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Autore: JennaHerondale    27/10/2016    1 recensioni
Le istruzioni erano semplici: sedurre e distruggere Harry Styles. Non hanno mai pensato alla possibilità che Louis potesse innamorarsi davvero. Quindi, naturalmente, è esattamente quello che ha fatto.
________
“Sai qualcosa su di lui?” chiede Louis dopo un attimo.
[…]
“È un bravo ragazzo, il nostro Harry Styles. Reputazione pulita. Non vuole frequentare nessuno – è concentrato sui suoi studi e basta.”
Oh, oh, oh. La situazione si fa molto, molto,
molto più interessante.
“Questo è il motivo per cui è migliore di te,” Louis sorride, e il ghigno scivola via dal viso di Liam.
“Rovinalo, Louis,” dice Liam dopo un attimo, e tutta la delicatezza è evaporata dalla stanza. “Distruggilo in qualsiasi modo tu voglia. Ti sto dando carta bianca.”
“Perché?”
“Perché non mi hai mai deluso.”

________
[Louis/Harry] [Zayn/Niall] [201k] [LeRelazioniPericolose!AU] [HighSchool!AU]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XVI

 
I'm A Ruin---Marina and the Diamonds

 
“Non so neanche cosa si regali a una mamma!”
Zayn osserva Louis da sotto i suoi capelli arruffati, gli occhi obliqui in contemplazione. È un puntino di calma completa in mezzo alla confusione del negozio ben illuminato, invaso da persone che stringono manciate di buste e bambini. “Tarocchi?”
Louis lo fissa.
Giusto. Avrebbe fatto meglio a non chiedere.
“Ehm, Grazie, Z,” fa un sorrisetto, trattenendo valorosamente le risate mentre continua a passeggiare per la corsia. C’è freddo nonostante il numero di corpi lì attorno; le sue mani sono congelate, anche con i guanti di Harry addosso. Deve avere a che fare con il fatto che ora la sua vecchia giacca in jeans ha così tanti buchi e graffi che le sue tasche non sono più degne di essere chiamate tali. Se fosse stato un ragazzo più furbo, ne avrebbe comprata una nuova.
Ma non ha mai detto di essere furbo, quindi. Chi se ne frega.
“Che ne dici di un mattarello?” propone poco dopo Zayn, le mani molli ai suoi fianchi mentre si guarda attorno con esitazione, gli occhi scuri. La frase si porta appresso tutta la sua languida sicurezza, perché Zayn crede fermamente a tutto ciò che dice, crede fermamente che i suoi consigli siano pratici e saggi. È uno dei tanti motivi per cui Louis gli vuole bene, in realtà.
Quindi ride, battendo brevemente una mano sulla spalla tesa di Zayn. Anche il nylon del suo parka è freddo, e penetra attraverso la lana dei guanti di Louis. “Penso che ne abbia già uno, amico. Ma bel tentativo.”
Zayn si limita a mormorare in contemplazione, oscillando le braccia mentre continua a camminare, gli occhi che guizzano per il negozio con leggero disagio. L’interno è un po’ caotico – tutti gli acquirenti dell’ultimo minuto (come Louis) si stanno dimenando, cercando di trovare in quarantotto ore gli acquisti più commoventi che riescono. E Louis sa che Zayn è un po’ impressionabile nel mondo reale, per non parlare della folla, quindi gli resta appiccicato mentre continuano a rovistare in cerca del regalo per Anne.
Louis vuole prenderle qualcosa di bello. Speciale. È il minimo che possa fare dopo che gli ha offerto di rimanere in casa sua per tutto il weekend di Natale. Quindi, come ha detto… è il minimo che possa fare. E a lui piace Anne. Parecchio, addirittura.
Si fermano di fronte ad una grande scatola di vetro. All’interno ci sono delicate bottiglie di profumo, scintillanti d’oro e argento e rosa e perla. Appaiono fragili e pulite, come se persino le mani di Louis potessero graffiarle.
Sembrano anche fatte apposta per una mamma. Mh.
“Che ne pensi di un profumo?” domanda Louis, lanciando un’occhiata di sbieco.
Zayn sembra vagamente sopraffatto. “Uh. Sì,” è tutto quel che grugnisce, spostandosi più vicino per evitare l’assalto di un gruppo di allegri adolescenti che gli passano accanto.
Sospirando, Louis torna a osservare l’assortimento. Sembrano praticamente tutti uguali.
“Ma il profumo non è, tipo, costoso?” chiede Zayn dopo un attimo, la voce molto vicina all’orecchio di Louis, facendolo sobbalzare appena. Zayn diventa un po’ appiccicoso e invadente quando si sente in imbarazzo.
“Sì, ma, Anne è…” Louis fa spallucce, insicuro su come finire la frase. Mantiene l’espressione distaccata, spostando il peso da un piede all’altro. “È una donna gentile. Voglio prenderle qualcosa di speciale. Soprattutto perché mi permette di stare con la sua famiglia per Natale, capisci? È tipo… è un po’ come una seconda mamma per me o qualcosa del genere. O meglio,” mormora Louis, un po’ più cupo di quanto intenda, “Una vera mamma.”
A quello, Zayn rimane in silenzio, muovendosi solo quel tanto più vicino e respirando rumorosamente attraverso il naso. Sa di Niall e erba.
Dopo che Louis è riuscito con successo a recuperare un commesso e una graziosa bottiglia di qualcosa per Anne, paga alla cassa, senza nemmeno batter ciglio al totale mentre Zayn sussulta visibilmente.
“Dove hai trovato tutti quei soldi?” Domanda, sinceramente curioso, mentre Louis ficca nuovamente il portafogli nei suoi jeans e afferra con mani lente la busta lucida e brillante di profumo e carta velina.
“Mh? Oh, quelli?” Louis tira su col naso, zigzagando tra la gente (e avendo cura di tenere stretta la manica del parka di Zayn). “In realtà ho, uh, risparmiato. Più o meno.”
“Risparmiato?”
“Già. Sai com’è. Ormai non fumo più, quindi ho smesso di comprare sigarette. Ho smesso di comprare erba e altre cazzate. Non bevo neanche più così tanto. E… non so. Sto cercando di prendere più ore al pub così ho, tipo, qualcosa su cui fare affidamento.”
Non gli sfuggono gli occhi spalancati di Zayn.
Roteando gli occhi al cielo e sentendo un fuoco di imbarazzo sulle guance, Louis continua a camminare fino a che non esce dalle porte, ritrovandosi nel gelo affilato dell’inverno. Oh be’. Almeno si è allontanato dalla confusione.
“Stai risparmiando per un appartamento?”
“Forse. Non lo so. Sto solo… cercando di ottenere qualche parvenza di ordine.”
“È fantastico, amico,” commenta Zayn senza battere ciglio, la voce bassa nel frastuono della strada. Ogni passo fa scricchiolare la neve. “Anche io ho pensato di cercare un altro lavoro. Ma poi ho realizzato che probabilmente soffocherebbe solo il mio spirito e il mio flusso creativo. Non sono adatto alle costruzioni della società.”
A quello, Louis scoppia a ridere, la testa lanciata indietro. “Un lavoro è più di una costruzione, Zayn. È, sfortunatamente, un po’ più importante.”
Ma tutto quello che fa Zayn è alzare le spalle, imperturbato. “Forse. Forse no. Non lo so.” E finisce lì, con gli occhi divertiti di Louis e le palpebre di Zayn che sbattono, pensierose, mentre si stringono l’un l’altro nella brezza gelida.
Louis ha davvero risparmiato ultimamente, comunque. Sta cercando di contare su se stesso, e solo su se stesso, per (quella che potrebbe essere) la prima volta nella sua vita.
Vedete, ha solo bisogno di dimostrare qualcosa. A se stesso, a Harry.
Può prendersi cura di se stesso.
Non ha più bisogno di fare affidamento su Liam. Non ha più bisogno di fare affidamento su nessuno. Harry gli ha mostrato che… lui non fa affidamento su nessuno, per niente. Piuttosto, incoraggia sempre gli altri a contare su di lui mentre, allo stesso tempo, si fa carico dei suoi problemi.
Louis non vuole essere un altro peso per Harry. Vuole dimostrargli di riuscire a provvedere a se stesso, di poter aiutare a trasportare qualsiasi carico che potrebbero condividere. Vuole prepararsi per, tipo… cose future. Sapete… cose.
In qualche modo, sembrava sempre così impossibile prima – assumere il controllo della sua vita? Sembrava… spaventoso e immenso. Ma è un timore debole quello che ha avuto ultimamente, qualcosa che lo preoccupa ogni volta che si trova a casa di Harry, mentre lo osserva studiare diligentemente alla sua scrivania organizzata nella sua stanza ordinata. In una casa ben curata e piena di affinità familiare e onestà e lenzuola pulite e pavimenti lucidati e cuscini soffici. Le loro finestre hanno le tende e profumano quasi sempre di detersivo e burro.
Louis a volte guarda fuori dalla finestra, gli occhi distanti, le mani sul grembo, mentre è seduto sul letto di Harry, un libro chiuso sulle sue cosce. Fissa senza vederlo il cielo che minaccia di inghiottirlo, raggiungendolo attraverso il vetro umido e strappandolo fuori dalla camera di Harry, dalla vita di Harry.
“Ti senti mai senza uno scopo, Harry?” domanda un giorno, piano e a malapena conscio di star esprimendo la domanda ad alta voce. Sbatte le palpebre, sorpreso dalla propria franchezza.
