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Autore: Elayne_1812    10/12/2016    4 recensioni
Non solo Kim Kibum era in grado di destreggiarsi con l’energia pura, un’abilità innata estremamente rara, ma era anche la chiave d’accesso al trono di Chosun. Cose che un ambizioso e scaltro come Heechul non poteva ignorare.
(dal prologo)
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- Io…mi sento vuoto. – disse semplicemente.
Vuoto? Non c’era niente di vuoto in quello sguardo ammaliante, in quelle labbra del colore dei fiori di ciliegio, in quegli sguardi decisi e al contempo imbarazzati. Come poteva essere vuoto, Key, quando era tutto il suo mondo?
Sopra di loro le nubi si stavano aprendo, rivelando sprazzi di un cielo puntellato di stelle. Jonghyun fissò gli occhi neri e profondi di Key, insondabili e affascinanti quanto la notte più misteriosa. Così belli che anche le stelle avevano decisi di specchiarvisi.
-Tu non sei vuoto, Key - disse Jonghyun, -io vedo l'universo nei tuoi occhi. - (dal capitolo 9)
jongkey, accenni 2min
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao! Prima d’iniziare volevo fare qualche piccola premessa. Il capitolo è un po' più corto rispetto ai miei soliti perché ho voluto dedicarlo interamente a quelle due teste vuote XD
Altra cosa IMPORTANTE non troverete scene troppo esplicite perché:
1 non rientra nel mio stile di scrittura
2 a mio parere stonerebbe con la mia jongkey
3 ricordo che il raiting è arancione
Ringrazio in modo particolare chi mi ha lasciato i suoi commenti Chocolat95, DreamsCatcher, Ghira, KimJonghyun23, MagicaAli, Panda_murderess, Saranghae_JongKey e vanefreya, grazie mille per il vostro sostegno!
Ovviamente ringrazio anche tutti i lettori, chi ha inserito la storia tra seguite, preferite e da ricordare.
Sperando di aver eliminato tutti gli errori di battitura (ne dubito) vi auguro buona lettura!
 
 
Capitolo 19
Orbit
 
 

“There’s a universe
There’s a universe in your eyes
The moment our eyes electrically meet
The tip of my ears felt a zap, the stars have twinkled
Sometimes, my eyes rolled back
Please look back at me often
Check to see if I’m revolving around you
To see if this orbit is right”
Jonghyun, Orbit
 
 
 
La pioggia era ormai cessata, s’udiva solo l’ululato gelido del vento e l’eco leggero delle ultime parole pronunciate dalle labbra a cuore di Kibum che riecheggiavano dolci e provocanti nella penombra della stanza.
Resta e rendimi tuo per sempre.
Una preghiera, un ordine appena sussurrati tra la luce ambrata della stanza che, ora, sembrava staccata dal resto del mondo e fluttuante in uno spazio solo suo.
Jonghyun aprì la bocca a vuoto, i battiti del suo cuore accelerarono e un brivido lo percorse. Abbassò gli occhi sul più piccolo. Key sembrava una bambola perfetta abbandonato sul futon, il profilo appena accennato dai toni caldi della luce dalla lanterna. I suoi capelli corvini rilucevano nell’ombra, il volto pallido e delicato era animato solo dalle labbra tinte di rosa. Una figura tanto sensuale quanto innocente che poteva essere stata tracciata solo dalle mani esperte di un artista di ukiyo-e[1]. Un capolavoro fatale. Jonghyun si domandò come quella richiesta esplicita potesse profumare di pura innocenza.
Per Jonghyun fu come essere scaraventato su una giostra condannata ad un eterno movimento concentrico. Lo voleva, lo voleva anche troppo al punto da chiedersi se fosse normale quello stato di stordimento che provava. Tuttavia, Jonghyun corrugò la fronte alla ricerca di una crepa sul volto di Key, perché se ne avesse vista anche solo l’ombra sarebbe uscito da quella stanza all’istante. Non avrebbe buttato via tutto per un momento di follia, rischiando di perderlo dopo averlo fatto suo.
Gli occhi felini del più piccolo lampeggiavano nella semi oscurità e c’era paura in essi, aspettativa e desidero, ma il suo volto rimaneva liscio e prefetto come bianca porcellana.
Kibum teneva lo sguardo fisso sull’altro in attesa di una risposta, di un gesto, capace di dar seguito alle sue parole, ma Jonghyun sembrava pietrificato, un’immobile e gelida statua di marmo incapace di muovere un passo. Stava in piedi soppesandolo dall’alto in basso, gli occhi grandi palpitanti di un fuoco appena assopito e le labbra carnose socchiuse. Il principe si domandò cosa avesse sbagliato. Non lo voleva, forse? Era una vendetta quella di Jonghyun, studiata appositamente per punirlo per non aver quasi tenuto fede alla sua promessa? La vergogna lo invase. Sotto lo sguardo del più grande, Kibum abbassò il suo, ma non riuscì a lasciarlo andare e fece scivolare la sua mano in quella dell’altro intrecciando le loro dita per tirarlo dolcemente verso di sé.
Jonghyun l’assecondò inginocchiandosi sul futon alla ricerca di un nuovo contatto visivo.
