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Autore: MillyMalfoy    09/05/2009    2 recensioni
Ogni grande storia ha sempre un punto di partenza: il primo appuntamento! Raccolta di ff che raccontano questo strano avvenimento! Pairing: Shika/Ino, Naru/Hina, Neji/Tenten, Shino/Temari, Sasu/SakuRaccolta dedicata a Paccy, primo capitolo [ShikaIno] Mimi18; secondo capitolo [NaruHina] AyumiYoshida: Buon compleanno!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Il mattino sorgeva lesto nel cielo

 

 

Buon Compleanno, Naruto!  A Naru/Hina present

 

 

                                                                                                                                               Il capitolo:

 

                                                              Ad Ayumi per il suo compleanno,

per chiederle scusa per il mio vergognoso ritardo,

per ringraziarla di essere sempre una dolcissima amica,

per onorare il nostro amore in comune per questa coppia,

per gridare al mondo che NaruHina è amore puro!

 

                                                                                                                                             La raccolta:

 

Alla Paccy perché si convinca che Hinata ama e amerà sempre e soltanto il suo Naruto!

E che ti voglio un gran bene!

 

 

 

 

Il mattino sorgeva lesto nel cielo.

Aprì gli occhi e guardò fuori dalla finestra, un intero  paese incominciava ad animarsi.

Gli uomini che si dirigevano al lavoro, le donne affacciate alle porte di casa a salutare i propri mariti, i bambini allegri diretti di corsa verso la scuola.

Il  villaggio della foglia si era svegliato, e ora toccava al suo Hokage.

Si alzò e si diresse in bagno. Si osservò allo specchio, si accarezzò gentilmente il volto, sottolineando con le lunghe dita il contorno degli occhi, per poi fermarsi a riposare sulle labbra.

Oggi era un altro anno più vecchio e nessuno a cui importasse davvero; nessuno, a parte la sua memoria, a ricordaglielo, a gioirne.

Naruto Uzumaki: Hokage del villaggio della foglia, da oramai due anni, pensò di essere irrimediabilmente solo.

Finitosi di vestire scese in strada e, passeggiando per le vie del suo villaggio, incontrò decine di persone che lo salutarono calorosamente, chi con un inchino, chi con un pronto sorriso.

Tutti avevano imparato a rispettarlo e stimarlo negli anni, in fin dei conti era stato lui a salvare il villaggio.

Una volta giunto al palazzo dell’Hokage, si diresse verso il suo ufficio, dove lo aspettavano decine di scartoffie.

Aveva sempre sognato arrivare alla posizione che oggi occupava, ma non si sarebbe mai rassegnato alla noia delle sue giornate in ufficio, e oramai erano la maggior parte delle sue giornate.

In tempi di pace, la necessità di abili ninja è sempre minore..

Una volta accomodatosi nella sua imponente poltrona, e incominciato il suo tedioso lavoro, qualcuno bussò alla porta.

“Avanti” disse Naruto firmando l’ultima delle carte che impegnavano la sua scrivania.

“Signor Hogake” disse una giovane ragazza, entrando nella stanza e ritirando i fogli che Naruto aveva già esaminato e approvato, lasciando sul legno della tavola altrettanti fogli che dovevano ancora essere sottoposti a un’attenta lettura.

“Ancora firme?” chiese sconsolato Naruto.

“È il suo lavoro” rispose fredda la ragazza.

Hanabi, cos’è questo?” chiese stranito il ragazzo, alzando un foglio e mostrandolo alla sua assistente.

“Il programma della sua giornata, come sempre!” rispose spazientita lei.

“Sì, ma è bianco!” cercò di ribattere lui, sempre più confuso.

“Non si ricorda proprio, vero?” rispose lei disperata.

Ma lui, sempre più frastornato, scosse la testa.

“Lei mi ha detto non più tardi di due giorni fa che oggi sarebbe andato a pranzo con mia sorella e quindi siccome questa mattina non ha nessun appuntamento, il programma di oggi è vuoto!” spiegò lei sbuffando. “Ora, non so come mia sorella abbia potuto decidere di passare il suo pomeriggio con lei, ma sarà meglio che non le dia buca, altrimenti dovrà subire una mia lunga e insidiosa vendetta” lo minacciò la giovane ragazza, sorridendogli gentilmente al termine delle sue parole, per poi dileguarsi oltre la porta, lasciando Naruto solo con i suoi pensieri.

 

 

Due giorni prima

 

 

Era un giovedì, come sempre era il giorno di ricevimento e incontro con i rappresentanti dei vari villaggi.

Un lungo e interminabile giovedì.

