperatamente di riprendere il controllo di sé, altrimenti era sicuro che li avrebbe uccisi seduta stante senza battere ciglio.
Se vuoi che un lavoro venga bene, non affidarti mai a nessuno, gli ribadiva sempre il padre, ed ora sapeva con certezza quanto avesse ragione.
« Ed ora io vi chiedo: perché dovrei essere clemente e risparmiarvi? No. Non vi azzardate a rispondere. » li ammonì, prima che uno dei due aprisse bocca.
Cosa che, ovviamente, non erano minimamente intenzionati a fare; ci mancava solo che lo facessero alterare più di quanto già non fosse in quel momento.
Non ci tenevano affatto a morire, ma di quel passo, la morte non era di certo così lontana.
Russ rabbrividì quando Ezekiel si diresse con passi spediti verso l’armadietto nero delle armi, che lui aveva soprannominato l’armadio delle torture.
Ne aprì un’anta afferrando un qualcosa che non poté vedere, almeno in un primo momento.
Quando poi i suoi occhi si posarono su una 44 Magnum, la pistola preferita del capo, fu colto da un senso di vertigine rischiando quasi di svenire sul colpo.
L’aveva visto utilizzarla molte volte, come se fosse un semplice giocattolo ad acqua, ma non gliene era mai importato un accidente, fintanto che non si era ritrovato a dover temere della propria vita.
Tuttavia, l’unica cosa che poteva sperare in quel momento, era che avesse pietà dei propri scagnozzi e che li lasciasse liberi, in modo da farli riscattare.
« La risposta, però, è estremamente semplice. Volete sentirla? » chiese in maniera retorica, senza voler effettivamente ascoltare ciò che avevano da dire.
Se voleva andare a colpo sicuro, non doveva affidare compiti importanti a degli incompetenti buoni a nulla. Il suo motto era sempre stato quello di sbarazzarsi dei più deboli senza pensarci due volte, perché indegni di vivere.
E in quel preciso istante, nulla avrebbe potuto fargli cambiare idea, neanche la discesa dell'angelo Raziel in persona.
Avrebbe fatto fuori anche lui se solo fosse stato necessario, perché da potente calcolatore quale era, tutto ciò che non gli andava a genio veniva eliminato in un batter di ciglia.
« Vi prego non uccideteci! Risparmiateci per questa volta, possiamo promettervi che faremo d- » Aric si strozzò con il suo stesso sangue a metà frase, sentendo un insolito bruciore espandersi nel petto.
Con mani tremanti tastò il punto che sentiva bruciare, trovandosi subito dopo i palmi imbrattati di un liquido vermiglio.
Annaspò, allungando un braccio verso Ezekiel, poi cadde a terra con un tonfo sordo, sporcando di sangue il lungo tappeto che ricopriva metà sala.
Russ guardò la scena cereo tremando visibilmente, evidentemente scosso da quello scenario.
« Pregare di essere risparmiato, un debole. » esclamò schifato, tirando fuori un fazzoletto di stoffa dal taschino.
Con mani esperte lucidò la pistola, anche se non ve ne aveva assolutamente bisogno.
Poi, riponendola dove l’aveva presa si rivolse a Russ,  con un’espressione di puro sadismo dipinta in volto.
« Sii felice dell’occasione che ti è appena stata concessa. La prossima volta, finirai come lui. » proferì laconico, indicando con un cenno del capo il corpo esamine di Aric.
« Ora và e chiama qualcuno che possa pulire questo schifo. » disse, e Russ non se lo fece ripetere due volte, scappando letteralmente dalla sala.
Ezekiel ghignò, per poi tornare a sedersi sulla sua bellissima poltrona rossa con eleganza, come se nulla fosse accaduto.
Poi, incrociando le braccia sulla scrivania si sporse in avanti, mentre con aria di sufficienza una sola frase usciva dalla sua bocca: « Credo sia arrivato il mio momento. »



Alec tamburellava nervosamente con le dita sulla superficie di legno del tavolo mordicchiandosi le labbra, mentre aspettava che Magnus finalmente si decidesse a parlare.
