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Autore: StewyT    11/03/2017    5 recensioni
Ehi fallo anche tu, entra a leggere il richiamo e dona un’idea ad una povera Malec dipendente- deficiente! *sorriso smagliante*.
1) /Clarity
Oh, se il loro amore era pazzia, allora Alec era il suo filtro di lucidità.
2)/You Found me
Perchè Magnus valeva ogni tipo di sacrificio.
3)/Take me home
Portò una mano sulla guancia per asciugarla, eppure non fu necessario.
“Ti amo” sussurrò.
4)/Shape of You~ (rossa)
“E cosa vorresti?”.
“Te” sussurrò lui, carezzando ancora le sue labbra.
“Me?”
“Te. Dentro di me in ogni senso possibile. Voglio che tu faccia l’amore con me”.
5)/ Di portali poco portali, Parabatai gelosi e Bambini capricciosi.
“Insomma viaggiare nel tempo… non credo sia davvero possibile”.
“Jade, ho inventato io stesso il portale, cosa credi che potrebbe andare storto...?”.
6)/Bad Romance (rossa).
“Hai scritto tu quella canzone?”.
“A sedici anni” confessò Alec.
“Parla di qualcosa di reale?” indagò lui.
"DI quello che volevo e voglio".
Alec si allungò frettolosamente oltre la poltrona, agganciò la camicia viola di Magnus e lo tirò verso di sé, facendo scontrare le loro labbra.
“Questa volta non ho intenzione di scappare Magnus. Non prima di aver avuto quello che desidero. Te.”.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bad romance.
​Okay ho letteralmente rubato quest'idea (Alec che canta una canzone a Magnus), su un gruppo facebook sui Malec da cui ormai non riesco ad allontanarmi, seriamente giorno e notte sono sempre lì sopra a sclerare ed avere gioie, a parte questo, ho rubato quest'idea molto sfacciatamente e anche la canzone che hanno proposto nell'idea (Bad romance, la versione dei Thirty Seconds To Mars, ascoltatela mentre leggete che la voce di Leto è davvero la MORTE!) e niente, dopo aver sentito la canzone un paio di volte sono svenuta, venuta e poi morta e poi mi è venuta in mente questa malsana idea...
​Dunque sì, vi aspetto sotto per spiegarvi una piccola cosetta che forse non ho fatto comprendere bene.
Spero vi piaccia!
​Ah. Nella mia storia la canzone è scritta e cantata da Alec, spero che Lady Gaga e Leto non mi odino LOL

Ultima cosetta: essendo anche questa bene o male rossa mi è sembrato opportuno cambiare il colore della storia, ditemi voi se va bene o meno.

 
 
Alec aprì e chiuse gli occhi più volte, la bocca completamente asciutta, un forte capogiro che non gli permetteva di concentrarsi: davvero aveva avanti chi credeva di avere?
Chiuse gli occhi un secondo, ripetendosi che non poteva essere, che l’ultima volta che aveva parlato di lui con Ragnor, gli aveva detto che non era più a New York, che era in giro per il mondo a fotografare bellezze taglia quaranta o tutti muscoli e niente cervelli.
Non poteva essere lui, si ripetette, poi aprì gli occhi; era allo Shadows a cantare, non poteva permettersi di distrarsi troppo, e lì, avanti ad i suoi occhi, in prima fila tra l’altro, c’era seduto l’uomo più bello che avesse mai visto: sguardo felino, occhi a mandorla contornati da eyeliner nero, labbra piene messe in luce da burrocacao, sorriso enigmatico. Oh non aveva mai capito quel sorriso, eppure lo aveva osservato per così tanto tempo.
Jace diede il via con la batteria, un tocco, due tocchi.
“No, no, no” pensò Alec chiudendo di nuovo gli occhi.
Non poteva esserci davvero quella maledetta canzone nella scaletta!
Non poteva davvero esserci quella cosa scritta a sedici anni dopo il suo primo bacio, e non poteva esserci proprio in quel momento, quando lui era appena arrivato.
Si girò leggermente di lato, in direzione di Jace, e scosse la testa, ma subito dopo Simon attaccò con la chitarra e qualche secondo dopo Ragnor attaccò con il basso, era fatta, toccava solo a lui.
Non poteva tirarsi indietro.
Non poteva scappare, non quella volta, almeno.
 
Oh, oh, oh, oh, oh, oh
Caught in a bad romance
Oh, oh, oh, oh, oh, oh
Caught in a bad romance
 
Ecco, perfetto, gli mancava solo la voce più bassa.
Oh no. Quella volta non avrebbe fatto vincere il suo lato timido; era giù successo una volta in sua presenza, e si era già chiesto troppe volte come sarebbe andata a finire se non fosse scappato, quindi no, non avrebbe passato altri cinque anni della sua vita a farlo. Non aveva tempo da perdere. Era cambiato: non era più l’Alec piccolo, timido e ancora represso di sedici anni, era cresciuto, non era più così tanto timido né represso; aveva avuto due ragazzi, aveva avuto le sue esperienze. Conosceva il suo mondo, finalmente dopo tanto tempo.
Quella volta non si sarebbe fatto richiudere in una brutta storia, quella volta non avrebbe scritto una canzone su una brutta storia d’amore: avrebbe scritto direttamente una nuova storia d’amore.
La loro storia.
Lui doveva sapere della sua esistenza, doveva sapere che stava cantando quelle parole proprio per i suoi occhi e il suo sorrisino leggermente più tirato, per i suoi occhi lucenti, per le sue labbra invitanti, per la sua pelle ambrata, per le sue dita affusolate, per i suoi pantaloni di pelle troppo stretti, per lui.
Per Magnus Bane.
 