-Guardami – disse sollevandogli il mento con l’indice.
Kibum ubbidì e fremette sotto quel tocco semplice, una scarica leggera capace di fargli palpitare il cuore. Jonghyun era splendido, una pietra grezza che non aveva bisogno di essere lavorata per splendere. Kibum provò turbamento e soggezione.
-Non hai paura? – domandò il più grande con un moto d’apprensione nella voce.
-Sì – sussurrò.
Jonghyun sospirò. Era così accecato dal desiderio da non aver visto nessuna ombra negli occhi di Key? Fece per alzarsi, ma l’altro lo trattenne lasciandolo di stucco quando gli accarezzò il viso e premettere le loro fronti l’una sull’altra.
-Ho paura-, ripeté Kibum, - ma ho più paura di perderti. –
Si staccò per guardalo e sfiorargli lo zigomo pronunciato.
- Jong-, disse sorridendo appena, - non devi temere le mie paure. –
Questa volta fu Jonghyun a sorridere. – Sì che devo. –
Kibum sospirò e sbatté leggermente le palpebre come a disperdere delle ombre che si erano posate sui suoi occhi. Aveva lasciato dietro di sé molte cose ma ciò non significava che fosse libero. Era stato ingenuo a credere che Heechul avesse rinunciato a lui, l’altro aveva troppo da perdere per lasciare che lui svanisse ed era troppo orgoglioso per darsi per vinto.
- Sono stato sciocco e ingenuo a pensare di essere totalmente al sicuro e non voglio più sprecare un secondo di noi. Lo so che il mio passato può sembrare splendido a chi osserva da lontano, ma credimi, è solo triste, mentre questo presente è meraviglioso e se potessi fermare il tempo e qui che starei, ma il futuro è inevitabile e misterioso. Potrà essere terribile oppure ancora più meraviglioso del presente, non lo so…-
Gli occhi di Kibum iniziarono a pizzicare e abbassò gli occhi. Il pensiero di ciò che lo avrebbe atteso a Busan o a Soul era ancora troppo vivido nella sua mente e lo faceva fremere di paura. Aveva bisogno degli abbracci di Jonghyun e dei suoi baci per scordare anche solo l’idea delle mani di Heechul su di lui. Aveva bisogno di sentirsi completamente parte del più grande, voleva fare l’amore con lui e donargli tutto sé stesso così, se mai il destino avesse deciso di separarli definitivamente, niente e nessuno avrebbe potuto togliergli ciò che aveva già donato alla persona che amava.
- In questi giorni la nostalgia dei tuoi abbracci, dei tuoi baci, è stata una vera sofferenza e ho odiato le mie paure, ho odiato il pensiero di aver gettato al vento le ultime carezze che ci siamo scambiati. Se fossi potuto tornare indietro avrei fatto l’amore con te quella notte e ovunque mi avesse condotto il destino sarei stato tuo e tu mio. -
Jonghyun non poteva credere alle parole del più piccolo, forse era incatenato in un sogno. D’altra parte l’atmosfera era così surreale all’intorno. La luce ambrata della lanterna che palpitava nella penombra, il soffio freddo del vento che animava la notte e Key che chiedeva solo di unirsi a lui. Lo guardò con più insistenza alla ricerca di quella crepa che poteva mandare entrambi in frantumi. Ma non la vide, non c’erano dubbi in Key e non era nervoso, perché le sue mani riposavano tranquille sulla coperta.
Jonghyun si umettò le labbra innanzi, ormai, alla consapevolezza che l’altro desiderava essere suo, tanto quanto lui desiderava appartenergli anima e corpo.
-Che cosa pensi? – sussurrò Kibum inclinando leggermente il capo.
 –Penso che questo sia un sogno. –
Kibum sorrise inarcando leggermente l’angolo della bocca e gli sfiorò dolcemente una guancia prima di posarvi delicatamente le labbra.
-Ti sembra un sogno? –
Per quanto il tocco dell’altro fosse stato leggero quanto il soffio della brezza primaverile ed il suo bacio simile allo sfiorare di un petalo, Jonghyun riconosceva che, infondo, non poteva essere un sogno. Se lo fosse stato quella carezza sarebbe stata unicamente il contatto freddo e indifferente di pelle contro pelle e quel bacio, solo un bacio. Ma Jonghyun sapeva che la mano di Key non si era mossa casualmente, nulla di ciò che faceva era casuale, ma studiato e ponderato come l’elegante avanzare di un felino tra l’erba alta. Quel bacio, che era anche un tacito permesso, non avrebbe lasciato dietro di sé un profumo dolce, né avrebbe provocato una scossa nel suo corpo.
-No – disse Jonghyun.
Inconsapevolmente, Kibum si umettò le labbra tenendo lo sguardo fisso sull’altro. Jonghyun si chiese come potesse sembrare così apparentemente tranquillo. Solo un recondito luccichio negli occhi profondi appena adombrato dalle ciglia scure, simile al brillio della luna piena tra le fronde degli alberi, tradiva il crescente desiderio di Key.