Quando il ragazzo aveva acconsentito a spiegargli ogni cosa, il moro aveva subito pensato che, dopo giorni passati a fare buchi nell'acqua, una notizia del genere fosse troppo bella per essere vera.
Aveva avuto ragione.
Dal momento in cui aveva dato il suo consenso, difatti, Magnus si era rinchiuso in una bolla di silenzio, da cui sembrava più che intenzionato a non volere uscire.
Alec all'inizio lo aveva lasciato fare, aspettando che fosse pronto a parlare ma la cosa cominciava ad essere seriamente snervante.
« Allora?! » sbottò ad un certo punto il moro, incapace di starsene ancora zitto.
Nonostante si sforzasse di rimanere tranquillo, la curiosità lo stava letteralmente divorando, facendolo diventare più impaziente di quanto solitamente fosse.
Magnus gli rivolse uno sguardo vacuo, giocherellando con la tazzina che aveva davanti.
Per ingannare l'attesa e sopportare il mutismo dell'altro, Alec era arrivato perfino a mettersi a fare il the. Inutile dire che sua grazia gli aveva rivolto un'occhiataccia sprezzante, ma l'aveva bellamente ignorato piazzandogli davanti la bevanda per poi lasciarsi cadere su una sedia accanto a lui.
Magnus sospirò pesantemente, quasi stesse cercando di riscuotersi completamente dalla specie di trance in cui era caduto.
« Bene, cosa vuoi sapere per prima cosa? » domandò infine, quasi rassegnato a quella sua sorte.
Il moro, dopo alcuni istanti di esitazione, pensò bene di porgli una domanda che, oramai da anni, continuava a ronzargli nella mente.
« Perché hai abbandonato la scuola in quel modo? »
Non ci mise molto a capire di aver toccato un tasto estremamente dolente: Magnus sollevò lo sguardo verso di lui, il volto trasfigurato in una maschera inespressiva.
« Questa è l'unica cosa che non ho alcuna intenzione di dirti, né adesso né mai. Non ne ho mai parlato con anima viva e credo proprio che continuerò così. » replicò poi seccamente, ponendo fine a qualsiasi ipotetica discussione prima ancora che potesse sorgere.
Il moro piegò le labbra in una smorfia, lottando contro l'impulso di replicare.
Avrebbe voluto davvero saperne di più, ma il tono gelido dell'altro e la sua espressione lo convinsero a desistere.
Evidentemente, qualsiasi cosa gli fosse successa, doveva essere ancora più grave di quanto avesse potuto immaginare.
Che fosse in qualche modo collegata al senso di colpa che gli aveva letto dentro solo poche ore prima?
Alec si ripromise che, prima o poi, sarebbe riuscito a scoprirlo.
Accantonò momentaneamente quel pensier,o deciso a tornarvi sopra in un secondo momento, dedicandosi a questioni più urgenti.
« Okay, okay. Allora, come ci sei finito in un giro del genere? » gli chiese, cambiando completamente argomento come gli era stato molto carinamente suggerito di fare.
Il volto di Magnus, inaspettatamente, si aprì in un sorrisino sardonico.
« Questa è facile: grazie a Braxton. » gi rispose candidamente, stringendosi nelle spalle.
Il moro inarcò leggermente le sopracciglia, cercando di capire perché quel nome gli risuonasse quasi familiare.
L'illuminazione giunse dopo diversi istanti.
« Ma certo! Era uno dei nomi nella tua rubrica, ecco dove lo avevo già sentito. O letto, dipende dai punti di vista. » esclamò non appena riuscì a trovare una delucidazione al dubbio che si era posto poc'anzi, dimenticandosi completamente di collegare il cervello alla bocca.
Se solo si fosse preso la briga di riflettere un minimo, sarebbe senz'altro arrivato alla conclusione che pronunciare quella frase ad alta voce era tutt'altro che una buona idea.
