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Autore: Lady Memory    02/10/2016    2 recensioni
Il duo perfetto, ovvero Hermione e Severus secondo fanfiction. Cosa potrebbe succedere se un giorno Hermione decidesse di sfidare il professore più temuto di Hogwarts con una scommessa? Una piccola storia spensierata, completamente AU, scritta per il piacere di giocare con le parole.
Completa. In attesa di un ultimo capitolo bonus indipendente.
Genere: Azione, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Severus Piton, Sibilla Cooman | Coppie: Hermione/Severus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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LA SCOMMESSA
by Lady Memory
 
Una piccola storia spensierata, completamente AU e OC, scritta per il piacere di giocare con le parole. Da non prendere assolutamente sul serio.
 
Consueto disclaimer: Ovviamente, i personaggi di questa storia non mi appartengono. Un ringraziamento a JKR per averli inventati e per averci dato il permesso di continuare a farli vivere.
 
Nota dell’autore: questo capitolo è dedicato a DerSteppenWolf, che lo aspettava da tanto. Spero che ti piaccia :)
 
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22. L'obbligatoria scena in cui tutte le domande trovano una risposta

“Dialoghi amorosi - parte 2”


Hermione sgranò gli occhi.

“Allora ammetti di aver mentito!” esclamò trionfante.

Poi si pentì subito di quell’uscita e disse quietamente, “Non importa. Ormai è successo. Inutile recriminare. Piuttosto, adesso spiegami tutto, così forse riusciremo a uscire da questo guaio.”

Di fronte a tanta comprensione, Severus capitolò.

“È successo tanti anni fa,” mormorò per prendere tempo. Le minuscole orecchie gli si arrossarono mentre si preparava ad entrare nell’ingrato ruolo di chi confessa di aver sbagliato.

Hermione sentì nuovamente il pazzo desiderio di baciarlo, ma qualcosa le disse che forse non era il momento adatto, e quindi rispose, incoraggiandolo dolcemente, “Severus, prima risolviamo questa faccenda, prima saremo in grado di riprendere una vita normale… con tutto quel che ne consegue.”

Ma neanche quell’accenno ad una felicità futura tirò su di morale il povero mago, che continuò ostinatamente a parlare a testa bassa per non guardare in faccia la ragazza.

“Vedi, la prima volta che ho sentito parlare della pozione Oppositus, è stato quando ero ancora a scuola. Horace si era divertito a incuriosire le ragazze del quinto anno con il racconto della più perfetta pozione di bellezza che fosse mai stata creata. E allora io… io ho voluto provare…”

Severus curvò ancora di più il capo. Ammettere di essere brutto, di aver sempre saputo di essere brutto, era un boccone amaro da ingoiare, anche dopo tutti quegli anni. Quel ricordo lo sospingeva inesorabilmente verso un passato pieno di errori e di scelte sbagliate. E di sofferenza. Tanta sofferenza.

Hermione capì e sentì il cuore traboccare di affetto e di pena. E prima ancora di intuire perché, le scappò detto, “Tu per me sei bellissimo!”

Severus avvampò a quel complimento, smarrendosi per un momento nei meandri di un sentimento dolcissimo. Poi riprese a bassa voce.

“I miei primi tentativi sono stati un fiasco. Ero troppo giovane ed inesperto, e non sapevo a cosa mi stessi dedicando. La pozione era incredibilmente difficile da ricostruire e io ormai disperavo di riuscire, quando finalmente ho trovato un volume nella sezione proibita...”

Hermione si limitò ad annuire. Conosceva fin troppo bene quel libro, e non voleva correre il rischio di interrompere il flusso di quei ricordi che emergevano così dolorosamente.

“Ho provato a ricreare le indicazioni scritte in quelle pagine, ma dopo qualche tentativo finito male, mi sono reso conto che, nell’ultima parte, si trasformavano nelle istruzioni di un Distillato Detonante ad alto potenziale. Chiunque avesse elaborato quel testo, sapeva che, in realtà, la pozione era qualcosa di pericoloso, e l’aveva deliberatamente alterata per proteggerla.”

Qui Severus tacque, e Hermione lo spronò dolcemente. “E poi?”

Severus inghiottì. “Allora… allora ho cercato di sbloccare l’incanto primario.”

Improvvisamente, il mago alzò il viso e fissò Hermione con uno strano sguardo. “Anche tu hai letto la formula su quel libro. Ti ricordi cosa diceva la prima riga?”

La ragazza lo guardò perplessa. “Certo! L’ho letta tante di quelle volte che l’ho imparata a memoria!”