Fosse stato per Jonghyun non avrebbe atteso oltre, si sarebbe fiondato su quelle labbra a cuore ed esplorato ogni centimetro di quella pelle candida. Ma ciò che stava per accadere in quella stanza non poteva consumarsi semplicemente come la mera danza appassionata di due corpi, doveva essere l’intrecciarsi di due anime che da troppo tempo erano strattonate l’una verso l’altra e, ora, chiedevano una prova materiale della loro eterna unione.
Jonghyun accarezzò delicatamente il viso di Key che chiuse gli occhi godendo di quel contatto lieve, ma sufficiente ad eccitarlo. Quanto gli erano mancate le carezze dell’altro? Non sapeva se fosse per l’aspettativa, il timore o il crescente desiderio, ma le sue labbra semi dischiuse trasfigurarono il piacere di quel semplice contatto in un flebile sospiro. Quando sollevò le palpebre trovò il volto di Jonghyun davanti al suo, il fiato caldo che profumava di pesco a scaldargli le guance rosate. Gli occhi di Jonghyun nascondevano a stento il desiderio che lo animava, ma Kibum non ne fu intimorito, al contrario vide in quegli occhi caldi ed acquosi la certezza che, per quanto desiderasse farlo suo, ogni suo tocco, ogni ansito di piacere sarebbe stato guidato dall’amore che provava per lui.
Jonghyun accarezzò le labbra di Key umettandosi le proprie. Quelle del più piccolo erano così rosa, tenere e invitanti che gli sembrava di vederle per la prima volta. Eppure erano passati solo pochi minuti dall’ultima volta che le aveva sfiorate. Com’era possibile con continuassero a sembrargli così pure e inviolate?
Perché solo a me è concessa una tale benedizione, fece una vocetta dentro di lui con una punta d’orgoglio.
Lo baciò piano, scostandogli poi dalla fronte una ciocca corvina.
Kibum boccheggiò percependo dolcezza e passione in quei semplici gesti. Si avvinghiò al collo del più grande baciandogli l’angolo della bocca e il mento. Jonghyun lo strinse, mugugnò e gettò il capo indietro quando Key lo solleticò sul collo con la punta del naso.
Mosso da un crescente desiderio, Jonghyun passò la punta della lingua sulla bocca del più piccolo per poi insinuarsi con foga, strappando a Key un singulto di sorpresa. Un sorriso divertito comparve sul volto di Jonghyun. Era una strana danza quella che stavano conducendo e guardando Key, Jonghyun non poté fare a meno di pensare ad un gattino voglioso di afferrare il filo che gli penzolava di fronte, tanto eccitato all’idea quanto timoroso. Così decise di giocare tentandolo con le sue labbra, porgendogliele senza permettergli di sfiorarle, scivolava via sogghignando ogni volta che Key cercava d’impossessarsene, invano.
Kibum soffiò indispettito inseguendolo con occhi attenti. Jonghyun rise, prese il mento dell’altro tra l'indice e il pollice e lo baciò, ancora, togliendogli il fiato. Kibum mugugnò indispettito e soffiò di nuovo quando Jonghyun si staccò per rivolgerli un sorriso sghembo e soddisfatto.
-Stenditi – sussurrò il più grande con voce calda e leggermente roca.
Kibum scivolò sulla coperta accompagnato dalle braccia premurose del più grande e si stese delicatamente, incontrando sopra di sé gli occhi grandi ed acquosi dell’altro. Arrossì per l’imbarazzo. Si sentiva totalmente in balia di Jonghyun e, benché eccitato, era anche curioso ed intimorito di fronte alla consapevolezza di non avere idea di cosa aspettarsi. Voleva essere lì, ora, ma la parte più logica e razionale di lui si rendeva conto di essere totalmente ignorante. Non voleva deludere le aspettative di Jonghyun, né recitare la parte della bambola inerte capace solo di ricevere baci e carezze, ma incapace di donarne. D’istinto girò il viso tentando di nasconderlo e stropicciò la coperta con le mani, nervose.
Il volto di Jonghyun s’adombrò, percependo un moto di turbamento aleggiare tra loro. Accarezzando il viso di Key lo costrinse a guardarlo. Non voleva interrompere il contatto tra i loro occhi, dopotutto non era stato un semplice sfiorarsi di sguardi ad unirli? Aveva bisogno di lasciarsi ipnotizzare dagli occhi magnetici di Key per leggerne ogni sfaccettatura e comprendere i suoi desideri ed i suoi timori.
-Che cos’hai? Vuoi smettere? – chiese.
L’idea di rinunciare a quel momento lo rattristava e frustrava, ma non voleva farlo se Key si sentiva a disagio. Che senso avrebbe avuto? Per quanto bramasse da tempo il corpo del più piccolo non era altro che un tramite per unire completamente le loro anime, per dare un senso a quel continuo strattonare iniziato dal momento in cui i loro occhi erano rimasti incatenati gli uni agli altri. Era con l’anima di Key, con i suoi occhi che ospitavano le luci dell’universo, del suo universo, che voleva fare l’amore.
-Jong, io non ho mai…-
-Lo so-, sorrise Jonghyun con dolcezza. Portò il viso a pochi centimetri da quello dell’altro. – E devo dire che la cosa mi eccita molto. Sei tutto per me –, disse in tono più provocante.
