VII
Non trovò Malfoy da
nessuna parte, nonostante l'avesse cercato in ogni angolo della
scuola. Probabilmente si era infilato in qualche cunicolo che non
conosceva dei sotterranei – aveva lasciato la Mappa del
Malandrino
in camera sua, abbandonata nel baule, non aveva avuto molto da usarla
nell'ultimo periodo – quindi, quella mela, finì
con l'essere
mangiata solo da lui.
Abbattuto, si avviò
con aria teatralmente mogia in Sala Comune. Essendo festa, non
c'erano lezioni, quindi non aveva modo neanche di vederlo in aula.
Quando si decise ad usare la Mappa del Malandrino, vide che si stava
nascondendo nei dormitori di Serpeverde, probabilmente la sua stanza.
Vide distrattamente che in quel momento, Parkinson e Zabini si
stavano avviando proprio dov'era Draco.
Comunque fosse
andata la loro discussione, Malfoy non si presentò neanche a
pranzo
e a cena. Non ebbe modo mai di parlargli e sebbene lo guardasse
spesso durante le lezioni, i giorni a seguire, Draco non
ricambiò il
suo sguardo neanche una volta. E dire che nei giorni scorsi era stato
lui a sentire sempre lo sguardo perenne dell'altro sulla nuca, almeno
adesso poteva capire come ci si sentisse ad essere dall'altra parte.
Non che ci avesse
provato sul serio, Harry, ad avere un confronto con lui. Hermione gli
mandava degli sguardi perplessi e probabilmente si stava chiedendo
perché non stesse approfittando di un tal momento per
parlargli.
Il motivo era tanto
semplice quanto stupido.
Si vergognava.
Terribilmente.
Un po' per quello
che era successo la sera di Halloween, ma essendo quello l'argomento
principale che avrebbero affrontato importava poco. Era sempre stato
Malfoy, d'altronde, ogni volta che qualcosa non gli tornava o non gli
andava bene, ad andare da lui, a cercarlo, e a disturbarlo con la sua
fastidiosissima voce. Che, ovviamente, non trovava neanche
più così
tanto fastidiosa. Non così tanto, ecco.
Si vergognava ad
andargli vicino perché Harry aveva capito, cos'era che non
andava.
Benché non spiccasse d'intelligenza – era seccante
ammetterlo, ma
si reputava giusto più sveglio di Ron –, l'odio lo
riconosceva da
lontano. E Malfoy aveva iniziato ad odiarlo ancora più di
quanto
facesse prima.
Oh, certo. Si era
ricordato all'improvviso che era Harry Potter? Gli avrebbe fatto un
applauso per il suo acuto senso di osservazione. Dopo una notte
passata insiem... no, dopo che lo aveva aiutato ad andare a lett...
piano, piano. La sua mente stava per implodere per i troppi pensieri
sbagliati.
Insomma, dopo la
notte di Halloween, era l'ora che si accorgesse di aver fatto
qualcosa di carino nei confronti di chi odiava. Forse
questo
gli aveva fatto guadagnare un posticino in Purgatorio e,
chissà,
magari dopo poi ambire anche al Paradiso.
Quando, però, si
mise sotto le coperte del suo letto nel dormitorio, Harry
capì una
cosa.
Affondò il viso nel
cuscino e chiuse gli occhi, per poi aprirli appena mezz'ora dopo,
già
in una pozza di sudore, per vedere per l'ennesima volta i
Dissennatori volteggiare con inquietante grazia sopra la sua testa
–
in effetti, avrebbe preferito vedere mille Pansy Parkinson armate di
termometro e siringa, piuttosto che avere ancora gli incubi.
Ma li ebbe. Per
tutta la notte.
Per tutti gli dèi,
senza un bagno non riusciva a dormire.
...
Senza
Draco Malfoy non riusciva a dormire.