Era un’ora che partecipava a un colloquio con il rappresentante del villaggio della Pioggia: era assonnato, stanco e il sole fuori dal palazzo illuminava la stanza, invogliandolo ad uscire e correre libero come un tempo, come facevano ancora oggi i ragazzi all’uscita della scuola.

Fu a quel punto che entrò lei.

Un bianco maglione a definirne le forme, un leggero ombretto a colorarle il viso, un dolce profumo di pesca, una pelle bianca e morbida.

Avrebbe desiderato così tanto poter accarezzarle una guancia, baciarla, poter assaporare quell’ incantevole candore.

Hinata porse ad ognuno dei presenti una calda tazza di the, e quando si abbassò per porgerla anche all’Hogake, Naruto non poté che perdersi nei segreti del suo corpo, nei misteri del suo vestito, ed esclamare a voce abbastanza alta perché lei potesse sentirlo, ma in modo che solo lei potesse udirlo: “Quanta noia, vorrei poter essere là fuori con te!”.

Lei si coprì le labbra e arrossì deliziosamente, un delicato sorriso imbarazzato le solcò il volto.

Solo allora Naruto si rese conto di quello che aveva appena detto, anche se non era altro che la più assoluta e sconcertante delle verità.

Hinata era cresciuta, era diventata una donna sensuale ed elegante, era diventata fiera e coraggiosa, ma ancora capace di arrossire fino alla punta dei piedi ad una sua parola.

Un giorno di qualche anno prima, lei era stata così dedita a lui da salvargli la vita, urlandogli tutto il suo amore.

Lui l’aveva ringraziata mentre il ricordo del grande atto eroico della ragazza gli sfuggiva dal passato, e c’era voluto un anno e più perché tutte le sue memorie ritornassero a lui, e allora era passato troppo tempo perché lui potesse ringraziarla. O forse era stato solo molto codardo, forse aveva solo avuto paura di affrontarla.

Una volta diventato Hokage, le sorelle Hyuga  gli erano state assegnate come assistenti: Naruto aveva provato a declinare l’offerta di casa Hyuga, ma aveva, invece, dovuto imparato a convivere con la sua vergogna.

La vedeva ogni giorno, e ogni giorno sentiva dentro di lui cresce il peso di una verità annientante: lentamente si accorse di Hinata, di come ne fosse ne era attratto, infatuato, innamorato.

Così dopo quella strana riunione, l’aveva invitata a pranzo, e lei era così entusiasta che lo aveva abbracciato, per poi accorgersi di quel semplice gesto, arrossire e scappare turbata.

Lui invece era rientrato a casa con un sorriso ebete stampato sul volto.

 

 

I giorni poi erano trascorsi e oggi Naruto avrebbe dovuto portarla a pranzo. Così l’Hokage pensò di impegnare il resto delle ore che lo dividevano dall’appuntamento maledicendosi per esserselo dimenticato, e spremendosi le meningi per trovare un luogo più originale dellla solita bottega di Ramen.

Al pensiero del Ramen il suo stomacò brontolò e Naruto si rese conto che probabilmente il suo problema maggiore sarebbe stato restare accanto a lei tutto il pomeriggio, trattenendosi dal fare qualsiasi cosa sconveniente.

Era oramai sicuro che il cuore di lei avesse abbandonato i sentimenti che un giorno era stata così pronta a dichiarare. Ma il tempo era trascorso, per entrambi, solo che per lui il tempo era trascorso accanto a lei, durante il lavoro, a casa quando chiudeva gli occhi e se la immaginava al tavolo con lui a mangiare, quando andava a letto e allungava una mano per scoprire un freddo vuoto fra le lenzuola, e allora desiderava immensamente averla al suo fianco, ad abbracciarlo, a baciarlo, ad amarlo.

Ma lui era solo, mentre lei era cresciuta, era diventata una donna desiderabile, sogno per ogni marito. Lei, di buona famiglia ed educazione, così determinata e coraggiosa, così dolce e gentile, premurosa e bellissima, con quei capelli così neri e lunghi, gli ricordavano così tanto un fiume di notte, dove avrebbe voluto potervi immergere una mano per vederla scomparire fra gli abissi.

Qualcuno bussò alla porta, e Hinata entrò nell’ufficio.

“Naruto” balbettò incerta “sono venuta a portarti il pranzo, come mi avevi chiesto” tentò di spiegare, ferita dalla sorpresa disegnata sul volto di Naruto, paralizzato, con la bocca spalancata.