Harry si gira sulla sedia, le sopracciglia già delicatamente corrugate, un boccolo appoggiato sulla sua fronte pallida. Il lilla del suo maglione addolcisce la sua pelle e i suoi lineamenti, trasformandolo in una creazione di colori pastello che Louis vuole assorbire nelle sue dita.
“A volte, credo,” La sua voce è calma e vellutata, un po’ inutilizzata. Fa una pausa prima di chiedere, “Tutto bene, Lou?”
E Louis non distoglie mai lo sguardo dalla finestra, limitandosi a scrollare le spalle mentre fissa fuori senza vedere.
È quando Louis comincia a sentirsi completamente perso che Harry sale sul letto con lui, avvolgendolo con gambe e braccia, dita e sorrisi e respiri caldi. Assicurandosi lì. Assicurandosi a Louis.
“Sei ancora così giovane, sai,” mormora sulla morbida pelle del collo di Louis – la parte dove incontra la sua spalla. “Non dimenticarti che sei giovane, Louis.”
Louis inclina la testa, solo per il conforto di sentire le parole di Harry formarsi contro la sua carne. Non sbatte ancora le palpebre, non si muove, non sorride. Si limita ad allungare una mano fredda e farla scivolare sulla gamba di Harry, dandogli una debole stretta.
Le braccia di Harry si stringono.
“E non sei senza uno scopo. Va bene sentirsi in quel modo e hai tutto il diritto di farlo. Ma io so che non sei così. Sei solo, tipo…” Si avvicina mentre riflette, le parole che svaniscono sotto le luci soffuse, perdendosi tra le lenzuola. Mormora un sospiro prima di continuare, le labbra calde e fluide mentre formano le parole. “È come se fossi in una grande stanza, okay? Sei in piedi in questa stanza buia piena di tante cose. Sono tutte le cose che puoi fare con la tua vita, perché sei geniale, okay? Sei geniale e così talentuoso e creativo e intelligente e questa stanza possiede ogni possibilità – montagne di possibilità. Ma, è come se, tipo, fosse completamente al buio? Completamente. E non puoi vedere nulla perché le luci sono spente ed è tutto così nero, che non riesci neanche a trovare l’interruttore per accenderle. Quindi non riesci a vedere le possibilità, non riesci a vedere tutto ciò di cui sei capace.”
Louis deglutisce, stringendo la presa sulle gambe di Harry.
“Ma una volta che le avrai accese, Louis, il mondo sarà tuo.” Le parole sbattono contro le vene di Louis. “Devi solo trovare l’interruttore. È la parte più difficile ma, tipo… Lo troverai. E io ti aiuterò a trovarlo se avrai bisogno di me. La parte più difficile è appena iniziata. Ma sei la persona più forte che conosca, quindi… Non essere così duro con te stesso, okay? È difficile.”
E allora Louis si volta, distogliendo finalmente gli occhi spenti dalla finestra mentre porta uno sguardo triste su Harry. Deglutisce, l’eco delle frasi a riversarsi attraverso i suoi pori, soffocandolo ma allo stesso tempo riempendo i suoi maledetti polmoni con qualcosa di cui ora ha bisogno, qualcosa di cui ha sempre avuto bisogno in tutta la sua vita e che non ha mai ottenuto.
Non ha mai pensato di averne bisogno. Non finché Harry non gliel’ha dato: conforto, fiducia, confidenza. Supporto. Amore.
Un debole fremito di imbarazzo brontola nel suo intestino (quando si è addolcito così tanto? Quando?) ma non presta più molta attenzione a quelle stronzate. Non gliene frega un cazzo se suona sdolcinato o smielato o quellarobalì… non si vergogna di quel che gli fa provare Harry. Non ha intenzione di sbiancare ogni volta che viene inaspettatamente confortato o accudito.
“Harry,” dice, ruvido e sottovoce. Non sa come continuare.
Ma Harry lo capisce sempre perché Harry sorride sempre, melenso e a trentadue denti, strofinando senza esitazione il naso contro il viso di Louis. Louis gli prende la mano, premendo le sue dita contro le labbra perché adora il suo ragazzo e vuole sentire il suo calore mischiarsi al proprio.
Bacia le dita di Harry –le unghie hanno dei resti di smalto. La prima volta che Louis li aveva notati, Harry era arrossito, diventando rosso su tutto il collo. Aveva allontanato la sua mano, balbettando un, “Lo–lo so che è, uhm, strano, ma, tipo, è solo che Gemma a volte me lo mette per gioco? E, uhm, penso che mi stia bene? A volte lo tengo, non lo so, lo so che è strano.”
La risposta di Louis era stata baciare le sue unghie, una ad una, prima di lanciargli un sorriso malizioso. “Dovresti metterlo nero. Quello sarebbe figo,” aveva detto, molto semplicemente, mentre gli occhi di Harry si rilassavano, lo stress si dissolveva in una calda sorpresa. Dopo un paio di secondi di silenzio – Harry lo stava ancora guardando con cautela – Louis aveva sospirato, avvolgendolo tra le sue braccia come ormai si era abituato a fare. “Non è strano, Harry. Ti ricordi – fanculo il mondo? Se ti piace, fallo e basta. Di certo a me non importa. Non esistono cose come le regole per un Louis Tomlinson e un Harry Styles. Siamo solo noi. Io sono un vagabondo con un solo outfit e nessun concetto di struttura e tu sei un ragazzo con le unghie bellissime e i vestiti bellissimi e una bellissima testolina da pensionato.”
Aveva fatto avvinghiare Harry contro di lui in maniera febbrile e a Louis non era sfuggito il riflesso lucido nei suoi occhi quando aveva sorriso.
Lui ama Harry, sapete. Lo ama davvero. Non riesce a dirlo perché non è sicuro ancora se sia giusto, ma lo ama e gli piace pensare che Harry lo capisca con i suoi gesti… Anche se per ora non riesce a esprimerlo a parole. Per ora.
Ma crede che Harry capisca.
Harry sembra capire sempre.
“Sei tutto tranne che senza scopo,” continua, un’ultima volta, le labbra che mormorano contro quelle di Louis. “Ed è solo l’inizio.”
E Louis sorride, più di quanto abbia fatto in tutta la sua vita. È come se qualcosa di brillante stia illuminando il suo cuore.
“Okay,” dice, l’espressione rilassata e gli arti nuovamente caldi. Fa scorrere le mani delicate lungo il corpo di Harry prima di incitarlo. “Ma basta parlare di me. Torniamo ai tuoi studi, eh? Ti aiuto io; lo sai quanto sono bravo con quelle flashcard.” Sorride, malefico, mentre Harry ridacchia, tirandolo giù dal letto con sorprendente agilità.
“Lo prendi troppo alla lettera, Lou – devi smetterla di provarci con me ogni volta che azzecco una risposta. Lo sai quanto sia improduttivo.”
“‘Improduttivo’ è altamente discutibile,” replica Louis, il sorriso sereno, mentre le sue mani circondano la vita di Harry, stringendo il maglione lilla tra le sue mani. Ama quel maglione – è morbido e soffice e caldo e profuma sempre, sempre di Harry.
Harry fa le fusa mentre lo bacia, felice, le sue mani ora non più esitanti che si muovono decise mentre sorride e ridacchia e sfiora i jeans di Louis con le nocche.
E, vedete, questa è un’altra cosa che fanno adesso… Cose… casuali, o quel che è. Ma solo piccole cose. Piccole cose preziose che Louis prende molto seriamente, con attenzione, assicurandosi sempre di chiedere “Sei sicuro?” a Harry, ansimanti e intensi, tra i suoi accigliati “Va bene?” a cui Harry acconsente letteralmente sempre. Di solito in maniera meravigliosamente entusiasta.
Ma, tipo. È…
Queste piccole cose sono tutto per Louis. Tutto. E le protegge con la propria vita perché questa parte di Harry è sua e di nessun altro e vuole nasconderla dalle mani sporche dell’universo. E non ha, non può, si rifiuta di… spingersi oltre.
Non può fare sesso con Harry. Non ancora. A volte Harry fa delle allusioni, tutto occhi speranzosi e mani curiose, ma sono sempre state solo allusioni. Non ne hanno mai parlato, grazie a Dio, quindi Louis è sempre rimasto sul sicuro, perché non può…
Per qualche motivo, non può farlo. Non ancora. Non vuole che Harry si abbandoni a Louis fino a che tutto non sarà più limpido.
Presto. Sarà presto.
Ad ogni modo.
“Okay,” dice Louis improvvisamente, risvegliandosi dai suoi pensieri e schiarendosi la gola. Zayn è attaccato al suo fianco come una ventosa nella strada affollata, apparendo ancor più paranoico e a disagio. “Ora tocca a Gemma,”
A quello, Zayn si acciglia profondamente. “Pensavo fosse solo per la mamma di Harry.”
Nope. Ha anche una sorella.”
Brontolando, Zayn mantiene il suo cipiglio. “E non c’è modo di tirartene fuori,” mormora, principalmente a se stesso, abbassando le spalle mentre trotta sulla scia di Louis. “Dato che diventerà presto tua cognata.”
Louis si limita a tirargli una gomitata (un po’ duramente), ignorando la scossa lungo la sua spina dorsale o il calore sulle sue guance e nel suo petto. Invece, continuano lungo la strada.
 