Passò qualche
giorno e qualche settimana, e Harry tornò al punto di
partenza. Le
sue notti erano popolate sempre dagli incubi su Sirius, ma la paura
che provava a stare nel suo letto circondato dai Dissennatori era la
parte decisamente peggiore.
Ma ci fece così
tanto l'abitudine che, ormai, decise soltanto di stare lì e
farsi
risucchiare ogni notte un pezzo d'anima.
Fu così che lo
trovò Ron una mattina. Era rimasto sveglio ad osservare la
tenda
davanti a sé, anche dopo l'alba, lo sguardo fisso e gli
occhi secchi
– sicuramente vitrei. Si spaventò, e anche di
brutto.
«Amico,
fai davvero paura così. Almeno rispondimi, vuoi?»
Gli
chiese scusa, quando si alzò. Ci mise un po' a racimolare
abbastanza
energie per andare a farsi la doccia, ma non voleva rischiare che Ron
si sentisse in dovere di accompagnarlo perché aveva paura
che
svenisse e sbattesse la testa contro il soffione della doccia. Il
mondo non era pronto a dire addio al Prescelto. Harry rise tra
sé e
sé sotto il getto dell'acqua calda, pensando che forse
dovevano
inizare a prepararsi.
I
giorni in cui era potuto stare sveglio durante le lezioni erano ben
presto dimenticati, e aveva ripreso a dormire, o meglio,
sonnecchiare. A parte sempre Piton, gli altri insegnanti continuavano
a non dire niente della sua mancata attenzione – e, Merlino,
non
riusciva a fregarsene più di tanto.
Fu
circa a metà del mese di Novembre, che Lumacorno
ritornò sul
compito che, proprio a causa di Harry, aveva dovuto interrompere
«Ragazzi,
dato che... ehm, ora è possibile rifare l'Amortentia senza
avere
problemi di vario tipo perché lo studente incapacitato in
questo
momento è...» e fece un gesto eloquente verso
Harry che, appoggiato
sulla spalla di Ron, stava facendo senza troppa fatica finta di
dormire. Questo fece nascere dei lamenti dal lato Serpeverde della
stanza, osando ammettere che il Ragazzo Sopravvissuto stesse
ricevendo fin troppi trattamenti di favore – e non avevano
neanche
torto, ma in quel momento a chi importava? A loro, non ad Harry.
«...
quindi possiamo riprendere il compito lasciato a mezzo. Vi avevo
detto che l'avrei valutato e lo valuterò. Ora, su,
preparatelo e
dopo rispondete alle mie domande.»
Quando
ebbe finito di parlare, Harry sentì con molta chiarezza i
passi
pesanti del professore avvicinarsi a dove lui e Ron si erano seduto
–
non aveva bisogno di aprire gli occhi per accertarsene.
«Ragazzo,
non svegliare Harry. Sappiamo... cos'ha, e dà decisamente
meno
problemi da addormentato in questo momento, data l'allergia.»
Harry
evitò di fare qualsiasi smorfia infastidita, costringendosi
a far
finta di mugugnare nel sonno. Dare
meno problemi? E
quando Harry potrà avere meno problemi? Sempre tutti troppo
egoisti,
in questo mondo. Neanche Harry faceva eccezione, chiaro.
Sentì
Ron annuire veemente, prima di aprire il libro. Non era molto sicuro
se avesse intenzione di fare la pozione o no, ma l'unica fortuna che
in quel momento sembrava sorridere a Harry era che, se Ron l'avesse
preparata, non sarebbe mai stata perfetta e per sentirne l'odore
avrebbe dovuto avvicinarsi quasi infilandoci la testa.
Passò
così almeno un'ora di sicuro, seguendo i leggeri movimenti
goffi di
Ron – che usò principalmente la bacchetta anche
per rigirare la
pozione, in modo che Harry non dovesse muoversi né
avvicinarsi più
di tanto. Lo ringraziò mentalmente, decidendo di dirgli che,
durante
la prossima gita ad Hogsmeade, gli avrebbe offerto tutte le
Cioccorane che avesse voluto.