« Ti sei messo a frugare tra le mie cose? Poi cos'altro vuoi fare, passarmi sotto un metal detector per assicurarti che non abbia armi nascoste chissà dove? Sappi che è una cosa veramente squallida e.. » iniziò a sgridarlo Magnus, per quella che era molto probabilmente la decima volta - minimo - nel giro di appena un'ora.
Alec lo interruppe con un gesto della mano, quasi a scacciare via un insetto fastidioso.
« Sì certo, è stata davvero una brutta cosa: disonore su di me e su tutta la mia famiglia. Ora potresti, che so', dirmi chi è questo tizio? »
Magnus gli scoccò un'occhiataccia, decidendo però di far cadere l'argomento; forse si era stancato di gridargli contro.
« Braxton è uno dei pezzi grossi nella nostra organizzazione, ha una più che discreta influenza nel decidere con chi trattare. Non che la cosa sia poi così scioccante, se si tiene presente che altri non è se non il nipote di Headley Barker, il capo. » rispose poi stancamente, stravaccandosi contro lo schienale della sedia per stare più comodo.
Alec socchiuse lievemente la bocca, alquanto sorpreso da quello che gli era appena stato rivelato.
Certo, Magnus aveva promesso di dirgli ogni cosa, ma non si aspettava certo che gli confessasse subito, e senza il minimo dubbio, il nome del responsabile di tutta l'organizzazione.
Se solo avesse voluto, Alec avrebbe impiegato meno di cinque minuti per telefonare alla base e farli arrestare tutti, usando Magnus come fonte.
Il ragazzo era troppo intelligente per non aver preso in considerazione quell'ipotesi, e il moro, di fronte a quella consapevolezza, non poté non sorridere: stava finalmente iniziando a fidarsi di lui.
« Come hai fatto ad incontrarlo? Si è presentato da te con un biglietto "entra anche tu nel club di delinquenti e avrai uno sconto su armi potenzialmente letali"? » gli chiese ironicamente, facendo scoppiare a ridere l'altro.
« In realtà la faccenda è andata in maniera leggermente diversa. » replicò una volta ripreso fiato, guardandolo divertito.
Alec in tutta risposta poggiò il mento sui palmi della mani, fissandolo palesemente in attesa.
Dopo aver tirato l'ennesimo sospiro, Magnus iniziò a raccontare.
« Mi trovavo in uno dei più squallidi bar della città, dove avevo trascorso intere giornate da quando.. beh, da quando non mi hai più visto in circolazione, mettiamola così. Comunque, ad un certo punto, un ragazzo si è seduto accanto a me offrendomi da bere. Considerando che ero già abbastanza brillo e che quel tipo non era affatto male, non ci ho certo pensato due volte ad accettare. » si interruppe per alcuni istanti, fissando un punto non meglio precisato dietro la testa di Alec, quasi stesse rivivendo quella scena nella sua mente.
« Abbiamo passato il resto della serata a bere e a parlare. Sai, in quel periodo non ero esattamente un raggio di sole, eppure Braxton è riuscito nell'impresa quasi impossibile di avere una conversazione degna di questo nome con me. Forse perché testardo quanto me, forse perché abbastanza brusco e insensibile da non curarsi delle mie rispostacce. Fatto sta che quella notte si è conclusa in un modo più che soddisfacente per entrambi, tanto che abbiamo deciso di portare avanti la cosa, frequentandoci per un po' di tempo. » continuò tranquillamente, come se non avesse appena sganciato una vera e propria bomba sul povero ragazzo seduto alla sua destra.
Alec infatti risputò il the che aveva in bocca in quel momento rischiando di soffocare, battendo poi violentemente la tazzina sul tavolo.
« Sei stato insieme a quel tizio? » gli chiese totalmente incredulo, cercando di respingere l'irrazionale senso di risentimento appostato dietro l'angolo per motivi che nemmeno lui sapeva spiegarsi.
Oh sì che lo sai, non mentire anche a te stesso.
« E' esattamente quello che ho detto. La cosa ti stupisce così tanto? Tranquillo, ti posso assicurare che è davvero un bel pezzo di ragazzo, non ho perso il mio buongusto. » ribatté Magnus sarcasticamente, inarcando le sopracciglia con un sorrisetto furbo.
