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Autore: Crybaby    23/02/2017    1 recensioni
Introdursi sotto falsa identità in un orfanotrofio sito nel Paese dei Fiumi, per stanare e consegnare alla giustizia un pericoloso serial killer che vi ha trovato rifugio.
Insieme alle proprie insicurezze, rese ancora più opprimenti dalla recente scomparsa del maestro Asuma, saranno questi gli obiettivi della missione che Choji Akimichi si ritroverà costretto ad affrontare.
Una missione che, per lui, potrebbe essere l'ultima, e non soltanto nel caso in cui ci rimetta la vita...
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Choji Akimichi, Nuovo Personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Naruto Shippuuden
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Choji's Last Chance

3.

Mantenendo un'andatura costante, e concedendomi delle soste -purtroppo- brevi per mangiare e un po' più lunghe per dormire, raggiunsi il confine della Nazione dei Fiumi dopo appena quattro giorni di viaggio.
Era appena sorto il sole del quinto giorno, quando mi apprestai a marciare lungo l'ultimo tratto di strada che mi avrebbe condotto a destinazione. Non lo nego, mi sentivo ansioso come non lo ero mai stato in vita mia! Nel petto il cuore mi faceva "tu-tum tu-tum, tu-tum tu-tum!" come se avesse voluto saltare fuori, mentre la testa era tutta un brusio di pensieri che non riuscivo a mettere a fuoco.
Probabilmente avrei finito col diventare matto, se non mi fossi deciso a fare un'altra sosta.
-Adesso basta! Fate silenzio, tutti e due!
Mi schiaffai le mani sulle guance così forte da farmi male, ma ottenni l'effetto sperato. Cuore e cervello si zittirono, e alle mie orecchie tornarono a giungere i
rumori della foresta in cui mi ero inoltrato: il cinguettio degli uccellini, lo scroscio delle acque di un fiume in lontananza, una pigna caduta dal ramo di un albero...

-Il tuo nome e il motivo della tua presenza.

Non era una pigna. Qualcuno mi si era avvicinato alle spalle e mi aveva bloccato la testa con le braccia, ma scaraventandolo in avanti riuscii subito a liberarmene e a riconoscerlo. Era un uomo alto e snello, armato di katana, e indossava una maschera da gatto.
-Tu sei uno degli ANBU della squadra di appostamento, gius...
-Il tuo nome e il motivo della tua presenza.- ripetè quello puntandomi la katana alla gola.
-A-aspetta! S-sono uno dei vostri!- risposi indicandogli il mio coprifronte -sono di Konoha, vedi?
-Lo vedo, ma non hai ancora risposto alla mia domanda.
Lo avrei fatto, se solo la punta della katana che mi sfiorava il pomo d'Adamo non mi avesse messo addosso ancora più pressione... Per fortuna, ebbi l'accortezza di ricordarmi del lasciapassare, firmato da Danzou in persona, che avevo tenuto in tasca per tutto il viaggio. Porsi all'ANBU il foglio di carta sigillato, e attesi che lui finisse di leggerlo.
-...Choji del clan Akimichi, grado chunin... ah, allora sei tu l'infiltrato che stavamo aspettando.
-Sapevate già del mio arrivo?
-Abbiamo ricevuto un precedente messaggio da un falco di Konoha, quattro giorni fa, contenente tutte le nuove disposizioni. Molto bene, puoi passare.
Dopo aver incenerito il foglio con una palla di fuoco, l'ANBU si fece da parte e alzò un braccio per indicarmi una direzione.
-L'orfanotrofio si trova ad un chilometro di cammino da qui. Ricordati di fare rapporto a me o ad uno degli altri membri della squadra di appostamento una volta al giorno. Noi saremo sempre fermi nelle nostre postazioni, quindi non avrai problemi a ritrovarci.
-Lo farò. ...ehm, posso sapere il tuo nome?
-Chiamami Kon.
-Bene. Allora augurami buona fortuna, Kon!
Non ottenni risposta. Un po' in imbarazzo e probabilmente con un sorriso da idiota sulla faccia, salutai e ripartii.
Non feci che pochi passi, che Kon mi richiamò con un colpo di tosse.
-Sì? Devi dirmi qualcos'altro?
Kon non rispose a parole, ma mimò il gesto di toccarsi ripetutamente la fronte. Dopo qualche secondo, capii tutto.
-Ah... Ah, è vero! Stavo quasi per dimenticarmene! Eh eh eh...
Mi levai il coprifronte di Konoha, lo fissai per un istante e lo misi in tasca, augurandomi di poterlo un giorno indossare di nuovo. Quindi, concentrai il chakra per dare il tocco finale al mio travestimento.
-Henge No Jutsu!
La mia testa fu subito avvolta da una nuvoletta di fumo. Quando svanì, mi avvicinai alla più vicina pozzanghera per specchiarmi: i miei capelli, che avevo fatto crescere con amore fino alla schiena per assomigliare a mio padre, erano tornati corti come ai tempi di quando ero ancora un genin, e le due spirali che ho sempre avuto sulle guance sin da quando sono nato erano sparite.
Così sembro proprio un tizio qualunque... Sì, può andare!

