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Autore: emylee    18/01/2017    3 recensioni
Harry ha iniziato il suo sesto anno già stanco di tutto e di tutti, e mentre sembra che Voldemort si sia preso una vacanza lontano dalla sua testa, Harry sospetta che abbia lasciato il compito di ucciderlo a qualcosa che non fa parte né dei Mangiamorte, né di tutto il resto delle minacce che incombono su di lui.
In ogni caso, Malfoy c'entra sempre.
E fu proprio per quello scontro che le sue giornate si trasformarono e non erano più opache.
Perché fu in quel momento, nell'istante in cui i capelli perfettamente pettinati di Malfoy solleticarono le sue narici, che iniziò a starnutire.
E starnutire.
E starnutire.
E starnutire ancora.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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VII


Non trovò Malfoy da nessuna parte, nonostante l'avesse cercato in ogni angolo della scuola. Probabilmente si era infilato in qualche cunicolo che non conosceva dei sotterranei – aveva lasciato la Mappa del Malandrino in camera sua, abbandonata nel baule, non aveva avuto molto da usarla nell'ultimo periodo – quindi, quella mela, finì con l'essere mangiata solo da lui.
Abbattuto, si avviò con aria teatralmente mogia in Sala Comune. Essendo festa, non c'erano lezioni, quindi non aveva modo neanche di vederlo in aula. Quando si decise ad usare la Mappa del Malandrino, vide che si stava nascondendo nei dormitori di Serpeverde, probabilmente la sua stanza. Vide distrattamente che in quel momento, Parkinson e Zabini si stavano avviando proprio dov'era Draco.
Comunque fosse andata la loro discussione, Malfoy non si presentò neanche a pranzo e a cena. Non ebbe modo mai di parlargli e sebbene lo guardasse spesso durante le lezioni, i giorni a seguire, Draco non ricambiò il suo sguardo neanche una volta. E dire che nei giorni scorsi era stato lui a sentire sempre lo sguardo perenne dell'altro sulla nuca, almeno adesso poteva capire come ci si sentisse ad essere dall'altra parte.
Non che ci avesse provato sul serio, Harry, ad avere un confronto con lui. Hermione gli mandava degli sguardi perplessi e probabilmente si stava chiedendo perché non stesse approfittando di un tal momento per parlargli.
Il motivo era tanto semplice quanto stupido.
Si vergognava. Terribilmente.
Un po' per quello che era successo la sera di Halloween, ma essendo quello l'argomento principale che avrebbero affrontato importava poco. Era sempre stato Malfoy, d'altronde, ogni volta che qualcosa non gli tornava o non gli andava bene, ad andare da lui, a cercarlo, e a disturbarlo con la sua fastidiosissima voce. Che, ovviamente, non trovava neanche più così tanto fastidiosa. Non così tanto, ecco.
Si vergognava ad andargli vicino perché Harry aveva capito, cos'era che non andava. Benché non spiccasse d'intelligenza – era seccante ammetterlo, ma si reputava giusto più sveglio di Ron –, l'odio lo riconosceva da lontano. E Malfoy aveva iniziato ad odiarlo ancora più di quanto facesse prima.
Oh, certo. Si era ricordato all'improvviso che era Harry Potter? Gli avrebbe fatto un applauso per il suo acuto senso di osservazione. Dopo una notte passata insiem... no, dopo che lo aveva aiutato ad andare a lett... piano, piano. La sua mente stava per implodere per i troppi pensieri sbagliati.
Insomma, dopo la notte di Halloween, era l'ora che si accorgesse di aver fatto qualcosa di carino nei confronti di chi odiava. Forse questo gli aveva fatto guadagnare un posticino in Purgatorio e, chissà, magari dopo poi ambire anche al Paradiso.
Quando, però, si mise sotto le coperte del suo letto nel dormitorio, Harry capì una cosa.
Affondò il viso nel cuscino e chiuse gli occhi, per poi aprirli appena mezz'ora dopo, già in una pozza di sudore, per vedere per l'ennesima volta i Dissennatori volteggiare con inquietante grazia sopra la sua testa – in effetti, avrebbe preferito vedere mille Pansy Parkinson armate di termometro e siringa, piuttosto che avere ancora gli incubi.
Ma li ebbe. Per tutta la notte.
Per tutti gli dèi, senza un bagno non riusciva a dormire.
...
Senza Draco Malfoy non riusciva a dormire.