Kibum avvampò. – Yah! Arrogante! – Poi soffiò, frustrato, stropicciando le mani. – Non so cosa devo fare. –
Dunque è questo che lo preoccupa, pensò Jonghyun.
I pensieri di Key gli provocarono tenerezza e sorpresa. La sua mente non aveva nemmeno sfiorato l’idea che quel particolare potesse preoccupare l’altro, non perché lo considerasse una bambola inerte incatenata al suo volere, ma perché tutto ciò che gli importava era renderlo felice al punto da non soffermarsi a riflettere che Key desiderasse fare altrettanto. Dopotutto, chiedendogli di diventare completamente suo e lui dell’altro non gli aveva già donato tutta la felicità a cui poteva aspirare? Tuttavia, l’idea di essere l’oggetto delle carezze di Key lo inorgoglì e incuriosì consapevole dell’inesperienza del più piccolo. Ma Key era ancora rosso per l’imbarazzo e Jonghyun sorrise divertito; gli sembrava di vederla quell’immaginaria coda felina arricciarsi stizzosa.
Decise che doveva trovare un modo per farlo sentire a suo agio.
-Oh povero micetto spocchioso, in questo caso dovrò punirti. –
Kibum sbarrò gli occhi e inclinò il capo con fare interrogativo. –Cos…-
Le parole gli morirono in gola per essere sostituite da una risata, mentre le dita di Jonghyun scorrevano sul suo corpo facendogli il solletico. Kibum si dimenò e scalciò, ridendo, ed entrambi rotolarono sul futon. Quando finalmente Jonghyun si fermò, mettendo fine a quella tortura, ammirò estasiato il volto dell’altro sotto di sé, beandosi dell’ultima risata cristallina emessa dalle labbra a cuore di Key.
-Sei splendido -, sussurrò Jonghyun.
Kibum era ansimante, il viso arrossato, le ciocche corvine sparse sul cuscino candido e gli occhi luminosi adombrati solo dal sorriso ancora più radioso che seguì le parole di Jonghyun. Il principe percorse con i polpastrelli il contorno degli occhi grandi dell’altro e sfiorò la sua bocca carnosa.
 - Voglio la luce del fuoco nei tuoi occhi e il calore delle tue labbra sulla pelle. –
-Avrai tutto di me – disse Jonghyun, - ma prima devi promettermi che se non riuscirò a farti stare bene mi fermerai. –
Kibum non aveva dubbi sui sentimenti di Jonghyun, ma udì in quelle parole semplici e preoccupate quanto fossero veri. Il più grande l’amava non perché era il principe, né unicamente per la sua bellezza o per la rarità della sua abilità che aveva sempre fatto gola a tanti. Amava lui, Key, quello spaurito e tremante, orgoglioso e spocchioso, dolce quanto tagliente. Lo stesso che solo poche ore prima era riapparso fradicio come uno straccio.
-Ti amo – disse Kibum. I loro nasi si sfiorarono seguiti poi da uno strusciare di guance.
Jonghyun si stese sul fianco e accarezzò il volto del più piccolo baciandogli la fronte. – Rilassati. Non pensare a nulla e lascia che sia solo il tuo corpo a dirti cosa fare. –
Kibum annuì e chiuse gli occhi respirando piano, in attesa, le mani posate delicatamente sulla coperta.
Il più grande lo studiò per qualche secondo indeciso se adagiarsi sul più piccolo o procedere un passo alla volta. Voleva che ogni suo tocco lo facesse sentire bene, lo abituasse ad un’intimità che poi sarebbe diventata sempre più profonda e passionale. Ma, soprattutto, desiderava farlo sentire amato e rispettato perché più di qualunque altra cosa temeva che un suo gesto potesse turbarlo. Rimase steso al suo fianco accarezzandogli il capo e sfiorandogli con i polpastrelli i tratti delicati, per poi posargli delicatamente le labbra sul collo.
Kibum emise un leggero sospiro.
Jonghyun continuò a baciarlo con delicatezza sul collo, concedendosi solo ogni tanto di leccare con la punta della lingua quella pelle candida. Le sue mani scivolarono sui bottoni della camicia blu del più piccolo iniziando a slacciarli e l’aprì, senza però sfilargliela totalmente. Si soffermò ad osservare il ventre perlaceo di Key e i capezzoli rosati su cui danzavano riflessi dorati. Mai, nonostante tutte le notti che avevano passato insieme, gli era stato concesso di ammirare il corpo del più piccolo e lo trovò bellissimo quanto lo immaginava, benché non fosse che un misero scorcio di ciò che gli abiti ancora celavano. Sembrava fragile, sottile e questo lo convinse ancora di più a fare le cose con calma, a plasmarlo con le sue carezze prima di farlo suo. Si chinò per baciare il suo petto, il ventre piatto che si alzava piano e accarezzò con le punte delle dita il suo profilo solleticandolo.