I want your love
I want your disease
I want you open-mouthed
And on your knees
 
Ecco, la voce finalmente era riuscita a farsi sentire: roca, graffiante, calda, ma ancora leggermente tremante.
Aveva avanti l’uomo dei suoi sogni, come sarebbe potuto essere altrimenti?
Aveva conosciuto Magnus Bane al liceo, era più grande di due anni, aveva dato una festa per il suo ultimo anno, quando Alec aveva appena sedici anni e si stava rendendo conto di quello che era e quello che voleva.
Era stato invitato come chiunque altro della scuola, e aveva deciso di andarci sebbene non fosse per nulla un tipo da feste né tantomeno un tipo da feste di Magnus Bane, le feste più strane e psicotiche al mondo probabilmente.
Così meravigliando Jace e Isabelle, quella lontana sera del 2016 aveva indossato i suoi migliori pantaloni neri, la sua più nera maglia nera e sgualcita, i suoi stivali neri preferiti, aveva aggiustato alla meglio i capelli neri in una crocchia disordinata, ed era sceso per primo in salotto dove aveva aspettato pazientemente l’arrivo di Isabelle e Jace, bellissimi e curati come al solito.
Erano arrivati alla festa, non credeva minimamente che si sarebbe divertito, ci stava andando solo per vedere Magnus Bane, il ragazzo figo dell’ultimo anno che una volta aveva fatto una battuta sui suoi addominali, in spogliatoio, facendolo arrossire avanti a tutti; Magnus era già incredibilmente bello, così tanto colorato, eccentrico e sicuro di sé; bellissimo. Quella sera aveva i capelli di solito raccolti in spuntoni, lasciati liberi di circondargli il viso perfettamente squadrato, viso che Alec aveva desiderato baciare dal primo momento in cui erano entrati in quell’attico a Brooklyn.
Non era andata poi così tanto male la serata, a dirla tutta; si era conclusa con Jace e Clary in una delle camere di Magnus, Simon addormentato sul divano, lui, Isabelle e Magnus che ancora giocavano ad uno di quei giochi dementi in cui se non rispondi bene o non fai quello che ti viene ordinato devi bere, dunque erano ubriachi marci; Alec più di tutti, forse, e forse proprio per quello non era stato così difficile acconsentire all’obbligo di Isabelle, che gli aveva sussurrato all’occhio di coprire gli occhi di Magnus con la propria maglia, e poi baciarlo. Normalmente il ragazzo non lo avrebbe fatto, ma quella sera non era proprio in sé. Quella sera era l’Alec libero che avrebbe voluto essere. Dunque aveva tolto senza dire nulla la maglia nera a mezze maniche, l’aveva piegata sapientemente, e l’aveva messa attorno agli occhi di Magnus, senza che quello facesse nulla per evitarlo. Aveva poi chiesto ad Isabelle di dire che lo avrebbe baciato lei; aveva ancora un briciolo di sanità mentale per non pensare che dopo quel bacio Magnus avrebbe potuto volere qualcosa, ma se fosse stata lei a baciarlo sarebbe stato diverso: lei era sua amica, era fidanzata con uno dei suoi protetti, e non era tanto facile da prendere in giro. Isabelle aveva sussurrato qualcosa all’orecchio di Magnus, poi silenziosamente era andata a sedersi nuovamente sul divano lasciando ad Alec la palla bollente; Alec si era abbassato velocemente sulle labbra dell’altro, e poi le aveva poggiate dolcemente, aspettandosi che tutto sarebbe finito lì: un paio di farfalle nello stomaco, la voglia di fare altro, la mancanza di coraggio per farlo, ma Magnus gli aveva fatto spazio nella sua bocca, e lo aveva invitato a fare altrettanto quindi non si era tirato indietro. Aveva fatto scontrare le loro labbra, aveva assaporato quel sapore dolce misto a quello pungente dell’alcool, e aveva sorriso infilando senza fare rumore le sue mani sotto la maglia di Magnus, che si era leggermente irrigidito prima di tirare i suoi fianchi più vicino e stringerlo più forte; proprio mentre una mano anellata di Magnus stava per poggiarsi sul suo petto e rovinare tutto, però, Alec si era allontanato velocemente lasciando le labbra di Magnus ancora affamate di quella dolcezza meravigliosa, e poi era scappato via, facendo in tempo giusto a prendere la sua felpa dall’ingresso prima che Magnus si togliesse la benda e si ritrovasse da solo con un’Isabelle ed un Simon addormentati.
Era scappato come il peggiore dei codardi.
Aveva corso tutta la notte, arrivando all’alba a casa dove si era nascosto per tutta l’estate.
Non aveva mai cercato Magnus, né Magnus aveva mai cercato lui.
Tutto era finito ed iniziato con quel bacio.
Non per Alec. Per lui non era mai finita. Lui voleva ancora di più.
Lui voleva altri baci, voleva quelle labbra sul suo corpo, sulle sue labbra, sul suo petto, sul suo collo, sulla sua anima.
Lui voleva Magnus.
Guardò verso di lui e notò che anche lui o stava guardando; gli occhi dorati erano puntati nei suoi: stavano facendo l’amore, si stavano inebriando, innamorando, vivendo.
E il cervello di Alec volò tra le mille possibilità di quello che sarebbe potuto accadere…
 
 
 
“Ci conosciamo?”.
Oh lui avrebbe potuto riconoscere quella voce tra mille voci, era così liscia, dolce, profonda.
Si girò verso il suo interlocutore sorridendo, non aveva più sedici anni e non era più timido, certo, ma due grosse schiocche rosse erano comunque sparse sui suoi zigomi appuntiti.
“Potremmo rimediare?” domandò a sua volta, alzando un sopracciglio.
Magnus lo guardò, un sorriso curvo e sexy sulle labbra.
Potremmo rimediare a casa mia con un vero Manatthan?” si abbassò, e gli sussurrò qualcosa all’orecchio, Alec non sentì davvero cosa, era più concentrato sulla sensazione di avere quell’uomo così dannatamente vicino. Sarebbe morto d’autocombustione quella sera, se lo sentiva.
“Ci sto” sorrise alzandosi per seguirlo fuori dallo Shadows, nella sua macchina nero lucido, fino al suo appartamento -lo stesso identico attico a Brooklyn di cinque anni prima- e poi sulla poltroncina di fronte al divano dove era mezzo steso Magnus, le gambe adagiate comodamente sui cuscini viola, lo sguardo verso di lui, un sorriso provocante ad adornargli il viso.
“Allora, Alexander” Alec ebbe un colpo: ricordava il suo nome? Era vero?
“So che frequenti letteratura”.
Alec sorrise, alzando un sopracciglio “Come conosci il mio nome?” chiese facendo il finto tonto.
“Avanti, Alexander Lightwood, so che sei stato tu a baciarmi cinque anni fa, so che hai chiesto a Ragnor di entrare nella tua band solo per potergli chiedere di me, so che gli chiedi spesso di me”.
Normalmente, l’Alec di sedici anni sarebbe diventato viola, avrebbe iniziato a balbettare scuse insensate e avrebbe provato a trovare un modo per scappare.
L’Alec che era in quel momento invece sorrise, prendendo un sorso del suo cocktail.
“Se sai tutto questo è perché anche tu gli chiedi di me, suppongo”.
Magnus sorrise, senza parole. Cosa ne aveva fatto quel bellissimo uomo dai profondi occhi blu del piccolo e timidino ragazzo che gli aveva smosso il cuore con un solo bacio?
“Ragnor parla molto spesso di te, in effetti. Crederei che è innamorato di te se non lo conoscessi abbastanza da sapere che odia il genere umano”.
Alec rise.
“Ho scelto Ragnor perché è il miglior bassista in circolazione”.
“Ho chiesto spesso di te a Ragnor” confessò Magnus.
“Ho chiesto spesso di te a Ragnor” rispose Alec sorridendo “Non dovevi essere a Parigi, a proposito?”.
Magnus fece spallucce “Mi ero annoiato di fotografare corpi senza anima, voglio qualcosa di più del puro divertimento fisico, ora”.
Alec rise.
Cosa vuoi?
Avrebbe voluto chiedere.
 
I want your love
Love, love, love
I want your love
 I want your drama
The touch of your hand
I want you leather chocked
Handcuffed to my hand
 
Stava davvero immaginando tutto un film su quello che sarebbe potuto succedere su loro due?
Oh Dio! Gli effetti di quel film si sentivano pienamente sulla sua voce leggermente più roca ed incrinata, ma non poteva farci nulla.
La sua mente vagava libera mentre il suo sguardo era ancora intrecciato a quello dorato.
Gli stava dedicando quella canzone, gliela stava cucendo addosso, ci stava facendo l’amore con quella canzone, così come avrebbe voluto fare con lui.
 