...

Avrei potuto riconoscere l'orfanotrofio anche senza averlo prima visto in fotografia, poiché quello, situato al centro di una radura nel bel mezzo della foresta, era l'unico edificio nel raggio di chilometri. Costruito con legno e pietre, era alto due piani più il pianterreno, e la forma lunga e rettangolare della facciata principale mi ricordava vagamente una scuola.
Due cose mi saltarono subito all'occhio.
La prima, erano le due strane torrette costruite sul tetto e collegate fra loro da un portico sospeso.
La seconda, era il fatto che tutte le finestre della metà sinistra dell'orfanotrofio fossero chiuse e sbarrate con delle assi.
Con calma mi avvicinai. Salii una breve scalinata, mi fermai davanti al portone d'ingresso, e alzai un pugno.
Da qui non si torna più indietro. La missione ha ufficialmente inizio, ora! ...?
Prima ancora che io riuscissi a bussare, una donna aprì la porta dall'interno.
Era una signora anziana, molto alta e molto magra, dal viso lungo e affilato; indossava un lungo vestito porpora, portava i capelli grigi raccolti in una strana acconciatura a forma di cuore, e in una mano teneva stretto un bastone da passeggio. Se la descrizione che mi aveva dato Danzou era corretta, allora non c'erano dubbi: quella era una delle due donne che aveva seppellito il corpo del bambino assassinato dal Mascheratore.
-Mi pareva bene di aver visto qualcuno avvicinarsi, dalla finestra- disse lei, senza mostrare alcuna emozione -è piuttosto raro, per questo posto, ricevere visite.
-Buon... Buongiorno, signora... Ecco, io cercav... !
Senza preavviso la donna mi zittì, tappandomi la bocca con la cima del bastone; dopodichè si mise a fissarmi bene da capo a piedi, davanti dietro e di lato, per un minuto intero, prima di concedermi di nuovo un po' di respiro. Poi, senza dire altro, mi voltò le spalle e mi fece segno di seguirla dentro.
Non mi sentivo del tutto a mio agio, ma obbedii. Per un istante temetti che avesse capito chi ero in realtà, ma lo esclusi subito ridendo tra me e me. Sarebbe stato davvero il colmo, se la mia copertura fosse saltata così presto!...
-Tu sei di Konoha, dico bene?
...di colpo presi a sudare come una fontana.
-Come ha fatto a... C-cioè, no! Si sbaglia, io...
-Quelle scarpe aperte blu che indossi- spiegò, rivolgendomi un sorriso -vanno di moda tra gli abitanti della Nazione del Fuoco e specialmente della sua capitale.Tu arrivi da lì, ammettilo.
-Oh... Sì sì sì, sono proprio originario di Konoha!- risposi, calmandomi all'istante per il falso allarme -la conosce bene?
-No, non ci sono mai stata in vita mia. Ma ho ascoltato tante orribili storie e assistito a tante orribili guerre nella mia gioventù, che posso dire candidamente di conoscere il mondo come il palmo della mia mano. Non devi sentirti in imbarazzo ad ammettere di essere fuggito da Konoha, credimi. Se mi fossi ritrovata al tuo posto, anch'io me ne sarei andata da quella culla di assassini senza pensarci due volte. Come ti chiami, ragazzo?
Culla di assassini... È questa l'opinione che hanno di Konoha all'estero?
-Ragazzo?
-...Choji, signora! Il mio nome è Choji! 
È vero, sono scappato e sono giorni che sto viaggiando senza una meta. Per caso mi sono imbattuto in questo posto, e...
-E hai trovato la tua nuova casa. Se lo desideri, sei il benvenuto.
-D-davvero? Grazie, signora...
-Puoi chiamarmi Signorina Azumi. Sono la fondatrice e direttrice di questo orfanotrofio. Per quasi tutta la mia vita ho viaggiato per le tante zone del mondo colpite dalle guerre, con lo scopo di salvare tutti quei ragazzi e bambini che come te hanno perso tutto e impedire loro di crescere e diventare eventualmente dei ninja senza cuore. Ah, quanti ne potrei salvare ancora, se solo questa mia schiena non avesse cominciato ad abbandonarmi... Ma ora basta parlare del passato. Seguimi!