**
 
“Louis? Ehi.”
Da qualche parte, in lontananza, Louis si sente scuotere una spalla con delicatezza. È accompagnato da una voce sommessa, il fruscio delle lenzuola, e l’odore di… bacon. E uova. E tè. E… cannella? Zucchero.
Dio, che buon odore.
Geme, spostando leggermente la testa sul cuscino decorato a fiori. Sente un’altra scrollata delicata.
“Louis, svegliati. È Natale!”
Contro ogni fibra della sua volontà, il viso esausto di Louis si apre in un minuscolo sorriso.
“Harry?” domanda, nonostante conosca già la risposta.
Una risatina è la sua unica risposta, accompagnata dall’avvallamento cigolante del letto quando Harry si sdraia accanto a lui, i piedi freddi premuti contro la piega calda dietro le ginocchia nude di Louis.
Non ha dormito molto la notte scorsa, vedete. Non è abituato ad andare a letto presto, dato che ultimamente soffre d’insonnia, per non parlare dei suoi turni di notte al pub. Quindi quando gli Styles ieri notte hanno cominciato ad appisolarsi uno dopo l’altro, stravaccati rispettivamente nelle varie poltrone e divani nel loro soggiorno mentre guardavano film su film di Natale in tivù, fiocchi di neve a cadere pacificamente all’esterno… Louis era rimasto vispo e silenzioso, aggrappandosi a un Harry bavoso e addormentato (con indosso un maglione che sapeva di zenzero e un paio di calze rosse e pelose, che dolcezza) e contando i battiti del suo cuore, sentendo più calore di quanto ne avesse sentito in anni. Forse da sempre. La stanza era fioca, illuminata dalle ombre rosse e arcobaleno provenienti dalle luci avvolte con grazia attorno all’abete sistemato di fronte alla finestra a golfo. Sulla cima si trovava una stella sontuosa. Le decorazioni erano sia in plastica che fatte a mano – la maggior parte delle quali da Harry e Gemma, ai tempi in cui erano bambini scoordinati con un debole per i glitter. Louis le aveva ispezionate mentre tutti dormivano, il crepitio del fuoco morente a scaldare il silenzio. La sua bocca sapeva ancora della cioccolata fatta in casa che avevano preparato dopo cena – quando avevano scartato tutti i loro pigiami regalati da Anne. Anche Louis ne aveva ricevuto uno.
“Per me?” aveva chiesto, sbattendo le palpebre, sorpreso, mentre Anne gli consegnava il pacchetto.
Lei aveva annuito, sorridendo a trentadue denti – proprio come fa Harry. Tutto lento e sincero. Una mano ad accarezzargli la guancia. “Ma certo, tesoro,” aveva detto, in modo semplice, prima di porgere a Harry il suo.
Louis aveva sorriso mentre afferrava la carta da regalo a fantasia scozzese, il suo nome scritto sulla targhetta in cima, decorata con un fiocco rosso di plastica. Non aveva mai ricevuto un regalo di Natale prima, tanto meno quelli incartati. Jo non aveva mai avuto abbastanza soldi per questo genere di cose e Louis non era mai stato infastidito dalla questione quanto probabilmente si sarebbe aspettato. Anche a Doncaster, dove erano nate le sorelle e le cose erano un po’ più stabili, non aveva mai ricevuto nulla più della possibilità di comprarsi un nuovo CD o un paio di scarpe da ginnastica, le banconote strette nella sua mano mentre prendeva l’autobus da solo.
Ai tempi in cui erano solo loro, solo loro due, Jo diceva, “La vita è il nostro dono, Louis,” quando gli rimboccava le coperte la notte della Vigilia di Natale; che si dà il caso fosse anche il suo compleanno. “E tu sei l’unico dono che voglio per Natale. Buon compleanno, ragazzo,” gli sorrideva, pizzicandogli il naso prima di premere un bacio sulle sue palpebre chiuse. Poi se ne andava, patchouli e fumo sulla sua scia, e lasciava Louis al buio, ad addormentarsi.
Aveva deglutito al ricordo, reprimendolo. Non aveva mai detto a Harry che fosse il suo compleanno.
Aveva aperto lentamente il regalo.
“Grazie,” aveva detto, dal cuore, alzando lo sguardo dal pigiama piegato con cura all’interno. Davvero, erano semplicemente un paio di semplici pantaloncini neri e una maglietta bianca (a differenza della tutina intera ricoperta di pelo bianco e magenta di Harry, ahah) e, in qualche modo, contavano di più. Perché era esattamente lo stile di Louis e Anne lo sapeva o forse Harry gliel’aveva detto e quello…
Loro lo conoscono.
Provando inaspettatamente un po’ troppe sensazioni, si era limitato a premere un bacio sulla sua guancia, abbracciandola. Prima odiava gli abbracci, li trovava imbarazzanti e tesi e innaturali. Ma abbracciare Anne è come abbracciare una mamma, è come abbracciare Jo quando gli rimboccava le coperte, ed è qualcosa che Louis adesso si ritrova ad amare.
“Grazie,” aveva mormorato di nuovo, mentre Anne gli accarezzava i capelli in modo rassicurante, abbracciandolo a sua volta.
“Non c’è di che, tesoro.”
Era stato bello. La miglior Vigilia di Natale della sua vita. Decisamente il miglior compleanno.
E ora, con Harry accanto a lui, respirando incessantemente nel suo orecchio mentre gli avvolge attorno le sue mani calde, sarà sicuramente un Natale altrettanto bello.
“Dai, Lou. Andiamo, mousling,” mormora, ma anche la sua voce è graffiata dal sonno e condita da sbadigli.
“Non ancora,” biascica Louis. “E non sono un mousling. Sono un uomo adesso. Mighty Mouse.”
Riesce a sentire il sorriso di Harry, i suoi sbuffi d’aria.
“Non sei un uomo. Sei ancora il mio ragazzo.” Finisce la frase strofinando il naso sul suo viso, ed è abbastanza per costringere gli occhi appiccicosi di Louis ad aprirsi, osservandolo con l’accenno di un sorrisetto.
“Ho vent’anni adesso,” brontola, ma è casuale e troppo sincero.
Harry rimane in silenzio.
“Quindi sono un uomo adulto e maturo. E decisamente un Super Topo.”
In maniera incredibilmente rapida, Harry solleva la testa. “Hai vent’anni? Quando… quando è successo? Pensavo ne avessi diciannove?”
Non vuole fare una tragedia riguardo al suo compleanno, davvero. Ma sembra anche disonesto e infantile nasconderlo del tutto a Harry – dovrà essere nato un giorno, no?
“Ne avevo diciannove.” Fa una pausa. “L’altro ieri.”
E Harry balza fuori dal letto.
“Ieri era il tuo compleanno?? Louis! Non me l’hai…” E, senza un’altra parola, Harry si precipita fuori dalla stanza. “MAMMA!” lo sente gridare Louis.
Oh buon Dio.
Gemendo, Louis lascia ricadere la faccia sul cuscino. Le sue caviglie sono fredde dove Harry ha spostato le lenzuola. Il suo bozzolo è stato squarciato. Quello stronzetto.
Il silenzio procede lentamente insieme agli sporadici fiocchi di neve fuori dalla finestra ghiacciata e umida della stanza degli ospiti. Sono bellissimi – catturano l’apice dei primi raggi del sole. Cazzo, che ore sono? Louis non è una persona mattiniera. Non è una persona che si sveglia, in generale.
“Davvero??” arriva improvvisamente la voce di Anne da qualche parte al piano di sotto.
Cristo. È meglio che si faccia vivo prima che lo assalgano con palloncini e colazione a letto.
Sorridendo tra sé, Louis trascina il suo corpo tremante fuori dal letto, sollevando i pantaloni mentre sbadiglia contro il retro della sua mano prima di scendere le scale cigolanti e coperte dalla moquette. La porta della camera di Gem è aperta, quindi anche lei è già sveglia. Come diamine fanno, tutti quanti?
Quando Louis finalmente fa il suo ingresso in cucina, si scontra con la precisa immagine che temeva: Anne si sta infilando i guanti, già vestita nella sua giacca invernale, mentre Harry le porge una lista di qualcosa, i capelli che volano in tutte le direzioni. Le sta mormorando qualcosa sottovoce, fermandosi solo quando Anne gesticola in modo poco velato in direzione di Louis.
Lei sorride, affettuosa e divertita. “Louis! Non ci avevi detto che fosse il tuo compleanno,” lo rimprovera.
“Ehm, sì… è solo che… non è una cosa per me?” offre, sfregandosi la nuca con imbarazzo. Si gratta il naso; non gli sta prudendo, no.
Harry si limita a stringere le labbra, trattenendo palesemente i suoi commenti. È quasi adorabile – la sua faccia è accartocciata come il cucciolo che è.
“Vi prego,” continua Louis, enfatizzando le sue parole con le mani formicolanti. “Non vi disturbate per me. Vi prego. Non voglio rovinarvi le vacanze…”
“Non ci rovinerai niente!” insiste Harry, sconcertato, ma Anne ridacchia mentre afferra la sua borsa.
“Vado a fare delle commissioni prima di aprire i regali. Gemma è sotto la doccia, l’arrosto è in forno – Harry, tienilo d’occhio.” Dice con un dito deciso puntualizzando ogni parola e Harry annuisce, gli occhi spalancati e seri. “Quando torno, faremo colazione e apriremo i regali, okay?” Sorride, baciando la guancia di Harry.
“Va benissimo, mamma.”
Louis si limita a sorridere assonnato, sentendo la pelle scaldarsi sgradevolmente quando Anne si volta verso di lui. Ma sembra tutto tranne che arrabbiata, apparentemente felice di fare… qualsiasi cosa Harry vuole che faccia. Ma comunque, si sente colpevole e in imbarazzo, offrendo la guancia un po’ timidamente quando Anne lo bacia, lo sguardo luminoso.
“E non pensare di poterla fare franca senza delle adeguate coccole di compleanno da parte mia,” lo prende in giro, picchiettandolo scherzosamente sul petto.
Louis fa una mezza risata, mordendosi la guancia sorridente. “Okay,” è tutto quello che riesce a dire, un po’ goffamente e molto più tranquillo del suo solito, e Anne lo attira a sé per un vero e proprio abbraccio.
“Buon compleanno,” dice a voce bassa, il mento poggiato sulla spalla di Louis. Gli sta massaggiando la schiena in movimenti circolari e la sua stretta è salda. Materna.
Louis deglutisce, ricambiando l’abbraccio.
“Ti voglio bene, tesoro,” sorride Anne mentre si allontana, facendo vibrare il petto di Louis, e premendo un ultimo bacio sulla sua guancia prima di sciogliersi completamente dall’abbraccio e voltarsi, sistemandosi la borsa sulla spalla. “Ci vediamo tra un po’. E Harry – tieni d’occhio l’arrosto!”
“Sì, mamma!” grida lui, ma i suoi occhi sono già su Louis, caldi e scintillanti, il sorriso assonnato a danzargli sulla bocca.
Poi la porta si chiude e sono solo loro, l’arrosto, Gemma, e la mattina di Natale.
I piedi di Louis sono freddi contro il pavimento. Vorrebbe avere un paio di calze. Forse potrebbe trasferire un po’ del calore dal suo viso ai suoi piedi.
“Non mi hai mai detto che era il tuo compleanno,” dice Harry piano, scuotendo la testa mentre si avvicina a Louis, ma sta ancora sorridendo. “Mi sarebbe piaciuto festeggiarlo per bene, mi sarebbe piaciuto prenderti qualcosa…”
Ma Louis sta già scuotendo la testa, posando le mani ai lati del viso di Harry. Un angolo della sua bocca si piega verso l’alto. “Non voglio che ti scomodi per me. È solo un altro anno che sono uscito dal grembo. Tutto qui. Non ho mai capito tutto questo interesse per i compleanni, ad essere onesti. È seccante, e basta.”
“Non è seccante!” Harry sta praticamente strillando, e fa ridere Louis anche se non vorrebbe. Harry allontana le mani di Louis dal suo viso, posandole invece contro il suo petto, i pollici che le massaggiano in piccoli cerchi. D’improvviso è raggiante. “Non la passerai di nuovo liscia, sai. Per tutti gli anni a venire, fino a che non saremo davvero vecchi, ho intenzione di trasformare il tuo compleanno in un evento.”
“Non oseresti.”
“Lo farò! E sarà per dimostrarti che i compleanni sono speciali. È una festa, Louis. La tua festa. Perché sei nato e sei vivo e sei… sei davvero importante. I compleanni sono modi per focalizzarsi su qualcuno come persona. Perché ne hai bisogno, sai? Ed è il giorno in cui sei venuto al mondo ed è come… è come se stessi anche festeggiando la tua gratitudine per la loro esistenza perché, senza di loro, forse tu non saresti neanche qui.”
Louis cerca di mantenere il cipiglio sul suo volto. Ci riesce. “Solo tu riesci a dire le stupidaggini più smielate, più dolci…”
Harry ridacchia, strofinando il naso contro il collo di Louis. Louis odia il fatto che lo ami.
“Mi stai rovinando,” borbotta, scuotendo la testa mentre dondolano nella cucina. Dondolano sempre. Il suo battito si rilassa appena mentre il silenzio si allunga, il forno sfrigola, Bing Crosby canta nell’altra stanza. “E io sto rovinando te,” aggiunge, a voce ancor più bassa.
Maledizione. Non è il giorno per i sensi di colpa. Deve smetterla di autocommiserarsi.
Chiude gli occhi, scacciando via i pensieri, e attirando Harry più vicino. “Lo sai che sei…” Cerca le parole, cerca di trovare qualcosa. Non ci riesce, però, non ci riesce mai, quindi ci rinuncia. Si limita a dire, debolmente, “Lo sai che sei tutto per me.”
È tutto quello che può offrire.
“Anche tu sei tutto per me,” risponde Harry immediatamente con voce soffocata, la bocca contro la sua spalla. Poi si tira indietro, il sorriso luminoso. “E voglio festeggiarti. Ti amo, Louis. Buon compleanno.”
Louis annuisce, mordendosi le labbra e rifiutandosi di lasciare che le emozioni lo assalgano più di quanto l’abbiano già fatto.
Ma Harry sembra capire, perché non insiste o aspetta una risposta. Si limita a sorridere in maniera più affettuosa prima di allontanarsi di qualche passo, tirando la mano di Louis. “Dai, su. Andiamo a mettere i nostri vestiti migliori di Natale e a mangiare cioccolato.”
“E fare il tè?”
“Un sacco di tè. E possiamo guardare i cartoni? I cartoni di Natale?”
“Che cavolo sono i cartoni di Natale?”
“Sai… i cartoni sul Natale.”
E Louis ride, sopraffatto dalla gioia, mentre segue Harry su per le scale.
 
