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Autore: Carme93    17/03/2017    2 recensioni
Anno 2020.
L'ombra sta nuovamente calando sulla comunità magica inglese (o forse europea) ed ancora una volta toccherà ad un gruppo di ragazzi fare in modo che la pace, con tanta fatica raggiunta, non venga meno.
Tra difficoltà, amicizie, primi amori e litigi i figli dei Salvatori del Mondo Magico ed i loro amici saranno coinvolti anche nel secolare Torneo Tremaghi, che verrà disputato per la prima volta dal 1994 presso la Scuola di Magia e stregoneria di Hogwarts.
Questo è il sequel de "L'ombra del passato" (l'aver letto quest'ultimo non è indispensabile, ma consigliato per comprendere a pieno gli inevitabili riferimenti a quanto accaduto precedentemente).
Genere: Avventura, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Un po' tutti | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo trentacinquesimo
 
I Dodici della Profezia
 
James senza pensarci due volte evocò il suo Patronus e corse lungo la passerella che era magicamente apparsa. Dov’erano Benedetta e i suoi fratelli? Aveva spiegato sia a Robert che a Benedetta come evocare un patronus. Ce l’avrebbero fatta? Lily e Albus non erano in grado. Con il cuore in gola, e con la vaga consapevolezza che Apolline correva dietro di lui, scese a capofitto le scale di piante che gli permisero di raggiugere il parco. Si fece strada con il suo patronus, in preda al panico.
In realtà la situazione non era disastrosa come aveva temuto in un primo istante. Gli Auror avevano il pieno controllo, così come gli insegnanti. Dovevano essere stati presi di sorpresa, ma adesso ogni cosa stava per tornare in ordine e i dissennatori respinti rapidamente.
 
«James!».
 
Riconobbe all’istante la voce angosciata che lo chiamò. Cercò disperatamente Benedetta in mezzo alla folla che si spostava verso il castello.
 
«Per Godric! Stai bene!» urlò la ragazza correndo da lui e abbracciandolo. Non era da sola e pochi secondi dopo si trovò schiacciato a terra dal peso di Lily, Albus e Robert. Non capì che cosa gli stessero urlando tutti insieme, ma non gli interessava. Stavano bene tutti e quattro.
 
«Che Merlino sia benedetto! Stai bene!».
La voce della McGranitt li riscosse e sciolsero l’abbraccio. Robert gli porse la mano e lo tirò su quasi di peso. Era distrutto.
Dietro la Preside vide Apolline abbracciare i genitori e Valentin, sotto lo sguardo commosso di Madame Maxime.
 
«Non rimaniamo qui. Gli Auror hanno scacciato tutti i dissennatori, ma non è prudente» li esortò la Preside.
 
«Ho avuto paura» gli sussurrò Lily. «Papà era seduto lontano e io non sapevo cosa fare. Per fortuna Benedetta e Robert hanno evocato un patronus! Sono stati fantastici!».
 
James sorrise lievemente, stordito non riusciva ad ascoltarli con attenzione. Era come se le loro parole gli giunsero da lontano e lui fosse circondato da una bolla che tendeva ad estraniarlo. A stento era consapevole di Benedetta stretta al suo braccio singhiozzante. Del resto doveva essersi spaventata.
 
«Stiamo tutti bene» lo rassicurò Robert, che intuì il suo stato d’animo. Ma non poteva sapere che cosa lo stesse affliggendo. E chi avrebbe potuto immaginarlo?
 
«Dov’è mio padre?» chiese James con apprensione. Doveva parlargli.
 
«Papà sta bene» intervenne Albus con voce fioca, fraintendendo l’urgenza nella sua voce. 
 
«Dov’è?» insisté James.
 
«Eccolo» gli disse la Preside che a quanto pare li stava ascoltando.
James scorse il padre con un gruppo di Auror, probabilmente stava dando istruzioni. Delicatamente si liberò dalla stretta di Benedetta, affidandola con uno sguardo a Robert. Affrettò il passo distanziando gli amici.
 