Kibum rispose ad ogni tocco con dei leggeri ansiti, inarcando appena la schiena quando i baci diventarono più umidi ed i tocchi più decisi. Stirò il suo corpo e fece le fusa sotto le attenzioni premurose e al contempo vogliose di Jonghyun. Cercò di fare quanto gli aveva detto il più grande, rilassarsi, allontanare ogni pensiero ed affidarsi il suo corpo che, ora, non desiderava altro che le carezze dell’altro.
L’eccitazione di Jonghyun aumentò quando udì gli ansiti di Key, alternati da flebili miagolii di piacere, e vide il suo corpo tendersi alla ricerca delle sue attenzioni. Infilò la lingua nel suo ombelico mentre con una mano gli stuzzicava un capezzolo che subito s’inturgidì, prima d’avvilupparlo tra le sue labbra, leccandolo e mordendolo.
Un miagolio più acuto sfuggì dalle labbra di Key ma il più piccolo non parve curarsene, era totalmente immerso nel calore e nei fremiti che Jonghyun gli procurava. Inarcò la schiena affondando le dita di una mano tra i capelli dell’altro la cui bocca si era spostata sul suo collo baciandolo con crescente passione. Kibum si sentiva totalmente perso, avviluppato in un mondo fatto di brividi caldi che partivano dal suo basso ventre per poi propagarsi in ogni fibra del suo corpo, sino alle punte delle dita. Non si sentiva più in imbarazzo e voleva tutto questo, soprattutto voleva che fosse Jonghyun a far vibrare le corde del suo corpo e del suo cuore. Si sentiva come i fili tesi di un’arpa sotto i tocchi di un abile artista. Tuttavia sbarrò gli occhi, sorpreso, quando la mano di Jonghyun s’insinuò tra le sue gambe accarezzandogli le parti più intime. A quel punto, fosse stato per la sua testa avrebbe fatto scattare la propria mano sul polso dell’altro per bloccarlo, ma non lo fece, al contrario richiuse gli occhi emettendo un verso di piacere che a mente lucida l’avrebbe fatto vergognare e la sua mano artigliò la coperta.
Quella nota risultò infinitamente dolce e sensuale alle orecchie di Jonghyun che staccò le labbra dal collo del più piccolo, curioso d’osservare l’espressione eccitata che doveva essersi dipinta sul suo viso. E quando lo vide boccheggiò. Key si stirava come un micio voglioso tra le coperte emettendo sonori miagolii dalle labbra lucide semi dischiuse, infine aprì gli occhi non appena le labbra dell’altro si allontanarono. Furono proprio quegli occhi a fare perdere un battito a Jonghyun perché lo fissavano sottili e magnetici da sotto le ciglia scure con languore felino. Jonghyun lo voleva e lo voleva ora, non aveva più senso temporeggiare ora che il desidero fiammeggiava irruento anche negli occhi dell’altro. Tuttavia, dovette abbandonare i propri propositi perché la mano di Key, ancora affondata tra i suoi capelli, l’attirò a sé per baciarlo. Un bacio fatto di labbra calde e umide che però conservava sempre quella nota dolce, perfetta e quella scintilla d’innocenza.
Kibum si staccò ansimante allontanando l’altro da sé e Jonghyun lo guardò incuriosito. Cosa pensava di fare?
Si ritrovarono entrambi seduti in ginocchio, uno di fronte all’altro, gli occhi incatenati gli uni agli altri come a ricreare quel magnetismo perfetto e quel tempo che non c’era, illuminati dall’alone ambrato della lanterna che s’apriva a ventaglio su di loro, lasciando in ombra il resto del mondo. Erano come due pianeti che fluttuavano nel vuoto e l’uno il satellite dell’altro. Mettere fine a quel contatto era come perdere la propria orbita e finire sperduti negli angoli più remoti ed oscuri dello spazio.
Jonghyun osservò Key continuando a domandarsi quali fossero le sue intenzioni e trovandolo ancora più bello. La camicia del più piccolo aperta davanti era scivolata lungo una spalla, i capelli corvini spettinati rilucevano nella notte e gli occhi brillavano di pura energia, mentre le gote imporporate gli donavano un’innocenza erotica.
Kibum l’osservò a sua volta, desideroso di essere lui, ora, a dare un po' di piacere al più grande. Gli occhi di Jonghyun erano caldi e simili ad ambra liquidi, a lava ardente capace di plasmare e fondere l’oro. Nonostante avesse visto il corpo dell’altro in più di un’occasione, ora Kibum voleva conoscerlo sino all’ultima piega della pelle e sino all’ultima vena incandescente. Si fece più vicino iniziando a baciargli il collo e cercando di ricreare i suoi gesti. La sua mente aveva memorizzato tutte le mosse di Jonghyun, così come il suo corpo ne aveva percepito il piacere che ora voleva donare al più grande. Aprì la camicia di Jonghyun ammirando quel petto scolpito che tante volte lo aveva fatto arrossire e che, ora, voleva esplorare in tutte le sue curve rese ancora più seducenti dalla luce che modellava la penombra della stanza. Tastò curioso i pettorali e gli addominali del più grande sentendosi improvvisamente piccolo e fragile di fronte a quel corpo mascolino, al cui confronto Kibum si sentiva un bambino.
Jonghyun rimase fermo, altrettanto curioso e divertito dai movimenti di Key.