“Quindi…” la voce di Alec roca, faceva quasi venire da piangere a Magnus; adorava la sua voce, aveva rischiato di avere un’erezione più volte anche solo ascoltandola tramite gli audio di Ragnor.
Averlo vicino, mentre gli parlava con gli occhi puntati nei suoi, le labbra rosse ad attirare la sua attenzione, quella voce roca e sexy. Oh quella era pura sofferenza.
“Hai scritto tu quella canzone?” chiese sottovoce; era arrivato tardi quella sera, giusto in tempo per sentire l’ultima canzone ed innamorarsi ancora una volta di quel ragazzo che sembrava dedicargli quelle note, quella voce, quegli occhi, e aveva desiderato davvero che fosse dedicata a lui.
Era così piena di carica sessuale, tensione, desiderio, speranza, dolore.
“A sedici anni” confessò Alec; non lo aveva mai detto a nessuno, neanche ad Isabelle e non ne andava fiero.
“Parla di qualcosa di reale?” indagò lui.
Oh quanto sperava che gli dicesse qualcosa come ‘Sì, di te’.
Alec scosse la testa divertito, prese un sorso del Manatthan e poi si leccò le labbra.
“Me” rispose poi, guardandolo di nuovo con quella punta di sfida negli occhi.
Magnus annuì, quasi deluso, si alzò a sedere, poi bevve a sua volta.
“E..” aggiunse Alec, facendogli saltare un battito.
“Di quello che volevo in quel momento che non è poi tanto distante da quello che vogli ora”.
Fu il turno di Magnus di alzare un sopracciglio e guardarlo interrogativo.
“Si può sapere?”.
Alec scosse la testa, poi si allungò frettolosamente oltre spaziosa poltrona, agganciò la camicia viola di Magnus e lo tirò verso di sé, facendo scontrare finalmente dopo cinque lunghissimi anni, di nuovo le loro labbra.
Magnus si irrigidì leggermente prima di capire cosa stesse succedendo: di nuovo, dopo infinito tempo, erano su quella poltroncina a baciarsi, ma a differenza di cinque anni prima, entrambi vedevano, entrambi si guardavano negli occhi e si spogliavano con le mani, nessuno sarebbe scappato.
Le labbra di Alec erano dolci, sapevano di whisky e tabacco, ed erano la cosa più deliziosa che avesse mai assaggiato. Alec era una boccata d’aria fresca, una bella notte di luna piena, un sogno ad occhi aperti.
Si allontanò leggermente da Alec, giusto lo spazio per guardarlo negli occhi - e perdersi in due oceani belli da far invidi al pacifico, l’atlantico, indiano e tutti gli altri piccoli bacini d’acqua che in confronto a quei gioielli scomparivano totalmente -.
“Questa volta non ti lascerò scappare, Alexander. Per nulla al mondo”.
Alec rise, e strinse poi nel pugno i capelli sulla nuca di Magnus, facendo in modo che i loro occhi fossero esattamente alla stessa altezza “Questa volta non ho intenzione di scappare Magnus. Non prima di aver avuto quello che desidero”.
Magnus si leccò il labbro inferiore, le mani che vagavano già sul suo petto caldo.
“Cosa?” chiese, non riuscendosi a trattenere.
“Te”.
 
I want your love
Love, love, love
I want your love
I want your loving
And I want your revenge
You and me could
Write a bad romance
 
Ecco, in quel momento c’era una pausa instrumental, e si sarebbe ovviamente dovuto girare verso i suoi amici che suonavano, per ammirare assieme a tutti quelli che li stavano guardando in quel momento, un Jace completamente sudato, con l’ennesima maglia bianca diventata trasparente, i capelli biondi incollati alla fronte, il sorriso deliziato sulle labbra; oppure un Ragnor dagli spiccanti capelli verdi, un cipiglio impegnato sul volto bello e tenebroso, il basso nero lucido tra le mani, trattato meglio di qualunque essere umano; oppure Simon, un maglia con due denti da vampiro, stretta abbastanza da far immaginare tutto quello che ci fosse nascosto sotto kg di nerdaggine, i capelli buttati all’aria, gli occhialetti appannati, l’orgoglio stampato sul viso mentre suonava la chitarra come se fosse stato l’oggetto più prezioso al mondo.
E invece era lì, girato verso il pubblico, gli occhi ancora immersi in quelli di Magnus, che ancora una volta gli sorrise quasi immaginando la battaglia interiore che si stava svolgendo nella sua testa.
Magnus mosse le gambe sulla sedia, e Alec sperò di aver immaginato tutto: il ragazzo dalla pelle caramellata gli stava mostrando i pantaloni pieni e gonfi che stringevano maggiormente sul cavallo.
Stava davvero avendo un’erezione?
Si morse il labbro inferiore, provando a non ridere.
Non era possibile!
Magnus Bane, l’uomo dei suoi sogni, stava avendo un’erezione lì, in pubblico, avanti a tutti, e non si faceva problemi a mostrargliela.
Lo vide sorridere e fargli un occhiolino, per poi accavallare le gambe, prendere un sorso del suo cocktail e leccarsi le labbra, guardandolo attentamente.
Realtà o immaginazione?
Al diavolo, aveva sempre preferito l’immaginazione.
 
Non sapeva come, ma si erano ritrovati quasi nudi due minuti dopo; Alec seduto sulla poltroncina, Magnus seduto su di lui, le gambe rivestite ancora da quegli strettissimi pantaloni neri attorcigliate alla sua schiena, la bocca calda e bagnata attaccata al collo chiaro di Alec.
“Ci starebbe bene qualche segno qui” sussurrò al suo orecchio prima di morderlo, facendolo gemere, per poi leccarlo dolcemente, facendolo sciogliere, ed infine succhiarlo sapientemente lasciandoci sopra un bel succhiotto violaceo.
“Mi piace di più, così” disse sottovoce, non smettendo neanche per un attimo di tormentare quel collo, quei capelli, quelle labbra, quel viso.
“È da quel primo bacio che lo desidero” sussurrò Alec, tra un sospiro e l’altro, mentre le labbra di Magnus delineavano le sue labbra, poi il suo mento, il suo collo, il petto, un capezzolo; quasi non urlò quando i denti bianchi di Magnus si chiusero sul suo capezzolo destro, facendogli venire voglia di piangere.
“Lo sapevo” rise Magnus “Sapevo che collo e capezzoli erano i tuoi punti deboli”.
Alec scosse la testa, allontanando con forza il suo viso dal proprio “E i tuoi?” gli chiese poi, facendolo adagiare sulle proprie gambe, con le gambe poggiate allo schienale della poltrona, la schiena sulle sue cosce e la testa nel vuoto, sorretta dalle sue grandi mani pallide.
“Tu” sussurrò Magnus sorridendo sornione, quando fu la lingua di Alec a delineare la sua mascella, quella volta, e poi il suo collo, il suo capezzolo, e spettò a Magnus quella volta provare a trattenere un urletto spazientito.
Voleva tutto.
Voleva Alec.
Lo voleva in quel momento.
Su quella poltrona.
Lo voleva sul suo corpo.
Ovunque.
Voleva Alexander.
Si spinse con forza in modo da tornare nuovamente seduto come prima, attirò forte Alec a sé e lo baciò con una forza tale da farlo gemere contro le sue labbra. Gli piaceva. Gli piaceva sentirlo mormorare.
Chissà cosa avrebbe sussurrato se…
Si alzò velocemente dalle sue gambe, non distogliendo mai lo sguardo da quello blu di Alec che si scurì leggermente quando lo vide andare via, poi si inginocchiò ai suoi piedi, attirandolo nuovamente verso di sé per un bacio veloce: lo aveva appena baciato, come poteva volerlo rifare? Quelle labbra erano pura droga, non si spiegava altrimenti.
Alzò leggermente di peso Alec, in modo da far calare via i suoi boxer scuri attillati che non lasciavano ormai nulla all’immaginazione, Alec gemette sentendosi finalmente libero; Magnus avrebbe voluto fare altrettanto, quei pantaloni in pelle lo stavano distruggendo, doveva appuntarsi di non mettere mai più pantaloni stretti se avesse dovuto rivedere quel ragazzo, ma non poteva fare nulla per soddisfare il suo bisogno, non in quel momento.
Alec lo guardò affascinato, i capelli sconvolti, gli occhi lucidi, le labbra gonfie di baci, mentre il viso di Magnus si abbassava verso la sua erezione, dopo avergli chiesto un muto consenso con lo sguardo; e come non avrebbe potuto darglielo quel consenso? Era da una vita ormai che desiderava avere quelle labbra ovunque; era da una vita che desiderava avere una sera come quella. Aveva avuto due ragazzi, due partner, e aveva fatto tante esperienze nuove con loro, ma nessuna, oh nessuna di quelle esperienze era anche solo paragonabile a quella, a Magnus tra le proprie gambe, che accarezzava dolcemente la punta della sua erezione con la lingua, per poi ricoprirla completamente, ed iniziare un lento e soddisfacente movimento della testa. Oh Magnus era il migliore! Magnus era il maestro di un’orchestra e Alec in quel momento era lo strumento protagonista che stava dando il via ad una sinfonia di gemiti e sospiri che gli avrebbero fatto provare vergogna se non si fosse sentito al centro esatto del paradiso, mentre Magnus continuava a dargli piacere con la bocca e le mani che salivano verso il suo petto, e gli occhi intrecciati ai propri, che gli raccontavano storie perverse su tutto quello che avrebbero potuto fare assieme.
E lui quelle storie voleva conoscerle tutte, oh se non voleva!
 
