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Autore: rossella0806    31/12/2016    1 recensioni
E' vero che la vita toglie sempre qualcosa per poi restituire con gli interessi?
E' quello che pensa Lara, una ragazza di ventitré anni, che studia Lingue a Milano ed è nata due volte.
Quattro anni prima, infatti, era stata rinvenuta esanime nella camera del convitto in cui si era trasferita dopo la fine delle superiori; l'incidente misterioso che l'ha vista coinvolta non è mai stato chiarito, costringendola a rimanere in coma per tre mesi.
Quando si sveglia, un giorno di fine aprile, non ricorda nulla, sa solo che deve riprendere in mano la sua vita e, per farlo, dovrà impiegare tutta la forza e la caparbietà che nemmeno lei sapeva di possedere.
La riabilitazione nel reparto di Neurochirurgia durerà un altro mese, ma alla fine ne uscirà vittoriosa e più determinata che mai, anche grazie all'aiuto del dottor Cavani, l'uomo a cui deve la sua stessa vita, e di cui si innamorerà perdutamente.
Ma la strada da percorrere è ancora lunga ed in salita.
Riuscirà Lara ad affrontarla?
P.S. Il titolo della storia è un omaggio al film (tratto dall'omonimo libro) di Boris Pasternak "Il dottor Zivago", un autentico capolavoro che vi consiglio di vedere!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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It's the price I guess
For the lies I've told
That the truth it no longer thrills me


And why can't we laugh?
When it's all we have
Have we put these childish things away?
Have we lost the magic that we once had?


In the end, in the end
There's nothing more to life than love, is there?
In the end, in the end
It's time for us to lose our weary minds.

(Snow Patrol, "In the end", 2011)