Passò qualche giorno e qualche settimana, e Harry tornò al punto di partenza. Le sue notti erano popolate sempre dagli incubi su Sirius, ma la paura che provava a stare nel suo letto circondato dai Dissennatori era la parte decisamente peggiore.
Ma ci fece così tanto l'abitudine che, ormai, decise soltanto di stare lì e farsi risucchiare ogni notte un pezzo d'anima.
Fu così che lo trovò Ron una mattina. Era rimasto sveglio ad osservare la tenda davanti a sé, anche dopo l'alba, lo sguardo fisso e gli occhi secchi – sicuramente vitrei. Si spaventò, e anche di brutto.
«Amico, fai davvero paura così. Almeno rispondimi, vuoi?»
Gli chiese scusa, quando si alzò. Ci mise un po' a racimolare abbastanza energie per andare a farsi la doccia, ma non voleva rischiare che Ron si sentisse in dovere di accompagnarlo perché aveva paura che svenisse e sbattesse la testa contro il soffione della doccia. Il mondo non era pronto a dire addio al Prescelto. Harry rise tra sé e sé sotto il getto dell'acqua calda, pensando che forse dovevano inizare a prepararsi.
I giorni in cui era potuto stare sveglio durante le lezioni erano ben presto dimenticati, e aveva ripreso a dormire, o meglio, sonnecchiare. A parte sempre Piton, gli altri insegnanti continuavano a non dire niente della sua mancata attenzione – e, Merlino, non riusciva a fregarsene più di tanto.


Fu circa a metà del mese di Novembre, che Lumacorno ritornò sul compito che, proprio a causa di Harry, aveva dovuto interrompere
«Ragazzi, dato che... ehm, ora è possibile rifare l'Amortentia senza avere problemi di vario tipo perché lo studente incapacitato in questo momento è...» e fece un gesto eloquente verso Harry che, appoggiato sulla spalla di Ron, stava facendo senza troppa fatica finta di dormire. Questo fece nascere dei lamenti dal lato Serpeverde della stanza, osando ammettere che il Ragazzo Sopravvissuto stesse ricevendo fin troppi trattamenti di favore – e non avevano neanche torto, ma in quel momento a chi importava? A loro, non ad Harry. «... quindi possiamo riprendere il compito lasciato a mezzo. Vi avevo detto che l'avrei valutato e lo valuterò. Ora, su, preparatelo e dopo rispondete alle mie domande.»
Quando ebbe finito di parlare, Harry sentì con molta chiarezza i passi pesanti del professore avvicinarsi a dove lui e Ron si erano seduto – non aveva bisogno di aprire gli occhi per accertarsene. «Ragazzo, non svegliare Harry. Sappiamo... cos'ha, e dà decisamente meno problemi da addormentato in questo momento, data l'allergia.»
Harry evitò di fare qualsiasi smorfia infastidita, costringendosi a far finta di mugugnare nel sonno. Dare meno problemi? E quando Harry potrà avere meno problemi? Sempre tutti troppo egoisti, in questo mondo. Neanche Harry faceva eccezione, chiaro.
Sentì Ron annuire veemente, prima di aprire il libro. Non era molto sicuro se avesse intenzione di fare la pozione o no, ma l'unica fortuna che in quel momento sembrava sorridere a Harry era che, se Ron l'avesse preparata, non sarebbe mai stata perfetta e per sentirne l'odore avrebbe dovuto avvicinarsi quasi infilandoci la testa.
Passò così almeno un'ora di sicuro, seguendo i leggeri movimenti goffi di Ron – che usò principalmente la bacchetta anche per rigirare la pozione, in modo che Harry non dovesse muoversi né avvicinarsi più di tanto. Lo ringraziò mentalmente, decidendo di dirgli che, durante la prossima gita ad Hogsmeade, gli avrebbe offerto tutte le Cioccorane che avesse voluto.
Lumacorno cominciò a fare domande in generale alla classe.
«Nott, cosa sente nella sua pozione?»
«Non ne sono sicuro, professore. Credo siano frutti di bosco, e forse... fragole?»
«Bene. Signorina Granger?»
«Inchiostro e pergamena e... odore di erba appena tagliata.»
«Perfetto! Meraviglioso. E lei, Malfoy?»
Malfoy non rispose subito. Harry già sapeva la risposta, quindi non si curò di svegliarsi e mostrarsi interessato. Anche perché, perché avrebbe dovuto? Quel borioso, viziato, platinato idiota non lo considerava da giorni, se non settimane – ed era troppo stanco per rendersi conto che la cosa era stata più o meno reciproca – quindi non avrebbe dovuto sentire la voglia di vedere se lo avrebbe guardato negli occhi ripetendogli...
«...l'odore dei tavoli della Sala Grande,»
Appunto. Già lo sapeva. Nulla di nuovo, poteva tornare in balia dei suoi incubi.
«...e olio di Argan.»
L'odore dei tavoli della Sala Grande e olio di Argan.
Olio di Argan.
...olio di Argan?