«Papà» chiamò.
 
Harry Potter si voltò immediatamente verso di lui e il suo volto sembrò schiarirsi e rilassarsi. Dopotutto quando l’attacco dei dissennatori era iniziato, nessun Campione era ancora uscito dal labirinto.
 
«James! Stai bene?».
 
Il ragazzo cercò il suo abbraccio, sentendosi proprio come quando da piccolo faceva un brutto sogno e correva dal lui in cerca di conforto. Però quella era la realtà, non un incubo.
 
«Stai bene?» ripeté Harry preoccupato. Aveva percepito la sua tensione.
 
«Non volevo ucciderlo, te lo giuro! Non volevo!» disse angosciato scoppiando a piangere.
 
Harry non comprese, ma lo strinse a sé. «Jamie, uccidere chi?».
 
«Dumbcenka. Non volevo, ti giuro» bofonchiò tra le lacrime.
 
«Andate a controllare» ordinò ai suoi uomini più vicini che avevano sentito le parole del ragazzo. «Jamie, va tutto bene».
 
James non lo ascoltò e continuò a piangere.
«Che ha?» chiese Lily terrorizzata. Lei e gli altri non avevano sentito le parole di James. Harry non rispose, valutò rapidamente le condizioni degli altri due figli; soddisfatto sussurrò a James: «Andiamo dentro, hai bisogno di riposare».
 
*
 
James aprì gli occhi e si guardò intorno. Era nella sua camera. Le tende scarlatte erano aperte e dalla finestra penetrava una luce abbastanza intensa.
 
«Jamie» sussurrò una voce dolce. La sua voce.
 
«Benedetta» chiamò mettendosi a sedere.
 
La ragazza lo abbracciò con forza. «Ti voglio bene».
 
James si beò del suo abbraccio, mentre prepotentemente gli avvenimenti del labirinto gli tornava alla mente. Allontanò la ragazza.
 
«Che c’è?». Benedetta lo aveva sentito irrigidirsi.
 
«Io… quello che è successo oggi o… non so… nel labirinto… come sono arrivato qui?».
 
La ragazza lo fissò preoccupata. «Jamie, ti ha accompagnato tuo padre qui. Peter ti ha guarito la mano e gli altri lividi, ma eri già mezzo addormentato». James annuì leggermente: quello lo ricordava vagamente.
 
«Che ore sono?».
«Quasi ora di pranzo. La Preside ha rimandato la partenza a domani. Molti genitori hanno protestato, ma gli Auror hanno sostenuto che era più sicuro così».
 
«Dumbcenka?».
 
Benedetta si mordicchiò il labbro. «Jamie, non è colpa tua. Ti crediamo tutti e Apolline ha testimoniato a tuo favore!».
 
Sentiva un enorme peso sullo stomaco e le sue parole non lo alleviarono particolarmente. «Lui…», non sapeva come formulare il pensiero che gli era balenato in testa, «Vulchanova?».
 
«Gli Auror l’hanno arrestato. I ragazzi di Durmstrang sono partiti stamattina».
 
«Cosa?! E Dumbcenka?» sbottò alzandosi dal letto di scatto.
 
«Il Ministero l’ha consegnato ai suoi genitori. Però Jamie calmati!».
Lo tirò di nuovo a sedere sul letto. «Non sei solo» gli sussurrò. James si arrese davanti alla sua espressione triste. Appoggiò la testa sulla sua spalla. Benedetta gli accarezzò la testa senza dire nulla.
La porta si aprì all’improvviso e li fece sobbalzare. La ragazza arrossì e saltò in piedi.
 
«Professore, io…» iniziò incerta. Non avrebbe dovuto trovarsi lì: le ragazze non avevano il permesso di entrare nei dormitori maschili.
 
Neville, però, sorrise bonariamente e si avvicinò. «Come stai, Jamie?».
 
«Insomma» borbottò il ragazzo.
«Forse è meglio che vada…» mormorò Benedetta.
 