Puntuale, e non in anticipo come sarebbe stato nelle mie corde appena qualche settimana prima, lo raggiunsi alle quattordici al bar nel cortile dell'ospedale.
Non ero elettrizzata, questo lo posso assolutamente giurare, ma una buona dose di nervosismo mi impediva di comportarmi in maniera genuina.
Insomma, ero pur sempre nell'arena, con il leone che mi puntava, nel campo del nemico, a pochi passi da lui e dal suo mondo che, con estrema fatica e difficoltà, mi ero gettata alle spalle.
Ci salutammo con un gesto della mano, evitando accuratamente la sua tattica di avvicinarsi quel tanto che bastava da strapparmi un bacio sulla guancia a tradimento: non ci sfiorammo neppure per un istante, non gli permisi di ridiventare la sua preda preferita.
Prendemmo posto in un angolo del locale, stretto ed allungato, dove svolazzavano camici bianchi e divise immacolate o verdi.
Forse è stata una pessima idea venire fino a qui, cominciai a dirmi, forse è meglio che scappi fino a quando sono in tempo.
Non volevo pentirmi di essermi lasciata sopraffare dalla curiosità, dovevo ammetterlo, però c'era qualcosa dentro di me che mi impediva di muovere un solo passo verso la porta e, di conseguenza, verso la salvezza morale.
Rimasi sulle mie ancora per un po’, fino a quando dovetti cedere la mia postazione in favore di un donnone che, altrimenti, mi avrebbe sopraffatto con la sua delicata mole da un quintale.
Spostai leggermente in avanti, e con una certa dose di irritazione che mi prudeva le dita, la sedia su cui mi ero accomodata, recuperando lo zaino che era scivolato dalla spalliera.
"E' tutto ok?" si azzardò lui ad esordire, notando l'imbarazzo che stava divorando la mia persona.
Annuii meccanicamente, sbuffando con aria contrita, e finalmente fummo pronti per ordinare ad uno dei camerieri che ci ronzava intorno da quando eravamo entrati.
Mangiammo due tranci di pizza accompagnati da una dissetante aranciata, trascorrendo i primi due o tre minuti praticamente in silenzio.
“Cosa hai fatto in questo mese che non ci siamo visti?” mi domandò a bruciapelo, accarezzandomi una mano.
Ingoiai il boccone che stavo masticando con una lentezza degna di una tartaruga e di un bradipo messi assieme, quindi risposi mantenendo la calma.
“Sono tornata a casa, e poi sono andata una settimana al mare con i miei fratelli”
Lui annuì sorridendo, intanto che io mi sforzavo di non guardarlo troppo negli occhi.
La verità è che non volevo cedere, non ancora almeno.
“Io invece sono andato in Calabria, a Tropea. Eravamo con degli amici…”
Eravamo, quanto detestavo quel verbo.
Assaporai la sua voce, accorgendomi di quanto risuonasse incantevole e brutale, ma anche di come la declinazione che aveva utilizzato fosse la più appropriata, perché non ero stata io ad aver trascorso le ferie insieme a lui, ma lei.
“Me la ricordo Tropea, sono andata con i miei quando ero piccola”
Approfittai del suo silenzio per bere un sorso d'acqua che avevo recuperato da una tasca dello zaino, dal momento che la lattina di aranciata era finita.
“Se ti dico che mi sei mancata, che avrei voluto andare con te, mi credi?”
“Avrei qualche motivo per non farlo?”
Lui scosse la testa, cercando di stemperare la tensione con una battuta.
“Risposta errata, hai ragione. A questo punto, però, avresti dovuto dire una frase simile alla mia. Che ne so, del tipo ho pensato anch'io la stessa cosa in Liguria?
Mi passai una mano sulla fronte, per sistemare ciocche invisibili di capelli: conta fino a dieci, ripetei come una formula magica, grattati la punta del naso e morditi il labbro, solo allora potrai ribattere.
E così, infatti, feci, seguendo quel mantra personalissimo, e gli sputai contro tutto ciò che avevo sofferto in quel periodo.
“Va bene! Se è questo che vuoi, ti accontento subito! Mi sei mancato da morire, non riuscivo a pensarti lontano da me, in compagnia di… di quella! Avrei voluto chiamarti, scriverti un messaggio o un’antiquata cartolina che ancora tanto mi piacciono! Ero tentata persino di mandarti una fotografia mentre osservavo il mare perdersi all’orizzonte, immaginando che fosse lo stesso in cui ti eri tuffato poche settimane prima di me! Adesso sei contento, eh? Adesso che mi sono resa abbastanza ridicola, mi vuoi finalmente lasciare in pace?!"
Non finii di vomitargli addosso tutto ciò che pensavo, temendo di calamitarmi addosso le dozzine di occhi che gravitavano attorno a noi: volevo infatti proteggermi da lui, stanca di ripetere le medesime cose, di tentare di fargli capire i sentimenti che provavo, ma ogni singola parola che gli avevo inveito contro corrispondeva alla stupida quanto razionale -o irrazionale, dipendeva dai punti di vista- verità.
“Lara, io sono sempre qui. Per me non è cambiato nulla, lo sai! Ma adesso... insomma, adesso è anche il momento di far fronte alle mie responsabilità…”
“Non ti ho mai chiesto di non assumerti i tuoi doveri, non è da me! Io ho solo bisogno di sapere che cosa tu desideri, che cosa ti aspetti da noi!”
“Desidero rimanerti accanto, non voglio modificare niente, credimi! Che cosa devo fare perché tu lo capisca?!”
Il suo bicchiere mezzo vuoto di aranciata si rovesciò sulla tovaglietta marrone, espandendo una macchia scura ed irregolare, che mi ricordò i disegni che adoravo fare con le tempere quando ero piccola, quando piegavo il foglio con una punta di colore nel mezzo, e aspettavo che fosse la carta a fare il resto.
Si lasciò sfuggire un’imprecazione, ma tornò subito in sé, chiedendomi scusa per aver perso le staffe.
“Vuoi davvero sapere che cosa avresti dovuto fare per darmi prova del tuo amore? Beh, per esempio, quel giorno in cui ci siamo visti l'ultima volta -te lo ricordi, vero?- avresti dovuto dirmi subito della gravidanza, appena ci siamo incontrati fuori dall'hotel, e non aspettare che avessimo fatto l’amore! Mi sono sentita usata, messa da parte! Sentivo il mio corpo sporco, la mia mente non era più mia, ma la avvertivo imprigionata sotto l'influenza di un burattinaio, di un... bugiardo! Lo capisci questo, riesci a capire almeno questo?!”