Aveva tutta l'aria di divertirsi un mondo, ed Alec non poté fare a meno di chiedersi cosa accidenti ci fosse di così esilarante.
« Sono solo stato colto di sorpresa, non mi aspettavo certo che bastassero pochi bicchierini di alcool e un bel viso per farti cadere così ai piedi di qualcuno. Ma infondo che importa? Sei liberissimo di darti da fare con tutti i criminali di Londra, per quanto mi riguarda. » replicò subito il moro, con un tono acido che fece allargare ancora di più il sorriso dell'altro.
« Alexander, non sarai per caso geloso, vero? » gli chiese poi portandosi melodrammaticamente una mano sul petto, quasi trovasse quell'ipotesi sconvolgente.
Peccato che la luce divertita - e in un certo senso soddisfatta - nei suoi occhi lo tradisse.
« Io geloso di te? Ma per favore, non farmi ridere. Perché mai dovrei esserlo? » esclamò il moro sprezzante, non riuscendo però del tutto a mascherare una punta di rossore sugli zigomi candidi.
Magnus si sporse lentamente oltre il tavolo che li separava con la grazia di un felino, portandosi a pochi millimetri dal suo viso.
« Forse perché sei pazzo di me? » gli chiese in un sussurro, piantando i suoi occhi in quelli blu dell'altro.
Per alcuni istanti Alec sembrò incapace di formulare una risposta coerente, poi, scuotendo lievemente la testa quasi a sottrarsi da un incantesimo, si tirò indietro allontanandosi dal volto dell'altro.
« Ti piacerebbe, principessa. » riuscì infine a rispondere, sebbene la sua suonasse più come una domanda che come un affermazione.
Magnus sorrise maliziosamente, facendo scorrere lo sguardo sul corpo dell'altro.
« Oh, ci puoi scommettere.  » borbottò poi, tornando a sedersi al suo posto.
Alec si schiarì la gola per interrompere il silenzio che era caduto dopo quell'uscita, facendo finta di non aver sentito e riportando la conversazione sul binario originale.
« Poi cosa successe? » gli chiese infatti, tornando a concentrarsi su quanto di utile potesse esserci in quel racconto.
Magnus gli rivolse l'ennesimo sguardo divertito, ma decise di assecondarlo.
« E' successo che, pian piano, mi sono ritrovato invischiato negli “affari di famiglia”. All'inizio si trattava solo di accompagnare Braxton a trattare con dei clienti, come li chiamava lui, poi ho iniziato a portare messaggi per suo conto e a cercare informazioni. Alla fine, senza quasi rendermene conto, mi sono ritrovato di fronte al boss che mi dava ordini sul come organizzare il prossimo scambio di merce. » riprese a raccontare, seguendo con un dito le venature di legno del tavolo e senza staccare gli occhi da quella superficie, quasi temesse di incrociare lo sguardo di Alec, leggendovi dentro un giudizio tutt'altro che lusinghiero.
« Non ho nessuna intenzione di mentirti facendo la  povera vittima che è stata costretta a fare quello che ha fatto. All'inizio mi piaceva fare parte di quel mondo, non preoccuparmi di nessuno se non di me stesso, coperto da più soldi di quanti ne potessi desiderare. E poi, quello era l'unico posto adatto ad uno come me: un mostro sta bene solo in mezzo ai suoi simili. » sussurrò poi con una strana inflessione nel tono di voce, soprattutto su quell'ultima parte.
Era come se stesse recitando le battute di un ruolo che in passato aveva provato e riprovato, fino a non essere più in grado di distinguere la finzione dalla realtà.
« No, non è vero, non ci credo. Smettila di dire certe assurdità: Magnus, tu non sei un mostro. Non voglio più sentirti dire una cosa del genere. » ribatté duramente Alec, portando una mano sotto il mento dell'altro e costringendolo ad incrociare il suo sguardo.
Voleva che lo guardasse negli occhi e capisse che era serio, che nonostante le sciocche convinzioni che aveva su sé stesso, lui non lo vedeva in quel modo e mai lo avrebbe fatto.