«No, rimani. Non c’è nulla che tu non possa ascoltare».
 
«Che succederà ora?» chiese James.
 
«Probabilmente dovrai affrontare un’udienza del Wizengamot» rispose serio Neville.
 
«Perché?» domandò Benedetta sgranando gli occhi terrorizzata. James non fiatò, ma il suo sguardo spaventato era abbastanza eloquente.
«I genitori del ragazzo sono alleati di Bellatrix Selwyn. Tenteranno di vendicarsi. Hanno già chiesto indagini, mettendo in mezzo anche il Ministero ungherese. Però devi stare tranquillo. Apolline Flamel ha già deposto in tuo favore. E Dimitri Vulchanova è stato arrestato ieri sera. Colto sul fatto mentre evocava i dissennatori dentro i confini di Hogwarts. Tuo padre è fiducioso che crollerà facilmente con i loro interrogatori. In più alcuni studenti di Durmstrang hanno testimoniato contro il loro compagno. Devi stare tranquillo e lasciar fare a tuo padre». James si mise le mani in faccia, chiedendosi perché dovessero capitare tutte a lui. Che aveva fatto di male?
«James, andrà tutto bene, chiaro?». Il ragazzo annuì, anche se in quel momento non né era perfettamente convinto. «Forza, fatti una doccia. Dirò a un elfo di portarti qui il pranzo. Dopodiché la Preside ti aspetta nel suo ufficio. Non tardare troppo».
 
James annuì ancora e sospirò: avrebbe dovuto aspettarselo che la McGranitt avrebbe voluto fare due chiacchiere con lui.
 
«Benedetta, gli hai detto la bella notizia?» tentò di sorridere Neville.
 
«Ancora no, signore» rispose ella illuminandosi lievemente.
 
«Che notizia?».
 
«Il tuo figlioccio è in perfetta salute e non vede l’ora di conoscerti» replicò Neville.
 
«Merlino, mi ero dimenticato! Come sta Vic? Come l’hanno chiamato? Teddy?».
 
«Stanno tutti bene» lo rassicurò Neville. «Remus William Lupin al momento sarà circondato da tutti i parenti».
Sul volto di James si aprì un sorriso sincero.
 
«Io vado. Mi raccomando non fare aspettare la Preside. E soprattutto, Merlino ce ne scampi, tua sorella compie dodici anni oggi. Falle gli auguri».
 
«Oh, Merlino è vero! Oggi è il primo luglio!».
 
I ragazzi guardarono il professore mentre usciva dalla stanza, poi Benedetta disse: «Ti devo dire una cosa prima che tu vada sotto la doccia. Stamattina mentre dormivi, sono andata in biblioteca e ho fatto una ricerca».
 
«Su cosa?» chiese James, cercando la divisa pulita nel baule.
 
«Il tuo patronus. Ho scoperto che uccello è».
 
«Sul serio?».
 
«È un airone. Ho cercato informazioni su alcuni Bestiari».
«E…?».
 
«È un bell’animale. Credo che ti rispecchi. Si ritrova sia nella simbologia classica sia in quella cristiana. Secondo Plinio il Vecchio, un autore latino, è in grado di versare lacrime ed è considerato un divoratore di serpenti e simbolo di penitenza per i Cristiani. Nel Phisiolugus c’è scritto che è uno degli uccelli più prudenti. Ha un solo nido e una sola dimora. Non cerca altri nidi oltre il proprio, e lì dorme e si nutre. Non mangia corpi morti e non vola in molti luoghi».
 
«Ah, ehm sembra particolare…» borbottò James senza saper bene che cosa dire.
 
«Secondo me è bellissimo» commentò Benedetta baciandolo a fior di labbra.
 
*
 
James si sentiva decisamente meglio dopo la doccia calda e dopo aver mangiato qualcosa, ma il peso allo stomaco non lo abbandonava e probabilmente l’avrebbe accompagnato per un bel po’. Da una parte avrebbe voluto dimenticare ogni cosa, dall’altro pensava che non fosse giusto. Ma faceva male.
 