I want your love
And I want your revenge
I want your love
I don't wanna be friends
Je veux ton amour
Et je veux ta revanche
J'veux ton amour
 
Stava degenerando! Tutto quello stava degenerando e se ne accorgeva dalle mutande più strette – grazie al suo angelo aveva messo dei pantaloni larghi e comodi come sempre, quindi almeno sperava non fosse visibile agli altri – dalla fronte imperlata di sudore, dalla voce roca quasi strozzata; stava per piangere, sì, ma di disperazione. Voleva che tutto quello succedesse davvero! Voleva davvero avere una notte con Magnus, ma no, non voleva che fosse una notte di sesso. Aveva perso Magnus già una volta, non lo avrebbe permesso nuovamente. Voleva amore. Tante sere. Tante notti. Tanti risvegli. Un futuro assieme e no, non si sarebbe accontentato di un solo orgasmo.
 
Magnus, il maestro delle sinfonie migliori, si alzò, leccandosi le labbra, e poi artigliò il mento di Alec per potarlo alla propria altezza e baciarlo; Alec quasi non pianse: Magnus era la cosa migliore che gli fosse capitata, e quello che aveva fatto, oh, era la cosa migliore al mondo, ma era anche il più bastardo al mondo, lo aveva lasciato così, a metà di un lavoro delizioso, senza modo di sentirsi meglio.
“Sopra o sotto?” chiese senza neanche un’ombra di timidezza nella voce; Alec deglutì a fatica, ormai tutto quello non era nuovo, certo, non gli imbarazzava rispondere a quella domanda, sapeva che definire i propri gusti a letto non serviva ad altro che migliorare il risultato, ma quella domanda gli fece venire voglia di rivestirsi ed andare via. Gli sembrò quasi una domanda da “una scopata e via” e lui non voleva quello.
“Io-“ sbuffò di frustrazione, buttando una mano tra i capelli.
“Se è la tua prima volta posso essere io-” Alec lo fermò ridendo.
“Non è la mia prima volta”.
“Allora?” Magnus alzò un sopracciglio in segno di domanda.
“Non voglio fare sesso” sbuffò occhi blu, al che Magnus bestemmiò in aramaico mentalmente; pensò che forse Alec potesse odiarlo per l’idea sbagliata che si era fatto, che potesse vederlo solo come un depravato maledetto, cosa che probabilmente era, data la voglia matta che aveva di possederlo in ogni modo fisicamente possibile.
“Cosa vuoi, allora?” chiese invece di scusarsi per le proprie intenzioni.
“Te” rispose sinceramente Alec; quel ragazzo era così trasparente, a volte, da poter essere come un vetro, semplice da leggere. Perché proprio quella volta doveva essere così enigmatico?
Occhi blu portò una mano all’altezza del cuore di Magnus, e poi lo guardò dritto.
“Non voglio fare solo sesso”. ‘Solo’. C’erano ancora possibilità?
“Cosa vuoi, Alexander?” chiese di nuovo.
“Cinque anni fa sono scappato via. Ora non lo farò. Non sprecherò un’altra opportunità solo perché ho paura di te.” Deglutì “Quindi Magnus Bane, se mi vuoi sono tuo”.
Magnus sorrise, oh eccome se lo voleva!
“Ma ad una condizione”.
Ecco.
Cosa?
“Voglio che mi frequenti”.
Davvero?
“Voglio avere una possibilità con te. Voglio conoscerti. Voglio amarti”.
Cosa diamine stava dicendo? Si diede dello stupido da solo.
Era nudo, completamente nudo, avanti ad un uomo incredibilmente sexy che gli aveva appena fatto un pompino e gli chiedeva di fare sesso con lui! Solo un pazzo gli avrebbe risposto in quel modo tirando in ballo la storia dell’amore. Si meritava di essere mollato e cacciato via di casa, ecco cosa!
Il viso di Magnus, d’altra parte, non dava spazio ad espressioni, era una tavola piatta.
Lo avrebbe davvero cacciato?


I want your love
Love, love, love
I want your love 
I want your psycho
Your vertigo kiss
I want you in my bed
I'll make you sick
 
E quindi eccolo ancora Magnus fermo lì, a guardarlo, sorseggiando un drink e muovendo a ritmo la gamba accavallata. E poi ecco arrivare una donna nella sua direzione: lunghi capelli azzurri, viso pallido e gentile, andatura elegante e sinuosa. Oh no. Alec si era appena fatto un porno mentale su un uomo fidanzato?
Ma non poteva essere! Ragnor gli aveva detto che non era fidanzato! Forse era qualche modella parigina che si era portato dietro? Oh no. Oh no. Oh no.
Meglio i sogni.
 