La Signorina Azumi mi fece strada fino a una specie di atrio, in cui spiccavano un orologio a pendolo, un tappeto quadrato e una larga scrivania, su cui erano appoggiati un librone chiuso e una scatola piena di penne e pennarelli.
Quello dev'essere il registro che tutti gli orfani devono firmare per poter vivere qui, o qualcosa del genere... Ma certo! Se il Mascheratore è giunto qui meno di un anno fa, non ci sarà bisogno di controllare tutti gli orfani uno per uno: mi basterà tenere d'occhio solo quelli che si sono registrati in quel periodo!
Feci per avvicinarmi ed aprirlo, ma la signorina Azumi richiamò la mia attenzione picchiando il suo bastone sul pavimento.
-Lascia perdere quel coso, per il momento. Immagino sarai stremato e bisognoso di recuperare energie dopo tanto camminare. Sei fortunato, poiché sei arrivato proprio all'ora del pranzo.

Ora di pranzo?!
Guardai l'orologio a pendolo: segnava mezzogiorno passato.

È già così tardi? Mamma mia come vola il tempo...

Intanto la signorina Azumi aveva tirato due volte una corda che pendeva dal soffitto, forse per mandare un segnale in un'altra stanza dell'orfanotrofio. E in effetti, pochi secondi dopo, dal fondo del corridoio alla nostra destra vidi arrivare di gran carriera due persone: una ragazza poco più grande di me, snella, occhi e capelli castani, con legato alla testa un fazzoletto rosso e alla vita un grembiule a fiori, e una donna... Che non riuscii a identificare subito, poiché mi si gettò subito addosso per stringermi in un abbraccio soffocante.
-Povero, povero piccino! Non temere, d'ora in poi ci prenderemo noi cura di te! Non soffrirai più e riceverai tutto l'amore di cui hai bisogno! Piccolo, piccolo caro!...
Quando mi si staccò di dosso e tornai a respirare, la riconobbi come l'altra donna che aveva seppellito il bambino: era una signora in carne, dal viso e dalla mole ancora più rotondi del più grande degli Akimichi, e indossava una tonaca tutta bianca con tanto di velo in testa.
-Choji, ti presento la mia amica e assistente, la Signorina Hiromi- disse la Signorina Azumi -Hiromi, questo è Choji, il nostro ultimo arrivato. Accompagnalo alla mensa, per piacere. E tu, Yori- aggiunse, rivolta alla ragazza con il grembiule -porta il suo bagaglio nel dormitorio e prepara un nuovo posto letto, veloce!

Senza dir nulla, quella mi sfilò il mio borsone dalla spalla e lo portò con sé su per delle scale. Avrei voluto pensarci io personalmente, ma la Signorina Hiromi mi stava già trascinando a braccetto per il corridoio da cui era arrivata.