«Zenzerotto» disse ai gargoyle che custodivano l’ingresso della presidenza. Si lasciò trasportare dalla scaletta a chiocciola e una volta in cima gli fu dato immediatamente il permesso di entrare.
 
«Buon pomeriggio» mormorò incerto. Insieme alla McGranitt c’erano zio Neville, Madame Maxime, Apolline, Malfoy e Mullet.
 
«James! Come stai?» strillò Apolline raggiungendolo.
 
«Meglio, grazie. Tu?».
 
«Anche».
 
«Bene, ora che ci siamo tutti possiamo procedere» intervenne Draco Malfoy con la sua solita voce strascicata.
 
«Sono d’accordo» disse Mullet con un cenno d’assenso. «Vi abbiamo convocati perché dopo quello che è accaduto non ci sembrava il caso di premiare pubblicamente il vincitore…».
 
«Il vincitore?» lo interruppe Apolline attirandosi un’occhiataccia di Madame Maxime.
 
«Sì, signorina Flamel il vincitore» confermò infastidito Mullet.
 
«Io e James abbiamo preso la Coppa insieme. Ricorda? O era troppo occupato a scappare dai dissennatori?».
 
«Flamel!» la richiamò Madame Maxime.
 
«Ricordo perfettamente. Avete pareggiato alla terza prova, ma c’è una classifica che non possiamo ignorare». Mullet si era incupito non avendo gradito la considerazione della ragazza. «Il vincitore di questa edizione del Torneo Tremaghi è Apolline Flamel, Campionessa di Beauxbatons» annunciò infine in modo formale.
 
Apolline lo fissò stupita e non fiatò. James accusò il colpo tranquillamente o quasi. In quel momento era l’ultimo dei suoi problemi. L’importante era che quel maledettissimo Torneo fosse finito. Malfoy, da bravo Serpeverde, approfittò dell’effetto sorpresa e disse: «Questi sono i suoi mille galeoni, signorina Flamel. Complimenti».
 
La ragazza, però, si riprese rapidamente. «Siete impazziti?» sbottò- «Non li voglio. Abbiamo pareggiato» s’impuntò.
 
«Signorina Flamel, le fa onore questo comportamento ma è andata così. È una strega di talento, si merita la vittoria» disse la McGranitt nella speranza di metter fine a quelle discussioni. James era d’accordo con lei: quella storia era dura troppo. Apolline si imbronciò e prese il sacchetto che Malfoy le porgeva insistentemente. I due rappresentanti del Ministero si congedarono.
 
«Credo che sia ora di andore. Ágrid avrà già preparato i cavolli» disse Madame Maxime.
 
Apolline e James si scambiarono un occhiata e sorrisero reciprocamente.
«È stato un piacere averti come avversario».
 
«Anche per me» replicò James.
 
«Magari quest’estate ci rivedremo. Anche io voglio godermi il piccolo Remus». Apolline lo abbracciò. «Siamo amici ora».
 
«Eravate tu e Domi che mettevate serpenti finti nel mio letto» borbottò James. «Amici».
 
Zio Neville si offrì di accompagnarle, così James rimase solo con la McGranitt.
 
«Ehm vado anche io?» chiese sperando che annuisse, ma naturalmente non lo fece.
 
«Non così in fretta, Potter. Siediti».
 
In quel momento James comprese perché suo padre diceva che quella donna riusciva a farlo sentire in colpa anche quando non aveva fatto nulla.
 
«Non fare quella faccia. Voglio farti i complimenti per come hai affrontato la prova». James si accigliò: lo prendeva in giro? La Preside sbuffò. «Meritavi la vittoria tanto quanto la signorina Flamel se non di più. Sei cresciuto molto in questi mesi e mi riferisco alle tue capacità magiche e non alla tua altezza» specificò con un cenno ammonitorio, ma non ce n’era bisogno: James non aveva voglia di fare spirito.
 
«Grazie, professoressa».
 
*
 
«Avrei dovuto essere a casa a quest’ora e festeggiare con tutti. Non a Scuola!».
 
