Capitolo 3) Il cappello parlante
-Incendio!-, alcune fiamme scaturirono dalla punta della bacchetta di
Nathan,
accendendo il fornello.
Riempì il pentolino d'acqua, e lo mise sul fuoco, mentre
rovistava nella
credenza. Finalmente trovò alcune vecchie bustine del
tè.
Versò l'acqua bollente in una tazza, ci buttò
dentro la bustina, e prese posto
al tavolo, in attesa.
-Ho fatto un sogno. Uno bello, stavolta-.
'Un sogno? E cosa hai sognato?' rispose la voce
dentro la sua testa.
-Una grande festa, un ballo per l'esattezza-.
'Hai sognato di andare ad un ballo?' chiese la
voce, con tono
sarcastico.
-No, a dire il vero, credo che ci fossi già stato. Ero
più giovane, appena un
ragazzo-.
'E cosa faceva il te più giovane?'
-Ballava, su una pista di ghiaccio, ma non riesco a ricordare
altro-.
'Forse era un ricordo'.
-Forse era solo un sogno che...- le parole di Nathan furono
interrotte da
un improvviso suono secco.
-Cosa è stato?- mormorò sotto voce, alzando la
bacchetta.
Si addentrò nel piccolo corridoio, in direzione
della porta, da cui il
suono era sembrato provenire.
-Non c'è nessuno...-, si disse fra sè e
sè.
Ma qualcosa catturò la sua attenzione: distesa per terra
davanti alla porta,
era comparsa una lettera.
Nathan la raccolse, rigirandosela fra le mani. Sul fronte era disegnato
uno
strano simbolo, una mezzaluna attraversata da tre linee diagonali
parallele.
Aprì la busta, e ne trasse fuori una pergamena scritta a
mano.
‘Nathan,
So che sei riuscito ad arrivare al tuo nascondiglio sano e salvo, e di
questo
ne sono grato.
Probabilmente lo avrai già trovato, ma se così
non fosse, sappi che sulla
scrivania c’è il tuo vecchio diario. Te ne sarai
già accorto: la tua memoria è
stata cancellata, ed è fondamentale che tu la riprenda,
perciò leggi
attentamente ogni singola pagina.
Non posso fornirti ulteriori informazioni per paura che questa lettera
cada
nelle mani sbagliate, ma sappi che cercherò di mettermi in
contatto con te il
prima possibile. Fino ad allora resta al sicuro, e non uscire di casa
per
alcuna ragione al mondo.
A presto,
il Lupo di
Mezzanotte’
Nathan finì di leggere la lettera, e si
lasciò sfuggire
un sospiro di sollievo.
-Le nostre supposizioni erano corrette, qualcuno ci ha davvero
cancellato la
memoria. La vera domanda ora è; per quale motivo?-
L'uomo si avvicinò alla scrivania, e posò la
lettera di fianco al libro.
Poi aprì il suo diario, e continuò a leggere.
-
Eravamo tutti intenti ad ammirare il castello di Hogwarts, quando la
voce di
Hagrid ci riportò alla realtà.
-Non più di quattro per battello-,avvertì
l’omone indicando una decina di
barchette in legno arenate sulla riva del lago.
Io e John salimmo su una delle imbarcazioni vuote, e Sam e Justin ci
seguirono
occupando i due posti dietro di noi.
-Tutti a bordo?-, gridò Hagrid, e notai che sedeva in una
barca grande il
doppio rispetto a tutte le altre.-Bene...si parte!-
Le barchette si staccarono dalla riva come se qualcuno avesse dato loro
una
forte spinta, e cominciarono a scivolare ordinate sulla superficie nera
del
lago.
Nessuno parlava, eravamo tutti in silenzio, troppo occupati ad ammirare
il
grande castello che torreggiava su di noi da sopra la rupe su cui era
arroccato. Le luci si facevano sempre più grandi e vicine
man mano che ci
avvicinavamo.
-Giù la testa!-, gridò Hagrid quando le barche
della prima fila raggiunsero la
scogliera. Tutti quanti abbassammo il capo, e i battelli attraversarono
una
cortina d’edera, che come una tenda nascondeva una grande
apertura nella
roccia.
Le barche scivolarono in silenzio attraverso un lungo tunnel immerso
nell’oscurità, che terminò in una
specie di piccolo porto sotterraneo.