E per provarglielo, gliela recitò all’istante, “Non quid vis, sed quid volo faciatur.”

“Già,” mormorò Severus amaramente. Poi chiese di nuovo, “E tu, come l’hai tradotta?”

Sempre più stupita, Hermione rispose, “Beh, il latino medioevale non è mai stato il mio forte, ma credo che volesse dire: ‘non sia fatto quello che vuoi tu, ma quello che voglio io’.”

“Esattamente. E non ti sei mai chiesta il perché di quella frase?”

Senza volerlo, la ragazza assunse quell’aria da prima della classe che prendeva sempre in questi casi. “Ecco, io l’ho interpretata in questo modo: il volere della pozione è più forte di tutto il resto.”

Poi Hermione lo fissò con la stessa espressione con cui si aspettava una lode dopo un’interrogazione ben riuscita. “Ho pensato che fosse un’indicazione del fatto che la pozione rimodella le sembianze, e quindi ha un potere superiore a quello di chi la usa. È così, no?”

Severus sospirò. “Purtroppo non è esattamente così. Il significato è proprio quello della tua traduzione: ‘non quello che decidi tu, ma quello che decido io sia fatto’.”

Hermione rimase sconcertata. “E quindi? Qual è la differenza?”

Severus squadrò le spalle. “Granger,” disse, rientrando nel suo ruolo professorale e dimenticando per un momento la difficile situazione in cui si trovava, “questa non è la pozione originale. O meglio, questa pozione ha qualcosa dell’originale, ma poi è stata modificata per dare un certo tipo di risultato. E quella riga iniziale ne è la chiave.”

Hermione aggrottò le sopracciglia. “Ma scusa, quella frase non è il solito motto beneaugurante che si trova immancabilmente in tutte le pozioni antiche? Una volta avevano la passione di inserire massime e consigli. Mi ricordo che, quando ero piccola, a scuola ci spiegavano…”

“Granger!” Nonostante le sue dimensioni ridotte, la voce di Severus risuonò seccamente. “Dimentica quello che ti hanno insegnato i Babbani! Nel mondo magico ogni cosa ha un senso. Quella frase non è stata messa lì semplicemente per far scena.”

La ragazza deglutì. “Quindi… quindi cosa vuol dire?” chiese, ormai disorientata e cominciando a preoccuparsi seriamente.

“Vuol dire che, purtroppo, la pozione è suggellata da un Incanto Supremo di primo grado, impossibile da spezzare. È l’incantesimo quello che decide cosa succederà a chi la beve, e per quanto tempo durerà concretamente il risultato ottenuto.”

“OH!” disse Hermione, affascinata suo malgrado. “E come fa l’incantesimo a decidere?

“Questo è il punto. Chi ha creato quella pozione sapeva di aver in mano un’arma temibile, e l’ha trasformata in qualcosa d’altro per nascondere il suo vero potere.”

“Capisco…” mormorò la ragazza, restando in silenzio per qualche attimo. Poi confessò, “Invece no, in realtà, non capisco. Perché la pozione Oppositus è così pericolosa? Solo perché può cambiare a suo piacere la persona che la beve?”

Ci fu un lungo silenzio, poi improvvisamente, Hermione sembrò intuire. “O forse è il modo in cui la cambia?”

Severus strinse le labbra. “La pozione che hai distillato tu non è la pozione Oppositus, ma la sua degenerazione, quella che io ho ribattezzato col nome di Oppostus.”

Il mago esitò, e infine concluse, “La pozione Oppositus si limitava a riconoscere i difetti nella fisionomia delle persone e poi li correggeva in meglio. Invece, la pozione Oppostus individua i difetti interiori delle persone, e poi ‘punisce’ i loro proprietari, scegliendo una caratteristica fisica ricollegabile a quei difetti e deformandola in modo esagerato.”

Hermione spalancò gli occhi. “Per la barba di Merlino! Ma come fa la pozione a decidere che cosa scegliere e come modificarlo?”

Severus si strinse nelle spalle e disse seccamente, “Agisce sulla coscienza, conscia o inconscia che sia. Ma l’effetto che crea è sempre collegato - e molto spesso opposto - al difetto individuato. Per farti un esempio, un goloso impenitente potrebbe ritrovarsi con un quarto di stomaco. Oppure diventare mostruosamente obeso.”

“E… e come si fa ad annullare il cambiamento?” chiese timidamente Hermione a quel punto.

Severus si strinse nelle spalle. “Come ti già ho detto, è l’incantesimo che sceglie la durata. Suppongo che sia legato ad un riflesso della coscienza. Quando l’incantesimo ritiene che il soggetto abbia capito – o abbia patito – abbastanza, l’effetto viene neutralizzato.”

