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Autore: IsaMor    23/12/2016    5 recensioni
In un mondo di umani e licantropi, quest'ultimi amano giocare con le loro prede senza fargli del male.
Questo gioco è chiamato "Il rapimento della gallina" e consiste nel sequestro di un umano da portare attraverso il bosco, dove si sa può accadere di tutto.
Derek dopo il sequestro della sua auto, sotto consiglio di Peter, rapirà il figlio dello sceriffo solo per ripicca o forse no...
Mi sono ispirata a Lupo Alberto, personaggi e immagini non mi appartengono.
Ringrazio oOBlackRavenOo per aver subito i miei scleri.
La storia potrebbe essere incompleta per molto tempo.
Genere: Commedia, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Deputy Parrish, Derek Hale, Peter Hale, Sceriffo Stilinski, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Traguardo



La pioggia aveva costretto Peter a togliere le manette al povero vicesceriffo -oramai ferito nell'orgoglio- e a cercare un riparo asciutto. Il massimo che avevano trovato era un albero di fico che dava un certo riparo asciutto sotto le sue foglie. 

"Non toccarmi!" s'infuriò Parrish all'ennesimo tentativo di Peter di passargli un braccio sulle spalle. 

"Voglio solo riscaldati, tremi." si giustificò l'altro. "Solo perché sono furioso con te."

"Perché?" chiese innocentemente.

Peter tornò ad avvicinarsi in cerca di un contatto fisico se pur minimo, mentre continuavano a stare seduti sotto l'albero.

"Perché sei un idiota! Come ti è venuto in mente di prendere decine di multe per attirare la mia attenzione?" chiese irritato.

"Beh, l'hai appena detto, sono un idiota. Un idiota innamorato di te." affermò con un sorriso nervoso. 

"Io sono innamorato di un'altra persona, quindi scordati di me."

L'uomo più grande non gli diede retta. "Però, lui non è innamorato di te. Ciò come ti fa sentire?"

"Male." sbuffò abbattuto, sollevando lo sguardo negli occhi chiari dell'altro. 

"Come mi sento io adesso. Solo che tu hai la possibilità di scegliere tra un amore non ricambiato e una relazione che potrebbe crescere, dipende solo da te."

"Io non posso stare con qualcuno che non amo."

"E credi di poter convincere Stiles a stare con te, anche se non prova niente nei tuoi confronti. Con me, magari, dopo qualche appuntamento avrai la possibilità di capire se puoi essere felice. Non è mia intenzione farti soffrire. Renditi conto che ho fatto tutto ciò in più di un anno solo per farmi notare da te. Sogno di parlarti a cuore aperto da tanto tempo."

"Sì, ma... Ma io... Io non provo lo stesso."

Peter sospirò affranto con gli occhi leggermente lucidi. 

"Ok."

Entrambi spostarono lo sguardo sulla pioggia che scendeva.

Parrish ruppe il silenzio dopo qualche minuto.

"Ora che si fa?"

"In che senso?"

"Continuerai a farti multare?"

Peter sollevò le spalle incerto. "Non so. Per me non è come per te. Io non sono abituato a rinunciare a ciò che mi piace."

"Questo cosa significa?" chiese inquieto. 

"Che continuerò a corteggiarti."

"Peter no!"

Tentò di convincere l'uomo a comportarsi bene, ma il luccichio diabolico negli occhi di Peter lo fece desistere. 

"Cosa vuoi farmi?" domandò preoccupato, notando il sorriso particolarmente diabolico ma altrettanto attraente dell'uomo.

"Appena smette di piovere, lo vedrai."

Parrish aveva una brutta sensazione, ma anche una piacevole e calda che ancora non comprendeva a pieno.

Appena smise di piovere capì cosa l'uomo avesse in mente. Sperava solo che nessuno lo vedesse, soprattutto il suo capo. 

Si sentiva un idiota ad aver abbassato la guardia nuovamente quando Peter gli aveva detto che era meglio avviarsi verso casa. 

Non si erano avviati verso casa e Jordan non era in grado di decidere liberamente della sua destinazione, com'era ammanettato sulla spalla di Peter. 

Se i suoi colleghi l'avessero visto, non l'avrebbero più guardato in faccia per il resto della vita e Stiles avrebbe riso per ore.

