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Autore: Tada Nobukatsu    13/10/2016    1 recensioni
Il colibrì è l'uccello più piccolo del mondo. Ha spiccata aggressività, rapidità nel volo e nelle acrobazie, stupendi colori e per questo le antiche civiltà americane lo consideravano la reincarnazione di valorosi guerrieri caduti in battaglia. Il movimento delle ali può raggiungere la sorprendente velocità di 70-90 battiti al secondo. Nessun altro uccello vivente sul pianeta può battere le ali tanto velocemente. In proporzione, la dimensione del loro cuore, rapportata all’uomo, è più grande di 5,6 volte e la frequenza cardiaca dei battiti può raggiungere 1260 pulsazioni al minuto.
Tutte cose molto belle, ma la vera domanda è... che diavolo ci fa in mezzo ai corvi, ai gatti e ai gufi?
Ma soprattutto... Cosa c'entrano in tutto questo i biscotti di Kageyama?
Genere: Comico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il colibrì che vola rasoterra


Tanaka rientrò in palestra, seguito da Nishinoya, ed entrambi corsero verso Daichi col viso preoccupato.
«Non riusciamo a trovarla da nessuna parte!» comunicò Tanaka.
«È mancata tutto il pomeriggio! Dove sarà andata?» chiese Nishinoya, voltandosi a guardare Tanaka.
Daichi non si agitò come loro, ma i suoi occhi non trasmettevano nemmeno tranquillità. Era addolorato per quanto accaduto, avrebbe voluto fare qualcosa, qualsiasi cosa, ma non a tutto era possibile porre rimedio.
«Tornerà quando si sarà calmata.»
«Sì, ma...» cominciò Tanaka, non riuscendo a trovare qualcosa da dire. Era preoccupato, non aveva mai visto Chiyo in quelle condizioni e si sentiva in qualche modo in dovere di aiutarla. Ma come?
«Ehy...» si avvicinò Kuroo. Ora che le partite erano finite, erano liberi di poter parlare. «La piccoletta non è ancora tornata?»
Daichi negò semplicemente, prima di tornare a sistemare i palloni nella cesta.
«Hai visto che razza di pugno che gli ha tirato al quattrocchi?» chiese l'impetuosa voce di Bokuto, raggiungendoli con una risata. «Quella piccoletta è una vera forza della natura!»
«Forse non sarebbe successo se lui non avesse reagito in quel modo alla provocazione» osservò Kuroo, puntando gli occhi su Tanaka, che rispose con un semplice «Tsk» incazzato.
«Tsukishima è un idiota» aggiunse poi a pugni stretti.
«Insomma, pelatino, non te la starai prendendo troppo?» continuò Bokuto, grattandosi la nuca confuso. «Dopo una strigliata del genere avrei risposto così anche io. Era una provocazione da niente.»
«Non se tu sapessi...» cominciò Tanaka, urlando furibondo, ma poi si morse la lingua. Forse non doveva dirlo. Si trattava della vita privata di Chiyo, non era sicuro potesse parlarne con tale naturalezza.
Ma ormai la pietra era stata lanciata e Bokuto chinando la testa di lato e chiese: «Sapessi cosa?»
Tanaka serrò i pugni e lanciò uno sguardo a Daichi, concentrato nel suo lavoro di rimettere a posto, chiedendo indirettamente se fosse giusto parlarne o meno.
«Del fratello di Chiyo-chan» rispose poi il capitano, cercando di far risultare quella notizia come una cosa naturale. Chiyo aveva raccontato loro quella storia neanche una settimana dopo essere entrata nella squadra, quando Ukai le aveva chiesto di saltare a muro durante un allenamento speciale, anche se nel suo ruolo non rientrava quel compito. Lei si era bloccata, non era riuscita neanche a prendere la rincorsa e scusandosi aveva raccontato loro cosa la tenesse ben piantata a terra. Non aveva mostrato esitazione, nascondeva il dolore dietro un tenero sorriso, auto-commiserandosi silenziosamente, come se avesse voluto dimostrare che l'aveva superato.
«Chiyo-chan ha un fratello?» chiese Bokuto.