Magnus rise scuotendo il capo, poi si abbassò per prendere la propria camicia e le mutande di Alec; gliele cedette e poi velocemente si infilò l’indumento viola, non staccando neanche per un secondo gli occhi dai suoi.
Ecco, stava per piangere se lo sentiva: Magnus lo avrebbe cacciato.
“Dunque” sussurrò poi dopo tempo indefinito quello “Stasera mi hai dedicato quella canzone, mi hai guardato tutto il tempo, hai accettato la mia offerta di venire qui, hai appreso quanto io sia magnifico in tutto quello che faccio…”.
Si fermò un attimo: cosa stava blaterando? Era ubriaco, necessariamente.
Cosa aspettava a dire a quel ragazzino quello che voleva fare da cinque anni?
“Dovrei spedirti a casa” sbuffò passandosi una mano tra i capelli. Alec annuì. Sarebbe stata la cosa migliore.
“Non ti sei comportato bene con me, cinque anni fa, rubando qualcosa di mio”.
Alec alzò un sopracciglio in segno di domanda: cosa aveva rubato?
Fece un resoconto mentale di tutta la serata, dettaglio per dettaglio, arrivando alla conclusione che no, non aveva rubato nulla, anzi, gli aveva lasciato la propria maglia.
“Io non-” Magnus lo bloccò, avvicinandosi velocemente.
“Ti darò quest’opportunità. Cena. Domani sera. Solo una cena, Alexander”.
Alec sorrise, già conscio del fatto che quella cena sarebbe diventata poi un pranzo, una colazione, un film al cinema, un’altra notte di fuoco assieme. Un futuro. Un bellissimo futuro.
“Ora vai, prima che cambi idea e ti porti di peso sul mio letto”.
 
I want your loving
And all your love is revenge
You and me could
Write a bad romance
 
Era malato, sicuramente un pazzo malato.
Come poteva ridursi a tanto?
Stava cantando avanti ad una maledetta sala piena di gente, come faceva a non accorgersi di nessun altro?
Lanciò uno sguardo ad Isabelle, che guardava incantata Simon, uguale Clary, che sorrideva beatamente guardando Jace, e poi Raphael che beveva svogliatamente una birra guardando il suo amico Ragnor; erano anni che ormai li conosceva eppure ancora non riusciva a capire cosa ci fosse tra loro: mai una volta che si fossero sfiorati per sbaglio, baciati o guardati in modo strano, eppure non erano solo dei semplici amici, poteva giurarlo.
Distolse lo sguardo dalle persone che conosceva per poi concentrarsi sulle altre facce che guardavano la band attentamente, non facendosi sfuggire una nota: chi batteva le mani, chi lanciava un urletto di tanto in tanto, chi muoveva la testa a ritmo di musica.
Infine ecco che il suo sguardo ricadeva nuovamente su Magnus, che ancora non si era stancato di spiarlo da dietro quelle lunghe ciglia che si ritrovava.
 
Alec alzò un sopracciglio sorridendo: davvero Magnus pensava che se ne sarebbe andato così senza ottenere quello che entrambi quella sera volevano?
“Non ho alcuna intenzione di andare via” rispose Alec, eliminando lo spazio che Magnus aveva messo tra di loro, per poi attirarlo a sé, per il colletto della camicia.
“No?” chiese Magnus.
“Non prima di aver avuto quello che voglio” rispose ancora una volta.
“Me” acconsentì Magnus.
“Te” rispose lui sorridendo.
“Non ti basta un appuntamento per domani?”
“Credi che potrò arrivare sano di mente a domani se stasera non finisci quello che hai iniziato?”.