-Vieni, piccino! Devi mettere qualcosa sotto i denti! Ecco, qui è dove si trova la mensa! Puoi scegliere quello che vuoi!
-Scegliere quello che voglio... in che senso?
-Nel senso che il cibo è a tua disposizione, prendi un piatto e riempilo con tutto quello che ti pare! Nel nostro orfanotrofio ci prodighiamo per...
Come udii quelle parole, la fame prese il sopravvento su tutto il resto. Le mie gambe si mossero da sole verso la porta da cui arrivavano tutti quegli odori inebrianti di roba buona da mangiare, e quando irruppi nella mensa non ebbi occhi che per il bancone del self service che occupava quasi tutto un lato della stanza.
Bistecche, spiedini, cotolette, ma anche salami e prosciutti, insalate verde smeraldo e salse barbecue rosso fuoco, purè di patate, frutta fresca... dopo tutti quei giorni di viaggio e tutti quei panini preconfezionati come unico sostentamento, mi sentivo come se avessi trovato l'amore della mia vita!
Senza perdere altro tempo presi un vassoio di plastica e due piatti e li riempii con tutti quello che riuscivo ad arraffare. Avevo appena finito di erigere una torre di carne con il tetto spiovente fatto d'insalata, quando sentii la Signorina Hiromi picchiettarmi timidamente su una spalla.
-Perdonami, tesoro, ma non vorresti prima salutare i tuoi nuovi fratelli e le tue nuove sorelle?

...ops.
Accecato dal mio stesso appetito, non mi ero proprio reso conto che nella mensa fossero presenti altre persone. Una cinquantina, per l'esattezza: bambini piccoli e grandicelli, ma anche ragazzi e ragazze della mia età, seduti a cinque lunghi tavoli, tutti volta i per fissarmi in un silenzio imbarazzatissimo.
Grattandomi la nuca, chiusi gli occhi ed esibii un sorriso a trentaquattro denti.

-C-ciao a tutti! Il mio nome è Choji, piacere di conoscervi!
-Ciao, Choji- risposero tutti in coro.
-Affamato, eh?- fece qualcuno che non riuscii a vedere, scatenando una risata quasi generale.
Non mi diede fastidio, anzi. Ero contento di sapere che la mia appropriazione selvaggia di cibo non li avesse spaventati.

Ma allo stesso tempo, non mi riusciva di sorridere spontaneamente, sapendo che fra di loro si nascondeva un killer.