~×~

 

-Dieci mesi prima-

 

Era una sera cupa e uggiosa, ma Stiles non aveva voglia di tornare a casa e passare l'ennesima serata ai videogiochi prima di crollare addormentato. Tante delle cose che amava fare da solo e con il suo amico Scott, ora avevano perso ogni attrattiva, cioè da quando aveva incrociato quegli occhi verdi come il prato accarezzato dalla pioggia. Ecco! Ora anche la pioggia che aveva preso a scendere glielo faceva ricordare. 

Aveva davvero bisogno di distrarsi, ma visto che non c'era Scott optò per l'autocommiserazione. Da quando Scott aveva rapito Allison per quello stupido gioco da "sagra di paese", Stiles era rimasto in balia dei suoi pensieri autodistruttivi che in quel momento erano convertiti in abbondanti dosi di zucchero e cioccolato. 

Il suo migliore amico l'aveva scaricato, come accadeva da diverso tempo, per passare la serata con Allison. Lei discendeva da una delle famiglie di cacciatori tra le più straordinarie del paese, tanto straordinaria che quando era stata rapita, Scott aveva rischiato davvero di fare una brutta fine. 

Per fortuna del giovane licantropo, il tutto si era risolto tranquillamente e lui era tornato a casa con tutto al proprio posto e nessun proiettile d'argento nel sedere.

Ora aveva bisogno di lui, ma visto che lui non c'era, entrò nel primo bar aperto e si sedette al bancone.

Richiamo l'attenzione del barista con un cenno della mano e ordinò. "Sam, fammi un frappè al cioccolato. Fammelo doppio e abbonda con la panna."

L'uomo dietro al bancone posò il bicchiere che stava asciugano e lo fisso intensamente come a volerlo compatire. Non era il suo primo cliente che si riduceva così per amore e non sarebbe stato l'ultimo. Prese l'ordinazione e iniziò a preparare il frappè. 

Stiles abbassò la testa e si concentrò sulla macchia di caffè sul bancone, mentre fuori iniziava a piovere. Il locale era già semideserto, ma la pioggia fece andare via anche gli ultimi clienti che non volevano trovarsi sotto un acquazzone senza auto e ombrello. 

C'era solo un uomo seduto dall'altra parte del bancone che, come lui, contemplava il suo frappè color puffo. 

L'uomo alzò lo sguardo solo quando il barista gli passo davanti con il frappè pronto per Stiles. Si guardarono con una brutta consapevolezza negli occhi. Erano simili.

Due uomini soli davanti ad un bicchiere alle dieci di sera.

"Brutta giornata?" chiese l'uomo. 

"È sempre una brutta giornata." rispose Stiles immergendo il cucchiaio nel cioccolato e ignorando la cannuccia.

"Denaro, amore o scuola? Cos'è che ti addolora?"

"Non c'è neanche da chiederlo, amore. Tu, invece?"

Il tono della conversazione era da funerale.

"Idem. È sempre e solo l'amore che ci frega. Puoi essere il maschio più sexy e intelligente del mondo, ma lui non ti si fila per niente."

"O il maschio più sexy e intelligente di Beacon Hill e lui neanche ti nota."

Peter lo fisso intensamente, notando come aveva fatta sua l'affermazione sull'essere sexy e intelligente più di lui. 

"Chi è il tuo lui?"

"Un bellissimo licantropo con occhi verdi, addominali scolpiti e più grande di me. Viene in città solo per le vacanze universitarie." sospirò. 

"Il mio invece è un agente così dolce e carino da farti dimenticare cosa stavi dicendo ogni volta che ti soffermi a guardarlo."

Stiles osservò per qualche secondo l'uomo, per poi chiedere: "Non sarà mica lo sceriffo?"

L'altro esclamò: "Cosa?! No. Non è lui, anche se è un bel uomo. Mi riferisco al suo vice, Parrish."

"Non nominarlo. È insopportabile."

"Perché?" fece curioso. 

"Perché mi tormenta. È cotto di me e papà gli dà corda."

"Davvero? E tu che fai?" domandò incerto se essere geloso o no.

"Lo tengo alla larga, ovvio! Non mi piace lui, te l'ho detto. Sono cotto di Derek Hale."