Albus sbuffò: era tutta la mattina che Lily si lamentava.
 
«La smetti? Hai festeggiato con noi. E comunque nonna ti ha promesso una torta per domani sera!».
 
«Non vinceremo nemmeno la Coppa! Di nuovo!».
 
Albus la ignorò, quando si lagnava era insopportabile. Come se lei e le sue amiche non avessero contribuito a far perdere un sacco di punti a Grifondoro.
 
«Secondo voi vincerà Tassorosso?» chiese Cassy.
 
«Mi sa di sì. Per ora è prima in classifica, ma la McGranitt deve ancora assegnare i punti per i risultati degli esami».
 
«Al, i Corvonero non possono rimontare stavolta. Sono troppo in basso» interloquì Rose.
 
«Jamie, mi ha detto che Louis e i suoi amici si sentivano in colpa per questo».
 
«Vorrà dire che io e Lily gli daremo qualche lezione nelle vacanze» commentò Rose.
Al le scrutò preoccupato mentre si davano il cinque.
 
«Jamie, comunque ne ha vinti cento per la sua prestazione durante il Torneo!» gongolò Lily.
 
«Buonasera a tutti!» prese la parola la Preside attirando l’attenzione dell’intera Sala Grande. «Siamo ormai giunti alla conclusione di un altro anno, che senz’altro è stato ricco di emozioni ma spero anche che siate cresciuti e maturati ulteriolmente. È arrivato il momento di assegnare la Coppa delle Case, ma prima annuncerò i nomi degli allievi che maggiormente si sono distinti negli esami finali. Ognuno di loro riceverà cinquanta punti». Fece un attimo di pausa e poi continuò: «Il miglior studente del primo anno è Harry Canon di Serpeverde».
 
Per un attimo non vi fu alcuna reazione. Albus incrociò lo sguardo altrettanto sorpreso di James: erano sicuri che sarebbe stato Louis! Perché la McGranitt aveva deciso così? Cercò il cugino al tavolo dei Corvonero, proprio mentre i Serpeverde iniziavano ad applaudire e festeggiare il loro compagno: era visibilmente deluso.
 
«Il migliore allievo del secondo anno è Hugo Weasley di Grifondoro».
Il loro tavolo scoppiò immediatamente in un fragoroso applauso e Hugo fu inneggiato da tutti i suoi compagni. La Preside fece fatica a riportare l’ordine.
 
«La miglior allieva del terzo anno è Fabiana Weasley di Corvonero».
I Corvonero festeggiarono in maniera più contenuta, d’altronde non avevano dato gran mostra di sé per tutto l’anno.
 
«La migliore allieva del quarto anno è Virginia Wilson di Corvonero». Nuovi applausi si levarono dal tavolo blu bronzo.
 
«Il miglior allievo del sesto anno è Rimen Mcmillan di Tassorosso».
 
Dal tavolo dei Tassorosso si levò un boato che poteva solo preannunciare quello che si sarebbe levato a breve. Ormai tutti sapevano che avevano vinto loro. E i ragazzi fremevano.
 
«Infine ecco la classifica della Coppa delle Case di quest’anno: al quarto posto Corvonero con cento punti, a pari merito con 380 punti Grifondoro e Serpeverde. Tassorosso vince con 880 punti!».
 
La maggior parte dei Grifondoro si unì all’applauso generale, i Tassorosso erano fuori di sé dalla gioia. D’altronde erano anni che attendevano quel momento. Il loro Caposcuola Klaus Moritz stringeva la mano a tutti con un enorme sorriso in volto. Con un sorriso Albus vide che uno dei più festeggiati era il piccolo Arthur, che sembrava godersi parecchio il suo momento di gloria. Diede una gomitata a Rose e glielo indicò. La cugina sbuffò: «Prima o poi vinceremo anche noi… Si spera».
Albus ridacchiò e la ignorò. Quando si metteva era peggio di Lily. Al tavolo dei professori, Mcmillan aveva ricevuto i complimenti da tutti i suoi colleghi.
 