“So che hai sicuramente molto da lavorare, quindi se vuoi posso andare e lasciarti il cestino” propose lei avvicinandosi alla scrivania, appoggiando il cestino; in quel preciso momento Naruto tornò in sé e le afferrò saldamente il polso.

“Sei bellissima” le disse, e lei sorrise cercando di mascherare il volto, accarezzandosi i capelli, portando un ciuffo dietro l’orecchio.

“Ho il pomeriggio libero, andiamo a mangiare fuori: è una giornata così bella” concluse lui, prima di lasciarle il polso. Lei solo allora si rese conto di aver trattenuto il fiato, e lui le prese la mano fra le sue e la condusse fuori da quell’ufficio.

 

 

Il sole illuminava i campi e i due giovani ragazzi procedevano lungo l’argine del fiume in un delizioso silenzio: ogni tanto volgevano lo sguardo sull’altro, persi in un complicato sogno, per poi ricomporsi, una volta scoperti, vistosamente imbarazzati.

Giunti poco fuori dal villaggio si sistemarono sotto una grande quercia.

Hinata sistemò la coperta e si sedette, Naruto si accomodò sotto l’albero e con la schiena appoggiata al tronco, fermandosi a osservare la semplicità di Hinata. Il suo vestito color pastello, dalle maniche lunghe e dalla vita stretta.

Era bellissima con i capelli sciolti che le volavano davanti al viso.

Le si avvicinò, per poi ritrarsi.

Lei non si accorse di nulla, troppo indaffarata a preparare i piatti.

“L’ho fatto per te, spero che non sia troppo freddo” disse lei, porgendogli una tazza.

“Ma questo è Ramen!” esclamò lui entusiasta sorridendole,  e lei abbassò lo sguardo.

“Sei fantastica” concluse lui prima di incominciare a divorare il cibo.

Lei lo guardava piena di dolce ammirazione.

Se solo lui avesse potuto interpretare  lo sguardo di Hinata…ma Naruto non era mai stato pratico in questioni di cuore, nei rapporti con le donne.

Finì la sua ciotola di Ramen, per poi osservare la ancora piena ciotola di Hinata che sorridendogli gliela porse.

Ma tu non hai proprio fame?” chiese Naruto, mentre con una mano afferrava il piatto.

“No, al momento non molta” rispose Hinata per poi azzittirsi e poggiare la testa sulle ginocchia tenute unite dalle sue braccia, intenta a osservare ogni piccolo cambiamento che il tempo aveva adoperato sul viso del suo Hokage.

Ripercorreva con la mente tutto il tempo passato, tutte le difficoltà che aveva dovuto affrontare, tutti i combattimenti che aveva dovuto vincere per poter essere lì quel giorno.

Ci sono giorni che sembrano così caotici da non avere nessun senso, ma poi un giorno ci si ritrova seduti sotto un albero a guardare un ragazzo gentile, un ragazzo che si è sempre amato, e capire che ogni secondo vissuto ha portato a quel semplice momento.

Hinata, sei una cuoca davvero brava!” si complimentò Naruto, mentre si asciugava la bocca con la manica del vestito, strappando una sonora risata a Hinata.

Lui sorrise e la trovò luminosa.

“Sei bellissima” le ripeté per la seconda volta in quella giornata.

Lei diventò rossa e cercò di sviare l’argomento, estraendo dal cestino una scatola di plastica.

“Aprila” gli disse porgendogliela.

“Te ne sei ricordata!” esclamò lui osservando la sua torta di compleanno, all’interno di quella scatola.

“Spero ti piaccia” fu l’unica risposta che lei riuscì a donargli.

Naruto per la prima volta dopo tanto tempo non si sentì più solo.

Lei prese un cucchiaio e incominciò a imboccarlo.

I loro sguardi restavano fissi uno in quello dell’altro. Lui che gustava lentamente il suo dolce, lei che assaporava ogni secondo di quel dolce momento solo loro.

Alla fine della torta, Hinata immerse un dito nella scatola e raccolse un po’ panna, per poi scherzosamente posarla sulla guancia di Naruto.

Lui per vendetta si gettò sulla ragazza e le baciò le guance, imbrattandola con la panna, per poi abbracciarla e sollevarla da terra e portarla con sé sotto l’albero.

Ora il ragazzo se ne stava con la schiena appoggiata al tronco e la schiena di lei premuta sul suo petto. I capelli di lei sparsi sul suo volto.

Quando le risate divertite dei due ragazzi terminarono, si trovarono in una posizione piena di imbarazzo, ma che nessuno dei due voleva modificare.

“Grazie” mormorò lui.

“Di cosa?” chiese lei confusa.

