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Autore: caleel    28/11/2016    3 recensioni
'Memorarum' racconta la storia di Nathan Zeller, un mago che ha perso la memoria e ritrova il suo vecchio diario dove, a partire dal suo primo anno a Hogwarts, sono raccolte tutte le sue esperienze e memorie. Nathan dovrà dunque leggere il suo diario per scoprire chi era, come ha perso la memoria, e soprattutto perché.
Gli anni a Hogwarts di Nathan sono in parallelo a quelli di Harry nei libri, quindi lui si ritroverà spesso a contatto con personaggi e situazioni già familiari nel libro, mentre queste si svolgono nel corso dell'anno, ma i personaggi principali saranno autentici e originali e avranno una loro storia completamente distaccata da quella dei libri, ma che semplicemente ha Hogwarts come sottofondo.
Questa storia nasce come webserie sul mio canale YouTube, e vi invito caldamente a seguirla direttamente lì, dato che i capitoli nuovi usciranno prima lì, e poi qui.
https://www.youtube.com/watch?v=wxY3gq_OTmk
Genere: Avventura, Mistero, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, Più contesti
Capitoli:
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Capitolo 3) Il cappello parlante
-Incendio!-, alcune fiamme scaturirono dalla punta della bacchetta di Nathan, accendendo il fornello.
Riempì il pentolino d'acqua, e lo mise sul fuoco, mentre rovistava nella credenza. Finalmente trovò alcune vecchie bustine del tè.
Versò l'acqua bollente in una tazza, ci buttò dentro la bustina, e prese posto al tavolo, in attesa.
-Ho fatto un sogno. Uno bello, stavolta-.
'Un sogno? E cosa hai sognato?' rispose la voce dentro la sua testa.
-Una grande festa, un ballo per l'esattezza-.
'Hai sognato di andare ad un ballo?' chiese la voce, con tono sarcastico.
-No, a dire il vero, credo che ci fossi già stato. Ero più giovane, appena un ragazzo-.
'E cosa faceva il te più giovane?'
-
Ballava, su una pista di ghiaccio, ma non riesco a ricordare altro-.
'Forse era un ricordo'.
-
Forse era solo un sogno che...- le parole di Nathan furono interrotte da un improvviso suono secco.
-Cosa è stato?- mormorò sotto voce, alzando la bacchetta.
Si addentrò nel piccolo corridoio, in direzione della porta, da cui il suono era sembrato provenire.
-Non c'è nessuno...-, si disse fra sè e sè.
Ma qualcosa catturò la sua attenzione: distesa per terra davanti alla porta, era comparsa una lettera.
Nathan la raccolse, rigirandosela fra le mani. Sul fronte era disegnato uno strano simbolo, una mezzaluna attraversata da tre linee diagonali parallele. Aprì la busta, e ne trasse fuori una pergamena scritta a mano.
‘Nathan,
So che sei riuscito ad arrivare al tuo nascondiglio sano e salvo, e di questo ne sono grato.
Probabilmente lo avrai già trovato, ma se così non fosse, sappi che sulla scrivania c’è il tuo vecchio diario. Te ne sarai già accorto: la tua memoria è stata cancellata, ed è fondamentale che tu la riprenda, perciò leggi attentamente ogni singola pagina.
Non posso fornirti ulteriori informazioni per paura che questa lettera cada nelle mani sbagliate, ma sappi che cercherò di mettermi in contatto con te il prima possibile. Fino ad allora resta al sicuro, e non uscire di casa per alcuna ragione al mondo.
A presto,
                                    
                                                                                      il Lupo di Mezzanotte’

Nathan finì di leggere la lettera, e si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.
-Le nostre supposizioni erano corrette, qualcuno ci ha davvero cancellato la memoria. La vera domanda ora è; per quale motivo?-
L'uomo si avvicinò alla scrivania, e posò la lettera di fianco al libro.
Poi aprì il suo diario, e continuò a leggere.
                                                                          -


Eravamo tutti intenti ad ammirare il castello di Hogwarts, quando la voce di Hagrid ci riportò alla realtà.
-Non più di quattro per battello-,avvertì l’omone indicando una decina di barchette in legno arenate sulla riva del lago.
Io e John salimmo su una delle imbarcazioni vuote, e Sam e Justin ci seguirono occupando i due posti dietro di noi.
-Tutti a bordo?-, gridò Hagrid, e notai che sedeva in una barca grande il doppio rispetto a tutte le altre.-Bene...si parte!-
Le barchette si staccarono dalla riva come se qualcuno avesse dato loro una forte spinta, e cominciarono a scivolare ordinate sulla superficie nera del lago.