«È così un altro anno è trascorso» sospirò Alastor.
 
«Eh già» replicò Albus, facendo cenno a Dorcas che festeggiava con i suoi compagni.
 
*
 
James fissava il Lago Nero in silenzio. Quella notte aveva piovuto, come se il cielo avesse voluto mostrarsi solidale con lui. Quella mattina, però, si era svegliato con un tiepido sole. Presto sarebbero tornati a casa, ma non si profilava un’estate molto allegra. Bellatrix Selwyn si stava muovendo.
 
«Jamie, ci siamo tutti» lo richiamò timidamente Albus.
 
Si voltò e scrutò i suoi compagni. A quanto pare toccava a loro fermare quella donna. Anche se nessuno sapeva come.
Gli altri lo fissavano a loro volta: Jack con la schiena appoggiata a un albero e uno sguardo determinato quasi di sfida; Albus, Frank e Dorcas relativamente tranquilli attendevano pazientemente di capire perché li avesse chiesto di incontrarsi lì mentre il resto della Scuola faceva colazione; Rose e Scorpius erano stravaccati a terra e si spingevano, probabilmente annoiati dall’attesa; Brian lo fissava smarrito e spaventato; infine Emmanuel giochicchiava con una ricordella e non lo guardava. 
Toccava a lui guidarli. Il peso di questa costatazione lo tormentava.
 
«Scusate se vi ho fatto venire qui a quest’ora, anche perché manca poco alla partenza per cui immagino che abbiate altro per la testa. Però sappiamo tutti della Profezia e non possiamo far finta di nulla» esordì. Tutti ora lo ascoltavano attentamente. Emmanuel aveva smesso di giocare con la ricordella, che stringeva con forza nella mano destra.
«Non sappiamo ancora che cosa ci toccherà affrontare e come il destino, o quello che è, prevede che risolviamo la questione, ma di certo dovremmo essere pronti. Quindi vedete di rendervi reperibili perché dovremmo esercitarci in Difesa. Williams ci darà una mano».
 
«Stai dicendo che dovremmo studiare in estate? Con Williams?» domandò Rose assottigliando sempre di più gli occhi.
 
«Non rompere!» sbottò James. La pazienza l’aveva persa tutta dopo la terza prova. «Dovete imparare a difendervi».
 
«Ma James, non credo che la Profezia si deve intendere così. Al contrario non dobbiamo combattere» tentò Albus, ma il fratello lo fulminò con lo sguardo.
 
«Per Merlino Albus, non essere stupido tu e il tuo pacifismo! Non ha importanza quello che dice la Profezia! Noi non sappiamo dove ha le spie la Selwyn. Potrebbe già sapere tutto di noi dodici. E se è così stai pur certo che manderà i suoi uomini a stanarci come topi. E noi dovremo difenderci! Non ci saranno martiri o eroi. Siam tutti minorenni. La Preside è d’accordo» disse James con foga.
Il suo tono irato colpì tutti i presenti, che non osarono ribattere. James ne fu soddisfatto e continuò: «La Preside inoltre ci invita a coltivare i nostri talenti e non trascurarli. È convinta che la risposta sia in parte di fronte ai nostri occhi. Albus siamo in grado di stabilire l’ambito magico in cui ciascuno di noi è più portato?».
 
Albus annuì. «Io ho un’idea. Ditemi voi se è corretta. James in Difesa; Frank in Storia della Magia; Dorcas in Incantesimi; Jonathan in Astronomia; Jack in Trasfigurazione; Brian in Erbologia; Emmanuel in Pozioni; io in Antiche Rune; Virginia in Aritmanzia; Rose in Divinazione; Scorpius in Cura delle Creature Magiche e Roxi in Babbanologia».
 
«Allora siete d’accordo?» li esortò James, visto che non avevano proferito parola.
 
«Sorvolando sul fatto che mi sta dando della ciarlatana e che se devo affinare la mia capacità di dire balle, non c’è problema», borbottò Rose, «che significa tutto ciò?».
 