Magnus rise scuotendo la testa, poi lo baciò con veemenza.
“Cosa ne hai fatto del piccolo occhi blu, sexy Alexander?”
“Non ho più sedici anni” rispose lui sicuro e a Magnus piaceva un mondo sentire tutta quella sicurezza nella sua voce, non era possibile che un essere speciale come Alec, avesse dovuto aspettare tutto quel tempo per diventare sé stesso.
“Ho capito di non poter cambiare chi sono e neanche lo voglio più fare” continuò dandogli poi un bacio.
“Mi piacciono gli uomini. Mi piaci tu” altro bacio.
“Non sono più un piccolo gay represso che scappa via dopo il suo primo bacio” provò a concludere con un altro bacio ma Magnus si allontanò leggermente.
“Era davvero il tuo primo bacio?” chiese divertito, al che Alec annuì.
“Non credevo che un ragazzino alle prime armi potesse rubarmi il cuore” rispose poi divertito, prima di dare ad Alec quel bacio che non si era preso, poi continuando a baciarlo ed accarezzare la sua schiena nuda fino ad arrivare al sedere sodo e liscio, lo spinse verso la camera da letto, facendolo ricadere sulle lenzuola di seta nera.
“Allora?” chiese ancora Magnus, tra le sue gambe “Sopra o sotto?”.
Alec sorrise e gli si avvicinò all’orecchio destro mordendolo leggermente “sopra” sussurrò, prima di invertire le posizioni e fermare i suoi polsi all’altezza della sua testa.
“sicuro?” domandò Magnus sorridendo.
“Magari potremmo sperimentare entrambe le cose. Abbiamo tempoi…” rispose lui risoluto, prima di fiondarsi nuovamente sulle sue labbra, e poi sul suo collo. Oh quanto amava quella pelle più sensibile proprio lì, sotto l’orecchio, e a quanto pareva dai gemiti di Magnus piaceva anche a lui!
“Primo cassetto” gemette, al che Alec si allungò per prendere lubrificante e profilattici.
“Oh Alexander” gli occhi di Magnus erano estasiati da tutta quella bellezza fiera e mascolina che si stagliava oltre il suo corpo; intrecciò le gambe al suo bacino mentre Alec si abbassava a baciare pezzo per pezzo ogni suo centimetro di pelle; dalla clavicola alla spalla, al petto, all’addome, all’inguine, poi di nuovo verso sopra in un percorso che lo portò nuovamente alle sue labbra.
“Sei bellissimo” sussurrò Alec baciandolo “non sarei mai dovuto scappare quella notte”.
“Alexander” Magnus sorrise “Abbiamo la cena di domani e il pranzo di dopodomani e la colazione di dopodopodomani per parlare di questo” gli tirò una ciocca di capelli per abbassare la sua testa verso la propria bocca, e poi sfiorò il suo orecchio “che ne dici di scoparmi, ora?”.
Alec rise e prontamente in risposta gli morse la spalla, facendolo gemere.
“Non ti facevo così sicuro a letto” rise Magnus, guardandolo mentre si portava due dita alle labbra per inumidirle; lo fermò, ridendo, poi lo attirò nuovamente a sé per baciarlo “Non serve” gli sussurrò.
“Voglio te, ora. Ti voglio ora”.
Poi tutto avvenne velocemente: Magnus gli mise il preservativo, guardandolo attentamente negli occhi, Alec che temeva di fargli del male senza prepararlo, entrò lentamente dentro di lui, e poi quando vide che a Magnus non dispiaceva affatto averlo lì, dove finalmente doveva stare, iniziò a muoversi più velocemente, guardando con attenzione le sue espressioni di piacere.
Ogni piccolo movimento era mirato e centrato: far godere Magnus e sé stesso, ecco cosa aveva desiderato per anni, e finalmente ci stava riuscendo.
Il viso di Magnus, distorto in un’espressione di puro piacere rischiava di farlo venire troppo in fretta; era eccitato in un modo surreale, e i movimenti di Magnus, la sua pelle liscia contro la propria, le unghie smaltate di Magnus ficcate nella pelle delle spalle, le labbra sulle proprie, i sospiri esasperati oh no, tutto quello non lo aiutava affatto.
Più velocemente si muoveva, più alte diventava la voce di Magnus che riuscì a raggiungere ottave che non credeva fosse possibile, e gli piaceva. Oh Alec amava da morire quella voce che urlava il suo nome come se fosse il suo Dio, che urlava parolacce in preda al più puro dei piaceri, che lo guardava con gli occhi socchiusi e la bocca aperta.
Quella: Magnus che gli stringeva i capelli e lo guardava con quegli occhi lucidi e la bocca spalancata in un urlo, quella era l’opera d’arte più bella che avesse mai visto.
Si abbassò sulle sue labbra per baciarlo, sorrise quando Magnus gliele morse leggermente, e poi si mosse con più forza verso di lui, creando un ritmo contrastante al suo; così uno fuggiva dall’altro e l’altro lo raggiungeva, dando ad entrambi un piacere incommensurabile.
Erano fatti l’uno per l’altro, anche nei più minimi particolari come la bocca di Alec che si muoveva dolcemente sul suo collo mentre Magnus si spingeva freneticamente verso di lui, o la mano salda e forte di Alec che dava piacere anche all’erezione di Magnus mentre quello gli urlava di non smettere.
Magnus chiedeva, Alec obbediva; Alec chiedeva, Magnus obbediva.
L’importante era chiedere quello che si voleva, poi l’altro provvedeva.
“Lì” urlò Magnus aggrappandosi forte ad Alec, le mani piantate nelle carne, la testa poggiata sulla sua spalla destra, un morso silenzioso che fece gemere Alec, prima che si spingesse più forte verso Magnus, e raggiungesse la sua prostata, tra le lacrime di gioia di Magnus e il sorriso glorioso di Alec.
Quello, tutto quello, era quanto di più avessero immaginato quei due.
Venire uno sul corpo dell’altro, senza timori o vergogna, fu la cosa più liberatoria e soddisfacente di sempre.
Osservare il viso di Magnus cosparso di sudore, i capelli incollati alla fronte, gli occhi lucidi di gioia, era la cosa più bella di sempre; la cosa migliore che avesse mai visto dopo l’amplesso migliore della propria vita.
D’altra parte per Magnus vedere Alec con quegli occhi blu come il mare e quelle labbra rosse come le fragole a pochi centimetri dal proprio viso, faceva venire quasi da piangere per la gioia.
Quante volte lo aveva immaginato mentre faceva sesso con altri; quante volte lo aveva sognato; quante volte sotto la doccia aveva vagheggiato su quanto dolci sarebbero potute essere le mani di Alec sul proprio corpo; quanto sarebbe potuta essere stupenda quella serata di piena estate, se il ragazzo non fosse scappato via.
Oh aveva finalmente potuto scoprirlo.
Ed era stata un’esperienza quasi mistica.
Aveva finalmente potuto scoprire quanto Alec fosse una bestia –nel termine buono della parola- assetata di godimento a letto, quanto fosse bello dopo un orgasmo, quanto gli facesse venire voglia di tirarlo giù e iniziare dal capo ancora, ancora, ancora e ancora.
 Avrebbe scoperto tanto altro di quel ragazzo, ne era certo.
Alec non aveva mai amato il sesso, anzi, era un tipo abbastanza freddo con i suoi ex, ma quello, oh quello era completamente un altro pianeta.
Non si era mai fermato a guardare il viso dei propri amanti, prima; dopo ogni amplesso si alzava di tutta fretta, faceva una doccia e poi andava via, o si girava dall’altra parte per dormire, ma con Magnus non sarebbe successo; con Magnus era diverso. Non aveva mai amato nessuno dei suoi ragazzi precedenti, certo non amava neanche Magnus, ma gli piaceva, provava qualcosa per lui, non sapeva ancora cosa; forse amore, forse puro piacere, ma lo avrebbe scoperto presto. Era tutto quello che voleva in quel momento.
Seguire Magnus sotto la doccia, e sorridere mentre era lui, quella volta, ad urlare il suo nome come se fosse il suo angelo personale, e a piangere di continuare in quel modo, oh quello era un altro pianeta. Un pianeta che non avrebbe neanche mai lontanamente immaginato di poter visitare.
Le gambe strette attorno al bacino di Magnus iniziavano a dolere, così come le braccia aggrappate al suo collo, eppure nulla aveva importanza al confronto dell’immenso piacere che Magnus gli stava donando muovendosi dentro di lui, baciandolo, guardandolo con quegli occhi verde-dorati che lo avevano fatto quasi innamorare più di una volta.
“Magnus” sussurrò contro il suo collo quando quello si spinse più forte contro di lui.
“Vuoi che mi fermi?” chiese Magnus mordendogli una spalla. Alec rise e si spinse a sua volta contro Magnus.
“Se lo fai ti ammazzo” rispose mordendogli il labbro inferiore e poi il mento, il collo, un capezzolo che prese a succhiare diligentemente.
“Sei un mostro, Alexander” rise Magnus facendo scontrare ancora una volta i propri addomi con forza.
“Ti ho sconvolto?” gli sussurrò in un orecchio “Ma-Magnus” gemette in preda al delirio.
“Piacevolmente sconvolto dire-Ahi Alexander” Alec gli morse forte il collo facendolo quasi trasalire.
“Non fermarti, Mag-Magnus”
“Continua a chiamare il mio nome con quella voce e non mi fermerò mai” gli disse a bassa voce, continuando a muoversi veloce dentro di lui.
Oh quello era il paradiso per entrambi.
Sensazioni che non avevano mai provato prima con nessun altro; perché tra loro c’era qualcosa: qualcosa di diverso, di speciale, di unico, qualcosa che li faceva stare come non avevano neanche mai pensato.
Quando entrambi vennero per la seconda volta nel giro di una notte, fu così liberatorio e bello, ma allo stesso tempo spaventoso: sarebbe finito tutto lì?
Magnus avrebbe cacciato Alec, si sarebbero rivisti l’indomani sera e poi mai più? Pensava Alec.
Alec non avrebbe risposto ai suoi messaggi, non ci sarebbe stata nessuna cena, nessuna relazione, sarebbe scappato di nuovo lasciandolo senza cuore? Pensava Magnus.
“Cosa pensi?” chiese Alec districandosi i capelli con lo shampoo al sandalo di Magnus, che lo guardava sorridendo mestamente.
“Tu?” domandò curioso; non si sarebbe esposto per primo, no. Aveva già sofferto troppo in passato.
“Che non voglio che questa notte resti un episodio isolato” rispose sinceramente Alec sciacquando i capelli, per poi avvolgere Magnus con le proprie braccia ed iniziare a massaggiargli la schiena liscia e muscolosa.
“Non voglio che tu scappi di nuovo dalla mia vita” ammise Magnus.
“Allora non lo farò” concluse allora Alec, girandolo verso di sé “Resterò perché è tutto quello che desidero”.
Lo baciò, non più solo con urgenza e passione, ma anche delicatezza e dolcezza, facendogli capire quanto ci tenesse a lui.
“Al liceo” gli disse stringendo le mani dietro il suo collo “Ti ho ammirato da lontano per troppo tempo”.
“Se ti fossi avvicinato non ti avrei mangiato, giuro”.
Alec rise.
“Non direi, considerato quello che abbiamo appena finito di fare. Credo che fosse proprio per quello che mi spaventavi.”
“Spaventavo?” alzò un sopracciglio, accarezzandogli una guancia.
“Isabelle mi diceva che chiedevi di me, che facevi apprezzamenti su di me, che ti piacevo”
“Era vero” ammise con nonchalance.
“Non ero pronto ad ammettere di essere gay” ammise a sua volta Alec.
“E mi piacevi troppo. Sapevo che mi sarei innamorato di te, se ti avessi avvicinato”.
Magnus sorrise alzando un sopracciglio.
“No hai più paura di me?”
“Non ho più paura di me” disse invece “E forse avevo paura di te anche perché mi ero già innamorato di te”.