La facciata che solitamente Magnus brandiva a mo' di scudo contro il resto del mondo, Alec incluso, sembrò inclinarsi leggermente lasciando trasparire la volontà di credere a quella rassicurazione, schiacciata però da un profondo disprezzo verso di sé.
« Se tu sapessi quello che ho fatto, non la penseresti così. » replicò solamente, per poi liberarsi dalla presa di Alec, abbassando nuovamente lo sguardo.
Il moro lo fissò in silenzio, sperando che l'altro gli fornisse se non una spiegazione, perlomeno un minimo indizio che potesse aiutarlo a far luce su quella storia.
Avrebbe potuto chiedergli qualcosa, ma non ci voleva certo un genio per rendersi conto che si trattava di un argomento estremamente difficile per l'altro, e non se la sentiva di forzarlo.
« In ogni caso non era certo di questo che stavamo parlando. Dunque, dopo essere stato ufficialmente inserito nel giro, sono stato, per così dire, promosso al grado di intermediario. Headley con l'aiuto di Braxton si occupava di trovare le persone giuste, gestiva i soldi e si procurava la merce. Io, invece, organizzavo ogni singolo scambio facendo in modo che nessuno scoprisse o sospettasse niente. » riprese Magnus, cercando di distrarre l'altro dalla confessione fatta poco prima, fornendogli informazioni che avrebbero potuto interessargli.
Alec pur accorgendosi di quel tentativo deliberato, lo lasciò continuare, facendo cadere per l'ennesima volta l'argomento.
Tutta quella faccenda stava diventando sempre più stressante.
« Quanti di questi scambi hai organizzato? » gli chiese semplicemente, invece di dar voce ai pensieri contrastanti che gli stavano girando per la testa in quel momento.
Magnus sospirò, passandosi stancamente una mano sugli occhi.
« Più di quanti riesca a ricordare con esattezza. Ho visto delinquenti arricchirsi e poveri cristi venire uccisi senza tanti complimenti per aver detto o fatto quello che non avrebbero dovuto. Ma è così che vanno le cose: il più forte sopravvive, il più stupido viene fatto fuori. » dichiarò poi, come se quella fosse una constatazione inutile, quasi banale o scontata.
Peccato che Alec non fosse affatto di quello stesso parere.
« Non trovi niente di sbagliato in quello che hai appena detto? Come hai potuto sopportare, per anni, una simile condizione senza far nulla per uscirne fuori? Non ti è mai venuto in mente che un giorno potresti essere tu quello ucciso per aver detto o fatto qualcosa che non avresti dovuto? » saltò su indignato, senza preoccuparsi minimamente per il fatto di aver appena alzato il tono della voce.
Non avrebbe voluto essere così brusco, ma quella tranquillità, quella rassegnazione con la quale il ragazzo aveva appena parlato, gli avevano fatto venire voglia di prenderlo a sberle, per vedere se almeno così sarebbe riuscito a farlo rinsavire.
Magnus si limitò a guardarlo tranquillamente, come se quella sfuriata non lo avesse minimamente sfiorato.
« Credi che io non abbia mai pensato di tirarmene fuori? Passata la fase iniziale ho incominciato a stancarmi sempre di più di vivere di sotterfugi, di essere costantemente costretto a guardarmi le spalle per evitare di ritrovarmici un coltello piantato nel mezzo. Ma cosa avrei dovuto fare? Andare da Headley a passo di danza e dirgli: "Ehi, io mollo tutto. So che la cosa non ti va a genio considerando che so tutti i tuoi piccoli sporchi segreti ma pazienza. Pace." Quanto ci avrebbe messo per te a chiudermi la bocca? » replicò poi sarcasticamente, facendo alzare gli occhi al cielo al moro per l'esasperazione.
Quando Magnus si comportava in quel modo era assolutamente impossibile avere un qualsivoglia dialogo con lui.
« Maledizione, mi hai rubato le parole di bocca! Era proprio quello che stavo per suggerirti di dirgli! » ribatté altrettanto sarcasticamente guadagnandosi un sorriso, seppur minimo.