Passai in rassegna i tavoli alla ricerca di un posto libero, trovandolo quasi subito.
-Posso sedermi qu...
-No, non puoi!
Al mio fianco era appena arrivata Yori, la ragazza che aveva portato di sopra il mio borsone.
-Che velocità... Ehm, come mai non posso?
-Questo posto è già occupato da qualcuno che è andato in bagno e che dovrebbe tornare da un momento all'altro. Se vuoi sederti qui, chiedigli prima il permesso.
-Oh... Va bene, allora aspetterò...
-Lascia perdere e vieni qui, Choji! Te lo riservo io un posto!
Un paio di tavoli più in là, vidi un ragazzo agitare la mano nella mia direzione e farmi segno di sedermi accanto a lui. In realtà lo spazio in cui potevo sedermi era piccolissimo, praticamente sul bordo della panca, ma a me andò bene lo stesso.
Mi avvicinai, continuando però a far passare lo sguardo un po' dappertutto, e cercando di memorizzare quanti più volti riuscivo. Impresa impossibile, visto che le teste erano davvero tante e ravvicinate... ma in mezzo a quella confusione notai lo stesso qualcosa di strano.
Li persi subito, ma ero certo di aver visto almeno due bambini voltarsi dall'altra parte non appena avevo posato lo sguardo nella loro direzione.
-Che aspetti, che ci crescano le ragnatele?
-Ah, sì, arrivo!
Appoggiai il vassoio sul tavolo e mi sedetti sul bordo della panca, vicino a colui che mi aveva chiamato. Era un ragazzo più o meno della mia stessa età, e ad occhio e croce aveva anche la mia stessa stazza. Aveva una testa grande come un piccolo macigno levigato, gli occhi azzurri, i capelli castani corti, e indossava una spessa felpa marrone con tanto di cappuccio.
-Allora, che te ne pare della tua nuova casa?- mi domandò quello, dandomi una poderosa pacca sulla schiena -È come te l'aspettavi?
-Beh, a dire il vero sono capitato qui per caso, non sapevo nemmeno che...
-Ah, giusto! Non mi sono presentato! Io sono Iwao, con una W e nessuna H!
Iwao mi porse la mano sinistra, e gliela strinsi.
-Felice di conoscerti, Iw... !
O meglio, fu lui a stringerla a me con tanta forza da farmi diventare la mano tutta bianca.
-Ti ho fatto male?
-...no, no, ho avuto un crampo, tutto qui!
Quel dolore improvviso aveva aumentato ancora di più il bisogno di sfamarmi per recuperare energie, e così non persi tempo a ficcarmi in bocca gli ultimi piani della torre di carne che avevo costruito.
-Che dicevi prima, Choji?- domandò ancora Iwao -cos'è che non sapevi nemmeno?
-Che... GNAM... non avevo idea che questo fosse un orfanotrofio, prima di entraci... MUNCH... Stavo solo cercando un posto dove sta...
-Non si parla con la bocca piena!
Passandomi accanto, Yori mi aveva dato una pacca talmente potente da farmi risputare tutto nel piatto.
-Stai bene?- mi chiese Iwao sottovoce. Bevvi un bicchiere d'acqua prima di rispondergli.
-Sì, più o meno... È sempre così severa?
-Yori? Oh, sì! Anzi, ultimamente è anche peggio del solito. Penso che voglia fare a gara con la Signorina Azumi a chi fa rispettare di più le regole.
-È una sua parente?
-Cosa te lo fa pensare? Yori è un'orfana come tutti noi!
Feci per chiedere qualche chiarimento in più, ma notando che Yori era ancora nei paraggi decisi di rimandare le mie curiosità a un altro momento.
Il pranzo passò in maniera veloce ma piacevole, e nonostante fossi concentrato soprattutto sul rimpinzarmi non potei fare a meno di notare che si respirava un'aria molto allegra e familiare.
Se non lo sapessi già, non si direbbe proprio che tutti i bambini e ragazzi qui siano degli orfani di guerra... Forse il merito va alla Signorina Azumi e alla Signorina Hiromi, che non fanno mai mancare nulla a chi viene a vivere qui... Ma allora, se la spiegazione è così semplice, perché continuo a trovare tutta questa allegria così sospetta?

Avevo appena finito di ripulire il primo piatto e stavo per passare al secondo, quando sentii il suono di una campanella riecheggiare per la stanza.
-Mh? Che succed... AHIO!