Magnus restò a bocca aperta; zittirlo era estremamente difficile eppure quel ragazzo ci riusciva continuamente.
“Mi stai dicendo che sei innamorato da cinque anni di un ragazzo che neanche conosci davvero?” rise, Alec ci vide quasi fare derisorio in quell’espressione che in realtà era pura gioia, e un lampo di delusione quasi attraversò lo sguardo di Alec, che lasciò cadere le braccia, prima attorcigliate al suo collo, lungo i propri fianchi.
“Credo che dovrei andare” sbuffò, contrariato “domani sarà una lunga giornata”.
Magnus alzò un sopracciglio in segno di domanda.
“Al mattino ho un provino con i ragazzi e nel pomeriggio ho un esame di letteratura italiana all’università”.
Si spiegò lui, mordendosi il labbro inferiore; non aveva nominato quello che ci sarebbe stato la sera, perché effettivamente non sapeva se aveva più voglia di vedere Magnus; se doveva uscire con lui solo perché gli faceva pena e voleva deriderlo un po’, non gli avrebbe dato quel piacere.
“Stai dimenticando qualcosa” rispose, poi Magnus accarezzandogli uno zigomo.
“Cosa?”.
“Che dovrai uscire con l’uomo più attraente di tutta Brooklyn” rise maliziosamente.
“Non so se ce la faccio domani” rispose Alec facendo per uscire dalla doccia, ma Magnus lo trattenne, poggiandolo delicatamente contro le piastrelle bagnate.
“Alexander”.
Alec alzò un sopracciglio.
“Che succede? Credevo fossimo stati bene…”
“Anche io” rispose lui “Mi hai dato quello che volevo. Ora che motivo ci sarebbe per vederci di nuovo?”
“Alec” Magnus rise scuotendo la testa “Fino a due minuti fa dicevi di essere innamorato di me e ora vuoi mollarmi così? Facevo bene ad aver paura di te. Me lo stai confermando”.

“Fino a due secondi fa ridevi di me e ora mi stai dicendo che sono stato io a deludere te?”.
Magnus si morse il labbro inferiore e ridacchiò.
“È per quello? Non ti stavo deridendo, Alec.” Sorrise “mi piace quello che mi hai detto. E mi piaci tu”
“Ma mi hai riso in faccia” sbuffò lui.
“Hai interpretato male il mio sorriso. Ero semplicemente felice di sentirti dire quelle parole”.
Si schiarì la voce.
“Sempre che fossero vere”.
Alec alzò gli occhi al cielo e Magnus gli diede un leggero bacio a stampo.
“Resta qui questa notte”
“Non posso” sussurrò Alec “Domani..”
“Domani ti sveglierai al fianco dell’uomo di cui sei innamorato o forse no, che ti avrà preparato un bel caffè e ti darà il buongiorno con un bel bacio, magari ti augurerà un in bocca al lupo con un fantastico orgasmo e poi ti dirà che anche lui prova esattamente le stesse cose…”.
Alec sorrise puntando lo sguardo in quello dorato dell’altro; Magnus era esattamente come aveva sempre pensato che fosse: misterioso, sexy, dolce, provocante, bellissimo, perfetto per lui.
“Ci sto” rispose baciandolo “Ad una condizione!”
“Le tue condizioni mi piacciono. Chiedi e ti sarà dato”
“Mi serve la voce” rise Alec.
“Mi stai chiedendo di non farti urlare?”.
Alec annuì “Non troppo, almeno”.
Magnus si morse un labbro inferiore, facendo il finto pensieroso, poi annuì.
“Farò del mio meglio, ma dovrai impegnarti a tua volta”
“Ci sto”.
Lo baciò ancora sorridendo.
Oh quello era il miglior sogno ad occhi che avessero mai fatto.
 
Oh, oh, oh, oh, oh, oh
Caught in a bad romance
Oh, oh, oh, oh, oh, oh
Caught in a bad romance
 