Kibum posò un bacio casto sul petto di Jonghyun e sfiorò con la punta della lingua il neo sensualmente dipinto tra le sue clavicole, una macchia perfetta su un corpo altrettanto tale. Le sue labbra condussero sul petto del più grande una danza delicata in punta di piedi, tanto metodica quanto appassionatamente dolce. Si sedette sul suo grembo dondolandosi piano e gli prese il volto tra le mani depositandovi tanti piccoli baci.
Jonghyun chiuse gli occhi e sorrise, memore di aver già vissuto una simile esperienza, quando ancora non potevano definirsi loro. Quanto aveva amato ed era stato terrorizzato dalla prima volta che Key aveva fatto le fusa sul suo petto? Erano passati a mala pena due mesi, eppure gli sembrava una vita addietro perché il loro rapporto era cambiato molto da allora per quanto in un certo senso fosse rimasto immutato.
I baci di Kibum si fecero più audaci. Morse e leccò il collo del più grande mentre le sue mani gli percorrevano, delicate e impacciate, la schiena e l’addome. Scese succhiando con insistenza il capezzolo di Jonghyun cercando, di nuovo, d’imitare i gesti del più grande, finché non decise di usare unicamente il suo istinto. Spinse l’altro sulla coperta rimanendo a cavalcioni su di lui e continuando a tormentarlo con le proprie labbra.
Jonghyun mugugnò, beato e orgoglioso di essere l’oggetto delle effusioni dell’altro che, ora, faceva le fusa con più insistenza. Key lo stupiva in continuazione, l’aveva sempre fatto, studiare le sue mosse era impossibile anche per lui e, quella sera, sembrava che il più piccolo si stesse davvero impegnando per lasciarlo di stucco. Per quanto timido, impacciato e a volte maldestro, Key gli stava dimostrando tutta la sua passione e mai Jonghyun avrebbe immaginato che sarebbe stato così fare l’amore con lui. Key voleva essere oggetto di carezze e adorazione, ma amava anche dettare legge e, riflettendo su questo punto, Jonghyun capì perché il pensiero di non avere idea di cosa fare l’avesse tanto turbato. Sospirando di piacere, Jonghyun si lasciò sfuggire un sorriso divertito.
Piccolo spocchioso, pensò con tenerezza.
Mesi addietro non avrebbe mai pensato di poterlo stringere così forte a sé, di condividere quel momento. Era stata solo una flebile speranza, un sogno. Tanto meno negli ultimi giorni in cui l’aveva sentito così lontano, strappato brutalmente dalle sue braccia senza potergli dire addio. Solo poche ore prima si struggeva al pensiero di sopportare un altro giorno senza di lui ed erano lì insieme, in un’intimità che nemmeno tutte le notti in cui avevano dormito l’uno tra le braccia dell’altro si erano concessi. Chiuse gli occhi, godendo pienamente delle emozioni e delle sensazioni che tutto questo gli provocava.
Le sue mani si posarono sui fianchi del piccolo accarezzandolo poi sulle cosce e sui glutei. Alla fine, con uno scatto di reni, Jonghyun ribaltò la situazione pensandosi interamente sul corpo di Key che sussultò per la sorpresa. Avvinghiati, le loro bocche si cercarono mosse da una passione crescente e quasi incontenibile, le loro mani corsero sul corpo dell’altro, le gambe s’intrecciarono e sfregarono le intimità pulsanti di desiderio. Quel contatto che tanto aveva intimorito il più piccolo, ora aveva solo il potere di procurargli vampate di calore e sospiri estasiati che si fondevano con quelli leggermente rochi e cadenzati del più grande.
-Ti voglio -, mugugnò Jonghyun in un bacio.
Ormai il bisogno dell’altro era evidente nei loro occhi e premeva tra loro con insistenza.
Kibum gli prese il volto tra le mani. –Allora prendimi adesso – disse con il fiato corto. 
Ancora quel tono simile ad un ordine che il più grande non poté rifiutare. Jonghyun lo baciò con trasporto assaggiando ogni angolo della sua bocca e, con foga, spogliò entrambi degli indumenti che ancora li proteggevano. Si guardarono, ansimanti.
Kibum rabbrividì avvertendo l’aria sulla pelle nuda e, d’istinto, cercò di girarsi di lato e stringere le gambe rendendo evidenti le ultime tracce d’imbarazzo. Arrossì e deglutì di fronte agli occhi grandi del più grande, desiderando immergersi nel loro calore, sentirsene avvolto sino a bruciare, ma fu percorso da un brivido riconoscendo, con la poca lucidità rimasta, che non aveva idea di cosa aspettarsi. Il corpo di Jonghyun sopra di lui gli procurava emozioni contrastanti. Era splendido, ma gli metteva anche soggezione.
Jonghyun si umettò le labbra di fronte agli occhi languidi del più piccolo che tradivano solo un lieve accenno di paura e lucidità. Lo soppesò per un tempo che gli parve infinito ma che dovette durare solo pochi secondi, perché nulla cambiò sul volto di Key, né la sua espressione, né le luci che lo illuminavano. Rimase tutto fermo, immutato, figura eternamente fissata ad inchiostro su una tela sottile quanto la consistenza di un sogno.