«Avevo» l'improvvisa voce di Chiyo, alle loro spalle, li sorprese. Era tornata! Finalmente! «Si chiamava Shoji» sorrise lei, proprio come aveva fatto il giorno che aveva raccontato tutto alla sua squadra. Quel sorriso che diceva "beh, che vuoi che sia?", ma che lasciava tradire un immenso dolore.
«Era più grande di me, è morto quando aveva quindici anni per colpa di una malattia degenerativa che per anni l'ha costretto sulla sedie a rotelle.»
Si avvicinò a uno dei palloni sparsi per il campo e lo raccolse, portandolo poi nella sua cesta, cercando di acquistare movimenti fluidi e quotidiani per soffocare il dolore.
«Amava la pallavolo, ma ovviamente nelle sue condizioni non poteva che starsene a guardare. Passava interi pomeriggi davanti alla televisione a guardarsi le registrazioni delle partite e io spesso gli facevo compagnia. La sua squadra preferita era la Karasuno, infatti proprio a questo liceo si è iscritto l'anno che poi se n'è andato, anche se non avrebbe mai giocato. Gli piaceva il soprannome "i corvi", perché gli piaceva che loro potessero volare, infatti il momento che preferiva era proprio quando saltavano a rete. "Sarebbe bello poter volare come loro" ripeteva sempre e io, nel mio folle amore per lui e la mia ingenuità di bambina, gli avevo promesso che un giorno sarei riuscita a volare per lui. Tutte le volte che lo ripetevo i suoi occhi brillavano, per questo ho cominciato a giocare già alle elementari. Dimostrai subito di essere agile e veloce e lui adorava guardarmi mentre mi allenavo. "Vedrai, Shoji! Diventerò un corvo! E volerò!", dicevo e lui sghignazzando un giorno mi disse: "Più che un corvo, sembri un colibrì"» e si voltò a guardare i ragazzi che l'ascoltavano, allargando il viso in un sorriso divertito. Ma nessuno di loro trovò la forza di ricambiare, benchè lei avesse cercato di metterla giù come fosse una battuta. Guardando quei volti il sorriso di Chiyo si affievolì, trasformandosi in uno amaro. Abbassò gli occhi, incapace di sostenere lo sguardo e aggiunse infine, con un filo di voce: «"Ehy, Chiyo-chan... Secondo te, com'è il mondo da lassù?"» recitò, prima di voltare gli occhi alla rete al suo fianco, alzando lo sguardo, puntandolo sopra il nastro. «È una domanda a cui ancora non sono riuscita a trovare risposta» ammise.
Kuroo, in un flash, la rivide luminosa nel viso mentre gli chiedeva, il giorno del loro primo incontro, "Ehy, com'è il mondo da lassù?". Uno strano nodo gli chiuse la gola. Tutto improvvisamente aveva assunto consistenza, ma non era una forma che gli piaceva tanto. La sua passione per le cose alte, per lo stare sulle spalle delle persone, non era solo la folle richiesta di una ragazzina sfacciata. Il suo voler far parte della squadra maschile, la sua folle ammirazione per tutti i ragazzi, in maniera particolare per Asahi, Tanaka e Hinata, e l'ardente desiderio di prendervi parte dimostrando che ne era degna. Tutto era chiaro, ora.
Era l'estenuante ricerca di una vitale risposta che non riusciva ancora a trovare.
«E perché no?» chiese ingenuamente Bokuto. Il braccio di Kuroo scattò quasi senza che lui se ne accorgesse e piantò un potente colpo dietro la nuca dell'amico. Come poteva essere così stupido?
Chiyo si voltò a guardarlo con il sorriso più luminoso che aveva e rispose con semplicità: «Perché sono piccola.»
Non riusciva ad arrivarci, non c'era mai riuscita e questo l'aveva fatta soffrire a lungo. Si era iscritta al club di pallavolo col desiderio di poter volare oltre la rete e raccontare a suo fratello com'era il mondo visto da là sopra, donargli quella gioia, ma lui era morto e lei non era mai riuscita a rivelarglielo.