**
 
Una volta che Anne è tornata e Gemma è uscita dalla doccia, la colazione di Natale è passata tra dolci, uova, bacon, tè in tazze di porcellana a tema natalizio, e questa bellissima crostata alla frutta messa davanti a Louis in onore del suo compleanno. Riceve le porzioni più grandi di cibo, ottiene abbracci da tutte le parti, e riceve un bellissimo biglietto da parte di Anne che legge dopo essersi riempito lo stomaco. Gli tira le viscere e deve impegnarsi per calmare il tremolio del suo sorriso quando lo chiude e lo posa con delicatezza sul tovagliolo ricamato con fiocchi di neve.
“Grazie, Anne,” mormora, le guance bollenti. Riesce a sentire il suo sorriso tirare i suoi lineamenti in diverse direzioni.
Anne annuisce con quel suo sorriso sempre presente, allungando una mano per posarla sopra la sua. “È un piacere, Louis.”
Rende tutto in qualche modo più caldo.
“Sei diventato grande,” Gemma sorride in tono scherzoso, spostandosi i capelli dietro le orecchie. Le sue ginocchia sono tirate verso il petto. “Puoi sederti con gli adulti adesso.”
Ridendo, Louis inarca un sopracciglio. “Gli adulti, eh? Come te?”
Lei fa un largo sorriso, anche se è più un sorrisetto. “Be’, ne ho compiuti venti prima di te, sai com’è.”
“Quasi gemelli!” afferma Louis, balzando giù dalla sedia e avvicinandosi a lei, il sorriso che si allarga. “Guarda che coppia.” Senza un’altra parola, la avvolge in un abbraccio approssimativo, le braccia lanciate a caso attorno alle sue spalle mentre si sporge sullo schienale della sua sedia.
Lei ride, allungando goffamente le mani dietro la sua testa, tentando di intrappolarlo in una presa di sottomissione o qualcosa del genere. Gemma è così divertente – ha sempre voglia di azzuffarsi ed è sempre amichevole.
“Ehi,” si acciglia Harry, tutto labbra e occhi petulanti. “Non dire che siete fratelli. È inquietante.”
Alzando lo sguardo, Louis inclina la testa. “Perché inquietante?”
“Perché sarebbe incesto. Sei il mio ragazzo… non puoi essere mio fratello.”
È detto in maniera così indignata che tutti, al tavolo, scoppiano a ridere. (Eccetto Harry.)
“Non capisco cosa ci sia di così divertente,” borbotta, imbronciato. È troppo ridicolo e Louis resiste al desiderio di coccolarlo per un totale di quaranta secondi.
“Ovvio che non voglio essere tuo fratello,” Louis cantilena tra i suoi capelli, buttandosi in braccio a Harry. Entrambi i loro corpi sono caldi, i vestiti natalizi a mescolarsi insieme, i sorrisi larghi. Anne ridacchia e a Louis non sfugge l’alzata di occhi al cielo di Gemma mentre entrambe si alzano e cominciano a sparecchiare. Le sue braccia scivolano attorno alle spalle di Harry, sicure, e questo riscalda le linee del suo viso, i suoi occhi che cadono sulla bocca di Louis. “Questo metterebbe decisamente un freno alla mia vita sessuale.”
Arrossendo fino alle orecchie, Harry strilla, dimenandosi per premere il suo palmo contro le risate sulla bocca di Louis. È tutto così totalmente infantile ed eccessivo ma fa sentire Louis infintamente caldo e indisturbato, quasi come una nuvola che fluttua sopra di loro, da qualche parte. Quindi continua a ridere contro il palmo di Harry.
Vicino al lavello, Gemma e Anne si scambiano un’occhiata, scuotendo le teste con affetto mentre le canzoni Natalizie risuonano attraverso l’aria dolce e fumosa.
Non è neanche mezzogiorno, eppure è il miglior Natale che Louis abbia mai trascorso. A mani basse.
 