Nessuno parlava, eravamo tutti in silenzio, troppo occupati ad ammirare il grande castello che torreggiava su di noi da sopra la rupe su cui era arroccato. Le luci si facevano sempre più grandi e vicine man mano che ci avvicinavamo.
-Giù la testa!-, gridò Hagrid quando le barche della prima fila raggiunsero la scogliera. Tutti quanti abbassammo il capo, e i battelli attraversarono una cortina d’edera, che come una tenda nascondeva una grande apertura nella roccia.
Le barche scivolarono in silenzio attraverso un lungo tunnel immerso nell’oscurità, che terminò in una specie di piccolo porto sotterraneo.
Qui tutti cominciarono a scendere dalle barche, e ad arrampicarsi lungo un sentiero tra scogli e sassi. Attravversammo un lungo passaggio nella roccia, guidati da Hagrid e dalla sua grande lampada, e finalmente emergemmo su un prato ricoperto di erba umida, proprio sotto il grande castello.
Salimmo una grande scalinata di pietra, il rumore di decine di piccoli piedi che scalpitavano impazienti, e ci affollamo davanti al grande portone di quercia.
-Ci siamo tutti?-, chiese Hagrid guardandosi intorno. -E tu, ce l’hai ancora il tuo rospo?-, chiese al ragazzo dalla faccia tonda, che annui stringendo un grosso rospo fra le braccia.
Hagrid alzò il pugno gigantesco e bussò tre volte.
La porta si aprì all’istante, come se il nostro arrivo fosse stato programmato al millesimo di secondo.
Sull’uscio apparve una strega alta vestita di verde smeraldo. Aveva dei capelli corvini raccolti in uno stretto chignon, e un volto dall’espressione molto severa, sormontato da un paio di occhiali squadrati.
La guardai attentamente, e dall’aria seria capii subito che quella era una persona con cui era meglio non mettersi contro.
-Ecco qua gli allievi del primo anno, professoressa McGranitt-, disse Hagrid.
-Grazie, Hagrid. Da qui in avanti li accompagno io-.
La professoressa McGranitt si girò e spalancò la porta.
La sala d’ingresso era enorme, sembrava un grande giardino al chiuso, e il soffitto era talmente alto che si vedeva a malapena. Sulle pareti di pietra brillavano numerose torce, e il guizzo delle lore fiamme dava un senso di sicurezza e calore.
Di fronte a noi si allungava una ricca e decorata scalinata in marmo, che conduceva ai piani superiori.
Seguimmo la McGranitt attraverso la sala, e potevo udire il brusio di centinaia di voci provenire da una porta alla nostra destra. Immaginai che quella doveva essere la Sala Grande, e che gli altri studenti fossero già arrivati, ed ero già pronto ad entrare, ma la professoressa continuò dritta e ci guidò in una piccola stanza vuota. Ci stringemmo tutti dentro, un po’ scomodi, guardandoci intorno nervosi.
-Benvenuti ad Hogwarts-, disse la professoressa McGranitt non appena tutti fummo dentro. -Il banchetto per l'inizio dell'anno scolastico avrà luogo tra breve, ma prima di prendere posto nella Sala Grande, verrete smistati nelle vostre case. Lo Smistamento è una cerimonia molto importante, perché per tutto il tempo che passerete qui a Hogwarts, la vostra casa sarà un po' come la vostra famiglia. Frequenterete le lezioni con i vostri compagni di casa, dormirete nei locali destinati alla vostra casa e passerete il tempo libero nella sala di ritrovo della vostra casa. Le quattro case si chiamano Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde.-, ai nomi delle case io e John ci scambiammo un’occhiata silenziosa.
-Ciascuno ha la sua nobile storia e ciascuno ha sfornato maghi e streghe di prim'ordine. Per il tempo che resterete a Hogwarts, i trionfi che otterrete faranno vincere punti alla vostra casa, mentre ogni violazione delle regole gliene farà perdere. Alla fine dell'anno, la casa che avrà totalizzato più punti verrà premiata con una coppa, il che costituisce un grande onore. Spero che ognuno di voi darà lustro alla casa a cui verrà destinato. La Cerimonia dello Smistamento inizierà tra pochi minuti, davanti a tutti gli altri studenti. Nell'attesa, vi suggerisco di farvi belli più che potete. Tornerò non appena saremo pronti per la cerimonia-, concluse dirigendosi verso l’uscita, e tutti ci facemmo da parte per farla passare. -Vi prego di attendere in silenzio-.