La preoccupazione assalì Jonghyun ed ebbe l’impressione di sudare freddo. Il corpo dell’altro sembrava così fragile, delicato e reso ancora più etereo dalle luci dorate che lo modellavano. Sapeva che all’inizio l’altro avrebbe sofferto e il pensiero di udire i sospiri di Key mutare in singhiozzi di dolore gli faceva accartocciare il cuore in petto, ma era inevitabile. Poteva solo sperare che il dolore si tramutasse presto in godimento. Si domandò se valesse la pena metterlo in guardia, ma alla fine decise di rimanere in silenzio, non aveva alcun senso agitarlo. L’avrebbe cullato tra le sue braccia, accarezzato e baciato dolcemente per farlo sentire amato, perché i sentimenti che provava erano superiori a qualunque piacere fisico potesse procurargli la loro unione.
Lo baciò sulla fronte e Kibum socchiuse gli occhi emettendo un piccolo sospiro, come a ricercare una calma che aveva perduto. Jonghyun posò appena la bocca su quella dell’altro per poi sostituirla con le sue dita. Key lo guardò spaesato, dando adito ai peggiori sospetti di Jonghyun ed il suo terrore di ferirlo aumentò, imponendo così a sé stesso di fare il più piano possibile. Premette con più insistenza le dita sulla bocca di Key che, per quanto perplesso, strinse la mano del più grande tra le sue iniziando a leccarla.
Kibum fece passare la lingua e le labbra rosate sulle falangi di Jonghyun e, nonostante la tensione, il più grande provò un moto di tenerezza e rise. Key sembrava un micetto intento a giocare con la propria preda che lecca e mordicchia soddisfatto. Jonghyun sarebbe rimasto lì a guardarlo per ore domandandosi come Key riuscisse a provocargli tenerezza e eccitazione al contempo. Alla fine liberò la mano dalla presa dell’altro che l’osservò indispettito come se gli avesse appena sottratto il gomitolo preferito.
-Rilassati e apri le gambe – sussurrò Jonghyun accarezzandogli il viso.
Kibum scostò appena le gambe, si morse le labbra e tremò leggermente. Oltre a sentirsi totalmente esposto percepiva un’ombra di preoccupazione sul volto di Jonghyun. Perché, doveva considerarlo un campanello d’allarme? Osservò attento le mosse del più grande che gli aprì dolcemente le gambe e lo lasciò fare, docile, affidandoglisi completamente. Qualunque cosa fosse accaduta l’unica cosa importante era che sarebbe stato tra le braccia di Jonghyun, le uniche al mondo tra le quali desiderava stare, le uniche capaci di scaldarlo e farlo sentire a casa.
Jonghyun gli accarezzò l’interno coscia e vi depositò dei piccoli baci. Kibum rabbrividì e sentì il suo corpo rilassarsi, se non che un dolore improvviso lo colpì tra le natiche, agitandolo.
-J-Jong – boccheggiò.
Jonghyun gli accarezzò il capo. – Stai tranquillo, va tutto bene. –
Le sue dita si mossero nel corpo del più piccolo cercando di farsi spazio in un passaggio troppo stretto e rigido, continuò in quel modo finché divenne più elastico e malleabile. Tuttavia, ogni tocco provocava una fitta di dolore a Key che si agitava scomposto singhiozzando e artigliando le spalle di Jonghyun.
Un sospirò di sollievo uscì dalle labbra di Kibum quando le dita di Jonghyun lo abbandonarono, ma la calma fu breve perché l’altro gli aprì di più le gambe posizionandosi in mezzo. Jonghyun affondò lentamente nello spazio inviolato di Key lasciandosi avvolgere dal suo tepore. Un sospiro caldo fuoriuscì dalle sue labbra semi dischiuse e sotto di lui il più piccolo gemette, spezzando la quiete silente della notte. Intimorito da quella nota stonata, Jonghyun si morse il labbro e fece per allontanarsi, ma Key gli artigliò le spalle. -Resta -, miagolò con il fiato corto. Jonghyun annuì e gli accarezzò subito il capo, sussurrandogli parole dolci e rassicuranti.
-Rilassati, va tutto bene. Sono qui con te, amore mio. -
Key sorrise, gli occhi assottigliati e lucidi, poi Jonghyun iniziò a muoversi. Kibum non aveva mai immaginato che potesse fare così male. Il suo corpo sembrava sul punto spezzarsi e lacerarsi ad ogni spinta del più grande che lo teneva per i fianchi, guidandolo in una serie di movimenti di cui non comprendeva il senso. Benché piangesse, s’aggrappasse alla schiena di Jonghyun e mordesse il suo collo, desiderò versare lacrime gioia e non di dolore, perché nonostante tutta quella sofferenza aveva la completa certezza di non voler dividere quel momento con nessun’altro. Era agli occhi incandescenti di Jonghyun che voleva appartenere e se per essere suo doveva infrangersi in mille pezzi, allora l’avrebbe rifatto altre mille volte.