Alec si passò una mano tra i capelli, cercando di fare mente locale su tutto ciò che aveva appreso negli ultimi minuti.
Poi una domanda gli sorse spontanea.
« Che cosa è successo esattamente con il capo di Russ e quell'altro tizio? Perché i vostri accordi sono saltati? »
Magnus fece una piccola smorfia; evidentemente non gli faceva molto piacere sentir chiamare in causa quella sottospecie di pitbull.
« Già, Russ e Aric. In realtà sono successi tuo padre e tuo fratello, ecco cosa. »
Il moro lo guardò sorpreso, sforzandosi di capire che collegamento poteva esserci.
L'altro dovette giustamente interpretare la sua espressione perplessa, visto che si affrettò ad esplicargli l'intera faccenda.
« Tu stesso hai detto che è da un po' che ci stanno addosso. Beh, Headley è tutt'altro che stupido e se ne è accorto fin da subito. Perché credi che non siano riusciti a scoprire quasi niente? Ha fatto di tutto per depistarli e coprire le sue tracce. »
Alec prese nota mentale di rassicurare Jace - ovviamente in un secondo momento - circa il suo talento investigativo: non è possibile trovare qualcuno che sa di essere cercato.
« Sarà la stanchezza arretrata che mi sta giocando un brutto tiro, ma non riesco davvero a capire cosa c'entri tutto ciò. » disse poi lentamente, quasi cercando di giustificarsi.
Magnus restò in silenzio per alcuni istanti, probabilmente cercando di capire il modo migliore per spiegarsi.
« Avevamo preso un accordo per uno scambio abbastanza considerevole di merce; diciamo solo che con tutte armi che ha richiesto il loro capo ci si potrebbe tranquillamente organizzare una terza guerra mondiale. Il tutto doveva avvenire giorni fa, ma Headley, consapevole di avere i tuoi alle calcagna, ha deciso di mandare tutto a monte, chiedendo il doppio della cifra pattuita per il rischio di essere beccato. Perché di certo è abbastanza difficile far passare inosservato un carico del genere. »
Alec aggrottò leggermente le sopracciglia, iniziando finalmente ad unire tutti i puntini.
« Fammi indovinare, il capo non è stato affatto felice di quel cambio di programma, giusto? »
Magnus scosse la testa, con un sorrisino semi divertito ad illuminargli il volto.
« No, direi proprio di no. I trafficanti di certo non sono creaturine socievoli e amabili, ma quel tizio, Ezekiel Dixon, li fa quasi apparire tali. Anche per un ambiente del genere la sua crudeltà è cosa fuori dal comune. Possiamo stare più che certi che ci saranno ripercussioni, soprattutto dopo quello che è successo oggi. » affermò Magnus, rivolgendo un'occhiata preoccupata al moro.
Alec fece un gesto secco con la mano, come a voler interrompere sul nascere qualsiasi ramanzina.
« So badare a me stesso, principessa. Dopotutto, hai avuto modo di verificarlo con i tuoi occhi. » aggiunse poi, assumendo una posa esageratamente altezzosa.
L'altro ridacchiò, appena più rilassato di prima.
« Oh sì, questo è poco ma sicuro. Non avrei mai detto che fossi in grado di batterti in quel modo. Le lezioni del paparino hanno davvero dato i loro frutti! » esclamò ironicamente, dandogli una leggera spintarella giocosa.
« Riferirò. Di certo gli farà molto piacere saperlo. » ribatté prontamente Alec, utilizzando lo stesso tono divertito.
Magnus lo studiò per alcuni istanti, perso in chissà quali pensieri.
Prima che il moro potesse formulare una qualsiasi domanda, però, l'altro si riscosse.
« Bene, ora che ti ho raccontato tutto.. Che cosa facciamo? » gli chiese difatti, con le sopracciglia corrucciate in un espressione pensierosa.
« A questo punto dobbiamo trovare il modo di tirarti fuori, possibilmente cercando di rimanere vivi. » dichiarò Alec, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Anche perché non c’erano molte altre alternative, quindi si sarebbero dovuti adeguare per forza.