Mi guardai attorno, e notai che molti avevano un’aria preoccupata, se non terrorizzata.
-Di preciso, in che modo ci smistano per casa?-, chiese il ragazzino dagli occhiali rotti e i capelli spettinati ad un altro studente alto e dai capelli rossi.
-Una specie di prova, credo. Fred ha detto che fa un sacco male, ma penso che stesse scherzando-, rispose il rosso, ma sembrava un po’ preoccupato anche lui.
-Non-non ci faranno fare nessuna prova, vero Nathan?-, mi chiese John tutto pallido.
-Non ne ho idea, Tom non mi voleva mai dire niente quando gli chiedevo dello smistamento-, risposi io ansioso. -Cavoli, non ho neanche la mia bacchetta con me!-
-Nemmeno io, l’ho lasciata nel baule-, deglutì John, e un attimo dopo sobbalzò, mentre molti ragazzi dietro di lui gridavano.
Io alzai lo sguardo, e per un attimo mi sentii mancare il fiato.
Una ventina di fantasmi erano appena entrati nella stanza attraverso la parete in fondo. Erano di un bianco perlaceo e leggermente trasparenti, si riusciva a vedere attraverso di loro, e scivolavano per la stanza a pochi centrimentri da terra, parlando allegri tra di loro senza degnarci di uno sguardo.
-Io dico che bisogna perdonare e dimenticare; dobbiamo dargli un'altra possibilità...-, stava dicendo il fantasma di quello che sembrava un piccolo monaco tondo e grasso.
-Mio caro Frate, non abbiamo forse dato a Pix tutte le possibilità che meritava? Non fa che gettare discredito sul nostro nome, e poi lo sai, non è neanche un vero e proprio fantasma...-, gli rispose un fantasma in calzamaglia e gorgiera, che ad un tratto sembrò notare noi studendi. - Ehi, dico, che cosa ci fate qui?-
Ma nessuno di noi rispose, eravamo troppo pietrificati per fare qualsiasi cosa.
-Nuovi studenti!-, disse il frate grasso correndo ad abbracciare alcuni ragazzi. I poveri malcapitati rabbrividirono quando le grosse braccia del monaco li attraversarono, ma erano troppo spaventati per dire qualcosa.-In attesa di essere smistati, suppongo-, aggiunse.
Alcuni fecero di sì con il capo, ma senza parlare.
-Spero di vedervi tutti a Tassorosso!-, disse il Frate sorridendo. -Sapete, è stata la mia casa-.
-E ora, sgombrare!-, ordinò una voce aspra e decisa all’improvviso. -Sta per cominciare la cerimonia dello smistamento!-.
La professoressa McGranitt era tornata, e uno a uno i fantasmi abbandonarono la stanza attraversando il muro di fronte.
-Mettetevi in fila e seguitemi-, ci ordinò, e io mi misi in fila dietro John e davanti ad una ragazza dai crespi capelli castani, che continuava a bisbigliare formule di incantesimi sottovoce come un’isterica.
Uscimmo dalla stanza in fila indiana, tornando nella sala d’ingresso. Passamo davanti a qualche paio di grosse porte, ed infine entrammo nella Sala Grande.
Per la seconda volta nel giro di pochi minuti, restammo di nuovo tutti a bocca aperta.
La Sala Grande era immensa, sembrava un’enorme cattedrale. I quattro tavoli delle case si allungavano tutto attorno a noi: erano apparecchiati con piatti e calici d’oro che scintillivano alla luce di migliaia di candele che volavano sospese a mezz’aria.
In fondo alla sala c’era un quinto tavolo, posto in orizzontale, attorno al quale erano seduti tutti i professori, ed era li che la professoressa McGranitt ci stava conducendo.
Tutto attorno a noi, centinaia di studenti ci osservavano incuriositi. Mi sentivo a disagio ad essere fissato in quella maniera, quindi per distogliere lo sguardo alzai la testa e fissai il soffitto. Sembrava un grande telo di velluto nero tempestato di tante stelle luminose.
-E’ per magia che somiglia al cielo di fuori! L’ho letto in storia di Hogwarts!-, sentii bisbigliare la ragazza dietro di me.
Guardai di nuovo in alto, ancora più meravigliato di prima. Sembrava semplicemente che
il soffitto non esistesse e che invece la sala si trovasse all’aperto, sotto il cielo stellato.
Nel frattempo eravamo arrivati in fondo alla sala, di fronte al tavolo degli insegnanti, e la professoressa McGranitt aveva collocato uno sgabello a quattro gambe davanti a noi.