Qui tutti cominciarono a scendere dalle barche, e ad arrampicarsi lungo
un
sentiero tra scogli e sassi. Attravversammo un lungo passaggio nella
roccia,
guidati da Hagrid e dalla sua grande lampada, e finalmente emergemmo su
un
prato ricoperto di erba umida, proprio sotto il grande castello.
Salimmo una grande scalinata di pietra, il rumore di decine di piccoli
piedi
che scalpitavano impazienti, e ci affollamo davanti al grande portone
di
quercia.
-Ci siamo tutti?-, chiese Hagrid guardandosi intorno. -E tu, ce
l’hai ancora il
tuo rospo?-, chiese al ragazzo dalla faccia tonda, che annui stringendo
un
grosso rospo fra le braccia.
Hagrid alzò il pugno gigantesco e bussò tre volte.
La porta si aprì all’istante, come se il nostro
arrivo fosse stato programmato
al millesimo di secondo.
Sull’uscio apparve una strega alta vestita di verde smeraldo.
Aveva dei capelli
corvini raccolti in uno stretto chignon, e un volto
dall’espressione molto
severa, sormontato da un paio di occhiali squadrati.
La guardai attentamente, e dall’aria seria capii subito che
quella era una
persona con cui era meglio non mettersi contro.
-Ecco qua gli allievi del primo anno, professoressa McGranitt-, disse
Hagrid.
-Grazie, Hagrid. Da qui in avanti li accompagno io-.
La professoressa McGranitt si girò e spalancò la
porta.
La sala d’ingresso era enorme, sembrava un grande giardino al
chiuso, e il
soffitto era talmente alto che si vedeva a malapena. Sulle pareti di
pietra
brillavano numerose torce, e il guizzo delle lore fiamme dava un senso
di
sicurezza e calore.
Di fronte a noi si allungava una ricca e decorata scalinata in marmo,
che
conduceva ai piani superiori.
Seguimmo la McGranitt attraverso la sala, e potevo udire il brusio di
centinaia
di voci provenire da una porta alla nostra destra. Immaginai che quella
doveva
essere la Sala Grande, e che gli altri studenti fossero già
arrivati, ed ero
già pronto ad entrare, ma la professoressa
continuò dritta e ci guidò in una
piccola stanza vuota. Ci stringemmo tutti dentro, un po’
scomodi, guardandoci
intorno nervosi.
-Benvenuti ad Hogwarts-, disse la professoressa McGranitt non appena
tutti
fummo dentro. -Il banchetto per l'inizio dell'anno scolastico
avrà luogo tra
breve, ma prima di prendere posto nella Sala Grande, verrete smistati
nelle
vostre case. Lo Smistamento è una cerimonia molto
importante, perché per tutto
il tempo che passerete qui a Hogwarts, la vostra casa sarà
un po' come la
vostra famiglia. Frequenterete le lezioni con i vostri compagni di
casa,
dormirete nei locali destinati alla vostra casa e passerete il tempo
libero
nella sala di ritrovo della vostra casa. Le quattro case si chiamano
Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde.-, ai nomi delle case io
e John
ci scambiammo un’occhiata silenziosa.
-Ciascuno ha la sua nobile storia e ciascuno ha sfornato maghi e
streghe di
prim'ordine. Per il tempo che resterete a Hogwarts, i trionfi che
otterrete
faranno vincere punti alla vostra casa, mentre ogni violazione delle
regole gliene
farà perdere. Alla fine dell'anno, la casa che
avrà totalizzato più punti verrà
premiata con una coppa, il che costituisce un grande onore. Spero che
ognuno di
voi darà lustro alla casa a cui verrà destinato.
La Cerimonia dello Smistamento
inizierà tra pochi minuti, davanti a tutti gli altri
studenti. Nell'attesa, vi
suggerisco di farvi belli più che potete. Tornerò
non appena saremo pronti per
la cerimonia-, concluse dirigendosi verso l’uscita, e tutti
ci facemmo da parte
per farla passare. -Vi prego di attendere in silenzio-.
Mi guardai attorno, e notai che molti avevano un’aria
preoccupata, se non
terrorizzata.
-Di preciso, in che modo ci smistano per casa?-, chiese il ragazzino
dagli
occhiali rotti e i capelli spettinati ad un altro studente alto e dai
capelli
rossi.
-Una specie di prova, credo. Fred ha detto che fa un sacco male, ma
penso che
stesse scherzando-, rispose il rosso, ma sembrava un po’
preoccupato anche lui.
-Non-non ci faranno fare nessuna prova, vero Nathan?-, mi chiese John
tutto
pallido.