Ora, lo scattò furioso di Tanaka di fronte alla provocazione di Tsukishima aveva la loro piena comprensione.
Un lamento lagnoso fece spostare lo sguardo di Kuroo e Bokuto da Chiyo verso Nishinoya, ora affiancato da Asahi. Entrambi avevano il volto marmoreo, sforzato in un'espressione seria che non riuscivano a mantenere, e piagnucolavano. Tanaka, anche lui col viso ricoperto di lacrime, si avvicinò a Chiyo e posandole una mano dietro la nuca se la tirò al petto, abbracciandola e schiacciandola contro di sè. Chiyo cominciò a dimenarsi come un anguilla, cercando di spingerlo via, inutilmente.
«Non trattenerti, Chiyo-chan. Piangi pure, c'è il tuo Senpai con te» diceva lui ostentando grandiosità.
«Mollami! Tanaka-san! Mi soffochi!» lamentava lei, col suo solito tono da ragazzina, senza riuscire. La presa di Tanaka era salda, nonostante il suo divincolarsi irrefrenato.
«Hai un odore terribile! Basta! Lasciami!» continuò lei, fintanto che non riuscì a sgusciare via. Prese due paia di boccate d'aria, fulminando Tanaka, poi spostò lo sguardo, intravedendo Tsukishima poco lontano da loro. Non era in palestra quando lei era arrivata, ma ora era tornato, forse per raccogliere le sue cose. Chiyo corse nella sua direzione, sotto lo sguardo allarmato dei presenti.
«Che intenzioni ha?» chiese allarmato Asahi
«Vuole picchiarlo ancora?» gli fece eco Nishinoya.
«Forza piccoletta! Di destro! Vai di destro!» le urlò dietro Bokuto esaltato, beccandosi ancora un'occhiataccia da Kuroo, al suo fianco.
Daichi le corse dietro, pronto a intervenire per fermarla nel caso fosse di nuovo partita, ma rimasero tutti di stucco quando la videro inchinarsi.
«Scusa» disse lei, attirando l'attenzione del biondo. «È stata colpa mia, non dovevo attaccarti in quel modo, oggi.»
Tsukishima rimase a guardarla qualche istante, senza muovere un muscolo, sempre con quell'aria di superiorità, ma non sembrò voler infierire ancora.
«Dovresti superare i tuoi blocchi» le disse semplicemente, prima di voltarsi per andarsene. Chiyo si sollevò, fulminandolo, e gridò: «Senti da che razza di pulpito!» con un colpo secco allungò la mano al suo fianco, rubando una palla dalle mani di Daichi, e la lanciò contro Tsukishima con tutta la forza che aveva colpendolo sulla nuca. Tsukishima si fermò, irritato.
«Io non ti capisco! Tutto ciò che sa fare Hinata è saltare, e tu non solo sai saltare ma hai l'altezza, sei freddo e calcolatore, sei intelligente e capace. Perché diavolo non ci provi nemmeno a sfruttarle queste qualità? Scappi terrorizzato da un fantasma!»
«Perché ti infervori tanto?» chiese Tsukishima, improvvisamente serio.
«Perché tu puoi vedere com'è il mondo da lassù ma sembra non fregartene niente e questo mi fa incazzare!» gridò Chiyo finalmente lasciandosi andare al bisogno di sfogarsi e lasciando cadere la prima lacrima. Prima, ma unica. «Come puoi essere così egoista?»
Tsukishima si voltò completamente verso di lei, piantandole gli occhi in viso, corrucciato, la mascella serrata.
«È solo un club» disse in un sibilo, dopo una breve riflessione. «A che cosa ti servirà? Ti sei perfino fatta quasi spezzare le braccia. Perché vi impegnate tutti così tanto? Servirà a qualcosa scrivere sul curriculum "mi sono impegnato tanto nel club di pallavolo"?»
Chiyo l'osservò a lungo, corrucciata, ma non più arrabbiata. Lo stava esaminando, stava captando le sue sottili e implicite richieste. Non era una provocazione: lui davvero non capiva il perché di tanta passione.