Spalancò gli occhi e si scontrò con gli occhi azzurri e confusi di Ron. «Tutto bene, Harry?»
Si grattò la testa, probabilmente più confuso di lui, mentre flash di immagini di se stesso sotto la doccia sopprimevano quello dei suoi incubi. Non era un qualche narcisistico fetish, stava solo cercando di ricordare qualcosa. Qualcosa che, sentiva, avrebbe dovuto cogliere già da un bel po'.
«Benissimo. Thomas?»
Non ascoltò più il resto della lezione, anche perché all'improvviso ebbe la terribile voglia di correre verso il suo dormitorio. E lo fece. Senza neanche chiedere il permesso, senza guardare nessuno negli occhi, né Ron, né Hermione e né tantomeno Malfoy. Lumacorno sicuramente troverà qualche scusa alla quale crederà anche lui come "avrà annusato la pozione e si sarà sentito male di nuovo", cosa assolutamente non vera – perché probabilmente avrebbe sì sentito l'odore del maledetto gel per capelli, ma che Voldemort lo fulmini se non era convinto di sentire anche l'odore di Malfoy che spiccava in maniera decisamente maggiore – quella vaniglia stucchevole e quella menta gelida che era il suo odore.
Corse a perdifiato, improvvisamente più che sveglio, sebbene ogni parte del suo corpo e del suo essere bruciassero di stanchezza. Entrò in dormitorio e scattò verso la doccia, dove ogni studente del sesto anno aveva messo la propria roba – spazzolino, dentifricio, crema da barba e bagnoschiuma. Fu proprio quello che Harry prese, il suo noioso bagnoschiuma che usava da quando aveva undici anni ed era entrato in quel mondo lì ad Hogwarts, quello che costava poco e che comprava nel supermarket non troppo lontano da Privet Drive, quello che gli bastava appena un pomeriggio di agosto speso là dentro e prendeva tutto il necessario per l'anno scolastico – all'infuori di libri e quant'altro di magico.
Quello stesso bagnoschiuma da quattro soldi che aveva sempre usato, nel quale l'odore se ne sentiva appena ma che l'etichetta ne vezzeggiava il buon profumo.
Olio di Argan.
Sull'etichetta c'era proprio scritto bagnoschiuma all'olio di Argan.
Forse l'odore si sentiva, dopotutto.