Magnus scosse la testa vigorosamente, guardandolo con aria indignata: « Dobbiamo? No, non se ne parla nemmeno, non devi impicciarti in  questa faccenda più di quanto tu già non lo sia. »
Alec sbuffò sonoramente, senza preoccuparsi di farsi sentire dall’altro, anzi.
Era bene che sapesse che non riusciva a mandar giù il suo modo di comportarsi: non poteva sempre pensare di risolvere le situazioni da solo, non era mica superman, al contrario di quello che sicuramente credeva.
« Smettila di lamentarti sempre, stai diventando insopportabile. » lo schernì sbuffando, per poi sedersi sul divano senza troppe cerimonie.
Magnus lo guardò di sottecchi, sentendosi - anche se non doveva, assolutamente - in parte, apprezzato per la prima volta.
Raramente qualcuno mostrava un particolare interesse per la sua vita, mentre Alec sembrava davvero tenerci molto. Più di quanto si sarebbe mai aspettato comunque.
Del resto, però, non c’era molto di cui sorprendersi: il suo bell’occhi blu era fatto così, metteva il cuore in qualsiasi cosa facesse, e lui non sarebbe di certo stata l’eccezione.
« E tu hai preso la parte del cavaliere un po’ troppo seriamente, a mio parere. »  lo riprese, per poi affiancarlo subito dopo.
Alec lo osservò buttarsi accanto a lui con nonchalance, mentre si passava una mano tra i capelli con fare annoiato.
Non poté non fissarlo mentre con quell’aria da perfetto sbruffone si portava le ginocchia al petto, chiudendosi nella sua tipica posizione a riccio.
Quando assumeva quella posa sembrava quasi tenero, constatò con una certa sorpresa per aver appena ritenuto Magnus tenero.
Perché poteva senz’altro essere definito in molti modi, come finto saccente, permaloso, caprone, antipatico.. ma di certo tenero proprio no. Forse avrebbe anche potuto considerarlo bellissimo.. O forse stava solamente impazzendo.
« Non posso farci nulla, amo salvare le principesse in pericolo. » lo prese in giro, tirandogli un leggero pugno sul ginocchio.
Magnus alzò gli occhi al cielo esasperato, tuttavia, un leggero sorrisino gli abbelliva le labbra.
Stava seriamente cominciando ad apprezzare quel tipo di rapporto che si era andato creare, anche se non lo avrebbe mai ammesso al moro, ovvio.
E poi, adorava davvero stuzzicare Alec, era diventato il suo nuovo passatempo preferito e non sapeva se sarebbe stato più in grado di vivere senza.
Scosse impercettibilmente la testa, allontanando quel suo pensiero come scottato.
Devo smetterla, basta.
« Sei veramente un.. » si interruppe improvvisamente, sentendo il suo cellulare vibrare nella tasca dei pantaloni.
Confuso, lo tirò fuori immediatamente, per poi sbarrare gli occhi quando vide il mittente del messaggio: Headley.
Inghiottì pesantemente, incurante dello sguardo intenso che il moro gli stava rivolgendo in quel momento, poi lesse il messaggio ad alta voce: « Dove cavolo sei finito? »





Hellooo! <3
Ed ecco qui anche la seconda parte del capitolo!
Ebbene, finalmente sappiamo qualcosina in più su Magnus, anche se, da come avrete sicuramente capito, c'è qualcosa che vuole tenere segreto a tutti i costi.. :D
E visto che i guai non vengono mai da soli, ecco che "compare" anche il famoso Headley :D
Vi ringraziamo per aver letto anche questo capitolo, e speriamo con tutto il cuore che sia stato di vostro gradimento! Se vi va, fateci sapere cosa ne pensate, ci farebbe davvero molto piacere! <3
Come al solito, vi lasciamo il link del gruppo facebook, e vi diamo appuntamento al prossimo capitolo! <3
Se volete iscrivervi, cliccate qui ---> https://www.facebook.com/groups/1695283824068412/
Alla prossima! <3
   
 
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