**
 
Il resto della giornata trascorre esattamente come in un film o in uno speciale in tivù. Louis non ha mai davvero festeggiato il Natale prima d’ora, non esattamente, quindi non è proprio certo se questo sia qualcosa che fa ogni famiglia o se è solo il Metodo Styles, ma è… davvero piacevole. Davvero bello, nel complesso. Fantastico, addirittura. Forse meraviglioso.
Passano tutto il giorno a casa, aprendo regali in modo casuale mentre spiluccano formaggio e cioccolatini e miscele di tè molto speciali. Indossano tutti i calzini e i pigiama che hanno ricevuto la sera prima (hanno anche scattato una foto – Harry, Louis e Gemma, ammassati sulle scale come gattini, per grande disappunto di Louis) e, vedete…
Vedete, Louis non si aspettava niente di tutto questo, okay? Quindi di certo non si aspettava dei regali. Sta passando un intero fine settimana in casa di questa famiglia – è già un regalo. Non si aspettava altri regali.
Perciò quando Harry distribuisce i vari pacchi e pacchetti, tutti incartati e decorati, e all’improvviso gliene porge uno, Louis si limita a fissare stupidamente la scatola allungata davanti a sé.
“Per me?” domanda spiazzato, preso completamente alla sprovvista.
Harry si limita a sorridere in risposta, il cappello di Babbo Natale storto sulla sua testa. “Sì, Louis,” dice con quella voce dolce e intensa, che sa di cioccolata calda. “Per te.”
È da parte di Gemma, legge Louis, e deglutisce nell’incrociare il suo sguardo. Lei annuisce dall’altro lato della stanza, appena rossa sulle guance, e appare minuscola nel suo enorme cardigan verde decorato con un elfo.
Louis ricambia il sorriso al massimo delle sue capacità, sentendosi improvvisamente molto emotivo, e crede che lei lo capisca quando il rossore sulle sue guance comincia ad attenuarsi prima di essere sostituito da un sorriso più dolce, uno che indugia con qualcosa di sconosciuto.
È proprio quando riacquista la voce che riceve un altro regalo – da parte di Anne. E poi uno da Harry, un altro da Anne, e ancora e ancora da Harry. È incredibile, ecco cos’è, e tutto quello che Louis può fare è semplicemente rimanere seduto lì, senza parole, perché era totalmente convinto che avrebbe trascorso la giornata rintanato al fianco di Harry come un semplice spettatore, osservando con vivo interesse mentre le mani abili di Harry strappavano la carta immacolata, mentre assimilava la luce nei suoi occhi quando risplendevano con gioia autentica. Era una prospettiva confortante.
Eppure eccolo qui. Accolto in questa famiglia. Accettato e viziato…
Non sa cosa dire.
Scartano i loro regali singolarmente – fanno a turno (dal più grande al più giovane, in quest’ordine) mentre gli altri guardano. Sembra più intimo in questo modo, più prolungato, e Louis è attraversato da uno strano orgoglio quando Anne e Gemma aprono i regali da parte sua, le loro espressioni che esplodono in sorpresa e apprezzamento. Lo ringraziano entrambe abbondantemente – Anne lo bacia per un totale di cinque volte su tutto il viso, stringendo al petto la bellissima scatolina di profumi – e Harry si volta verso di lui dopo ogni bacio, raggiante, con un’incredibile sorta di calore nei suoi occhi che Louis non ha mai visto prima.
“Non dovevi,” mormora, sincero e commosso nel posare le sue labbra morbide su Louis.
“Ma volevo farlo,” replica Louis. E fa sorridere Harry.
E poi è il turno di Louis di aprire i regali.
È… be’, è decisamente intenso, per non dire altro.
Non riesce quasi a spiegare la sensazione nell’aprire il regalo di Gemma – una maglietta della Vans, un CD masterizzato delle sue canzoni preferite, e un sacchetto di tartufini al cioccolato fatti in casa. Il biglietto all’interno dice ‘Perché so che sei un fanatico dei cioccolatini’ con una piccola faccina sorridente disegnata lì accanto. È molto Harry-esco ed è familiare ed è…
È meraviglioso.
“Grazie mille, Gems,” dice, il cuore che batte all’impazzata mentre incrocia il suo sguardo e sorride, dolce.
“Quando vuoi, Loulou,” risponde lei all’istante – è un soprannome che usa ogni tanto. Lo fa sempre sbuffare e fa sempre ingelosire un pochino Harry perché pensa che dovrebbe essere l’unico a dare soprannomi speciali a Louis. Oh, quel ragazzo.
Ma tutto non fa altro che peggiorare quando apre i regali di Anne. Gli ha regalato cose che una madre comprerebbe per suo figlio. Sente stringersi la gola mentre scarta calze calde e canottiere, tè e buoni regalo e omini di pan di zenzero, avvolti in plastica e fiocchetti. Lo sta viziando.
“Non posso accettare tutte queste cose,” gracchia, gli occhi spalancati, i regali sparsi di fronte a sé. “Anne…”
Lei agita una mano, scuotendo la testa. “Sciocchezze. Buon Natale, Louis.” Le parole lo abbracciano come le coperte avvolte attorno alle sue gambe e lui sbatte le palpebre più volte, sentendo il braccio di Harry avvolgersi attorno alla sua vita mentre mormora i suoi sinceri ringraziamenti, mettendo con delicatezza da parte i suoi tesori con tutta la cura possibile.
Non ha mai provato niente di simile prima d’ora. In tutta franchezza, è totalmente sconvolto.
E poi… è il turno dei regali di Harry.
“Spero ti piacciano,” mormora il ragazzo, tutto timido ed eccitato mentre lo osserva in silenzio al suo fianco. Le loro ginocchia si scontrano sotto la coperta trapuntata e quel punto di contatto è abbastanza per far sentire Louis un po’ più consapevole di ciò che lo circonda nonostante l’aria nella sua testa.
“Sono sicuro di sì,” lo rassicura, la voce già troppo bassa, tirando il fiocco rosso che tiene insieme il primo pacchetto.
Non sorprende che gli piacciano tutti da morire. Ognuno di essi.
Non sa che cosa dire.
La prima cosa che riceve da Harry è un diario – nero e rilegato in pelle con pagine color crema e bei margini e il dorso flessibile. “Hai detto di aver sempre desiderato di avere l’indole per un diario,” spiega Harry, a bassa voce. “E ho pensato che forse dovresti provarci, se lo desideri. Perché stai sempre scarabocchiando sui miei quaderni e, tipo, scrivendo testi di canzoni e pensieri e dici sempre delle cose così belle e di ispirazione…” si interrompe mentre Louis apre il libricino con riverenza, incapace di parlare.
Cosa dovrebbe dire? Come potrebbe rispondere?
Il diario è rigido nelle sue mani, odora di pelle. All’interno, nella prima pagina, trova una scritta nella calligrafia di Harry.
Vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste, e nulla più.
E sotto:
Ti amo, Louis Tomlinson. Grazie per avermi dato la vita. :) Sempre tuo, Harry
E, cazzo. Si è ricordato. Si è ricordato della citazione preferita di Louis. Ed è così…
Le parole rispecchiano quello che dovrebbe essere il cuore di Louis, le sue vene, il suo cervello, e ogni altra cosa che lo costituisce.
“Harry…” comincia, ma la sua voce si rompe, e tutto quello che può fare è guardarlo, occhi puntati sugli occhi.
Harry si morde una guancia per nascondere il sorriso, chiaramente compiaciuto, prima di abbassare nuovamente lo sguardo al resto dei pacchetti. “Va’ avanti,” lo incoraggia, un po’ più sicuro di sé.
Louis deglutisce e continua.
La cosa successiva che scarta è una giacca. Una fottuta giacca. Una giacca come quella di cui aveva bisogno ma non ha mai comprato. È nera, spessa e ben fatta, abbastanza resistente per l’inverno ma abbastanza leggera per la primavera. Il rivestimento è a fantasia scozzese, le cerniere sono argentate, e le fibbie e i bottoni sono di ebano lucido. È caldo. È Louis. Le tasche non hanno buchi, non ci sono graffi o macchie. Non puzza di fumo e colonia stantia.
Harry gli ha regalato una giacca nuova.
“Harry, non posso…” prova di nuovo, voltandosi verso di lui, ma Harry si sta mordicchiando consapevolmente il labbro.
“Lo so che ami la tua giacca in jeans,” si affretta a dire. “Ma avevi accennato al fatto che ne volessi una nuova e io lo so che sta cadendo a pezzi, e le tue mani sono sempre fredde e… non so. Possiamo restituirla, se ti fa schifo. Puoi scegliere qualcosa che ti piace…”
Ma Louis scuote la testa, interrompendolo. “No, voglio solo questa,” dice, piano. Sorride, lasciando che il sorriso si formi sul suo volto. “No, sul serio, Harry… Non mi merito tutto questo. Non mi merito niente di tutto questo. Ma. Grazie. Davvero, grazie mille, questo è…” si blocca, senza parole.
“Ti piace?” gli chiede Harry, speranzoso.
Louis lo bacia in risposta, solo un breve contatto. “Di più,” dice sottovoce, indugiando sulle sue labbra. “Grazie.”
A quel punto Gemma gli lancia un mucchio di carta da regalo (Anne ridacchia) e loro si separano, ridendo, prima che Louis finisca di scartare il resto dei suoi regali che consiste in caramelle e piccole cianfrusaglie e un paio di dolci fatti al forno.
E poi Harry comincia con i suoi regali.
Tutto sembra leggero e spensierato mentre Louis beve un sorso di tè, i piedi caldi e lo stomaco che brontola mentre Harry sceglie il regalo di Louis da aprire per primo.
Vedete, Louis non è bravo a fare regali. Non lo è. Ci rimugina sempre troppo e procrastina e si sente strano e in imbarazzo al riguardo e, nonostante la gioia di Anne e Gemma per i loro regali, oggi non è un’eccezione. Perché non era assolutamente sicuro su cosa prendere a qualcuno come Harry. Niente sembra all’altezza, capite?
Ha optato per un disco hipster che Harry desiderava con tutto se stesso – l’ha trovato su eBay per pura fortuna. Poi gli ha preso un libro di poesie d’amore di Keats (principalmente perché Harry sta sempre blaterando riguardo alla lettura, la poesia, l’amore e altre cazzate) che ha trovato un giorno in una deliziosa libreria quando stava aspettando che Harry finisse le lezioni. Aveva anche finito per comprargli un’altra sciarpa floreale (con fiori dorati e edera bianca), candele per la sua camera, semi di chia (principalmente per scherzo perché lo prende sempre per il culo al riguardo), e un paio di ferri da maglia in legno – li ha trovati ad un mercato contadino in cui Harry l’ha trascinato, sgattaiolando via per comprarli da un gentile vecchietto mentre Harry fissava avidamente candele in cera d’api fatte a mano e barattoli di miele locale.
“Louis!” esclama, dopo aver passato con lo sguardo tutti i regali. Posa i suoi occhi grandi e lucidi su Louis. Sono colmi di lacrime. “Louis, è perfetto, è tutto perfetto!”
Louis riesce a malapena a dire “Sono contento, non c’è di che,” tra i baci febbrili di Harry, i ‘grazie’ cantilenati e gli abbracci stritolanti.
Anne scatta foto del momento e quando Harry alla fine lo lascia andare, Louis asciuga le lacrime dai suoi occhi, ridendo e scuotendo la testa. “Non riesco a credere che tu stia davvero piangendo, idiota,” lo rimprovera attraverso il sorriso largo, il che porta Harry a tirare su col naso, sbattere le palpebre e piegare le labbra, chiudendo gli occhi ad ogni sfregamento del pollice di Louis. E poi Anne e Gemma ridono con affetto mentre Harry singhiozza e Louis si offre di riempire le tazze di tè a tutti quanti. Harry torna ad aprire i suoi regali, tirando su col naso all’incirca ogni due secondi, un sorriso persistente sul suo viso, lo sguardo che torna sempre su Louis.
Tutto riguardo a questo momento è ciò che Louis vuole.
È rilassante, è tranquillo, è sincero.
Dà dipendenza.
 
**
 
Quando si avvicina la sera, Louis si sente accaldato e pieno di cibo, gli arti e le palpebre pesanti mentre si distende sul pavimento, Harry al suo fianco.
Quindi, ovviamente, è allora che riceve un messaggio da Zayn.
Vuoi festeggiare il Natale e fare una passeggiata?
Louis ridacchia, scuotendo la testa mentre comincia a digitare il suo educato ‘no’… prima che Harry improvvisamente pieghi la testa, posando il mento sulla spalla di Louis, e lanciando uno sguardo allo schermo.
“Puoi invitarli qui, sai,” suggerisce, sbattendo piano le palpebre. “A mamma e Gem non dispiacerebbe.”
Sorpreso, Louis si volta a guardarlo. “Davvero?”
Harry scrolla le spalle. “Sì, perché no? Sarebbe bello. Intimo.”
“Okay,” annuisce Louis, sorridendo mentre si fa quel tanto più vicino. “Okay, sì. Se davvero non ti dispiace.”
“No, davvero. Sarà divertente… mi piace Zayn.”
“È un problema se porta Niall?”
“No, assolutamente. Posso fare la cioccolata calda. E possiamo indossare tutti maglioni coordinati.”
Louis sbuffa, anche se sta scrivendo l’offerta a Zayn, prima di avvolgere Harry in un abbraccio, attirandolo più vicino al suo petto. “Ti odio,” sorride, i nasi che si urtano. Riesce a sentire il tintinnio dei piatti e delle padelle dalla cucina – Anne e Gem forse stanno pulendo o preparando altro cibo. Entrambe le prospettive sono piacevoli, così belle e piacevoli.
“Ti amo anch’io,” mormora Harry, sorridendo come una stella. Le sue guance sono rosa, i suoi capelli un casino arruffato di ricci crespi, e il suo respiro sa di cioccolata e menta peperita.
Sì, Louis lo ama davvero.
“Ti aiuto a fare la cioccolata,” dice Louis, proprio quando Zayn gli risponde.
Certo’ scrive. Poi, un attimo dopo, “Il mio amore si unirà a me
Pfff. Poetico come al solito, Zayn. Fa sorridere Louis – cazzo, qualsiasi cosa fa sorridere Louis. Che sdolcinato.
“Sì,” annuisce Harry, contento, alzandosi già in piedi. Le sue ossa scricchiolano come il fuoco. “Quello sarà bello. E accenderò le mie candele nuove per l’occasione!” Sorride attraverso uno sbadiglio deformato, le braccia sollevate in alto sopra la sua testa.
Grazioso, grazioso angioletto.
“Sei scatenato stasera,” ridacchia Louis, affettuoso, e Harry lo pizzica prima di raddrizzarsi, offrendogli le mani.
“Sei cattivo,” cantilena, per niente infastidito. “Ora vieni ad aiutarmi in cucina, per favore.”
“Sissignore,” risponde Louis serio, mentre Harry lo tira su. I loro petti si scontrano e loro ridono, incapaci di resistere a uno o tre baci veloci.
Le loro mani rimangono unite mentre si avviano verso la cucina, i fianchi che si urtano.
 