«Che non dobbiamo cercare il modo di sconfiggere la Selwyn al di fuori, ma dentro di noi» mormorò Albus meditabondo.
 
«Sei un caso perso!» ribatté Rose, che non aveva capito.
 
«Lo scopriremo» tagliò corto James.
 
«Possiamo andare?» chiese Jack, che non era abituato a far parte di un gruppo così numeroso.
 
«Ancora un attimo, per favore» lo trattenne Albus. «Io, Virginia e Dorcas abbiamo trovato la soluzione al problema della comunicazione».
 
«Definitivamente?» chiese scettico James.
 
«Penso di sì. Faremo invidia anche a zio George».
 
«In realtà tuo zio potrebbe anche denunciarci per aver modificato uno dei suoi prodotti» borbottò Virginia.
 
«No. Piuttosto ci torturerà finché non gli diciamo come abbiamo fatto».
 
«Vi date una mossa?» li richiamò Rose spazientita.
 
«Abbiamo preso gli Specula di zio George e abbiamo applicato l’Incanto Proteus Modificato. Ora ognuno di noi potrà scrivere sul retro dello specchietto e tutti potranno leggere il suo messaggio. Lo specchio diverrà lievemente più caldo quando arriva un messaggio. Inoltre abbiamo fatto in modo che appaia anche la runa del proprietario dello specchio. Sono personalizzati. C’è lo stemma di Hogwarts e lo sfondo è quello della propria Casa. Blu per i corvonero, scarlatto per noi Grifondoro, verde per i Serpeverde e giallo per i Tassorosso. Perché mi guardate così? Non vi piacciono?» disse Albus tutto d’un fiato e palesemente soddisfatto.
 
«Incanto Proteus Modificato?» domandò Jack.
 
«Oh, sì. Beh l’Incanto Proteus permette di legare alcuni oggetti tra di loro, in modo che, incantandone uno, si incantino anche tutti gli altri, no? In quel modo, però, tutti avrebbero obbedito a uno solo. Sarebbe stato fine a sé stesso. Abbiamo fatto in modo che ciò che ognuno di noi scrive possa essere letto da tutti gli altri».
 
«Cioè voi avete pasticciato con un incantesimo che si studia al settimo anno e non solo non avete distrutto la Scuola, ma ci siete anche riusciti!» commentò incredulo Jack.
 
«Ci abbiamo messo una vita» replicò Virginia.
 
«Ammettetelo avete chiesto aiuto alla Shafiq» si intestardì il ragazzo.
 
«Che sei pazzo? Quella ci avrebbe uccisi!» disse Albus.
 
«Beh, non ha importanza. Prendetevi gli specchi e teneteli a portata di mano» tagliò corto James.
 
I ragazzi obbedirono.
 
«Ce la faremo» disse convinto Albus, dando una pacca sulla spalla di James, mentre gli altri si avviavano verso il castello.
 
«Quest’anno sembrava non voler finire mai» sospirò James.
 
«Già, ma è finito».
 
Il più grande annuì. «Su, andiamo. È quasi ora di partire».
 
Il sole era alto e caldo quella mattina e nonostante tutto non potevano che essere almeno un po’ ottimisti.
 
 
Ciao a tutti!
Finalmente siamo arrivati alla fine! Sono molto contenta e più soddisfatta rispetto al racconto precedente. Spero che vi sia piaciuto!
Grazie a chi ha letto silenziosamente, chi ha messo la storia tra le seguite, tra le preferite e le ricordate. Un grazie enorme a  TechnoCiek e specialmente Amy_demigod (che mi ha sostenuta fino alla fine), che mi hanno dato il loro parere sostenendomi durante la stesura della fan fiction.
Spero che quest’ultimo capitolo vi piaccia. Devo ammettere che, al di là delle previsioni iniziali, ho impiegato più tempo a scrivere questo che il precedente.  
Vi auguro un buon pomeriggio,
Carme93
   
 
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