Lui abbassò lo sguardo, scuotendo il capo con aria colpevole.
“Scusa, hai ragione. Ma non volevo che tu pensassi che ti avessi dato appuntamento solo per dirtelo, solo per scaricarmi la coscienza. Ho sbagliato, Lara, lo so, e ti chiedo perdono, però sai anche tu che non merito il tuo disprezzo. Non lo merito...”
“Ma io non ti disprezzo, niente affatto!"
Abbassai il tono di voce nell'istante in cui un paio di colleghi passarono a salutarlo, seguiti a ruota da uno stuolo di svolazzanti camerieri.
"Io ti amo" ripresi nervosa, non riuscendo a guardarlo negli occhi "e non ho alcun dubbio su questo. Però, spesso, l’amore non basta a cambiare le cose…”
“Non dire così, ti prego”
“E’ la verità. In questi quattro anni ho sperato in un miracolo d’amore e, quando è capitato, avevo paura che mi scivolasse tra le dita, che sparisse senza lasciare traccia, come se si trattasse di una delle numerose folate di vento autunnali"
Forse avresti potuto risparmiarti il paragone poetico, devo aver pensato.
Mi concentrai quindi sulla perfezione della circolarità del bicchiere, ruotando l'indice su di esso come fossi ipnotizzata, per poi passare a raccogliere briciole invisibili dalla tovaglietta davanti a me.
"Con quello che ci sta succedendo" ripresi con maggiore sicurezza, guardandolo negli occhi "ho capito che è proprio ciò sta accadendo alla nostra storia, sempre se di storia possiamo parlare. Per questo ho detto che l’amore non è sufficiente… non sempre, almeno”
“Stai cercando di dirmi che ciò che c'è stato tra di noi appartiene al passato? Che tu lo hai già cancellato?! Dio mio, Lara, vorrei solo tornare indietro, credimi!” sospirò, coprendosi il volto con le mani.
“Piacerebbe anche a me, ma non si può. Dimmi solo una cosa: tu la ami? Sii sincero, ti prego”
Mi guardò per un istante, poi scosse la testa e fece spallucce, la voce roca e lo sguardo perso.
“Se me lo avessi chiesto prima di incontrarti, prima di tutto questo, ti avrei detto di sì. Forse non alla follia, ma l’amavo. Adesso, invece, non so più che cosa rispondere. Voglio dire, le sono affezionato, certo, non voglio che soffra, soprattutto perché sarà la madre di… di mia figlia, però non so più se la amo”
In quel momento, una domanda assurda mi balenò nella mente: è possibile essere innamorati di due persone contemporaneamente? Si possono provare i medesimi sentimenti di passione, dedizione ed affetto per donne o uomini differenti con cui entriamo in contatto nel medesimo periodo?
Non seppi darmi una risposta, anzi, anche adesso non saprei in quale direzione indirizzare i miei interrogativi.
“Ora è meglio che vada”
Lanciai un'occhiata fintamente concentrata all'orologio a muro del bar, che segnava le tre e un quarto, mentre un mix di delusione e di rabbia impotente mi avviluppava le viscere.
Perchè ero stata così sfortunata? Perché l'amore mi aveva giocato quel brutto scherzo? Non avrei dovuto illudermi, sarei dovuta essere maggiormente cauta e riflessiva, come ero sempre stata d'indole. E invece, quella volta, qualche cosa mi aveva spinto a comportarmi diversamente.
“Vuoi che ti riaccompagni?” mi propose, alzandosi con troppa foga.
“No, non ce n’è bisogno. Ci sentiamo presto, buon lavoro”
Ci sfiorammo per un solo istante, nel momento in cui uscii dal locale e lui era appoggiato alla cassa, intento a pagare.
Avvertii il suo sguardo accarezzarmi la nuca, ma evitai accuratamente di voltarmi, perché sapevo quanto mi avrebbe fatto male.
Camminai in direzione della metro, sospesa da una forza invisibile che mi spronava a proseguire.
Incontravo i passi di dozzine di persone, incrociavo i loro sguardi distratti, però era come se non li vedessi, come se fossimo diventati tutti invisibili.
Senza sapere il motivo, all’ultimo minuto decisi di cambiare itinerario.
Attraversai il marciapiede che mi divideva dalla fermata del tram e, appena questo arrivò, salii sul mezzo affollato di gente.
Trovai un posto a sedere sul fondo, lasciandomi sprofondare sopra, lo zaino sulle ginocchia e protetto dalle mie braccia stanche, reduci da una battaglia interiore.
La testa mi diceva che avevo fatto bene a lasciarlo lì, a non cedere, però il cuore gridava il contrario.
All'improvviso, passammo davanti all’Hotel Astor, che si ergeva beffardo ed anonimo nella via parallela a quella che stavamo percorrendo.
Quasi senza volerlo, mi ritrovai a chiedermi se e quando avrei rivisto quel posto, e quali emozioni avrebbe suscitato in me, ma non smaniavo affatto di ritornarci, perlomeno non desideravo farlo con la predisposizione d'animo che avvertivo in quei momenti ormai lontani mesi.
Adesso devo pensare solo alla mia felicita, per tutto il resto c'è tempo.
Anche per noi due, amore mio. Soprattutto per noi due.



NOTA DELL'AUTRICE


Ecco che siamo giunti alla fine del racconto.
Da quando l'ho scritto, mesi fa, era già mia intenzione farlo così breve, quindi tengo a precisare che non è stato accorciato in nulla. Tuttavia, mi scuso con i lettori ed i recensori se, ultimamente, non ho aggiornato di frequente, ma ho trascorso gli ultimi due mesi in maniera assai difficoltosa e complicata, essendo stata ricoverata in ospedale.
Ringrazio di tutto cuore alessandroago_94 per esserci sempre stato ad ogni capitolo, ringrazio Lady_Sticklethwait per aver saltuariamente recensito e venere2000 per averlo fatto con un pò più di assiduità.
Ovviamente, ringrazio anche coloro che hanno inserito la storia tra le preferite:
1 - angyblu
 2 - NothingElseMatters

e le seguite:

1 - alessandroago_94
 2 - Claire_Shee_Bright
 3 - elspunk93
 4 - Fraa1994
 5 - ineedofthem
 6 - Lady_Sticklethwait
 7 - pinkprincess
 8 - sil_1971
 9 - venere2000

Vi auguro una buona fine 2016 ed un buon principio 2017.
A presto con altre mie e vostre storie!

   
 
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