L'altro spalancò gli occhi e poi scoppio a ridere, rendendo perplesso Stiles e anche particolarmente offeso.

"Lo trovi divertente?! Io confesso il mio dolore e tu..."

"No, no... Hai capito male. Ridevo perché stai parlando di mio nipote e quell'idiota non vedrebbe un bel ragazzo neanche se gli si presentasse davanti nudo con la panna nei punti giusti e steso sulla sua Camaro... Anzi, pensandoci, ti vedrebbe sulla sua Camaro, ma dopo ti aprirebbe la gola."

Stiles divenne rosso in viso preso alla sprovvista. Lo zio di Derek-sopracciglio-sexy-Hale ora sapeva della sua cotta stratosferica per il nipote e chissà che idea si era fatta di lui.

Cercò di non apparire più patetico di quanto già non fosse di suo. 

"Senti, io non volevo dire che sono innamorato alla follia di tuo nipote, ma solo... Ehm... Solo..."

L'uomo si alzò prendendo il suo frappè e chiese al barista, che aveva sentito tutta la chiacchierata: "Sam portaci altri due frappè e anche carta e penna tra dieci minuti." Si voltò a guardare il ragazzo con un sorriso poco rassicurante. "Tu vieni con me nella saletta privata nel retro. Dobbiamo darci da fare."

Così dicendo, Peter Hale si avviò verso una porta di fianco al bancone e vi scomparve. 

Stiles rimase un attimo interdetto. Non sapeva se fidarsi o no di quel tipo. Non sapeva neanche il suo nome, ma poi decise di seguirlo. Aveva visto disperazione negli occhi dell'uomo e lui non è che stesse messo meglio, quindi sperava in qualcosa di positivo. Peggio non poteva andare. 

 

Due ore, sei frappè e due mal di pancia dopo, era tutto fatto e deciso. 

Peter e Stiles si divisero e si ignorarono per il resto dei mesi a seguire, almeno pubblicamente. Solo Sam sapeva cosa accadeva nella saletta privata del suo locale e non osava parlarne. Troppo inquietante per qualsiasi persona sana di mente.

 

~×~

Stiles era piuttosto silenzioso mentre veniva portato in spalla da Derek. Per un attimo il licantropo temette che fosse svenuto o peggio. Sapeva che si sarebbe pentito appena avrebbe costretto l'altro a parlare.

"Stiles, ci sei?"

"Dove vuoi che vada?" fece sarcastico. 

"Ora che ti prende?"

"Niente."

"Davvero?"

"Sì, davvero!"

"Non si direbbe."

Stiles sbuffo e rimase in silenzio per qualche minuto. 

Derek sapeva che non avrebbe resistito a lungo prima di iniziare uno dei suoi monologhi. Lo faceva spesso con chi era suo amico o poco meno. L'aveva notato osservandolo nei giorni precedenti. Infatti...

"Scommetto che ora credi di poter portare a termine questo gioco solo perché mi hai addolcito. Non funziona così! Io scapperò e te la farò pagare. Anche mio padre te la farà pagare. Sono il fiero figlio dello sceriffo e non permetterò a nessuno di prendersi gioco di lui, anche se bacia da Dio..." continuò così per diverso tempo. 

Derek non fece una piega a nessuna delle frasi di Stiles, sapeva che era uno sfogo personale per quello che era successo nella grotta. Il ragazzo era giovane e la sua mente combatteva per non ammettere ciò che il suo cuore sentiva. Non poteva accettare l'accaduto finché non si sarebbero chiariti con lo sceriffo e avessero deciso una tregua. Iniziava a volere l'umano onestamente e non solo per gioco o vendetta. 

Intanto, Stiles aveva finito il discorso: "... Quindi scordati di vincere. Io scapperò!" 

Derek si fermò e lo mise giù. Lo vide confuso ed infatti domandò: "Perché ci siamo fermati?"

"Perché siamo arrivati." affermò ghignante. 

Stiles spalancò gli occhi e si voltò verso la villa abbandonata. 

"COSA?!" 

Sul portico della villa c'erano già Danny e Ethan intendi a baciarsi che avvertendo l'esclamazione del ragazzo si separarono. 

Guardarono i due e Danny fece divertito: "Era ora! Abbiamo vinto noi la scommessa."