Sopra lo sgabello mise un vecchio cappello da mago, logoro e pieno di toppe.
Cominciai a guardarmi intorno, chiedendomi cosa sarebbe successo, ma notai che tutti nella sala stavano fissando il cappello, e li imitai.
Per qualche secondo ci fu un silenzio assoluto, nessuno proferiva parola.
Poi il cappello ebbe come un sussulto, un strappo vicino al bordo si spalancò come una bocca, e lui cominciò a recitare.
‘Forse pensate che non son bello,
ma non giudicate da quel che vedete
io ve lo giuro che mi scappello
se uno più bello ne troverete.
 Potete tenervi le vostre bombette
i vostri cilindri lucidi e alteri,
son io quello che al posto vi mette
e al mio confronto gli altri son zeri.
Non c'è pensiero che nascondiate
che il mio potere non sappia vedere,
quindi indossatemi ed ascoltate
qual è la casa in cui rimanere.
Forse Grifondoro la vostra via,
culla dei coraggiosi di cuore:
audacia, fegato, cavalleria
fan di quel luogo uno splendore.
O forse è a Tassorosso la vostra vita,
 dove chi alberga è giusto e leale:
qui la pazienza regna infinita
e il duro lavoro non è innaturale.
Oppure Corvonero, il vecchio e il saggio,
se siete svegli e pronti di mente,
ragione e sapienza qui trovan linguaggio
 che si confà a simile gente.
O forse a Serpeverde, ragazzi miei,
voi troverete gli amici migliori
quei tipi astuti e affatto babbei
che qui raggiungono fini ed onori!
Venite dunque senza paure
E mettetemi in capo all'istante
Con me sarete in mani sicure
Perché io sono un Cappello Parlante!’
No appena ebbe finito la filastrocca, tutta la sala scoppiò in un fragoroso applauso. Il cappello fece un breve inchino a ognuno dei quattro tavoli, e poi tornò immobile come prima.
-Oh, grazie al cielo dobbiamo solo provare il cappello. Temevo già che ci mettessero a combattere contro un gigante o roba del genere-, sospirò sollevato John da davanti a me.
La professoressa McGranitt si fece avanti, tenendo un lungo rotolo di pergamena tra le mani.
-Quando chiamerò il vostro nome, voi metterete il cappello in testa e vi siederete sullo sgabello per essere smistati-, spiegò brevemente. Poi lesse il primo nome in cima alla lista, e chiamò:-Abbot, Hannah!-
Dalla fila sbucò una ragazzina dalla faccia rosea e con i capelli biondi raccolti in due codini. Per l’emozione inciampò, poi si sedette sullo sgabello e indossò il cappello che le ricadde sopra gli occhi in maniera buffa.
Ci fu un attimo di silenzio, poi la bocca del capello gridò: -TASSOROSSO!-
Il tavolo di Tassorosso, alla mia destra, fece un grido di gioia e cominciò a battere le mani mentre Hannah prendeva posto accanto a loro.
-Boot, Terry-
-Corvonero!-
Questa volta fu il secondo tavolo a sinistra a battere le mani e gioire, e molti Corvonero si alzarono per stringere la mano di Terry mentre questi prendeva posto.
Anche Brocklehurst Mandy finì a corvonero, ma poi Brown Lavanda  fu assegnata a Grifondoro, e il tavolo all’estrema sinistra esplose in un boato generale mentre le davano il bevenuto.
Bulstrode Millicent fu invece la prima Serpeverde. Notai che aveva un aspetto sgradevole, sembrava un piccolo troll con sembianze femminili. Come al solito, i peggiori finivano a Serpeverde, pensai tra me e me.
-Edge, Samuel!-
Sam uscì dalla fila, e sembrava sul punto di svenire, talmente era bianco in volto.
Si sedette sullo sgabello e si calò il cappello in testa.
Il cappello ci mise un po’, e riuscivo a vedere il sudore che imperlava la faccia di Sam, ma dopo un po’ urlò -TASSOROSSO-, e Sam con un sollievo si alzò e andò a sedersi tra gli studenti che lo accolsero con un fragore di gioia.
Essendo che lo smistamento proseguiva  in ordine alfabetico, mi resi conto che con un cognome come Zeller non potevo che essere fra gli ultimi, e imprecai mentalmente. L’attesa mi stava uccidendo.
Non stavo più prestando attenzione ai nomi, ma quando la voce chiamò Granger Hermione, la ragazzina dietro di me scattò in avanti urtandomi e quasi si mise a correre, afferando il cappello e calandoselo in testa.