Fu Seamus, che era tornato in dormitorio per prendere il libro di Trasfigurazione che aveva dimenticato, a trovarlo ancora seduto ai piedi della doccia in bagno con il flacone del bagnoschiuma stretto tra le dita.
Forse lo chiamò più volte, ma non si accorse di lui fino a che non lo scosse con forza. «Harry? Oddio, amico, Ron e Hermione ti stanno cercando ovunque e tu eri qui a dormire? Devono proprio piacerti i bagni.»
«Già,» rispose, distrattamente «mi piacciono.»
«Stai bene? Domanda scema lo so, non stai bene, ma...»
«Sto bene.»
«Devo chiamare Hermione e Ron? Solo Ron?»
«Solo Hermione.»
«...solo Hermione?»
Annuì, sempre senza staccare gli occhi dall'etichetta del bagnoschiuma. Seamus, non senza avergli prima passato una mano sulla fronte per misurargli alla meno peggio la febbre, si alzò e sparì dal bagno per qualche minuto, socchiudendo la porta.
Poi tornò di nuovo, seguito da una Hermione vestita di un cipiglio preoccupatissimo. Più del solito, almeno. «Harry? Ron è alquanto offeso che tu non l'abbia voluto qui in bagno, ma ti perdonerà solo se è a rischio la tua vita. È a rischio la tua vita?»
Fu solo allora che staccò gli occhi dall'etichetta e li posò in quelli di Hermione. «Devo parlarti,» poi guardò Seamus, «da solo.»
Seamus capì subito l'antifona, sorrise e sussurrò alla ragazza un melodrammatico «Salvalo da se stesso» molto ironico, uscendo dal bagno.
Hermione lo ignorò, concentrandosi pienamente su Harry. Chissà che faccia aveva in quel momento. Si sentiva tutto il sangue alle ginocchia, quindi probabilmente era pallido come Ron quando trova per caso un ragno tra le lenzuola del suo letto. Si sedette di fronte a lui, e gli scostò le ciocche di capelli dagli occhi con tutta la dolcezza che aveva – ed Hermione era una delle persone più dolci che conosceva.
«Che succede, Harry?»
Lui non rispose. Anzi, non le disse proprio niente. Si limitò semplicemente a metterle tra le mani il suo bagnoschiuma e a indicarle l'etichetta che durante l'appena passata ora non aveva fatto altro che fissare, con il terrore che scomparisse.
Non si stupì quando Hermione sgranò leggermente gli occhi, quando lo lesse. Aveva capito subito, lei. Harry, probabilmente, se non fosse stato suo il bagnoschiuma non avrebbe capito fino a che non gli avessero fatto bere ogni singolo centilitro di quella roba.
«Wow. A quanto pare sei ricambiato.»
Fu un attimo. La stanchezza gli cadde addosso come dieci Bolidi contemporaneamente e sentì all'improvviso la gravità aumentare un po' troppo per la sua debole forza fisica.
In poche parole, svenne come una femminuccia.




Spazio Autrice:
Eccomi qui! Con questo capitolo (che ho adorato scrivere, credo sia uno dei miei preferiti) ho finito quelli che ho pronti da quando ho appena iniziato a pubblicare la storia, quindi forse (ma forse) gli aggiornamenti non saranno più ogni due giorni, ma in ogni caso non passerà comunque troppo tempo.
Ebbene, eccola qui, di nuovo l'Amortentia! Alcuni l'hanno richiesta e mi era sfuggito che sarebbe tornarta, e in effetti è arrivata XD
Ringrazio chi preferisce/ricorda/segue. Siete in molti a seguire questa storia, e non me lo aspettavo, e nonostante ringrazio anche i lettori silenziosi, ecco, mi farebbe piacere ricevere qualche recensione.
Grazie <3

Emily


  
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