Chiyo con voce greve, chiese poi: «Qual è stato il momento più bello della tua vita? Il momento in cui hai provato più gioia. Riesci a ricordarlo?»
Gli occhi di Tsukishima si spalancarono appena nell'istante in cui lo rivide, vivido, uno dei momenti più belli della sua vita. Una delle partite di suo fratello, alle medie, quando un suo strabiliante attacco aveva portato la squadra alla vittoria.
Si stupì del fatto che gli era venuto a mente proprio un ricordo così banale e poco importante.
«È qualcosa che scriverai nel tuo curriculum?» chiese ancora Chiyo.
E ancora Tsukishima titubò, pensieroso. Aveva maledettamente ragione e la cosa lo irritava.
«Se tu giocassi veramente per gioia, la mia frase di oggi non avrebbe destato nessun tipo di reazione» le disse, inarcando appena le sopracciglia. Come poteva parlare di felicità, proprio lei che più di tutti viveva quel profondo disagio con se stessa?
Chiyo sorrise improvvisamente: «Hai ragione!» ridacchiò, come divertita. «Avere dei limiti fa proprio schifo» e continuò a ridere, come se la cosa non avesse poi tutta questa importanza. Almeno, non in confronto a quanto detto prima.
«Bokuto-san...» si voltò improvvisamente. «Che numero hai detto che sei nella classifica dei migliori assi del paese?»
«Top Five, piccoletta!» sghignazzò lui, allargando il petto e cominciando a brillare di luce propria. Era qualcosa di cui andava estremamente orgoglioso.
Chiyo alzò le spalle e volse uno sguardo di traverso a Tsukishima: «Non è nemmeno tra i primi tre» lo denigrò, smontando completamente l'aura brillante che Bokuto aveva tirato su. Kuroo sforzò il viso nel tentativo di trattenere una risata: era esilarante vedere l'ego di Bokuto smontato in quel modo.
«C'era bisogno di ricordarlo?!» gridò il diretto interessato, infastidito.
«Proprio uno sfigato» continuò lei, portandosi una mano alle labbra come se avesse voluto farlo sentire solo a Tsukishima.
Bokuto ne rimase pietrificato. Sentirsi dare dello sfigato da quella che aveva creduto essere la sua fan numero uno fino a poco prima era qualcosa che distruggeva dentro. La sua aura brillante e luminosa lasciò posto a una cupa depressione.
«Beh, è pur sempre nella top five, non è così mal...» cominciò Tsukishima, interrompendosi poco prima della fine, capendo ciò che Chiyo stava cercando di dirgli.
Tutti avevano dei limiti, c'era sempre qualcuno migliore e qualcuno peggiore, ma alla fine lo stare dove si è, il fare quello che si poteva, il lottare con tutte le forze per cercare di arrivare oltre... non era poi così male.
Qualsiasi cosa poteva essere bella e dare gioia, anche la mediocrità, se affrontata a testa alta.
«Io sono un colibrì che vola rasoterra» mormorò Chiyo, sorridendo. «Non è il massimo, ma alla fine... non è così male, no?» lo guardò allargando il sorriso, illuminandosi come sempre faceva.
Tsukishima l'osservò qualche istante, poi distolse lo sguardo per orgoglio. Sentiva che aveva ragione, gli aveva dato una bella lezione, ma certo non l'avrebbe ammesso con tale facilità.
«Su, su! Tsukki-san!» disse ancora lei, alzando il tono della voce e tornando a essere gioviale. Gli diede un'amichevole pacca sulla schiena, esagerando di potenza, facendogli leggermente male, ma lui si limitò solo a fulminarla.
«Non fa niente se fai schifo a muro» e Tsukishima le volse lo sguardo più incazzato che avesse nel repertorio. Voleva ricominciare? Ma lei non sembrava stesse cercando di provocarlo e continuò, facendogli un occhiolino, «Ci penso io a guardarti le spalle.»
I due si scambiarono un lungo sguardo. Non era una semplice tregua, era una dichiarazione d'amicizia. Entrambi avevano i propri problemi, i propri limiti, i propri blocchi. Ma lei sarebbe stata lì, pronta, a "guardargli le spalle".