Alec aprì gli occhi quasi dispiaciuto; non avrebbe mai voluto risvegliarsi da quel sogno meraviglioso.
Se solo fosse stato vero!
Ecco, era quasi finita la canzone: i migliori quattro minuti della sua vita, stavano per finire.
Si girò verso i ragazzi, guardando attentamente Jace che batteva l’ultima nota sulla batteria, poi sussurrò l’ultima parola della canzone.
“Bad romance”.
La voce era graffiante, dolce, quasi in lacrime.
Era finita.
La sala scoppiò nell’applauso più forte che avessero mai ricevuto, e fu bellissimo.
Tutti acclamavano i loro nomi: chi quello di Jace, chi quello di Ragnor, chi quello di Simon e qualcuno persino il suo nome, ma tra tutti riusciva solo a vedere Magnus che applaudiva divertito, non staccando ancora una vola gli occhi dai suoi.
“Ehi” Jace  gli diede una pacca sulla spalla; si girò verso i suoi amici e vide che avevano già messo tutto nelle custodie ed erano pronti ad andare via: cosa aveva fatto lui in quel tempo?
Scosse la testa: si era davvero incantato a guardare Magnus?
“Noi andiamo”.
Alec scosse la testa “Sarò dei vostri la prossima volta. Prendo un ultimo drink e torno a casa”.
“Sicuro?” si intromise Isabelle “Perché sai avere un posto prenotato allo Shining non è così semplice, potrebbe non ricapitarci più di andare a cena lì”.
Sorrise alla sorella e le diede una pacca dietro la schiena “sicuro, sono stanco!”.
“O troppo impegnato con qualcuno” sbucò Ragnor dal nulla. “Ti conosco, Alexander. Ti sei scopat-”.
“Ehi” Simon grazie a Dio interruppe le congetture di quel maledetto cespuglio verde che rise scuotendo la testa all’espressione esasperata di Alec.
“Sei stato grande stasera, la tua voce aveva qualcosa di diverso”
“Ed eri così dannatamente sexy! Tutti scomparivano su quel palco” si intromise Clary “davvero”.
Occhi blu sorrise imbarazzato scrollando la testa, sperando che nessuno avesse fatto caso al suo sguardo, i suoi pantaloni e quello che stava per rivelare Ragnor.
“Anche io?” rispose poi Jace mettendo su il musone.
“Credo che dovreste andare, si sta facendo tardi e non vorrei che la mia dolce sorellina si perdesse la sua meravigliosa cena allo Shining!” la prese in giro lui abbracciandole le spalle.
“CI vediamo a casa!” concluse allora lei.
“A domani mattina” li salutò Alec, perché lui quella notte non ci sarebbe voluto tornare a casa.
Diede un ultimo sguardo a Magnus, passando accanto al suo tavolo per dirigersi verso il bancone, e ancor auna volta i loro sguardi si incontrarono, facendo sorridere il più giovane con le guance rosse dalla frenesia di parlargli.
Ordinò un Manatthan e prese a sorseggiarlo guardando di tanto in tanto in direzione del suo uomo perfetto; scrutando bene la donna dai capelli azzurri e un viso finissimo sorridere e annuire all’uomo che però guardava in sua direzione. Lei gli diede uno schiaffetto affettuoso e poi rise.
Ecco! Ecco chi era! Era Catarina Loss, la migliore amica di Magnus!
Quasi rise quando si rese conto che non era la sua ragazzo o la preda per la notte, ma fu poi riportato alla realtà da una voce femminile squillante e allegra.
“Alec!” si girò verso la donna che lo chiamava; profondi occhi azzurri, capelli biondi, sorriso perfetto.
Chi era?
Alzò un sopracciglio in segno di domanda e la ragazza arrossì.
“Sono Lydia! Lydia Branwell. Ero al tuo stesso anno alla Xavier! Sono quella che ci ha provato con te infinite volte!”. Rise lei.
Alec ci pensò su un attimo guardandola, poi la riconobbe!
Lydia gli aveva fatto la corte per così tanto tempo, e lui aveva provato in così tanti modi a farle capire che non gli piaceva. Aveva persino provato a passarla a Jace come faceva con ogni altra ragazza: era l’asso.
A quanto pareva piaceva molto alle ragazze grazie alla sua timidezza, alla sua sensibilità, al mistero che gli aleggiava attorno e ovviamente a quel viso stupendo con tanto di fisico perfetto, eppure Alec non se ne era mai accorto; aveva sempre e solo pensato di essere una scusa per avvicinarsi poi a Jace e lui facilitava il compito a tutte le ragazze facendogli capire che non dovevano passare prima da lui per arrivare al suo amico.
“Lydia! Ehi ciao!” Alec provò a suonare quanto più emozionato possibile, ma probabilmente si accorse anche la ragazza della sua commedia.
“Come va?” chiese lui.
“Oh bene! Tu? Frequenti letteratura, vero?”
“Esatto! Tu?”
“Sono una quasi poliziotta!”
“Oh stupendo” Alec si girò un attimo in direzione di Magnus e gli venne da piangere: si era distratto per un solo minuto ed era già scomparso! Possibile mai? Se ne era andato? Lo aveva già perso!
“Sì, era il mio sogno!”
“Lo ricordo, sì!”
“Beh noi stavamo per andare a cena, vuoi unirti?” la ragazza indicò un gruppetto di persone che la aspettavano accanto alla porta; Alec quasi non scoppiò a ridere. Perché ci provava ancora?
“Uh no, grazie, sono molto stanco e domani ho molto da fare”. Lei sembrò davvero dispiaciuta.
“Magari un’altra volta?” propose con un sorriso smagliante circondato da capelli biondi.
Alec si morse il labbro inferiore, combattuto tra il dirglielo o meno. Perché illuderla ancora?
“Uh Lydia al liceo ti ho bidonato tante volte..”.
Lydia arrossì e rise “Ti prego, non ce n’è bisogno, davvero! È stato già abbastanza imbarazzante allora…”
“Sono gay” ammise finalmente Alec, lasciandola un attimo di stucco.
“Eh?”
“Sono gay, Lydia. Non eri tu il problema, okay? Semplicemente non eri un ragazzo!”.
Lydia scoppiò a ridere “Davvero? E non me lo hai mai detto facendomi sentire inadatta per così tanto tempo?”.
Alec arrossì “Mi dispiace davvero è che… beh non è che non volevo dirlo a te. L’ho accettato solo molto dopo. Non mi sentivo di dirlo in giro, quindi provavo ad allontanarti in ogni modo possibile…”.
Lydia sorrise “Senza rancore, okay? Davvero, non ti odio e non mi piaci neanche più se è quello che ti preoccupa! Ho un ragazzo” indicò un ragazzo alto dai capelli biondi buttati all’indietro.
“Vedi? Niente rancore!”.
Alec sorrise “Allora potremmo andare a prendere un caffè dopodomani?” propose vedendola sorridere subito dopo “Perfetto! Ci sentiamo su facebook domani sera per organizzarci!”.
La ragazza dal sorriso simpatico e dolce gli diede una pacca sulla spalla e poi si riunì al suo gruppetto, scomparendo dalla sua vista proprio come quel maledetto di Magnus.
Sbuffò bevendo un altro sorso del cocktail; era stato un idiota a rimanere altro tempo lì.
Non stava facendo altro che sprecare una serata che avrebbe potuto usare per riposarsi e dormire e-
“Ci conosciamo?” Quella voce. OH. Oh quella voce era la voce di Magnus ne era certo, avrebbe potuto riconoscerla anche in una sala piena di persone parlanti.
Alec si morse il labbro inferiore chiudendo per un secondo gli occhi: poteva andare tutto come aveva sognato o tutto nel peggiore dei modi. L’importante era rischiare, no?
Si girò verso di lui, con un mezzo sorriso sulle labbra.
“Non lo so” rispose “Ma potremmo rimediare?”.
Magnus rise, guardandolo dritto negli occhi. “Con un drink a casa mia? Li faccio molto meglio di loro!”.
Alec fece finta di pensarci su un attimo, poi si alzò dallo sgabello di metallo.
“Non so…”.
Magnus scosse la testa divertito “Avanti Alexander. Non hai altri piani per la serata e mi stai guardando da quando sono arrivato”.
Alec scoppiò a ridere arrossendo “Come conosci il mio nome?” chiese ridendo ancora.
Oh quanto piacevano a Magnus quelle rughette d’espressione che gli si creavano attorno agli occhi; o le fossette nelle guance quando rideva; per non parlare della sua risata cristallina!
“Mi prendi per il culo?” chiese spazientito Magnus.
“Mi piacerebbe, sì”. Scoppiò a ridere, seguito a ruota dal più grande dei due.
“Cosa sei diventato, Alexander! Allora ci stai?”.
Alec frugò nelle tasche per cercare i soldi del cocktail, li posò sul bancone e poi si rivolse a Magnus.
“Mi fai strada, Magnus Bane?”.
Lo seguì, poi, fuori dallo Shadows, nella sua macchina nero lucido, fino al suo appartamento -lo stesso identico attico a Brooklyn di cinque anni prima- e poi sulla poltroncina di fronte al divano dove era mezzo steso Magnus.
 
Forse quella volta sarebbe andata esattamente come entrambi avevano sperato per cinque anni e sognato in quattro minuti.


 
​Spazio autrice.
​sì, oggi sono felice e mi sono concessa due spazi autrice, non mi linciate.
​Voglio giusto spiegare una cosetta, ovvero che la parte in corsivo (se non si fosse capito) è diciamo un sogno ad occhi aperti che fanno entrambi; il finale potrebbe sembrare aperto ma NO, non lo è, perchè il sogno che fanno ad occhi aperti è proprio quelloc he succede quella sera. Okay credo di essermi spiegata ancora peggio, inizio di nuovo. La parte in corsivo è quello che accade la sera dopo il concerto ED è anche esattaente quello che entrambi hanno immaginato mentre Alec cantava.
​Sono un disastro a spiegare le idee che mi ballano in testa LOL
​Okay questo a parte, avevo promesso che non avrei più scritto rosse e ora ho convertito la storia in 'rosso', ma beh anche se questo non è esattamente da rosso, credo che non sia neanche arancio quindi ho preferito stare tranquilla con la mia coscienza; se mi aiutate a capire che raiting devo dare alla storia, però, forse è meglio.
​A I U T O, vi prego.
​Grazie mille per aver letto, spero vi sia piaciuta la storia, a presto.
​StewyT~
  
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