“Quindi tornare indietro dipende anche da chi ha subito il cambiamento?”

Severus ebbe un sorriso amaro. “Non è detto. A volte l’effetto è lungo, a volte è stranamente breve. Ritengo però che questo secondo caso sia dovuto all’impossibilità dell’incantesimo di fare leva su sentimenti di disagio diversi da quelli fisici.”

“Quindi… quindi questo significa che…” Hermione arrossì.

“Indovino quel che stai tentando di dire,” la interruppe freddamente Severus. “Le persone più a rischio sono quelle che hanno una coscienza. Chi non è in grado di percepire il male fatto, ha dentro di sé uno scudo naturale.”

Hermione ritornò razionale. “Ma tu cosa hai scoperto esattamente?”

“Purtroppo ho scoperto il trucco, Granger. Grazie alle mie ricerche, ho corretto la pozione, ho lasciato un’indicazione scritta e ho quindi permesso che ritrovasse tutta la sua potenziale nocività.”

La giovane lo considerò ansiosamente. “Però tu mi hai raccontato che, quando voleva ritornare… bello, Voldemort, ha fatto bere la pozione a Macnair per usarlo come cavia. Allora perché a Macnair si è deformato proprio il naso?”

Severus capì la domanda nella domanda. “Macnair era un adulatore servile che voleva compiacere il suo padrone. Forse la pozione si è vendicata ribaltando su di lui il desiderio del Signore Oscuro e amplificandolo grottescamente. Voldemort voleva un naso. Macnair ha avuto una proboscide.”

Il mago sbuffò. “Oppure la pozione lo ha beffato e gli ha fatto crescere il naso per dargli del bugiardo. Ma in fondo, Macnair era talmente primitivo che la pozione si è stancata in fretta di lui.”

“Quindi, è la pozione unita alla coscienza a scegliere quale caratteristica colpire?”

“Sì,” rispose Severus cupamente, e dopo quella risposta stringata, tacque di colpo.

Comprendendo che stavano arrivando al nucleo più doloroso di quel racconto, Hermione procedette cautamente per gradi.

“Allora, secondo te, perché le orecchie di Sibilla?”

“Evidentemente, la pozione ha ritenuto interessante il modo con cui Sibilla sfrutta il senso dell’udito in questo castello.”

Hermione pensò alle innumerevoli volte in cui aveva scoperto la veggente intenta ad origliare qualche conversazione, e pur non volendo, sorrise. Poi si accigliò.

“Ma i fiori nella saletta durante la prova? Sono sbocciati tutti dopo che Pomona e Rolanda ci hanno versato dentro le loro tazzine di pozione, e mandavano un profumo meraviglioso!”

“Oh, la pozione Oppostus ama le creature semplici del creato. Su fiori ed animali produce sempre risultati splendidi.”

Seguì un altro lungo silenzio. Poi, non sapendo più come evitarlo, Hermione arrivò alla domanda cruciale.

“E… e tu?”

“Speravo che ci saresti arrivata da sola, Hermione…” mormorò Severus abbassando di nuovo la testa.

La ragazza scosse il capo con aria incerta. Voleva sapere, e contemporaneamente non voleva ferire Severus con deduzioni che potevano rivelarsi errate.

“Non lo so proprio,” disse allora, cercando di rimandare il momento della verità.

Severus sospirò, ed Hermione capì che il maligno potere dell’incantesimo comprendeva anche questo: la mortificazione del dover ammettere l’errore.

“Hermione, io… io sono un uomo con una storia cupa. Da ragazzo, ho fatto una scelta errata, e ne sono stato marchiato indelebilmente. Per anni, ho vissuto nell’ombra di Voldemort e di Albus Dumbledore, ricevendo le loro confidenze e diventando l’esecutore dei loro piani più oscuri. Segreti e incarichi di ogni tipo sono passati per le mie mani, bruciando la mia mente e la mia anima con il peso delle loro rivelazioni. Nel bene e nel male, sono stato temuto e rispettato da chi dovevo tradire, e odiato e disprezzato da coloro che invece stavo proteggendo. Non ho mai avuto una vera identità e neppure un vero amico.”

Severus si passò una mano sulla fronte, come a scacciare quei ricordi terribili, poi continuò febbrilmente. “Ma tu tutto questo lo sai già, perché anche tu eri una pedina del gioco. Perciò puoi immaginare cosa mi sia costato quel ruolo. Era pericoloso, era difficile, era infinitamente doloroso. Ma era la mia unica ragione di esistere. E poi, quando tutto è finito, sono stato ricacciato in questo limbo.”