Kibum poteva percepire, oltre tutto quel dolore, l’amore dell’altro come qualcosa di materiale e palpabile. Era nell’aria che respira, nella carezza premurose di Jonghyun, nei baci che detergevano le sue guance imperlate di lacrime e nei sussurri rassicuranti frammezzati da ansiti di piacere.
Man mano, i movimenti che le mani forti Jonghyun gli facevano compiere acquisirono un senso, non erano più una danza sconclusionata, ma sensuale e capace di trasformare i suoi lamenti in miagolii estasiati. Kibum fu in grado di stare al ritmo ed assecondarlo, finché il dolore svanì completamente sostituito da un calore intenso che lo fece fremere, stirare e inarcare la schiena.
Non appena il corpo di Key si rilassò sotto di lui, Jonghyun si calmò a sua volta e rimase sconvolto perché mai aveva provato un piacere simile. Percepiva una forza strana intorno a loro, come se la stanza vibrasse e ruotasse. Calore ed energia sfrigolavano nell’aria resa satura del profumo dei loro corpi fusi insieme. Tutti quei colori, quel caleidoscopio di emozioni che provava ogni volta che era con l’altro sembravano moltiplicati all’infinito.
Le mani di Kibum, ormai, non artigliavano più il corpo del più grande, ma ne percorrevano la schiena, così come le sue gambe non erano più rigidamente spalancate, ma scivolavano tra quelle di Jonghyun e s’allacciavano al suo bacino. Era come essere stato distrutto per poi rinascere modellato dalle attenzioni appassionate dell’altro. Quel cerchio che pensava essersi chiuso quando si erano dichiarati il loro amore ora appariva, finalmente, per quello che era realmente: solo il primo giro di una spirale, di un vortice, che non sembrava avere via d’uscita. Il filo che li strattonava l’uno verso l’altro era trasfigurato in un nodo magnificamente contorto quanto i loro corpi in amore.
Jonghyun sollevò Key per farlo sedere sul suo grembo ed il più piccolo lo assecondò aggrappandosi alle sue spalle. Ora che la sua presenza nello spazio intimo dell’altro non era più un fastidio, ma fonte di passione era così che voleva fare l’amore con lui: uno di fronte all’altro, abbracciati come due germogli che piantati troppo vicini nello stesso terreno umido crescono intrecciandosi condividendo radici, tronchi, rami e fiori che profumano di pesco e ciliegio.
Non ci fu centimetro del volto e della bocca di Jonghyun che Kibum non baciò ed esplorò, mentre le mani ed il bacino del più grande lo guidavano in una danza dondolante fatta di un ruotare lento e sensuale dei fianchi. Solo una scarica di calore più intensa che scosse ogni fibra del suo corpo lo costrinse a staccare le labbra dall’altro per emettere una nota di pura estasi. Stringendosi a Jonghyun, inarcò la schiena dando sfogo ad una passione ormai travolgente che zampillò calda tra i loro stomaci.
Per Jonghyun il grido di godimento del più piccolo fu il colpo di grazia, l’ultima nota acuta e vibrante della melodia straziante ed appassionata prodotta delle corde tese di un kayagun[2]. Anche lui era allo stremo e accompagnò il corpo molle di Key sul futon, gli sollevò una gamba per farla aderire ai suoi fianchi ed assestò le ultime spinte, liberandosi tra sospiri spezzati e appagati.
Entrambi furono scossi da brividi caldi e giacquero spossati tra le coperte.
Kibum aveva il fiato corto ed il corpo tremante, le mani abbandonate ai lati del capo sul cuscino. Si sentiva appagato, ma anche stordito da tutte le sensazioni e le emozioni che aveva provato.
Jonghyun si concesse di rimanere ancora pochi secondi nel corpo del più piccolo, restio ad abbandonare quel luogo caldo e confortevole. Lo baciò, un bacio lento e umido che fece subito dischiudere la bocca a cuore di Key.
-Sono tuo – gli sussurrò a fior di labbra non appena si staccò.
Kibum sorrise appena, stanco ma felice, allungando la mano aggraziata verso il capo dell'altro accarezzandogli i capelli morbidi.
-Ed io tuo. –
Ora, se anche tutte le luci in cielo si fossero spente e l’oscurità latente che lo circondava l’avesse inghiottito, lui sarebbe appartenuto a Jonghyun per sempre così come l’altro era suo. Il ricordo del loro amore sarebbe stato troppo vivido perché potessero strapparglielo, troppo luminoso per non rischiare le notti più buie.
-Grazie-, disse Kibum sfiorandolo con un bacio, - per avermi mostrato il tuo amore ogni singolo istante. –
 
 
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Spero sia stata una lettura piacevole! Se vorrete lasciarmi un commento mi farete molto felice, se invece preferite uccidermi ho già preparato la fossa, quindi nessun problema u.u
Alla prossima!
P.s. E’ possibile che vada a rilento con i prossimi capitoli, ho la bozza preliminare di un saggio sul Giappone da consegnare in università il mese prossimo e sono abbastanza indietro >.<’
 
 
[1] Ukiyo, che significa "mondo fluttuante”, è un genere di stampa artistica giapponese su carta, impressa con matrici di legno e fiorita nel periodo Edo tra il XVII e il XX secolo.
[2] Strumento tradizionale. 
   
 
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