**
 
Quando Zayn e Niall arrivano, Gemma e Anne sono ancora in cucina ad ascoltare altre canzoni di Natale mentre aggiungono gli ultimi dettagli a un qualche pasticcio di carne dell’ultimo minuto; Harry e Louis le stanno osservando dai loro posti al tavolo, bevendo la cioccolata da grandi tazze e tenendo le mani calde posate una sopra l’altra. Sembrano davvero sposati, considera Louis. È un pensiero di una tranquillità sconcertante.
“Buon Natale!” canta Niall felice una volta entrato, la faccia aperta in un sorriso arrossato. I suoi capelli sono umidi dalla neve e la punta del naso è incredibilmente rossa; è il ritratto del Natale. Specialmente in confronto a Zayn, che indossa un cappello nero di lana con il paraorecchie, gli occhi socchiusi che scivolano attraverso la stanza con curiosità, le mani sprofondate nelle tasche della sua enorme giacca arancione.
“Sento odore di succo di prugna,” commenta con serietà.
“Io amo il succo di prugna,” esclama Niall, togliendosi agevolmente la giacca mentre si avvicina al tavolo. Louis riporta i suoi piedi sul grembo di Harry mentre lo osserva divertito, bevendo un sorso dalla sua tazza. “È meglio di quel che credi, Z.”
“Non l’ho mai assaggiato.”
“E allora come fai a conoscerne l’odore?”
“Non lo so,” Zayn fa spallucce, sedendosi, la giacca ancora addosso. Ha lo sguardo fisso su Niall, serio. “Lo so e basta. Proprio come posso sentire il sapore del suono. Lo so e basta.”
Gemma sbatte le palpebre, interrompendo quel che sta facendo. “Chiedo scusa, hai appena detto che puoi sentire il sapore del suono?”
Zayn e Niall annuiscono entrambi con serietà. “È un dono davvero raro,” si vanta Niall, apparendo orgoglioso mentre getta un braccio attorno alle spalle di Zayn.
“Già,” concorda Zayn. “Sono alquanto speciale.”
Louis sbuffa nella sua tazza, proprio quando Harry ridacchia e si volta verso di lui, strizzandogli il ginocchio.
“Oh, Fratello Carissimo,” sogghigna Louis, scuotendo la testa. “Sono così felice che tu e tuo marito vi siate uniti a noi. Non è semplicemente Natale senza la tua saggezza da sfera di cristallo.”
“Sì, ne ho ricevuta una per Natale, sai.”
Questa non è certo una sorpresa.
“Oh?” Louis si finge intrigato proprio mentre Gemma e Anne si scambiano uno sguardo divertito. “Chi te l’ha regalata, allora? Di certo non la mia migliore amica Martha?”
Perché Louis è piuttosto sicuro che Martha preferisca far finta che Zayn non esista – ed è principalmente perché lui desidera cose come sfere di cristallo. Che vacca.
“No,” dice Zayn serenamente, ma i suoi occhi cadono sul tavolo. “È stato Liam.”
E, in un attimo, il sorriso di Louis si gela.
“Oh.”
“Già.” Gli occhi di Zayn allora sfrecciano su di lui, un po’ velocemente. Troppo velocemente.
Liam. Giusto. Ahah, bei tempi. Bei ricordi, sì.
Louis deglutisce, appoggiando la propria tazza. Ha improvvisamente perso la voglia di cioccolata.
“Anzi. Uhm, Louis, possiamo parlare?” chiede Zayn improvvisamente, rimuovendo gentilmente il braccio di Niall nell’alzarsi, lo sguardo ancora su Louis. “Tipo, molto velocemente? Lì da qualche parte?” Gesticola verso l’altra stanza, gli occhi fissi.
Il gesto fa accigliare Harry e non passa inosservato.
“Ehm. Okay,” tenta di dire Louis con disinvoltura, sfregando i palmi sulle cosce prima di alzarsi. Offre un sorriso tirato verso Harry che lo sta osservando, le sopracciglia inarcate mentre stringe la tazza tra le cosce, il broncio sulle labbra. “Torno subito, cucciolo,” dice, muovendo rapido una mano delicata sulla ciocca posata sulla fronte di Harry.
Questo gli fa sbattere le palpebre, le sopracciglia che si inarcano ancor di più, prima che il suo broncio si intensifichi. “Dove state andando?” domanda, spostando lo sguardo su Zayn.
“Solo a fare due chiacchiere. Torniamo subito.”
“Due chiacchiere su cosa?”
E Louis non vuole rispondere, non vuole rispondere, quindi si limita invece a ridere mentre dice, “Tornerò,” ma sembra privo di umorismo e il suo petto è vuoto.
Niall, nel frattempo, ha già raggiunto Anne e Gemma, osservandole con curiosità mentre spargono zucchero a velo sui mini pasticci di carne, facendo di tanto in tanto strane domande. Fa sorridere appena Gemma e Anne appare paziente e felice.
“Ti suggerisco di tenere d’occhio quello lì, comunque. Potrebbe fargli esplodere le orecchie se non stanno attente,” aggiunge, indicando il trio, ma Harry continua a sembrare irrequieto.
“Okay…” dice lentamente. Ma non si muove, quindi Louis sorride un’ultima volta prima di voltarsi e seguire Zayn nell’altra stanza.
Nella luce fioca, Zayn sembra serio – tutti i lineamenti corrucciati e gli occhi calmi e prudenti.
“Presumo di non poter invitare Liam? Stasera?” è la prima cosa che dice. O domanda, in realtà.
Ahah. Divertente.
“Ovvio che non puoi, cazzo,” risponde Louis immediatamente, le labbra strette. Incrocia le braccia al petto. “Perché mi chiedi una cosa del genere?”
Zayn sembra triste però, gli occhi bassi mentre si incurva, le mani che rimangono molli. “Martha e papà sono partiti per le vacanze. È a casa da solo.”
“Già,” scatta Louis, sentendo un lampo di qualcosa di imprecisato attraversare il suo corpo. “È da solo perché è un coglione.”
Il cipiglio di Zayn si accentua. Il silenzio si mantiene.
Alla fine, dischiude le labbra per parlare. “Mi ha detto che ha cercato di contattarti. Dice che lo stai ignorando di nuovo.”
Yep.” Accentua la ‘p’.
“Lo sa che c’è qualcosa sotto, Louis.”
Sente del ghiaccio graffiargli il petto. “Era pure ora.”
“Ma non gliel’hai detto?” Zayn lo fissa, le parole lente. “La verità?”
Louis deglutisce, distogliendo lo sguardo. La verità. “Non esattamente.” Deglutisce. “No.”
Sente Zayn sospirare, profondo e pesante come se trascinato dalle assi del pavimento.
“Louis, è arrabbiato,” lo supplica a voce bassa mentre compie un passo in avanti. Louis rimane immobile come la pietra. “Sta cercando di attirare la tua attenzione. E dice che userà Harry per ottenerla se continuerai a ignorarlo, okay?”
A quello, qualcosa di rovente tocca la spina dorsale di Louis.
“E questo che cazzo significa?” scatta, improvvisamente in allerta. “Ti ha detto di minacciarmi, Zayn? È di questo che si tratta? Mi devi trasmettere i suoi messaggi o qualcosa del genere come la fottuta mafia?”
“No, no,” si affretta a dire Zayn, alzando le mani per tranquillizzarlo. “No, amico. No, è solo che… è solo che voglio che tu sappia cosa sta succedendo. Perché non stai parlando con lui, non sai cosa sta succedendo, amico. Non puoi continuare a ignorarlo, okay?”
Il petto di Louis è ancora pungente e rigido, lo sente ancora freddo con pugnalate di qualcosa che non vuole identificare. “E perché cazzo non potrei? Uh? Perché no? È perché si è trasformato improvvisamente in un Darth Vader del cazzo? Ha intenzione di ferire Harry per ferire me o qualcosa di simile? È seriamente questo che mi stai dicendo?”
Ma Zayn rimane in silenzio, le labbra contratte e tristi. “È mio fratello,” dice, più piano di quanto abbia mai parlato. “E non se la sta passando bene ultimamente. Non si tratta di quel che sta minacciando di fare, non si tratta di niente di tutto questo… voglio solo che parli con lui. Che comunichiate. Smettila di fingere che non esista come poche cose in questo pianeta, amico.”
Cazzo. Questo non è… questo di sicuro non è qualcosa che Louis vuole affrontare in questo momento. Non oggi, non a Natale. Non qui.
Deglutisce, distogliendo lo sguardo. Stringe i pugni lungo i fianchi.
“Sta cominciando a capire, sai,” aggiunge Zayn mentre il silenzio si trascina. È calmo e sommesso, suona come carta arricciata e trucioli di matita. “Lo sa che Harry è molto più che una parte del gioco…”
“Shhh!” sibila Louis, il panico a scorrergli attraverso mentre lancia un’occhiata veloce alle sue spalle. “Non qui,” lo avverte, sottovoce. “Non nominare niente di… di quello, qui.”
Ancora una volta, Zayn rimane in silenzio.
Dio, Louis è proprio uno stronzo. Sospira pesantemente.
“Senti.” Cerca di liberare la tensione nella sua mascella, cerca di allentare i suoi pugni e rilassare le spalle mentre alza lo sguardo. “Mi dispiace, Zayn. Non mi sto comportando in maniera corretta.”
“No. Non lo stai facendo.”
“È solo che… posso avere tutto questo con Harry, okay? L’hai detto tu stesso…”
“Non ti ho detto di ignorare tutto il resto, però,” protesta, l’espressione ferma. “Devi accettare la realtà prima di poterla riempire con i tuoi desideri.”
Louis sbatte le palpebre, solo una volta. “Di che diavolo stai parlando?”
Sospirando, Zayn inclina la testa, un’espressione addolorata a sormontare i suoi lineamenti. “Devi parlare con lui, Louis. Se non per lui, fallo per me. È Natale, è da solo, e non sa perché tu improvvisamente lo odi. È solo che non mi sembra corretto, amico. Tronca con lui o quel che vuoi ma… fai qualcosa.”
Cazzo. Ha ragione, non è vero?
Chiudendo gli occhi, Louis prende un profondo respiro, sentendolo raggiungere il suo osso sacro, prima di espirare. Lungo e lento.
“Okay,” annuisce alla fine, sentendo le ossa improvvisamente fragili. “Okay. Lo, uh, lo chiamerò. Ma più tardi, va bene?”
“Va bene,” annuisce Zayn, ma c’è un barlume di un sorriso speranzoso.
Fa venir voglia a Louis di sorridere di rimando mentre gli dà un pugno sul braccio con affetto. “Dai,” dice, facendo un cenno del capo verso la cucina. “Torniamo di là.”
Tornano insieme alle luci intense e alle risate, un piccolo macigno che giace nello stomaco di Louis.
“Di che si trattava?” mormora Harry una volta che Louis lo raggiunge, avvolgendogli un braccio attorno.
“Niente,” lo rassicura lui con un sorriso prima di dargli un bacio a stampo.
Ma il cipiglio rimane lì, come pure la ruga tra le sue sopracciglia, ma non dice niente, limitandosi invece a osservare Louis mentre tornano a conversare con il gruppo, ridendo ai tentativi di cucina di Niall.
E tutto sembra caldo e soffice, i volti di tutti che risplendono…
Ma Louis, in qualche modo, improvvisamente sente tanto freddo.
 