Lumacorno
cominciò a fare domande in generale alla classe.
«Nott,
cosa sente nella sua pozione?»
«Non
ne sono sicuro, professore. Credo siano frutti di bosco, e forse...
fragole?»
«Bene.
Signorina Granger?»
«Inchiostro
e pergamena e... odore di erba appena tagliata.»
«Perfetto!
Meraviglioso. E lei, Malfoy?»
Malfoy
non rispose subito. Harry già sapeva la risposta, quindi non
si curò
di svegliarsi e mostrarsi interessato. Anche perché,
perché avrebbe
dovuto? Quel borioso, viziato, platinato idiota non lo considerava da
giorni, se non settimane – ed era troppo stanco per rendersi
conto
che la cosa era stata più o meno reciproca –
quindi non avrebbe
dovuto sentire la voglia di vedere se lo avrebbe guardato negli occhi
ripetendogli...
«...l'odore
dei tavoli della Sala Grande,»
Appunto.
Già lo sapeva. Nulla di nuovo, poteva tornare in balia dei
suoi
incubi.
«...e
olio di Argan.»
L'odore
dei tavoli della Sala Grande e olio di Argan.
Olio
di Argan.
...olio
di Argan?
Spalancò
gli occhi e si scontrò con gli occhi azzurri e confusi di
Ron.
«Tutto bene, Harry?»
Si
grattò la testa, probabilmente più confuso di
lui, mentre flash di
immagini di se stesso sotto la doccia sopprimevano quello dei suoi
incubi. Non era un qualche narcisistico fetish, stava solo cercando
di ricordare qualcosa. Qualcosa che, sentiva, avrebbe dovuto cogliere
già da un bel po'.
«Benissimo.
Thomas?»
Non
ascoltò più il resto della lezione, anche
perché all'improvviso
ebbe la terribile voglia di correre verso il suo dormitorio. E lo
fece. Senza neanche chiedere il permesso, senza guardare nessuno
negli occhi, né Ron, né Hermione e né
tantomeno Malfoy. Lumacorno
sicuramente troverà qualche scusa alla quale
crederà anche lui come
"avrà annusato la pozione e si sarà sentito male
di nuovo",
cosa assolutamente non vera – perché probabilmente
avrebbe sì
sentito l'odore del maledetto gel per capelli, ma che Voldemort lo
fulmini se non era convinto di sentire anche l'odore di Malfoy che
spiccava in maniera decisamente maggiore – quella vaniglia
stucchevole e quella menta gelida che era il suo odore.
Corse
a perdifiato, improvvisamente più che sveglio, sebbene ogni
parte
del suo corpo e del suo essere bruciassero di stanchezza.
Entrò in
dormitorio e scattò verso la doccia, dove ogni studente del
sesto
anno aveva messo la propria roba – spazzolino, dentifricio,
crema
da barba e bagnoschiuma. Fu proprio quello che Harry prese, il suo
noioso bagnoschiuma che usava da quando aveva undici anni ed era
entrato in quel mondo lì ad Hogwarts, quello che costava
poco e che
comprava nel supermarket non troppo lontano da Privet Drive, quello
che gli bastava appena un pomeriggio di agosto speso là
dentro e
prendeva tutto il necessario per l'anno scolastico –
all'infuori di
libri e quant'altro di magico.
Quello
stesso bagnoschiuma da quattro soldi che aveva sempre usato, nel
quale l'odore se ne sentiva appena ma che l'etichetta ne vezzeggiava
il buon profumo.
Olio
di Argan.
Sull'etichetta
c'era proprio scritto bagnoschiuma
all'olio di Argan.
Forse
l'odore si sentiva, dopotutto.