“Di tutto. Del pranzo, della torta, di essere l’unica persona di Konoha a ricordarsi del mio compleanno, di essermi sempre stata accanto, di sopportarmi, di am…” ma si azzittì, sicuro che quella parola avrebbe rovinato la calma di quel momento, la tranquillità di quel pomeriggio.

“Facciamo un gioco” propose lei cercando ancora una volta di sviare un argomento troppo pericoloso.

“Quale gioco?” chiese lui.

“Io penserò a una persona di Konoha e tu dovrai pormi una serie di domande per capire di chi si tratta, e ogni domanda dovrà essere posta così: Se fosse un oggetto, o un animale, o qualsiasi cosa…Capito?” spiegò lei.

“Spero di sì” rispose lui grattandosi, leggermente confuso, il capo.

“Pensato!” esclamò lei.

“Allora…se fosse un fiore?” chiese lui incerto, insicuro di aver capito come funzionasse il gioco.

Lei si accomodò ancora di più fra le braccia di lui.

Con la guancia si appoggiò alla spalla di lui, in modo che potessero guardarsi direttamente negli occhi.

“Un giglio” rispose lei.

Lui perplesso, rifletté qualche minuto per poi chiedere: “Se fosse un libro?”.

“Il mio romanzo preferito” rispose lei senza la minima esitazione.

Se fosse un animale?” chiese lui, afferrandole la mano e stringendola salda, intrecciando le loro dita, facendola arrossire e distraendola dal gioco.

“U..na v..vol..pe” tremò balbettando lei.

Se fosse un cibo?” chiese lui.

Ramen” rispose lei, arresasi oramai alle carezze di Naruto.

Lui aveva ben chiara la soluzione, ma aveva un’ultima domanda che doveva porle, una necessità viscerale di sapere, di conoscere la verità. Perché ora così vicini, ora così stretti l’uno all’altro, era felice, si sentiva completo, e non avrebbe rinunciato a quella gioia così facilmente, senza combattere prima.

“Se fosse un sentimento?” domandò lui e lei si contrasse, alzandosi e voltandosi verso il cestino, cercando di allontanarsi, ma lui la trattene, la strinse a sé e lei cercando di divincolarsi cadde con il petto su quello di Naruto. Lui a bloccarla, i loro visi pericolosamente vicini, i loro occhi brillanti incastonati in quelli dell’altro. Con un flebile sussurrò rispose: “Amore puro”.

Lui non attese altre parole e passandole una mano dietro la testa l’attirò a sé e la baciò.

Prima fu un leggero e veloce contatto. Ma quando si rese conto che le sue labbra avvampavano di dolore per la necessità di quel contatto si riavvicinò e la baciò con fervente emozione crescente.

Sarebbero rimasti ad assaporare quel contatto in eterno se la pioggia non avesse cominciato a cadere prepotentemente sui campi.

In pochi secondi riassettarono tutto dentro il cestino e facendosi scudo con la coperta, incominciarono a correre lungo i campi in direzione di Konoha.

Le loro mani sempre congiunte.

Quando la pioggia incominciò ad aumentare la sua intensità di caduta i due ragazzi erano quasi giunti al limitare del villaggio.

Lei allora incominciò a tirarlo verso il palazzo dell’Hokage, mentre lui avrebbe voluto condurla al suo modesto appartamento, per poter restare ancora un po’ soli.

Ma lei vinse e lui si lasciò condurre lungo i corridoi, fino a giungere alla palestra del palazzo, e quando lei aprì le porte, il buio più assoluto accecò i suoi occhi, poi una luce abbagliante si accese colpendoli con una fitta di dolore.

Ma bastarono pochi secondi perché si abituasse alla nuova condizione.

“Sorpresa!” gridò un coro festante di gente.
Il suo villaggio, i suoi amici si erano radunati lì per festeggiarlo, per ringraziarlo, per celebrare il suo compleanno.

In quel momento Naruto si sentì così stupido per aver pensato di essere tanto solo, oramai.

La mano di lei si strinse attorno alla sua e poi Hinata cercò di lasciare la presa, ma lui non glielo permise, e anzi la strinse a sé e l’abbracciò: “Come potrò mai ringraziarti abbastanza? So che  sei stata tu. Ti amo”. I suoi occhi fissi in quelli perlacei della sua ragazza. La baciò davanti a tutti, e un applauso scaturì fra i suoi amici.

Così al fianco di Hinata affrontò quella moltitudine di persone che si congratulavano con lui, che gli facevano gli auguri e che gli auguravano presto la nascita di un piccolo Narutino.

 

 

  
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