"Ma non è possibile?! La villa è lontanissima e com'è possibile esser arrivati qui così presto?"

"Eri così preso dal tuo discorso che non hai capito dove fossimo." 

Stiles si portò le mani sulla testa disperato. 

Aveva perso contro Derek Hale, come poteva guardare nuovamente suo padre negli occhi? Era disperato come non mai. Voleva piangere, urlare e prendere a pugni il licantropo che in quel momento stava parlando con un addetto ai giochi. 

Per un attimo temette che lo lasciasse lì dopo tutto quello che era successo. In fondo aveva vinto. Tutti avrebbero saputo che il figlio dello sceriffo era stato trattato come un sacco di patate e che non aveva fatto nulla per scappare.

Si vergognava terribilmente. 

"Ehi amico, tutto bene?" chiese Danny, avvicinandosi a lui.

"Ho deluso mio padre e Derek non ha più motivo di stare qui con me. Si è preso la sua vendetta."

Danny scosse la testa divertito. "Ancora credi che abbia fatto tutto per vendetta? Sei uno sciocco."

"Sì, lo è." affermò Derek che si stava avvicinando silenziosamente. "Di cosa parlavate?" aggiunse.

Stiles non osò guardarlo in faccia, ma quando si sentì abbracciare dovette alzare gli occhi in quelli del licantropo. 

"Allora, dove eravamo rimasti?" domandò con un sorriso sornione. 

"Come?" fece stralunato. 

"Pensavo di riprendere da dove ci eravamo fermati prima che tuo padre arrivi. Sembra che si sia diretto verso il sentiero e abbia preso un passaggio, mi ha raccontato l'addetto dei giochi. Sarà qui presto, quindi..." sollevò le sopracciglia in un chiaro invito a riprendere con i baci. 

"Ehi aspetta, io non posso. Sono ancora furioso con te!"

"Magari possiamo parlarne a cena questa sera. C'è un locale elegante dove mi piacerebbe portarti. Devo anche una cena a loro due."

"Una cena? Davvero vuoi portarmi a cena?"

"Certo, perché non dovrei."

"Perché ero solo una gallina da rapire per far arrabbiare mio padre."

"Sei uno sciocco."

"Allora tu mi vuoi?"

"Sì, che ti voglio." ammise baciandolo. 

Stiles si godette quel bacio mentre Danny si allontanava per lasciare ai due un po' di intimità. 

Quando si separarono, Derek notò un sorriso malefico sul volto di Stiles. Durò qualche istante, poi sembrò tornare quell'ingenuo adolescente che era. 

Ripresero a baciarsi, ma una fitta dolorosa alla schiena distrasse il licantropo che si voltò notando lo sceriffo intento a sparargli proiettili di vernice a raffica. 

"Sceriffo... Scer... La prego."

Vedendo che l'uomo non desisteva si diede alla fuga, lasciando Stiles lì. Riuscì solo a dire: "Ti chiamo." rivolto a Stiles.

Ottenendo la risposta dello sceriffo: "Tu non chiami nessuno! Se ti rivedo, ti sparo per davvero."

~×~

Parrish aveva scalciato più che poteva, senza riuscire a liberarsi dalle mani di Peter. 

"Fai il bravo cucciolo Jordan." lo ammonì divertito. 

"Peter lasciami scendere. Non puoi fare questo! Sono un agente della polizia..."

"Mio caro, abbiamo già chiarito che non me ne frega nulla della legge. Davvero credi di potermi convincere così?"

Parrish era disperato. La sua reputazione sarebbe stata distrutta per il resto della vita. Doveva salvare il salvabile prima che qualcuno lo vedesse in quella situazione. 

"Ok!"

Peter non capendo cosa intendesse con quell'inaspettato "ok" decise di metterlo giù per prendere fiato qualche minuto. 

Si ritrovarono faccia a faccia, con Jordan ancora ammanettato e ben trattenuto per impedirgli la fuga.

"Ok, cosa?" domandò confuso al vice sceriffo. 

"Come posso impedirti di portarmi alla meta?" Si sentiva tanto una palla da football. 

Peter sorrise stranamente soddisfatto. Finse di pensarci e poi indagò. "Sei davvero disposto a tutto?"

L'altro sbuffò e poi ammise: "Sì."