-Non ne ho idea, Tom non mi voleva mai dire niente quando gli chiedevo
dello
smistamento-, risposi io ansioso. -Cavoli, non ho neanche la mia
bacchetta con
me!-
-Nemmeno io, l’ho lasciata nel baule-, deglutì
John, e un attimo dopo sobbalzò,
mentre molti ragazzi dietro di lui gridavano.
Io alzai lo sguardo, e per un attimo mi sentii mancare il fiato.
Una ventina di fantasmi erano appena entrati nella stanza attraverso la
parete
in fondo. Erano di un bianco perlaceo e leggermente trasparenti, si
riusciva a
vedere attraverso di loro, e scivolavano per la stanza a pochi
centrimentri da
terra, parlando allegri tra di loro senza degnarci di uno sguardo.
-Io dico che bisogna perdonare e dimenticare; dobbiamo dargli un'altra
possibilità...-, stava dicendo il fantasma di quello che
sembrava un piccolo
monaco tondo e grasso.
-Mio caro Frate, non abbiamo forse dato a Pix tutte le
possibilità che
meritava? Non fa che gettare discredito sul nostro nome, e poi lo sai,
non è
neanche un vero e proprio fantasma...-, gli rispose un fantasma in
calzamaglia
e gorgiera, che ad un tratto sembrò notare noi studendi. -
Ehi, dico, che cosa
ci fate qui?-
Ma nessuno di noi rispose, eravamo troppo pietrificati per fare
qualsiasi cosa.
-Nuovi studenti!-, disse il frate grasso correndo ad abbracciare alcuni
ragazzi. I poveri malcapitati rabbrividirono quando le grosse braccia
del
monaco li attraversarono, ma erano troppo spaventati per dire
qualcosa.-In
attesa di essere smistati, suppongo-, aggiunse.
Alcuni fecero di sì con il capo, ma senza parlare.
-Spero di vedervi tutti a Tassorosso!-, disse il Frate sorridendo.
-Sapete, è
stata la mia casa-.
-E ora, sgombrare!-, ordinò una voce aspra e decisa
all’improvviso. -Sta per
cominciare la cerimonia dello smistamento!-.
La professoressa McGranitt era tornata, e uno a uno i fantasmi
abbandonarono la
stanza attraversando il muro di fronte.
-Mettetevi in fila e seguitemi-, ci ordinò, e io mi misi in
fila dietro John e
davanti ad una ragazza dai crespi capelli castani, che continuava a
bisbigliare
formule di incantesimi sottovoce come un’isterica.
Uscimmo dalla stanza in fila indiana, tornando nella sala
d’ingresso. Passamo
davanti a qualche paio di grosse porte, ed infine entrammo nella Sala
Grande.
Per la seconda volta nel giro di pochi minuti, restammo di nuovo tutti
a bocca
aperta.
La Sala Grande era immensa, sembrava un’enorme cattedrale. I
quattro tavoli
delle case si allungavano tutto attorno a noi: erano apparecchiati con
piatti e
calici d’oro che scintillivano alla luce di migliaia di
candele che volavano
sospese a mezz’aria.
In fondo alla sala c’era un quinto tavolo, posto in
orizzontale, attorno al
quale erano seduti tutti i professori, ed era li che la professoressa
McGranitt
ci stava conducendo.
Tutto attorno a noi, centinaia di studenti ci osservavano incuriositi.
Mi
sentivo a disagio ad essere fissato in quella maniera, quindi per
distogliere
lo sguardo alzai la testa e fissai il soffitto. Sembrava un grande telo
di
velluto nero tempestato di tante stelle luminose.
-E’ per magia che somiglia al cielo di fuori! L’ho
letto in storia di Hogwarts!-,
sentii bisbigliare la ragazza dietro di me.
Guardai di nuovo in alto, ancora più meravigliato di prima.
Sembrava
semplicemente che
il soffitto non esistesse e che invece la sala si trovasse
all’aperto, sotto il
cielo stellato.
Nel frattempo eravamo arrivati in fondo alla sala, di fronte al tavolo
degli
insegnanti, e la professoressa McGranitt aveva collocato uno sgabello a
quattro
gambe davanti a noi.
Sopra lo sgabello mise un vecchio cappello da mago, logoro e pieno di
toppe.
Cominciai a guardarmi intorno, chiedendomi cosa sarebbe successo, ma
notai che
tutti nella sala stavano fissando il cappello, e li imitai.
Per qualche secondo ci fu un silenzio assoluto, nessuno proferiva
parola.