Tsukishima, accennando un sorriso malizioso, disse, alzando le spalle: «Al massimo mi guardi le scarpe, non credo che arriveresti alle spalle.»
Chiyo rimase ammutolita, cercando di soffocare l'istinto di prenderlo a pugni, ma optò per la via del sorriso, ancora una volta.
«Non sottovalutarmi, quattrocchi!» gridò prima di saltare e aggrapparsi al suo collo. Tsukishima cominciò ad agitarsi, nel tentativo di non cadere a terra e non venir soffocato da quel peso che ora gli si dimenava addosso. Chiyo fece leva sulle braccia, nel tentativo di alzarsi per arrivare a mettersi sulla sue spalle, ma Tsukishima si agitava troppo e per lei era ardua riuscirci. Cercò di piantare un piede sul suo fianco, per farsi leva e tirarsi su, ma nella collutazione l'unico risultato fu quello di calargli i pantaloni. Tsukishima si affrettò ad afferrarli, rosso in volto, tirandoli e tenendoli su, nonostante lei ancora spingesse col piede.
«Sta' ferma!» cercò di dirle, inutilmente.
Alla fine, perse l'equilibrio e cadde a terra, trascinandosela dietro.
«Ahi, che botta!» lamentò lei, sollevandosi.
«È colpa tua, stupida!» gridò Tsukishima, alzando il viso paonazzo per la vergogna. Chiyo lo guardò qualche secondo, poi pian piano si mise a ridere, sotto lo sguardo interrogativo di Tsukishima.
«Che hai da ridere tanto?!» chiese lui, ancora nervoso.
«Hai gli occhiali storti e i capelli spettinati» rise lei, portandosi una mano alle labbra. «È la prima volta che ti vedo così scomposto.»
Avrebbe potuto dirle che era colpa sua, ancora una volta, ma sapeva che sarebbe stato inutile. Lei era così... travolgente.
Sospirò e si rialzò, cercando di sistemarsi come poteva.
«Ci vediamo domani» disse senza aggiungere altro.
«Oh! Ehy!» lo richiamò lei. «Non vieni ad allenarti con me, Kuroo e Bokuto-san stasera?»
Tsukishima lanciò un breve sguardo dietro di sè, poi comunicò alzando le spalle: «Il vostro schiacciatore stasera temo sia fuori uso.»
«Eh?» chiese Chiyo, voltandosi verso Bokuto e vedendolo inginocchiato a terra nella sua aura depressa.
«Accidenti!» si ricordò lei, gattonando e correndogli vicino. «Bokuto-san! Mi dispiace! Non volevo dire quelle cose prima! Bokuto-senpai! Non è vero che sei uno sfigato!»
«No, hai ragione. Non sono nemmeno tra i primi tre» mormorò lui.
«Che importanza ha, se sei lo stesso il migliore?» chiese e lei e questo parve rinvigorire un po' Bokuto. «Insomma! Vogliamo parlare delle tue parallele? Mai visto niente di più incredibile! Micidiali! Metterebbero in ginocchio qualsiasi squadra! Sono sicura che gli altri non sono in grado di tanta precisione e potenza!»
Bokuto cominciò a sghignazzare, inorgoglito.
«Tutti vorrebbero essere forti come te, Bokuto-Senpai! Ne sono sicura!»
«Io non ci giurerei» intervenne Kuroo.
«Tu sei solo invidioso!» gli gridò contro Chiyo.
«La piccoletta ha ragione!» si rialzò Bokuto, tornato più che in forma. «Tu mi hai sempre invidiato!»
«Non dirai sul serio?» inarcò il sopracciglio Kuroo, stranito.
Bokuto si piantò le mani ai fianchi e cominciò a ridere a gran voce, tornato di nuovo in sè, e Chiyo gli si affiancò imitandolo nel tentativo di far sentire Kuroo in minoranza.
Kuroo li guardò in un misto tra il perplesso e il terrorizzato. Quei due messi insieme erano terrificanti e il fatto che Chiyo alimentasse la fiamma, già di per sè alta, dell'ego di Bokuto era odioso.