Questi tuonò nuovamente -GRIFONDORO-, e successivamente la McGranitt chiamò.
-Lane, John-.
Diedi una pacca di incoraggiamento sulla schiena a John, mentre questi da davanti a me usciva dalla fila e si dirigeva verso il cappello.
Non saprei dire cosa provai esattamente quando il cappello gridò -CORVONERO!-.
John sembrava un po’ stupito, ma si alzò e andò a sedersi tra i suoi nuovi compagni di casa.
Io invece pensai che ora sarei dovuto finire nella stesa casa di mio fratello, e la cosa mi dava non poco fastidio. In realtà pensavo già che sarei finito in Corvonero, dato che molto spesso i fratelli finivano nella stessa casa, ma ora non potevo neanche sperare il contrario se volevo rimanere con John.
Quasi maledissi John tra me e me, avrebbero potuto scegliere qualsiasi altra casa, persino Serpeverde mi sarebbe andata bene!
Nel frattempo Paciock, Nevile era stato smistato a Grifondoro, e il ragazzo dalla faccia tonda era corso dallo sgabello con il cappello ancora in testa, ed era dovuto tornare indietro tra le risate generali per consegnarlo a Macdougal Morag.
Seguì un ragazzo biondo dall’aria tracotante che fu smistato in Serpeverde non appena il cappello ebbe toccato la sua testa.
Malfoy Draco corse tutto compiaciuto a sedersi al tavolo delle serpi.
Due gemelle, entrambe Patil, furono però smistate in case diverse, una in Corvonero e l’altra in Grifondoro, e per un attimo ebbi un attimo di speranza per il fatto che forse non sarei finito nella stessa casa di Tom.
Ma poi mi ricordai di John, e la speranza svanì.
-Potter, Harry!-, chiamò la voce della McGranitt, e io alzai lo sguardo ritrornando alla realtà.
Avevo sentito bene?
Il ragazzo dagli occhiali rotti e i capelli spettinati che avevo visto prima sul treno cominciò ad avanzare verso lo sgabello, e io cercai di guardare la sua fronte. Fu allora che la vidi, una cicatrice a forma di saetta. Ebbi un sussulto di sorpresa.
Notai che tutta la sala ad un tratto era stata percossa da numerosi sussurri. Tutti cercavano di allungare il collo per vedere meglio.
Harry Potter si sedette sullo sgabello e si calò il cappello in testa, e presto la sua cicatrice non fu più visibile.
Dopo un tempo sorprendemente lungo, il cappello parlante tuonò -GRIFONDORO-.
Tutta la sala scoppiò in un boato, che notai provenire principalmente dal tavolo dei Grifondoro, dove tutti si stavano accalcando sul nuovo arrivato per poterlo salutare, e per poterlo vedere meglio.
Poi la McGranitt chiamò, -Strong, Arianna!-.
Una ragazzina dai capelli biondo scuro si fece avanti.
Il cappello parlante indugiò per qualche attimo, e infine gridò -SERPEVERDE!-
La ragazzina si tolse il cappello e si diresse verso il tavolo delle serpi senza nessuna espressione particolare sul volto.
Erano rimaste ormai soltanto altre tre persone, oltre a me.
Turpin Lisa diventò una Corvonero, Weasley Ronald un Grifondoro, e Zabini Blaise un Serpeverde.
Alla fine, ero proprio l’ultimo della lista, pensai tra me e me mentre la McGranitt chiamava. -Zeller, Nathan-, e richiudeva il rotolo di pergamena.
Con il cuore in gola, mi avvicinai allo sgabello, conducendo una silenziosa lotta interiore su quanto volessi o meno finire in Corvonero.  Mi sedetti, infilai il cappello, e il mondo parve scomparire.
Fissai per qualche istante l’interno nero del cappello, poi una voce nella mia testa parlò.
-Mhhh, curioso, sembri essere combattuto. Hai paura di finire nella stessa casa di tuo fratello perché questo vorrebbe dire dover essere alla sua altezza e subire i suoi torti, ma d’altro canto, faresti di tutto pur di seguire il tuo amico-.
Credo che in quel momento annui interiormente, perché il cappello riprese. -Ahh, molto bene, il tuo è un comportamento molto nobile, un forte sentimento di amicizia direi. Ma il tuo amico si troverà bene anche da solo, vedrai. D’altro canto, ci sono molti che potrebbero trarre benefecio da un ottimo amico come te. Per questo, la scelta mi pare più che ovvia. TASSOROSSO!-

   
 
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