**
 
Sono passate circa tre ore quando Niall e Zayn alla fine annunciano la loro partenza tra gli sbadigli.
“Vorrei solo sdraiarmi e pensare per un po’,” biascica Zayn, gli occhi lucidi mentre si abbandona contro il corpo di Niall nel corridoio, stanco e pesante.
Niall annuisce, gli occhi ugualmente lucidi. “Già. Natale è estenuante. Forse dovremmo saltare un anno.”
“Saltare il Natale?” domanda Harry, inorridito.
Louis ridacchia.
“Sì,” annuisce Niall, serio. “Perché no?”
“È davvero un’idea fantastica,” Zayn fa un cenno di approvazione. “Al suo posto, potremmo passare una giornata a riflettere su noi stessi e dormire.”
“E fumare,” aggiunge Niall.
“E mangiare.”
“E forse metterci i pantaloni.”
“Mh,” mormora Zayn contemplativo, gli occhi distanti. “Forse.”
“E questo sembra essere il momento buono per interrompervi,” conclude Louis, saltando giù dal divano mentre sorride ai due, mettendosi le scarpe mentre loro si infilano le loro giacche e gli stivali.
“Aspetta, dove stai andando tu?” domanda Harry, fissando Louis con perplessità mentre indossa le sue Vans.
“Li accompagno fuori,” risponde Louis con semplicità, ma il peso del suo telefono è intenso contro la sua coscia. “Ci metto un attimo. Resta in casa e tieni il mio posto caldo, okay? Magari fai un altro po’ di tè? Per favore?” Sbatte le palpebre in aggiunta, un modo che fa sempre ridere Harry.
Ma Harry non ride, si limita invece ad annuire lentamente, le labbra sottili. “’Kay.”
Louis sente il macigno spostarsi dentro di sé. Ma non dice niente, limitandosi invece a fingere disinvoltura mentre segue Zayn e Niall fuori dalla porta.
“Ciao a tutti!” saluta Niall, sorridendo. È così corretto e giovanile. “Grazie di tutto!”
“Sì, pace,” borbotta Zayn, mostrando il simbolo con le dita.
Louis ride mentre li accompagna fuori, chiudendo la porta con delicatezza dietro di sé. “Siete proprio dei personaggi, voi due.”
“Si spera,” dicono all’unisono. Ma nessuno dei due sembra badarci mentre continuano a muoversi verso la macchina di Niall, sbadigliando di tanto in tanto.
“Ciao, ragazzi,” li saluta Louis, tirando già fuori il telefono. Il suo cuore batte in modo irregolare. “Buon Natale!”
“Buon Natale,” rispondono loro.
E poi le portiere sono chiuse, la macchina è accesa, i fanali prendono vita. E in un attimo se ne sono andati, lasciando Louis sotto un cielo scuro e poche stelle, una grande luna riflessa nello schermo del suo telefono.
Abbassa lo sguardo, deglutendo tre volte di fila prima di premere finalmente sul nome di Liam.
Ci vuole solo uno squillo.
“Louis?”
Deglutendo, Louis chiude gli occhi, raccogliendo il suo corpo con forza. Potere. Indifferenza.
“Liam.”
“Cristo,” sente soffiare Liam e l’agitazione è palpabile. “Ecco dove sei, maledizione.”
“Sono stato qui tutto il tempo.”
“Non prendermi per il culo. Non adesso.”
Louis espira; osserva il getto di vapore uscire dalla sua bocca. Giura di sentirlo arrotolarsi sulla sua lingua.
“Allora,” comincia Liam, esitante e lento. La linea è silenziosa, sempre così silenziosa. “Cosa stai combinando?”
In qualche modo, quella domanda fa incazzare Louis.
“Non chiedermelo come se te ne fottesse qualcosa di me. Vuoi solo sapere cosa sta succedendo con Harry.”
“No,” dice Liam lentamente, agitato. “Voglio sapere come stai tu…”
“Sarà meglio che non ti azzardi a toccarlo,” sibila Louis, la collera che cresce e si infiamma dentro di lui. Qui, nel buio, è facile essere arrabbiati. È facile essere così fottutamente furiosi quando è da solo sotto il cielo silenzioso e le finestre chiuse. “Zayn me l’ha detto stasera, quel che gli hai detto sul cercare di attirare la mia attenzione…”
“Hai visto Zayn stasera?”
“Sì. Lui e Niall erano qui.”
“Qui dove?”
“Da Harry.”
“Oh.”
Il suo respiro sembra veloce, irregolare. È tutto fuori dalla sua portata in questo momento. Non sa cosa dire, cazzo – cosa dovrebbe dire? Cos’è troppo poco? Cos’è troppo?
Qual è la scelta giusta?
Il suo battito è troppo forte. Si chiede se Liam riesca a sentirlo.
“Non hai fatto niente per evitare che Harry venga preso a Brenton, vero.” Non è una domanda.
Passano un paio di secondi, l’uno che ascolta il respiro dell’altro, aspettando che vacilli.
“No.”
Il respiro di Liam accelera, un’inspirazione tagliente.
“Perché no?” domanda, ed è come carta sottile. Mette in allerta le ossa di Louis.
“Io non…” Louis si interrompe, improvvisamente sopraffatto. Il cielo notturno è vasto, scuro, che ingloba tutto. E Louis si sente così piccolo, cazzo. Si sente piccolo e stupido e Liam sta solo respirando sull’altra linea, silenzioso e apparentemente triste, triste tra tutte le cose. Liam Payne sembra triste e sembra silenzioso e, una volta, lui e Louis erano amici.
Se questo è quel che vuol dire essere ‘amici’, ovviamente.
“Stanno succedendo un sacco di cose, Li,” si ritrova a sussurrare Louis, sentendosi improvvisamente freddo e molto lontano. La rabbia è diminuita, dissolta in qualcosa un po’ più debole. Perso. “Non so cosa sto facendo.”
“Cosa c’è che non va? È troppo per te? Prova… prova solo a, tipo… Fermati, allora. Dimentica…”
“No,” protesta Louis, sfregandosi una mano sugli occhi. “No, non posso farlo.”
“E se la ottenesse, Louis? E se vincesse?”
E qualcosa di acido riempie nuovamente lo stomaco di Louis. La rabbia scorre di nuovo, la collera e la frustrazione e…
E si tratta sempre solo di vincere, con Liam Payne, vero?
“Chiudi quella cazzo di bocca, Liam,” si ritrova a sputare fuori, la mano stretta attorno al telefono. “Sul serio. Stai zitto, cazzo.”
Passa un momento di silenzio sorpreso. Poi:
“Ma che cazzo, Louis? Ma che ti è preso ultimamente? Sei completamente impazzito?
Questo fomenta solo ulteriormente Louis.
“Cristo Santo, smettila! Ma ti senti quando parli? Tu sei quello che se la prende costantemente con gli altri e pensi che sia io il problema? Tutto quello che vuoi fare è vincere, Liam, ma non riesci neanche a combattere le tue fottute battaglie da solo…”
“Ma io ti ho dato qualcosa per cui combattere, porca puttana…”
“Senti, ti ho chiamato perché Zayn mi ha chiesto di farlo,” si affretta a dire Louis, più forte delle parole che non vuole sentire. “È preoccupato per te per qualche ragione del cazzo e quindi, dato che è Natale, gli detto che l’avrei fatto. Ma la sai una cosa? Vorrei non averlo fatto,” Ride, asciutto. “Non ho un cazzo da dirti.”
“Che stai dicendo?” domanda Liam, e suona incredulo e piccolo. La sua voce è molto distante. “Qual è il problema? Styles? È per via del fottuto Harry Styles?”
“No,” si soffoca Louis, volendo mantenere la sua rabbia, “È più di questo…”
“Perché eri d’accordo con questo cazzo di gioco, Louis. Eri d’accordo a tutto questo – tu sei sempre d’accordo. Tu volevi giocare, tu volevi combattere le mie battaglie per me, tu hai sempre voluto me. E ora improvvisamente ti comporti come uno stronzo di merda per nessun cazzo di motivo e–”
“Louis?”
Immediatamente, in un baleno, Louis allontana il telefono dall’orecchio, chiudendo la chiamata con tutta la delicatezza terrorizzata di uno che è stato beccato un po’ troppe volte.
Cazzo. Cazzo, cazzo, cazzo.
Si gira di scatto, il sudore freddo a costellargli il colletto mentre incontra gli occhi di Harry.
È in piedi sulla porta, una coperta avvolta attorno al corpo, fissando Louis con aria un po’ incerta, la luce del portico immersa nei suoi capelli, nella sua pelle…
Il cuore di Louis gli sta battendo all’impazzata nel petto. Cazzo.
“Harry,” dice, sorpreso, mentre cerca di calmare il suo tono, le sue braccia, il suo cuore. Cristo, spera che non l’abbia sentito. Spera che non abbia detto niente, spera, prega, ha bisogno che Harry non abbia sentito niente di sbagliato. “Cosa, uh, cosa stai facendo?”
Ma lui ignora la domanda. “Con chi stavi parlando?” domanda, le sopracciglia unite.
“Nessuno,” risponde, mettendo immediatamente il telefono in tasca – Liam lo sta richiamando. Nope.
“Con chi stavi parlando, Louis?” Harry insiste con maggior decisione, ma Louis tiene la bocca chiusa, limitandosi a fissarlo. Il gesto fa corrucciare Harry, frustrato, mentre si stringe la coperta addosso. “Perché non me lo puoi dire?”
“Non è niente, Harry, credimi…”
“Allora perché non me lo puoi dire?”
“È solo che… è più un problema che altro, ad essere onesti,” mente, terrorizzato. Il suo cuore non vuole rallentare. “Quindi torniamo dentro, per favore…”
“Oh? Comunicare con me è più un problema che altro?” Harry scatta all’improvviso, gli occhi più scuri di quanto lo fossero un momento prima. “È questo che stai dicendo? Hai intenzione di mettermi da parte? Come se fossi qualcosa da buttare nel dimenticatoio?”
Dimenticatoio? Ma che…?
Sconvolto, Louis lo fissa, annaspando alla ricerca di parole. “Cosa? No! Non sei niente di simile, intendevo solo…”
“Sai una cosa? Lascia perdere. Lascia perdere. Rimani pure qua fuori, chiama chi diavolo ti pare, e io starò dentro, okay? Ma, per carità, continua a chiamare tutti i tuoi contatti in rubrica. Non voglio disturbarti.”
E con questo, si chiude la porta alle spalle, lasciando fuori un attonito Louis.
Fanculo. Sul serio.
Sospira, abbassando la testa tra sue mani, rimanendo in piedi tra la neve, il ghiaccio e l’oscurità, il calore delle luci natalizie all’interno incapaci di raggiungerlo.
 