Distolse improvvisamente lo sguardo da loro due, puntandolo a Tsukishima al loro fianco.
«Sei ancora qui?» chiese perplesso. Credeva che se ne fosse andato.
«Beh...» Tsukishima si grattò il collo imbarazzato. «Avevate bisogno di me, no?»
Chiyo si voltò verso di lui con un enorme sorriso, felice di essere riuscita in qualche modo a toccare l'animo di quel rompiscatole di Tsukishima.
«Sì! Andiamo!» gridò, lasciando Bokuto alla sua risata egocentrica, e prendendo Tsukishima per mano cominciò a correre verso la palestra tre, dove si sarebbero allenati prima di cena.
«Facciamo vedere a quei due che significa ricevere una palla, Tsukki-san!»
«Vedremo! Ehy! Aspettate!» gridò Bokuto, correndo loro dietro.
Kuroo sospirò, alzando gli occhi al cielo e con lentezza li seguì, diretto alla palestra tre. Quella sera Bokuto ebbe molta meno fortuna negli attacchi, anche se forse la causa non fu proprio la fortuna.


Per la sua spiccata aggressività,
la rapidità nel volo e nelle acrobazie,
per gli stupendi colori di cui è dotato,
le antiche civiltà americane
consideravano il colibrì la reincarnazione
di valorosi guerrieri caduti in battaglia.

(Il colibrì. Il guerriero del Sole.
Ernesto Francini)


NDA

Ehy ehy ehy! Eccomi puntuale (ogni tanto...)
Poco da dire su questo capitolo, bravi a chi aveva capito che Shoji era il fratellonzo di Chiyo ^_^ Storia triste, poveretto/a. Ma come avevo accennato anche in precedenza, Chiyo non è solo una pazza sclerata ma ha un mondo dentro sè e c'è un motivo dietro a tutto. C'è un motivo se ama stare in alto, c'è un motivo se le ha fatto così male la frase di Tsukki, c'è un motivo se ammira tanto i salti di Hinata o l'altezza di Asahi, c'è un motivo se ha voluto far parte dei corvi e c'è un motivo se si sforza tanto nell'essere quella "che ride sempre". Il motivo è Shoji...
Piccola curiosità sul nome Shoji: significa "Secondo figlio che vola", infatti è il secondogenito, gli piaceva l'idea di volare... e alla fine è volato in cielo (a voi i feels!).
Comunque vorrei precisare che la scoperta del significato è arrivato dopo aver scelto e usato il nome xD era destino!!!!
La frase sul colibrì a fine capitolo si rifà sempre a Chiyo/colibrì che "reincarna" Shoji (vuole realizzare il suo desiderio di volare), "valoroso guerriero caduto in battaglia".
E niente, ho finito con le spiegazioni. Sto capitolo era un po' la depressione, ma è servito a concludere il puzzle u.u Shoji è un grosso pilastro di Chiyo, e andava spiegato per capire bene lei.
IL PROSSIMO CAPITOLO avrà titolo: "Se cadi, ti prendo" e vedrà protagonista il ritorno di alcuni famigerati biscotti che poverini sono stati messi da parte per qualche tempo. KAGEYAMA'S BISCUITS: REVENGE!!! XD
E tanto per aumentare la "fame" vi lascio anche l'anticipazione...


«Vieni con me» le disse all'improvviso, avvicinandosi a lei e prendendola per mano. Chiyo non ebbe tempo di capire che stesse succedendo che si ritrovò trascinata lungo i corridoi della Shinzen, verso meta ignota.
«A..asp...» provò a balbettare, confusa, ma Kuroo si voltò a sorriderle e si portò un dito alle labbra, facendole segno di fare silenzio.
Si fermarono a un angolo, poco più avanti e lui approfittò per spiegare sottovoce: «Se ci trovano in giro a quest'ora saranno guai. Cerca di fare piano.»


Kuroooooooo che intenzioni hai?! Dove la stai trascinando in piena notte? Mascalzone u.u
Ehehe...
VI SALUTO!
Cià cià.

Tada Nobukatsu-kun \(W )/

   
 
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