Poi il cappello ebbe come un sussulto, un strappo vicino al bordo si
spalancò
come una bocca, e lui cominciò a recitare.
‘Forse pensate che non son bello,
ma non giudicate da quel che vedete
io ve lo giuro che mi scappello
se uno più bello ne troverete.
Potete tenervi le vostre bombette
i vostri cilindri lucidi e alteri,
son io quello che al posto vi mette
e al mio confronto gli altri son zeri.
Non c'è pensiero che nascondiate
che il mio potere non sappia vedere,
quindi indossatemi ed ascoltate
qual è la casa in cui rimanere.
Forse Grifondoro la vostra via,
culla dei coraggiosi di cuore:
audacia, fegato, cavalleria
fan di quel luogo uno splendore.
O forse è a Tassorosso la vostra vita,
dove chi alberga è giusto e leale:
qui la pazienza regna infinita
e il duro lavoro non è innaturale.
Oppure Corvonero, il vecchio e il saggio,
se siete svegli e pronti di mente,
ragione e sapienza qui trovan linguaggio
che si confà a simile gente.
O forse a Serpeverde, ragazzi miei,
voi troverete gli amici migliori
quei tipi astuti e affatto babbei
che qui raggiungono fini ed onori!
Venite dunque senza paure
E mettetemi in capo all'istante
Con me sarete in mani sicure
Perché io sono un Cappello Parlante!’
No appena ebbe finito la filastrocca, tutta la sala scoppiò
in un fragoroso
applauso. Il cappello fece un breve inchino a ognuno dei quattro
tavoli, e poi
tornò immobile come prima.
-Oh, grazie al cielo dobbiamo solo provare il cappello. Temevo
già che ci
mettessero a combattere contro un gigante o roba del genere-,
sospirò sollevato
John da davanti a me.
La professoressa McGranitt si fece avanti, tenendo un lungo rotolo di
pergamena
tra le mani.
-Quando chiamerò il vostro nome, voi metterete il cappello
in testa e vi siederete
sullo sgabello per essere smistati-, spiegò brevemente. Poi
lesse il primo nome
in cima alla lista, e chiamò:-Abbot, Hannah!-
Dalla fila sbucò una ragazzina dalla faccia rosea e con i
capelli biondi
raccolti in due codini. Per l’emozione inciampò,
poi si sedette sullo sgabello
e indossò il cappello che le ricadde sopra gli occhi in
maniera buffa.
Ci fu un attimo di silenzio, poi la bocca del capello gridò:
-TASSOROSSO!-
Il tavolo di Tassorosso, alla mia destra, fece un grido di gioia e
cominciò a
battere le mani mentre Hannah prendeva posto accanto a loro.
-Boot, Terry-
-Corvonero!-
Questa volta fu il secondo tavolo a sinistra a battere le mani e
gioire, e
molti Corvonero si alzarono per stringere la mano di Terry mentre
questi
prendeva posto.
Anche Brocklehurst Mandy finì a corvonero, ma poi Brown
Lavanda fu
assegnata a Grifondoro, e il tavolo all’estrema sinistra
esplose in un boato
generale mentre le davano il bevenuto.
Bulstrode Millicent fu invece la prima Serpeverde. Notai che aveva un
aspetto
sgradevole, sembrava un piccolo troll con sembianze femminili. Come al
solito,
i peggiori finivano a Serpeverde, pensai tra me e me.
-Edge, Samuel!-
Sam uscì dalla fila, e sembrava sul punto di svenire,
talmente era bianco in
volto.
Si sedette sullo sgabello e si calò il cappello in testa.
Il cappello ci mise un po’, e riuscivo a vedere il sudore che
imperlava la
faccia di Sam, ma dopo un po’ urlò -TASSOROSSO-, e
Sam con un sollievo si alzò
e andò a sedersi tra gli studenti che lo accolsero con un
fragore di gioia.
Essendo che lo smistamento proseguiva in ordine alfabetico,
mi resi conto
che con un cognome come Zeller non potevo che essere fra gli ultimi, e
imprecai
mentalmente. L’attesa mi stava uccidendo.
Non stavo più prestando attenzione ai nomi, ma quando la
voce chiamò Granger
Hermione, la ragazzina dietro di me scattò in avanti
urtandomi e quasi si mise
a correre, afferando il cappello e calandoselo in testa.
Questi tuonò nuovamente -GRIFONDORO-, e successivamente la
McGranitt chiamò.
-Lane, John-.