**
 
Passano trenta minuti pieni prima che Louis torni finalmente dentro, il suo corpo intirizzito dal freddo, la sua testa una muta confusione di panico.
Non sa cosa stia facendo. Ancora. Pensava di aver trovato una soluzione, una scappatoia attraverso questa ragnatela intricata… Ma non sa ancora cosa stia facendo ed è davvero, davvero innamorato di Harry Styles.
Se non sta attento, lo distruggerà. Non è quello che vuole. Non è assolutamente quello che vuole.
Sentendo un brivido lungo tutto il corpo, si trascina all’interno, oltrepassando in silenzio i corpi addormentati di Gemma e Anne, sdraiate sul divano di fronte al fuoco. Tutti i regali della giornata sono ancora ammucchiati attorno all’albero, piccoli pezzi di carta da regalo sparsi qua e là. È tutto molto accogliente e tranquillo, la conseguenza di una giornata davvero magnifica.
Ma Louis ha comunque la nausea e non vede Harry da nessuna parte, quindi continua semplicemente a camminare, salendo lentamente i gradini uno a uno.
Non sa cosa abbia intenzione di dire a Harry. Non sa più cosa dire ormai.
Ma è Natale. E non vuole rovinare il Natale.
Quando trova Harry, è nella sua stanza, sdraiato sul letto dal suo lato, rivolto verso il muro. Le sue braccia sono avvolte attorno al suo stomaco e appare piccolissimo, ecco il punto. Appare così piccolo in quel modo, in quel letto. Da solo. Al buio.
Non si muove quando Louis chiude la porta, non si muove quando i suoi passi scricchiolano sulla moquette e trovano la loro strada verso il letto, le ginocchia che colpiscono il materasso. Non si muove quando Louis si sdraia dietro di lui, premendo il suo corpo freddo contro quello caldo di Harry. Non si muove quando Louis preme la guancia fredda contro la sua calda, non batte ciglio quando Louis inspira ed espira, le mani che trovano con dolcezza la strada in quelle di Harry.
Harry gli lascia tenere le sue mani. È già qualcosa.
“Stavo parlando con Liam,” dice Louis, la voce bassa e ruvida.
Sente Harry muoversi, sente le sue dita stringersi attorno alle sue.
“Sta passando un brutto periodo perché ultimamente non sto parlando più con lui. Zayn voleva che lo chiamassi perché, lo sai… è il suo fratellastro. Quindi l’ho fatto. E mi ha solo fatto incazzare. E questo… be’. Questo è quanto.”
Ci mette un po’, ma alla fine Harry si gira, trovando gli occhi di Louis nel buio. È ancora accigliato.
“E allora perché non me l’hai semplicemente detto?”
Louis sospira, massaggiando col pollice il dorso della mano di Harry. “Non lo so. Non volevo che fossi geloso, credo? Non volevo parlare o pensare a Liam oggi?”
Il cipiglio di Harry si fa più profondo. “Io sono geloso. Ma lo so che mi sto solo comportando da stupido. Lo so che non stai, tipo, con lui o cose del genere.”
“Non dovresti essere geloso. Non di lui. Non quando tu sei tu.”
A quello, Harry rimane in silenzio, ma il barlume di un sorriso compare sul suo volto.
“Mi dispiace di reagire così a queste situazioni,” dice sottovoce, distogliendo lo sguardo. “Lo so che posso essere infantile.”
Ma Louis scrolla le spalle, osservandolo con un affetto che gli stringe le costole. “Non penso che tu sia infantile. E probabilmente anche io sarei geloso se fossi nei tuoi panni. È solo la natura umana, capisci? Ma non voglio che ti senta così. Voglio che tu sappia che sei l’unico per me, okay? Ci sei solo tu, Harry.”
Lui annuisce, mordendosi il labbro. “Anche per me. Ovviamente.”
Louis sorride. “Bene,” mormora, premendo la sua fronte contro quella di Harry prima di baciarlo, rapido e delicato. Lascia comunque le sue labbra posate lì, a sfiorarsi appena. È piacevole. Intimo. Confortevole.
Sente la mano di Harry scivolare tra i suoi capelli, le sue dita che sfiorano con delicatezza la cute. “Hai passato un bel Natale?” domanda in un sussurro. “A parte il mio essere intrattabile?”
Di nuovo, Louis sorride. Le sue viscere si sono sciolte. “È il miglior Natale che abbia mai passato. Specialmente con la tua intrattabilità.”
Questo fa ridere Harry, un soffio d’aria contro le sue labbra. “Sta’ zitto. Non dici sul serio.”
“Sì che dico sul serio,” protesta Louis, strisciando più vicino, lasciando che il suo sorriso scorra sulla pelle del collo di Harry. “Mi piaci, cucciolo. Mi piace tutto di te. Specialmente il tuo lato insolente – ti ricordi che è stata una delle cose che mi ha conquistato di più? La prima volta che ci siamo incontrati?”
“Sì,” Harry respira mentre Louis fa scorrere le mani calde lungo i suoi fianchi. “Sì, mi ricordo.”
“Mi piace ogni singola cosa di te,” mormora Louis. La sua bocca sfiora le ossa alla base del suo collo. Il gesto fa inspirare e rabbrividire Harry, le sue gambe intrappolate in quelle di Louis. Sono intrecciate come pretzel e questo scaccia il freddo da Louis, gli fa sentire la pelle bollente.
Lui ama Harry.
“Scusami se sono geloso,” mormora Harry, il corpo rilassato. Alza lo sguardo su Louis, le mani ai lati del suo viso. “Ma io ti amo. È solo che ti amo tantissimo e non sono mai stato innamorato di nessuno prima d’ora, quindi… Quindi credo di non essere ancora molto bravo in tutto questo.”
“Ma lo sei,” lo rassicura Louis, sottovoce. “Non devi scusarti.”
Lo bacia di nuovo. Lo bacia e tutto quel che sente è respiro e calore e labbra di seta e mani perlacee e boccoli a sfiorare i suoi zigomi.
Per un attimo, Harry si tira indietro. “Tu mi ami, Louis?” domanda, senza fiato e con la pelle arrossata. Sa e profuma di Natale. I suoi occhi sono ancora sulle labbra di Louis.
Ma qualcosa di sgradevole striscia attraverso Louis, quindi si limita invece a baciare Harry, bacia la sua risposta perché lo ama. Ama Harry ma non vuole dirlo, non l’ha mai detto prima. Non sa se possa riuscirci.
Non ancora.
E Harry non insiste, non lo pressa mentre i loro corpi affondano insieme, il silenzio della stanza a impregnare i loro vestiti e le loro membra.
È così che Louis vuole passare ogni Natale. Al fianco di Harry, assaggiando la sua bocca, sentendo il suo battito.
E fingendo semplicemente che tutto il resto non abbia importanza.










Buongiorno <3
Indecisa fino all'ultimo se postarla o meno, Sole mi ha consigliato di farlo subito.
Spero che stiate tutt* bene, e spero che questo vi abbia distratto, almeno un po', in questo momento difficile. <3
Vi mando un grande abbraccio.

Giulia

PS. Stasera parto e non ci sarò per una settimana, il capitolo successivo arriverà sicuramente con un po' di ritardo. Scusatemi <3
  
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