Il mago aprì le mani in un gesto di resa. “Sono stato riportato qui, al punto di partenza, per ritrovarmi solo, consumato, disilluso. La mia vita, le mie speranze, i miei sogni, tutto era stato ingoiato da quegli anni terribili. Ma poi sei arrivata tu.”

La voce gli tremò, colorandosi di una sfumatura inaspettatamente tenera, mentre proseguiva dicendo, “Giovane, bella, intelligente, ricolma di tutte le qualità che io non ho mai avuto, e proiettata verso un futuro che a me era stato negato… Io… io credo di essere diventato geloso.”

“Severus, non parlare così…”, mormorò lei smarrita.

“Hermione,” disse lui col coraggio della disperazione, “io penso di essere stato rimpicciolito perché mi ritenevo troppo superiore. Il mio orgoglio mi ha tradito. Ho sperato che il tuo tentativo andasse male perché… perché se avesse funzionato, tu… tu non mi avresti più considerato…”

“Severus!”

“No, devi sapere la verità,” continuò Severus impetuosamente, e la verità straripò del tutto come un torrente in piena. “Tu venivi alle mie lezioni e imparavi così in fretta! Crescevi così in fretta, e diventavi sempre più brava… Io non me n’ero reso conto fino a qualche tempo fa. Ho sperato che avresti accettato di farmi da assistente, ho piegato il mio carattere per cercare di essere gentile… e invece tu ti sei messa a corrispondere con quel trombone di Malacorn! Da dove diavolo ti è venuta l’idea di andare a cercare quella maledetta pozione? Perché non hai voluto parlarmene?”

Travolto dalle sue emozioni, Severus chinò il capo. “Perché non ti sei fidata di me?” mormorò.

Commossa, Hermione lo considerava con tenerezza crescente. E tuttavia, c’era ancora una domanda dentro di lei che premeva per uscir fuori. La ragazza aveva già intuito quale sarebbe stata la risposta, ciononostante chiese lo stesso, “E non hai pensato che sarebbe toccato a me provare quella pozione? Dopo tutto, sono io che l’ho distillata.”

Severus si raddrizzò di scatto. “Certo che l’ho pensato!” esclamò con tono di sincerità assoluta. “Per questo mi sono offerto al tuo posto. Per proteggerti se qualcosa fosse andato storto o se la pozione fosse risultata tossica.”

Poi sembrò sgonfiarsi subitamente. “Ma anche qui mi ha fuorviato l’orgoglio. Non ho voluto dire niente. Ho preferito rischiare piuttosto che farti sapere la verità…”

“Ma se l’avessi provata io, come sarei cambiata? Cosa mi sarebbe successo?” insistette Hermione, la cui vera preoccupazione era in realtà sapere cosa pensava Severus di lei, e scoprire di quali difetti la riteneva provvista.

“Tu!” Il mago alzò due occhi adoranti. “E cosa poteva succederti? Tu… tu sei perfetta!”

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Il silenzio che seguì questa affermazione sbalorditiva si sarebbe potuto tagliare con un’accetta.

Hermione era stata colta così di sorpresa che non era riuscita a reagire, e non trovando una risposta conveniente - e dovendo inoltre lottare con la commozione che saliva irrefrenabile - la giovane rimase a bocca aperta per qualche secondo.

Di fronte a quelle parole così evidentemente assurde ma ispirate dall’amore, Hermione non aveva più armature né difese. Sapeva che Severus aveva detto una grossa bugia, ma l’espressione degli occhi del mago non mentiva e arrivò dritta al cuore della ragazza, provocandole una tempesta di emozioni in un mare già agitato di sentimenti.

“Severus…” sospirò Hermione in tono sognante e, arrendendosi definitivamente all’amore che la invitava, si lasciò naufragare dolcemente in quella sensazione di estasi ineffabile finché - impossibilitata a stringere appassionatamente Severus come avrebbe voluto – la ragazza riuscì finalmente a connettere un paio di neuroni tra quelli che le trottolavano felici nel cervello e arrangiò una risposta.

“Dobbiamo trovare il modo di farti ritornare grande,” dichiarò con un lampo negli occhi e la voce grave di chi pronuncia un giuramento solenne. “E dobbiamo farlo subito! Io… io devo assolutamente baciarti, Severus, altrimenti… altrimenti scoppio!”

Acciambellato placidamente su un giaciglio di fortuna, Crookshanks drizzò le orecchie a quelle parole e si concesse un sorriso felino e soddisfatto.
  
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