Fu
Seamus, che era tornato in dormitorio per prendere il libro di
Trasfigurazione che aveva dimenticato, a trovarlo ancora seduto ai
piedi della doccia in bagno con il flacone del bagnoschiuma stretto
tra le dita.
Forse
lo chiamò più volte, ma non si accorse di lui
fino a che non lo
scosse con forza. «Harry? Oddio, amico, Ron e Hermione ti
stanno
cercando ovunque e tu eri qui a dormire? Devono proprio piacerti i
bagni.»
«Già,»
rispose, distrattamente «mi piacciono.»
«Stai
bene? Domanda scema lo so, non
stai bene, ma...»
«Sto
bene.»
«Devo
chiamare Hermione e Ron? Solo Ron?»
«Solo
Hermione.»
«...solo
Hermione?»
Annuì,
sempre senza staccare gli occhi dall'etichetta del bagnoschiuma.
Seamus, non senza avergli prima passato una mano sulla fronte per
misurargli alla meno peggio la febbre, si alzò e
sparì dal bagno
per qualche minuto, socchiudendo la porta.
Poi
tornò di nuovo, seguito da una Hermione vestita di un
cipiglio
preoccupatissimo. Più del solito, almeno. «Harry?
Ron è alquanto
offeso che tu non l'abbia voluto qui in bagno, ma ti
perdonerà solo
se è a rischio la tua vita. È a rischio la tua
vita?»
Fu
solo allora che staccò gli occhi dall'etichetta e li
posò in quelli
di Hermione. «Devo parlarti,» poi guardò
Seamus, «da solo.»
Seamus
capì subito l'antifona, sorrise e sussurrò alla
ragazza un
melodrammatico «Salvalo da se stesso» molto
ironico, uscendo dal
bagno.
Hermione
lo ignorò, concentrandosi pienamente su Harry.
Chissà che faccia
aveva in quel momento. Si sentiva tutto il sangue alle ginocchia,
quindi probabilmente era pallido come Ron quando trova per caso un
ragno tra le lenzuola del suo letto. Si sedette di fronte a lui, e
gli scostò le ciocche di capelli dagli occhi con tutta la
dolcezza
che aveva – ed Hermione era una delle persone più
dolci che
conosceva.
«Che
succede, Harry?»
Lui
non rispose. Anzi, non le disse proprio niente. Si limitò
semplicemente a metterle tra le mani il suo bagnoschiuma e a
indicarle l'etichetta che durante l'appena passata ora non aveva
fatto altro che fissare, con il terrore che scomparisse.
Non
si stupì quando Hermione sgranò leggermente gli
occhi, quando lo
lesse. Aveva capito subito, lei. Harry, probabilmente, se non fosse
stato suo il bagnoschiuma non avrebbe capito fino a che non gli
avessero fatto bere ogni singolo centilitro di quella roba.
«Wow.
A quanto pare sei ricambiato.»
Fu
un attimo. La stanchezza gli cadde addosso come dieci Bolidi
contemporaneamente e sentì all'improvviso la
gravità aumentare un
po' troppo per la sua debole forza fisica.
In
poche parole, svenne come una femminuccia.
Spazio Autrice:
Eccomi qui! Con questo capitolo (che ho adorato scrivere, credo sia uno dei miei preferiti) ho finito quelli che ho pronti da quando ho appena iniziato a pubblicare la storia, quindi forse (ma forse) gli aggiornamenti non saranno più ogni due giorni, ma in ogni caso non passerà comunque troppo tempo.
Ebbene, eccola qui, di nuovo l'Amortentia! Alcuni l'hanno richiesta e mi era sfuggito che sarebbe tornarta, e in effetti è arrivata XD
Ringrazio chi preferisce/ricorda/segue. Siete in molti a seguire questa storia, e non me lo aspettavo, e nonostante ringrazio anche i lettori silenziosi, ecco, mi farebbe piacere ricevere qualche recensione.
Grazie <3
Emily ♦