Il sorriso di Peter si allargò in modo inquietante. 

"Ci sarebbe un modo. Un appuntamento questa sera e..." fece una pausa strategica. 

"E?"

"Una garanzia ora."

"Garanzia?" La parola non gli piaceva. 

"Potresti non presentarti all'appuntamento, quindi devo avere una garanzia di buona fede."

"Tipo?" La natura indagatrice da agente si fece sentire. 

"Tipo un bacio."

"Cosa?!" fece scandalizzato. 

"Dammi un bacio e ti lascio libero."

"Non ci sperare Hale!"

"Allora se è così, andiamo..."

"No!"

Si soffermò a riflettere. Poteva essere una soluzione per levarsi dai guai e dalla derisione a vita, tanto, cos'era un bacio? Solo delle labbra che si incontrano e più precisamente le sue con quelle di Peter Hale. Non gli pareva così disgustoso come credeva inizialmente, baciare quella faccia da schiaffi di Peter. L'uomo non era ne brutto e neanche il tipo da alito pesante o difetti del genere che rendevano quella richiesta davvero disgustosa. Non gli costava nulla un bacio alla fine dei conti, anzi se serviva a tirarsi fuori da quella situazione poteva benissimo accettare.

"Ok." acconsentì. 

Gli occhi di Peter si illuminarono d'eccitazione in attesa di ciò che stava per accadere, ma che Jordan sembrava ugualmente restio a far accadere, infatti restava impalato in attesa che fosse lui a fare la prima mosso. 

Peter non si fece attendere e si sporse in cerca delle labbra del giovane vice sceriffo che tremarono per qualche attimo, ma poi si lasciarono afferrare e accarezzare da quelle dell'uomo.

Due mannari con l'adrenalina al massimo in mezzo alla natura, era chiaro che si lasciassero andare agli istinti. 

Il bacio da dolce divenne rude e poi profondo per tornare lento e tremante, finché non ritrovarono entrambi il controllo dei propri sensi. 

Peter era felice e Jordan non poteva non restarne affascinato da quel volto finalmente rilassato tanto da sembrare dolce nei lineamenti e privo dei tratti da predatore che Peter indossa come maschera ogni giorno. 

La voce dell'uomo si fece sentire in un sussurro rivolto più a se stesso che a Jordan. "Bellissimo."

Per un istante il giovane agente si lasciò cullare dal respiro di Peter, ma quando si ricordò il modo in cui l'uomo aveva estorto il bacio, decise di allontanarsi un po' e pretendere la libertà. 

"Ora lasciami andare." ordinò con voce incerta.

"Non mi hai baciato tu. Sono stato io a baciarti, quindi l'accordo non è valido."

"COSA!?" 

Parrish non poteva credere d'aver baciato l'altro per niente. "Avevi promesso."

"Sì, ma ho detto che dovevi darmi un bacio, invece ho fatto tutto io. Sei stato tu a non mantenere la promessa."

"Peter, giuro che appena..."

Non ebbe il tempo di finire che si ritrovò in spalla, costretto a subire fino alla fine quel gioco. 

In realtà Peter pur sembrando un bastardo senza cuore, si limitò a portare Parrish solo nei pressi della villa evitando di venir visti insieme. 

Parrish rimase interdetto quando l'uomo annunciò che erano arrivati. "Ma non volevi che mi vedessero tutti come tua preda?"

"No, volevo solo parlarti. Non sono tanto stronzo da farti una cosa del genere."

"Peter, io...", era rimasto senza parole per l'inatteso gesto di galanteria.

L'uomo lo liberò dalle manette e con l'aria di chi si sentiva a disagio chiese: "Perdonami Jordan."

L'altro restò in silenzio ad osservarlo. 

"Se ti andasse... Stasera ti aspetterò al ristorante italiano vicino al liceo. Non è un appuntamento, ma solo un'offerta di pace. Se ti va, io sarò lì alle nove."

Parrish notò quell'aria da cucciolo bastonato che stava tanto bene sul viso di Peter e non osò dire di no. 

"Ci penserò."

Peter sorrise e andò via come sollevato da un peso che non era solo quello fisico dall'avere portato Parrish fin lì. 

Era sollievo. C'era speranza nonostante tutto.

 

   
 
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