Iwao e tutti gli altri ragazzi seduti sulla mia stessa panca si alzarono all'unisono. E io, che ero già in equilibrio precario sul bordo, caddi rovinosamente a terra con il sedere.
Ci fu un'altra risata quasi generale, ma non fui tanto sicuro che fosse amichevole come la prima...
-Pffft... Ti conviene mangiare di meno le prossime volte!
Dopo quella frase detta da un tizio alle mie spalle, ne ebbi la conferma.
-Stai insinuando qualcosa?!- ruggii, rimettendomi in piedi, ma prima che potessi far altro Iwao mi diede di nuovo una pacca su una spalla.
-Caaalmo, guarda che si stava riferendo alla campanella! Non l'hai sentita?
-S-sì... Per cos'era?
-Quel segnale indica che chi ha finito di mangiare può alzarsi e uscire! Ricordatene, se in futuro vuoi evitare un altro capitombolo! Alla prossima!
Iwao e il resto del suo gruppo se ne andarono ridacchiando.
Poteva almeno restare a farmi compagnia, pensai, mentre tornavo a sedermi per finire il pranzo.
Per via di quella mezza figuraccia il mio appetito era scemato di parecchio, e quando finalmente ebbi finito di spolverare anche il secondo piatto nella mensa eravamo rimasti soltanto io, Yori, impegnata a sparecchiare i tavoli, e un bambino ancora seduto davanti al suo piatto ormai vuoto.
Aveva l'aria piuttosto trasandata, i capelli neri in disordine, e gli occhi spenti e privi di emozione.
Chissà come mai non l'ho notato prima... Un momento, quello è il posto in cui volevo sedermi, quindi lui dev'essere il bimbo che era in bagno mentre sono arrivato. Sarà bene che vada a presentarmi!
Mi avvicinai al suo tavolo, e lo salutai alzando una mano.
-Ciao!
-...ciao.
-Ehm... Non ci siamo visti prima perché eri fuori, io sono...
-Choji, il nuovo arrivato. Me l'hanno detto. Piacere.
-Piacere... Tu come ti chiami?
-Isoka.
Non era un tipo molto aperto al dialogo, si capiva. Avrei potuto salutarlo di nuovo e andarmene... ma poi lo vidi rompere un pezzo di pane per intingerlo nel piatto, e pensai di aver appena trovato un buon argomento per rompere il ghiaccio.
-Ehi, anche a me piace fare la scarpetta! Un buon pranzetto non può mai essere goduto completamente se non si spazzola bene il piatto, non sei d'accordo?
Isoka non rispose subito. Anzi, non rispose proprio: dopo avermi guardato storto, gettò lontano il pezzo di pane e se ne andò dalla mensa correndo.
Io, rimasto lì immobile come un idiota, mi girai verso Yori per chiedere spiegazioni.
-Ho... Ho detto qualcosa di male?
-Non ci arrivi da solo? Mentre Isoka era in bagno, tu hai sgraffignato tutte le porzioni rimaste, lasciandogli solo il sughetto sul fondo delle vaschette!
Improvvisamente, mi sentii lo stomaco svuotarsi tutto di colpo.
-Io... Mi... Mi dispiace...
-Bene, vai a dirglielo di persona! Ma soprattutto togliti di torno, devo sparecchiare! Fuori!

...

Quando fui sbattuto fuori dalla mensa, Isoka si era già volatilizzato.
Mi sentivo un verme, e un idiota. Un verme idiota, ecco!
Quanto avrei voluto ritrovarlo e farmi perdonare in qualche modo... ma prima, purtroppo, c'era un'altra cosa che mi ero appuntato mentalmente di fare.
Tornai nell'atrio. Lì, seduta alla scrivania con sopra appoggiato il registro, ritrovai la Signorina Hiromi impegnata con un lavoro a maglia.

-Mi scusi, Signorina Hiromi...
-Tesoro bello! Il pranzo è stato di tuo gradimento?
-Sì, era tutto buonissimo, ma mi stavo chiedendo quand'è che dovrò firmare...
-Firmare? Oh, ma anche adesso! Tieni, puoi disegnare tutto quello che vuoi!
La donna spinse verso di me il registro e la scatola di pennarelli.
-Mille grazie! ...aspetti, che vuol dire che posso disegnaaa...
Aprii il quadernone, e il mio mento precipitò fino a terra per la delusione.
Altro che un elenco di firme e di nomi e cognomi catalogati per data! Dalla prima all'ultima pagina non vidi altro che scarabocchi, disegni, colori, forme...
-Hai cambiato idea, amorino?- mi chiese la Signorina Hiromi preoccupata.
-N-no... È che io pensavo... che dovessi registrarmi da qualche parte, come tutti gli altri orfani...
-Registrarti? Oh no no no, qui da noi non si fanno certe cose burocratiche! Chiunque voglia vivere qui è già il benvenuto, senza bisogno di metterci la firma! Non preoccuparti, piccolino!

Niente registri, niente firme, nessun riferimento... Questo significa che per trovare l'assassino dovrò controllare tutti gli orfani un per uno?!

  
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