Diedi una pacca di incoraggiamento sulla schiena a John, mentre questi
da
davanti a me usciva dalla fila e si dirigeva verso il cappello.
Non saprei dire cosa provai esattamente quando il cappello
gridò -CORVONERO!-.
John sembrava un po’ stupito, ma si alzò e
andò a sedersi tra i suoi nuovi
compagni di casa.
Io invece pensai che ora sarei dovuto finire nella stesa casa di mio
fratello,
e la cosa mi dava non poco fastidio. In realtà pensavo
già che sarei finito in
Corvonero, dato che molto spesso i fratelli finivano nella stessa casa,
ma ora
non potevo neanche sperare il contrario se volevo rimanere con John.
Quasi maledissi John tra me e me, avrebbero potuto scegliere qualsiasi
altra
casa, persino Serpeverde mi sarebbe andata bene!
Nel frattempo Paciock, Nevile era stato smistato a Grifondoro, e il
ragazzo
dalla faccia tonda era corso dallo sgabello con il cappello ancora in
testa, ed
era dovuto tornare indietro tra le risate generali per consegnarlo a
Macdougal
Morag.
Seguì un ragazzo biondo dall’aria tracotante che
fu smistato in Serpeverde non
appena il cappello ebbe toccato la sua testa.
Malfoy Draco corse tutto compiaciuto a sedersi al tavolo delle serpi.
Due gemelle, entrambe Patil, furono però smistate in case
diverse, una in
Corvonero e l’altra in Grifondoro, e per un attimo ebbi un
attimo di speranza
per il fatto che forse non sarei finito nella stessa casa di Tom.
Ma poi mi ricordai di John, e la speranza svanì.
-Potter, Harry!-, chiamò la voce della McGranitt, e io alzai
lo sguardo
ritrornando alla realtà.
Avevo sentito bene?
Il ragazzo dagli occhiali rotti e i capelli spettinati che avevo visto
prima
sul treno cominciò ad avanzare verso lo sgabello, e io
cercai di guardare la
sua fronte. Fu allora che la vidi, una cicatrice a forma di saetta.
Ebbi un
sussulto di sorpresa.
Notai che tutta la sala ad un tratto era stata percossa da numerosi
sussurri.
Tutti cercavano di allungare il collo per vedere meglio.
Harry Potter si sedette sullo sgabello e si calò il cappello
in testa, e presto
la sua cicatrice non fu più visibile.
Dopo un tempo sorprendemente lungo, il cappello parlante
tuonò -GRIFONDORO-.
Tutta la sala scoppiò in un boato, che notai provenire
principalmente dal
tavolo dei Grifondoro, dove tutti si stavano accalcando sul nuovo
arrivato per
poterlo salutare, e per poterlo vedere meglio.
Poi la McGranitt chiamò, -Strong, Arianna!-.
Una ragazzina dai capelli biondo scuro si fece avanti.
Il cappello parlante indugiò per qualche attimo, e infine
gridò -SERPEVERDE!-
La ragazzina si tolse il cappello e si diresse verso il tavolo delle
serpi
senza nessuna espressione particolare sul volto.
Erano rimaste ormai soltanto altre tre persone, oltre a me.
Turpin Lisa diventò una Corvonero, Weasley Ronald un
Grifondoro, e Zabini
Blaise un Serpeverde.
Alla fine, ero proprio l’ultimo della lista, pensai tra me e
me mentre la
McGranitt chiamava. -Zeller, Nathan-, e richiudeva il rotolo di
pergamena.
Con il cuore in gola, mi avvicinai allo sgabello, conducendo una
silenziosa
lotta interiore su quanto volessi o meno finire in Corvonero.
Mi sedetti,
infilai il cappello, e il mondo parve scomparire.
Fissai per qualche istante l’interno nero del cappello, poi
una voce nella mia
testa parlò.
-Mhhh, curioso, sembri essere combattuto. Hai paura di finire nella
stessa casa
di tuo fratello perché questo vorrebbe dire dover essere
alla sua altezza e
subire i suoi torti, ma d’altro canto, faresti di tutto pur
di seguire il tuo
amico-.
Credo che in quel momento annui interiormente, perché il
cappello riprese. -Ahh,
molto bene, il tuo è un comportamento molto nobile, un forte
sentimento di
amicizia direi. Ma il tuo amico si troverà bene anche da
solo, vedrai. D’altro
canto, ci sono molti che potrebbero trarre benefecio da un ottimo amico
come
te. Per questo, la scelta mi pare più che ovvia. TASSOROSSO!-